L`OSSERVATORE ROMANO

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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLV n. 80 (46.918)
Città del Vaticano
giovedì 9 aprile 2015
.
All’udienza generale Papa Francesco parla della sofferenza dell’infanzia
Civili bloccati nella città yemenita
I bambini non sono un errore
Situazione catastrofica
ad Aden
Il loro grido è un’accusa al sistema degli adulti
Ai bambini «rifiutati, abbandonati,
derubati della loro infanzia e del loro futuro», Papa Francesco ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di mercoledì 8 aprile, in piazza
San Pietro. Completando la riflessione iniziata il 18 marzo scorso, il
Pontefice ha voluto ricordare le tante «storie di passione» che segnano
drammaticamente il mondo dell’infanzia.
Francesco ha invitato in particolare il mondo degli adulti a non scaricare sui piccoli le proprie colpe.
«Questo è vergognoso!» ha esclamato ribadendo che «i bambini non sono mai “un errore”. La loro fame
non è un errore, come non lo è la
loro povertà, la loro fragilità, il loro
abbandono». Semmai, ha aggiunto,
«questi sono motivi per amarli di
più, con maggiore generosità».
Per il Papa «ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per
strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza
cure mediche, è un grido che sale a
Dio e che accusa il sistema che noi
adulti abbiamo costruito». Il Pontefice ha denunciato con parole nette
la tragedia dei minori «preda dei delinquenti, che li sfruttano per indegni traffici o commerci, o addestrandoli alla guerra e alla violenza». E
ha richiamato la condizione dell’infanzia «anche nei Paesi cosiddetti
ricchi», dove «tanti bambini vivono
drammi che li segnano in modo pe-
sante, a causa della crisi della famiglia, dei vuoti educativi e di condizioni di vita a volte disumane».
Esiste dunque una «responsabilità
sociale delle persone, di ognuno di
noi, e dei Paesi» di fronte alle troppe «infanzie violate nel corpo e
nell’anima». In proposito il Pontefice ha richiamato la realtà dei «bam-
bini con gravi difficoltà», invitando
a non lasciare soli i loro genitori nel
quotidiano percorso di assistenza e
accompagnamento. E ha espresso
preoccupazione per il prezzo che i
piccoli pagano a causa di «vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti».
I bambini, ha rimarcato, sono anche «le prime vittime» di «unioni
immature e di separazioni irresponsabili»; e per di più «subiscono gli
esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci».
PAGINA 8
Tremilacinquecento minori intrappolati nel campo palestinese teatro di nuovi massacri da parte dell’Is
La tragedia di Yarmuk e dei suoi piccoli profughi
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DAMASCO, 8. Notizie sempre più insistenti, sebbene al momento impossibili da verificare, riferiscono di un
massacro in atto a Yarmuk, il quartiere periferico di Damasco da anni
diventato un campo profughi palestinese e dove da giorni è in corso
un attacco del cosiddetto Stato islamico (Is). Il quotidiano israeliano
«Haaretz» riporta dichiarazioni del
deputato arabo-israeliano Ahmed
Tibi secondo il quale oltre mille profughi del campo sarebbero stati uccisi da quando è incominciato l’attacco dell’Is. Al tempo stesso, l’Unicef
(l’agenzia dell’Onu per l’infanzia)
parla di almeno tremilacinquecento
bambini intrappolati a Yarmuk e paventa una nuova Srebrenica, in riferimento alla città bosniaca musulmana teatro nel luglio del 1995 del massacro di oltre ottomila persone a
opera delle milizie serbo-bosniache.
Le agenzie di stampa internazionali riportano testimonianze atroci
di persone riuscite a fuggire da Yarmuk, come un ragazzo palestinese di
sedici anni, Amjaad Yaaqub, che si è
salvato per il fatto che i miliziani lo
avevano creduto morto dopo averlo
aggredito e picchiato. Il giovane ha
raccontato atti di ferocia e di scherno da parte dei miliziani jihadisti su
un cadavere mutilato.
Finora è rimasta inascoltata la richiesta del Consiglio di sicurezza
dell’Onu di un accesso immediato a
Yarmuk dove rimangono intrappolati almeno sedicimila civili. Secondo
il responsabile in Siria dell’O rganizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Anwar Abdel Hadi,
duemila persone sono riuscite a fuggire in questi giorni e si trovano ora
in aree controllate dalle forze del
Governo di Damasco. Tutti i loro
racconti concordano nel riferire di
una situazione disperata. A Yarmuk
non c’è acqua, né cibo, né elettricità
e le milizie dell’Is, che ormai controllerebbero il novanta per cento
dell’area, stanno praticando sistematiche stragi di civili. Ieri l’Olp ha inviato a Damasco un suo dirigente,
Ahmed Majdalani, per incontrare responsabili del Governo siriano e trovare «i mezzi per offrire una protezione alla popolazione di Yarmuk».
Proteste per quanto sta accadendo ai
profughi palestinesi in Siria si sono
registrate nella Striscia di Gaza.
Le ultime notizie da Yarmuk sono
di combattimenti ancora in atto tra
gli assalitori e residui gruppi di difensori palestinesi. L’Olp aveva chiesto «a tutti i movimenti di mettersi
immediatamente d’accordo per proteggere il campo dal tentativo di farne un teatro di battaglia», ma diverse fonti riferiscono di divisioni tra le
fazioni palestinesi. Alcune di queste
accusano il Fronte Al Nusra, di aver
favorito l’avanzata dei miliziani
dell’Is, respinti in un primo tempo
dai gruppi di autodifesa del campo.
In questo modo si avrebbe conferma
di come i due gruppi jihadisti, che
nell’ultimo anno si erano ferocemente combattuti, abbiano ora stretto
A colloquio con il cardinale Filoni
di ritorno dalla missione in Iraq
Il sassolino
e la colomba
Profughi palestinesi (Afp)
GIANLUCA BICCINI
A PAGINA
7
un’alleanza. Del resto, anche la presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la giordana Dina
Kawar, l’altro ieri aveva parlato di
gravi crimini commessi a Yarmuk sia
dall’Is sia dal Fronte Al Nusra, sottolineando la necessità di punire i
responsabili.
Lo spettro di Srebrenica, evocato
per Yarmuk, si proietta intanto anche sulla città di Tikrit, il capoluogo
della provincia irachena di Salahuddin riconquistato dalle truppe governative appoggiate da milizie sia sciite sia sunnite. Tutto conferma ormai
che le fosse comuni trovate all’interno del palazzo presidenziale e in altri due siti potrebbero contenere i
corpi dei millesettecento soldati iracheni sommariamente uccisi il 12
giugno scorso dalle milizie dell’Is
che conquistarono la città. L’Is aveva diffuso filmati di esecuzioni di
massa nella base di Camp Speicher.
SAN’A, 8. La situazione umanitaria
Le forze fedeli al presidente yeè «catastrofica» ad Aden, la città menita, grazie all’aiuto dei caccia
portuale nel sud dello Yemen, tea- della coalizione a guida saudita,
tro ormai da settimane di sangui- avrebbero riconquistato la provinnosi combattimenti tra i ribelli scii- cia di Abyen, nel sud dello Yemen.
ti huthi e i sostenitori del presidenOltre ai ribelli sciiti huthi, anche
te, Abd Rabbo Mansur Hadi, ap- i militanti di Al Qaeda nella penipoggiati da una coalizione guidata sola arabica stanno sfruttando il
caos per radicarsi nel Paese. Lo ha
dall’Arabia Saudita.
A delineare la condizione in cui denunciato oggi il segretario alla
versa la popolazione della città è Difesa americano, Ashton Carter,
stato il portavoce del Comitato in- in una conferenza stampa a Tokyo.
ternazionale della Croce rossa a «La situazione nello Yemen è anSan’a, Marie Clarie Feghali, che ha cora ovviamente molto instabile e
confermato l’arrivo lunedì nel Pae- ci sono diverse parti in guerra — ha
se del primo aereo con personale osservato il capo del Pentagono —
medico. «Il minimo
che possiamo — ha
dichiarato il portavoce del Comitato — è
che la situazione è
catastrofica e che la
guerra è a ogni angolo».
A causa dei combattimenti la maggior parte dei circa
ottocentomila abitanti
«non
possono
nemmeno scappare».
I cadaveri «sono lasciati in strada, nessuno può avventurarsi per andare a rimuoverli». E la situazione «è anche
peggiore negli ospedali», aggiunge il
portavoce, la cui organizzazione ha invano chiesto una
pausa umanitaria per
portare aiuti alla popolazione.
Ed è di undici
morti, otto ribelli
sciiti e tre uomini
delle forze fedeli al
presidente yemenita,
il
bilancio
degli
Miliziani in azione ad Aden (Afp)
odierni
combattimenti per il controllo
della città. Lo hanno riferito fonti gli huthi ma anche Al Qaeda, che
militari, aggiungendo che i Comi- stanno sfruttando il caos e l’assentati popolari, le milizie che affian- za di un Governo centrale». In
cano le truppe di Hadi, hanno at- particolare Carter ha espresso
taccato una postazione sciita nel preoccupazione per il braccio qaequartiere settentrionale di Dar dista: «Li vediamo avanzare sul
Saad. Alcuni media hanno riferito territorio e conquistare nuove posiche le forze fedeli ad Hadi avreb- zioni sulla linea del fronte e vediabero ormai ripreso il controllo della mo che Al Qaeda nella penisola
città, con decine di miliziani sciiti arabica partecipa a questo tipo di
che si sarebbero arresi e consegna- combattimenti». Ovviamente, ha
ti, ma la notizia non ha trovato aggiunto, «è più facile condurre
conferme.
operazioni antiterrorismo quando
sul posto c’è un Governo stabile e
disposto a cooperare, cosa che non
esiste nello Yemen. Questo non significa che non continuiamo a
Cortei in Kenya
prendere misure per proteggerci: lo
per ricordare gli studenti uccisi
facciamo, ma in un modo diverso».
E infatti gli Stati Uniti hanno
Cristiani e musulmani
accelerato il trasferimento di armi
contro il terrorismo
alla coalizione che, guidata dai
sauditi, sta fronteggiando l’avanzata dei ribelli huthi in Yemen.
PAGINA 3
Il segreto del successo dei romanzi
di Haruki Murakami
È morto
il cardinale Turcotte
Mercoledì 8 aprile è morto il
cardinale Jean-Claude Turcotte,
arcivescovo emerito di Montréal, in
Canada. Appresa la notizia il Papa
ha inviato a monsignor Christian
Lépine, arcivescovo di Montréal, il
telegramma che pubblichiamo in una
nostra traduzione.
Avendo appreso con commozione
della morte del Cardinale JeanClaude Turcotte, Arcivescovo emerito di Montréal, porgo le mie
sentite condoglianze a lei, e anche
alla sua famiglia e ai suoi ex diocesani. Mentre celebriamo la Risurrezione del Signore, Lo supplico di accogliere nella luce della vita eterna questo Pastore fedele che
ha servito la Chiesa con dedizione,
non solo nella sua diocesi ma anche a livello nazionale come Presidente della Conferenza Episcopale
del Canada, e al contempo è stato
membro autorevole di diversi Dicasteri Romani. Pastore zelante e
attento alle sfide della Chiesa contemporanea, ha partecipato attivamente al Sinodo dei Vescovi del
1994 su «La vita consacrata e la
sua missione nella Chiesa e nel
mondo», ed è stato uno degli attori principali del Sinodo del 1997
sull’America. In pegno di conforto, imparto una particolare Benedizione apostolica a lei, alla famiglia del defunto Cardinale e ai
suoi parenti, ai suoi ex diocesani
di Montréal, come pure a tutte le
persone che parteciperanno alla
celebrazione delle esequie.
Analogo telegramma è stato inviato
dal cardinale Pietro Parolin,
segretario di Stato.
PAGINA 6
Nel paese delle meraviglie
a portata di mano
PABLO D’ORS
A PAGINA
5
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia all’ufficio di Ausiliare
dell’Arcidiocesi
di
Morelia
(Messico), presentata da Sua
Eccellenza
Reverendissima
Monsignor Octavio Villegas
Aguilar, vescovo titolare di Cissita, in conformità ai canoni 411
e 401 § 1 del Codice di Diritto
Canonico.
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pagina 2
giovedì 9 aprile 2015
L’incontro tra il presidente iraniano Rohani
e quello turco Erdoğan (Epa)
Mentre l’Unione europea critica le misure adottate da Atene
Confronto
tra Tsipras e Putin
ATENE, 8. Le misure di Atene stanno
andando «nella direzione sbagliata»
in quanto «non sono abbastanza mirate alla parte più debole della popolazione». Con queste parole, nel
giorno in cui il premier greco, Alexis
Tsipras, è a Mosca per incontrare il
leader del Cremlino, Vladimir Putin,
Incontro sul gas
a Berlino
tra Ue, Ucraina
e Russia
BRUXELLES, 8. Si terrà martedì
prossimo, 14 aprile, a Berlino il
nuovo incontro trilaterale sul gas
tra Ucraina, Russia e Ue. Lo ha
annunciato ieri la portavoce del
vicepresidente della Commissione
Ue responsabile per l’unione
energetica, Maroš Šefčovič.
In agenda la questione del
prezzo dei volumi del gas e il sostegno finanziario a Kiev, con
l’obiettivo di raggiungere un nuovo accordo sulle forniture dopo
che il pacchetto invernale è giunto a scadenza a fine marzo.
Intanto, sul piano economico,
l’inflazione in Ucraina è cresciuta
in marzo del 10,8 per cento portandola su base annuale a 45,8
per cento, a conferma della grave
crisi economica che attraversa il
Paese a un anno dall’inizio del
conflitto armato con i separatisti
filorussi nell’est che ha provocato
oltre seimila vittime.
Nel frattempo, il Governo
ucraino ha approvato lo schema
di ristrutturazione del debito che
verrà sottoposto nei prossimi
giorni ai creditori. Non sono ancora noti i dettagli della proposta
di Kiev. Il raggiungimento di un
accordo con i creditori è tra le
condizioni del prestito da quaranta miliardi di dollari offerto il mese scorso al Paese dal Fondo monetario internazionale. L’intesa
andrà quindi chiusa entro fine
maggio.
l’Ue attacca duramente la linea
dell’Esecutivo ellenico, chiedendo riforme più chiare e incisive.
Da Bruxelles sottolineano che
«non ci sono stati molti sviluppi sulla lista in queste settimane» e che ci
sono «molte domande senza risposta». I contatti tra Grecia e Ue sono
ancora ufficialmente in corso, ma la
Commissione Ue ha smentito ieri la
notizia circa un possibile incontro
bilaterale tra il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, e il commissario Ue per gli Affari economici
e monetari, Pierre Moscovici. I rapporti restano tesi, anche se i presupposti del dialogo ci sono: «Ci sono
stati contatti durante il fine settimana e ci saranno nei prossimi giorni;
oggi ci sarà una riunione dell’euro
working group che sarà una buona
occasione per fare il punto della situazione» ha dichiarato un portavoce Ue.
E in questo scenario di certo non
aiuta la distensione l’odierna visita
del premier ellenico Tsipras al Cremlino. Oggi ha incontrato Putin,
mentre domani è in programma il
colloquio con il premier Dmitri
Medvedev e un intervento all’università. Gli analisti sottolineano che
Atene sta cercando di sottrarsi all’influenza di Bruxelles guardando verso Mosca, e questo certamente alla
Commissione Ue — in piena crisi
ucraina — non può certo piacere.
«Futuri possibili accordi bilaterali»
tra Grecia e Russia sullo stop al
bando dell’esportazioni per i prodot-
ti agricoli greci «sono per il momento speculazioni» ha detto un portavoce della Commissione Ue in vista
dell’incontro di oggi a Mosca. «La
politica commerciale è una competenza esclusiva dell’Ue» ha quindi
ricordato il portavoce, sottolineando
la necessità di «un uguale trattamento di tutti gli Stati membri» e che
questi «parlino con una voce sola»
nei confronti di Mosca.
Le offerte più plausibili che Putin
potrebbe fare a Tsipras sono uno
sconto sulle forniture di gas e nuovi
prestiti. Come riferisce il quotidiano
«Kommersant» citando una fonte
nel Governo russo, in cambio Mosca
potrebbe chiedere l’accesso a titoli di
Stato greci non meglio specificati.
