Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 131 (46.969) Città del Vaticano venerdì 12 giugno 2015 . All’assemblea della Fao il Papa chiede di mettere la solidarietà al centro delle relazioni internazionali Tempi lunghi per le scelte europee sull’immigrazione Cibo, acqua e terra per tutti Emergenza ma senza fretta E ricorda che la sobrietà non si oppone allo sviluppo Bisogna ricollocare «nel cuore delle relazioni internazionali la solidarietà, trasportandola dal vocabolario alle scelte della politica: la politica dell’altro». È la raccomandazione rivolta da Papa Francesco ai partecipanti alla trentanovesima sessione della conferenza dalla Fao, ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 11 giugno, nella Sala Clementina. Nel discorso pronunciato in spagnolo il Pontefice ha offerto un’ampia e documentata analisi del rapporto tra sviluppo, agricoltura e alimentazione, ricordando in particolare che «l’accesso al cibo necessario è un diritto di tutti» e ribadendo che «i diritti non consentono esclusioni». Per Francesco non basta «fare il punto» sulla fame nel mondo o «prendere atto» dei dati e delle cifre. Piuttosto, ha incalzato, «chiediamoci che cosa possiamo fare; anzi, che cosa io sto già facendo». A preoccupare il Papa è innanzitutto la dimensione dello spreco, che coinvolge oggi un terzo degli alimenti prodotti. «Ridurre gli sprechi è essenziale» ha affermato il Pontefice, ma lo è altrettanto «riflettere sull’uso non alimentare di prodotti agricoli» impiegati per l’alimentazione degli animali o la produzione dei biocarburanti. La strada, secondo Francesco, è quella di «modificare gli stili di vita» contenendo il consumo di risorse. Del resto, ha assicura- to, «la sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi, è ormai evidente che è diventata una sua condizione». Il Papa ha anche invitato a considerare l’incidenza del mercato sulla fame nel mondo: nello specifico, l’andamento dei prezzi dei prodotti alimentari, che tende verso l’alto im- y(7HA3J1*QSSKKM( +,!z!.!#!?! Udienza al presidente della Federazione russa Papa Francesco ha ricevuto in udienza nel pomeriggio di mercoledì 10 giugno il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin. Il colloquio privato nella Biblioteca del Palazzo apostolico — iniziato intorno alle 18.15 e protrattosi per una cinquantina di minuti — è stato dedicato principalmente al conflitto in Ucraina e alla situazione in Medio oriente. Riguardo all’Ucraina — come ha riferito in una nota informativa il direttore della Sala stampa della Santa Sede — il Pontefice ha affermato che occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace. Si è convenuto sulla importanza di ricostituire un clima di dialogo e sulla necessità che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk. Essenziale anche l’impegno per affrontare la grave situazione umanitaria, assicurando fra l’altro l’accesso agli agenti umanitari e con il contributo di tutte le parti per una progressiva distensione nella regione. Per quanto concerne, invece, i conflitti in corso nel Medio oriente, sui territori della Siria e dell’Iraq, è stato sostanzialmente confermato quanto già condiviso circa l’urgenza di perseguire la pace con l’interessamento concreto della comunità internazionale, assicurando nel frattempo le condizioni necessarie per la vita di tutte le componenti della società, comprese le minoranze religiose e in particolare i cristiani. Contemporaneamente all’udienza, si è svolto un incontro tra l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e il ministro degli Affari esteri della Federazione russa, Sergey Lavrov. Anche in questo colloquio sono stati trattati principalmente i temi del conflitto in Ucraina e della preoccupante situazione in Medio oriente. Al termine dell’udienza privata, ha avuto luogo la presentazione del seguito e lo scambio dei doni. Il presidente Putin ha donato al Pontefice una raffigurazione in ricamo della chiesa di Gesù Salvatore, mentre il Papa gli ha regalato il medaglione dell’artista Guido Veroi che rappresenta l’Angelo della pace — un invito alla costruzione di un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia — e una copia della Evangelii gaudium. pedendo «ai più poveri di fare programmi o di contare su una nutrizione anche minima», e la speculazione finanziaria. «Anche qui — ha suggerito — proviamo a percorrere un’altra strada, convincendoci che i prodotti della terra hanno un valore che possiamo dire “sacro”, perché sono frut- to del lavoro quotidiano di persone, famiglie, comunità di contadini». Deplorando la rassegnazione e il disinteresse che caratterizzano l’atteggiamento di Stati e organismi internazionali di fronte alla fame, il Pontefice ha ricordato che spesso la povertà non è solo un disagio sociale ma «una questione strutturale», per la cui soluzione non bastano semplici strategie politiche. Oltretutto, ha denunciato, nel sud del mondo afflitto da fame cronica gli aiuti di emergenza che arrivano dall’estero «non bastano e non sempre finiscono nelle mani giuste». Col risultato che si penalizzano le coltivazioni locali e «si crea dipendenza verso i grandi produttori». Proprio sulla questione dell’«accaparramento delle terre coltivabili da parte di imprese transnazionali e di Stati» Francesco ha espresso serie preoccupazioni, sottolineando che questo processo «non solo priva gli agricoltori di un bene essenziale, ma intacca direttamente la sovranità dei Paesi». Severo anche il giudizio sulla mancanza di impegni concreti per garantire il diritto all’acqua e «per rendere sostenibile il consumo di questo bene-risorsa»: tutti, si è augurato il Papa, «possano accedere all’acqua indispensabile alle loro necessità e alle attività agricole». PAGINA 8 BRUXELLES, 11. L’arrivo di migranti e profughi sulle coste mediterranee europee è un’emergenza destinata ad accrescersi e protrarsi, ma i Governi dell’Unione europea sembrano non avere fretta nell’affrontarla. Il problema «è ora e non si può rinviare», ha detto ieri Natasha Bertaud, la portavoce del commissario Dimitris Avramopoulos, sottolineando appunto che «gli Stati devono prendere le loro responsabilità». Le prospettive, peraltro, vanno tutt’altro che in questa direzione. Sembra infatti confermato che né la riunione dei ministri dell’Interno della settimana entrante, né Soccorsi nel Mediterraneo (Marina militare) il Consiglio europeo conclusivo della presidenza di turno lettone prenderanno alcuna de- nell’arrivo di migranti e profughi, cisione operativa riguarda all’agen- ma molti osservatori ammoniscono da sull’immigrazione varata dalla che se venisse meno per interessi particolari la solidarietà europea su Commisione. In gioco non è soltanto la sorte questo versante, si aprirebbe una delle migliaia e migliaia di infelici strada pericolosa destinata a metteche cercano scampo in Europa dal- re in discussione la stessa integrala guerra, dalle persecuzioni e dalla zione europea. fame — e basterebbe a chiamare in causa la coerenza di un’Unione europea che cita la tutela dei diritti umani e la solidarietà in tutti i suoi Ai vescovi di Lettonia ed Estonia documenti — ma lo stesso processo di fusione continentale che ha consentito ai popoli europei oltre mezzo secolo di sviluppo e, soprattutto, di pace. Non solo i Governi dei Paesi più immediatamente coinvolti In dialogo per superare le differenze PAGINA 7 Per gli scontri tra peshmerga e miliziani dell’Is Altre migliaia di siriani fuggono in Turchia DAMASCO, 11. La battaglia riaccesasi in Siria tra le forze peshmerga curde e le milizie del cosiddetto Stato islamico (Is) intorno alla città di Tel Abyad ha spinto migliaia di persone a varcare il vicino confine con la Turchia. Dalla scorsa settimana, secondo dati ufficiali riferiti dalla stampa turca, sono state fatte entrare nel Paese 6.837 persone e su altre duemila sono in corso controlli alla frontiera. Le forze peshmerga sono impegnate contro l’Is anche in Iraq, dove proprio in queste ore hanno affermato di avere tagliato le linee di approvvigionamento del gruppo jihadista da nord verso Mosul. Secondo quanto dichiarato al sito internet Iraqi News da Hakhuan Abdullah, esponente della commissione parlamentare irachena per la sicurezza e la difesa, «le forze peshmerga sono attualmente schierate nell’area strategica di Keskin, zona cuscinetto tra Tal Afar e Mosul, e sono in grado di bloccare le forniture ai terroristi». Abdullah ha aggiunto che la presenza dei peshmerga «avrà un ruolo importante nel coordinamento con le forze federali per lanciare operazioni militari per riprendere Mosul». Sempre sui fronti iracheni, nove miliziani dell’Is sono stati uccisi in uno scontro nei pressi di Ramadi, la città capoluogo della provincia di al Anbar caduta lo scorso mese nelle mani del gruppo jihadista e dove le forze irachene, appoggiate dalle milizie sciite della Mobilitazione popolare, si apprestano a tentare la controffensiva. Le milizie sciite stanno avanzando verso Falluja, sempre nella provincia di Al Anbar, dove i miliziani dell’Is sono riusciti a prendere il controllo del centro della città. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha con- La Santa Sede all’Expo di Milano L’etica della produzione ANGELO BECCIU A PAGINA 4 fermato l’invio di altri quattrocentocinquanta istruttori militari in Iraq, il che ne porta il numero totale a oltre tremilacinquecento. Gli scontri si estendono anche su altri fronti. Otto combattenti del gruppo sciita libanese Hezbollah, schierato nel conflitto siriano a fianco delle forze del Governo del presidente Bashar Al Assad, sono stati uccisi nella valle della Bekaa, nell’est del Libano vicino al confine con la Siria, da miliziani dell’Is che hanno attaccato le loro postazioni. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo emerito di Madrid (Spagna); le Loro Eccellenze Reverendissime i Monsignori: — Zbigņevs Stankevičs, Arcivescovo di Riga (Lettonia), in visita «ad limina Apostolorum»; Udienza al primo ministro del Canada — Edvards Pavlovskis, Vescovo di Jelgava (Lettonia), in visita «ad limina Apostolorum»; — Viktors Stulpins, Vescovo di Liepāja (Lettonia), in visita «ad limina Apostolorum»; — Jānis Bulis, Vescovo di Rēzekne-Aglona (Lettonia), in visita «ad limina Apostolorum»; — Philippe Jourdan, Vescovo titolare di Pertusa, Amministratore Apostolico di Estonia (Estonia), in visita «ad limina Apostolorum». Il Santo Padre ha ricevuto in udienza nel pomeriggio di mercoledì 10 Sua Eccellenza il Signor Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza il Signor Stephen Harper, Primo Ministro del Canada, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza una Delegazione della «Escuela de Evangelización San Andrés». Nella mattina di giovedì 11 giugno, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il primo ministro del Canada, Stephen Harper, il quale si è successivamente incontrato con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Nel corso dei cordiali colloqui sono state rilevate le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e il Canada, come pure il positivo spirito di collaborazione e di dialogo fra il Governo federale e la Chiesa. In particolare, è stato affrontato l’impegno del Canada a difendere e promuovere la libertà religiosa nell’ambito dei diritti umani fondamentali. Nel prosieguo della conversazione sono state trattate alcune questioni di politica internazionale, con riferimento all’Europa e al Medio oriente e alle prospettive di pace in quella regione, nonché alla lotta al terrorismo e a questioni relative all’ambiente. