Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 80 (46.918) Città del Vaticano giovedì 9 aprile 2015 . All’udienza generale Papa Francesco parla della sofferenza dell’infanzia Civili bloccati nella città yemenita I bambini non sono un errore Situazione catastrofica ad Aden Il loro grido è un’accusa al sistema degli adulti Ai bambini «rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro», Papa Francesco ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di mercoledì 8 aprile, in piazza San Pietro. Completando la riflessione iniziata il 18 marzo scorso, il Pontefice ha voluto ricordare le tante «storie di passione» che segnano drammaticamente il mondo dell’infanzia. Francesco ha invitato in particolare il mondo degli adulti a non scaricare sui piccoli le proprie colpe. «Questo è vergognoso!» ha esclamato ribadendo che «i bambini non sono mai “un errore”. La loro fame non è un errore, come non lo è la loro povertà, la loro fragilità, il loro abbandono». Semmai, ha aggiunto, «questi sono motivi per amarli di più, con maggiore generosità». Per il Papa «ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito». Il Pontefice ha denunciato con parole nette la tragedia dei minori «preda dei delinquenti, che li sfruttano per indegni traffici o commerci, o addestrandoli alla guerra e alla violenza». E ha richiamato la condizione dell’infanzia «anche nei Paesi cosiddetti ricchi», dove «tanti bambini vivono drammi che li segnano in modo pe- sante, a causa della crisi della famiglia, dei vuoti educativi e di condizioni di vita a volte disumane». Esiste dunque una «responsabilità sociale delle persone, di ognuno di noi, e dei Paesi» di fronte alle troppe «infanzie violate nel corpo e nell’anima». In proposito il Pontefice ha richiamato la realtà dei «bam- bini con gravi difficoltà», invitando a non lasciare soli i loro genitori nel quotidiano percorso di assistenza e accompagnamento. E ha espresso preoccupazione per il prezzo che i piccoli pagano a causa di «vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti». I bambini, ha rimarcato, sono anche «le prime vittime» di «unioni immature e di separazioni irresponsabili»; e per di più «subiscono gli esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci». PAGINA 8 Tremilacinquecento minori intrappolati nel campo palestinese teatro di nuovi massacri da parte dell’Is La tragedia di Yarmuk e dei suoi piccoli profughi y(7HA3J1*QSSKKM( +,!z![!"!;! DAMASCO, 8. Notizie sempre più insistenti, sebbene al momento impossibili da verificare, riferiscono di un massacro in atto a Yarmuk, il quartiere periferico di Damasco da anni diventato un campo profughi palestinese e dove da giorni è in corso un attacco del cosiddetto Stato islamico (Is). Il quotidiano israeliano «Haaretz» riporta dichiarazioni del deputato arabo-israeliano Ahmed Tibi secondo il quale oltre mille profughi del campo sarebbero stati uccisi da quando è incominciato l’attacco dell’Is. Al tempo stesso, l’Unicef (l’agenzia dell’Onu per l’infanzia) parla di almeno tremilacinquecento bambini intrappolati a Yarmuk e paventa una nuova Srebrenica, in riferimento alla città bosniaca musulmana teatro nel luglio del 1995 del massacro di oltre ottomila persone a opera delle milizie serbo-bosniache. Le agenzie di stampa internazionali riportano testimonianze atroci di persone riuscite a fuggire da Yarmuk, come un ragazzo palestinese di sedici anni, Amjaad Yaaqub, che si è salvato per il fatto che i miliziani lo avevano creduto morto dopo averlo aggredito e picchiato. Il giovane ha raccontato atti di ferocia e di scherno da parte dei miliziani jihadisti su un cadavere mutilato. Finora è rimasta inascoltata la richiesta del Consiglio di sicurezza dell’Onu di un accesso immediato a Yarmuk dove rimangono intrappolati almeno sedicimila civili. Secondo il responsabile in Siria dell’O rganizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Anwar Abdel Hadi, duemila persone sono riuscite a fuggire in questi giorni e si trovano ora in aree controllate dalle forze del Governo di Damasco. Tutti i loro racconti concordano nel riferire di una situazione disperata. A Yarmuk non c’è acqua, né cibo, né elettricità e le milizie dell’Is, che ormai controllerebbero il novanta per cento dell’area, stanno praticando sistematiche stragi di civili. Ieri l’Olp ha inviato a Damasco un suo dirigente, Ahmed Majdalani, per incontrare responsabili del Governo siriano e trovare «i mezzi per offrire una protezione alla popolazione di Yarmuk». Proteste per quanto sta accadendo ai profughi palestinesi in Siria si sono registrate nella Striscia di Gaza. Le ultime notizie da Yarmuk sono di combattimenti ancora in atto tra gli assalitori e residui gruppi di difensori palestinesi. L’Olp aveva chiesto «a tutti i movimenti di mettersi immediatamente d’accordo per proteggere il campo dal tentativo di farne un teatro di battaglia», ma diverse fonti riferiscono di divisioni tra le fazioni palestinesi. Alcune di queste accusano il Fronte Al Nusra, di aver favorito l’avanzata dei miliziani dell’Is, respinti in un primo tempo dai gruppi di autodifesa del campo. In questo modo si avrebbe conferma di come i due gruppi jihadisti, che nell’ultimo anno si erano ferocemente combattuti, abbiano ora stretto A colloquio con il cardinale Filoni di ritorno dalla missione in Iraq Il sassolino e la colomba Profughi palestinesi (Afp) GIANLUCA BICCINI A PAGINA 7 un’alleanza. Del resto, anche la presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell’Onu, la giordana Dina Kawar, l’altro ieri aveva parlato di gravi crimini commessi a Yarmuk sia dall’Is sia dal Fronte Al Nusra, sottolineando la necessità di punire i responsabili. Lo spettro di Srebrenica, evocato per Yarmuk, si proietta intanto anche sulla città di Tikrit, il capoluogo della provincia irachena di Salahuddin riconquistato dalle truppe governative appoggiate da milizie sia sciite sia sunnite. Tutto conferma ormai che le fosse comuni trovate all’interno del palazzo presidenziale e in altri due siti potrebbero contenere i corpi dei millesettecento soldati iracheni sommariamente uccisi il 12 giugno scorso dalle milizie dell’Is che conquistarono la città. L’Is aveva diffuso filmati di esecuzioni di massa nella base di Camp Speicher. SAN’A, 8. La situazione umanitaria Le forze fedeli al presidente yeè «catastrofica» ad Aden, la città menita, grazie all’aiuto dei caccia portuale nel sud dello Yemen, tea- della coalizione a guida saudita, tro ormai da settimane di sangui- avrebbero riconquistato la provinnosi combattimenti tra i ribelli scii- cia di Abyen, nel sud dello Yemen. ti huthi e i sostenitori del presidenOltre ai ribelli sciiti huthi, anche te, Abd Rabbo Mansur Hadi, ap- i militanti di Al Qaeda nella penipoggiati da una coalizione guidata sola arabica stanno sfruttando il caos per radicarsi nel Paese. Lo ha dall’Arabia Saudita. A delineare la condizione in cui denunciato oggi il segretario alla versa la popolazione della città è Difesa americano, Ashton Carter, stato il portavoce del Comitato in- in una conferenza stampa a Tokyo. ternazionale della Croce rossa a «La situazione nello Yemen è anSan’a, Marie Clarie Feghali, che ha cora ovviamente molto instabile e confermato l’arrivo lunedì nel Pae- ci sono diverse parti in guerra — ha se del primo aereo con personale osservato il capo del Pentagono — medico. «Il minimo che possiamo — ha dichiarato il portavoce del Comitato — è che la situazione è catastrofica e che la guerra è a ogni angolo». A causa dei combattimenti la maggior parte dei circa ottocentomila abitanti «non possono nemmeno scappare». I cadaveri «sono lasciati in strada, nessuno può avventurarsi per andare a rimuoverli». E la situazione «è anche peggiore negli ospedali», aggiunge il portavoce, la cui organizzazione ha invano chiesto una pausa umanitaria per portare aiuti alla popolazione. Ed è di undici morti, otto ribelli sciiti e tre uomini delle forze fedeli al presidente yemenita, il bilancio degli Miliziani in azione ad Aden (Afp) odierni combattimenti per il controllo della città. Lo hanno riferito fonti gli huthi ma anche Al Qaeda, che militari, aggiungendo che i Comi- stanno sfruttando il caos e l’assentati popolari, le milizie che affian- za di un Governo centrale». In cano le truppe di Hadi, hanno at- particolare Carter ha espresso taccato una postazione sciita nel preoccupazione per il braccio qaequartiere settentrionale di Dar dista: «Li vediamo avanzare sul Saad. Alcuni media hanno riferito territorio e conquistare nuove posiche le forze fedeli ad Hadi avreb- zioni sulla linea del fronte e vediabero ormai ripreso il controllo della mo che Al Qaeda nella penisola città, con decine di miliziani sciiti arabica partecipa a questo tipo di che si sarebbero arresi e consegna- combattimenti». Ovviamente, ha ti, ma la notizia non ha trovato aggiunto, «è più facile condurre conferme. operazioni antiterrorismo quando sul posto c’è un Governo stabile e disposto a cooperare, cosa che non esiste nello Yemen. Questo non significa che non continuiamo a Cortei in Kenya prendere misure per proteggerci: lo per ricordare gli studenti uccisi facciamo, ma in un modo diverso». E infatti gli Stati Uniti hanno Cristiani e musulmani accelerato il trasferimento di armi contro il terrorismo alla coalizione che, guidata dai sauditi, sta fronteggiando l’avanzata dei ribelli huthi in Yemen. PAGINA 3 Il segreto del successo dei romanzi di Haruki Murakami È morto il cardinale Turcotte Mercoledì 8 aprile è morto il cardinale Jean-Claude Turcotte, arcivescovo emerito di Montréal, in Canada. Appresa la notizia il Papa ha inviato a monsignor Christian Lépine, arcivescovo di Montréal, il telegramma che pubblichiamo in una nostra traduzione. Avendo appreso con commozione della morte del Cardinale JeanClaude Turcotte, Arcivescovo emerito di Montréal, porgo le mie sentite condoglianze a lei, e anche alla sua famiglia e ai suoi ex diocesani. Mentre celebriamo la Risurrezione del Signore, Lo supplico di accogliere nella luce della vita eterna questo Pastore fedele che ha servito la Chiesa con dedizione, non solo nella sua diocesi ma anche a livello nazionale come Presidente della Conferenza Episcopale del Canada, e al contempo è stato membro autorevole di diversi Dicasteri Romani. Pastore zelante e attento alle sfide della Chiesa contemporanea, ha partecipato attivamente al Sinodo dei Vescovi del 1994 su «La vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo», ed è stato uno degli attori principali del Sinodo del 1997 sull’America. In pegno di conforto, imparto una particolare Benedizione apostolica a lei, alla famiglia del defunto Cardinale e ai suoi parenti, ai suoi ex diocesani di Montréal, come pure a tutte le persone che parteciperanno alla celebrazione delle esequie. Analogo telegramma è stato inviato dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato. PAGINA 6 Nel paese delle meraviglie a portata di mano PABLO D’ORS A PAGINA 5 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Morelia (Messico), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Octavio Villegas Aguilar, vescovo titolare di Cissita, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 9 aprile 2015 L’incontro tra il presidente iraniano Rohani e quello turco Erdoğan (Epa) Mentre l’Unione europea critica le misure adottate da Atene Confronto tra Tsipras e Putin ATENE, 8. Le misure di Atene stanno andando «nella direzione sbagliata» in quanto «non sono abbastanza mirate alla parte più debole della popolazione». Con queste parole, nel giorno in cui il premier greco, Alexis Tsipras, è a Mosca per incontrare il leader del Cremlino, Vladimir Putin, Incontro sul gas a Berlino tra Ue, Ucraina e Russia BRUXELLES, 8. Si terrà martedì prossimo, 14 aprile, a Berlino il nuovo incontro trilaterale sul gas tra Ucraina, Russia e Ue. Lo ha annunciato ieri la portavoce del vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’unione energetica, Maroš Šefčovič. In agenda la questione del prezzo dei volumi del gas e il sostegno finanziario a Kiev, con l’obiettivo di raggiungere un nuovo accordo sulle forniture dopo che il pacchetto invernale è giunto a scadenza a fine marzo. Intanto, sul piano economico, l’inflazione in Ucraina è cresciuta in marzo del 10,8 per cento portandola su base annuale a 45,8 per cento, a conferma della grave crisi economica che attraversa il Paese a un anno dall’inizio del conflitto armato con i separatisti filorussi nell’est che ha provocato oltre seimila vittime. Nel frattempo, il Governo ucraino ha approvato lo schema di ristrutturazione del debito che verrà sottoposto nei prossimi giorni ai creditori. Non sono ancora noti i dettagli della proposta di Kiev. Il raggiungimento di un accordo con i creditori è tra le condizioni del prestito da quaranta miliardi di dollari offerto il mese scorso al Paese dal Fondo monetario internazionale. L’intesa andrà quindi chiusa entro fine maggio. l’Ue attacca duramente la linea dell’Esecutivo ellenico, chiedendo riforme più chiare e incisive. Da Bruxelles sottolineano che «non ci sono stati molti sviluppi sulla lista in queste settimane» e che ci sono «molte domande senza risposta». I contatti tra Grecia e Ue sono ancora ufficialmente in corso, ma la Commissione Ue ha smentito ieri la notizia circa un possibile incontro bilaterale tra il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, e il commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici. I rapporti restano tesi, anche se i presupposti del dialogo ci sono: «Ci sono stati contatti durante il fine settimana e ci saranno nei prossimi giorni; oggi ci sarà una riunione dell’euro working group che sarà una buona occasione per fare il punto della situazione» ha dichiarato un portavoce Ue. E in questo scenario di certo non aiuta la distensione l’odierna visita del premier ellenico Tsipras al Cremlino. Oggi ha incontrato Putin, mentre domani è in programma il colloquio con il premier Dmitri Medvedev e un intervento all’università. Gli analisti sottolineano che Atene sta cercando di sottrarsi all’influenza di Bruxelles guardando verso Mosca, e questo certamente alla Commissione Ue — in piena crisi ucraina — non può certo piacere. «Futuri possibili accordi bilaterali» tra Grecia e Russia sullo stop al bando dell’esportazioni per i prodot- ti agricoli greci «sono per il momento speculazioni» ha detto un portavoce della Commissione Ue in vista dell’incontro di oggi a Mosca. «La politica commerciale è una competenza esclusiva dell’Ue» ha quindi ricordato il portavoce, sottolineando la necessità di «un uguale trattamento di tutti gli Stati membri» e che questi «parlino con una voce sola» nei confronti di Mosca. Le offerte più plausibili che Putin potrebbe fare a Tsipras sono uno sconto sulle forniture di gas e nuovi prestiti. Come riferisce il quotidiano «Kommersant» citando una fonte nel Governo russo, in cambio Mosca potrebbe chiedere l’accesso a titoli di Stato greci non meglio specificati. Nel 2003 Gazprom voleva acquistare Depa, l’azienda statale greca del gas, ma poi lasciò cadere la sua offerta per non