Nel 2003 Gazprom voleva acquistare
Depa, l’azienda statale greca del gas,
ma poi lasciò cadere la sua offerta
per non aver ricevuto sufficienti garanzie sulla sua posizione finanziaria.
Intanto Atene ha stimato che la
Germania deve un risarcimento di
279 miliardi di euro per l’occupazione nazista durante la seconda guerra
mondiale. Come riferisce la Bbc, citando il vice ministro delle Finanze
Dmitris Mardas, è la prima volta che
la Grecia calcola ufficialmente ciò
che la Germania deve per le atrocità
naziste e i saccheggi effettuati negli
anni Quaranta. Il primo ministro
Tsipras aveva già sollevato la questione con il cancelliere Merkel a
Berlino il mese scorso.
Accelera in Spagna
la ripresa
economica
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Ankara e Teheran
rilanciano la cooperazione
TEHERAN, 8. Iran e Turchia hanno
firmato ieri otto memorandum di
intesa per espandere la propria cooperazione economica e politica. Lo
ha riferito l’agenzia Irna, precisando che alla cerimonia hanno partecipato il presidente turco Recep
Tayyp Erdoğan e il presidente iraniano Hassan Rohani. Entrambi i
leader hanno commentato l’avvenimento come un passo significativo
per il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi.
La visita ufficiale di Erdoğan a
Teheran — anche se osteggiata da
alcuni ambienti iraniani per le frizioni che hanno spesso segnato le
relazioni bilaterali — ha dimostrato
come la volontà di perseguire gli
interessi comuni abbia superato le
pur forti divergenze tra i due Paesi.
Come quelle connesse al conflitto
siriano e i più recenti contrasti sulla
crisi in atto nello Yemen.
E proprio le questioni yemenita e
siriana, unitamente alla situazione
in Iraq, sono state occasioni di confronto, e in qualche modo anche di
contatto tra le parti, che hanno
concordato sulla necessità di operare per porre fine agli spargimenti di
sangue.
Ma la visita del presidente turco
nella capitale iraniana sembra aver
avuto,
risvolti
prevalentemente
commerciali. Attualmente l’interscambio tra i due Paesi ammonta a
circa quattordici miliardi di dollari,
e riguarda per lo più beni e
petrolio iraniani venduti alla Tur-
chia. Grazie alle intese di ieri il volume di affari potrebbe aumentare
fino a toccare i trenta miliardi di
dollari annui. Anche se — come segnala l’agenzia Ap — Erdoğan ha
chiesto una riduzione del prezzo
del
gas
naturale
importato
dall’Iran.
Secondo l’analista iraniano Barham Amir-Ahmadian, intervenuto
sul quotidiano «Iran Daily», Teheran e Ankara hanno bisogno l’una
dell’altra: «L’Iran ha bisogno della
Nessun pericolo di radiazioni nel porto di Severodvinsk
Spento l’incendio
su un sottomarino nucleare
MOSCA, 8. Nessun pericolo di radiazioni in seguito all’incendio esploso
in un sottomarino nucleare russo nel
cantiere navale di Zvyozdochka, nel
porto sul Mar Bianco di Severodvinsk, in Russia. Lo ha reso noto ieri il
ministero della Difesa russo spiegando che il reattore era stato spento
più di un anno fa e che a bordo della nave non c’era più combustibile
nucleare. Le fiamme, provocate da
una saldatrice, sono state spente dai
soccorritori.
«Il combustibile nucleare era stato
scaricato. I reattori spenti. Nessun
lavoratore
né
alcun
membro
dell’equipaggio è rimasto ferito», ha
riferito all’agenzia Ria Novosti Ilya
Zhitomirsky, portavoce della United
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
Shipbuilding Corporation (Usc),
che gestisce il cantiere. Dopo diversi
tentativi di circoscrivere le fiamme, i
soccorritori hanno deciso di inondare il bacino di carenaggio dove si
trova il sottomarino.
L’unità si chiama Oryol ed è il
terzo sottomarino del progetto 949A
Antey della Marina russa. Entrato in
servizio nel 1992 è normalmente dotato di sei tubi lanciasiluri e di 24
tubi verticali per il lancio di missili
da crociera armati sia con testata nucleare che convenzionale, con una
gitatta massima di 1.000 chilometri.
L’Oryol è lungo 155 metri e presenta
due reattori. Era in riparazione dal
novembre 2013; i lavori sarebbero
dovuti durare un paio d’anni.
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
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KUALA LUMPUR, 8. È stata approvata ieri in Malaysia una controversa legge che consente alle autorità di tenere in prigione i sospettati di terrorismo senza processo
per un massimo di due anni. Settantanove i voti a favore, sessanta i
contrari. Secondo quanto riporta
l’agenzia di stampa malese Bernama, la norma è stata approvata al
termine di un dibattito durato dodici ore. Durissime critiche sono
giunte dalle forze di opposizione,
secondo le quali c’è il rischio che
la norma possa essere utilizzata anche a scopi politici, ovvero per eliminare dissidenti e personaggi scomodi.
L’approvazione della norma —
hanno dichiarato rappresentanti
dell’opposizione — rappresenta
«un enorme passo indietro per i
diritti umani in Malaysia».
Diverso il parere del ministro
dell’Interno malese, Ahmad Zahid
Hamidi, secondo cui la nuova legge deve essere considerata come
uno degli sforzi che il Governo sta
compiendo per affrontare la crescente minaccia dell’estremismo legato al cosiddetto Stato islamico.
Per avvalorare quest’idea, durante
l’ultima ora del dibattito per l’approvazione della norma, Ahmad
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
[email protected]
Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Turchia per aver accesso all’Europa
e trasportare risorse come gas e
olio, e la Turchia ha bisogno
dell’Iran per aver accesso all’Asia
centrale».
Come sottolineano molte fonti di
stampa internazionali, la visita di
Stato del presidente di Erdoğan arriva a pochi giorni dall’accordo faticosamente raggiunto a Losanna tra
la comunità internazionale e il Governo iraniano sul programma nucleare di Teheran.
Prima revisione dopo diciassette anni
Nuove linee guida di Difesa
tra Giappone e Stati Uniti
TOKYO, 8. La revisione delle linee
guida sulla Difesa tra Stati Uniti e
Giappone trasformerà questa storica alleanza, «ampliando le opportunità delle forze armate americane e di quelle di autodifesa
nipponiche alla cooperazione senza soluzione di continuità».
Questo il messaggio lanciato ieri dal segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, durante la
conferenza stampa a Tokyo con il
ministro della Difesa nipponico,
Gen Nakatani, per annunciare appunto la revisione, la prima in 17
Polemiche in Malaysia
sulla legge antiterrorismo
Il premier greco Tsipras insieme al presidente russo Putin (Epa)
MADRID, 8. La ripresa spagnola
accelera. È sceso ieri brevemente
in territorio negativo il rendimento dei titoli di Stato spagnoli a
due anni. Il tasso è calato infatti a
meno 0,019 per cento prima di risalire al più 0,007 per cento, secondo i dati diffusi dall’agenzia
Bloomberg.
A portare in territorio negativo
i tassi — sottolineano gli analisti
economici — è il programma di
acquisti di titoli di Stato dei Paesi
membri (quantitative easing) portato avanti dalla Banca centrale
europea (Bce).
Il Governo di Madrid ha anche
venduto in asta 725 milioni di euro di titoli a sei mesi, col rendimento sotto lo zero per la prima
volta a meno 0,002 per cento.
Il dato positivo sui titoli di Stato si lega a quello, pubblicato pochi giorni fa, sulla disoccupazione: il mese scorso, marzo, il numero delle persone senza lavoro in
Spagna è sceso di 60.000 unità attestandosi a 4.450.000 persone
con una riduzione in termini percentuali, rispetto a febbraio, dell’1,3 per cento.
Otto memorandum d’intesa siglati durante la visita di Erdoğan in Iran
Zahid Hamidi ha fornito al Parlamento i dettagli sull’arresto di un
gruppo di 17 persone accusate di
aver pianificato attacchi nella capitale Kuala Lumpur, nei confronti
di polizia ed esercito, e accusate di
voler rapire funzionari di alto profilo. Due dei 17 arrestati erano
rientrati recentemente dalla Siria.
Le autorità della Malaysia, nazione a maggioranza musulmana,
hanno ripetutamente lanciato l’allarme sulla minaccia posta dal fondamentalismo islamico sulla scia
del cosiddetto Stato islamico. Il
capo della polizia ha specificato
che gli arresti erano stati eseguiti
lunedì scorso, ma senza fornire ulteriori dettagli né sulla nazionalità
delle persone arrestate né sull’azione che stavano pianificando.
Secondo dati diffusi lo scorso
gennaio dalla polizia, 120 persone
sono detenute in Malaysia con
l’accusa di essere legate al cosiddetto Stato islamico, o di esserne
simpatizzanti, e 67 cittadini malaysiani combattono con le milizie
dell’Is in Siria e Iraq. Nei giorni
scorsi il direttore dell’agenzia antiterrorismo, Ayub Khan Mydin,
aveva denunciato il rischio di attacchi imminenti da parte dei miliziani dell’Is in Malaysia.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
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anni, delle linee guida sulla cooperazione nel settore della difesa.
Carter ha assicurato che il nuovo
assetto «aiuterà a rispondere in
modo flessibile alle sfide che abbiamo di fronte nella regione
Asia-Pacifico e in giro per il mondo». Carter, che in settimana andrà in Corea del Sud, è impegnato nel suo primo viaggio in Asia
dopo la nomina a segretario alla
Difesa avvenuta a febbraio. La revisione delle linee guida sulla Difesa è stata annunciata anche in
vista dei colloqui “due più due”
che coinvolgono i ministri degli
Esteri e della Difesa dei due Paesi,
in programma nella capitale americana il 27 aprile prossimo.
Come sottolineano gli analisti,
la revisione delle linee guida, che
dovrebbero essere formalmente
approvate nelle prossime tre settimane, arriva in una fase in cui il
Giappone e altri Paesi asiatici, come le Filippine, sperimentano l’attivismo crescente della Cina nella
regione sulle rivendicazioni territoriali. Ribadendo la posizione del
presidente statunitense, Barack
Obama, Carter ha assicurato che
le isole Senkaku, controllate dal
Giappone e rivendicate dalla Cina, ricadono nell’ambito del trattato di sicurezza tra Giappone e
Stati Uniti. Washington si oppone
con forza a «qualsiasi azione coercitiva unilaterale che punta a minare» lo status quo e l’amministrazione nipponica del piccolo arcipelago disabitato nel mar Cinese
orientale. Se gli Stati Uniti non
prendono posizione sulle dispute
territoriali, c’è però la «forte opposizione contro la militarizzazione» dei contenziosi.
Le linee guida dovrebbero definire un quadro che vede il Giappone giocare un ruolo più importante nella sicurezza regionale. A
tal proposito, Carter ha espresso
apprezzamento per l’approccio
“attivo” che il premier giapponese,
Shinzo Abe, intende dare alle forze di autodifesa allentando le restrizioni costituzionali sull’uso
delle forze armate anche fuori dai
confini nazionali. E tra le principali sfide in Asia c’è quella della
Corea del Nord.
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giovedì 9 aprile 2015
pagina 3
Cortei in Kenya per ricordare gli studenti uccisi
Cristiani e musulmani
contro il terrorismo
NAIROBI, 8. Migliaia di cristiani e
musulmani sono scesi in piazza e
hanno marciato uniti ieri in Kenya
in ricordo delle 148 vittime, in maggioranza studenti cristiani, dell’attacco terroristico sferrato giovedì
scorso dal gruppo islamista somalo
Agguato jihadista
nella regione
tunisina
di Kasserine
TUNISI, 8. È di quattro militari
uccisi e nove feriti il bilancio ufficiale dell’ennesimo agguato
jihadista compiuto ieri nella regione occidentale tunisina di
Kasserine. L’imboscata è avvenuta nella località di Ain Zayene,
alle pendici del monte Mghila, a
circa quindici chilometri dalla cittadina di Sbeitla. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa tunisino sono stati attaccati
veicoli dell’esercito impegnati in
un’operazione appunto contro i
gruppi jihadisti. Un comunicato
ministeriale precisa che a tendere
l’agguato sono stati otto uomini
armati di mitra.
In precedenza, l’agenzia di
stampa Tap, citando a sua volta
fonti militari, sia pure anonimamente, aveva sostenuto invece
che il gruppo armato aggressore
era forte di almeno trentacinque
combattenti.
Nella regione di Kasserine, al
confine con l’Algeria, si scontrano regolarmente gruppi jihadisti
e forze armate tunisine che nel
dicembre 2012 hanno lanciato
un’operazione per neutralizzarli.
Da allora, sono già stati una sessantina i soldati uccisi in imboscate o dall’esplosione di mine.
Il gruppo più attivo nella regione è la brigata Okba ibn
Naafta, decimata da un’operazione delle forze speciali tunisine il
29 marzo scorso. Secondo le autorità di Tunisi proprio questo
gruppo è responsabile dell’attentato al museo del Bardo del 18
marzo scorso, in cui sono morte
22 persone, in maggioranza turisti stranieri.
Sul piano politico e diplomatico, intanto, è incominciata ieri la
visita di due giorni a Parigi del
presidente tunisino, Beji Caïd
Essebsi, che ha firmato con quello francese, François Hollande,
una serie di accordi di cooperazione. Tra i temi in agenda della
visita di Essebsi ci sono la sicurezza e la lotta al terrorismo, ma
anche la conversione da parte di
Parigi di sessanta milioni di euro
di debito tunisino in progetti di
sviluppo nel Paese maghrebino.
Al Shabaab nel campus dell’università di Garissa.
I tre giorni di lutto nazionale dichiarati dal Governo si sono conclusi con manifestazioni che hanno raccolto l’invito dei responsabili delle
comunità cristiane e musulmane del
Paese a mostrare unità e solidarietà
contro la minaccia del terrorismo. Il
presidente del Consiglio supremo
dei musulmani kenyani, Abdullahi
Salat, parlando a nome dei vari leader religiosi della regione di Garissa, a maggioranza islamica, ha ricordato che «gli assassini non possono
essere considerati credenti dell’islam», invitando la popolazione a
collaborare con la polizia nella caccia ai terroristi, ma anche le organizzazioni musulmane a identificare
le scuole coraniche che propagano
le idee jihadiste.
A Garissa sono scesi in strada circa duemilacinquecento studenti, in
gran parte proprio dell’università
teatro della strage. Nella capitale
Nairobi, studenti abbigliati in nero
per ricordare quelli uccisi hanno sfilato in un corteo scandendo slogan
contro Al Shabaab. I manifestanti si
sono anche fermati davanti al palazzo presidenziale chiedendo risarcimenti per le famiglie delle vittime,
la costruzione di un memoriale e
maggiore sicurezza nelle università e
in tutto il Paese.
Quando il corteo è passato davanti alla questura molti giovani
hanno scandito slogan di protesta,
rinnovando le polemiche che avevano investito polizia e militari accusati di essere intervenuti ore dopo
l’assalto di Al Shabaab al campus di
Garissa.
Il Governo di Nairobi aveva respinto decisamente tale accusa.
Nel frattempo, sono comparsi in
tribunale cinque kenyani arrestati
nell’ambito dell’inchiesta sul massacro. Secondo gli inquirenti gli arrestati avrebbero fornito armi ai quattro terroristi poi uccisi nel blitz delle forze speciali a Garissa. Si indaga
anche su un sesto sospettato, un cittadino della Tanzania, Rashid Charles Mberekesho, in stato di fermo a
Garissa.
L’Eliseo toglie il segreto di Stato sugli archivi relativi al genocidio del 1994
In cerca di verità per il Rwanda
PARIGI, 8. Nel giorno del ventunesimo anniversario
dell’inizio del genocidio rwandese, la presidenza della
Repubblica francese ha comunicato la rinuncia al segreto di Stato sui documenti riguardanti il Rwanda per il
periodo 1990-1995. Fonti citate dalle agenzie di stampa
riportano che il segretario generale dell’Eliseo, JeanPierre Jouyet, ha firmato la decisione della rinuncia al
segreto su tali documenti. Si tratta del contenuto di archivi provenienti da consiglieri dell’allora presidente
François Mitterrand e di resoconti di consigli ristretti
della Difesa tenuti in quegli anni.
Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994 in Rwanda
vennero massacrati da bande armate di etnia hutu oltre
ottocentomila tutsi, oltre a migliaia di hutu moderati
che cercarono di opporsi al genocidio. Negli anni successivi sia l’Onu, sia i Governi di Paesi come il Belgio e
la Francia, hanno ammesso di aver sottovalutato i segnali di pericolo che arrivavano dal Rwanda.
Completata con successo un’operazione delle forze di sicurezza nigeriane ad Alagarno
Distrutte basi di Boko Haram
ABUJA, 8. Le forze di sicurezza nigeriane hanno completato l’operazione
lanciata la settimana scorsa contro le
basi di Boko Haram ad Alagarno,
nello Stato nordorientale del Borno,
considerato la roccaforte del gruppo
jihadista. Il portavoce del ministero
della Difesa, il generale Chris Olukolade, nel dare notizia della distruzione delle basi, ha riferito che sono
state sequestrate diverse armi di vario calibro, anche pesanti, e attrezzature.
L’operazione viene considerata
particolarmente importante dall’esercito nigeriano e anche da diversi osservatori. Alagarno era infatti uno
snodo cruciale per Boko Haram per
raggiungere i villaggi e le città circostanti obiettivo dei suoi attacchi. La
località si trova nella foresta di Sambisa, dove da sempre i miliziano
jihadisti hanno propri rifugi, non facilmente raggiungibili. Nella foresta
di Sambisa, secondo diverse fonti,
potrebbero essere tenute prigioniere
le
oltre
duecento
studentesse
sequestrate un anno fa da Boko Haram nel dormitorio di una scuola di
Chibok, sempre nel Borno, e delle
Rifugiati nigeriani in un campo allestito dall’Onu in Ciad (Afp)
quali da allora non si hanno notizie
certe.
Negli ultimi due mesi, dopo anni
di sostanziali insuccessi, le truppe
nigeriane hanno inflitto a Boko Haram pesanti sconfitte, favorite anche
dall’invio nel Paese di una forza africana di circa ottomila soldati alla
quale forniscono contingenti Benin,
Camerun, Ciad e Niger. Il gruppo
jihadista, comunque, ancora negli
ultimi giorni ha dimostrato di essere
ancora in grado di colpire, sia con
attacchi armati alle popolazioni inermi sia con attentati terroristici. L’ultima strage è stata compiuta l’altro
ieri nel villaggio di Kwajafa, nella
parte meridionale del Borno, dai miliziani che vi erano penetrati travestiti da predicatori .
La minaccia di Boko Haram è argomento del vertice straordinario
della Comunità economica degli
Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) che si sta tenendo oggi a Malabo, la capitale della Guinea Equatoriale. Diversi osservatori prevedono
che l’Ecowas decida il sostegno militare e logistico tanto per le forze di
Abuja quanto per quelle africane già
impegnate in Nigeria. Non è chiaro
ancora se questo comporti l’invio di
altre truppe, ma l’Ecowas ha sottolineato la volontà di affrontare la questione visti gli attacchi «sempre più
numerosi e sanguinosi contro la Nigeria, il Niger, il Camerun e il
Ciad».
Washington pronta a cancellarla dall’elenco dei «Paesi canaglia»
Incriminato un poliziotto bianco
Cuba fuori dalla lista nera statunitense
Ancora tensioni razziali
negli Stati Uniti
WASHINGTON, 8. L’Amministrazione è pronta a cancellare Cuba dalla
lista nera dei «Paesi canaglia», quelli accusati di sostenere il terrorismo.
Il presidente Barack Obama si accingerebbe a darne l’annuncio ufficiale nell’imminente vertice delle
Americhe che venerdì e sabato riunirà a Panamá i capi di Stato e di
Governo dell’Organizzazione degli
Stati americani (Osa). Di ufficiale
ancora non c’è nulla, ma le informazioni lasciate filtrare dalla Casa
Bianca lasciano ben pochi dubbi.
«La nostra aspettativa è che Cuba
venga tolta dalla lista nera», ha detto alla Cnn un funzionario protetto
dall’anonimato, secondo il quale il
Dipartimento di Stato dovrebbe
presentare una richiesta in questo
senso a Obama forse già oggi. Del
resto, già nei giorni scorsi il vice
consigliere per la sicurezza naziona-
le, Ben Rhodes, aveva dichiarato
che il dipartimento di Stato ha quasi completato la sua revisione della
lista per quanto riguarda Cuba, e
non aveva escluso un annuncio entro questa settimana. Cioè in tempo
per il vertice dell’O sa.
A Panamá Obama incontrerà il
presidente cubano, Raúl Castro, per
la prima volta ufficialmente, dopo il
breve saluto scambiato l’anno scorso
ai funerali di Nelson Mandela. Di
una sicura interazione tra Obama e
Castro in questa circostanza aveva
parlato tre giorni fa Roberta Jacobson, che guida la delegazione statunitense impegnata nei colloqui con
quella dell’Avana per arrivare al ripristino delle relazioni diplomatiche
interrotte da oltre mezzo secolo. Jacobson non aveva comunque specificato se tale interazione preveda incontri bilaterali.
L’iscrizione di Cuba nella lista
nera dei Paesi che sponsorizzano il
terrorismo è stata finora uno dei
maggiori ostacoli alla riapertura
dell’ambasciata statunitense all’Avana e di quella cubana a Washington
in questi mesi seguiti all’annuncio
dato il 17 dicembre scorso da Obama e Castro della volontà di normalizzare i rapporti.
In ogni caso, anche se il presidente statunitense accetterà, come è
prevedibile, la richiesta del dipartimento di Stato, il Congresso avrà
poi 45 giorni di tempo per approvare la decisione. Lo stesso Ben Rhodes ha esortato alla prudenza riguardo ai tempi della riapertura delle ambasciate. «Quando come in
questo caso due Paesi non si sono
parlati per oltre cinquant’anni c’è
molto lavoro da fare per superare
diverse questioni», ha detto.
WASHINGTON, 8. Ancora episodi di
violenza razziale legati alle forze
dell’ordine statunitensi. Un poliziotto bianco è stato arrestato e incriminato per omicidio nella Carolina del Sud per aver ucciso un uomo nero non armato che, in base a
quanto si vede in un video, stava
fuggendo.
L’episodio è avvenuto sabato
scorso nella città di North Charleston. L’ufficiale ha sostenuto la versione secondo la quale sarebbe stato costretto a sparare al cinquantenne perché temeva per la sua vita
dopo che l’uomo gli aveva sottratto
la pistola di stordimento durante
un controllo stradale.
Tuttavia un video che è stato diffuso dal «New York Times» e da
altri media statunitensi dimostra
che l’ufficiale ha sparato all’uomo
più volte alla schiena mentre stava
scappando. In totale — riportano le
fonti — sono stati contati otto colpi.
Nel filmato si vede poi l’agente che
sembra raccogliere un piccolo oggetto dall’erba e farlo cadere accanto alla vittima. Le accuse sono state
depositate dagli inquirenti mentre
sono ancora vive le polemiche sulle
violenze in Missouri e New York
dove agenti di polizia bianchi non
sono mai stati incriminati per la
morte di afroamericani.
Il dibattito sulla diffusione della
violenza razziale nella polizia statunitense è tornato di attualità la
scorsa estate dopo l’uccisione a Ferguson di Michael Brown, il diciottenne nero assassinato, mentre era
disarmato, da un agente bianco.
L’episodio scatenò un’ondata di
proteste in tutti gli Stati Uniti.
Si riaccendono
le violenze
nel Nord Kivu
KINSHASA, 8. Si riaccendono le
violenze nel Nord Kivu, la provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, da decenni
teatro dei più sanguinosi scontri
dell’irrisolta crisi della regione dei
Grandi Laghi. Nove militari congolesi sono rimasti uccisi in
un’imboscata a Karenga, appunto
nel Nord Kivu, probabilmente
condotta da elementi delle Forze
democratiche di liberazione del
Rwanda (Fdlr), il gruppo ribelle
hutu che riparò oltre confine dopo il genocidio dei tutsi in Rwanda del 1994.
Secondo Radio Okapi, l’emittente della missione dell’Onu, i
militari stavano raggiungendo Karenga da Masisi per prendere in
consegna una ventina di prigionieri, uomini delle Fdlr, quando il
mezzo sul quale viaggiavano è stato colpito da due razzi. Tra le vittime c’è il colonnello Raphael Bawili, comandante delle truppe dispiegate a Masisi,.
Il generale Mushale, comandante delle operazioni in Nord Kivu,
ha dichiarato che i guerriglieri
«sono stati in grado di portare a
termine quest’imboscata perché
un certo numero di congolesi continua a collaborare con loro». Le
Fdlr, ha ammesso l’alto ufficiale
«non sono state sradicate dal territorio congolese, nonostante che
da tempo sia in atto un’offensiva
contro di loro».
Imboscata
contro la polizia
in Messico
CITTÀ DEL MESSICO, 8. Strage di
poliziotti in Messico, dove un
convoglio della sicurezza è caduto
in un agguato teso dai miliziani
dei cartelli della droga. Sono
morti 15 agenti, mentre cinque
sono rimasti feriti, vicino al villaggio di Soyatán lungo l’autostrada
che conduce a Guadalajara. I miliziani hanno aspettato il convoglio in un accampamento nei
pressi dell’autostrada. In vista del
passaggio della carovana, hanno
bloccato l’arteria stradale e incendiato l’area. Poi hanno aperto il
fuoco.
Si sospetta che gli autori del
massacro siano elementi del cartello Jalisco. Si tratta del più pesante
attacco contro la polizia in un solo giorno dall’inizio della presidenza di Enrique Peña Nieto.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
Il pastore luterano
simbolo della resistenza tedesca al nazismo
fu ucciso su ordine diretto di Hitler
nel campo di concentramento
di Flossenbürg
giovedì 9 aprile 2015
Stefan Kryszak,
«In front of block 23»
(dipinto di un sopravvissuto
al campo di Flossenbürg, 1940)
In mostra a Bergamo
Palma
il Vecchio
stratega
dello sguardo
A settanta anni dalla morte di Dietrich Bonhoeffer
Paura
dell’infinito
Scritti inediti di Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel
campo di concentramento di Flossenbürg il 9
aprile 1945, sono appena apparsi nel volume
dal titolo La fragilità del male (Milano,
Piemme, 2015, pagine 176, euro 17,50). Pubblichiamo uno stralcio dal primo capitolo.
di DIETRICH BONHOEFFER
a paura è in un certo qual modo
il nostro principale nemico. Essa
si annida nel cuore dell’uomo e
lo mina interiormente finché egli
crolla improvvisamente, senza
opporre resistenza e privo di forza. Corrode e rosicchia di nascosto tutti i fili che ci
uniscono al Signore e al prossimo. Quando
l’essere umano in pericolo tenta di aggrapparsi alle corde, queste si spezzano, ed egli,
L
Dietrich Bonhoeffer
indifeso e disperato, si lascia cadere tra le
risate dell’inferno. Allora la paura lo guarda sogghignando e gli dice: ora siamo soli,
tu e io, e ora ti mostro il mio vero volto.
Chi ha conosciuto e si è abbandonato a
questo sentimento in un’orribile solitudine
— la paura di fronte a una grave decisione,
la paura di un destino avverso, la preoccupazione per il lavoro, la paura di un vizio a
cui non si può più opporre resistenza e che
rende schiavi, la paura della vergogna, la
paura di un’altra persona, la paura di morire — sa che è soltanto una maschera del
male, una forma in cui il mondo ostile a
Dio cerca di ghermirlo. Non c’è nulla nella
nostra vita che ci renda evidente la realtà di
queste forze ostili al Creatore come questa
solitudine, questa fragilità, questa nebbia
che si diffonde su ogni cosa, questa mancanza di vie di uscita e questa folle agitazione che ci assale quando vogliamo uscire
da questa terribile disperazione. Avete mai
visto qualcuno assalito dalla paura? Il suo
viso è orribile quando è bambino e continua a essere spaventoso anche da adulto:
quella fissità dello sguardo, quel tremore
animalesco, quella difesa supplichevole. La
paura fa perdere all’uomo la sua umanità.
Non sembra più una creatura di Dio, ma
del diavolo; diventa un essere devastato,
sottomesso.
Abbiamo paura della quiete. Siamo così
abituati all’agitazione e al rumore, che il silenzio ci appare minaccioso e lo rifuggiamo. Passiamo da un’attività all’altra per
non dover stare soli, per non essere costretti a guardarci allo specchio. Ci annoiamo, a
tu per tu con noi stessi. Spesso le ore che
siamo costretti a trascorrere in solitudine ci
sembrano le più tristi e le meno fruttuose.
Ma non abbiamo soltanto il timore di noi e
di scoprirci; temiamo molto di più l’O nnipotente. Vorremmo evitare che disturbi la
nostra tranquillità e ci smascheri, creando
un rapporto esclusivo a due per poi disporre di noi secondo la sua volontà. Questo
incontro misterioso ci preoccupa e cerchiamo di sottrarci a questa esperienza. Ci teniamo alla larga dal pensiero di Dio, per
evitare che Egli arrivi inaspettatamente e ci
rimanga troppo vicino. Sarebbe terribile
doverlo guardare negli occhi e doversi giustificare. Dal nostro volto potrebbe scomparire per sempre il sorriso. Potrebbe, per
una volta, accadere qualcosa di molto serio
a cui non siamo più abituati.
Questa paura è una caratteristica della
nostra epoca. Viviamo con l’ansia di essere
improvvisamente avvolti e manovrati
dall’infinito. Allora preferiamo vivere in società, andare al cinema o a teatro per poi
essere portati al cimitero, piuttosto che rimanere un minuto di fronte al Signore.
Nell’Apocalisse di san Giovanni leggiamo: «Temete Dio e dategli gloria, perché è
giunta l’ora del suo giudizio» (14, 7). «Temete Dio», invece delle cose che vi fanno bertà. A questo punto reclama una cosa
paura. Non temete il futuro, non temete gli soltanto: la liberazione dal demone delirio
altri uomini. Non temete la violenza e la e dal suo dominio, la redenzione. Come
forza, anche se possono privarvi dei vostri posso salvare il mio io? Come posso divenbeni e della vostra vita. Non temete i po- tare libero? Come posso dare una forma a
tenti di questo mondo. Non temete nem- ciò che non ne ha e organizzare ciò che è
meno voi stessi. Non temete i peccati. Mo- privo di coerenza? Come posso dominare il
rirete a causa di tutti questi timori. Libera- caos?
tevi da queste paure, ma temete Dio e solIn ogni tempio greco antico erano riportanto Lui, che ha autorità su tutti i poteri tate queste parole: «Conosci te stesso!».
terreni. Davanti a Lui deve provare timore Solo in questo modo diventerai padrone
tutta la Terra. Può darci la vita o privarce- del tuo io. È un’esperienza che può fare
ne. Tutto il resto non ha importanza, solo il ognuno di noi: nessuno riesce realmente a
Signore conta. Che cosa ci chiederà il Pa- conoscersi nel corso della sua vita. Siamo e
dre nell’ultimo giorno? Soltanto una cosa: rimaniamo ignoti a noi stessi, soltanto Dio
«Avete creduto al Vangelo e gli avete ubbi- è in grado di vedere davvero dentro di noi.
dito?». Non domanderà se
eravamo tedeschi o ebrei, se
eravamo nazisti oppure no, e
I cristiani si sono adattati
nemmeno se facevamo parte
della Chiesa confessante, se
troppo facilmente al culto del più forte
eravamo persone influenti e di
Dovrebbero dare molto più scandalo
successo, se possiamo vantarci
di grandi opere, se eravamo riE schierarsi in modo molto più deciso
spettati oppure malvagi, insidalla parte dei deboli
gnificanti, inutili e sconosciuti.
Il nostro unico giudice sarà il
Vangelo.
Perché io sono proprio io? Che cosa so- Se ci lambicchiamo il cervello ci procuriano davvero? Chi sono? Perché esisto? Da mo soltanto grandi tormenti: sappiamo bedove arrivo? Qual è il mio fine? Cosa ne ne che questo atteggiamento conduce alla
sarà di me? Sono queste le domande che disperazione e non al sollievo. Quindi è nel’umanità si pone da sempre. L’uomo si cessario percorrere un’altra via: non quella
sente aggredito da una forza superiore, da della conoscenza di sé, ma il dominio e la
tutto un mondo, dal suo stesso io; allora formazione di sé attraverso la volontà.