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Kaunas (Lituania), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Sigitas Tamkevičius, S.J., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Kaunas (Lituania) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Lionginas Virbalas, S.J., finora Vescovo di Panevėžys (Lituania). L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 venerdì 12 giugno 2015 La presidente del Brasile Dilma Rousseff e il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk (Reuters) Intervento della Santa Sede Un terzo dell’umanità senza medicine BRUXELLES, 11. Si è aperto ieri a Bruxelles il vertice tra l’Unione europea e la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi (Celac). Sessantuno Paesi di entrambi i continenti, più di quaranta dei quali rappresentati da capi di Stato e di Governo, si sono riuniti allo scopo di rinforzare la cooperazione bilaterale e combattere le disuguaglianze. Ricerca scientifica, scienza, istruzione a livelli universitari e innovazione tecnologica, ma anche e soprattutto l’uguaglianza socio-economica nel rispetto dei diritti umani, sono alcune delle tematiche sulle quali si orienterà la volontà di approfondire e ampliare il livello degli scambi tra le due entità, che raggruppano complessivamente sessantuno Paesi e più di un miliardo di abitanti. I due blocchi assieme rappresentano un quarto del prodotto interno lordo mondiale. Nata nel 2011 su iniziativa dell’allora presidente venezuelano, Hugo Chávez, la Celac nel giro di pochi anni ha assunto un ruolo politico di primaria importanza. Per il capo dello Stato dell’Ecuador, Rafael Correa, presidente di turno della Celac, la riduzione della povertà estrema, lo lotta alle disuguaglianze, il cambio climatico, il finanziamento delle infrastrutture, l’educazione e l’innovazione devono essere gli assi principali del lavoro dell’organizzazione latinoamericana. La regione della Celac, secondo Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea è tra le più interconnesse con l’Ue al mondo. L’Ue ne è il principale investitore straniero e ha accordi commerciali con ventisei dei trentatré Paesi dell’organizzazione. L’Unione europea è anche il primo donatore di aiuti, se si sommano i finanziamenti della Commissione europea a quelli dei 28 Paesi membri. L’Europa è il secondo partner commerciale della Celac, subito alle spalle degli Stati Uniti, mentre il blocco latinoamericano e caraibico è il quinto partner commerciale dell’Ue. Nel 2014 il vecchio continente ha esportato ver- Vertice a Bruxelles tra l’Ue e la Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi Cooperazione contro le disuguaglianze so i Paesi della Celac 110,6 miliardi di euro, mentre le importazioni di beni ammontavano a 98,6 miliardi di euro. Prima dell’apertura del summit, la Commissione europea ha annunciato nuovi programmi di aiuti, tra cui lo stanziamento di 118 milioni di euro destinati ad aumentare la coope- Verso l’impeachment il presidente del Guatemala CITTÀ DEL GUATEMALA, 11. La Corte suprema del Guatemala ha dato ieri il nullaosta al Parlamento per decidere se togliere o meno l’immunità al presidente, Otto Pérez Molina, nell’ambito di una vicenda di corruzione che ha suscitato forti proteste di piazza. La decisione, in caso di voto a favore, potrebbe risultare una sorta di impeachment per Pérez Molina, al potere dal 2012. Secondo la denuncia di un parlamentare dell’opposizione, Pérez Molina sarebbe coinvolto assieme alla vice presidente, Roxana Baldetti, in scandali legati al pagamento di tangenti. I due sono accusati di avere sottratto 130 milioni di dollari dalle casse dello Stato. Di recente, diversi esponenti dello staff del capo delpresidente sono stati tratti in arresto per la stessa vicenda, mentre il Governo nei giorni scorsi ha estromesso tre dei suoi tredici ministri. Preoccupazione e indignazione per i gravi episodi di corruzione nel Paese avevano espresso i vescovi con una dichiarazione diffusa nei giorni scorsi. Nella dichiarazione, tra l’altro, i presuli sottolineano che «le massicce manifestazioni popolari possono essere una finestra di speranza, ma anche un rischio di entrare in processi caotici e turbolenti, se non si risponde con immediatezza alle legittime richieste fatte nelle strade e nelle piazze». L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va razione imprenditoriale e gli investimenti europei nella regione. Sempre ieri, sono stati firmati gli accordi tra l’Ue, la Colombia e il Perú per l’eliminazione dei visti Schengen per i cittadini di entrambi i Paesi che desiderano viaggiare in Europa. Presenti il presidenti colombiano, Juan Manuel Santos, e peru- viano, Ollanta Humala, assieme all’Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Federica Mogherini. Il primo summit tra la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi e l’Unione europea c’era stato nel gennaio 2013 a Santiago del Cile, due anni dopo la nascita della Celac. Un terzo dell’umanità non ha accesso a farmaci essenziali e vaccini, secondo le Stime dell’O rganizzazione mondiale della sanità. Dieci milioni di vite umane potrebbero essere salvate ogni anno, se tali risorse fossero più facilmente disponibili. Lo ha ricordato l’arcivescovo Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite e istituzioni specializzate a Ginevra, nell’intervento (pubblicato per intero su www.osservatoreromano.va) pronunciato mercoledì 10 giugno al congresso sui diritti commerciali legati alla proprietà intellettuale (Trips) dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). L’arcivescovo Tomasi ha ricordato come anche sotto questo aspetto i Paesi meno sviluppati abbiano pagato il costo maggiore della crisi economica e finanziaria globale esplosa nel 2008 e che le loro prospettive nel breve e medio termine restano incerte. Le ricadute su queste popolazioni sono terribili anche sul piano della salute. Nei 49 Paesi definiti come meno sviluppati dalle Nazioni Unite, ha ricordato ancora l’arcivescovo, le malattie sono in aumento molto più velocemente che nei Paesi a reddito più elevato. In tutto questo giocano un ruolo cruciale l’industria farmaceutica e la questione dei brevetti sui farmaci. Il previsto periodo di transizione per l’attuazione degli accordi mondiali in merito, nonostante la disponibilità mostrata da molti Paesi meno sviluppati, non è valso a risolvere il nodo della questione: adottare misure in grado di facilitare la crescita della capacità industriale farmaceutica senza essere ostacolati dall’esistenza dei brevetti. Per quanto riguarda il solo Aids, nonostante successi parziali raggiunti, l’obiettivo dell’accesso universale alle cure antiretrovirali è ben lungi dall’essere conseguito. Le carenze dei sistemi sanitari, evidenziate per esempio nell’ultimo periodo dall’emergenza per l’epidemia di Ebola in Africa occidentale, possono mettere a repentaglio, o addirittura invertire, i risultati di alcuni Paesi meno sviluppati in termini di sviluppo umano ed economico. L’Onu denuncia gli abusi dei caschi blu ad Haiti Grazie all’aumento degli investimenti agricoli, all’inclusione sociale e alla crescita economica Dimezzata la fame in America latina ROMA, 11. Bolivia, Costa Rica, Repubblica Dominicana e Suriname fanno parte del gruppo dei settantadue Paesi che hanno raggiunto l’Obiettivo di sviluppo del Millennio di dimezzare la quota delle persone che soffrono la fame. Honduras, Colombia, Ecuador, Giamaica e Paraguay non sono ancora riuscite a raggiungere il traguardo, ma sono molto vicine. Lo si evince dal rapporto annuale «Lo stato della insicurezza alimentare nel mondo 2015», presentato dall’O rganizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), nel corso della 39a Conferenza annuale, durante la quale il brasiliano José Graziano da Silva, direttore generale rieletto nel corso dell’incontro, ha dichiarato che «dal 1990 nel mondo 216 milioni di persone si sono liberate dal giogo della fame». Da Silva ha però immediatamente ammonito che quasi 800 milioni di persone soffrono ancora a causa di denutrizione cronica. Il direttore generale della Fao ha sottolineato come sia inaccettabile che una persona su nove non possa avere gli alimenti necessari per vivere un’esistenza attiva, sana e produttiva, e per questo ha chiesto alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi. Nel suo intervento, Da Silva ha anche evidenziato che tra gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile, prossima meta che la Fao sottoporrà all’ap- provazione degli Stati membri, dovrà essere inclusa l’eliminazione completa della fame nel mondo. «Se tutti facciamo la nostra parte, possiamo arrivare all’obiettivo “fame zero” nel corso delle nostre vite», ha detto il direttore. Secondo il rapporto della Fao, il brillante risultato latinoamericano si spiega grazie all’aumento della pro- duttività e degli investimenti agricoli, ai miglioramenti della previsione e protezione sociale, a una crescita economica inclusiva e anche alla volontà politica. Il direttore generale della Fao ha messo il rilievo, in particolare, il miglioramento della produttività dei piccoli coltivatori diretti, a scala familiare, come fattore determinante PORT-AU-PRINCE, 11. Caschi blu dell’Onu hanno indotto alla prostituzione 225 donne di Haiti, vittime della mancanza di cibo e di medicinali, e hanno commesso abusi sessuali su minori. È quanto emerge da un rapporto interno delle Nazioni Unite ottenuto dall’agenzia Ap, secondo cui lo sfruttamento sessuale nell’ambito di queste missioni è ancora notevolmente sottovalutato. Il documento anticipato dall’agenzia è stato realizzato dall’Office of Internal Oversight Services, l’organismo che ha il compito di indagare sulle attività interne dell’Onu. Il testo indaga su come le missioni di peacekeeping, che contano 125.000 persone in alcune delle aree più problematiche del mondo, gestiscono il persistente problema dell’abuso e dello sfruttamento sessuale. Il testo indica, tra l’altro, che circa un terzo dei presunti casi di abusi sessuali coinvolgono minori di 18 anni e che l’assistenza a queste persone mostra gravi lacune. Spesso in cambio di prestazioni sessuali vengono offerti, oltre al denaro, telefoni cellulari, computer portatili e profumi. non solo del risultato attuale in termini di alimentazione, ma anche della possibilità di uscire dalla povertà. Da Silva è entrato alla Fao nel 2006 come capo dell’Ufficio regionale per l’America Latina e i Caraibi, dopo aver diretto la squadra che ha disegnato il programma “fame zero” in Brasile. Più della metà dell’aumento della temperatura media globale causato dall’uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione Clima difficile L’ultima centrale a carbone ancora attiva in Germania (Ap) GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va GINEVRA, 11. Il riscaldamento globale è colpa dell’uomo, che usa petrolio e altri combustibili fossili e dovrebbe invece cambiare modello economico. Assumono un’altra sfumatura le valutazioni degli scienziati che studiano il clima su mandato delle Nazioni Unite (l’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change) alla luce dell’intesa raggiunta sul clima al recente vertice del G7 in Germania, che puntano su un’azione «urgente e concreta». L’Ipcc, nell’ultimo report di valutazione sul pianeta, non lascia spazio ai dubbi: basta combustibili fossili, e via libera alle energie rin- Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale novabili. Secondo gli esperti, è infatti «probabile al 95-100 per cento che l’uso dei combustibili fossili e la deforestazione abbiano causato più della metà dell’aumento di temperatura osservato». Nell’intesa del G7, i sette leader dei Paesi più industrializzati si sono accordati per mantenere l’aumento della temperatura media globale entro due gradi rispetto ai livelli preindustriali, cosa che alla Conferenza di Parigi sul clima — a fine anno — dovrebbe aprire la strada a un accordo globale vincolante per fermare le emissioni dei gas nocivi. Questo significa che non bisogna varcare la soglia di Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 non ritorno, così come prospettato dagli esperti delle Nazioni Unite, che nel peggiore degli scenari hanno fatto presente, per esempio, come con un aumento di 4,8 gradi il livello del mare potrebbe salire di quasi un metro. Per salvare il Pianeta, viene spiegato dall’Ipcc, è urgente puntare verso un sistema economico in grado di abbattere l’anidride carbonica. Per riuscire a stare entro i due gradi di aumento medio, hanno detto gli scienziati, bisogna ridurre le emissioni di gas serra del 40-70 per cento entro il 2050. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 12 giugno 2015 pagina 3 Soldati delle truppe maliane si dirigono verso il confine ivoriano (Afp) Merkel e Hollande invitano il premier ellenico a intensificare i negoziati Per la Grecia il tempo stringe ATENE, 11. Intensificare ulteriormente gli sforzi per arrivare a un accordo fra la Grecia e le istituzioni creditrici. È quanto hanno concordato ieri sera il cancelliere tedesco, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, e il premier gre- Dieci arresti per bancarotta in Puglia ROMA, 11. Dieci ordinanze di custodia cautelare, di cui tre in carcere e sette ai domiciliari, sono state richieste dalla procura di Trani a seguito di un’inchiesta sulla bancarotta dell’ospedale psichiatrico «Casa Divina Provvidenza» di Bisceglie. Tra le persone destinatarie dell’ordinanza figura anche il senatore del Nuovo centro destra, Antonio Azzollini, presidente della Commissione bilancio di Palazzo Madama ed ex sindaco di Molfetta, sul cui fermo dovrà ora pronunciarsi il Parlamento. Sono già finiti agli arresti ex responsabili e consulenti esterni della struttura. Fra questi anche due religiose appartenenti alla congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza. Entrambe sono ai domiciliari. Le ipotesi di reato per tutti sono di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Le accuse per il senatore Azzollini sono di aver agevolato la congregazione, che era in forte debito con l’erario e con gli enti previdenziali, in cambio di vantaggi personali. Il procuratore di Trani, Carlo Maria Capristo, ha ringraziato la Santa Sede per la collaborazione fornita nelle indagini. co, Alexis Tsipras, nel vertice ristretto a Berlino a margine del summit Ue-America latina, mentre fra venti giorni, a fine giugno, scade la proroga di quattro mesi del secondo piano di salvataggio di Atene. L’incontro, ha detto Tsipras uscendo dalla riunione, è stato «molto costruttivo. Abbiamo deciso di intensificare il lavoro per colmare le differenze» fra le proposte di riforme del Governo di Atene e dei creditori internazionali. «La leadership politica europea — ha aggiunto il premier — comprende che serve una soluzione adeguata per permettere alla Grecia di ottenere crescita e coesione sociale». Il cancelliere tedesco ha ribadito oggi che Atene «deve lavorare nei prossimi giorni con le tre istituzioni creditrici per chiarire i punti ancora in discussione. Spero che questo faccia compiere i progressi necessari, ma in questa fase ogni giorno è importante». Nel vertice di ieri sera, ha sottolineato Merkel, «abbiamo avuto un intenso scambio di vedute e alla fine dei colloqui è emersa una assoluta unità sul fatto che la Grecia debba lavorare con le istituzioni». Ma intanto Standard&Poors mette pressione sulla Grecia, declassandola a CCC da CCC+, con outlook negativo, e avvertendola che senza un accordo farà default nel giro di dodici mesi. Secondo l’agenzia di rating, anche in caso di accordo, Atene sarà salva solo per qualche mese, perché l’intesa «non coprirà gli obblighi sul debito al di là di settembre». «Il rischio di un fallimento della Grecia cresce di giorno in giorno», ha detto oggi il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, parlando a Londra. I rischi di uno scenario del genere non sono contenibili meglio di quanto lo fossero in passato, «e dunque non andrebbero sottovalutati». Dal canto suo, la Banca centrale europea (Bce) segnala di non voler lasciare la Grecia al suo destino e procede a un maxi-rialzo di 2,3 miliardi di euro della liquidità d’emergenza (Ela) alle banche elleniche. Per la prima volta al confine con Costa d’Avorio e Burkina Faso Attacco jihadista in Mali BAMAKO, 11. Un gendarme maliano è rimasto ucciso ieri in un attacco di jihadisti nella località di Misseni, non lontano dalle frontiere con Costa d’Avorio e Burkina Faso. È la prima volta che i gruppi armati, attivi nel nord, colpiscono la regione meridionale del Paese. Non è chiara la provenienza degli assalitori — definiti di matrice jihadista dalla stampa — che potrebbero essere partiti sia dal territorio ivoriano che da quello burkinabè. Secondo testimonianze citate dal portale web Malijet, dopo aver lasciato Misseni, gli uomini — Ottimismo all’incontro di Berlino Verso un Governo libico di unità nazionale BERLINO, 11. C’è ottimismo a Berlino sulla possibilità che il piano dell’Onu circa la formazione di un Governo di unità nazionale possa ricevere il via libera «già nei prossimi giorni» dai Governi di Tripoli e Tobruk. I rappresentanti dei Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Ci- na) e di tre Paesi europei (Germania, Spagna e Italia) hanno «ribadito il loro fermo impegno a lavorare con una Libia unita e pacificata, in uno spirito di partenariato», e hanno chiesto la fine dei combattimenti. I Paesi rappresentati alla riunione tedesca hanno inoltre «riaffermato che un Governo libico inclusivo e di accordo nazionale creerebbe le con- dizioni per partenariati in diverse aree con la comunità internazionale che è pronta a offrire il proprio supporto in modo significativo», in settori che vanno dalla lotta al terrorismo e al crimine organizzato alla gestione dei flussi migratori illegali, dal rafforzamento delle istituzioni al sostegno della ripresa economica e sociale. Dimissioni dopo la wikileaks polacca VARSAVIA, 11. Tensione in Polonia dopo le dimissioni ieri del presidente della Camera dei deputati, Radosław Sikorski, e di tre ministri del Governo di Ewa Kopacz — quello del Tesoro, Włodzimierz Karpiński, dello Sport, Andrzej Biernat, e della Salute, Bartosz Arłukowicz — a causa della diffusione su internet di atti segreti della procura. La pubblicazione, avvenuta su iniziativa di un controverso uomo d’affari Zbigniew Stonoga, è destinata, secondo alcuni osservatori, ad anticipare i tempi della campagna elettorale per le politiche in programma il prossimo autunno. Lo scandalo della wikileaks polacca era già esploso un anno fa. Gli organi inquirenti non avevano però avviato procedimenti contro alcuno. Tuttavia la vicenda è pesata sul Governo, contribuendo ad alimentare crescenti critiche e la perdita di popolarità da parte dell’Esecutivo. E le dimissioni presentate ieri confermerebbero, come indicato da alcuni analisti, il duro contraccolpo che la vicenda ha provocato all’interno dell’attuale forza politica al Governo. Già due settimane fa il partito conservatore ma europeista di Piattaforma civica aveva dovuto registrare la sconfitta del proprio candidato nelle presidenziali, il capo di Stato uscente Bronisław Komorowski. A vincere le presidenziali è stato Andrzej Duda, il candidato di destra sostenuto dalla maggiore forza di opposizione Diritto e giustizia (Pis) del leader Jaroslaw Kaczyński. Con le prossime elezioni politiche il Pis spera di riprendere il potere dopo la sconfitta del 2007. una quarantina — sarebbero stati avvistati nel villaggio di Palet, vicino al confine della Costa d’Avorio. Le autorità di Bamako hanno già inviato sul posto truppe di rinforzo, che sono partite da Sikasso. Questo attacco armato giunge a dieci giorni dalla prevista ratifica da parte dei ribelli tuareg dell’accordo di pace — firmato il 15 maggio scorso a Bamako tra il Governo e i mediatori internazionali — che ha l’intento di isolare definitivamente i jihadisti che nel 2012 avevano trasformato il nord in base di operazioni nel Sahel. L’inviato dell’Onu per la Libia, Bernardino León, a sinistra, e il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, alla riunione di Berlino (Afp) Frane su villaggi nepalesi Attentato dei talebani in Pakistan KATHMANDU, 11. Sono quarantasette i morti finora accertati nelle frane che si sono abbattute ieri sera, per le forti piogge, su vari villaggi del distretto di Taplejung (Nepal nordorientale). Lo riferiscono oggi i media a Kathmandu. Il Governo ha annunciato l’invio di soccorsi ed elicotteri per evacuare eventuali feriti gravi. Il vice sovrintendente della polizia locale, Shanti Raj Koirala, ha detto che «un mare di fango, terra e sassi ha sommerso moltissime case di almeno sei villaggi». Il Nepal è stato colpito, lo scorso 25 aprile, da un fortissimo terremoto che ha causato 8.786 morti accertati, 22.303 feriti e gravissimi danni materiali. Nelle ultime ore il Centro sismologico europeo mediterraneo ha registrato altre due scosse di assestamento. ISLAMABAD, 11. Un attentatore suicida a bordo di una moto si è fatto esplodere contro l’auto che trasportava il vice comandante della polizia di frontiera pakistano, Malik Tariq, nella città nordoccidentale di Peshawar, uccidendo due poliziotti e ferendo sei persone: lo stesso Tariq, il suo autista, due agenti e due passanti. Il veicolo preso di mira dall’attentatore è stato completamente distrutto dall’esplosione. Secondo la polizia, infatti, l’ordigno sulla motocicletta era composto da almeno sei chilogrammi di materiale esplosivo. Il gruppo terroristico Tehreeki-taliban Pakistan (Ttp), tramite il portavoce Muhammad Khurasssani, ha immediatamente rivendicato la paternità dell’attentato di Peshawar. All’incontro, ospitato dal ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, erano presenti anche l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Bernardino León e alcuni esponenti delle fazioni libiche. In un comunicato è stato «reso omaggio alla dedizione e all’impegno di tutti i partecipanti al dialogo politico», ed è stata espressa soddisfazione «per l’ampio sostegno di cui il processo di pace gode tra la popolazione libica, e per il diversificato contributo al processo da parte della società civile libica». Sono state inoltre elogiate le iniziative avviate da alcune municipalità per raggiungere cessate-il-fuoco locali, per definire scambi di prigionieri e il rilascio di detenuti, e per consentire il rientro degli sfollati. Da Berlino è infine scaturito un appello ai leader libici, chiamati a «cogliere l’opportunità di riunirsi sotto l’egida dell’Onu, con urgenza e in buona fede per suggellare un accordo politico che definisca un cessate il fuoco generale, porti alla costituzione di istituzioni politiche inclusive e definisca gli accordi di sicurezza transitori». Ma allo stesso tempo è stata sottolineata la determinazione a mettere in atto «misure appropriate nei confronti di chi minaccia la pace, la stabilità e la sicurezza della Libia, o intralci il completamento della transizione politica». Kabul non ha ancora indicato la data delle elezioni legislative KABUL, 11. Aspre polemiche si registrano in Afghanistan per l’imminente scadenza del mandato della Camera dei deputati (Wolesi Jirga) senza che il Governo di Kabul abbia reso nota la data delle elezioni per il suo rinnovo. Il limite di funzionamento della Camera bassa, riferisce oggi l’agenzia di stampa Pajhwok, è il prossimo 22 giugno e in base all’articolo 83 della Costituzione avrebbe già dovuto essere stata fissata la data per il suo rinnovo «entro un massimo di 60 giorni». Alcune settimane fa la Commissione parlamentare elettorale ha annunciato che, per mancanza di fondi, le elezioni legislative sarebbero state rinviate a data da destinarsi, verosimilmente il prossimo anno. Ajmal Hodman, presidente dell’Associazione degli avvocati afghani, ha sottolineato che «non aver fissato la data della nuova consultazio- ne elettorale è già una violazione della legge. Se la Camera continuasse a lavorare dopo il 22 giugno sarebbe una violazione della Costituzione». Da parte sua Fazl Hadi Muslimyar, presidente della Meshrano Jirga (Senato), ha detto che «dopo il 22 giugno ci vedremo costretti a respingere tutti i testi di legge eventualmente trasmessi a noi dalla Camera bassa». «Se invece una data per il voto fosse fissata — ha concluso — la Wolesi Jirga potrebbe continuare il suo lavoro, altrimenti sarebbe totalmente illegale». Nel frattempo, un civile statunitense è morto in conseguenza del lancio da parte di militanti talebani di un razzo contro Bagram, la più grande base militare e il maggior aeroporto a disposizione delle truppe della comunità internazionale operanti nel Paese. In Madagascar cresce la tensione ANTANANARIVO, 11. Cresce la tensione in Madagascar. Sul presidente Rajaionarimampianina pesa la minaccia di una destituzione votata dal Parlamento, ma non ancora confermata dalla Corte costituzionale. Ieri, ad Antananarivo, la polizia ha fermato Lanto Rakotomanga, deputata del partito Mapar, che aveva appena incontrato l’ex capo dello Stato, Andry Rajoelina. Dopo aver disperso con i lacrimogeni il gruppo di persone — in particolare una ventina di parlamentari — che aveva dato vita a una protesta sul posto, la polizia ha sequestrato alla deputata una forte somma di denaro. Questa sarebbe la prova, secondo gli agenti, di un probabile «tentativo di corruzione». Per il Mapar si tratterebbe invece di «fondi di partito» necessari alla campagna elettorale per le prossime elezioni municipali. L’ex presidente Rajoelina, che aveva sostenuto la candidatura di Rajaonarimampianina alla presidenza della Repubblica, è uno dei leader che hanno contribuito a far votare dal Parlamento la richiesta di destituzione. La richiesta dovrà ora essere approvata o respinta dalla Corte costituzionale, ma non si conoscono ancora i tempi della decisione. Improbabile, tuttavia, che l’attesa porti a un riavvicinamento tra i due schieramenti. Aiuti finanziari cinesi all’Angola PECHINO, 11. La Cina ha garantito aiuti finanziari all’Angola per superare l’attuale crisi dovuta al calo dei prezzi del petrolio. Lo ha reso noto ieri il direttore generale cinese per gli Affari africani, Lin Songtian. Il presidente angolano, José Eduardo Dos Santos, ha compiuto una visita ufficiale di tre giorni a Pechino, la prima dal 2008. La Cina non ha specificato l’entità degli aiuti. Secondo la stampa angolana il presidente Dos Santos avrebbe chiesto un prestito di 20 miliardi di dollari. Dal 2004 a oggi la Cina ha già prestato all’Angola 18 miliardi di dollari. Il Paese africano — che produce circa 1,7 milioni di barili al giorno — ha visto il suo bilancio diminuire di circa un quarto a causa della caduta dei prezzi del greggio. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 venerdì 12 giugno 2015 La Santa Sede all’Expo di Milano Un’orchestra formata da bambini e ragazzi con problemi psichici e mentali inaugura la giornata Cibo per la mente di PIERANGELO SEQUERI a vigilia di Natale del 1949, una composizione del celebre musicista francese Charles Gounod (1818-1893), indicata come Inno e marcia Pontificale e offerta l’11 aprile 1869 a Pio IX per il suo giubileo sacerdotale, fu eseguita al cospetto di Pio XII. La musica, alla quale era già adattato un testo latino, era stata munita, con l’occasione, di un testo italiano: sia per la parte dell’inno, sia per la parte della marcia. Pio XII dev’essere stato molto soddisfatto per l’esecuzione, tanto che il primo gennaio 1950 un decreto papale rendeva l’inno ufficiale. Confido che anche il Papa Francesco potrà essere soddisfatto dell’esecuzione dell’inno pontificio che ha inaugurato il National Day della Santa Sede all’Expo di Milano. Mi azzardo a pensare, anzi, che potrà essere motivo di speciale compiacimento, per lui, il fatto che l’esecuzione sia stata presentata dall’Orchestra sinfonica Esagramma, in una versione sinfonico-orchestrale (senza il coro) concepita proprio L È morto Khaled Fouad Allam È morto il 10 giugno a Roma Khaled Fouad Allam, studioso del mondo islamico ed ex parlamentare, il primo editorialista musulmano a scrivere sul nostro giornale. Allam era nato a Tlemcen, in Algeria, nel 1955 ma viveva da tempo in Italia, dove ha insegnato Sociologia del mondo musulmano e Storia e istituzioni dei Paesi islamici all’università di Trieste e Islamistica nell’ateneo di Urbino. «Khaled è un nome che mi ha sempre colpito, in quanto significa “eterno”» ha scritto Paolo Branca ricordando Allam sul quotidiano «Avvenire» dell’11 giugno. Allam aveva recentemente pubblicato Il jihadista della porta accanto (Casale Monferrato, Piemme, 2015, pagine 154, euro 15,90) dedicato all’Is, rimarcando che «l’Occidente è troppo abituato al terrorismo e basta»; Is non è un fatto episodico ma è un’istituzione che ha riempito il vuoto lasciato dalla «caduta del Muro a cui è corrisposta l’assenza della religione, delle ideologie, e perfino delle società di consumo». per questo evento. Il valore aggiunto che Esagramma porta all’evento di presentazione del padiglione della Santa Sede, in effetti, consiste proprio nella particolare configurazione di questa orchestra, formata dall’integrazione di bambini e ragazzi musicisti, con diverse problematiche sul fronte psichico e mentale, con altrettanti orchestrali professionisti, molti dei quali sono anche educatori specializzati. Dirò subito che l’integrazione, qui, non è un semplice gesto di accoglienza, e tanto meno un espediente comunicativo. I ragazzi si guadagnano il loro posto in orchestra, dopo aver svolto un graduale lavoro di confidenza con lo strumento, che li impegna, con metodiche idonee e precisi schemi di lavoro, per circa nove anni. La bellezza e la soddisfazione di questo lavoro stanno proprio in questa specie di “miracolo”: la partecipazione alla concertazione di una partitura sinfonica è in grado di attrarre potenziali di coinvolgimento, di impegno, di autocontrollo, di autostima, che portano beneficio alla strutturazione della persona e alla qualità delle relazioni, mentre nutrono di meritata soddisfazione il lavoro musicale e la felicità dei suoi risultati. L’Orchestra sinfonica Esagramma ha una certa confidenza con la Santa Sede, e si è già meritata la simpatia di due Papi. Ha suonato, infatti, alla Messa con i disabili del Giubileo 2000 (Giovanni Paolo II) e a Loreto, alla Messa dell’agora dei giovani 2007 (Benedetto XVI). L’invito per la partecipazione alla manifestazione dell’Expo 2015 è venuto dall’affettuosa amicizia e dalla speciale sensibilità del cardinale Gianfranco Ravasi, che conosce e apprezza la lunga storia del Centro Esagramma fin dai suoi inizi. Riveste certamente un particolare significato il fatto che, per questo National Day, fra le molte e blasonate orchestre che avrebbero potuto portare arte e prestigio alla manifestazione, sia stata individuata un’orchestra, per tanti aspetti, così “diversa”. E al medesimo tempo, così “speciale”. Lo stesso cardinale Ravasi ha evocato la particolare congruenza di questa partecipazione con lo spirito che anima il pontificato di Francesco e con la singolarità della presenza di Chiesa che si colloca nello spazio laico e civile dell’Expo. La musica non è soltanto profondità dell’arte ed elevazione dell’anima. La musica è cibo per la mente. La sfida di Esagramma punta proprio qui. Il pianeta dell’uomo si nutre anche così. E coloro che hanno minori possibilità di partecipare ai beni comuni sono certamente la pupilla dell’occhio per la Chiesa. Essi d’altra parte, messi in grado di ricevere il nutrimento dell’arte umana migliore, sanno restituire impareggiabile qualità umana all’arte medesima. Un tratto che persino l’estetica più alta, se non nutre di bellezza anche i più piccoli, corre il rischio di dimenticare. Il pianeta deve ricordarselo. di ANGELO BECCIU a presenza della Sede Apostolica all’Expo attraverso un suo luogo simbolico — e meglio si direbbe attraverso un suo “messaggio” — vuole testimoniare l’impegno a cooperare e la volontà di contribuire, con idee e fatti, agli sforzi volti a garantire l’esistenza umana e a individuare nuove possibilità del sapere e della ricerca. La speranza è che tutto possa favorire una più ampia coesione sociale nel futuro della famiglia umana. Per queste ragioni, senza in alcun modo negare quell’autonomia che resta un valore intrinseco a ogni attività umana (cfr. Gaudium et spes, 34), la Santa Sede crede che si possano aprire orizzonti più ampi con il riferimento, irrinunciabile, alla persona umana e al suo desiderio di migliori condizioni di vita. Nell’espressione «non di solo pane» trovano sintesi quelle condizioni che fanno di ogni essere umano una persona che unisce nella propria esistenza una dimensione spirituale e materiale. Una persona chiamata, come ci ricorda Papa Francesco, non solo a «coltivare e a custodire la terra» (Udienza generale, 5 giugno 2013), ma a preservare e a dare continuità all’ordine della creazione nel quale si inserisce a pieno titolo il tema della nutrizione (cfr. Discorso alla II Conferenza internazionale sulla nutrizione, 20 novembre 2014, 3). La disponibilità di cibo, il lavoro dei campi, la produzione alimentare, l’uso di tecniche innovative come pure la preservazione di conoscenze sedimentate nel corso della storia, sono aspetti non riservati esclusivamente alle soluzioni tecniche o alla competenza politica e alla valutazione economica, ma necessitano di principi etici e orientamenti morali su cui fondare conseguenti scelte e decisioni condivise. L Nel 1140 Graziano scriveva «Nutri colui che è moribondo per fame perché se non l’hai nutrito l’hai ucciso» Infatti, se ancora oggi oltre due miliardi di persone soffrono di malnutrizione, e molti di loro anche di fame cronica, nonostante decisioni e programmi che la Comunità internazionale ritiene tecnicamente precisi e in grado di poter dare le risposte a persone, famiglie e bambini, la causa va ricercata anzitutto nell’assenza di volontà nel condividere. Una carenza di cui sono espressione egoismi, interessi particolari, conflitti, speculazione finanziaria, violazione di diritti fondamentali, ineguale partecipazione ed esclusione dai processi decisionali. E questo elenco potrebbe facilmente continuare. Van Der Ast Balthasar, «Cesto di frutta» (XVI secolo) L’etica della produzione È necessario, allora, un autentico sussulto delle coscienze che determini scelte razionali e tecniche «perché tutti possano beneficiare dei frutti della terra (...) anche e soprattutto per un’esigenza di giustizia e di equità e di rispetto verso ogni essere umano» (Discorso ai partecipanti alla 38ª sessione della Conferenza della Fao, 20 giugno 2013, 1). Dalla sua particolare prospettiva la Santa Sede vede il vasto obiettivo di garantire un livello di nutrizione adeguato come una reale esigenza delle persone e quindi quale risultato di una vera condivisione, quella stessa resa oggi evidente dalla partecipazione di tanti Paesi all’Expo Milano 2015. Però un’azione condivisa che abbia come priorità la riduzione del numero degli affamati deve prevedere non solo interventi nelle situazioni di emergenza, ma attività in favore dello sviluppo agricolo e un loro finanziamento proporzionato alle diverse capacità dei donatori e alle esigenze dei beneficiari. Dare e ricevere secondo giustizia, richiede una formazione delle coscienze alle esigenze dell’altro, di ogni prossimo, anche quando il problema riguarda l’uso delle tecnologie, il loro trasferimento verso le aree più vulnerabili e la capacità di rispondere alle esigenze dei beneficiari, senza limitarne prerogative, diritti e — non da ultimo — abitudini e culture alimentari. Un tale impegno domanda a governi, istituzioni internazionali e Organizzazioni della società civile impegnate per la sicurezza alimentare di operare insieme, preservando le diversità, ma non contrapponendole e utilizzando come unico strumento concreto il dialogo. Non si tratta solo di riaffermare l’importanza delle differenti culture alimentari presenti nei vari angoli del mondo o di preservare il valore delle molteplici pratiche legate alla coltivazione, ma anche di ridiscutere le modalità di consumo del cibo. La lettura di dati e di fatti fanno già scorgere segnali positivi come, ad esempio, il perfezionarsi della sicurezza degli alimenti mediante un’attività di prevenzione in fase di produzione, conservazione e distribuzione, ma anche un più diretto ripensamento dei nostri stili di vita che sembrano ormai unicamente orientati alla «globalizzazione dell’indifferenza» (Evangelii gaudium, 55). Adeguare i consumi alle reali necessità evitando sprechi e sperperi di alimenti è già una garanzia di riuscita delle strategie per la sicurezza alimentare, e soprattutto è una delle vie maestre per «globalizzare la solidarietà» (ibidem). È questo l’impegno a cui tutti siamo chiamati. Del resto, nelle riflessioni dell’Expo, quando si fa riferimento alla protezione dei differenti regimi nutrizionali o alla continuità delle tradizioni agricole, emerge chiaramente l’obiettivo di individuare “ciò che unisce” i popoli. Si tratta di una strategia importante, capace di rendere funzionale alla dimensione umana ogni azione che nel garantire a ogni persona “il pane quotidiano” abbia a cuore la pacifica convivenza tra i popoli e il loro sviluppo integrale. Mi sia consentita in proposito un’annotazione che scaturisce da un ricordo personale risalente agli anni di studio quando rimasi colpito da un passaggio della tradizione giuridica della Chiesa, quel Decreto di Graziano che nel 1140 giungeva a dire: «Nutri colui che è moribondo per fame, perché se non l’hai nutrito, l’hai ucciso» (distinctio LXXXVI). Un imperativo a cui quel grande giurista affiancava una modalità evangelica, e perciò pratica, di realizzazione: «Fai agli altri ciò che vuoi sia fatto a te; non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a gioni manifestano la capacità di travasare il loro insegnamento dalla dimensione spirituale in una concreta dimensione etica in grado di determinare la ricerca delle condizioni sociali, politiche ed La causa principale della malnutrizione va ricercata nell’assenza di volontà nel condividere economiche per liberare dalla fame i milioni di esseri umani che, tuttora, ne sono vittime. Questo presuppone in primo luogo l’impegno a estirpare alla radice le cause dell’insicurezza alimentare e della denutrizione che diventano spesso veicolo di contrapposizioni e di conflitti dolorosi. Le religioni e la loro tradizione ben conoscono che la liber- Non di solo pane Si è aperto l’11 giugno presso l’Expo di Milano la giornata della Santa Sede sul tema «Non di solo pane». In programma, tra gli altri, gli interventi del cardinale Gianfranco Ravasi, commissario generale della Santa Sede, del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, e del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. I lavori della giornata sono stati introdotti dall’orchestra Sinfonica Esagramma, diretta da Licia Sbattella, che, tra l’altro, ha eseguito per la prima volta un nuovo arrangiamento dell’Inno Pontificio. Pubblichiamo un articolo dell’autore della trascrizione, e fondatore dell’orchestra, e l’intervento del sostituto della Segreteria di Stato. te» (Decretum Gratiani, I, distinctio I). Si tratta di quella regola aurea presente nelle differenti culture, credi e visioni religiose che è fondamento non solo di situazioni giuridiche e di diritti individuali, ma della naturale fraternità tra gli esseri umani, della loro libertà. Vorrei concludere questa riflessione ricordando come anche in un contesto quale l’Expo le religioni operino “in prima linea”, fornendo indicazioni di principio e di guida — e forse anche di monito — quando propongono l’immagine del cibo come offerta, che la tradizione cristiana simboleggia nel pane e nel vino. Un’offerta in grado di costruire una visione armoniosa della comunità e della coesione sociale che si esprime nel senso della condivisione, dell’accoglienza e del dono reciproco verso l’altro che è poi ogni nostro prossimo. Un programma che anche in un ambiente come quello che oggi ci ospita può essere promotore di nuove relazioni e di rapporti solidali. Siamo di fronte a un esempio concreto dei modi con cui le reli- tà dalla fame vuole dire anche libertà dai conflitti e prevenzione della guerra, come ben ricorda, nelle Litanie dei Santi, la Chiesa cattolica associando, nell’invocazione di liberazione, la malattia e la fame alla guerra: «A peste, fame et bello libera nos, Domine». A questo desiderio profondo si unisce ancora una volta l’apprezzamento della Santa Sede per l’importante iniziativa dell’Expo Milano 2015, accompagnata dall’auspicio che i suoi risultati possano essere altrettanti strumenti concreti per favorire un sano e pacifico dialogo tra i popoli e tra i Paesi. Concludendo il suo Messaggio per l’inaugurazione dell’Expo lo scorso 1° maggio, Papa Francesco ci chiamava a un’assunzione di responsabilità, invocando l’aiuto del Signore: «Ci doni Lui, che è Amore, la vera “energia per la vita”: l’amore per condividere il pane, il “nostro pane quotidiano”, in pace e fraternità. E che non manchi il pane e la dignità del lavoro ad ogni uomo e donna». Facciamo nostre queste parole. L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 12 giugno 2015 pagina 5 Santino proveniente da Springfield (Stati Uniti d’America) Teologia ed ecologia ad Halki Per salvaguardare il creato di RICCARD O BURIGANA