aver ricevuto sufficienti garanzie sulla sua posizione finanziaria. Intanto Atene ha stimato che la Germania deve un risarcimento di 279 miliardi di euro per l’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale. Come riferisce la Bbc, citando il vice ministro delle Finanze Dmitris Mardas, è la prima volta che la Grecia calcola ufficialmente ciò che la Germania deve per le atrocità naziste e i saccheggi effettuati negli anni Quaranta. Il primo ministro Tsipras aveva già sollevato la questione con il cancelliere Merkel a Berlino il mese scorso. Accelera in Spagna la ripresa economica L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va Ankara e Teheran rilanciano la cooperazione TEHERAN, 8. Iran e Turchia hanno firmato ieri otto memorandum di intesa per espandere la propria cooperazione economica e politica. Lo ha riferito l’agenzia Irna, precisando che alla cerimonia hanno partecipato il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan e il presidente iraniano Hassan Rohani. Entrambi i leader hanno commentato l’avvenimento come un passo significativo per il rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi. La visita ufficiale di Erdoğan a Teheran — anche se osteggiata da alcuni ambienti iraniani per le frizioni che hanno spesso segnato le relazioni bilaterali — ha dimostrato come la volontà di perseguire gli interessi comuni abbia superato le pur forti divergenze tra i due Paesi. Come quelle connesse al conflitto siriano e i più recenti contrasti sulla crisi in atto nello Yemen. E proprio le questioni yemenita e siriana, unitamente alla situazione in Iraq, sono state occasioni di confronto, e in qualche modo anche di contatto tra le parti, che hanno concordato sulla necessità di operare per porre fine agli spargimenti di sangue. Ma la visita del presidente turco nella capitale iraniana sembra aver avuto, risvolti prevalentemente commerciali. Attualmente l’interscambio tra i due Paesi ammonta a circa quattordici miliardi di dollari, e riguarda per lo più beni e petrolio iraniani venduti alla Tur- chia. Grazie alle intese di ieri il volume di affari potrebbe aumentare fino a toccare i trenta miliardi di dollari annui. Anche se — come segnala l’agenzia Ap — Erdoğan ha chiesto una riduzione del prezzo del gas naturale importato dall’Iran. Secondo l’analista iraniano Barham Amir-Ahmadian, intervenuto sul quotidiano «Iran Daily», Teheran e Ankara hanno bisogno l’una dell’altra: «L’Iran ha bisogno della Nessun pericolo di radiazioni nel porto di Severodvinsk Spento l’incendio su un sottomarino nucleare MOSCA, 8. Nessun pericolo di radiazioni in seguito all’incendio esploso in un sottomarino nucleare russo nel cantiere navale di Zvyozdochka, nel porto sul Mar Bianco di Severodvinsk, in Russia. Lo ha reso noto ieri il ministero della Difesa russo spiegando che il reattore era stato spento più di un anno fa e che a bordo della nave non c’era più combustibile nucleare. Le fiamme, provocate da una saldatrice, sono state spente dai soccorritori. «Il combustibile nucleare era stato scaricato. I reattori spenti. Nessun lavoratore né alcun membro dell’equipaggio è rimasto ferito», ha riferito all’agenzia Ria Novosti Ilya Zhitomirsky, portavoce della United GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Shipbuilding Corporation (Usc), che gestisce il cantiere. Dopo diversi tentativi di circoscrivere le fiamme, i soccorritori hanno deciso di inondare il bacino di carenaggio dove si trova il sottomarino. L’unità si chiama Oryol ed è il terzo sottomarino del progetto 949A Antey della Marina russa. Entrato in servizio nel 1992 è normalmente dotato di sei tubi lanciasiluri e di 24 tubi verticali per il lancio di missili da crociera armati sia con testata nucleare che convenzionale, con una gitatta massima di 1.000 chilometri. L’Oryol è lungo 155 metri e presenta due reattori. Era in riparazione dal novembre 2013; i lavori sarebbero dovuti durare un paio d’anni. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va KUALA LUMPUR, 8. È stata approvata ieri in Malaysia una controversa legge che consente alle autorità di tenere in prigione i sospettati di terrorismo senza processo per un massimo di due anni. Settantanove i voti a favore, sessanta i contrari. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa malese Bernama, la norma è stata approvata al termine di un dibattito durato dodici ore. Durissime critiche sono giunte dalle forze di opposizione, secondo le quali c’è il rischio che la norma possa essere utilizzata anche a scopi politici, ovvero per eliminare dissidenti e personaggi scomodi. L’approvazione della norma — hanno dichiarato rappresentanti dell’opposizione — rappresenta «un enorme passo indietro per i diritti umani in Malaysia». Diverso il parere del ministro dell’Interno malese, Ahmad Zahid Hamidi, secondo cui la nuova legge deve essere considerata come uno degli sforzi che il Governo sta compiendo per affrontare la crescente minaccia dell’estremismo legato al cosiddetto Stato islamico. Per avvalorare quest’idea, durante l’ultima ora del dibattito per l’approvazione della norma, Ahmad Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Turchia per aver accesso all’Europa e trasportare risorse come gas e olio, e la Turchia ha bisogno dell’Iran per aver accesso all’Asia centrale». Come sottolineano molte fonti di stampa internazionali, la visita di Stato del presidente di Erdoğan arriva a pochi giorni dall’accordo faticosamente raggiunto a Losanna tra la comunità internazionale e il Governo iraniano sul programma nucleare di Teheran. Prima revisione dopo diciassette anni Nuove linee guida di Difesa tra Giappone e Stati Uniti TOKYO, 8. La revisione delle linee guida sulla Difesa tra Stati Uniti e Giappone trasformerà questa storica alleanza, «ampliando le opportunità delle forze armate americane e di quelle di autodifesa nipponiche alla cooperazione senza soluzione di continuità». Questo il messaggio lanciato ieri dal segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, durante la conferenza stampa a Tokyo con il ministro della Difesa nipponico, Gen Nakatani, per annunciare appunto la revisione, la prima in 17 Polemiche in Malaysia sulla legge antiterrorismo Il premier greco Tsipras insieme al presidente russo Putin (Epa) MADRID, 8. La ripresa spagnola accelera. È sceso ieri brevemente in territorio negativo il rendimento dei titoli di Stato spagnoli a due anni. Il tasso è calato infatti a meno 0,019 per cento prima di risalire al più 0,007 per cento, secondo i dati diffusi dall’agenzia Bloomberg. A portare in territorio negativo i tassi — sottolineano gli analisti economici — è il programma di acquisti di titoli di Stato dei Paesi membri (quantitative easing) portato avanti dalla Banca centrale europea (Bce). Il Governo di Madrid ha anche venduto in asta 725 milioni di euro di titoli a sei mesi, col rendimento sotto lo zero per la prima volta a meno 0,002 per cento. Il dato positivo sui titoli di Stato si lega a quello, pubblicato pochi giorni fa, sulla disoccupazione: il mese scorso, marzo, il numero delle persone senza lavoro in Spagna è sceso di 60.000 unità attestandosi a 4.450.000 persone con una riduzione in termini percentuali, rispetto a febbraio, dell’1,3 per cento. Otto memorandum d’intesa siglati durante la visita di Erdoğan in Iran Zahid Hamidi ha fornito al Parlamento i dettagli sull’arresto di un gruppo di 17 persone accusate di aver pianificato attacchi nella capitale Kuala Lumpur, nei confronti di polizia ed esercito, e accusate di voler rapire funzionari di alto profilo. Due dei 17 arrestati erano rientrati recentemente dalla Siria. Le autorità della Malaysia, nazione a maggioranza musulmana, hanno ripetutamente lanciato l’allarme sulla minaccia posta dal fondamentalismo islamico sulla scia del cosiddetto Stato islamico. Il capo della polizia ha specificato che gli arresti erano stati eseguiti lunedì scorso, ma senza fornire ulteriori dettagli né sulla nazionalità delle persone arrestate né sull’azione che stavano pianificando. Secondo dati diffusi lo scorso gennaio dalla polizia, 120 persone sono detenute in Malaysia con l’accusa di essere legate al cosiddetto Stato islamico, o di esserne simpatizzanti, e 67 cittadini malaysiani combattono con le milizie dell’Is in Siria e Iraq. Nei giorni scorsi il direttore dell’agenzia antiterrorismo, Ayub Khan Mydin, aveva denunciato il rischio di attacchi imminenti da parte dei miliziani dell’Is in Malaysia. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 anni, delle linee guida sulla cooperazione nel settore della difesa. Carter ha assicurato che il nuovo assetto «aiuterà a rispondere in modo flessibile alle sfide che abbiamo di fronte nella regione Asia-Pacifico e in giro per il mondo». Carter, che in settimana andrà in Corea del Sud, è impegnato nel suo primo viaggio in Asia dopo la nomina a segretario alla Difesa avvenuta a febbraio. La revisione delle linee guida sulla Difesa è stata annunciata anche in vista dei colloqui “due più due” che coinvolgono i ministri degli Esteri e della Difesa dei due Paesi, in programma nella capitale americana il 27 aprile prossimo. Come sottolineano gli analisti, la revisione delle linee guida, che dovrebbero essere formalmente approvate nelle prossime tre settimane, arriva in una fase in cui il Giappone e altri Paesi asiatici, come le Filippine, sperimentano l’attivismo crescente della Cina nella regione sulle rivendicazioni territoriali. Ribadendo la posizione del presidente statunitense, Barack Obama, Carter ha assicurato che le isole Senkaku, controllate dal Giappone e rivendicate dalla Cina, ricadono nell’ambito del trattato di sicurezza tra Giappone e Stati Uniti. Washington si oppone con forza a «qualsiasi azione coercitiva unilaterale che punta a minare» lo status quo e l’amministrazione nipponica del piccolo arcipelago disabitato nel mar Cinese orientale. Se gli Stati Uniti non prendono posizione sulle dispute territoriali, c’è però la «forte opposizione contro la militarizzazione» dei contenziosi. Le linee guida dovrebbero definire un quadro che vede il Giappone giocare un ruolo più importante nella sicurezza regionale. A tal proposito, Carter ha espresso apprezzamento per l’approccio “attivo” che il premier giapponese, Shinzo Abe, intende dare alle forze di autodifesa allentando le restrizioni costituzionali sull’uso delle forze armate anche fuori dai confini nazionali. E tra le principali sfide in Asia c’è quella della Corea del Nord. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 9 aprile 2015 pagina 3 Cortei in Kenya per ricordare gli studenti uccisi Cristiani e musulmani contro il terrorismo NAIROBI, 8. Migliaia di cristiani e musulmani sono scesi in piazza e hanno marciato uniti ieri in Kenya in ricordo delle 148 vittime, in maggioranza studenti cristiani, dell’attacco terroristico sferrato giovedì scorso dal gruppo islamista somalo Agguato jihadista nella regione tunisina di Kasserine TUNISI, 8. È di quattro militari uccisi e nove feriti il bilancio ufficiale dell’ennesimo agguato jihadista compiuto ieri nella regione occidentale tunisina di Kasserine. L’imboscata è avvenuta nella località di Ain Zayene, alle pendici del monte Mghila, a circa quindici chilometri dalla cittadina di Sbeitla. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa tunisino sono stati attaccati veicoli dell’esercito impegnati in un’operazione appunto contro i gruppi jihadisti. Un comunicato ministeriale precisa che a tendere l’agguato sono stati otto uomini armati di mitra. In precedenza, l’agenzia di stampa Tap, citando a sua volta fonti militari, sia pure anonimamente, aveva sostenuto invece che il gruppo armato aggressore era forte di almeno trentacinque combattenti. Nella regione di Kasserine, al confine con l’Algeria, si scontrano regolarmente gruppi jihadisti e forze armate tunisine che nel dicembre 2012 hanno lanciato un’operazione per neutralizzarli. Da allora, sono già stati una sessantina i soldati uccisi in imboscate o dall’esplosione di mine. Il gruppo più attivo nella regione è la brigata Okba ibn Naafta, decimata da un’operazione delle forze speciali tunisine il 29 marzo scorso. Secondo le autorità di Tunisi proprio questo gruppo è responsabile dell’attentato al museo del Bardo del 18 marzo scorso, in cui sono morte 22 persone, in maggioranza turisti stranieri. Sul piano politico e diplomatico, intanto, è incominciata ieri la visita di due giorni a Parigi del presidente tunisino, Beji Caïd Essebsi, che ha firmato con quello francese, François Hollande, una serie di accordi di cooperazione. Tra i temi in agenda della visita di Essebsi ci sono la sicurezza e la lotta al terrorismo, ma anche la conversione da parte di Parigi di sessanta milioni di euro di debito tunisino in progetti di sviluppo nel Paese maghrebino. Al Shabaab nel campus dell’università di Garissa. I tre giorni di lutto nazionale dichiarati dal Governo si sono conclusi con manifestazioni che hanno raccolto l’invito dei responsabili delle comunità cristiane e musulmane del Paese a mostrare unità e solidarietà contro la minaccia del terrorismo. Il presidente del Consiglio supremo dei musulmani kenyani, Abdullahi Salat, parlando a nome dei vari leader religiosi della regione di Garissa, a maggioranza islamica, ha ricordato che «gli assassini non possono essere considerati credenti dell’islam», invitando la popolazione a collaborare con la polizia nella caccia ai terroristi, ma anche le organizzazioni musulmane a identificare le scuole coraniche che propagano le idee jihadiste. A Garissa sono scesi in strada circa duemilacinquecento studenti, in gran parte proprio dell’università teatro della strage. Nella capitale Nairobi, studenti abbigliati in nero per ricordare quelli uccisi hanno sfilato in un corteo scandendo slogan contro Al Shabaab. I manifestanti si sono anche fermati davanti al palazzo presidenziale chiedendo risarcimenti per le famiglie delle vittime, la costruzione di un memoriale e maggiore sicurezza nelle università e in tutto il Paese. Quando il corteo è passato davanti alla questura molti giovani hanno scandito slogan di protesta, rinnovando le polemiche che avevano investito polizia e militari accusati di essere intervenuti ore dopo l’assalto di Al Shabaab al campus di Garissa. Il Governo di Nairobi aveva respinto decisamente tale accusa. Nel frattempo, sono comparsi in tribunale cinque kenyani arrestati nell’ambito dell’inchiesta sul massacro. Secondo gli inquirenti gli arrestati avrebbero fornito armi ai quattro terroristi poi uccisi nel blitz delle forze speciali a Garissa. Si indaga anche su un sesto sospettato, un cittadino della Tanzania, Rashid Charles Mberekesho, in stato di fermo a Garissa. L’Eliseo toglie il segreto di Stato sugli archivi relativi al genocidio del 1994 In cerca di verità per il Rwanda PARIGI, 8. Nel giorno del ventunesimo anniversario dell’inizio del genocidio rwandese, la presidenza della Repubblica francese ha comunicato la rinuncia al segreto di Stato sui documenti riguardanti il Rwanda per il periodo 1990-1995. Fonti citate dalle agenzie di