Perché il problema della debolezza è così
comincia a indagare, a cercare, ad arrovellarsi e procede di scoperta in scoperta, sen- importante? Hai mai visto nel mondo un
tendosi sempre più inquieto. Di fronte a se mistero più grande dei poveri, dei vecchi,
stesso viene colto da una grande paura. Per dei malati. Hai mai pensato a come appare
la prima volta è toccato dalla miseria la vita a uno storpio, a un infermo senza
dell’essere umano e il cuore si contrae nella speranza, a una persona sfruttata, a un neconsapevolezza della sua mancanza di li- ro in un ambiente di bianchi, a un intocca-
bile? Se lo hai fatto, riesci a sentire che in
quei casi l’esistenza ha un significato diverso da quello che le attribuisci tu? Comprendi che anche tu, comunque, appartieni
alla categoria degli sfortunati, perché anche
tu sei un essere umano come loro, perché
sei forte e non debole, perché in tutti i tuoi
pensieri avvertirai la loro fragilità? Non ci
siamo resi conto che non potremo mai essere felici finché questo universo della debolezza, da cui forse finora siamo stati risparmiati ci rimane estraneo e sconosciuto, distante, finché lo teniamo lontano dalla nostra portata, in modo consapevole o inconsapevole?
Che cosa significa debolezza nel nostro
mondo? Sappiamo che fin dai primi tempi
fu rimproverato al cristianesimo di rivolgere
il suo messaggio ai deboli: era considerato
la religione degli schiavi, di quelli che soffrono di complessi di inferiorità; si diceva
che dovesse il suo successo alla massa di
disperati dei quali ha esaltato la condizione
di miseria. E stato proprio l’atteggiamento
nei confronti del problema del male nel
mondo che ha attirato simpatie oppure
odio per questa confessione. Ha sempre
prodotto l’opposizione forte e sdegnata di
una filosofia aristocratica che esaltava la
forza e il potere, in contrapposizione con i
nuovi valori di rifiuto della violenza ed
esaltazione dell’umiltà. Anche nella nostra
epoca siamo testimoni di questa lotta. Il
cristianesimo resiste o fallisce con la sua
protesta rivoluzionaria contro l’arbitrio e la
superbia del potente, con la sua difesa del
povero. Credo che i cristiani facciano troppo poco, e non troppo, per rendere chiaro
questo concetto. Si sono adattati troppo facilmente al culto del più forte. Dovrebbero
dare molto più scandalo, scioccare molto
più di quanto facciano ora.
Pubblicata una raccolta di scritti dell’abate Francesco Trolese
Intende colmare una lacuna la mostra — allestita all’Accademia Carrara di Bergamo, aperta fino al 21
giugno — dedicata all’artista Iacopo Nigreti, meglio conosciuto come Palma il Vecchio. Infatti, pur
essendo stato con Giorgione e Tiziano uno dei principali esponenti
del tardo Rinascimento veneziano,
al pittore non è mai arrisa quella
fama, soprattutto presso il grande
pubblico, che pur avrebbe meritato. Pochi sanno che molte delle
sue opere sono conservate nei
principali musei d’Europa. Dal
canto suo anche il territorio bergamasco ha preservato numerosi dipinti: ecco allora che l’esposizione
— è la prima monografica su Palma il Vecchio dopo cinque secoli
— punta a rilanciare la figura di un
artista il cui contributo chiede an-
«Cristo e l’adultera» (1510-1511)
cora di essere apprezzato nella giusta misura.
La mostra esibisce alcune opere
dell’esordio, tra le quali la Madonna con il Bambino (ora a Berlino).
Si possono poi ammirare la Madonna dell’alloro conservata alla
National Gallery di Londra, e il
Cristo e l’adultera, all’Ermitage di
San Pietroburgo. Il tratto che accomuna queste opere dedicate a
temi religiosi è l’intensità dello
sguardo delle figure ricreate sulla
tela.
Come pure spicca, per esempio
attraverso l’espressione degli occhi
delle varie Madonne ritratte, una
nota di malinconia che acquista
particolare risalto perché inserita
in uno scenario brillante, dai colori
spesso forti e accesi. Ma è soprattutto nel Cristo e l’adultera che si
Perle di storia monastica
di GIANPAOLO ROMANATO
Da molti anni don Francesco Trolese è
figura di spicco del mondo monastico
italiano ed europeo. Attualmente è
abate dell’abbazia di Santa Giustina di
Padova, dopo essere stato per molti
anni alla guida della sua biblioteca.
Inoltre è direttore del Centro storico
benedettino italiano e della collana
Italia benedettina, nonché professore
Sono pagine suggestive
dedicate a monaci, libri e università
Alla smemorata cultura d’oggi
ricordano quanto
il sapere debba ai religiosi
nell’Istituto di liturgia pastorale, che
ha sede nella medesima abbazia padovana ed è incorporato nel Pontificio
ateneo di Sant’Anselmo di Roma. Ora,
giunto alla soglia dei 75 anni, la Societas veneta per la storia religiosa, libera
associazione di studiosi che opera da
alcuni decenni a Santa Giustina e di
cui Trolese è stato dalla fondazione
magna pars, ha voluto onorarlo pubblicando una raccolta dei suoi scritti, che
appare come primo volume della nuova serie della collana Italia Sacra, fino-
ra ospitata dalla Herder e ora passata,
senza mutare la veste editoriale, sotto
l’egida dell’Istituto storico italiano per
il medioevo: Santa Giustina di Padova
nel quadro del monachesimo italiano.
Studi di storia e cultura monastica, a cura di Giannino Carraro, Rosetta Frison
Segafredo, Cristina Marcon (Roma,
Istituto storico italiano per il medioevo, 2014, pagine 485, euro 55). Il volume sarà presentato, a Padova il prossimo 10 aprile.
Trolese acquisì a Roma le competenze che ne hanno fatto uno storico di
vaglia, seguendo i corsi di Michele
Maccarrone e di Giulio Battelli, ma
trovò a Padova, nel medievista Paolo
Sambin, il maestro che ne forgiò definitivamente la personalità scientifica.
I saggi che compaiono in questo volume, sempre precisi, documentati fino
allo scrupolo ma scritti in una lingua
piana e scorrevole, ne sono la prova. Il
cammino qui percorso va dal Trecento
a oggi.
Partendo dalla grande riforma del
monachesimo di Ludovico Barbo, iniziata proprio nell’abbazia padovana
oggi condotta da Trolese, e passando
attraverso la gloriosa stagione maurina
dell’erudizione storica, il filo dipanato
dall’autore si prolunga attraverso i
grandi della cultura europea seicentesca come Jean Mabillon, per arrivare
ai contemporanei, con un capitolo dedicato al maestro Sambin.
È un quadro ricco di suggestioni,
come rileva Antonio Rigon nell’intro-
duzione, con al centro monaci, libri,
biblioteche, università che ricorda alla
smemorata cultura d’oggi quanto il sapere debba ai religiosi, e ai benedettini
in particolare.
E di questo sapere la millenaria abbazia di Santa Giustina, benché spogliata di tutti suoi beni dagli espropri
napoleonici e ricostituita dopo la prima guerra mondiale, rappresenta uno
degli esempi più insigni, di cui sono
testimonianza la chiesa grandiosa, i
chiostri, i resti archeologici — molti ancora da scoprire — che ci riportano ai
primi secoli dell’era cristiana. All’imponente lascito culturale di questo
complesso monastico, fino alla chiusura ottocentesca e alla riapertura novecentesca, sono dedicati i saggi che costituiscono la seconda parte del volume.
Il libro è anche il ritratto in filigrana
del suo autore, un monaco che ha fatto del servizio alla cultura ecclesiastica
e della sua divulgazione lo scopo di
tutta una vita. Dei duecento titoli della
sua bibliografia, qui analiticamente ricostruita, molti sono rappresentati da
curatele apparse prevalentemente in
Italia benedettina o in Fonti e ricerche di
storia ecclesiastica padovana. Le curatele, come sa chiunque pratichi i libri,
costano molto ma rendono poco al loro autore. È soprattutto di questo umile lavoro che la cultura storica italiana
deve essere grata a Francesco Trolese.
«La Bella di Madrid» (1518-1520)
può apprezzare l’abilità dell’artista
quale consumato stratega degli
sguardi: i personaggi o si fissano o
scrutano lontano, ma gli occhi
sembrano focalizzarsi su un unico
punto: il quadro acquista così coesione e forza d’attrazione.
Palma il Vecchio si cimentò anche con soggetti laici: basti pensare ai ritratti di donne, il cui sguardo — il suo inconfondibile marchio
di fabbrica — colpisce per una sottile quanto coinvolgente sensualità.
Di grande eleganza il movimento
della mano che lambisce le estremità delle trecce nel Ritratto di
donna detta La Bella di Madrid,
uno dei fiori all’occhiello del museo Thyssen-Bornemisza. (gabriele
nicolò)
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 9 aprile 2015
pagina 5
Un’opera di Shinichi Wakasa
ispirata all’antica pittura Yamato
Il segreto del successo dei romanzi di Haruki Murakami
Nel paese delle meraviglie
a portata di mano
universali come la ricerca dell’amore,
i limiti del libero arbitrio o il desiderio di vendetta, come fecero a loro
tempo romanzieri del calibro di Dostoevskij o Tolstoj, con i quali non
esiterei a imparentarlo, ma Murakami
si domanda anche che cosa di preciso
nella nostra epoca si deve narrare e
in che modo. Pur restando con i piedi per terra, lo sguardo di Murakami,
al momento di rispondere a questa
domanda, va così lontano da commuovere e persino sconcertare.
I suoi romanzi funzionano perché
in essi viene presentato un mondo
pieno di ambiguità e di contraddizioni in cui abitano esseri che non desistono dal loro anelito di purezza e di
perfezione. Entrambi i poli, quello
dell’ambiguità e quello della purezza,
sono importanti, ed è
proprio la loro esplosiva
congiunzione a far sì che
Il suo universo complesso e ambiguo
l’impianto narrativo, tanto contrastato, risulti
è abitato da personaggi
estremamente efficace.
mossi da un forte anelito
Tutti i personaggi di
di purezza e di perfezione
Murakami posso essere
feriti — disillusi, colpiti
— ma non per questo
smettono di aspirare a
oliare tutti i loro dispositivi, i roman- una certa eccellenza e a un ideale
zi di Murakami fluiscono, si espan- che, da un punto di vista puramente
dono e conquistano, nel loro percor- logico e razionale, risulta insensato.
so, il cuore di milioni di lettori. Chia- Detto in modo più semplice: tutta la
realtà è sporca, anche il cuore
ro, ho dovuto chiedermi il perché.
Per la sua ambizione. Per la sua dell’uomo, ma non per questo il
vista d’aquila. Murakami si è chiesto cuore umano smette di guardare a
qual è il senso di narrare storie in un ciò che non è contaminato, al sublimondo come il nostro. Dal momen- me. Consapevolmente o inconsapeto in cui, come lui stesso ha dichia- volmente, l’aspirazione dei personagrato, il suo tema è sempre la realtà, gi, a partire dalla fragilità e dall’ingli interessa soprattutto qual è e coerenza della realtà in cui si muocom’è la frontiera tra ciò che si chia- vono, genera in segreto la complicità
ma finzione e ciò che si chiama e l’interesse dei lettori, a prescindere
mondo reale, un mondo che, nei dalla loro età e dalla loro provesuoi romanzi, inizia sempre a crepar- nienza.
Questo anelito di purezza e di
si e dalle cui crepe emergono le cose
più magiche e inattese (come in pienezza nei romanzi di Murakami
“Piccola gente dalla bocca aperta di si percepisce soprattutto nelle storie
una capra morta”, nella sua opera d’amore, e tutte le sue opere sono in
ultima istanza — e anche in prima —
più importante 1Q84).
Murakami non sceglie i suoi temi storie d’amore. Le trame possono
guardando solo a se stesso: è un ro- sembrarci complicatissime (e lo somanziere assorto in sé ma non ego- no), ma dietro il groviglio dei fatti e
centrico. Non affronta solo questioni degli episodi ci sono sempre tre o
di PABLO D’ORS
onsidero Haruki Murakami (Kyoto, 1949), insieme a Milan Kundera
e a György Konrad, uno
dei migliori scrittori viventi. Non solo perché i suoi romanzi
mi prendono e mi affascinano, ma
anche perché m’ispirano e mi spingono a pensare sia alla trama o all’argomento che propongono sia, e soprattutto, all’intelligenza narrativa con
cui sono composti. “Funzionare” non
è un verbo che mi piace particolarmente, ma i romanzi di questo scrittore giapponese di successo sono autentici ingranaggi ai quali tale verbo
sembra calzare perfettamente. Come
se qualcuno non si stancasse mai di
C
quattro grandi temi e, dietro di essi,
al loro interno, una storia d’amore;
esseri solitari alla ricerca di una
compagnia che un giorno hanno intravisto come possibile, fantasmi alla
ricerca dell’unità.
Tutto questo viene narrato mescolando molto abilmente il quotidiano
con il misterioso. In 1Q84 lo stesso
Murakami ci dà la chiave interpretativa dei suoi romanzi. «Anche se
l’opera è di taglio fantastico, i dettagli delle descrizioni sono estremamente realistici». Perciò il genere è
quello fantastico (e quale romanzo
in fondo non lo è?) ma l’approccio e
le descrizioni sono realistici e attac-
si accede però poco a poco, anche se
arriva un momento in cui al lettore
viene chiesto di fare un salto. E a
questo lettore incauto costerà dire
com’è giunto al momento in cui gli è
stata formulata quella richiesta. Il
fantastico sembra allora una conseguenza naturale, sebbene estrema, del
quotidiano, e si capisce pertanto perché siamo in molti, in moltissimi, noi
lettori che diamo questo voto di fiducia e ci decidiamo a saltare. Come se
non bastasse, in questo salto si allargano i confini della finzione, dove
tutto comincia a essere possibile, e
ciò con la libertà creatrice che comporta; si allargano anche i confini
della realtà e, naturalmente, quelli di
noi stessi. Ciò risulta inebriante, perché il romanzo comincia allora a essere un luogo di rivelazione.
L’ambito in cui bisogna formulare
le domande è ovviamente diverso da
quello abituale e, di certo, più grande, più vasto. Le risposte ottenute fino a quel momento non è che siano
sbagliate, ma semplicemente limitate, persino meschine. Inebria rendersi conto che stiamo in un mondo —
Haruki Murakami
cati all’immediato. Mediante questo
ricorso al quotidiano, Murakami
conquista il lettore comune, la cui
prospettiva è raramente sofisticata;
ed è così che lo porta all’accettazione del fantastico, che altrimenti potrebbe risultargli troppo strano o addirittura suscitare un certo rifiuto.
Come avviene nella fantascienza di
qualità, le fantasie murakaniane sono
sempre esplorazioni nel limite della
possibilità dell’umano, e perciò in tal
senso risultano d’interesse universale.
A questi paradisi o inferni fantastici
fisico e morale — molto più grande
di quello in cui immaginavamo di
stare. E naturalmente per questo si
diviene più umili. Si diviene discepoli, apprendisti, che è la condizione
ideale per leggere un romanzo: come
leggono i bambini, capaci di stupirsi, con fede, con abbandono, senza
quelle riserve che l’età — mal vissuta
— o la cultura — mal digerita — sembrano obbligarci ad avere.
Definire la letteratura di Murakami realismo magico di carattere
orientale e post-moderno è solo un
Resurrezione e compassione
Tutto cominciò in Galilea
di ANTONELLA LUMINI
Gesù è la resurrezione proprio mentre percorre la terra. Lo testimonia il racconto
della trasfigurazione in cui mostra agli
apostoli il suo corpo sfolgorante di luce.