reghiamo il Signore affinché si possa continuare a ispirare e a informare, a educare e a formare, a ri-immaginare e a ri-esprimere “un nuovo cielo e una nuova terra”»: con queste parole il patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, si è rivolto ai partecipanti al II Summit di Halki, svoltosi dall’8 al 10 maggio nell’isola turca di Heybeliada. L’incontro, promosso dal patriarcato ecumenico con la partecipazione della Southern New Hampshire University, è stato dedicato al tema «Teologia, ecologia e la Parola. Una conversazione sull’ambiente, sulla letteratura e sulle arti», con il dichiarato intento di approfondire le radici letterarie e filosofiche della riflessione. Tema che da anni vede «P coinvolto Bartolomeo in prima persona, con l’obiettivo di definire uno sviluppo economico equilibrato e sostenibile, fondato su uno stile di vita in grado di promuovere la salvaguardia del creato. Il summit, fin dalla presentazione, è stato messo in stretta relazione con il primo incontro di Halki, tenutosi nel 2009 sul rapporto tra ambiente, etica e innovazione, tappa fondamentale di un cammino che ha visto lo svolgimento di cinque seminari estivi (dal 1994 al 1998) e di otto convegni internazionali (dal 1995 al 2009). Cammino voluto dal patriarcato di Costantinopoli per offrire un contributo ecumenico al ripensamento del rapporto tra l’uomo e la creazione. Nel secondo Summit di Halki, al quale hanno preso parte teologi, scienziati, artisti, giornalisti, poeti ed economisti di molti Paesi, si è discusso soprattutto del rapporto tra natura e arti, in senso lato, e del ruolo delle arti nel processo di condivisione dei valori cristiani. C’è la necessità di costruire una società in grado di vivere la salvaguardia del creato come dimensione centrale per la lotta alla violenza e alla povertà; si tratta — è stato sottolineato in numerosi interventi — di proseguire quella riflessione che deve guidare uomini e donne a vivere, nella quotidianità, i valori cristiani legati alla dimensione etica e spirituale della sostenibilità ambientale. Nell’aprire i lavori, nel giorno dedicato alla salvaguardia degli oceani, Bartolomeo ha citato un passo dalla Lettera agli Ebrei per ricordare a tutti la radice biblica di un impegno teso «a proteggere e a conservare i fondamentali e preziosi doni del nostro Creatore». Nel rivendicare le scelte compiute dal patriarcato, da oltre trent’anni, a favore della protezione dell’ambiente naturale e delle risorse della terra, Bartolomeo ha ricordato l’importanza di aver condiviso queste scelte con numerose istituzioni politiche e accademiche da una parte e in ambito ecumenico dall’altra. Ciò ha prodotto una serie di “dialoghi” che hanno portato a un approfondimento della questione nell’universo cristiano, in particolare con la Chiesa cattolica, e alla redazione di documenti che rappresentano un patrimonio comune nell’azione per la salvaguardia del creato. Di fronte a questi risultati, il primate ortodosso ha ricordato che «ancora troppo poco è stato fatto per una revisione dello stile di vita delle persone, attraverso cui manifestare un profondo pentimento per l’impatto distruttivo sul pianeta che ha guidato e che ancora guida il rapporto con la creazione nella società contemporanea». Proprio per cercare di incidere nella vita quotidiana dei singoli e delle comunità, cercando di coinvolgere nuovi soggetti in modo da aprire nuove prospettive, è stato pensato questo II Summit di Halki che ha, in gran parte, risposto a tale ulteriore salto qualitativo nell’impegno ecumenico per la salvaguardia del creato. Articolato in cinque sessioni, ognuna delle quali introdotta da un relatore, e seguito da due interventi per favorire l’approfondimento di alcune questioni specifiche, l’incontro ha rappresentato un momento privilegiato in cui toccare con mano quanto i cristiani possono fare insieme per ribadire principi fondamentali con i quali costruire un’alternativa per il mondo. Una via obbligata, di fronte al sistematico sfruttamento del pianeta da parte dell’uomo, che non pensa al domani e genera degrado ambientale e sperequazioni economiche e sociali. Nella due giorni di Halki la condivisione di progetti e di esperienze molto diverse tra di loro (alcune delle quali esterne a un orizzonte ecumenico o interreligioso ma tutte riconducibili a una comune prospettiva culturale) ha condotto alla consapevolezza che i cristiani devono invitare tutti a riflettere sul fatto che la battaglia contro i cambiamenti climatici e il depauperamento sistematico delle risorse naturali deve essere condotta a partire da un mutamento dello stile di vita. In questa battaglia il movimento ecumenico, alla luce di quanto fatto da decenni, può indicare delle strade con cui costruire una società nella quale vivere «un matrimonio di fede, scienza e arti» per la salvaguardia del creato. Sintonizzare l’anima «La Civiltà Cattolica», in attesa dell’uscita dell’enciclica di Papa Francesco sull’ecologia, dedica il suo prossimo numero all’ambiente: religioni e crisi ecologica, una testimonianza dal fiume Mekong («madre in pericolo»), la natura vista dai grandi registi — da Malick a Rossellini — e la poesia di Mary Oliver, in cui il contatto con il creato aiuta a «sintonizzare l’anima» sulla frequenza d’onda della trascendenza. Un articolo, quest’ultimo, firmato insieme con il direttore, padre Antonio Spadaro, per la prima volta nella rivista dei gesuiti, da una donna, la poetessa Elena Buia. Da sempre il tema della bellezza e dell’armonia del creato è presente negli scritti dei mistici cristiani; per ricordarlo al mondo contemporaneo e approfondire spunti di riflessione a volte trascurati, il quotidiano francese «la Croix» dal I° al 14 giugno pubblica ogni giorno due pagine dedicate al rapporto tra i cristiani e l’ecologia. Storia e attualità del culto del Sacro Cuore di Gesù Un luogo dove riposare di MARIA BARBAGALLO on mi meraviglierei se un giorno o l’altro, il nostro Papa Francesco ci regalasse un’enciclica sul Sacro Cuore di Gesù. Non vedo riferimento più adeguato del Cuore di Cristo per indicarci come vivere l’Anno santo della misericordia. Il Papa nella Bolla ci dice: «L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa «vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia» (n. 10). Facendoci riflettere sulle opere di misericordia spirituali e corporali poi, il Papa ci sta dicendo che la misericordia non solo bisogna riceverla da Dio ma viverla e praticarla con gli altri. E i suoi continui riferimenti alla rivoluzione della tenerezza sono una rinnovata pedagogia per vivere questo tempo difficile per le persone, per le famiglie, per la società e per le nazioni. La spiritualità del Sacro Cuore di Gesù, lungi dallo scadere in forme di N Un uomo che aveva perduto la figlia in un incidente stradale non si è dato pace finché non ha capito che c’erano tante altre “figlie” abbandonate di cui poteva prendersi cura sentimentalismo e di devozionismo, ci offre molti significativi motivi per imparare ad accogliere la grazia della misericordia di Dio e avere basi solide per questo anelito di santità che la chiesa vuole alimentare nei fedeli. Penso che sia importante riconoscere che soprattutto le donne devono saper essere icone di misericordia nell’ambito in cui sono chiamate a vivere. Sappiamo per esperienza che sono le donne le prime a dover assumere i ruoli della misericordia con la famiglia, con i figli, con le persone difficili e in particolare con gli ammalati, i disabili, i sofferenti. Ed è alle donne soprattutto che il Sacro Cuore di Gesù ha rivelato i misteri del suo amore e le ha fatte partecipi di quella tenerezza che il suo Cuore di Padre, di Fratello, di Amico, di Sposo e di Salvatore ha voluto manifestare per favorire il nostro avvicinamento a Lui. Rileggendo le Rivelazioni dell’Amore Divino di Giuliana di Norwich, mistica inglese del 1300, mi hanno impressionato queste parole: «È così vero che Dio è nostro Padre come è nostra Madre (...). La tenerezza di una madre è la maggiore intimità, la maggiore vicinanza ed è la più sicura e vera. Questa tenerezza non si potrebbe né si dovrebbe realizzare pienamente se non in Gesù». L’incontro personale con il Signore della vita ci predispone a capire che abbiamo bisogno di misericordia per poterla donare a chi ne ha così tanto bisogno. Giuliana di Norwich parla anche della gioia che si prova nell’esperienza di questa tenerezza del Cuore di Cristo e il conforto che ne deriva. Evidentemente le grandi mistiche del Sacro Cuore ci parlano in modo così affettivo di Dio da impressionarci e anche da impaurirci, perché quel livello di intimità con Gesù — tanto da far propri i sentimenti che furono di Cristo — comporta anche la condivisione della Passione del Cuore di Gesù. Di fatto però nessuno può essere esente dalla “passione” che questa vita riserva a tutti, specialmente quando si condividono e si praticano i criteri del Vangelo. Queste mistiche ci dicono che la Passione di Gesù è fonte di consolazione e di forza nel momento del dolore, della desola- zione, della solitudine. Così anche una delle ultime mistiche, santa Faustina Kowalska. Quante volte leggiamo di queste mistiche che hanno avuto il dono di riposare sul Cuore di Gesù, come santa Margherita Maria Alacoque. Quante situazioni viviamo giorno dopo giorno soprattutto nelle famiglie, che chiedono preghiere, conforto, sostegno. Chi non desidererebbe riposare sul Cuore di Gesù in tanti momenti difficili della propria vita? Ritengo che a torto la devozione al Sacro Cuore sia ritenuta superata perché intimista e poco adatta alla mentalità del nostro tempo, poiché essa è un’espressione alta della spiritualità cristiana; è il fondamento per praticare le opere di misericordia spirituali e corporali in senso cristiano e non puramente umanitario, e può essere davvero una base pastorale per la nuova evangelizzazione. Infatti l’incontro con la misericordia di Dio nei nostri confronti ci dà la possibilità di praticare la misericordia verso gli altri. Sono tre gli aspetti della spiritualità del Sacro Cuore che ritengo ottimi per la nostra vita ancora oggi. Uno è la preghiera che ci porta a fare nostri i sentimenti del Cuore di Gesù. Lui stesso ci ha detto: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (Matteo, 11, 29) e per imparare occorre “stare” con Lui, con la sua Parola, con il suo Vangelo. Questa scuola è l’unica vera scuola di formazione cristiana, è una scuola alla quale si apprende come e perché amare gli altri. È l’adorazione eucaristica praticata in questa devozione che insegna la pazienza di un amore che non si stanca mai di perdonare, di ricominciare, di capire e che non cerca ricompense. Vediamo nella nostra Cappella dell’Adorazione quotidiana entrare e uscire persone giovani e anziane, mamme, papà, che si fermano a pregare silenziosamente cercando risposte. A volte entrano tristi e accigliate, ed escono sereni o lasciano a noi l’incombenza di continuare a pregare. Un altro aspetto che il Sacro Cuore ci invita a praticare è la riparazione, che ci rende solidali con il peccato dell’umanità e ci fa partecipi della Passione di Gesù e del mondo, e ci impegna a fare il bene laddove c’è il male, a contrastare il regno del male. Le opere di misericordia spirituali e corporali sono un’ottima forma di riparazione perché ci educano a uscire da noi stessi, dalle nostre cose, aprono gli orizzonti delle nostre responsabilità e ci fanno guardare a un destino più alto. Una signora mi confidava che l’unico modo per lottare contro la sua depressione causata dai diversi drammi familiari era stato quello di occuparsi con tutta l’anima di una missione africana, dove aveva capito che migliaia di bambini sarebbero morti senza l’aiuto concreto e duraturo suo e di altre persone che era riuscita a coinvolgere. Il Signore della vita le dava vita per poterla condividere con altri. Un uomo che aveva perduto la giovanissima figlia in un incidente stradale non si è dato pace finché ha capito che la figlia poteva vivere in altre “figlie” e ha fatto di queste ragazze abbandonate il senso della sua vita. Un terzo aspetto che si pratica nella spiritualità del Sacro Cuore di Gesù è il dono della consolazione che Dio ci dona quando ci affidiamo alla tenerezza del Suo Cuore. Del resto Gesù l’ha detto nel Vangelo: «venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi consolerò» (Matteo, 11, 28). Questa consolazione è il dono della redenzione che porta a noi la tenerezza di Dio, come si ricava dalla seconda lettera ai Corinzi al primo capitolo: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; Non vedo riferimento più adeguato per indicarci come vivere l’Anno santo della misericordia Non mi meraviglierei se un giorno o l’altro il Papa ci regalasse un’enciclica sul tema quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo». Una cosa che si va comprendendo sempre meglio nella pratica del cristianesimo è che non possiamo consolare nessuno se Dio prima non consola noi. E questa consolazione arriva nei modi più diversi, spesso senza che noi ce ne rendiamo conto. In un convegno internazionale sull’emigrazione un sacerdote ci raccontò la sua esperienza mentre si trovava vicino al confine della Cambogia in un campo con centinaia e centinaia di