stampa riportano che il segretario generale dell’Eliseo, JeanPierre Jouyet, ha firmato la decisione della rinuncia al segreto su tali documenti. Si tratta del contenuto di archivi provenienti da consiglieri dell’allora presidente François Mitterrand e di resoconti di consigli ristretti della Difesa tenuti in quegli anni. Dal 6 aprile alla metà di luglio del 1994 in Rwanda vennero massacrati da bande armate di etnia hutu oltre ottocentomila tutsi, oltre a migliaia di hutu moderati che cercarono di opporsi al genocidio. Negli anni successivi sia l’Onu, sia i Governi di Paesi come il Belgio e la Francia, hanno ammesso di aver sottovalutato i segnali di pericolo che arrivavano dal Rwanda. Completata con successo un’operazione delle forze di sicurezza nigeriane ad Alagarno Distrutte basi di Boko Haram ABUJA, 8. Le forze di sicurezza nigeriane hanno completato l’operazione lanciata la settimana scorsa contro le basi di Boko Haram ad Alagarno, nello Stato nordorientale del Borno, considerato la roccaforte del gruppo jihadista. Il portavoce del ministero della Difesa, il generale Chris Olukolade, nel dare notizia della distruzione delle basi, ha riferito che sono state sequestrate diverse armi di vario calibro, anche pesanti, e attrezzature. L’operazione viene considerata particolarmente importante dall’esercito nigeriano e anche da diversi osservatori. Alagarno era infatti uno snodo cruciale per Boko Haram per raggiungere i villaggi e le città circostanti obiettivo dei suoi attacchi. La località si trova nella foresta di Sambisa, dove da sempre i miliziano jihadisti hanno propri rifugi, non facilmente raggiungibili. Nella foresta di Sambisa, secondo diverse fonti, potrebbero essere tenute prigioniere le oltre duecento studentesse sequestrate un anno fa da Boko Haram nel dormitorio di una scuola di Chibok, sempre nel Borno, e delle Rifugiati nigeriani in un campo allestito dall’Onu in Ciad (Afp) quali da allora non si hanno notizie certe. Negli ultimi due mesi, dopo anni di sostanziali insuccessi, le truppe nigeriane hanno inflitto a Boko Haram pesanti sconfitte, favorite anche dall’invio nel Paese di una forza africana di circa ottomila soldati alla quale forniscono contingenti Benin, Camerun, Ciad e Niger. Il gruppo jihadista, comunque, ancora negli ultimi giorni ha dimostrato di essere ancora in grado di colpire, sia con attacchi armati alle popolazioni inermi sia con attentati terroristici. L’ultima strage è stata compiuta l’altro ieri nel villaggio di Kwajafa, nella parte meridionale del Borno, dai miliziani che vi erano penetrati travestiti da predicatori . La minaccia di Boko Haram è argomento del vertice straordinario della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) che si sta tenendo oggi a Malabo, la capitale della Guinea Equatoriale. Diversi osservatori prevedono che l’Ecowas decida il sostegno militare e logistico tanto per le forze di Abuja quanto per quelle africane già impegnate in Nigeria. Non è chiaro ancora se questo comporti l’invio di altre truppe, ma l’Ecowas ha sottolineato la volontà di affrontare la questione visti gli attacchi «sempre più numerosi e sanguinosi contro la Nigeria, il Niger, il Camerun e il Ciad». Washington pronta a cancellarla dall’elenco dei «Paesi canaglia» Incriminato un poliziotto bianco Cuba fuori dalla lista nera statunitense Ancora tensioni razziali negli Stati Uniti WASHINGTON, 8. L’Amministrazione è pronta a cancellare Cuba dalla lista nera dei «Paesi canaglia», quelli accusati di sostenere il terrorismo. Il presidente Barack Obama si accingerebbe a darne l’annuncio ufficiale nell’imminente vertice delle Americhe che venerdì e sabato riunirà a Panamá i capi di Stato e di Governo dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). Di ufficiale ancora non c’è nulla, ma le informazioni lasciate filtrare dalla Casa Bianca lasciano ben pochi dubbi. «La nostra aspettativa è che Cuba venga tolta dalla lista nera», ha detto alla Cnn un funzionario protetto dall’anonimato, secondo il quale il Dipartimento di Stato dovrebbe presentare una richiesta in questo senso a Obama forse già oggi. Del resto, già nei giorni scorsi il vice consigliere per la sicurezza naziona- le, Ben Rhodes, aveva dichiarato che il dipartimento di Stato ha quasi completato la sua revisione della lista per quanto riguarda Cuba, e non aveva escluso un annuncio entro questa settimana. Cioè in tempo per il vertice dell’O sa. A Panamá Obama incontrerà il presidente cubano, Raúl Castro, per la prima volta ufficialmente, dopo il breve saluto scambiato l’anno scorso ai funerali di Nelson Mandela. Di una sicura interazione tra Obama e Castro in questa circostanza aveva parlato tre giorni fa Roberta Jacobson, che guida la delegazione statunitense impegnata nei colloqui con quella dell’Avana per arrivare al ripristino delle relazioni diplomatiche interrotte da oltre mezzo secolo. Jacobson non aveva comunque specificato se tale interazione preveda incontri bilaterali. L’iscrizione di Cuba nella lista nera dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo è stata finora uno dei maggiori ostacoli alla riapertura dell’ambasciata statunitense all’Avana e di quella cubana a Washington in questi mesi seguiti all’annuncio dato il 17 dicembre scorso da Obama e Castro della volontà di normalizzare i rapporti. In ogni caso, anche se il presidente statunitense accetterà, come è prevedibile, la richiesta del dipartimento di Stato, il Congresso avrà poi 45 giorni di tempo per approvare la decisione. Lo stesso Ben Rhodes ha esortato alla prudenza riguardo ai tempi della riapertura delle ambasciate. «Quando come in questo caso due Paesi non si sono parlati per oltre cinquant’anni c’è molto lavoro da fare per superare diverse questioni», ha detto. WASHINGTON, 8. Ancora episodi di violenza razziale legati alle forze dell’ordine statunitensi. Un poliziotto bianco è stato arrestato e incriminato per omicidio nella Carolina del Sud per aver ucciso un uomo nero non armato che, in base a quanto si vede in un video, stava fuggendo. L’episodio è avvenuto sabato scorso nella città di North Charleston. L’ufficiale ha sostenuto la versione secondo la quale sarebbe stato costretto a sparare al cinquantenne perché temeva per la sua vita dopo che l’uomo gli aveva sottratto la pistola di stordimento durante un controllo stradale. Tuttavia un video che è stato diffuso dal «New York Times» e da altri media statunitensi dimostra che l’ufficiale ha sparato all’uomo più volte alla schiena mentre stava scappando. In totale — riportano le fonti — sono stati contati otto colpi. Nel filmato si vede poi l’agente che sembra raccogliere un piccolo oggetto dall’erba e farlo cadere accanto alla vittima. Le accuse sono state depositate dagli inquirenti mentre sono ancora vive le polemiche sulle violenze in Missouri e New York dove agenti di polizia bianchi non sono mai stati incriminati per la morte di afroamericani. Il dibattito sulla diffusione della violenza razziale nella polizia statunitense è tornato di attualità la scorsa estate dopo l’uccisione a Ferguson di Michael Brown, il diciottenne nero assassinato, mentre era disarmato, da un agente bianco. L’episodio scatenò un’ondata di proteste in tutti gli Stati Uniti. Si riaccendono le violenze nel Nord Kivu KINSHASA, 8. Si riaccendono le violenze nel Nord Kivu, la provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, da decenni teatro dei più sanguinosi scontri dell’irrisolta crisi della regione dei Grandi Laghi. Nove militari congolesi sono rimasti uccisi in un’imboscata a Karenga, appunto nel Nord Kivu, probabilmente condotta da elementi delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), il gruppo ribelle hutu che riparò oltre confine dopo il genocidio dei tutsi in Rwanda del 1994. Secondo Radio Okapi, l’emittente della missione dell’Onu, i militari stavano raggiungendo Karenga da Masisi per prendere in consegna una ventina di prigionieri, uomini delle Fdlr, quando il mezzo sul quale viaggiavano è stato colpito da due razzi. Tra le vittime c’è il colonnello Raphael Bawili, comandante delle truppe dispiegate a Masisi,. Il generale Mushale, comandante delle operazioni in Nord Kivu, ha dichiarato che i guerriglieri «sono stati in grado di portare a termine quest’imboscata perché un certo numero di congolesi continua a collaborare con loro». Le Fdlr, ha ammesso l’alto ufficiale «non sono state sradicate dal territorio congolese, nonostante che da tempo sia in atto un’offensiva contro di loro». Imboscata contro la polizia in Messico CITTÀ DEL MESSICO, 8. Strage di poliziotti in Messico, dove un convoglio della sicurezza è caduto in un agguato teso dai miliziani dei cartelli della droga. Sono morti 15 agenti, mentre cinque sono rimasti feriti, vicino al villaggio di Soyatán lungo l’autostrada che conduce a Guadalajara. I miliziani hanno aspettato il convoglio in un accampamento nei pressi dell’autostrada. In vista del passaggio della carovana, hanno bloccato l’arteria stradale e incendiato l’area. Poi hanno aperto il fuoco. Si sospetta che gli autori del massacro siano elementi del cartello Jalisco. Si tratta del più pesante attacco contro la polizia in un solo giorno dall’inizio della presidenza di Enrique Peña Nieto. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 Il pastore luterano simbolo della resistenza tedesca al nazismo fu ucciso su ordine diretto di Hitler nel campo di concentramento di Flossenbürg giovedì 9 aprile 2015 Stefan Kryszak, «In front of block 23» (dipinto di un sopravvissuto al campo di Flossenbürg, 1940) In mostra a Bergamo Palma il Vecchio stratega dello sguardo A settanta anni dalla morte di Dietrich Bonhoeffer Paura dell’infinito Scritti inediti di Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945, sono appena apparsi nel volume dal titolo La fragilità del male (Milano, Piemme, 2015, pagine 176, euro 17,50). Pubblichiamo uno stralcio dal primo capitolo. di DIETRICH BONHOEFFER a paura è in un certo qual modo il nostro principale nemico. Essa si annida nel cuore dell’uomo e lo mina interiormente finché egli crolla improvvisamente, senza opporre resistenza e privo di forza. Corrode e rosicchia di nascosto tutti i fili che ci uniscono al Signore e al prossimo. Quando l’essere umano in pericolo tenta di aggrapparsi alle corde, queste si spezzano, ed egli, L Dietrich Bonhoeffer indifeso e disperato, si lascia cadere tra le risate dell’inferno. Allora la paura lo guarda sogghignando e gli dice: ora siamo soli, tu e io, e ora ti mostro il mio vero volto. Chi ha conosciuto e si è abbandonato a questo sentimento in un’orribile solitudine — la paura di fronte a una grave decisione, la paura di un destino avverso, la preoccupazione per il lavoro, la paura di un vizio a cui non si può più opporre resistenza e che rende schiavi, la paura della vergogna, la paura di un’altra persona, la paura di morire — sa che è soltanto una maschera del male, una forma in cui il mondo ostile a Dio cerca di ghermirlo. Non c’è nulla nella nostra vita che ci renda evidente la realtà di queste forze ostili al Creatore come questa solitudine, questa fragilità, questa nebbia che si diffonde su ogni cosa, questa mancanza di vie di uscita e questa folle agitazione che ci assale quando vogliamo uscire da questa terribile disperazione. Avete mai visto qualcuno assalito dalla paura? Il suo viso è orribile quando è bambino e continua a essere spaventoso anche da adulto: quella fissità dello sguardo, quel tremore animalesco, quella difesa supplichevole. La paura fa perdere all’uomo la sua umanità. Non sembra più una creatura di Dio, ma del diavolo; diventa un essere devastato, sottomesso. Abbiamo paura della quiete. Siamo così abituati all’agitazione e al rumore, che il silenzio ci appare minaccioso e lo rifuggiamo. Passiamo da un’attività all’altra per non dover stare soli, per non essere costretti a guardarci allo specchio. Ci annoiamo, a tu per tu con noi stessi. Spesso le ore che siamo costretti a trascorrere in solitudine ci sembrano le più tristi e le meno fruttuose. Ma non abbiamo soltanto il timore di noi e di scoprirci; temiamo molto di più l’O nnipotente. Vorremmo evitare che disturbi la nostra tranquillità e ci smascheri, creando un rapporto esclusivo a due per poi disporre di noi secondo la sua volontà. Questo incontro misterioso ci preoccupa e cerchiamo di sottrarci a questa esperienza. Ci teniamo alla larga dal pensiero di Dio, per evitare che Egli arrivi inaspettatamente e ci rimanga troppo vicino. Sarebbe terribile doverlo guardare negli occhi e doversi giustificare. Dal nostro volto potrebbe scomparire per sempre il sorriso. Potrebbe, per una volta, accadere qualcosa di molto serio a cui non siamo più abituati. Questa paura è una caratteristica della nostra epoca. Viviamo con l’ansia di essere improvvisamente avvolti e manovrati dall’infinito. Allora preferiamo vivere in società, andare al cinema o a teatro per poi essere portati al cimitero, piuttosto che rimanere un minuto di fronte al Signore. Nell’Apocalisse di san Giovanni leggiamo: «Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio» (14, 7). «Temete Dio», invece delle cose che vi fanno bertà. A questo punto reclama una cosa paura. Non temete il futuro, non temete gli soltanto: la liberazione dal demone delirio altri uomini. Non temete la violenza e la e dal suo dominio, la redenzione. Come forza, anche se possono privarvi dei vostri posso salvare il mio io? Come posso divenbeni e della vostra vita. Non temete i po- tare libero? Come posso dare una forma a tenti di questo mondo. Non temete nem- ciò che non ne ha e organizzare ciò che è meno voi stessi. Non temete i peccati. Mo- privo di coerenza? Come posso dominare il rirete a causa di tutti questi timori. Libera- caos? tevi da queste paure, ma temete Dio e solIn ogni tempio greco antico erano riportanto Lui, che ha autorità su tutti i poteri tate queste parole: «Conosci te stesso!». terreni. Davanti a Lui deve provare timore Solo in questo modo diventerai padrone tutta la Terra. Può darci la vita o privarce- del tuo io. È un’esperienza che può fare ne. Tutto il resto non ha importanza, solo il ognuno di noi: nessuno riesce realmente a Signore conta. Che cosa ci chiederà il Pa- conoscersi nel corso della sua vita. Siamo e dre nell’ultimo giorno? Soltanto una cosa: rimaniamo ignoti a noi stessi, soltanto Dio «Avete creduto al Vangelo e gli avete ubbi- è in grado di vedere davvero dentro di noi. dito?». Non domanderà se eravamo tedeschi o ebrei, se eravamo nazisti oppure no, e I cristiani si sono adattati nemmeno se facevamo parte della Chiesa confessante, se troppo facilmente al culto del più forte eravamo persone influenti e di Dovrebbero dare molto più scandalo successo, se possiamo vantarci di grandi opere, se eravamo riE schierarsi in modo molto più deciso spettati oppure malvagi, insidalla parte dei deboli gnificanti, inutili e sconosciuti. Il nostro unico giudice sarà il Vangelo. Perché io sono proprio io? Che cosa so- Se ci lambicchiamo il cervello ci procuriano davvero? Chi sono? Perché esisto? Da mo soltanto grandi tormenti: sappiamo bedove arrivo? Qual è il mio fine? Cosa ne ne che questo atteggiamento conduce alla sarà di me? Sono queste le domande che disperazione e non al sollievo. Quindi è nel’umanità si pone da sempre. L’uomo si cessario percorrere un’altra via: non quella sente aggredito da una forza superiore, da della conoscenza di sé, ma il dominio e la tutto un mondo, dal suo stesso io; allora formazione di sé attraverso la volontà. Perché il problema della debolezza è così comincia a indagare, a cercare, ad arrovellarsi e procede di scoperta in scoperta, sen- importante? Hai mai visto nel mondo un tendosi sempre più inquieto. Di fronte a se mistero più grande dei poveri, dei vecchi, stesso viene colto da una grande paura. Per dei malati. Hai mai pensato a come appare la prima volta è toccato dalla miseria la vita a uno storpio, a un infermo senza dell’essere umano e il cuore si contrae nella speranza, a una persona sfruttata, a un neconsapevolezza della sua mancanza di li- ro in un ambiente di bianchi, a un intocca- bile? Se lo hai fatto, riesci a sentire che in quei casi l’esistenza ha un significato diverso da quello che le attribuisci tu? Comprendi che anche tu, comunque, appartieni alla categoria degli sfortunati, perché anche tu sei un essere umano come loro, perché sei forte e non debole, perché in tutti i tuoi pensieri avvertirai la loro fragilità? Non ci siamo resi conto che non potremo mai essere felici finché questo universo della debolezza, da cui forse finora siamo stati risparmiati ci rimane estraneo e sconosciuto, distante, finché lo teniamo lontano dalla nostra portata, in modo consapevole o inconsapevole? Che cosa significa debolezza nel nostro mondo? Sappiamo che fin dai primi tempi fu rimproverato al cristianesimo di rivolgere il suo messaggio ai deboli: era considerato la religione degli schiavi, di quelli che soffrono di complessi di inferiorità; si diceva che dovesse il suo successo alla massa di disperati dei quali ha esaltato la condizione di miseria. E stato proprio l’atteggiamento nei confronti del problema del male nel mondo che ha attirato simpatie oppure odio per questa confessione. Ha sempre prodotto l’opposizione forte e sdegnata di una filosofia aristocratica che esaltava la forza e il potere, in contrapposizione con i nuovi valori di rifiuto della violenza ed esaltazione dell’umiltà. Anche nella nostra epoca siamo testimoni di questa lotta. Il cristianesimo resiste o fallisce con la sua protesta rivoluzionaria contro l’arbitrio e la superbia del potente, con la sua difesa del povero. Credo che i cristiani facciano troppo poco, e non troppo, per rendere chiaro questo concetto. Si sono adattati troppo facilmente al culto del più forte. Dovrebbero dare molto più scandalo, scioccare molto più di quanto facciano ora. Pubblicata una raccolta di scritti dell’abate Francesco Trolese Intende colmare una lacuna la mostra — allestita all’Accademia Carrara di Bergamo, aperta fino al 21 giugno — dedicata all’artista Iacopo Nigreti, meglio conosciuto come Palma il Vecchio. Infatti, pur essendo stato con Giorgione e Tiziano uno dei principali esponenti del tardo Rinascimento veneziano, al pittore non è mai arrisa quella fama, soprattutto presso il grande pubblico, che pur avrebbe meritato. Pochi sanno che molte delle sue opere sono conservate nei principali musei d’Europa. Dal canto suo anche il territorio bergamasco ha preservato numerosi dipinti: ecco allora che l’esposizione — è la prima monografica su Palma il Vecchio dopo cinque secoli — punta a rilanciare la figura di un artista il cui contributo chiede an- «Cristo e l’adultera» (1510-1511) cora di essere apprezzato nella giusta misura. La mostra esibisce alcune opere dell’esordio, tra le quali la Madonna con il Bambino (ora a Berlino). Si possono poi ammirare la Madonna dell’alloro conservata alla National Gallery di Londra, e il Cristo e l’adultera, all’Ermitage di San Pietroburgo. Il tratto che accomuna queste opere dedicate a temi religiosi è l’intensità dello sguardo delle figure ricreate sulla tela. Come pure spicca, per esempio attraverso l’espressione degli occhi delle varie Madonne ritratte, una nota di malinconia che acquista particolare risalto perché inserita in uno scenario brillante, dai colori spesso forti e accesi. Ma è soprattutto nel Cristo e l’adultera che si Perle di storia monastica di GIANPAOLO ROMANATO Da molti anni don Francesco Trolese è figura di spicco del mondo monastico italiano ed europeo. Attualmente è abate dell’abbazia di Santa Giustina di Padova, dopo essere stato per molti anni alla guida della sua biblioteca. Inoltre è direttore del Centro storico benedettino italiano e della collana Italia benedettina, nonché professore Sono pagine suggestive dedicate a monaci, libri e università Alla smemorata cultura d’oggi ricordano quanto il sapere debba ai religiosi nell’Istituto di liturgia pastorale, che ha sede nella medesima abbazia padovana ed è incorporato nel Pontificio ateneo di Sant’Anselmo di Roma. Ora, giunto alla soglia dei 75 anni, la Societas veneta per la storia religiosa, libera associazione di studiosi che opera da alcuni decenni a Santa Giustina e di cui Trolese è stato dalla fondazione magna pars, ha voluto onorarlo pubblicando una raccolta dei suoi scritti, che appare come primo volume della nuova serie della collana Italia Sacra, fino- ra ospitata dalla Herder e ora passata, senza mutare la veste editoriale, sotto l’egida dell’Istituto storico italiano per il medioevo: Santa Giustina di Padova nel quadro del monachesimo italiano. Studi di storia e cultura monastica, a cura di Giannino Carraro, Rosetta Frison Segafredo, Cristina Marcon (Roma, Istituto storico italiano per il medioevo, 2014, pagine 485, euro 55). Il volume sarà presentato, a Padova il prossimo 10 aprile. Trolese acquisì a Roma le competenze che ne hanno fatto uno storico di vaglia, seguendo i corsi di Michele Maccarrone e di Giulio Battelli, ma trovò a Padova, nel medievista Paolo Sambin, il maestro che ne forgiò definitivamente la personalità scientifica. I saggi che compaiono in questo volume, sempre precisi, documentati fino allo scrupolo ma scritti in una lingua piana e scorrevole, ne sono la prova. Il cammino qui percorso va dal Trecento a oggi. Partendo dalla grande riforma del monachesimo di Ludovico Barbo, iniziata proprio nell’abbazia padovana oggi condotta da Trolese, e passando attraverso la gloriosa stagione maurina dell’erudizione storica, il filo dipanato dall’autore si prolunga attraverso i grandi della cultura europea seicentesca come Jean Mabillon, per arrivare ai contemporanei, con un capitolo dedicato al maestro Sambin. È un quadro ricco di suggestioni, come rileva Antonio Rigon nell’intro- duzione, con al centro monaci, libri, biblioteche, università che ricorda alla smemorata cultura d’oggi quanto il sapere debba ai religiosi, e ai benedettini in particolare. E di questo sapere la millenaria abbazia di Santa Giustina, benché spogliata di tutti suoi beni dagli espropri napoleonici e ricostituita dopo la prima guerra mondiale, rappresenta uno degli esempi più insigni, di cui sono testimonianza la chiesa grandiosa, i chiostri, i resti archeologici — molti ancora da scoprire — che ci riportano ai primi secoli dell’era cristiana. All’imponente lascito culturale di questo complesso monastico, fino alla chiusura ottocentesca e alla riapertura novecentesca, sono dedicati i saggi che costituiscono la seconda parte del volume. Il libro è anche il ritratto in filigrana del suo autore, un monaco che ha fatto del servizio alla cultura ecclesiastica e della sua divulgazione lo scopo di tutta una vita. Dei duecento titoli della sua bibliografia, qui analiticamente ricostruita, molti sono rappresentati da curatele apparse prevalentemente in Italia benedettina o in Fonti e ricerche di storia ecclesiastica padovana. Le curatele, come sa chiunque pratichi i libri, costano molto ma rendono poco al loro autore. È soprattutto di questo umile lavoro che la cultura storica italiana deve essere grata a Francesco Trolese. «La Bella di Madrid» (1518-1520) può apprezzare l’abilità dell’artista quale consumato stratega degli sguardi: i personaggi o si fissano o scrutano lontano, ma gli occhi sembrano focalizzarsi su un unico punto: il quadro acquista così coesione e forza d’attrazione. Palma il Vecchio si cimentò anche con soggetti laici: basti pensare ai ritratti di donne, il cui sguardo — il suo inconfondibile marchio di fabbrica — colpisce per una sottile quanto coinvolgente sensualità. Di grande eleganza il movimento della mano che lambisce le estremità delle trecce nel Ritratto di donna detta La Bella di Madrid, uno dei fiori all’occhiello del museo Thyssen-Bornemisza. (gabriele nicolò) L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 9 aprile 2015 pagina 5 Un’opera di Shinichi Wakasa ispirata all’antica pittura Yamato Il segreto del successo dei romanzi di Haruki Murakami Nel paese delle meraviglie a portata di mano universali come la ricerca dell’amore, i limiti del libero arbitrio o il desiderio di vendetta, come fecero a loro tempo romanzieri del calibro di Dostoevskij o Tolstoj, con i quali non esiterei a imparentarlo, ma Murakami si domanda anche che cosa di preciso nella nostra epoca si deve narrare e in che modo. Pur restando con i piedi per terra, lo sguardo di Murakami, al momento di rispondere a questa domanda, va così lontano da commuovere e persino sconcertare. I suoi romanzi funzionano perché in essi viene presentato un mondo pieno di ambiguità e di contraddizioni in cui abitano esseri che non desistono dal loro anelito di purezza e di perfezione. Entrambi i poli, quello dell’ambiguità e quello della purezza, sono importanti, ed è proprio la loro esplosiva congiunzione a far sì che Il suo universo complesso e ambiguo l’impianto narrativo, tanto contrastato, risulti è abitato da personaggi estremamente efficace. mossi da un forte anelito Tutti i personaggi di di purezza e di perfezione Murakami posso essere feriti — disillusi, colpiti — ma non per questo smettono di aspirare a oliare tutti i loro dispositivi, i roman- una certa eccellenza e a un ideale zi di Murakami fluiscono, si espan- che, da un punto di vista puramente dono e conquistano, nel loro percor- logico e razionale, risulta insensato. so, il cuore di milioni di lettori. Chia- Detto in modo più semplice: tutta la realtà è sporca, anche il cuore ro, ho dovuto chiedermi il perché. Per la sua ambizione. Per la sua dell’uomo, ma non per questo il vista d’aquila. Murakami si è chiesto cuore umano smette di guardare a qual è il senso di narrare storie in un ciò che non è contaminato, al sublimondo come il nostro. Dal momen- me. Consapevolmente o inconsapeto in cui, come lui stesso ha dichia- volmente, l’aspirazione dei personagrato, il suo tema è sempre la realtà, gi, a partire dalla fragilità e dall’ingli interessa soprattutto qual è e coerenza della realtà in cui si muocom’è la frontiera tra ciò che si chia- vono, genera in segreto la complicità ma finzione e ciò che si chiama e l’interesse dei lettori, a prescindere mondo reale, un mondo che, nei dalla loro età e dalla loro provesuoi romanzi, inizia sempre a crepar- nienza. Questo anelito di purezza e di si e dalle cui crepe emergono le cose più magiche e inattese (come in pienezza nei romanzi di Murakami “Piccola gente dalla bocca aperta di si percepisce soprattutto nelle storie una capra morta”, nella sua opera d’amore, e tutte le sue opere sono in ultima istanza — e anche in prima — più importante 1Q84). Murakami non sceglie i suoi temi storie d’amore. Le trame possono guardando solo a se stesso: è un ro- sembrarci complicatissime (e lo somanziere assorto in sé ma non ego- no), ma dietro il groviglio dei fatti e centrico. Non affronta solo questioni degli episodi ci sono sempre tre o di PABLO D’ORS onsidero Haruki Murakami (Kyoto, 1949), insieme a Milan Kundera e a György Konrad, uno dei migliori scrittori viventi. Non solo perché i suoi romanzi mi prendono e mi affascinano, ma anche perché m’ispirano e mi spingono a pensare sia alla trama o all’argomento che propongono sia, e soprattutto, all’intelligenza narrativa con cui sono composti. “Funzionare” non è un verbo che mi piace particolarmente, ma i romanzi di questo scrittore giapponese di successo sono autentici ingranaggi ai quali tale verbo sembra calzare perfettamente. Come se qualcuno non si stancasse mai di C quattro grandi temi e, dietro di essi, al loro interno, una storia d’amore; esseri solitari alla ricerca di una compagnia che un giorno hanno intravisto come possibile, fantasmi alla ricerca dell’unità. Tutto questo viene narrato mescolando molto abilmente il quotidiano con il misterioso. In 1Q84 lo stesso Murakami ci dà la chiave interpretativa dei suoi romanzi. «Anche se l’opera è di taglio fantastico, i dettagli delle descrizioni sono estremamente realistici». Perciò il genere è quello fantastico (e quale romanzo in fondo non lo è?) ma l’approccio e le descrizioni sono realistici e attac- si accede però poco a poco, anche se arriva un momento in cui al lettore viene chiesto di fare un salto. E a questo lettore incauto costerà dire com’è giunto al momento in cui gli è stata formulata quella richiesta. Il fantastico sembra allora una conseguenza naturale, sebbene estrema, del quotidiano, e si capisce pertanto perché siamo in molti, in moltissimi, noi lettori che diamo questo voto di fiducia e ci decidiamo a saltare. Come se non bastasse, in questo salto si allargano i confini della finzione, dove tutto comincia a essere possibile, e ciò con la libertà creatrice che comporta; si allargano anche i confini della realtà e, naturalmente, quelli di noi stessi. Ciò risulta inebriante, perché il romanzo comincia allora a essere un luogo di rivelazione. L’ambito in cui bisogna formulare le domande è ovviamente diverso da quello abituale e, di certo, più grande, più vasto. Le risposte ottenute fino a quel momento non è che siano sbagliate, ma semplicemente limitate, persino meschine. Inebria rendersi conto che stiamo in un mondo — Haruki Murakami cati all’immediato. Mediante questo ricorso al quotidiano, Murakami conquista il lettore comune, la cui prospettiva è raramente sofisticata; ed è così che lo porta all’accettazione del fantastico, che altrimenti potrebbe risultargli troppo strano o addirittura suscitare un certo rifiuto. Come avviene nella fantascienza di qualità, le fantasie murakaniane sono sempre esplorazioni nel limite della possibilità dell’umano, e perciò in tal senso risultano d’interesse universale. A questi paradisi o inferni fantastici fisico e morale — molto più grande di quello in cui immaginavamo di stare. E naturalmente per questo si diviene più umili. Si diviene discepoli, apprendisti, che è la condizione ideale per leggere un romanzo: come leggono i bambini, capaci di stupirsi, con fede, con abbandono, senza quelle riserve che l’età — mal vissuta — o la cultura — mal digerita — sembrano obbligarci ad avere. Definire la letteratura di Murakami realismo magico di carattere orientale e post-moderno è solo