A Pietro, Giacomo, Giovanni si aprono gli
occhi, come dopo la resurrezione. Vedono
l’invisibile. «Non parlate a nessuno di
questa visione, finché il Figlio dell’uomo
non sia risorto dai morti» (Matteo, 17,
9).La resurrezione si manifesta nel tempo,
mentre Gesù vive con i suoi discepoli, incontra le folle, divenendo da quel momento in poi un’esperienza viva che comincia
a veicolare, a sedimentarsi nelle cellule
Tintoretto, «La Resurrezione» (1578-1581, particolare)
dell’umanità, costituendone il livello più
avanzato, l’apice. La resurrezione innanzitutto si rende visibile nella compassione:
Gesù patisce con i sofferenti, partecipa il
loro dolore. C’è una stretta relazione fra
resurrezione e redenzione. La resurrezione
è forza redentrice. L’umanità risorta del
Cristo purifica, scioglie, trasfigura.
La redenzione richiede passione (da patior, patire), accettazione della sofferenza.
Questo non è un masochismo, come spesso si dice del cristianesimo, ma risveglio
che permette di affrontare la realtà tale e
quale è. Questo è possibile solo partecipando della resurrezione. La sofferenza è
vista, accettata, affrontata perché sostenuta
da un livello superiore di vita. È vissuta
mentre passa, ma anche riattraversata se
rimossa, fuggita, accantonata. La redenzione è quel processo che fa morire la
morte in noi, lo stato di morte, la volontà
di morte. Quella forza contraria alla vita
che ci domina, prende campo deviando
pensieri e azioni, trasformando gran parte
della nostra potenzialità creatrice in attività distruttrice. La redenzione scaturisce
dalla potenza della resurrezione.
Dopo la mia resurrezione vi precederò
in Galilea, dice Gesù. La Galilea rappresenta l’inizio di tutto. Qui prende vita il
regno dei cieli. Quando Gesù comincia a
manifestarsi al mondo, a rivelare la sua
umanità divina, sulla terra inizia il nuovo
regno. Più prende corpo, più si espande
attraendo l’umanità verso uno stato nuovo
di vita: stato di grazia, stato di risveglio e
resurrezione.
La Galilea è il luogo in cui i primi discepoli, i dodici, coloro che poi saranno mandati, gli apostoli, sono stati toccati
dall’amore di Gesù e che appena lo hanno
conosciuto, hanno lasciato tutto per seguirlo. È il luogo dell’innamoramento che dà
origine alla prima realtà di comunione, al
corpo mistico.
Questa connessione fra la Galilea e la resurrezione, vuol significare che, appena
Gesù, dando inizio alla vita pubblica, fa
conoscere la sua divina umanità, insieme rivela la sua resurrezione, lo stato di pienezza in cui umanità e divinità sono intrinsecamente unite. Proprio lì, in Galilea, gli
apostoli, i discepoli, avendo vissuto con
Gesù, hanno cominciato a partecipare di
questa pienezza umana, costituendo la cellula viva del primo nucleo di comunione.
Pietra fondante di uno stato di relazione
fra esseri umani in cui circola amore. Questo primo nucleo è la Chiesa, la nuova assemblea che riunirà uomini e donne di diverse razze, popoli, religioni, quindi non
più legati da vincoli di sangue e il cui corpo dovrà distinguersi all’interno del tessuto
sociale in quanto estraneo a rapporti di
possesso, dipendenza, violenza. Questa comunione diviene subito un fuoco vivo che
attrae, espande lo Spirito, l’amore di Gesù
che opera in essa, ma sappiamo poi quanta
umana pesantezza assume nello scorrere
dei secoli e dei millenni.
Nei romanzi di Murakami le meinutile tentativo d’inserire un’opera
artistica in uno modello. Murakami tafore acquistano un significato e un
non s’inserisce in categorie, le crea. valore nuovi: non sono più metafore
Alcuni dicono che combina abilmen- stilistiche, per definirle in qualche
te l’alta cultura con la letteratura da modo, bensì globali, strutturali. E si
supermercato. Di fatto dietro i suoi ha la sensazione che tutto sia metaromanzi ci sono riferimenti culturali fora di qualcosa, di qualcosa di
(da Sofocle a Orwell passando per estremamente importante, anche se
Bach e Balzac) e, inutile dirlo, riferi- non si sa bene di cosa.
menti “da supermercato” (dall’icona
Nel capitolo di 1Q84 intitolato “Il
del Kentucky Fried Chicken ai sette paese dei gatti”, per esempio, si parnani di Disney, passando per le ma- la di un paese vuoto di giorno e ingliette Smiley, il Johnny Walker o il festato di gatti di notte. Si tratta di
whisky Cutty Sark). In ogni caso un paese in cui le anime si possono
Murakami è di quelli che fanno perdere per sempre se non trovano il
scuola e non bisognerà attendere modo di uscire. Il narratore utilizzemolto per vedere proliferare la legio- rà questo paese in diverse occasioni
ne dei i suoi imitatori, come è acca- nel corso del racconto come grande
duto a Dickens nella sua epoca.
metafora del romanzo stesso, e ciò
Risulta quasi snervante la quantità perché i suoi protagonisti si ritrovadi luoghi comuni che popola le sue no persi e impossibilitati a trovare
pagine, la moltitudine di affermazio- una soluzione.
ni ovvie, con un certo retrogusto da
La complessità della trama e il rimanuale di autoaiuto, le infinite ri- corso alle metafore globali segnalano
petizioni che, in qualsiasi altro auto- il bisogno di una struttura solida e
re, apparirebbero intollerabili e ci fa- minuziosa. A tale riguardo è sintorebbero abbandonare la lettura. In matico che quasi tutte le storie di
Murakami, invece, per quanto tutto Murakami abbiano una lettura diaciò possa irritarci o ferire la nostra lettica, o quantomeno duale. In
sensibilità estetica, “funziona”. È 1Q84 i protagonisti sono due, un
strano ritrovarsi a leggere dialoghi di uomo e una donna: lui crea e lei diuna banalità sorprendente che tutta- strugge; la setta religiosa attorno a
via i suoi lettori — o forse bisogne- cui gira gran parte del racconto si
rebbe dire i suoi fan — leggono im- scinde in due correnti, una conciliaperterriti fino alla fine. Qual è il se- trice e una radicale; nel cielo del
greto di questa specie di sfrontata mondo alternativo che viene presenpresa in giro che risulta tanto effi- tato ci sono due lune; ci sono perceicace?
vers e receivers, le mother e le dauPer me non basta dire che Mura- ghter, una crisalide di aria che al suo
kami si prende il suo tempo per de- interno ne contiene un’altra e così
scrivere le cose, in particolare gli via. Tutta questa duplicità non può,
aspetti secondari, per i quali sembra evidentemente, essere casuale. È più
avere una particolare predilezione. di una strategia narrativa: è una filoBisogna dire piuttosto che, come sofia, un punto di partenza; è la ranella vita reale si perde, in un modo dice del conflitto.
o nell’altro, molto tempo, anche nei
Non serve dire che, attraverso tutromanzi di Murakami si deve perde- ti i suoi giochi di specchi — concavi
re del tempo perché si sprigioni e convessi — Murakami mostra come
quella gradevolissima impressione di il bene abiti nel cuore del male e vivitalità che di fatto l’autore
riesce a produrre. Sebbene
Murakami abbia dichiarato
Il lettore assiste meravigliato
che scrivere gli costa grande fatica, è evidente che si
ai giochi di destrezza narrativa
diverte molto a farlo. Si diE presto ipnotizzato dalla trama
rebbe quasi che si chieda fidimentica la logica
no a che punto riuscirà a
tenere in tensione la pazienza dei suoi lettori.
In modo particolare,
sembra divertirsi con la trama, ele- ceversa; e come da questa condiziomento che molti romanzieri contem- ne ibrida della realtà si sprigioni
poranei trascurano o sottovalutano. quell’ambiguità morale che caratteDei romanzi di Murakami, molto rizza il mondo, come anche la diffipiù di quelli di qualsiasi altro scrit- coltà a dare un giudizio univoco e
tore, si può dire con maggior fonda- definitivo. È questo, come noi che
mento che ogni romanzo è, in un scriviamo romanzi ben sappiamo, il
certo senso, un poliziesco. C’è intri- campo narrativo più propizio: la
go, c’è suspense. Il romanziere ha saggezza dell’incertezza, la fertile
raggiunto in questo campo un tale convivenza con la perplessità.
Tutti questi giochi di specchi conlivello di maestria che, come dimostra senza mai stancarsi, può gettare figurano — e non poteva essere diin aria quattro palline perché sa che, versamente — la struttura essenziale
prima o poi, s’incastreranno nel ce- dei romanzi di Murakami, oltre ad
alcuni “piani”, come la chiave ben
sto che ha preparato per loro.
Il lettore assiste meravigliato, na- temperata di Bach in 1Q84; due cicli
turalmente, a questo gioco di de- di preludi e fughe composti in tutte
strezza narrativa. All’inizio si do- le tonalità maggiori e minori della
manda come farà lo scrittore a far sì gamma cromatica. Questi ultimi riche tutto s’incastri, ma poi, ormai corsi sono, a mio parere, piuttosto
ipnotizzato, smette di preoccuparsi capricciosi e forzati, ma, in ogni cadella logica — vana preoccupazione so, rappresentano per l’autore un di— e assiste meravigliato a quel ballo vertimento e una sfida.
di palline che appaiono e scompaioUn’intelaiatura solida ed efficiente
no, s’incrociano, cambiano colore e — è ovvio — non può essere un frutdimensione nel loro andirivieni. Me- to puramente spontaneo o fortuito.
diante questo ballo, questa danza L’aspetto meraviglioso è che Muradella realtà, si arriva a perdonare il kami mostra fin dove gli conviene
fatto che ci sia qualche pallina che, l’architettura della sua cucina letteraalla fine, non s’incastra più di tanto, ria. Come in una gincana, dà piste
o qualcuna di cui non si sa più da seguire a noi lettori, che, come
nulla.
dei bambini, inconsapevoli del fatto
Il fatto che la trama sia importan- che giunti a un determinato punto il
te significa che lo stile letterario le è romanzo ci risucchierà, c’imbarchiacompletamente subordinato. Mura- mo alla ricerca del tesoro che vale la
kami non è di quegli innamorati del- pena trovare, per quello che riesce a
le parole che vi rimangono intrappo- mobilitare nel nostro cuore durante
lati, ma le mette interamente al ser- la ricerca.
vizio della storia, dell’orizzonte che
Era da molto tempo che nel panovuole aprire. Perciò il suo lessico e la rama della narrativa mondiale non
sua sintassi sono estremamente sem- nasceva un autentico creatore di faplici e diretti, sebbene molto più vole e miti. Abbiamo bisogno di torelaborati di quanto appaia a prima nare ai miti: l’anima se ne alimenta,
vista. In ogni caso il suo è un modo e oggi sono pochissimi gli scrittori
di scrivere estremamente visivo; non che, al di là del fatto di scrivere bec’è praticamente un solo paragrafo ne, o in modo intelligente, danno ai
da cui non si possa trarre un di- loro lettori quello di cui la loro anisegno.
ma ha bisogno per sentirsi viva.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 9 aprile 2015
Dopo una lunga malattia
Secondo le organizzazioni islamiche i raduni in luoghi improvvisati agevolano il radicalismo
I musulmani francesi
chiedono di raddoppiare le moschee
PARIGI, 8. Raddoppiare nel giro di
due anni il numero delle moschee in
Francia: è quanto ha auspicato il
rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, presidente del
Consiglio francese del culto musul-
Petizione
a Istanbul
per un tempio
buddista
ISTANBUL, 8. La costruzione di
un tempio buddista all’interno
dell’Università tecnica di Istanbul: a chiederla, attraverso una
petizione on line, che ha già
raccolto venticinquemila firme,
è una parte degli studenti
dell’ateneo, in risposta — riferisce l’Ansa — a quella che denunciano come una «islamizzazione rampante» dell’insegnamento pubblico in Turchia.
L’iniziativa è stata lanciata dopo che il rettore dell’università,
Mehmet Karaca, ha annunciato l’edificazione di una nuova
moschea, rilevando un’«enorme richiesta» in questo senso
da parte degli allievi.
†
La Congregazione delle Cause dei
Santi partecipa commossa al grave
lutto del Rev.do Mons. Giacomo
Pappalardo, officiale del Dicastero,
per la morte della sua amatissima
Madre
Sig.ra
RAFFAELLA DIQUATTRO
IN PAPPALARD O
e prega perché il Signore Risorto la
accolga nella luce del Suo Regno in
compagnia dei Santi e Beati.
†
Il Rettore, i Prorettori, il Senato Accademico, il Consiglio di Amministrazione, il Centro Pastorale, i Docenti, il Personale, i Laureati e gli
Studenti dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, raccogliendosi in
preghiera, partecipano al lutto per il
ritorno alla casa del Padre del
Prof.
FELICE MARTINELLI
laureato e poi docente per molti anni dell’Ateneo dei cattolici italiani, al
quale fu sempre legato da un profondissimo sentimento di appartenenza e al cui sviluppo ha contribuito, con straordinario spirito di servizio ed elevate competenze, come
componente degli organi direttivi. Il
suo generoso impegno didattico,
profuso nell’educazione di molte generazioni di giovani, la sua opera e
la sua testimonianza cristiana saranno sempre ricordate con grande riconoscenza e gratitudine dall’intera comunità universitaria.
Milano, 7 aprile 2015
†
L’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi
Superiori ricorda con gratitudine e
commozione il
Prof.
FELICE MARTINELLI
da lunghi anni presente nella vita
dell’Istituto quale Revisore dei conti
e componente gli Organi Direttivi.
Nei comuni ideali di vita cristiana,
Egli ha dato esempio di dedizione e
di profonda vicinanza ai nostri Enti
perseguendone con generosità le finalità istituzionali.
mano (Cfcm), intervenuto sabato
scorso alla trentaduesima Rencontre
annuelle des musulmans de France
organizzata al parco delle esposizioni di Parigi Le Bourget dall’Unione
delle organizzazioni islamiche di
Francia (Uoif), entità vicina ai Fratelli musulmani. Per i «sette milioni
di musulmani» residenti nel Paese —
ha detto Boubakeur — le attuali moschee «non sono sufficienti. Ci sono
molte sale di preghiera incompiute,
molte moschee che non sono state
costruite. Ne abbiamo oggi duemiladuecento. Occorre raddoppiarle, da
qui a due anni». D’accordo con lui,
ma con toni che riflettono le posizioni più radicali della sua organizzazione, il presidente dell’Uoif,
Amar Lasfar: «Bisogna — afferma —
che il numero delle moschee rifletta
il numero dei musulmani. Abbiamo
il diritto di costruire moschee e il diritto che i sindaci non si oppongano».
Un problema, quello delle cifre.
Secondo dati più o meno ufficiali, i
musulmani residenti in Francia non
sarebbero sette milioni (come ha
detto il presidente del Cfcm) ma tra
i quattro e i cinque milioni, e le moschee duemilaquattrocentocinquan-
ta, comunque un numero «insufficiente», a detta di un rapporto del
Senato. Sarebbero a oggi in via di
costruzione quasi quattrocento fra
moschee e sale di preghiera.
Altro problema è quello del finanziamento, in un Paese dove il sovvenzionamento pubblico dei luoghi
di culto è vietato e il Governo vorrebbe evitare aiuti economici provenienti da nazioni come il Qatar o
l’Arabia Saudita, assieme ad Algeria,
Marocco ed Egitto fra i maggiori finanziatori delle moschee in Francia.
Boubakeur non ha approfondito
questo argomento ma al raduno di
Le Bourget — in gran parte dedicato
alla figura di Maometto “profeta di
misericordia e di pace” — erano numerosi gli stand per effettuare le donazioni: «Viviamo in Francia, vogliamo pregare degnamente», ha spiegato alla France Presse Mohammed,
organizzatore della colletta per la
moschea di Muret, alla periferia di
Tolosa. Il progetto, per un totale di
750.000 euro, prevede due sale di
preghiera e una piccola scuola.
A tre mesi dai tragici attentati di
Parigi, di fronte alla crescita del sentimento antimusulmano, cavalcato
dal Front national, e all’opposizione
di alcuni sindaci, i responsabili islamici hanno spiegato che la costruzione di nuove moschee va incoraggiata perché si tratta di luoghi dove
incanalare l’educazione cultuale e
culturale dei giovani, evitando derive radicali. «Non c’è posto più sicuro della moschea per insegnare i veri
valori della religione e scongiurare il
suo sviamento», ha sottolineato Fouad Azizi, presidente dell’associazione dei musulmani di Le Havre:
«Oggi ci sono persone obbligate a
pregare nei parcheggi o sul marciapiede. Essere visibili non significa
essere dominanti; al contrario, permette di vivere meglio insieme».