profughi. Era l’unico sacerdote cattolico, non c’erano altri cattolici con cui condividere almeno la fede e la speranza oltre che la carità. Passavano i giorni e non riusciva a fare niente, la gente che lo circondava non capiva il suo linguaggio, disperata in cerca di qualcosa che non arrivava mai. Così il sacerdote una notte pensò di andarsene; conosceva qualche strada di fuga e qualche nascondiglio. Passò facilmente i controlli e si trovò solo tra una foresta e l’altra camminando senza sapere dove andare. Camminò tutta la notte e quando giunse in un posto che sembrava sicuro, stanco e sfinito si lasciò andare per terra presso un albero e si addormentò. Non seppe mai quante ore fossero passate. Quando si risvegliò ancora in dormiveglia, sentì attorno a lui un brusio strano di gente e ridestatosi completamente vide tutta, o quasi tutta, la gente che aveva lasciato nel campo profughi, che stava lì, intorno a lui. Non capiva, pensava che stesse sognando, ma qualcuno gli chiarì la situazione: lui se era andato e loro non avevano più nessuna speranza a cui appigliarsi, lui era l’unica consolazione. Non lui, l’amore del cuore di Dio che lo abitava. E lo avevano seguito. Il convento della Visitazione a Paray-le-Monial, dove Margherita Maria Alacoque visse dal 1671 alla morte L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 Per leggere e applicare la costituzione del Vaticano II venerdì 12 giugno 2015 sulla liturgia Silenziosa azione del cuore rende il culto all’eterno Padre» (n. Merton, Le signe de Jonas, Ed. Albin 7). Il sacerdote deve dunque diven- Michel, Paris, 1955, p. 322). tare questo strumento che lascia traSi corre il rischio reale di non lasparire Cristo. Come ha da poco ri- sciare alcun posto a Dio nelle nostre cordato il nostro Papa Francesco, il celebrazioni. Incorriamo nella tenta- Presentazione generale del messale ro- 34) e al tempo stesso prescrive «che celebrante non è il presentatore di zione degli ebrei nel deserto. Essi mano, n. 50). Quanto all’omelia, è i fedeli sappiano recitare e cantare uno spettacolo, non deve ricercare la cercarono di crearsi un culto alla lo- essa stessa un atto liturgico che ha le insieme, anche in lingua latina, le simpatia dell’assemblea ponendosi di ro misura e alla loro altezza, e non sue proprie regole. La participatio ac- parti dell’ordinario della messa che fronte a essa come il suo interlocuto- dimentichiamo che finirono prostrati tuosa all’opera di Cristo presuppone spettano ad essi» (n. 54). In effetti, re principale. Entrare nello spirito davanti all’idolo del vitello d’oro. che si lasci il mondo profano per en- la comprensione dei riti non è opera del concilio significa al contrario È tempo di metterci all’ascolto del trare nell’«azione sacra per eccellen- della ragione umana lasciata a se cancellarsi, rinunciare a essere il concilio. La liturgia è «principal- za» (Sacrosanctum concilium, n. 7). Di stessa, che dovrebbe cogliere tutto, punto focale. Contrariamente a mente culto della maestà divina» (n. fatto, «noi pretendiamo, con una capire tutto, padroneggiare tutto. La quanto è stato a volte sostenuto, è 33). Ha valore pedagogico nella mi- certa arroganza, di restare nell’uma- comprensione dei riti sacri è quella del tutto conforme alla costituzione sura in cui è completamente ordina- no per entrare nel divino» (Robert del sensus fidei, che esercita la fede conciliare, è addirittura opportuno ta alla glorificazione di Dio e al cul- Sarah, Dieu ou rien, p. 178). In tal vivente attraverso il simbolo e che che, durante il rito della penitenza, to divino. La liturgia ci pone real- senso, è deplorevole che il sacrario conosce per sintonia più che per il canto del Gloria, le orazioni e la mente alla presenza della trascen- delle nostre chiese non sia un luogo concetto. Questa comprensione prepreghiera eucaristica, tutti, sacerdote denza divina. Partecipazione vera si- strettamente riservato al culto divi- suppone che ci si avvicini al mistero e fedeli, si voltino insieme verso gnifica rinnovare in noi quello “stu- no, che vi si penetri in abiti profani, con umiltà. Ma si avrà il coraggio di Oriente, per esprimere la loro volon- pore” che san Giovanni Paolo II te- che lo spazio sacro non sia chiara- seguire il concilio fino a questo puntà di partecipare all’opera di culto e neva in grande considerazione (cfr. mente delimitato dall’architettura. to? Una simile lettura, illuminata di redenzione compiuta da Cristo. Ecclesia de Eucharistia, n. 6). Questo Poiché, come insegna il concilio, dalla fede, è però fondamentale per Questo modo di fare po- stupore sacro, questo timore gioioso, Cristo è presente nella sua parola l’evangelizzazione. In effetti, «a cotrebbe opportunamente richiede il nostro silenzio di fronte quando questa viene proclamata, è loro che sono fuori essa mostra la essere messo in atto nelle alla maestà divina. Si dimentica ugualmente deleterio che i lettori Chiesa, come vessillo innalzato di cattedrali dove la vita li- spesso che il silenzio sacro è uno dei non abbiano un abbigliamento ap- fronte alle nazioni, sotto il quale i fiturgica deve essere esemmezzi indicati dal concilio per favo- propriato che mostri che non pro- gli di Dio dispersi possano raccoplare (cfr. n. 41). rire la partecipazione. Se la liturgia è nunciano parole umane ma una pa- gliersi» (n. 2). Essa deve smettere di Ben inteso, ci sono alessere un luogo di disobbedienza alopera di Cristo, è necessario che il rola divina. tre parti della messa in La liturgia è una realtà fondamen- le prescrizioni della Chiesa. Più specelebrante vi introduca i propri comcui il sacerdote, agendo menti? Ci si deve ricordare che, talmente mistica e contemplativa, e cificatamente, non può essere un’ocin persona Christi Capitis, di conseguenza fuori dalla portata casione di lacerazioni tra cristiani. entra in dialogo nuziale quando il messale autorizza un inGli atti del simposio «“Sacrosanctum con l’assemblea. Ma tervento, questo non deve diventare della nostra azione umana; anche la Le letture dialettiche della Sacrosanconcilium”. Gratitudine e impegno per un questo faccia a faccia un discorso profano e umano, un participatio è una grazia di Dio. Per- ctum concilium, le ermeneutiche di grande movimento di comunione non ha altro fine che commento più o meno sottile sull’at- tanto, presuppone da parte nostra rottura in un senso o nell’altro, non ecclesiale», organizzato dalla condurre a un tête-à-tête tualità, o un saluto mondano alle un’apertura al mistero celebrato. Co- sono il frutto di uno spirito di fede. Congregazione per il culto divino e la con Dio che, per mezzo persone presenti, ma una brevissima sì, la costituzione raccomanda la Il concilio non ha voluto rompere disciplina dei sacramenti dal 18 al 20 della grazia dello Spirito esortazione a entrare nel mistero (cfr. comprensione piena dei riti (cfr. n. con le forme liturgiche ereditate dalfebbraio 2014, sono ora in un volume Santo, diverrà un cuore (Città del Vaticano, Libreria Editrice a cuore. Il concilio propone così altri mezzi per Vaticana, 2015, pagine 320, euro 16). favorire la partecipazioAperto dal messaggio del Pontefice, il ne: «le acclamazioni dei libro contiene, oltre alle omelie e ai Seminario mondiale dei cappellani dell’aviazione civile fedeli, le risposte, il candiscorsi del cardinale Antonio Cañizares to dei salmi, le antifone, Llovera, le relazioni tenute, tra gli altri, i canti, nonché le azioni dai cardinali Marc Ouellet, Pietro Parolin, e i gesti e l’atteggiamenPéter Erdő e George Pell. to del corpo» (n. 30). Una lettura troppo rapida, e soprattutto troppo Oggi gli aeroporti sono vere e pro- neranti — arrivano persone da Paesi ghiera interreligiosa o ecumenica, umana, ha portato a prie “frontiere”, dove c’è sempre il con situazioni politiche e religiose coinvolgendo anche la comunità aeconcludere che bisognarischio di disagi umani. Per questo molto travagliate: pensiamo ai cri- roportuale». stituzione conciliare ci invita a risco- va far sì che i fedeli fossero costantec’è bisogno di “sentinelle” a cui stiani in Medio oriente e in Africa Il cardinale ha poi presentato alprire l’origine trinitaria dell’opera li- mente occupati. La mentalità occispetti il compito di vegliare, perché perseguitati e trucidati, ai migranti cune statistiche che mostrano come turgica. In effetti, il concilio stabili- dentale contemporanea, modellata «la libertà e la giustizia sociale sia- e rifugiati che provengono da zone in quattro Paesi su dieci la libertà sce una continuità tra la missione di dalla tecnica e affascinata dai media, no una realtà quotidiana». È il di povertà e di guerra». Da qui l’in- religiosa è oggi limitata. «Sono stati compito dei cappellani dell’aviazio- vito alla solidarietà e alla preghiera analizzati — ha commentato — 196 Cristo Redentore e la missione litur- ha voluto fare della liturgia un’opera ne civile e dei membri delle cappel- da parte di «coloro che non sono Paesi negli ultimi anni: soltanto in gica della Chiesa. «Come il Cristo di pedagogia efficace e redditizia. In questo spirito, si è cercato di rendere lanie aeroportuali, ai quali si è rivol- toccati da simili tragedie» ma che sei di essi è stato registrato un mifu inviato dal Padre, così anch’egli to il cardinale Antonio Maria Vegliò hanno degli obblighi nei confronti glioramento della posizione delle ha inviato gli apostoli» affinché le celebrazioni conviviali. Gli attori aprendo i lavori del sedicesimo se- di chi è in situazione di disagio. Il minoranze religiose». In altri 55, ha «mediante il sacrificio e i sacramenti liturgici, animati da motivazioni pastorali, cercano a volte di fare opera minario mondiale, che si svolge a primo dovere, ha affermato il por- aggiunto, si riscontra un peggioraattorno ai quali gravita tutta la vita Roma da mercoledì 10 a sabato 13 porato, è la preghiera, che è «la for- mento. Ciò significa che «in quasi il liturgica» attuino «l’opera di salvez- didattica introducendo nelle celebragiugno. za dei credenti», perché «dispone il 30 per cento dei Paesi esaminati tra za» (n. 6). Attuare la liturgia non è zioni elementi profani e spettacolari. «Nell’aeroporto — ha detto il pre- cuore all’accoglienza». Per questo ottobre 2012 e giugno 2014, la situadunque altro che attuare l’opera di Non si vedono forse fiorire testimonianze, messe in scena e applausi? Si sidente del Pontificio Consiglio del- negli aeroporti è «opportuno orga- zione dei gruppi religiosi minoritari Cristo. La liturgia è nella sua essenla pastorale per i migranti e gli iti- nizzare spesso dei momenti di pre- è peggiorata». Inoltre, ha spiegato, za actio Christi: l’«opera della reden- crede così di favorire la partecipaziozione umana e della perfetta glorifi- ne dei fedeli mentre di fatto si ridusono stati individuati 26 Paesi «in cazione di Dio» (n. 5). È Lui il ce la liturgia a un gioco umano. «Il cui il grado di violazione della lisilenzio non è una virtù, né il rumogrande sacerdote, il vero soggetto, il bertà religiosa è stato valutato come re un peccato, è vero», dice Thomas vero attore della liturgia (cfr. n. 7). “medio” o “elevato”». Se a questi Merton, «ma il tumulto, la confusioSe questo principio vitale non viene 26 si aggiungono i 55 dove «vi è ne e il rumore continui nella società accolto nella fede, si rischia di fare moderna o in certe liturgie eucarististato un peggioramento, si arriva a della liturgia un’opera umana, che africane sono l’espressione un totale di 81 Paesi su 196, poco un’autocelebrazione della comunità. più del 40 per cento, in cui la liberdell’atmosfera dei suoi peccati più Al contrario, l’opera propria della gravi, della sua empietà, della sua tà religiosa è limitata o è in declino. Chiesa consiste nell’entrare nell’azio- disperazione. Un mondo di propaAlcuni parlano di 150 milioni di crine di Cristo, nell’iscriversi in ganda, di argomentazioni infinite, di stiani perseguitati nel mondo». quell’opera di cui egli ha ricevuto invettive, di critiche, o semplicemenIl cardinale ha poi sottolineato dal Padre la missione. Dunque «ci te di chiacchiere, è un mondo nel come il concilio Vaticano II abbia fu data la pienezza del culto divi- quale la vita non vale la pena di esdichiarato la libertà religiosa, «un no», perché «la sua umanità, sere vissuta. La messa diviene un diritto fondamentale che non deve nell’unità della persona del Verbo, baccano confuso; le preghiere un ruessere violato» e che va tutelato «in Messa celebrata nella cappella dell’aeroporto di Chicago fu strumento della nostra salvezza» more esteriore o interiore» (Thomas modo che ogni uomo ne possa go(n. 5). La Chiesa, corpo di Cristo, dere». Per questo, ha detto, occorre deve quindi divenire a sua volta uno mettere «la sollecitudine pastorale strumento nelle mani del Verbo. al servizio delle necessità del nostro Questo è il significato ultimo del tempo, portando la luce del Vangeconcetto-chiave della costituzione lo su ogni realtà umana, soprattutto conciliare: la participatio actuosa. Tale su quelle più disperate». Rivolgenpartecipazione consiste per la Chiesa dosi ai cappellani, il cardinale ha rinel diventare strumento di Cristo-sacordato che il documento “D irettive cerdote, al fine di partecipare alla per la pastorale cattolica dell’aviasua missione