un Resurrezione e compassione Tutto cominciò in Galilea di ANTONELLA LUMINI Gesù è la resurrezione proprio mentre percorre la terra. Lo testimonia il racconto della trasfigurazione in cui mostra agli apostoli il suo corpo sfolgorante di luce. A Pietro, Giacomo, Giovanni si aprono gli occhi, come dopo la resurrezione. Vedono l’invisibile. «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» (Matteo, 17, 9).La resurrezione si manifesta nel tempo, mentre Gesù vive con i suoi discepoli, incontra le folle, divenendo da quel momento in poi un’esperienza viva che comincia a veicolare, a sedimentarsi nelle cellule Tintoretto, «La Resurrezione» (1578-1581, particolare) dell’umanità, costituendone il livello più avanzato, l’apice. La resurrezione innanzitutto si rende visibile nella compassione: Gesù patisce con i sofferenti, partecipa il loro dolore. C’è una stretta relazione fra resurrezione e redenzione. La resurrezione è forza redentrice. L’umanità risorta del Cristo purifica, scioglie, trasfigura. La redenzione richiede passione (da patior, patire), accettazione della sofferenza. Questo non è un masochismo, come spesso si dice del cristianesimo, ma risveglio che permette di affrontare la realtà tale e quale è. Questo è possibile solo partecipando della resurrezione. La sofferenza è vista, accettata, affrontata perché sostenuta da un livello superiore di vita. È vissuta mentre passa, ma anche riattraversata se rimossa, fuggita, accantonata. La redenzione è quel processo che fa morire la morte in noi, lo stato di morte, la volontà di morte. Quella forza contraria alla vita che ci domina, prende campo deviando pensieri e azioni, trasformando gran parte della nostra potenzialità creatrice in attività distruttrice. La redenzione scaturisce dalla potenza della resurrezione. Dopo la mia resurrezione vi precederò in Galilea, dice Gesù. La Galilea rappresenta l’inizio di tutto. Qui prende vita il regno dei cieli. Quando Gesù comincia a manifestarsi al mondo, a rivelare la sua umanità divina, sulla terra inizia il nuovo regno. Più prende corpo, più si espande attraendo l’umanità verso uno stato nuovo di vita: stato di grazia, stato di risveglio e resurrezione. La Galilea è il luogo in cui i primi discepoli, i dodici, coloro che poi saranno mandati, gli apostoli, sono stati toccati dall’amore di Gesù e che appena lo hanno conosciuto, hanno lasciato tutto per seguirlo. È il luogo dell’innamoramento che dà origine alla prima realtà di comunione, al corpo mistico. Questa connessione fra la Galilea e la resurrezione, vuol significare che, appena Gesù, dando inizio alla vita pubblica, fa conoscere la sua divina umanità, insieme rivela la sua resurrezione, lo stato di pienezza in cui umanità e divinità sono intrinsecamente unite. Proprio lì, in Galilea, gli apostoli, i discepoli, avendo vissuto con Gesù, hanno cominciato a partecipare di questa pienezza umana, costituendo la cellula viva del primo nucleo di comunione. Pietra fondante di uno stato di relazione fra esseri umani in cui circola amore. Questo primo nucleo è la Chiesa, la nuova assemblea che riunirà uomini e donne di diverse razze, popoli, religioni, quindi non più legati da vincoli di sangue e il cui corpo dovrà distinguersi all’interno del tessuto sociale in quanto estraneo a rapporti di possesso, dipendenza, violenza. Questa comunione diviene subito un fuoco vivo che attrae, espande lo Spirito, l’amore di Gesù che opera in essa, ma sappiamo poi quanta umana pesantezza assume nello scorrere dei secoli e dei millenni. Nei romanzi di Murakami le meinutile tentativo d’inserire un’opera artistica in uno modello. Murakami tafore acquistano un significato e un non s’inserisce in categorie, le crea. valore nuovi: non sono più metafore Alcuni dicono che combina abilmen- stilistiche, per definirle in qualche te l’alta cultura con la letteratura da modo, bensì globali, strutturali. E si supermercato. Di fatto dietro i suoi ha la sensazione che tutto sia metaromanzi ci sono riferimenti culturali fora di qualcosa, di qualcosa di (da Sofocle a Orwell passando per estremamente importante, anche se Bach e Balzac) e, inutile dirlo, riferi- non si sa bene di cosa. menti “da supermercato” (dall’icona Nel capitolo di 1Q84 intitolato “Il del Kentucky Fried Chicken ai sette paese dei gatti”, per esempio, si parnani di Disney, passando per le ma- la di un paese vuoto di giorno e ingliette Smiley, il Johnny Walker o il festato di gatti di notte. Si tratta di whisky Cutty Sark). In ogni caso un paese in cui le anime si possono Murakami è di quelli che fanno perdere per sempre se non trovano il scuola e non bisognerà attendere modo di uscire. Il narratore utilizzemolto per vedere proliferare la legio- rà questo paese in diverse occasioni ne dei i suoi imitatori, come è acca- nel corso del racconto come grande duto a Dickens nella sua epoca. metafora del romanzo stesso, e ciò Risulta quasi snervante la quantità perché i suoi protagonisti si ritrovadi luoghi comuni che popola le sue no persi e impossibilitati a trovare pagine, la moltitudine di affermazio- una soluzione. ni ovvie, con un certo retrogusto da La complessità della trama e il rimanuale di autoaiuto, le infinite ri- corso alle metafore globali segnalano petizioni che, in qualsiasi altro auto- il bisogno di una struttura solida e re, apparirebbero intollerabili e ci fa- minuziosa. A tale riguardo è sintorebbero abbandonare la lettura. In matico che quasi tutte le storie di Murakami, invece, per quanto tutto Murakami abbiano una lettura diaciò possa irritarci o ferire la nostra lettica, o quantomeno duale. In sensibilità estetica, “funziona”. È 1Q84 i protagonisti sono due, un strano ritrovarsi a leggere dialoghi di uomo e una donna: lui crea e lei diuna banalità sorprendente che tutta- strugge; la setta religiosa attorno a via i suoi lettori — o forse bisogne- cui gira gran parte del racconto si rebbe dire i suoi fan — leggono im- scinde in due correnti, una conciliaperterriti fino alla fine. Qual è il se- trice e una radicale; nel cielo del greto di questa specie di sfrontata mondo alternativo che viene presenpresa in giro che risulta tanto effi- tato ci sono due lune; ci sono perceicace? vers e receivers, le mother e le dauPer me non basta dire che Mura- ghter, una crisalide di aria che al suo kami si prende il suo tempo per de- interno ne contiene un’altra e così scrivere le cose, in particolare gli via. Tutta questa duplicità non può, aspetti secondari, per i quali sembra evidentemente, essere casuale. È più avere una particolare predilezione. di una strategia narrativa: è una filoBisogna dire piuttosto che, come sofia, un punto di partenza; è la ranella vita reale si perde, in un modo dice del conflitto. o nell’altro, molto tempo, anche nei Non serve dire che, attraverso tutromanzi di Murakami si deve perde- ti i suoi giochi di specchi — concavi re del tempo perché si sprigioni e convessi — Murakami mostra come quella gradevolissima impressione di il bene abiti nel cuore del male e vivitalità che di fatto l’autore riesce a produrre. Sebbene Murakami abbia dichiarato Il lettore assiste meravigliato che scrivere gli costa grande fatica, è evidente che si ai giochi di destrezza narrativa diverte molto a farlo. Si diE presto ipnotizzato dalla trama rebbe quasi che si chieda fidimentica la logica no a che punto riuscirà a tenere in tensione la pazienza dei suoi lettori. In modo particolare, sembra divertirsi con la trama, ele- ceversa; e come da questa condiziomento che molti romanzieri contem- ne ibrida della realtà si sprigioni poranei trascurano o sottovalutano. quell’ambiguità morale che caratteDei romanzi di Murakami, molto rizza il mondo, come anche la diffipiù di quelli di qualsiasi altro scrit- coltà a dare un giudizio univoco e tore, si può dire con maggior fonda- definitivo. È questo, come noi che mento che ogni romanzo è, in un scriviamo romanzi ben sappiamo, il certo senso, un poliziesco. C’è intri- campo narrativo più propizio: la go, c’è suspense. Il romanziere ha saggezza dell’incertezza, la fertile raggiunto in questo campo un tale convivenza con la perplessità. Tutti questi giochi di specchi conlivello di maestria che, come dimostra senza mai stancarsi, può gettare figurano — e non poteva essere diin aria quattro palline perché sa che, versamente — la struttura essenziale prima o poi, s’incastreranno nel ce- dei romanzi di Murakami, oltre ad alcuni “piani”, come la chiave ben sto che ha preparato per loro. Il lettore assiste meravigliato, na- temperata di Bach in 1Q84; due cicli turalmente, a questo gioco di de- di preludi e fughe composti in tutte strezza narrativa. All’inizio si do- le tonalità maggiori e minori della manda come farà lo scrittore a far sì gamma cromatica. Questi ultimi riche tutto s’incastri, ma poi, ormai corsi sono, a mio parere, piuttosto ipnotizzato, smette di preoccuparsi capricciosi e forzati, ma, in ogni cadella logica — vana preoccupazione so, rappresentano per l’autore un di— e assiste meravigliato a quel ballo vertimento e una sfida. di palline che appaiono e scompaioUn’intelaiatura solida ed efficiente no, s’incrociano, cambiano colore e — è ovvio — non può essere un frutdimensione nel loro andirivieni. Me- to puramente spontaneo o fortuito. diante questo ballo, questa danza L’aspetto meraviglioso è che Muradella realtà, si arriva a perdonare il kami mostra fin dove gli conviene fatto che ci sia qualche pallina che, l’architettura della sua cucina letteraalla fine, non s’incastra più di tanto, ria. Come in una gincana, dà piste o qualcuna di cui non si sa più da seguire a noi lettori, che, come nulla. dei bambini, inconsapevoli del fatto Il fatto che la trama sia importan- che giunti a un determinato punto il te significa che lo stile letterario le è romanzo ci risucchierà, c’imbarchiacompletamente subordinato. Mura- mo alla ricerca del tesoro che vale la kami non è di quegli innamorati del- pena trovare, per quello che riesce a le parole che vi rimangono intrappo- mobilitare nel nostro cuore durante lati, ma le mette interamente al ser- la ricerca. vizio della storia, dell’orizzonte che Era da molto tempo che nel panovuole aprire. Perciò il suo lessico e la rama della narrativa mondiale non sua sintassi sono estremamente sem- nasceva un autentico creatore di faplici e diretti, sebbene molto più vole e miti. Abbiamo bisogno di torelaborati di quanto appaia a prima nare ai miti: l’anima se ne alimenta, vista. In ogni caso il suo è un modo e oggi sono pochissimi gli scrittori di scrivere estremamente visivo; non che, al di là del fatto di scrivere bec’è praticamente un solo paragrafo ne, o in modo intelligente, danno ai da cui non si possa trarre un di- loro lettori quello di cui la loro anisegno. ma ha bisogno per sentirsi viva. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 9 aprile 2015 Dopo una lunga malattia Secondo le organizzazioni islamiche i raduni in luoghi improvvisati agevolano il radicalismo I musulmani francesi chiedono di raddoppiare le moschee PARIGI, 8. Raddoppiare nel giro di due anni il numero delle moschee in Francia: è quanto ha auspicato il rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese del culto musul- Petizione a Istanbul per un tempio buddista ISTANBUL, 8. La costruzione di un tempio buddista all’interno dell’Università tecnica di Istanbul: a chiederla, attraverso una petizione on line, che ha già raccolto venticinquemila firme, è una parte degli studenti dell’ateneo, in risposta — riferisce l’Ansa — a quella che denunciano come una «islamizzazione rampante» dell’insegnamento pubblico in Turchia. L’iniziativa è stata lanciata dopo che il rettore dell’università, Mehmet Karaca, ha annunciato l’edificazione di una nuova moschea, rilevando un’«enorme richiesta» in questo senso da parte degli allievi. † La Congregazione delle Cause dei Santi partecipa commossa al grave lutto del Rev.do Mons. Giacomo Pappalardo, officiale del Dicastero, per la morte della sua amatissima Madre Sig.ra RAFFAELLA DIQUATTRO IN PAPPALARD O e prega perché il Signore Risorto la accolga nella luce del Suo Regno in compagnia dei Santi e Beati. † Il Rettore, i Prorettori, il Senato Accademico, il Consiglio di Amministrazione, il Centro Pastorale, i Docenti, il Personale, i Laureati e gli Studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, raccogliendosi in preghiera, partecipano al lutto per il ritorno alla casa del Padre del Prof. FELICE MARTINELLI laureato e poi docente per molti anni dell’Ateneo dei cattolici italiani, al quale fu sempre legato da un profondissimo sentimento di appartenenza e al cui sviluppo ha contribuito, con straordinario spirito di servizio ed elevate competenze, come componente degli organi direttivi. Il suo generoso impegno didattico, profuso nell’educazione di molte generazioni di giovani, la sua opera e la sua testimonianza cristiana saranno sempre ricordate con grande riconoscenza e gratitudine dall’intera comunità universitaria. Milano, 7 aprile 2015 † L’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori ricorda con gratitudine e commozione il Prof. FELICE MARTINELLI da lunghi anni presente nella vita dell’Istituto quale Revisore dei conti e componente gli Organi Direttivi. Nei comuni ideali di vita cristiana, Egli ha dato esempio di dedizione e di profonda vicinanza ai nostri Enti perseguendone con generosità le finalità istituzionali. mano (Cfcm), intervenuto sabato scorso alla trentaduesima Rencontre annuelle des musulmans de France organizzata al parco delle esposizioni di Parigi Le Bourget dall’Unione delle organizzazioni islamiche di Francia (Uoif), entità vicina ai Fratelli musulmani. Per i «sette milioni di musulmani» residenti nel Paese — ha detto Boubakeur — le attuali moschee «non sono sufficienti. Ci sono molte sale di preghiera incompiute, molte moschee che non sono state costruite. Ne abbiamo oggi duemiladuecento. Occorre raddoppiarle, da qui a due anni». D’accordo con lui, ma con toni che riflettono le posizioni più radicali della sua organizzazione, il presidente dell’Uoif, Amar Lasfar: «Bisogna — afferma — che il numero delle moschee rifletta il numero dei musulmani. Abbiamo il diritto di costruire moschee e il diritto che i sindaci non si oppongano». Un problema, quello delle cifre. Secondo dati più o meno ufficiali, i musulmani residenti in Francia non sarebbero sette milioni (come ha detto il presidente del Cfcm) ma tra i quattro e i cinque milioni, e le moschee duemilaquattrocentocinquan- ta, comunque un numero «insufficiente», a detta di un rapporto del Senato. Sarebbero a oggi in via di costruzione quasi quattrocento fra moschee e sale di preghiera. Altro problema è quello del finanziamento, in un Paese dove il sovvenzionamento pubblico dei luoghi di culto è vietato e il Governo vorrebbe evitare aiuti economici provenienti da nazioni come il Qatar o l’Arabia Saudita, assieme ad Algeria, Marocco ed Egitto fra i maggiori finanziatori delle moschee in Francia. Boubakeur non ha approfondito questo argomento ma al raduno di Le Bourget — in gran parte dedicato alla figura di Maometto “profeta