Nel suo discorso, Boubakeur ha
inoltre insistito sulla necessità di
formare adeguatamente gli imam,
auspicando di arrivare presto a un
accordo con alcune università
parigine, relativamente alla componente non religiosa di tale formazione. Questi corsi punterebbero
all’obiettivo di «trasmettere ai nostri
imam la conoscenza della Francia,
della legge e delle tradizioni
francesi, affinché essi abbiano una
formazione completa, religiosa e repubblicana».
Fratelli di Taizé in Russia, Bielorussia e Ucraina celebrano la Pasqua con gli ortodossi
A braccia aperte
di ALOIS LÖSER
In questa Settimana santa le preghiere comuni ci hanno avvicinato a
Gesù. Lo abbiamo visto prendere il
cammino della sofferenza e della
morte. Sabato santo ci ha messo nel
silenzio di Dio, che Gesù ha conosciuto e condiviso con tanti uomini
e donne che hanno la sensazione di
essere abbandonati da Dio. E il
giorno della sua resurrezione, Gesù
ha vinto la morte. Come? Con il
suo amore che è stato più forte. Per
alcuni è difficile credere a ciò. Abbiamo tanta violenza nel mondo, e
in questi ultimi tempi si è scatenata
ancora di più. Giovedì scorso c’è
stato un terribile attentato in
un’università del Kenya, costato la
vita a centocinquanta giovani. Siamo tutti scioccati nel vedere situazioni in cui la vita umana non sembra più avere alcun valore.
Sono stato a Roma di recente. Lì
ho avuto un incontro personale con
Papa Francesco. Noi tutti sappiamo
quanto s’impegni per difendere i
poveri e chi subisce ingiustizie. Mi
ha detto che pregava con noi a Taizé in quest’anno nel quale ricordiamo fratel Roger. Vorrei chiedere a
tutti voi di pregare per lui. Affidatelo a Dio ogni giorno, anche se solo
per il tempo di un sospiro. Di Roma è rimasta impressa un’immagine
nella mia memoria. Nella chiesa del
Gesù, su un pannello erano affisse
Un nigeriano
per la Comunione
anglicana
LONDRA, 8. Il nigeriano Josiah
Idowu-Fearon sarà, a partire da
luglio, il nuovo segretario generale della Comunione anglicana. Classe 1949, vescovo di Kaduna, il presule è da tempo impegnato nel dialogo tra cristiani
e musulmani e nel movimento
ecumenico. Congratulazioni sono state espresse dal World
Council of Churches.
le foto, fatte poco prima della loro
esecuzione, dei ventuno cristiani
copti assassinati; in ginocchio, e dietro ognuno di loro c’era il boia con
un coltello. Morivano a causa della
loro fede. E quanti, anche tra i musulmani, muoiono perché non sono
dalla parte giusta! Non restiamo solo scioccati, o accusatori. Vedere
tutto ciò pone ognuno di noi di
fronte a domande quali: vuoi rivedere le priorità nella tua vita? Non
restiamo troppo spesso rinchiusi in
interrogativi e discussioni che in
fondo non sono poi tanto importanti? Vuoi essere artefice di pace? Allora comincia là dove vivi!
Conflitti armati devastano il Medio oriente, ma anche tanti altri luoghi del mondo. Lo scorso anno giovani ucraini sono venuti numerosi a
Taizé, dove hanno incontrato giovani russi. È stato emozionante vedere
lo sforzo che quei giovani facevano
per ascoltarsi reciprocamente. Allora
ci siamo chiesti che cosa potevamo
fare per mostrare la nostra solidarietà. È così nato il progetto di fare un
pellegrinaggio in tre tappe. La prossima settimana con quattro fratelli e
un centinaio di giovani di tutta Europa andremo a Mosca per celebrare la Settimana santa con i cristiani
ortodossi. La loro Pasqua si celebra
una settimana dopo la nostra festa
occidentale. Poi noi fratelli andremo
due giorni a Minsk, in Bielorussia.
E la terza tappa sarà in Ucraina,
dove altri giovani europei si uniranno a noi a Kiev e a Lviv. Andremo
a mani vuote, senza nessun altro
progetto se non quello di unirci ai
cristiani di questi Paesi nella celebrazione del mistero pasquale. Cristo è la nostra speranza. È vivo. Ci
riunisce. Non ha forse detto queste
parole: «Quando sarò innalzato da
terra attirerò a me tutti gli uomini»?
Allora vogliamo riunirci perché possa attirarci insieme nel suo amore.
Sono molto felice di vivere le celebrazioni pasquali con i cristiani di
questi tre Paesi. I canti, le parole, le
icone, i lumi, tutto esprimerà il mistero di Cristo che ama ogni essere
umano. Riporre la nostra fiducia in
Cristo non è sempre un sentimento
che ci tranquillizza. Ma ricordiamoci che egli ci dona sempre la sua pace, e con essa il coraggio di prendere decisioni forti che orientano la
nostra vita. Se ricevere la Pasqua di
Cristo potesse divenire la priorità
nella nostra vita, il mondo cambierebbe molto. La sera del Sabato
santo, noi fratelli siamo stati felici di
poter accogliere un nuovo fratello
nella nostra comunità, Roland, dei
Paesi Bassi. E, una settimana fa,
Con il Papa
per la pace
Prima della sua partenza,
mercoledì 8 aprile, per un
pellegrinaggio che lo porterà
a Mosca, Minsk, Kiev e
Lviv, il priore di Taizé si è
rivolto ai settemila giovani
di quarantacinque Paesi che
in occasione della Pasqua si
sono riuniti nella comunità
della Borgogna. Li ha
invitati in particolare a
pregare per il Papa. Ecco il
testo della sua meditazione.
Claudio dal Cile è entrato anche lui
nella nostra comunità. Fratel Claudio e fratel Roland si preparano ora
a dedicare tutta la loro vita a Cristo.
Cercheranno sempre di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Procedere
su questo cammino significa imparare ad aprire le nostre mani, a non
restare aggrappati ai nostri sogni e
ai nostri progetti, ma a prendere il
largo e a credere come figli che Dio
si prende cura di noi.
Sì, vorremmo abbandonarci a
Dio, vivere ogni giorno della pace
di Cristo, come nutrimento. In ciò
ci sosteniamo tra fratelli. La comunione tra cristiani è un sostegno inestimabile. Ecco, là dove siete, cercate un appoggio nella comunione
con altri cristiani. La comunione fra
tutti coloro che amano Cristo è una
fonte incomparabile di gioia. Questa settimana l’abbiamo potuto vivere insieme qui. E a sostenerci sono
anche credenti che ci hanno preceduto. Uno di essi, che ha vissuto in
Russia, Serafino di Sarov, ha detto:
«Ottieni la pace e una moltitudine
la troverà attorno a te».
È morto il cardinale
Turcotte
È morto mercoledì 8 aprile il cardinale canadese Jean-Claude Turcotte, arcivescovo emerito di Montréal. Da tempo gravemente malato, era ricoverato
all’Hôpital Marie-Clarac della sua città. Nato a Montréal il 26 giugno
1936, era stato ordinato sacerdote il 24 maggio 1959. Eletto alla Chiesa titolare di Suas il 14 aprile 1982 e nominato vescovo ausiliare di Montréal,
aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 29 giugno 1982. Quindi il 17 marzo 1990 era stato nominato arcivescovo di Montréal. Giovanni Paolo II lo
aveva creato e pubblicato cardinale, del titolo di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e dei Santi martiri Canadesi, nel concistoro del 26 novembre
1994. Il 20 marzo 2012 aveva rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi.
Le condizioni di salute del cardinale Turcotte erano da tempo
molto compromesse e in progressivo peggioramento. L’arcidiocesi di
Montréal aveva, a più riprese, informato
l’opinione
pubblica
dell’evoluzione della sua malattia
e dei continui ricoveri ospedalieri.
Così il porporato ha vissuto anche
questa difficile prova in comunione con la sua gente, soprattutto
attraverso la preghiera offerta nella sofferenza.
Era nato a Montréal in una famiglia numerosa: aveva sei fratelli
ed era figlio di un impiegato in
un piccolo negozio di elettronica.
Dopo aver studiato nella scuola
parrocchiale di San Vincenzo de’
Paoli a Laval e compiuto gli studi
classici al collegio André-Grasset
tra il 1947 e il 1955, era entrato nel
seminario maggiore di Montréal,
proseguendo gli studi teologici e
conseguendo il diploma in teologia. Aveva ricevuto l’ordinazione
sacerdotale nel 1959, nella chiesa
di San Vincenzo de’ Paoli a Laval,
da monsignor Laurent Morin.
Il suo primo incarico, per due
anni, era stato quello di vicario alla parrocchia di San Matteo apostolo. Poi, dal 1961 al 1964, era
stato assistente e cappellano diocesano della Jeunesse Indépendante Catholique Féminine (Jicf)
e del Mouvement des Travailleurs
Chrétiens (Mtc).
Aveva quindi approfondito i
suoi studi in Francia, nella facoltà
cattolica di Lille, coronandoli nel
1965 con il diploma in pastorale
sociale. Al ritorno in Canada aveva continuato a lavorare, fino al
1967, come cappellano diocesano
della Jicf e del Mtc.
Dal 1967 al 1974 aveva ricoperto
diversi
incarichi
nell’ambito
dell’ufficio del clero: responsabile
dei seminaristi della diocesi di
Montréal, segretario della Commission des traitements, responsabile degli studi e della formazione
permanente del clero. Nel 1974 era
divenuto anche direttore dell’ufficio per la pastorale parrocchiale.
Il 25 settembre 1981 monsignor
Paul Grégoire lo aveva nominato
vicario generale di Montréal e
coordinatore generale della pastorale. Nel 1982 era divenuto vescovo ausiliare, ricevendo l’ordinazione episcopale dallo stesso monsignor Grégoire. Servir le Seigneur
dans la joie il motto da lui scelto.
In veste di delegato dei vescovi
del Québec presso il Governo
provinciale, si era occupato in prima persona della visita di Giovanni Paolo II, avvenuta nel settembre 1984. Era stato inoltre incaricato del coordinamento della visita papale nella diocesi di Montréal. E nel 1990 era divenuto arcivescovo di Montréal.
Nel 1994 aveva partecipato alla
nona assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata. E nel 1997 aveva fatto parte
della commissione per il messaggio finale dell’assemblea sinodale
speciale per l’America.
Il suo stile pastorale era fatto di
semplicità e di accoglienza. Aveva
a cuore soprattutto la questione
della rievangelizzazione: credeva
fermamente nella necessità di un
nuovo annuncio del Vangelo a
tutta la società, soprattutto ai più
poveri, i giovani e i lavoratori.
La sua attenzione alle problematiche giovanili lo aveva portato
a partecipare in prima persona a
diverse edizioni della giornata
mondiale della gioventù. In particolare a Denver nel 1993 e a Parigi
nel 1997, aveva tenuto catechesi ai
giovani di lingua francese. Aveva
anche preso parte alle giornate di
Roma, Toronto e Colonia.
Nell’ambito dell’episcopato canadese era stato presidente e vicepresidente della Conferenza episcopale, oltre che, per vent’anni,
membro del consiglio permanente.
Molti i riconoscimenti a lui attribuiti: tra questi, il dottorato in
teologia della McGill University
di Montréal e quello in diritto
della Concordia University, sempre a Montréal. L’11 settembre
2008 aveva restituito la medaglia
di membro dell’Ordine del Canada, di cui era stato insignito nel
1996, in segno di protesta contro
l’assegnazione della stessa al medico abortista Henry Morgentaler.
«La mia coscienza mi costringe a
riaffermare le mie convinzioni circa il rispetto della vita dal concepimento fino alla morte» erano
state le sue parole per rimarcare le
ragioni della scelta.
Aveva fatto parte del Consiglio
dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici
della Santa Sede, della Prefettura
degli affari economici della Santa
Sede, della Congregazione per
l’evangelizzazione dei popoli, della Congregazione delle cause dei
santi e del Pontificio Consiglio
delle comunicazioni sociali. Aveva
anche partecipato ai conclavi che
hanno eletto Benedetto XVI e
Francesco.
Lutto nell’episcopato
Monsignor Luis María Pérez
de Onraita Aguirre, arcivescovo emerito di Malanje, in
Angola, è morto venerdì
scorso, 3 aprile, alle ore
14.30, nella clinica Girasol di
Luanda.
Il compianto presule era
nato in Gauna, nella diocesi
spagnola di Vitória, il 12
aprile 1933, ed era stato ordinato sacerdote l’11 agosto
1957. Arrivato nello stesso
anno in Angola come prete
missionario Fidei donum, il
30 dicembre 1995 era stato
nominato vescovo coadiutore di Malanje e aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il
10 marzo 1996. Succeduto
per coadiuzione il 27 agosto
1998, quando la diocesi era
stata elevata ad arcidiocesi il
12 aprile 2011 ne era divenuto primo arcivescovo. Aveva
rinunciato al governo pastorale il 19 maggio 2012. Le
esequie si celebrano giovedì
9 aprile a Malanje.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 9 aprile 2015
pagina 7
in cui una famiglia di Roma offre un
piccolo dono — in questo caso una
colomba pasquale, simbolo della pace e del bene, ma anche della condivisione — a una famiglia dell’Iraq.
Così ho potuto portare ben seimila
di questi dolci, che hanno avuto un
grandissimo successo, oltre che somme di denaro messe a disposizione
dal Pontefice.
A colloquio con il cardinale Fernando Filoni di ritorno dalla missione in Iraq
Il sassolino
e la colomba
di GIANLUCA BICCINI
«La Chiesa che Francesco vuole è
aperta e vicina alla sofferenza. Per
questo il Papa è stato molto contento che abbiamo potuto essere presenti tra i rifugiati iracheni durante
la settimana santa». Di ritorno dalla
missione in Iraq, il cardinale Fernando Filoni è stato ricevuto martedì sera a Santa Marta dal Pontefice, al
quale ha riferito le impressioni di
quello che considera anzitutto un
pellegrinaggio: «Ogni luogo visitato
— ha spiegato il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione
dei popoli in quest’intervista al nostro giornale — è stata una stazione
della Via crucis che questa gente vive quotidianamente».
Quali sono state le tappe principali del
viaggio?
Ho trascorso la domenica delle
Palme ad Amman, in Giordania, dove i rifugiati sono ospitati presso alcune parrocchie; poi mi sono trasferito a Baghdad, in Iraq, dove ho visitato dei centri di raccolta. Ma è
stato nel nord, nelle zone del Kurdistan iracheno, che ho trascorso la
maggior parte del tempo, celebrando
i riti della Pasqua e incontrando le
famiglie, non solo cristiane, in fuga
dalle violenze del cosiddetto Stato
islamico e le autorità religiose e istituzionali che si occupano della loro
accoglienza.
Che atteggiamento ha riscontrato da
parte dei leader politici?
Anzitutto vorrei ringraziarli per
avermi permesso in breve tempo di
organizzare e compiere questo pellegrinaggio molto bello. In particolare
il presidente del Parlamento iracheno, che ha voluto inviare una lettera
al Papa nella quale, oltre a invitarlo
a visitare il Paese, ha affermato che i
cristiani non devono lasciare l’Iraq,
perché sono parte della ricchezza
della nazione, e ha assicurato leggi
All’udienza generale di mercoledì 8
aprile, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi:
adeguate nel rispetto di tutti. Quindi la presenza dei cristiani è in linea
con la visione del futuro assetto che
hanno i leader iracheni. Sulla stessa
lunghezza d’onda anche il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani,
con cui ho avuto un colloquio di 45
minuti, così come il primo ministro
e il presidente del Parlamento, per i
quali i cristiani sono cittadini a pieno titolo. Ora si tratta di prendere
atto della realtà in cui essi si trovano
e, nella prospettiva della liberazione
del territorio, di dare loro garanzie
per un ritorno nei villaggi attualmente occupati o teatro di scontri. E
lo stesso può dirsi a livello più locale, visto che ovunque governatori e
sindaci mi hanno manifestato gratitudine per questa visita.
E per quanto riguarda i capi religiosi?