trinitaria. La Chiesa zione civile” «parla di presenza, di partecipa attivamente all’opera liturtestimonianza e di proclamazione». L’ottantottesima sessione plenaria della Riunione delle celebrerà la messa nella cappella di Santo Stefano degica di Cristo nella misura in cui ne Questi sono tre criteri pastorali opere di aiuto per le Chiese orientali (Roaco) si svol- gli Abissini, in Vaticano, per pregare per la pace in è lo strumento. In tal senso, parlare «profondamente interconnessi, che gerà dal 15 al 17 giugno in Vaticano. Come negli scorsi Medio oriente, ma anche in Ucraina, dove è presente di “comunità celebrante” non è prirendono cappellani e operatori paanni, verrà posta particolare attenzione alla situazione la Chiesa greco-cattolica. vo di ambiguità e richiede vera caustorali veri araldi del Vangelo nelle in Siria e in Iraq, visti i drammatici sviluppi che colpiUn’altra sessione sarà dedicata alla Chiesa armena tela (cfr. Istruzione Redemptoris saaerostazioni». scono anche i fedeli delle Chiese orientali. Interverran- cattolica in Europa orientale — presente oltre che in cramentum, n. 42). La participatio acIl porporato ha poi fatto osservano gli arcivescovi Paul Richard Gallagher, segretario Armenia, anche in Georgia e in Russia — con l’intertuosa non dovrebbe dunque essere re come «nel nostro mondo scomper i Rapporti con gli Stati, e Mario Zenari, nunzio vento dell’ordinario per quei fedeli, l’arcivescovo Raintesa come la necessità di fare qualbussolato da tanti problemi, essere apostolico in Siria, e monsignor Giovanni Pietro Dal phael François Minassian. Durante i lavori, come di cosa. Su questo punto l’insegnamenpredicatori del Vangelo della gioia è Toso, segretario del Pontificio consiglio Cor Unum. consueto, verrà esaminata la situazione ecclesiale della to del concilio è stato spesso deforuna grande benedizione per la vita Verranno presentate anche le conclusioni della visita Terra santa, verificando nel contempo gli interventi mato. Si tratta invece di lasciare che delle persone». Nell’aeroporto, docompiuta in Iraq dal cardinale Leonardo Sandri, pre- operati grazie ai proventi della colletta del Venerdì Cristo ci prenda e ci associ al suo ve «c’è spesso un clima di frenesia fetto della Congregazione per le Chiese orientali. santo. sacrificio. La participatio liturgica de— ha concluso — la cappella aeroUn’altra sessione verrà dedicata alla situazione della All’assemblea saranno presenti, tra gli altri, il nunve perciò essere intesa come una graportuale diventa un’isola di serenità Chiesa etiopica, alla presenza del cardinale arcivescovo zio apostolico Giuseppe Lazzarotto, delegato apostolizia di Cristo che «associa sempre a nella quale Gesù ascolta e consola». di Addis Abeba, Berhaneyesus Demerew Souraphiel, e co in Gerusalemme e Palestina, il suo predecessore sé la Chiesa» (Sacrosanctum conciSuccessivamente, dopo l’introduziodella Chiesa eritrea, alla presenza dell’arcivescovo me- Antonio Franco, il custode di Terra santa, Pierbattista lium, n. 7). È Lui ad avere l’iniziatine ai lavori di padre Gabriele Bentropolita di Asmara, Menghesteab Tesfamariam. Mar- Pizzaballa e il vice cancelliere della Bethlehem Univa e il primato. La Chiesa «l’invoca toglio, sotto-segretario del dicastero, come suo Signore e per mezzo di lui tedì 16, il presidente della Roaco, il cardinale Sandri, versity, fra Peter Bray. l’arcivescovo Joseph Kalathiparamdi ROBERT SARAH* Cinquant’anni dopo la sua promulgazione da parte di Papa Paolo VI, si leggerà, infine, la costituzione del concilio Vaticano II sulla sacra liturgia? La Sacrosanctum concilium non è di fatto un semplice catalogo di “ricette” di riforme, ma una vera e propria magna charta di ogni azione liturgica. Il concilio ecumenico ci dà in essa una magistrale lezione di metodo. In effetti, lungi dall’accontentarsi di un approccio disciplinare ed esteriore alla liturgia, il concilio vuole farci contemplare ciò che è nella sua essenza. La pratica della Chiesa deriva sempre da quello che riceve e contempla nella rivelazione. La pastorale non si può disconnettere dalla dottrina. Nella Chiesa «ciò che proviene dall’azione è ordinato alla contemplazione» (cfr. n. 2). La co- Sacrosanctum concilium la tradizione, anzi ha voluto approfondirle. La costituzione stabilisce che «le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti» (n. 23). In tal senso, è necessario che quanti celebrano secondo l’usus antiquior lo facciano senza spirito di opposizione, e dunque nello spirito della Sacrosanctum concilium. Allo stesso modo, sarebbe sbagliato considerare la forma straordinaria del rito romano come derivante da un’altra teologia che non sia la liturgia riformata. Sarebbe anche auspicabile che s’inserisse come allegato di una prossima edizione del messale il rito della penitenza e l’offertorio dell’usus antiquior al fine di sottolineare che le due forme liturgiche s’illuminano a vicenda, in continuità e senza opposizione. Se vivremo in questo spirito, allora la liturgia smetterà di essere il luogo delle rivalità e delle critiche, per farci infine partecipare attivamente a quella liturgia «che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede […] quale ministro del santuario» (n. 8). *Cardinale prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti Sentinelle di libertà Alla plenaria della Roaco la drammatica situazione in Siria e Iraq bil, segretario del Pontificio consiglio, ha parlato di come recepire l’esortazione apostolica Evangelii gaudium nelle attività pastorali dell’aviazione civile. «La cappellania aeroportuale — ha sottolineato fra l’altro — allarga la gioia di Gesù alla gente, quando la misericordia e la carità alimentano la vita dell’evangelizzatore e dell’evangelizzato». Ciò significa, ha aggiunto, «aprire il cuore con stupore alla gioia e diffonderla con generosità, stando sempre in ascolto del popolo e di Dio stesso». † I Superiori e gli Officiali della Segreteria di Stato esprimono sentite condoglianze a S.E. Mons. Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, per la morte dell’amata madre Signora CLAUDIA VACCHETTI e, partecipando al suo dolore, assicurano preghiere di suffragio per la cara mamma e di conforto per i familiari tutti. † Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, con i Segretari, mons. Paul Tighe, mons. Giuseppe A. Scotti, e tutti i componenti, partecipa commosso al dolore della Famiglia di S.E. Mons. Claudio M. Celli, Presidente del Dicastero, per la scomparsa della sua cara Mamma CLAUDIA e invocano per Lei dal Signore della vita gioia senza fine alla Sua presenza. Città del Vaticano, 11 giugno 2015 L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 12 giugno 2015 pagina 7 Nomina episcopale in Lituania Il dialogo tra le religioni è fondamentale per superare le «differenze etniche e linguistiche» e costruire la «pace sociale». Lo ha ricordato il Papa ai vescovi di Lettonia ed Estonia, ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 11 giugno, in occasione della visita «ad limina Apostolorum». Cari Fratelli nell’Episcopato, vi accolgo con gioia in occasione della vostra visita ad limina Apostolorum; saluto cordialmente ciascuno di voi e le Chiese particolari che il Signore ha affidato alla vostra paterna guida. Questo nostro incontro ci permette di rafforzare i vincoli di fraternità che ci legano anche a distanza, giacché condividiamo la vocazione episcopale e il servizio al popolo di D io. Il Signore vi ha scelti ad operare in una società che, dopo essere stata a lungo oppressa da regimi fondati su ideologie contrarie alla dignità e alla libertà umana, oggi è chiamata a misurarsi con altre pericolose insidie, quali il secolarismo e il relativismo. Se ciò può rendere più difficile la vostra azione pastorale, vi esorto a proseguire instancabili, senza mai perdere la fiducia, nell’annunciare il Vangelo di Cristo, parola di salvezza per gli uomini di ogni tempo e di ogni cultura. In questa rinnovata evangelizzazione non siete soli. Avete i vostri sacerdoti, i quali, seppure pochi e di varie provenienze, vi stanno a fianco con rispetto, obbedienza e generosità. Insieme con loro sentite l’urgenza di un’attiva pastorale vocazionale che, poggiando sulla preghiera rivolta al «signore della messe perché Ai vescovi di Lettonia ed Estonia il Papa raccomanda l’impegno per la pace e per la famiglia In dialogo per superare le differenze mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 38), si faccia carico di sensibilizzare le famiglie, le parrocchie e l’intera comunità cristiana, perché i ragazzi e i giovani siano aiutati a rendersi disponibili alla chiamata di Dio. Sempre pensando ai sacerdoti, vi incoraggio a curare bene la loro formazione, sia sul piano della preparazione teologica ed ecclesiale, sia su quello della maturità umana, radicata in una solida spiritualità e caratterizzata dall’apertura cordiale e capace di discernimento alla realtà del mondo in cui viviamo. Per la crescita e il cammino delle vostre Comunità è quanto mai preziosa, inoltre, la presenza degli uo- mini e delle donne di vita consacrata. Specialmente in questo Anno ad essi dedicato è opportuno far loro capire che non li si apprezza soltanto per i servizi che rendono, ma prima ancora per la ricchezza intrinseca dei loro carismi e della loro testimonianza, per il fatto stesso che ci sono, diffondendo in mezzo al popolo di Dio il profumo di Cristo seguito nella via dei consigli evangelici. Tuttavia, anche i consacrati hanno bisogno di essere sostenuti, sia spiritualmente che materialmente, anche mediante celebrazioni comuni e opportuni momenti di incontro e di intensa spiritualità, per favorire la familiarità e la conoscenza reciproca, e raf- Il Pontefice incontra la scuola di evangelizzazione Sant’Andrea Discepoli missionari Formare discepoli missionari per l’annuncio del Vangelo. È l’obiettivo della scuola di evangelizzazione Sant’Andrea (Sesa), nata in Messico 35 anni fa per opera di José Prado Flores, conosciuto anche come “Pepe”. I direttori nazionali e internazionali dell’istituzione, insieme con il fondatore, sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco nella mattina di giovedì 11 giugno. La delegazione era composta da una ventina di persone, provenienti da Messico, Argentina, Brasile, Stati Uniti d’America, Canada, Uganda, Ucraina, Ungheria e Italia. Oltre a presentare al Pontefice le attività svolte dalla scuola a livello mondiale nell’anno 2014, i partecipanti hanno anche illustrato le linee guida per l’evangelizzazione individuate in vista del Giubileo straordinario della misericordia. L’inizio della scuola si deve a Prado Flores, professore di ebraico antico e studioso della Sacra scrittura. La sua “conversione” inizia verso la fine del 1971 ed è animata dal desiderio di rispondere al grande mandato missionario di Gesù. È nel 1980 che si definisce la strada dell’evangelizzazione. Consapevole di non aver alcuna esperienza pratica al riguardo, “Pepe” chiede aiuto all’amico pastore pentecostale Bill Fink il quale gli concede la sua piena collaborazione, ma a un patto: «tutti coloro che verranno “pescati” grazie all’annuncio della parola non saranno ne miei né tuoi, ma solo di Gesù». Ha inizio così la scuola di evangelizzazione kerigmatica, embrione della attuale scuola di evangelizzazione Sant’Andrea, che con il passare degli anni ha assunto una sua sempre più chiara identità. Oggi questa realtà conta più di 2000 scuole in 69 nazioni. Con il termine “scuola” non è da intendersi una struttura fisica, legata a un luogo particolare, bensì una comunione di équipe — piccoli gruppi composti da fedeli laici e presbiteri — sparse in tutto il mondo che condividono una missione, una visione, una metodologia e un programma di formazione permanente, progressivo, sistematico e integrale, comprendente 21 corsi suddivisi in tre tappe, più altri corsi opzionali nati come risposta alle esigenze di alcune aree pastorali: giovani e famiglie. Tutti i corsi della Sesa sono finalizzati all’evangelizzazione e alla formazione integrale della persona: non hanno un carattere didattico-catechetico, di lezioni accademiche, ma sono centrati sulla parola di Dio e vengono proposti con una metodologia attiva-partecipativa, esperienziale. La metodologia è importante, ma è lo Spirito Santo il vero protagonista dell’evangelizzazione. La scuola è intitolata a sant’Andrea perché come l’apostolo si vuole portare a Gesù tanti “Pietro” affinché possano amare, servire e annunciare Gesù. Un altro motivo che giustifica il nome sta nella croce tipica del santo, che oltre a simboleggiare il martirio — evangelizzare costa la vita — rappresenta il fattore moltiplicatore: non basta evangelizzare, è necessario formare evangelizzatori, discepoli missionari. Ma ciò non è ancora sufficiente. La sfida più grande è formare formatori di evangelizzatori e comunità di formatori, cioè équipe Sesa, in ogni parrocchia, in ogni diocesi. Formare evangelizzatori gioiosi che siano consapevoli della loro vocazione: ogni battezzato esiste per evangelizzare. (sofia agazzi) forzare, intorno al Vescovo, il senso di appartenenza alla Chiesa particolare e la gioiosa disponibilità a collaborare alla sua edificazione. Anche il coinvolgimento dei fedeli laici è indispensabile