di misericordia e di pace” — erano numerosi gli stand per effettuare le donazioni: «Viviamo in Francia, vogliamo pregare degnamente», ha spiegato alla France Presse Mohammed, organizzatore della colletta per la moschea di Muret, alla periferia di Tolosa. Il progetto, per un totale di 750.000 euro, prevede due sale di preghiera e una piccola scuola. A tre mesi dai tragici attentati di Parigi, di fronte alla crescita del sentimento antimusulmano, cavalcato dal Front national, e all’opposizione di alcuni sindaci, i responsabili islamici hanno spiegato che la costruzione di nuove moschee va incoraggiata perché si tratta di luoghi dove incanalare l’educazione cultuale e culturale dei giovani, evitando derive radicali. «Non c’è posto più sicuro della moschea per insegnare i veri valori della religione e scongiurare il suo sviamento», ha sottolineato Fouad Azizi, presidente dell’associazione dei musulmani di Le Havre: «Oggi ci sono persone obbligate a pregare nei parcheggi o sul marciapiede. Essere visibili non significa essere dominanti; al contrario, permette di vivere meglio insieme». Nel suo discorso, Boubakeur ha inoltre insistito sulla necessità di formare adeguatamente gli imam, auspicando di arrivare presto a un accordo con alcune università parigine, relativamente alla componente non religiosa di tale formazione. Questi corsi punterebbero all’obiettivo di «trasmettere ai nostri imam la conoscenza della Francia, della legge e delle tradizioni francesi, affinché essi abbiano una formazione completa, religiosa e repubblicana». Fratelli di Taizé in Russia, Bielorussia e Ucraina celebrano la Pasqua con gli ortodossi A braccia aperte di ALOIS LÖSER In questa Settimana santa le preghiere comuni ci hanno avvicinato a Gesù. Lo abbiamo visto prendere il cammino della sofferenza e della morte. Sabato santo ci ha messo nel silenzio di Dio, che Gesù ha conosciuto e condiviso con tanti uomini e donne che hanno la sensazione di essere abbandonati da Dio. E il giorno della sua resurrezione, Gesù ha vinto la morte. Come? Con il suo amore che è stato più forte. Per alcuni è difficile credere a ciò. Abbiamo tanta violenza nel mondo, e in questi ultimi tempi si è scatenata ancora di più. Giovedì scorso c’è stato un terribile attentato in un’università del Kenya, costato la vita a centocinquanta giovani. Siamo tutti scioccati nel vedere situazioni in cui la vita umana non sembra più avere alcun valore. Sono stato a Roma di recente. Lì ho avuto un incontro personale con Papa Francesco. Noi tutti sappiamo quanto s’impegni per difendere i poveri e chi subisce ingiustizie. Mi ha detto che pregava con noi a Taizé in quest’anno nel quale ricordiamo fratel Roger. Vorrei chiedere a tutti voi di pregare per lui. Affidatelo a Dio ogni giorno, anche se solo per il tempo di un sospiro. Di Roma è rimasta impressa un’immagine nella mia memoria. Nella chiesa del Gesù, su un pannello erano affisse Un nigeriano per la Comunione anglicana LONDRA, 8. Il nigeriano Josiah Idowu-Fearon sarà, a partire da luglio, il nuovo segretario generale della Comunione anglicana. Classe 1949, vescovo di Kaduna, il presule è da tempo impegnato nel dialogo tra cristiani e musulmani e nel movimento ecumenico. Congratulazioni sono state espresse dal World Council of Churches. le foto, fatte poco prima della loro esecuzione, dei ventuno cristiani copti assassinati; in ginocchio, e dietro ognuno di loro c’era il boia con un coltello. Morivano a causa della loro fede. E quanti, anche tra i musulmani, muoiono perché non sono dalla parte giusta! Non restiamo solo scioccati, o accusatori. Vedere tutto ciò pone ognuno di noi di fronte a domande quali: vuoi rivedere le priorità nella tua vita? Non restiamo troppo spesso rinchiusi in interrogativi e discussioni che in fondo non sono poi tanto importanti? Vuoi essere artefice di pace? Allora comincia là dove vivi! Conflitti armati devastano il Medio oriente, ma anche tanti altri luoghi del mondo. Lo scorso anno giovani ucraini sono venuti numerosi a Taizé, dove hanno incontrato giovani russi. È stato emozionante vedere lo sforzo che quei giovani facevano per ascoltarsi reciprocamente. Allora ci siamo chiesti che cosa potevamo fare per mostrare la nostra solidarietà. È così nato il progetto di fare un pellegrinaggio in tre tappe. La prossima settimana con quattro fratelli e un centinaio di giovani di tutta Europa andremo a Mosca per celebrare la Settimana santa con i cristiani ortodossi. La loro Pasqua si celebra una settimana dopo la nostra festa occidentale. Poi noi fratelli andremo due giorni a Minsk, in Bielorussia. E la terza tappa sarà in Ucraina, dove altri giovani europei si uniranno a noi a Kiev e a Lviv. Andremo a mani vuote, senza nessun altro progetto se non quello di unirci ai cristiani di questi Paesi nella celebrazione del mistero pasquale. Cristo è la nostra speranza. È vivo. Ci riunisce. Non ha forse detto queste parole: «Quando sarò innalzato da terra attirerò a me tutti gli uomini»? Allora vogliamo riunirci perché possa attirarci insieme nel suo amore. Sono molto felice di vivere le celebrazioni pasquali con i cristiani di questi tre Paesi. I canti, le parole, le icone, i lumi, tutto esprimerà il mistero di Cristo che ama ogni essere umano. Riporre la nostra fiducia in Cristo non è sempre un sentimento che ci tranquillizza. Ma ricordiamoci che egli ci dona sempre la sua pace, e con essa il coraggio di prendere decisioni forti che orientano la nostra vita. Se ricevere la Pasqua di Cristo potesse divenire la priorità nella nostra vita, il mondo cambierebbe molto. La sera del Sabato santo, noi fratelli siamo stati felici di poter accogliere un nuovo fratello nella nostra comunità, Roland, dei Paesi Bassi. E, una settimana fa, Con il Papa per la pace Prima della sua partenza, mercoledì 8 aprile, per un pellegrinaggio che lo porterà a Mosca, Minsk, Kiev e Lviv, il priore di Taizé si è rivolto ai settemila giovani di quarantacinque Paesi che in occasione della Pasqua si sono riuniti nella comunità della Borgogna. Li ha invitati in particolare a pregare per il Papa. Ecco il testo della sua meditazione. Claudio dal Cile è entrato anche lui nella nostra comunità. Fratel Claudio e fratel Roland si preparano ora a dedicare tutta la loro vita a Cristo. Cercheranno sempre di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Procedere su questo cammino significa imparare ad aprire le nostre mani, a non restare aggrappati ai nostri sogni e ai nostri progetti, ma a prendere il largo e a credere come figli che Dio si prende cura di noi. Sì, vorremmo abbandonarci a Dio, vivere ogni giorno della pace di Cristo, come nutrimento. In ciò ci sosteniamo tra fratelli. La comunione tra cristiani è un sostegno inestimabile. Ecco, là dove siete, cercate un appoggio nella comunione con altri cristiani. La comunione fra tutti coloro che amano Cristo è una fonte incomparabile di gioia. Questa settimana l’abbiamo potuto vivere insieme qui. E a sostenerci sono anche credenti che ci hanno preceduto. Uno di essi, che ha vissuto in Russia, Serafino di Sarov, ha detto: «Ottieni la pace e una moltitudine la troverà attorno a te». È morto il cardinale Turcotte È morto mercoledì 8 aprile il cardinale canadese Jean-Claude Turcotte, arcivescovo emerito di Montréal. Da tempo gravemente malato, era ricoverato all’Hôpital Marie-Clarac della sua città. Nato a Montréal il 26 giugno 1936, era stato ordinato sacerdote il 24 maggio 1959. Eletto alla Chiesa titolare di Suas il 14 aprile 1982 e nominato vescovo ausiliare di Montréal, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 29 giugno 1982. Quindi il 17 marzo 1990 era stato nominato arcivescovo di Montréal. Giovanni Paolo II lo aveva creato e pubblicato cardinale, del titolo di Nostra Signora del Santissimo Sacramento e dei Santi martiri Canadesi, nel concistoro del 26 novembre 1994. Il 20 marzo 2012 aveva rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi. Le condizioni di salute del cardinale Turcotte erano da tempo molto compromesse e in progressivo peggioramento. L’arcidiocesi di Montréal aveva, a più riprese, informato l’opinione pubblica dell’evoluzione della sua malattia e dei continui ricoveri ospedalieri. Così il porporato ha vissuto anche questa difficile prova in comunione con la sua gente, soprattutto attraverso la preghiera offerta nella sofferenza. Era nato a Montréal in una famiglia numerosa: aveva sei fratelli ed era figlio di un impiegato in un piccolo negozio di elettronica. Dopo aver studiato nella scuola parrocchiale di San Vincenzo de’ Paoli a Laval e compiuto gli studi classici al collegio André-Grasset tra il 1947 e il 1955, era entrato nel seminario maggiore di Montréal, proseguendo gli studi teologici e conseguendo il diploma in teologia. Aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1959, nella chiesa di San Vincenzo de’ Paoli a Laval, da monsignor Laurent Morin. Il suo primo incarico, per due anni, era stato quello di vicario alla parrocchia di San Matteo apostolo. Poi, dal 1961 al 1964, era stato assistente e cappellano diocesano della Jeunesse Indépendante Catholique Féminine (Jicf) e del Mouvement des Travailleurs Chrétiens (Mtc). Aveva quindi approfondito i suoi studi in Francia, nella facoltà cattolica di Lille, coronandoli nel 1965 con il diploma in pastorale sociale. Al ritorno in Canada aveva continuato a lavorare, fino al 1967, come cappellano diocesano della Jicf e del Mtc. Dal 1967 al 1974 aveva ricoperto diversi incarichi nell’ambito dell’ufficio del clero: responsabile dei seminaristi della diocesi di Montréal, segretario della Commission des traitements, responsabile degli studi e della formazione permanente del clero. Nel 1974 era divenuto anche direttore dell’ufficio per la pastorale parrocchiale. Il 25 settembre 1981 monsignor Paul Grégoire lo aveva nominato vicario generale di Montréal e coordinatore generale della pastorale. Nel 1982 era divenuto vescovo ausiliare, ricevendo l’ordinazione episcopale dallo stesso monsignor Grégoire. Servir le Seigneur dans la joie il motto da lui scelto. In veste di delegato dei vescovi del Québec presso il Governo provinciale, si era occupato in prima persona della visita di Giovanni Paolo II, avvenuta nel settembre 1984. Era stato inoltre incaricato del coordinamento della visita papale nella diocesi di Montréal. E nel 1990 era divenuto arcivescovo di Montréal. Nel 1994 aveva partecipato alla nona assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla vita consacrata. E nel 1997 aveva fatto parte della commissione per il messaggio finale dell’assemblea sinodale speciale per l’America. Il suo stile pastorale era fatto di semplicità e di accoglienza. Aveva a cuore soprattutto la questione della rievangelizzazione: credeva fermamente nella necessità di un nuovo annuncio del Vangelo a tutta la società, soprattutto ai più poveri, i giovani e i lavoratori. La sua attenzione alle problematiche giovanili lo aveva portato a partecipare in prima persona a diverse edizioni della giornata mondiale della gioventù. In particolare a Denver nel 1993 e a Parigi nel 1997, aveva tenuto catechesi ai giovani di lingua francese. Aveva anche preso parte alle giornate di Roma, Toronto e Colonia. Nell’ambito dell’episcopato canadese era stato presidente e vicepresidente della Conferenza episcopale, oltre che, per vent’anni, membro del consiglio permanente. Molti i riconoscimenti a lui attribuiti: tra questi, il dottorato in teologia della McGill University di Montréal e quello in diritto della Concordia University, sempre a Montréal. L’11 settembre 2008 aveva restituito la medaglia di membro dell’Ordine del Canada, di cui era stato insignito nel 1996, in segno di protesta contro l’assegnazione della stessa al medico abortista Henry Morgentaler. «La mia coscienza mi costringe a riaffermare le mie convinzioni circa il rispetto della vita dal concepimento fino alla morte» erano state le sue parole per rimarcare le ragioni della scelta. Aveva fatto parte del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, della Congregazione delle cause dei santi e del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. Aveva anche partecipato ai conclavi che hanno eletto Benedetto XVI e Francesco. Lutto nell’episcopato Monsignor Luis María Pérez de Onraita Aguirre, arcivescovo emerito di Malanje, in Angola, è morto venerdì scorso, 3 aprile, alle ore 14.30, nella clinica Girasol di Luanda. Il compianto presule era nato in Gauna, nella diocesi spagnola di Vitória, il 12 aprile 1933, ed era stato ordinato sacerdote l’11 agosto 1957. Arrivato nello stesso anno in Angola come prete missionario Fidei donum, il 30 dicembre 1995 era stato nominato vescovo coadiutore di Malanje e aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 10 marzo 1996. Succeduto per coadiuzione il 27 agosto 1998, quando la diocesi era stata elevata ad arcidiocesi il 12 aprile 2011 ne era divenuto primo arcivescovo. Aveva rinunciato al governo pastorale il 19 maggio 2012. Le esequie si celebrano giovedì 9 aprile a Malanje. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 9 aprile 2015 pagina 7 in cui una famiglia di Roma offre un piccolo dono — in questo caso una colomba pasquale, simbolo della pace e del bene, ma anche della condivisione — a una famiglia dell’Iraq. Così ho potuto portare ben seimila di questi dolci, che hanno avuto un grandissimo successo, oltre che somme di denaro messe a disposizione dal Pontefice. A colloquio con il cardinale Fernando Filoni di ritorno dalla missione in Iraq Il sassolino e la colomba di GIANLUCA BICCINI «La Chiesa che Francesco vuole è aperta e vicina alla sofferenza. Per questo il Papa è stato molto contento che abbiamo potuto essere presenti tra i rifugiati iracheni durante la settimana santa». Di ritorno dalla missione in Iraq, il cardinale Fernando Filoni è stato ricevuto martedì sera a Santa Marta dal Pontefice, al quale ha riferito le impressioni di quello che considera anzitutto un pellegrinaggio: «Ogni luogo visitato — ha spiegato il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli in quest’intervista al nostro giornale — è stata una stazione della Via crucis che questa gente vive quotidianamente». Quali sono state le tappe principali del viaggio? Ho trascorso la domenica delle Palme ad Amman, in Giordania, dove i rifugiati sono ospitati presso alcune parrocchie; poi mi sono trasferito a Baghdad, in Iraq, dove ho visitato dei centri di raccolta. Ma è stato nel nord, nelle zone del Kurdistan iracheno, che ho trascorso la maggior parte del tempo, celebrando i riti della Pasqua e incontrando le famiglie, non solo cristiane, in fuga dalle violenze del cosiddetto Stato islamico e le autorità religiose e istituzionali che si occupano della loro accoglienza. Che atteggiamento ha riscontrato da parte dei leader politici? Anzitutto vorrei ringraziarli per avermi permesso in breve tempo di organizzare e compiere questo pellegrinaggio molto bello. In particolare il presidente del Parlamento iracheno, che ha voluto inviare una lettera al Papa nella quale, oltre a invitarlo a visitare il Paese, ha affermato che i cristiani non devono lasciare l’Iraq, perché sono parte della ricchezza della nazione, e ha assicurato leggi All’udienza generale di mercoledì 8 aprile, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: adeguate nel rispetto di tutti. Quindi la presenza dei cristiani è in linea con la visione del futuro assetto che hanno i leader iracheni. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani, con cui ho avuto un colloquio di 45 minuti, così come il primo ministro e il presidente del Parlamento, per i quali i cristiani sono cittadini a pieno titolo. Ora si tratta di prendere atto della realtà in cui essi si trovano e, nella prospettiva della liberazione del territorio, di dare loro garanzie per un ritorno nei villaggi attualmente occupati o teatro di scontri. E lo stesso può dirsi a livello più locale, visto che ovunque governatori e sindaci mi hanno manifestato gratitudine per questa visita. E per quanto riguarda i capi religiosi? Ho incontrato quasi tutti i vescovi cattolici che vivono nell’area, oltre al nunzio apostolico Giorgio Lingua e al patriarca di Babilonia dei caldei Louis Raphaël Sako. In ogni circostanza mi hanno mostrato l’impegno profuso nell’accoglienza dalla Chiesa, la quale non fa distinzione di religione o di riti. Al punto che soprattutto nel nord-ovest hanno trovato riparo nelle nostre parrocchie numerose famiglie di yazidi, di shabak e di musulmani sunniti provenienti da Fallujah, Mossul e Ramadi, che non accettano la visione integralista e violenta degli jihadisti. Cosa può dirci sulla minoranza yazida? Ho avuto modo di parlare con il loro leader spirituale Baba Sheik e i saggi che lo accompagnavano. Ha ricordato con gioia l’incontro con Papa Francesco e ha espresso gratitudine per il tempo che gli ha dedicato. Ha avvertito in lui un atteggiamento di condivisione per le sofferenze atroci che ha dovuto subire il suo popolo e si è potuto rendere conto che la Chiesa si è fatta portavoce delle sue sofferenze. Ho anche visitato il loro tempio, per una manifestazione di vicinanza non solo formale. La stessa dimostrata anche verso alcune madri con i loro bambini, che sono venute per la prima volta in una chiesa cristiana per trascorrere del tempo insieme. Considero queste esperienze una forma di evangelizzazione indiretta, perché nel dolore e nelle sofferenze comuni Dio ci parla e ci rende fratelli. In che modo è organizzata l’ospitalità? I luoghi sono vari: ad Arbil, per esempio, ci sono case prese in affitto attraverso la Caritas e le ong che si accollano i costi per poter ospitare due o tre famiglie in un appartamento; poi ci sono le scuole o altri edifici come il grande mall, che non è stato ultimato, ove hanno trovato riparo numerosi nuclei. I divisori sono costituiti da tende: si creano così spazi dormitorio di 5 o 6 metri quadri, che al mattino, quando vengono tolti i materassi, sono usati per la vita quotidiana. Naturalmente le condizioni sono disagiate: pensiamo alle difficoltà incontrate da anziani, bambini e disabili; per non parlare dei problemi igienico-sanitari. Eppure c’è la volontà politica di aiutarli, come dimostra il fatto che 480 famiglie stanno per essere trasferite in campi attrezzati con container o caravan. E poi naturalmente ci sono le parrocchie. Certamente. Da Duhoc ad Arbil, da Suleimanjia ad Alqosh, ovunque le comunità hanno aperto le porte. E ognuna è riuscita secondo le proprie possibilità ad assicurare ospitalità per questa gente. Ad Alqosh, inoltre, il centro storico che era quasi disabitato sta riprendendo vita proprio grazie all’insediamento dei rifugiati nelle antiche abitazioni abbandonate. La Caritas in questo senso sta facendo un lavoro encomiabile ed equanime, al fine di evitare che possano sorgere piccole gelosie. Come è stata accolta la sua presenza dalla gente comune? In tutti i villaggi, così come nei campi allestiti nelle città, ho trovato affetto. Le persone hanno molto apprezzato. Nelle case e nelle parrocchie in cui mi sono recato ogni volta mi veniva ripetuto: «La sua presenza è benedizione per noi». E tutti gli incontri si sono conclusi con una preghiera e una benedizione. Parlan- do con loro, li ho esortati a non perdere la speranza, assicurando che noi non li abbiamo mai dimenticati e non li dimentichiamo. Inoltre li ho incoraggiati a guardare avanti. Ha anche portato segni di solidarietà concreta? C’è un piccolo proverbio arabo che dice: quando vai a visitare, se non hai altro, nella tua povertà, porta almeno un sassolino. In questa prospettiva abbiamo coinvolto la diocesi del Papa in una esperienza Intelligenza, cuore e mani «Essere ponte fra la libertà dell’uomo e della donna e la libertà di Dio»: è questo il delicato compito dei formatori alla vita consacrata. Lo ha evidenziato l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, dicastero che, in occasione dell’anno della vita consacrata, ha organizzato dal 7 all’11 aprile a Roma il congresso internazionale dedicato proprio ai formatori sul tema «Vivere in Cristo secondo la forma di vita del Vangelo». L’arcivescovo segretario ha guidato la veglia di preghiera che, alla presenza del prefetto della congregazione, il cardinale João Braz de Aviz, ha aperto martedì sera il congresso nella parrocchia di San Gregorio VII. Il presule, seguendo le letture bibliche proposte per la meditazione, ha sottolineato che il processo formativo di un consacrato è permanente, in quanto tende all’«assimilazione progressiva dei sentimenti di Cristo verso il Padre», a una «trasformazione “dell’amante nell’Amato”», e che la formazione «deve toccare non soltanto l’intelligenza, ma il cuore e le mani, poiché deve sempre arrivare alla vita quotidiana». From Ireland: Pilgrims from the Archdiocese of Tuam; Newly ordained deacons from the Pontifical Irish College with family members and friends; Students and staff from St Mary’s College, Dundalk, County Louth. From Sweden: Pilgrims from Voxtorp Lutheran Church of Sweden, Diocese of Växjö. From Nigeria: A group of pilgrims. From Japan: A group of pilgrims. From Thailand: A group of pilgrims. Roccella; Associazione Amici della musica, di Aradeo; Associazione ARCA ENEL Lombardia; Associazione Un ponte per...; Associazione Maria Santissima di Pompei, di Frignano; Associazione nazionale forestali, di Ravenna; Presidio ospedaliero, di Sciacca; Terz’Ordine francescano secolare, di Stroncone; Delegazione della giusta gestione tecnica dell’economia; Coro polifonico delle Terme di Sciacca; gruppo del «Circo degli orrori»; gruppi di studenti: Liceo Montalcini, di Molfetta; Istituto Fazzini-Mercantini, di Grottammare; Scuole medie zona Ottava, di Brescia; Istituto comprensivo, di Marostica; Scuola Maria Ausiliatrice, di Bologna; Scuola Nievo, di San Donà di Piave; gruppi di fedeli da: Fara Sabina, Tagliacozzo, Somaglia, Montorio al Vomano, Lecco, Bergamo, Scafati. Dalla Svizzera: Missione cattolica italiana, di Pratteln; Parrocchia San Cristoforo, di Caslano. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Croazia; Repubblica Ceca; Romania. I polacchi: Pielgrzymka z Centrum Formacji Odnowy w Duchu Świętym «Wieczernik» z Magdalenki koło Warszawy i z Akademii Sztuki ze Szczecina; pielgrzymi indywidualni. De France: Collège Saint-JeanBaptiste, de Guérande; collège Saint-Joseph, de Ruoms; collège Frassati, de Mandres; lycée privé, Saint-Bonnet-de-Galaure; Les amis de la Cathédrale de Reims. De Suisse: Groupe de servants de Messe, de Bulle; groupe de servants de Messe, de Morges. De Belgique: Groupe de pèlerins du diocèse de Namur; Apostolat de la prière, de Bruxelles; Unité pastorale d’Auderghem, Ixelles, Watermael-Boisfort. De Londres: Groupe de la Communauté catholique congolaise. From England: Pilgrims from the following parishes: Our Lady of Mercy and St Joseph, Lymington, Hampshire; Faithful Virgin, Norwood, London; Students and staff from St Edmund’s Catholic School, Portsmouth. Tutte aspettano di poter tornare nelle loro case, nei loro villaggi. Non interessa loro se troveranno distruzioni e saccheggi, non le spaventa la ricostruzione. E noi siamo pronti ad aiutarle a ricominciare. Non ho trovato nessuno che abbia manifestato l’intenzione di lasciare l’Iraq, almeno tra gli uomini e le donne con cui ho dialogato nel Kurdistan. Un uomo ad Alqosh mi ha confidato: «Noi siamo grati prima di tutto a Dio che ci ha fatto preservare la fede. E noi vogliamo continuare a vivere nella nostra tradizione e nella nostra cultura. Già questo è un dono immenso, perché altri sono stati obbligati a rinunciare alla loro fede o sono stati colpiti da lutti o violenze». A Roma il congresso internazionale per i formatori alla vita consacrata Di questi aspetti e di tutte le esigenze formative nei contesti contemporanei, così come dei fondamenti dell’identità della vita consacrata nella Chiesa, si è cominciato a discutere mercoledì mattina. Tra i primi interventi durante la sessione inaugurale, svoltasi all’hotel Ergife, quello del cardinale Braz de Aviz, che richiamando la lettera apostolica scritta da Papa Francesco per l’anno della vita consacrata, ha approfondito il tema: «Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione, abbracciare il futuro con speranza». Il congresso vedrà la partecipazione di milleduecento formatori provenienti da tutto il mondo e, dopo gli interventi introduttivi, sarà articolato in sette relazioni, diciassette laboratori, una tavola rotonda e un forum conclusivo al quale parteciperanno il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, l’arcivescovo Rodríguez Carballo e l’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica. È prevista anche la stesura di un messaggio finale. Gruppi di fedeli in piazza San Pietro Da diversi Paesi: Religiosi Redentoristi; Diaconi Gesuiti, con i Familiari; Domenicane della Presentazione; Suore di Nostra Signora della Mercede; Istituzione Teresiana. Dall’Italia: Ragazzi e adolescenti della Professione di Fede, dell’Arcidiocesi di Milano; Giovani cresimati della città e della Diocesi di Treviso; Adolescenti della Diocesi di Cremona; gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santi Faustino e Giovita, in Quinzano d’Oglio; Santi Pietro e Paolo, in Brescia; Regina della pace, in Zanano di Sarezzo; Sant’Andrea, in Pompiano; Santi Faustino e Giovita, in Siviano di Monte Isola; Sant’Antonio abate, in Castelcovati; Sant’Antonio abate; Patrocinio della Beata Vergine Maria, in Pian Camuno; Sant’Apollonio, in Bovezzo; Santi Giovanni Battista e Maurizio, in Caravate; Cristo Re, in Cremona; San Giulio, in Cassano Magnago; Santi Giusto e Donato, in Monteroni d’Arbia; San Sabino, in Canosa di Puglia; Maria Santissima Addolorata, in Tuturano; Maria Santissima Desolata, in Bagnoli; San Nicola, in Melicucco; Sacro Cuore, in Rossano Calabro; Madonna della neve, in Portichetto Luisago; San Giulio, in Cugliate Fabiasco; San Giacomo, in Ospitaletto; San Bartolomeo, in Busseto; San Giuseppe Artigiano, in San Giovanni Rotondo; Zona pastorale di Caraglio e Valle Grana; Vicariato della Valle d’Intelvi; Comunità pastorale Madonna delle lacrime, di Treviglio; gruppi di fedeli dalle Parrocchie di: Orgiano, Lonigo, Voltabarozzo, Lavenone, Nozza, Vestone, Borgo di Terzo, Berzo, Grone, Cermenate, Verano, Briosco, Missaglia, San Bassano, Picenengo, Senna Lodigiana, Pollenzo, San Felice Circeo; Associazione familiari vittime della strada; Associazione volontari soccorso assistenza, di Cornate d’Adda; Associazione sportiva Esplora, di Rimini; Associazione sportiva atletico Campofelice, di Campofelice di Che prospettive hanno oggi le famiglie irachene? From Canada: Pilgrims from St Joseph Parish, Diocese of Peterborough. From the United States of America: Pilgrims from the Archdiocese of Milwaukee, Wisconsin; Pilgrims from St Peter Martyr Parish, Pittsburg, California; The Diocesan Choir from the Diocese of Metuchen, New Jersey; Students and faculty from: University of Auburn, Alabama; Kearney High School, New Jersey; Red Bank Regional High School, Little Silver, New Jersey; Dominican Academy High School, New York City, New York; St Francis Xavier High School, New York City, New York; Trinity Academy School, Pewaukee, Wisconsin. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden Maria Heimsuchung, Alsdorf-Schaufenberg; Liebfrauen, Bottrop; St. Vitus, Burglengenfeld; St. Marien, Buseck; St. Aegidius, Dietfurt; St. Blasius, Dietmannsried; St. Vincentius, Dinslaken; St. Nikolaus, Ebermannstadt; St. Georg, Nesselröden, Eichsfeld; Pfarrverband Erdinger Moos; St. Vinzenz von Paul, Landshut; St. Michael, Mettenheim; St. Clemens, Münster; St. Marien, Rachtig; St. Franz Xaver, Thyrnau; St. Joseph, Tutzing; Pilgergruppen aus dem Bistum Münster; Erzbistum Paderborn; Bistum Passau; Bistum Regensburg; Pilgergruppen aus Dingolfing; Ellwangen; Grafenau; Kesseldorf; Konzing; Maxhütte-Haidhof; aus dem Oldenburger Münsterland; Rain am Lech; Regensburg; Schweinfurt; Waghäusel; Seminaristen aus dem Bistum Speyer in Begleitung S.E.R. Dr. Karl-Heinz Wiesemann, Bischof; Pfarrgemeinderatsvorsitzende der Seelsorgsregion Süd aus dem Erzbistum München und Freising in Begleitung S.E.R. Wolfgang Bischof, Weihbischof; Ökumenische Gruppe aus Drensteinfurt; Collegium Orientale, Eichstätt; Ökumenische Gruppe aus Grünwald; Katholische Erwachsenenbildung, Marktredwitz; Katholische Kroatische Mission, Reutlingen; Kirchenchor «Cantate Domino» aus der Pfarrei St. Sebald, Schwabach; Taktisches Luftwaffengeschwader 33, Cochem; Rotex 1800, Goslar; Ministranten aus folgenden Pfarreien: St. Cyriakus, Bottrop; Maria Heimsuchung, Gosseltshausen; Pfarrverband Kirchanschöring; St. Albertus Magnus, Lauingen; Maria Himmelfahrt, Marienthal; St. Jakob, Schwandorf; St. Agatha, Staufen; St. Nikolaus, Unterthingau; St. Emmeram, Windischeschenbach; Ministranten und Jugendchormitglieder aus der Pfarrei Maria Himmelfahrt, Walleshausen; Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Jakobus, Abenberg; St. Benno, Dresden; Hl. Kreuz, Feldafing; St. Peter und Paul, Maria Verkündigung, Künzing-Forsthart; Stadtpfarrei Nabburg; Verklärung Christi, Naila; St. Pankratius, Schwandorf; St. Johannes Baptist, Schweitenkirchen; St. Georg, Steinkirchen; Pilgergruppe aus Gelsenkirchen-Buer; Schemmerhofen; Jugendgruppe aus der Pfarrei St. Michael, Freiburg. Aus der Republik Österreich: Pilger aus Althofen; Maria Enzersdorf; De- legation aus dem Bundesministerium für Europa, Integration und Äußeres in Begleitung des Außenministers Sebastian Kurz; Pilgergruppe aus der Benediktinerabtei St. Blasius zu Admont. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Katholische Mission, Pratteln, Muttenz und Birsfelden; Firmgruppen aus folgenden Pfarreien: Baden; St. Clara, Basel; St. Franziskus, Riehen. Uit het Koninkrijk der Nederlanden en uit het Koninkrijk Belgie: Pelgrimsgroep uit dekenaat Heerlen en pilgrims van Bisdom Hasselt (belgië). Uit het Koninkrijk Belgi: Sint-Catharinacollege, Geraardsbergen. De España: Institución Teresiana; grupo de peregrinos de la Diócesis de Almería; Parroquia San Juan de Ribera, de Valencia; Parroquia Santos Juanes, de Xàtiva; Parroquia Espíritu Santo, de Badajoz; Parroquia Nuestra Señora del Consuelo, de Altea; grupo vocacional «Alma Mater Salvatoris», de Cartagena; grupo de catequistas, de Bilbao Real Colegiata de Roncesvalles; Colegio Mayor de la Presentación, de Valencia; Colegio Trinidad, de Córdoba; Colegio Josefinas, de Cáceres; Colegio Ies Ribeira; Instituto Terra de Xallas, de Santa Comba; Parroquia San José, de Ontinyent. De México: Instituto de educación Naciones Unidas, de Monterrey; Esne Radio Católica El Sembrador, de Guadalajara; grupo de peregrinos de Tijuana. De Argentina: grupos de peregrinos. De Portugal: Associação teatro de construção, de Perafita, Matosinhos; Colégio Nossa Senhora da Boa Nova, do Estoril. Do Brasil: Paróquia Santa Rita de Cássia, de Santa Rita do Passa Quatro. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 9 aprile 2015 All’udienza generale Papa Francesco parla della sofferenza dei piccoli I bambini non sono un errore Il loro grido è un’accusa al sistema degli adulti Ai bambini «rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro», Papa Francesco ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di mercoledì 8 aprile, in piazza San Pietro. Completando la riflessione sull’infanzia iniziata il 18 marzo scorso, il Pontefice ha ricordato che la sofferenza dei bambini è «un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito». Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Nelle catechesi sulla famiglia completiamo oggi la riflessione sui bambini, che sono il frutto più bello della benedizione che il Creatore ha dato all’uomo e alla donna. Abbiamo già parlato del grande dono che so- Per la pace nella Repubblica Democratica del Congo Una «preghiera per la pace e la riconciliazione» nella Repubblica Democratica del Congo: con questa intenzione una folta rappresentanza della comunità cristiana congolese residente a Londra ha voluto incontrare Francesco in piazza San Pietro. Accompagnati dal loro cappellano, padre Noël Mpari, sono venuti per chiedere al Papa proprio di «pregare insieme» con loro. «Viviamo un momento particolarmente difficile della nostra storia — spiegano — specialmente nella regione di BeniButumbo, ma anche nella stessa capitale Kinshasa». Per questa ragione, dicono, «tutti dobbiamo fare in modo che non venga più versato sangue innocente». E che si trovino presto «le vie giuste per la pace e la giustizia, come chiede incessantemente a gran voce il nostro cardinale Laurent Monsengwo Pasinya». A parlare con Francesco di «strade di riconciliazione e giustizia» sono venuti dal Brasile anche trenta ragazzi dell’associazione Casa do Menor São Miguel Arcanjo, fondata dal missionario piemontese Renato Chiera «per strappare bambini e adolescenti all’abbandono, alla droga e alla condanna di morire violentemente prima di arrivare a vent’anni». Il missionario, cresciuto nella spiritualità del movimento dei Focolari, lavora in Brasile dal 1978, «precisamente nella grande periferia di Rio de Janeiro, la Baixada Fluminense, una delle aere più sofferenti e problematiche in assoluto». In questi giorni di permanenza in Italia, fino al 27 aprile, i ragazzi della Casa do Menor stanno mettendo in scena lo spettacolo Lasciateci sognare in alcune città «per suscitare speranza e solidarietà». «Giustizia, difesa dei diritti dei più deboli, lotta al narcotraffico, al lavoro schiavo e alla tratta delle persone» sono il pane quotidiano del servizio di Alejandro Amor, defensor del pueblo a Buenos Aires. «In questo mio impegno — dice — sto trovando un grande sostegno nella testimonianza personale di Papa Francesco». Significativa, poi, la presenza di padre Alejandro Tilve, provinciale della compagnia di Gesù per l’Argentina e l’Uruguay. «In pratica sono il successore di padre Bergoglio in questo servizio» spiega, «anche se solo di recente Uruguay e Argentina sono stati messi insieme». E, aggiunge, «sono venuto anche per incontrare i tanti gesuiti dei due Paesi che lavorano a Roma». All’udienza erano presenti anche i nove nuovi diaconi — ordinati martedì 7 — del collegio internazionale del Gesù. Provengono da Croazia, Haiti, Indonesia, Portogallo, Stati Uniti d’America, Timor Est, Vietnam e Italia. Ad accompagnarli familiari e formatori. no i bambini, oggi dobbiamo purtroppo parlare delle “storie di passione” che vivono molti di loro. Tanti bambini fin dall’inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro. Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso! Non scarichiamo sui bambini le nostre colpe, per favore! I bambini non sono mai “un errore”. La loro fame non è un errore, come non lo è la loro povertà, la loro fragilità, il loro abbandono — tanti bambini abbandonati per le strade; e non lo è neppure la loro ignoranza o la loro incapacità — tanti bambini che non sanno cosa è una scuola. Semmai, que- D all’arcidiocesi di Milano sono arrivati 0ttomila adolescenti «in vista della loro professione di fede» È «una tradizione viva e bella» commenta il vescovo ausiliare, monsignor Pierantonio Tremolada, che ha guidato il gruppo con don Samuele Marelli, direttore della fondazione degli oratori milanesi e responsabile diocesano del servizio ragazzi e adolescenti, che spiega: «La preghiera sulla tomba degli apostoli — martedì abbiamo partecipato alla messa celebrata in San Pietro dal cardinale Angelo Comastri — e l’incontro personale con il Papa sono i due punti forti del nostro itinerario». Accanto a loro anche ducento giovani croati che, un anno fa, hanno dato vita al grande incontro nazionale a Dubrovnik — vi presero parte trentacinquemila ragazzi — sul tema della «vera libertà cristiana e nel vivo ricordo della testimonianza di san Giovanni Paolo II». Con loro il vescovo di Dubrovnik, monsignor Mate Uzinić. «Proprio la capacità di saper “maneggiare” la libertà è oggi più che mai una questione decisiva per i nostri giovani. E la Chiesa cerca di stare al loro fianco per accompagnarli nel cammino di formazione, rilanciando i valori autentici su cui centrare la vita». Particolarmente significativo, infine, l’abbraccio di Papa Francesco ai rappresentanti dell’associazione italiana che riunisce i familiari delle vittime della strada: «Ogni anno in Italia scompare un paese di cinquemila persone: tante, infatti, sono le vittime sulle strade». E purtroppo bisogna anche aggiungere «trecentomila feriti e oltre ventimila disabili gravi, vittime di questa guerra non dichiarata». sti sono motivi per amarli di più, con maggiore generosità. Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti? Coloro che hanno il compito di governare, di educare, ma direi tutti gli adulti, siamo responsabili dei bambini e di fare ciascuno ciò che può per cambiare questa situazione. Mi riferisco alla “passione” dei bambini. Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito. E purtroppo que- sti bambini sono preda dei delinquenti, che li sfruttano per indegni traffici o commerci, o addestrandoli alla guerra e alla violenza. Ma anche nei Paesi cosiddetti ricchi tanti bambini vivono drammi che li segnano in modo pesante, a causa della crisi della famiglia, dei vuoti educativi e di condizioni di vita a volte disumane. In ogni caso sono infanzie violate nel corpo e nell’anima. Ma nessuno di questi bambini è dimenticato dal Padre che è nei cieli! Nessuna delle loro lacrime va perduta! Come neppure va perduta la nostra responsabilità, la responsabilità sociale delle persone, di ognuno di noi, e dei Paesi. Una volta Gesù rimproverò i suoi discepoli perché allontanavano i bambini che i genitori gli portavano, perché li benedicesse. È commovente la narrazione evangelica: «Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”. E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là» (Mt 19, 13-15). Che bella questa fiducia dei genitori, e questa risposta di Gesù! Come vorrei che questa pagina diventasse la storia normale di tutti i bambini! È vero che grazie a Dio i bambini con gravi difficoltà trovano molto spesso genitori straordinari, pronti ad ogni sacrificio e ad ogni generosità. Ma questi genitori non dovrebbero essere lasciati soli! Dovremmo accompagnare la loro fatica, ma anche offrire loro momenti di gioia condivisa e di allegria spensierata, perché non siano presi solo dalla routine terapeutica. Quando si tratta dei bambini, in ogni caso, non si dovrebbero sentire quelle formule da difesa legale d’ufficio, tipo: “dopo tutto, noi non siamo un ente di beneficenza”; oppure: “nel proprio privato, ognuno è libero di fare ciò che vuole”; o anche: “ci spiace, non possiamo farci nulla”. Queste parole non servono quando si tratta dei bambini. Troppo spesso sui bambini ricadono gli effetti di vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti... Ma i bambini pagano anche il prezzo di unioni immature e di separazioni irresponsabili: essi sono le prime vittime; subiscono gli esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci. Spesso assorbono violenza che non sono in grado di “smaltire”, e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado. Anche in questa nostra epoca, come in passato, la Chiesa mette la sua maternità al servizio dei bambini e delle loro famiglie. Ai genitori e ai figli di questo nostro mondo porta la benedizione di Dio, la tenerezza materna, il rimprovero fermo e la condanna decisa. Con i bambini non si scherza! Pensate che cosa sarebbe una società che decidesse, una volta per tutte, di stabilire questo principio: “È vero che non siamo perfetti e che facciamo molti errori. Ma quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio, di non valere niente e di essere abbandonato alle ferite della vita e alla prepotenza degli uomini”. Come sarebbe bella una società così! Io dico che a questa società, molto sarebbe perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, davvero. Il Signore giudica la nostra vita ascoltando quello che gli riferiscono gli angeli dei bambini, angeli che “vedono sempre il volto del Padre che è nei cieli” (cfr. Mt 18, 10). Domandiamoci sempre: che cosa racconteranno a Dio, di noi, questi angeli dei bambini? I saluti ai gruppi di fedeli Risvegliare le coscienze addormentate Nel salutare i gruppi di fedeli presenti all’udienza generale, il Papa è tornato sul tema della catechesi. Ricordando come i bambini siano spesso «le prime vittime dei problemi familiari, dei conflitti, delle guerre e delle persecuzioni» Francesco ha invitato a pregare il Signore «di risvegliare le coscienze addormentate e di convertire i cuori di pietra affinché non manchi a nessun bambino l’amore e la cura». Rivolgo il mio cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua francese, in particolare ai ministranti della Svizzera e ai gruppi venuti dalla Francia e dal Belgio, come pure ai Congolesi di Londra. In questo tempo di Pasqua, vi incoraggio ad essere dei veri testimoni di Cristo Risorto, nelle vostre famiglie e nei vostri luoghi di vita. Che Dio vi benedica! Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Svezia, Nigeria, Giappone, Thailandia, Canada e Stati Uniti. Il Signore Risorto vi confermi nella fede e vi renda testimoni del suo amore e della sua misericordia per tutti. Dio vi benedica! Un cordiale benvenuto ai numerosi pellegrini della Germania, dell’Austria e della Svizzera. In particolare saluto i seminaristi della Diocesi di Speyer con il loro Vescovo Mons. Karl-Heinz Wiesemann, nonché i membri dei Consigli pastorali dell’Arcidiocesi di München-Freising con l’Ausiliare Mons. Wolfgang Bischof. A tutti auguro un soggiorno fruttuoso a Roma. Frohe Ostern! Saludo a los peregrinos de lengua española venidos de España, Argentina, México y otros países latinoamericanos. Queridos hermanos, pidamos para que nunca más tengan que sufrir los niños la violencia y la prepotencia de los mayores. Muchas gracias. Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli venuti dal Portogallo e dal Brasile. Cari amici, prendersi cura dei bambini significa credere che ciascuno di loro è un dono di Dio al mondo. Non risparmiamo gli sforzi affinché essi possano sentirsi sempre accolti e amati nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Buona Pasqua a tutti! Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq e dal Medio Oriente. I bambini sono spesso le prime vittime dei problemi familiari, dei conflitti, delle guerre e delle persecuzioni. Preghiamo per tutti i bambini sofferenti, chiedendo al Signore di custodirli da ogni male, di risvegliare le coscienze addormentate e di convertire i cuori di pietra affinché non manchi a nessun bambino l’amore e la cura. Il Signore benedica tutti i bambini e li protegga dal maligno! Un cordiale saluto rivolgo a tutti i polacchi. Cari fratelli e sorelle, in questo periodo pasquale vi auguro che la pace e la gioia della risurrezione del nostro Signore siano sempre presenti in ciascuno e ciascuna di voi, nelle vostre famiglie e nelle comunità. Vi ringrazio per tutti gli auguri e le espressioni di vicinanza spirituale che sono giunti in occasione della Santa Pasqua. Mi affido alle vostre preghiere e le contraccambio, chiedendo al Signore di elargire su di voi un’abbondanza di grazie e la Sua benedizione. Sia lodato Gesù Cristo! Saluto cordialmente tutti i pellegrini croati, in particolare i giovani volontari della Diocesi di Dubrovnik, insieme con il loro Pastore, Mons. Mate Uzinić. Cari amici, voi siete i figli della Chiesa che è vostra Madre e Maestra. Come la Chiesa consola tanti che sono bisognosi, così anche voi, con il vostro zelo fraterno, edificate il mondo in cui vivete. Sappiate trovare il vostro posto nella Chiesa e nella società, assumendo generosamente gli impegni che ora vi vengono affidati in famiglia e fuori. La vostra gioventù sia forte e si nutra della fede e non di altro! Solo così troverete sempre di nuovo nella vostra vita Cristo Risorto, che ci ha liberati dalla morte. Grato per il vostro impegno nella Chiesa, vi benedico tutti. Siano lodati Gesù e Maria! Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i ragazzi della professione di fede di Milano e gli adolescenti della diocesi di Cremona: vi esorto a vivere sempre la fede con entusiasmo e a non perdere la speranza nel Signore Risorto, che riempie di gioia e di felicità la nostra vita. Saluto i Diaconi della Compagnia di Gesù e i religiosi redentoristi, esortando ciascuno a testimoniare l’amore di Gesù e la fedeltà alla Chiesa. Saluto le Associazioni e i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Canosa di Puglia, in occasione dell’anno giubilare del patrono San Sabino. Porgo un particolare pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. L’annuncio pasquale continui a farci ardere il cuore nel petto, come ai discepoli di Emmaus: cari giovani, solo il Signore Gesù può rispondere completamente alle aspirazioni di felicità e di bene nella vostra vita; cari ammalati, non c’è consolazione più bella alla vostra sofferenza della certezza della Risurrezione di Cristo; e voi, cari sposi novelli, vivete il vostro matrimonio in concreta adesione a Cristo e agli insegnamenti del Vangelo.
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