Ho incontrato quasi tutti i vescovi
cattolici che vivono nell’area, oltre al
nunzio apostolico Giorgio Lingua e
al patriarca di Babilonia dei caldei
Louis Raphaël Sako. In ogni circostanza mi hanno mostrato l’impegno
profuso nell’accoglienza dalla Chiesa, la quale non fa distinzione di religione o di riti. Al punto che soprattutto nel nord-ovest hanno trovato riparo nelle nostre parrocchie
numerose famiglie di yazidi, di shabak e di musulmani sunniti provenienti da Fallujah, Mossul e Ramadi, che non accettano la visione integralista e violenta degli jihadisti.
Cosa può dirci sulla minoranza yazida?
Ho avuto modo di parlare con il
loro leader spirituale Baba Sheik e i
saggi che lo accompagnavano. Ha
ricordato con gioia l’incontro con
Papa Francesco e ha espresso gratitudine per il tempo che gli ha dedicato. Ha avvertito in lui un atteggiamento di condivisione per le sofferenze atroci che ha dovuto subire il
suo popolo e si è potuto rendere
conto che la Chiesa si è fatta portavoce delle sue sofferenze. Ho anche
visitato il loro tempio, per una manifestazione di vicinanza non solo formale. La stessa dimostrata anche
verso alcune madri con i loro bambini, che sono venute per la prima volta in una chiesa cristiana per trascorrere del tempo insieme. Considero
queste esperienze una forma di
evangelizzazione indiretta, perché
nel dolore e nelle sofferenze comuni
Dio ci parla e ci rende fratelli.
In che modo è organizzata l’ospitalità?
I luoghi sono vari: ad Arbil, per
esempio, ci sono case prese in affitto
attraverso la Caritas e le ong che si
accollano i costi per poter ospitare
due o tre famiglie in un appartamento; poi ci sono le scuole o altri edifici come il grande mall, che non è
stato ultimato, ove hanno trovato riparo numerosi nuclei. I divisori sono
costituiti da tende: si creano così
spazi dormitorio di 5 o 6 metri quadri, che al mattino, quando vengono
tolti i materassi, sono usati per la vita quotidiana. Naturalmente le condizioni sono disagiate: pensiamo alle
difficoltà incontrate da anziani, bambini e disabili; per non parlare dei
problemi igienico-sanitari. Eppure
c’è la volontà politica di aiutarli, come dimostra il fatto che 480 famiglie
stanno per essere trasferite in campi
attrezzati con container o caravan.
E poi naturalmente ci sono le parrocchie.
Certamente. Da Duhoc ad Arbil,
da Suleimanjia ad Alqosh, ovunque
le comunità hanno aperto le porte.
E ognuna è riuscita secondo le proprie possibilità ad assicurare ospitalità per questa gente. Ad Alqosh,
inoltre, il centro storico che era quasi disabitato sta riprendendo vita
proprio grazie all’insediamento dei
rifugiati nelle antiche abitazioni abbandonate. La Caritas in questo senso sta facendo un lavoro encomiabile
ed equanime, al fine di evitare che
possano sorgere piccole gelosie.
Come è stata accolta la sua presenza
dalla gente comune?
In tutti i villaggi, così come nei
campi allestiti nelle città, ho trovato
affetto. Le persone hanno molto apprezzato. Nelle case e nelle parrocchie in cui mi sono recato ogni volta
mi veniva ripetuto: «La sua presenza
è benedizione per noi». E tutti gli
incontri si sono conclusi con una
preghiera e una benedizione. Parlan-
do con loro, li ho esortati a non perdere la speranza, assicurando che
noi non li abbiamo mai dimenticati
e non li dimentichiamo. Inoltre li ho
incoraggiati a guardare avanti.
Ha anche portato segni di solidarietà
concreta?
C’è un piccolo proverbio arabo
che dice: quando vai a visitare, se
non hai altro, nella tua povertà, porta almeno un sassolino. In questa
prospettiva abbiamo coinvolto la
diocesi del Papa in una esperienza
Intelligenza, cuore e mani
«Essere ponte fra la libertà dell’uomo e della donna e
la libertà di Dio»: è questo il delicato compito dei formatori alla vita consacrata. Lo ha evidenziato l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società
di vita apostolica, dicastero che, in occasione dell’anno
della vita consacrata, ha organizzato dal 7 all’11 aprile a
Roma il congresso internazionale dedicato proprio ai
formatori sul tema «Vivere in Cristo secondo la forma
di vita del Vangelo».
L’arcivescovo segretario ha guidato la veglia di preghiera che, alla presenza del prefetto della congregazione, il cardinale João Braz de Aviz, ha aperto martedì sera il congresso nella parrocchia di San Gregorio
VII. Il presule, seguendo le letture bibliche proposte
per la meditazione, ha sottolineato che il processo formativo di un consacrato è permanente, in quanto tende
all’«assimilazione progressiva dei sentimenti di Cristo
verso il Padre», a una «trasformazione “dell’amante
nell’Amato”», e che la formazione «deve toccare non
soltanto l’intelligenza, ma il cuore e le mani, poiché
deve sempre arrivare alla vita quotidiana».
From Ireland: Pilgrims from the
Archdiocese of Tuam; Newly ordained deacons from the Pontifical
Irish College with family members
and friends; Students and staff from
St Mary’s College, Dundalk, County
Louth.
From Sweden: Pilgrims from Voxtorp Lutheran Church of Sweden,
Diocese of Växjö.
From Nigeria: A group of pilgrims.
From Japan: A group of pilgrims.
From Thailand: A group of pilgrims.
Roccella; Associazione Amici della
musica, di Aradeo; Associazione
ARCA ENEL Lombardia; Associazione Un ponte per...; Associazione
Maria Santissima di Pompei, di Frignano; Associazione nazionale forestali, di Ravenna; Presidio ospedaliero, di Sciacca; Terz’Ordine francescano secolare, di Stroncone; Delegazione della giusta gestione tecnica
dell’economia; Coro polifonico delle
Terme di Sciacca; gruppo del «Circo
degli orrori»; gruppi di studenti: Liceo Montalcini, di Molfetta; Istituto
Fazzini-Mercantini, di Grottammare;
Scuole medie zona Ottava, di Brescia; Istituto comprensivo, di Marostica; Scuola Maria Ausiliatrice, di
Bologna; Scuola Nievo, di San Donà di Piave; gruppi di fedeli da: Fara Sabina, Tagliacozzo, Somaglia,
Montorio al Vomano, Lecco, Bergamo, Scafati.
Dalla Svizzera: Missione cattolica
italiana, di Pratteln; Parrocchia San
Cristoforo, di Caslano.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Croazia; Repubblica Ceca; Romania.
I polacchi: Pielgrzymka z Centrum
Formacji
Odnowy
w
Duchu
Świętym «Wieczernik» z Magdalenki koło Warszawy i z Akademii
Sztuki ze Szczecina; pielgrzymi indywidualni.
De France: Collège Saint-JeanBaptiste, de Guérande; collège
Saint-Joseph, de Ruoms; collège
Frassati, de Mandres; lycée privé,
Saint-Bonnet-de-Galaure; Les amis
de la Cathédrale de Reims.
De Suisse: Groupe de servants de
Messe, de Bulle; groupe de servants
de Messe, de Morges.
De Belgique: Groupe de pèlerins
du diocèse de Namur; Apostolat de
la prière, de Bruxelles; Unité pastorale d’Auderghem, Ixelles, Watermael-Boisfort.
De Londres: Groupe de la Communauté catholique congolaise.
From England: Pilgrims from the
following parishes: Our Lady of
Mercy and St Joseph, Lymington,
Hampshire; Faithful Virgin, Norwood, London; Students and staff
from St Edmund’s Catholic School,
Portsmouth.
Tutte aspettano di poter tornare
nelle loro case, nei loro villaggi. Non
interessa loro se troveranno distruzioni e saccheggi, non le spaventa la
ricostruzione. E noi siamo pronti ad
aiutarle a ricominciare. Non ho trovato nessuno che abbia manifestato
l’intenzione di lasciare l’Iraq, almeno
tra gli uomini e le donne con cui ho
dialogato nel Kurdistan. Un uomo
ad Alqosh mi ha confidato: «Noi
siamo grati prima di tutto a Dio che
ci ha fatto preservare la fede. E noi
vogliamo continuare a vivere nella
nostra tradizione e nella nostra cultura. Già questo è un dono immenso, perché altri sono stati obbligati a
rinunciare alla loro fede o sono stati
colpiti da lutti o violenze».
A Roma il congresso internazionale per i formatori alla vita consacrata
Di questi aspetti e di tutte le esigenze formative nei
contesti contemporanei, così come dei fondamenti
dell’identità della vita consacrata nella Chiesa, si è cominciato a discutere mercoledì mattina. Tra i primi interventi durante la sessione inaugurale, svoltasi all’hotel
Ergife, quello del cardinale Braz de Aviz, che richiamando la lettera apostolica scritta da Papa Francesco
per l’anno della vita consacrata, ha approfondito il tema: «Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con
speranza».
Il congresso vedrà la partecipazione di milleduecento formatori provenienti da tutto il mondo e, dopo gli
interventi introduttivi, sarà articolato in sette relazioni,
diciassette laboratori, una tavola rotonda e un forum
conclusivo al quale parteciperanno il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero,
l’arcivescovo Rodríguez Carballo e l’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica. È prevista anche la stesura di un
messaggio finale.
Gruppi di fedeli in piazza San Pietro
Da diversi Paesi: Religiosi Redentoristi; Diaconi Gesuiti, con i Familiari; Domenicane della Presentazione;
Suore di Nostra Signora della Mercede; Istituzione Teresiana.
Dall’Italia: Ragazzi e adolescenti
della Professione di Fede, dell’Arcidiocesi di Milano; Giovani cresimati
della città e della Diocesi di Treviso;
Adolescenti della Diocesi di Cremona; gruppi di fedeli dalle Parrocchie:
Santi Faustino e Giovita, in Quinzano d’Oglio; Santi Pietro e Paolo, in
Brescia; Regina della pace, in Zanano di Sarezzo; Sant’Andrea, in Pompiano; Santi Faustino e Giovita, in
Siviano di Monte Isola; Sant’Antonio abate, in Castelcovati; Sant’Antonio abate; Patrocinio della Beata
Vergine Maria, in Pian Camuno;
Sant’Apollonio, in Bovezzo; Santi
Giovanni Battista e Maurizio, in Caravate; Cristo Re, in Cremona; San
Giulio, in Cassano Magnago; Santi
Giusto e Donato, in Monteroni
d’Arbia; San Sabino, in Canosa di
Puglia; Maria Santissima Addolorata, in Tuturano; Maria Santissima
Desolata, in Bagnoli; San Nicola, in
Melicucco; Sacro Cuore, in Rossano
Calabro; Madonna della neve, in
Portichetto Luisago; San Giulio, in
Cugliate Fabiasco; San Giacomo, in
Ospitaletto; San Bartolomeo, in
Busseto; San Giuseppe Artigiano, in
San Giovanni Rotondo; Zona pastorale di Caraglio e Valle Grana; Vicariato della Valle d’Intelvi; Comunità
pastorale Madonna delle lacrime, di
Treviglio; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di: Orgiano, Lonigo, Voltabarozzo, Lavenone, Nozza, Vestone,
Borgo di Terzo, Berzo, Grone, Cermenate, Verano, Briosco, Missaglia,
San Bassano, Picenengo, Senna Lodigiana, Pollenzo, San Felice Circeo;
Associazione familiari vittime della
strada; Associazione volontari soccorso assistenza, di Cornate d’Adda;
Associazione sportiva Esplora, di Rimini; Associazione sportiva atletico
Campofelice, di Campofelice di
Che prospettive hanno oggi le famiglie
irachene?
From Canada: Pilgrims from St
Joseph Parish, Diocese of Peterborough.
From the United States of America:
Pilgrims from the Archdiocese of
Milwaukee, Wisconsin; Pilgrims
from St Peter Martyr Parish, Pittsburg, California; The Diocesan
Choir
from
the
Diocese
of
Metuchen, New Jersey; Students
and faculty from: University of Auburn, Alabama; Kearney High
School, New Jersey; Red Bank Regional High School, Little Silver,
New Jersey; Dominican Academy
High School, New York City, New
York; St Francis Xavier High
School, New York City, New York;
Trinity Academy School, Pewaukee,
Wisconsin.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Maria Heimsuchung, Alsdorf-Schaufenberg;
Liebfrauen,
Bottrop; St. Vitus, Burglengenfeld;
St. Marien, Buseck; St. Aegidius,
Dietfurt; St. Blasius, Dietmannsried;
St. Vincentius, Dinslaken; St. Nikolaus, Ebermannstadt; St. Georg,
Nesselröden, Eichsfeld; Pfarrverband
Erdinger Moos; St. Vinzenz von
Paul, Landshut; St. Michael, Mettenheim; St. Clemens, Münster; St.
Marien, Rachtig; St. Franz Xaver,
Thyrnau; St. Joseph, Tutzing; Pilgergruppen aus dem Bistum Münster; Erzbistum Paderborn; Bistum
Passau; Bistum Regensburg; Pilgergruppen aus Dingolfing; Ellwangen;
Grafenau;
Kesseldorf;
Konzing;
Maxhütte-Haidhof; aus dem Oldenburger Münsterland; Rain am Lech;
Regensburg; Schweinfurt; Waghäusel; Seminaristen aus dem Bistum
Speyer in Begleitung S.E.R. Dr.
Karl-Heinz Wiesemann, Bischof;
Pfarrgemeinderatsvorsitzende
der
Seelsorgsregion Süd aus dem Erzbistum München und Freising in Begleitung S.E.R. Wolfgang Bischof,
Weihbischof; Ökumenische Gruppe
aus Drensteinfurt; Collegium Orientale, Eichstätt; Ökumenische Gruppe
aus Grünwald; Katholische Erwachsenenbildung, Marktredwitz; Katholische Kroatische Mission, Reutlingen; Kirchenchor «Cantate Domino» aus der Pfarrei St. Sebald,
Schwabach; Taktisches Luftwaffengeschwader 33, Cochem; Rotex 1800,
Goslar; Ministranten aus folgenden
Pfarreien: St. Cyriakus, Bottrop;
Maria Heimsuchung, Gosseltshausen; Pfarrverband Kirchanschöring;
St. Albertus Magnus, Lauingen;
Maria Himmelfahrt, Marienthal; St.
Jakob, Schwandorf; St. Agatha,
Staufen; St. Nikolaus, Unterthingau;
St. Emmeram, Windischeschenbach;
Ministranten und Jugendchormitglieder aus der Pfarrei Maria Himmelfahrt, Walleshausen; Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Jakobus, Abenberg; St. Benno, Dresden; Hl. Kreuz, Feldafing; St. Peter
und Paul, Maria Verkündigung,
Künzing-Forsthart;
Stadtpfarrei
Nabburg; Verklärung Christi, Naila;
St. Pankratius, Schwandorf; St. Johannes Baptist, Schweitenkirchen;
St. Georg, Steinkirchen; Pilgergruppe aus Gelsenkirchen-Buer; Schemmerhofen; Jugendgruppe aus der
Pfarrei St. Michael, Freiburg.
Aus der Republik Österreich: Pilger
aus Althofen; Maria Enzersdorf; De-
legation aus dem Bundesministerium
für Europa, Integration und Äußeres
in Begleitung des Außenministers
Sebastian Kurz; Pilgergruppe aus
der Benediktinerabtei St. Blasius zu
Admont.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Katholische Mission, Pratteln, Muttenz und Birsfelden; Firmgruppen aus folgenden Pfarreien:
Baden; St. Clara, Basel; St. Franziskus, Riehen.
Uit het Koninkrijk der Nederlanden
en uit het Koninkrijk Belgie: Pelgrimsgroep uit dekenaat Heerlen en pilgrims van Bisdom Hasselt (belgië).
Uit het Koninkrijk Belgi: Sint-Catharinacollege, Geraardsbergen.
De España: Institución Teresiana;
grupo de peregrinos de la Diócesis
de Almería; Parroquia San Juan de
Ribera, de Valencia; Parroquia Santos Juanes, de Xàtiva; Parroquia Espíritu Santo, de Badajoz; Parroquia
Nuestra Señora del Consuelo, de Altea; grupo vocacional «Alma Mater
Salvatoris», de Cartagena; grupo de
catequistas, de Bilbao Real Colegiata de Roncesvalles; Colegio Mayor
de la Presentación, de Valencia; Colegio Trinidad, de Córdoba; Colegio
Josefinas, de Cáceres; Colegio Ies
Ribeira; Instituto Terra de Xallas, de
Santa Comba; Parroquia San José,
de Ontinyent.
De México: Instituto de educación
Naciones Unidas, de Monterrey; Esne Radio Católica El Sembrador, de
Guadalajara; grupo de peregrinos de
Tijuana.
De Argentina: grupos de peregrinos.
De Portugal: Associação teatro de
construção, de Perafita, Matosinhos;
Colégio Nossa Senhora da Boa Nova, do Estoril.
Do Brasil: Paróquia Santa Rita de
Cássia, de Santa Rita do Passa Quatro.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 9 aprile 2015
All’udienza generale Papa Francesco parla della sofferenza dei piccoli
I bambini non sono un errore
Il loro grido è un’accusa al sistema degli adulti
Ai bambini «rifiutati, abbandonati,
derubati della loro infanzia e del loro
futuro», Papa Francesco ha dedicato
la catechesi dell’udienza generale di
mercoledì 8 aprile, in piazza San
Pietro. Completando la riflessione
sull’infanzia iniziata il 18 marzo
scorso, il Pontefice ha ricordato che la
sofferenza dei bambini è «un grido che
sale a Dio e che accusa il sistema che
noi adulti abbiamo costruito».
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nelle catechesi sulla famiglia completiamo oggi la riflessione sui bambini, che sono il frutto più bello della benedizione che il Creatore ha dato all’uomo e alla donna. Abbiamo
già parlato del grande dono che so-
Per la pace
nella Repubblica
Democratica
del Congo
Una «preghiera per la pace e la
riconciliazione» nella Repubblica
Democratica del Congo: con
questa intenzione una folta
rappresentanza della comunità
cristiana congolese residente a
Londra ha voluto incontrare
Francesco in piazza San Pietro.
Accompagnati dal loro cappellano,
padre Noël Mpari, sono venuti per
chiedere al Papa proprio di
«pregare insieme» con loro.
«Viviamo un momento
particolarmente difficile della
nostra storia — spiegano —
specialmente nella regione di BeniButumbo, ma anche nella stessa
capitale Kinshasa». Per questa
ragione, dicono, «tutti dobbiamo
fare in modo che non venga più
versato sangue innocente». E che
si trovino presto «le vie giuste per
la pace e la giustizia, come chiede
incessantemente a gran voce il
nostro cardinale Laurent
Monsengwo Pasinya».
A parlare con Francesco di «strade
di riconciliazione e giustizia» sono
venuti dal Brasile anche trenta
ragazzi dell’associazione Casa do
Menor São Miguel Arcanjo,
fondata dal missionario piemontese
Renato Chiera «per strappare
bambini e adolescenti
all’abbandono, alla droga e alla
condanna di morire violentemente
prima di arrivare a vent’anni».
Il missionario, cresciuto nella
spiritualità del movimento dei
Focolari, lavora in Brasile dal 1978,
«precisamente nella grande
periferia di Rio de Janeiro, la
Baixada Fluminense, una delle aere
più sofferenti e problematiche in
assoluto». In questi giorni di
permanenza in Italia, fino al 27
aprile, i ragazzi della Casa do
Menor stanno mettendo in scena
lo spettacolo Lasciateci sognare in
alcune città «per suscitare speranza
e solidarietà».
«Giustizia, difesa dei diritti dei più
deboli, lotta al narcotraffico, al
lavoro schiavo e alla tratta delle
persone» sono il pane quotidiano
del servizio di Alejandro Amor,
defensor del pueblo a Buenos Aires.
«In questo mio impegno — dice —
sto trovando un grande sostegno
nella testimonianza personale di
Papa Francesco».
Significativa, poi, la presenza di
padre Alejandro Tilve, provinciale
della compagnia di Gesù per
l’Argentina e l’Uruguay. «In
pratica sono il successore di padre
Bergoglio in questo servizio»
spiega, «anche se solo di recente
Uruguay e Argentina sono stati
messi insieme». E, aggiunge,
«sono venuto anche per incontrare
i tanti gesuiti dei due Paesi che
lavorano a Roma». All’udienza
erano presenti anche i nove nuovi
diaconi — ordinati martedì 7 — del
collegio internazionale del Gesù.
Provengono da Croazia, Haiti,
Indonesia, Portogallo, Stati Uniti
d’America, Timor Est, Vietnam e
Italia. Ad accompagnarli familiari e
formatori.
no i bambini, oggi dobbiamo purtroppo parlare delle “storie di passione” che vivono molti di loro.
Tanti bambini fin dall’inizio sono
rifiutati, abbandonati, derubati della
loro infanzia e del loro futuro. Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi,
che è stato un errore farli venire al
mondo. Questo è vergognoso! Non
scarichiamo sui bambini le nostre
colpe, per favore! I bambini non sono mai “un errore”. La loro fame
non è un errore, come non lo è la
loro povertà, la loro fragilità, il loro
abbandono — tanti bambini abbandonati per le strade; e non lo è neppure la loro ignoranza o la loro incapacità — tanti bambini che non sanno cosa è una scuola. Semmai, que-
D all’arcidiocesi di Milano sono
arrivati 0ttomila adolescenti «in
vista della loro professione di fede»
È «una tradizione viva e bella»
commenta il vescovo ausiliare,
monsignor Pierantonio Tremolada,
che ha guidato il gruppo con don
Samuele Marelli, direttore della
fondazione degli oratori milanesi e
responsabile diocesano del servizio
ragazzi e adolescenti, che spiega:
«La preghiera sulla tomba degli
apostoli — martedì abbiamo
partecipato alla messa celebrata in
San Pietro dal cardinale Angelo
Comastri — e l’incontro personale
con il Papa sono i due punti forti
del nostro itinerario».
Accanto a loro anche ducento
giovani croati che, un anno fa,
hanno dato vita al grande incontro
nazionale a Dubrovnik — vi
presero parte trentacinquemila
ragazzi — sul tema della «vera
libertà cristiana e nel vivo ricordo
della testimonianza di san
Giovanni Paolo II». Con loro il
vescovo di Dubrovnik, monsignor
Mate Uzinić. «Proprio la capacità
di saper “maneggiare” la libertà è
oggi più che mai una questione
decisiva per i nostri giovani. E la
Chiesa cerca di stare al loro fianco
per accompagnarli nel cammino di
formazione, rilanciando i valori
autentici su cui centrare la vita».
Particolarmente significativo,
infine, l’abbraccio di Papa
Francesco ai rappresentanti
dell’associazione italiana che
riunisce i familiari delle vittime
della strada: «Ogni anno in Italia
scompare un paese di cinquemila
persone: tante, infatti, sono le
vittime sulle strade». E purtroppo
bisogna anche aggiungere
«trecentomila feriti e oltre
ventimila disabili gravi, vittime di
questa guerra non dichiarata».
sti sono motivi per amarli di più,
con maggiore generosità. Che ne
facciamo delle solenni dichiarazioni
dei diritti dell’uomo e dei diritti del
bambino, se poi puniamo i bambini
per gli errori degli adulti?
Coloro che hanno il compito di
governare, di educare, ma direi tutti
gli adulti, siamo responsabili dei
bambini e di fare ciascuno ciò che
può per cambiare questa situazione.
Mi riferisco alla “passione” dei bambini. Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e
che accusa il sistema che noi adulti
abbiamo costruito. E purtroppo que-
sti bambini sono preda dei delinquenti, che li sfruttano per indegni
traffici o commerci, o addestrandoli
alla guerra e alla violenza. Ma anche
nei Paesi cosiddetti ricchi tanti bambini vivono drammi che li segnano
in modo pesante, a causa della crisi
della famiglia, dei vuoti educativi e
di condizioni di vita a volte disumane. In ogni caso sono infanzie violate nel corpo e nell’anima. Ma nessuno di questi bambini è dimenticato
dal Padre che è nei cieli! Nessuna
delle loro lacrime va perduta! Come
neppure va perduta la nostra responsabilità, la responsabilità sociale
delle persone, di ognuno di noi, e
dei Paesi.
Una volta Gesù rimproverò i suoi
discepoli perché allontanavano i
bambini che i genitori gli portavano,
perché li benedicesse. È commovente la narrazione evangelica: «Allora
gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù però disse: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me;
a chi è come loro, infatti, appartiene
il regno dei cieli”. E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là»
(Mt 19, 13-15). Che bella questa fiducia dei genitori, e questa risposta di
Gesù! Come vorrei che questa pagina diventasse la storia normale di
tutti i bambini! È vero che grazie a
Dio i bambini con gravi difficoltà
trovano molto spesso genitori straordinari, pronti ad ogni sacrificio e ad
ogni generosità. Ma questi genitori
non dovrebbero essere lasciati soli!
Dovremmo accompagnare la loro fatica, ma anche offrire loro momenti
di gioia condivisa e di allegria spensierata, perché non siano presi solo
dalla routine terapeutica.
Quando si tratta dei bambini, in
ogni caso, non si dovrebbero sentire
quelle formule da difesa legale d’ufficio, tipo: “dopo tutto, noi non siamo un ente di beneficenza”; oppure:
“nel proprio privato, ognuno è libero di fare ciò che vuole”; o anche:
“ci spiace, non possiamo farci nulla”.
Queste parole non servono quando
si tratta dei bambini.
Troppo spesso sui bambini ricadono gli effetti di vite logorate da un
lavoro precario e malpagato, da orari
insostenibili, da trasporti inefficienti... Ma i bambini pagano anche il
prezzo di unioni immature e di separazioni irresponsabili: essi sono le
prime vittime; subiscono gli esiti
della cultura dei diritti soggettivi
esasperati, e ne diventano poi i figli
più precoci. Spesso assorbono violenza che non sono in grado di
“smaltire”, e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado.
Anche in questa nostra epoca, come in passato, la Chiesa mette la sua
maternità al servizio dei bambini e
delle loro famiglie. Ai genitori e ai
figli di questo nostro mondo porta
la benedizione di Dio, la tenerezza
materna, il rimprovero fermo e la
condanna decisa. Con i bambini non
si scherza!
Pensate che cosa sarebbe una società che decidesse, una volta per
tutte, di stabilire questo principio:
“È vero che non siamo perfetti e che
facciamo molti errori. Ma quando si
tratta dei bambini che vengono al
mondo, nessun sacrificio degli adulti
sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un
bambino pensi di essere uno sbaglio,
di non valere niente e di essere abbandonato alle ferite della vita e alla
prepotenza degli uomini”. Come sarebbe bella una società così! Io dico
che a questa società, molto sarebbe
perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, davvero.
Il Signore giudica la nostra vita
ascoltando quello che gli riferiscono
gli angeli dei bambini, angeli che
“vedono sempre il volto del Padre
che è nei cieli” (cfr. Mt 18, 10). Domandiamoci sempre: che cosa racconteranno a Dio, di noi, questi angeli dei bambini?
I saluti ai gruppi di fedeli
Risvegliare le coscienze addormentate
Nel salutare i gruppi di fedeli presenti all’udienza
generale, il Papa è tornato sul tema della catechesi.
Ricordando come i bambini siano spesso «le prime
vittime dei problemi familiari, dei conflitti, delle
guerre e delle persecuzioni» Francesco ha invitato a
pregare il Signore «di risvegliare le coscienze
addormentate e di convertire i cuori di pietra affinché
non manchi a nessun bambino l’amore e la cura».
Rivolgo il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di
lingua francese, in particolare ai ministranti della
Svizzera e ai gruppi venuti dalla Francia e dal
Belgio, come pure ai Congolesi di Londra. In
questo tempo di Pasqua, vi incoraggio ad essere
dei veri testimoni di Cristo Risorto, nelle vostre
famiglie e nei vostri luoghi di vita. Che Dio vi
benedica!
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli
provenienti da Inghilterra, Irlanda, Svezia, Nigeria, Giappone, Thailandia, Canada e Stati Uniti.
Il Signore Risorto vi confermi nella fede e vi renda testimoni del suo amore e della sua misericordia per tutti. Dio vi benedica!
Un cordiale benvenuto ai numerosi pellegrini
della Germania, dell’Austria e della Svizzera. In
particolare saluto i seminaristi della Diocesi di
Speyer con il loro Vescovo Mons. Karl-Heinz
Wiesemann, nonché i membri dei Consigli pastorali dell’Arcidiocesi di München-Freising con
l’Ausiliare Mons. Wolfgang Bischof. A tutti auguro un soggiorno fruttuoso a Roma. Frohe Ostern!
Saludo a los peregrinos de lengua española venidos de España, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Queridos hermanos, pidamos para que nunca más tengan que sufrir los niños la violencia y la prepotencia de los mayores.
Muchas gracias.
Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli venuti dal Portogallo e dal Brasile. Cari amici, prendersi cura dei bambini significa credere che ciascuno di loro è un dono di Dio
al mondo. Non risparmiamo gli sforzi affinché essi possano sentirsi sempre accolti e amati nelle
nostre famiglie e nelle nostre comunità. Buona
Pasqua a tutti!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua araba, in particolare a quelli provenienti
dall’Iraq e dal Medio Oriente. I bambini sono
spesso le prime vittime dei problemi familiari, dei
conflitti, delle guerre e delle persecuzioni. Preghiamo per tutti i bambini sofferenti, chiedendo
al Signore di custodirli da ogni male, di risvegliare le coscienze addormentate e di convertire i cuori di pietra affinché non manchi a nessun bambino l’amore e la cura. Il Signore benedica tutti i
bambini e li protegga dal maligno!
Un cordiale saluto rivolgo a tutti i polacchi.
Cari fratelli e sorelle, in questo periodo pasquale
vi auguro che la pace e la gioia della risurrezione
del nostro Signore siano sempre presenti in ciascuno e ciascuna di voi, nelle vostre famiglie e
nelle comunità. Vi ringrazio per tutti gli auguri e
le espressioni di vicinanza spirituale che sono
giunti in occasione della Santa Pasqua. Mi affido
alle vostre preghiere e le contraccambio, chiedendo al Signore di elargire su di voi un’abbondanza
di grazie e la Sua benedizione. Sia lodato Gesù
Cristo!
Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati, in
particolare i giovani volontari della Diocesi di
Dubrovnik, insieme con il loro Pastore, Mons.
Mate Uzinić. Cari amici, voi siete i figli della
Chiesa che è vostra Madre e Maestra. Come la
Chiesa consola tanti che sono bisognosi, così anche voi, con il vostro zelo fraterno, edificate il
mondo in cui vivete. Sappiate trovare il vostro
posto nella Chiesa e nella società, assumendo generosamente gli impegni che ora vi vengono affidati in famiglia e fuori. La vostra gioventù sia forte e si nutra della fede e non di altro! Solo così
troverete sempre di nuovo nella vostra vita Cristo
Risorto, che ci ha liberati dalla morte. Grato per
il vostro impegno nella Chiesa, vi benedico tutti.
Siano lodati Gesù e Maria!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di
lingua italiana. Sono lieto di accogliere i ragazzi
della professione di fede di Milano e gli adolescenti della diocesi di Cremona: vi esorto a vivere
sempre la fede con entusiasmo e a non perdere la
speranza nel Signore Risorto, che riempie di gioia
e di felicità la nostra vita. Saluto i Diaconi della
Compagnia di Gesù e i religiosi redentoristi, esortando ciascuno a testimoniare l’amore di Gesù e
la fedeltà alla Chiesa. Saluto le Associazioni e i
gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Canosa di Puglia, in occasione dell’anno giubilare
del patrono San Sabino.
Porgo un particolare pensiero ai giovani, agli
ammalati e agli sposi novelli. L’annuncio pasquale continui a farci ardere il cuore nel petto, come
ai discepoli di Emmaus: cari giovani, solo il Signore Gesù può rispondere completamente alle
aspirazioni di felicità e di bene nella vostra vita;
cari ammalati, non c’è consolazione più bella alla
vostra sofferenza della certezza della Risurrezione
di Cristo; e voi, cari sposi novelli, vivete il vostro
matrimonio in concreta adesione a Cristo e agli
insegnamenti del Vangelo.