per la missione evangelizzatrice. Grazie a Dio, potete contare sull’impegno di tanti bravi cattolici, in diverse attività ecclesiali. La vostra vicinanza e sollecitudine li aiuterà a portare avanti quelle responsabilità che, secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II, essi sono chiamati ad assumere in campo culturale, sociale, politico, ma anche caritativo e catechistico. A voi è affidato il compito di vigilare e stimolare affinché a livello diocesano e parrocchiale, come pure nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, essi possano formare le loro coscienze e approfondire il loro senso della Chiesa, in particolare la conoscenza della sua dottrina sociale. I fedeli laici sono il tramite vivo tra ciò che noi Pastori predichiamo e i diversi ambienti sociali. Che sentano sempre vicino il cuore della Chiesa! Al tempo stesso, sia loro che voi siete in contatto quotidiano con le altre tradizioni cristiane presenti nel vostro territorio, e insieme potete sostenere il dialogo ecumenico, tanto necessario oggi, anche in vista di quella pace sociale a volte scossa da differenze etniche e linguistiche. Desidero poi anche con voi condividere la ferma volontà di promuovere la famiglia, quale dono di Dio per la realizzazione dell’uomo e della donna creati a sua immagine e quale «cellula fondamentale della società», «luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 66). Dobbiamo invece constatare che oggi il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno (cfr. ibid.). Purtroppo tale concezione riduttiva influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto. Noi Pastori siamo chiamati a interrogarci sulla preparazione al matrimonio dei giovani fidanzati e anche su come assistere quanti vivono queste situazioni, affinché i figli non ne diventino le prime vittime e i coniugi non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio e dalla sollecitudine della Chiesa, ma siano aiutati nel cammino della fede e dell’educazione cristiana dei figli. La crisi economica e sociale che ha investito anche i vostri Paesi ha, purtroppo, favorito l’emigrazione, così che spesso nelle vostre comunità si trovano tante famiglie monoparentali, bisognose di una speciale attenzione pastorale. L’assenza del padre o della madre in tante famiglie comporta per l’altro coniuge una maggiore fatica, in tutti i sensi, per la crescita dei figli. Per queste famiglie è davvero preziosa la vostra attenzione e la carità pastorale dei vostri sacerdoti, unita alla fattiva vicinanza delle comunità. Cari fratelli, in tutto il vostro ministero vorrei che poteste sentire il mio affetto e il mio sostegno; come pure io mi sento consolato dalla vostra fraterna carità, testimoniata da questa Visita. Mentre vi ringrazio delle preghiere che voi e le vostre Comunità elevate al Signore per me e per il mio servizio alla Chiesa, vi affido alla materna intercessione di Maria Santissima e alla protezione di San Meinardo, e di cuore benedico voi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli laici affidati alle vostre cure pastorali. Dal Vaticano, 11 giugno 2015 La nomina di oggi riguarda la Chiesa in Lituania. Lionginas Virbalas arcivescovo di Kaunas È nato il 6 luglio 1961 a Biržai, nella diocesi di Panevėžys. Nel 1979 ha concluso la scuola secondaria a Biržai e nei due anni successivi ha studiato nell’istituto di ingegneria a Vilnius. Dal 1981 al 1983 ha svolto il servizio militare nell’esercito sovietico. Dopo un periodo trascorso in un seminario clandestino, solo nel 1986 è riuscito a entrare nel seminario interdiocesano di Kaunas. Nel 1989 è entrato nella Compagnia di Gesù. È stato ordinato sacerdote il 30 maggio 1991 e ha emesso la professione perpetua tra i gesuiti il 27 settembre 2003. Dal 1992 al 1994 ha studiato teologia spirituale presso la Gregoriana, conseguendo la licenza. Dal 1994 al 1995 è stato assistente del maestro dei novizi in Austria, frequentando allo stesso tempo i corsi di Sacra scrittura presso la facoltà di teologia cattolica all’università di Innsbruck. Per due anni ha esercitato il ministero pastorale come rettore della chiesa dei Gesuiti a Kaunas e come docente di Sacra scrittura presso la locale facoltà di teologia. Dal 1997 al 1998 ha svolto l’ultima tappa di formazione per i gesuiti a Salamanca, in Spagna. È stato inviato a Vilnius, dove è stato rettore della chiesa di San Casimiro (1997-2005) e docente di teologia spirituale nel seminario maggiore (1999-2004). Dal 2001 al 2003 è stato membro della commissione per la vita dei sacerdoti e la promozione delle vocazioni della Conferenza episcopale lituana. Nel 2003 è stato nominato consultore della curia provinciale dei gesuiti di Lituania e direttore di una casa per esercizi spirituali. Dal 2005 al 2009 è stato segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale lituana. Dal 2009 è divenuto nuovamente parroco di San Casimiro a Vilnius, incarico mantenuto fino al 2010, anno in cui è stato nominato rettore del Collegio russo di Santa Teresa del Bambino Gesù in Roma. È stato nominato vescovo di Panevėžys il 6 giugno 2013 e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 10 agosto. Prosegue il ritiro mondiale dei sacerdoti a Roma Non è di Beethoven il vero inno alla gioia Il sacerdote deve rispondere a due chiamate fondamentali: la nuova evangelizzazione e la santità. Lo ha ricordato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che, nel pomeriggio di mercoledì 10 giugno, ha tenuto nella basilica di San Giovanni in Laterano la prima meditazione del ritiro mondiale dei sacerdoti organizzato dal rinnovamento carismatico cattolico. L’evangelizzazione a cui i sacerdoti sono chiamati, ha spiegato padre Cantalamessa, deve essere «all’insegna della gioia», deve cioè recuperare il significato originario della parola «vangelo»: una buona notizia che «è fonte di gioia» e che «ci parla di un Dio che, per pura grazia, ci è venuto incontro in suo figlio Gesù». Non una «gioia a buon mercato» e neanche «una gioia riservata a pochi privilegiati», ma «una gioia per tutti» e specialmente per «i poveri, gli afflitti, i bisognosi». Un concetto spiegato dal cappuccino con un esempio di immediata comprensione: «Non è come la gioia cantata da Beethoven nel famoso inno che conclude la nona sinfonia che l’Europa unita ha scelto come proprio inno ufficiale». Quella, infatti, è una gioia «selettiva», destinata a chi «ha avuto una buona moglie e a chi conosce il piacere di bere un bicchiere di vino tra amici». Il vero inno cristiano alla gioia, ha spiegato, «è il magnificat di Maria dove si parla di un Dio che esalta gli umili e ricolma di beni gli affamati». Perciò, ha raccomandato il predicatore, bisogna superare la tradizione, tipica del pensiero occidentale, di collegare la conversione solo alla sconfitta del peccato, di associare il Vangelo solo a ciò che è mortificazione. Occorre invece «restituire alla salvezza cristiana» il suo «ricco ed esaltante contenuto positivo», far emergere l’aspetto positivo della conversione: «la trasformazione in Cristo, l’essere nuova creatura, tempio dello Spirito e della Trinità». Annunciare, cioè, un cristianesimo — ed è, ha sottolineato padre Cantalamessa, l’indirizzo tipico dei movimenti carismatici — «gioioso, contagioso, che non ha nulla del tetro pessimismo che molti rimproverano a esso». Non si tratta, ha puntualizzato il predicatore, di aderire a un movimento piuttosto che a un altro, ma «di aprirsi all’azione dello Spirito, in qualsiasi stato della vita uno si trovi». Accanto a questa prima indicazione per la meditazione dei sacerdoti — riuniti a Roma fino al 14 giugno provenienti da oltre novanta Paesi di tutto il mondo — padre Cantalamessa ha voluto far emergere una seconda chiamata che richiede una risposta pronta, quella alla santità. In particolare, rivolgendosi a sacerdoti vicini al rinnovamento carismatico, Alfonso De Lara Gallardo «Famiglia in cammino» (1970) il predicatore ha spiegato che sarebbe fuorviante se «l’enfasi sui carismi, e in particolare su alcuni di essi più appariscenti, finisse per prevalere sullo sforzo per una autentica vita “in Cristo” e “nello spirito”, basata sulla conformazione a Cristo». I preti, ha detto, sono chiamati a essere «santi per essere santificatori». Di più: il sacerdote deve essere santo perché da lui dipende la santificazione di altri. Perciò è molto importante «tenere unite la nuova evangelizzazione e la chiamata alla santità», perché «la santità dei pastori è la condizione che decide del successo o meno dello sforzo per una nuova evangelizzazione. Si tratta di una responsabilità molto grande: «Noi sacerdoti — ha spiegato il predicatore — possiamo aprire o sbarrare la strada verso Cristo agli uomini». E ha concluso interpellando la coscienza di ciascuno: «Vogliamo essere gli amici dello sposo che conducono le anime a Cristo o vogliamo essere pietra di inciampo ai fratelli»? Al tema della gioia ha fatto riferimento anche il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, che, giovedì 11, ha svolto, sempre nella basilica lateranense, la meditazione del mattino. In particolare, il porporato ha richiamato quello che che Papa Francesco definisce spesso «il primo amore» e ha così sollecitato gli oltre mille sacerdoti presenti: «Svegliate dentro voi stessi quella gioia che ha caratterizzato il primo giorno della vostra ordinazione». Le vicissitudini della vita infatti, ha spiegato il cardinale Turkson, «possono sciupare quel sentimento iniziale, ma il Signore ci invita costantemente a tornare a lui come fece con gli apostoli nel giorno della sua resurrezione». Tale ritorno alle radici della propria vocazione passa per una docilità interiore. Senza timori, ha detto il porporato, il sacerdote deve aprire completamente il cuore al Signore e lasciare che egli «venga a noi con il suo perdono, la sua guarigione e la riconciliazione». Così, ha concluso, si potrà recuperare «quell’entusiasmo con cui abbracciamo questo ministero». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 venerdì 12 giugno 2015 Luigi Spanò «Contadini» (1972) All’assemblea della Fao il Papa chiede di mettere la solidarietà al centro delle relazioni internazionali Cibo, acqua e terra per tutti E ricorda che la sobrietà non si oppone allo sviluppo Bisogna ricollocare «nel cuore delle relazioni internazionali la solidarietà, trasportandola dal vocabolario alle scelte della politica: la politica dell’altro». È la raccomandazione rivolta da Papa Francesco ai partecipanti alla trentanovesima sessione della conferenza della Fao, ricevuti in udienza nella mattina di giovedì 11 giugno, nella Sala Clementina. Di seguito il testo italiano del discorso pronunciato dal Papa in spagnolo. Signor Presidente, Signori Ministri, Signor Direttore Generale, Distinti Rappresentanti Permanenti, Signore e Signori, Buongiorno! 1. Sono lieto di accogliervi mentre partecipate alla 39ª Conferenza della FAO, continuando così una lunga tradizione. Rivolgo il mio cordiale saluto a Lei, Signor Presidente La Mamea Ropati, ai Rappresentanti delle diverse Nazioni e Organizzazioni presenti, e al Direttore Generale, Professor José Graziano da Silva. Ho ancora vivo il ricordo della partecipazione alla Seconda Conferenza Internazionale sulla Nutrizione (il 20 novembre 2014) che ha impegnato gli Stati a trovare soluzioni e risorse. Auspico che quella decisione non resti solo sulla carta o nelle intenzioni che hanno guidato il negoziato, ma prevalga decisamente la responsabilità di rispondere in concreto agli affamati e a tutti coloro che attendono dallo sviluppo agricolo una risposta alla loro condizione. Di fronte alla miseria di tanti nostri fratelli e sorelle, penso a volte che l’argomento della fame e dello sviluppo agricolo sia oggi diventato uno dei tanti problemi in questo tempo di crisi. Eppure vediamo ovunque crescere il numero di chi con fatica accede a pasti regolari e sani. Ma invece di agire preferiamo delegare, e delegare a tutti i livelli. E pensiamo: ci sarà qualcuno che se ne occuperà, magari un altro Paese, o quel Governo, quella Organizzazione internazionale. La nostra tendenza a “disertare” di fronte a temi difficili è umana, Anzi, è un atteggiamento che spesso amiamo prediligere anche se poi non manchiamo ad una riunione, ad una conferenza, o alla redazione di un documento. Dobbiamo invece rispondere all’imperativo che l’accesso al cibo necessario è un diritto di tutti. I diritti non consentono esclusioni! Non basta fare il punto sulla nutrizione nel mondo, anche se aggiornare i dati è necessario, perché ci mostra la dura realtà. Può certo consolarci sapere che quel miliardo e 200 milioni di affamati del 1992 si è ridotto, anche con una popolazione mondiale in crescita. Serve a poco, però, prendere atto dei numeri o anche progettare una serie di impegni Messa a Santa Marta Parole chiave In cammino verso Dio e verso gli altri, nel servizio e nella povertà. Così si potrebbe sintetizzare la meditazione di Papa Francesco nel corso della messa celebrata a Santa Marta giovedì 11 giugno. Nel commentare il brano di Matteo (10, 7-13) nel quale «Gesù invia i suoi discepoli ad annunciare il vangelo, la nuova notizia, il vangelo di salvezza», il Pontefice ha infatti sottolineato come si possano estrapolare «tre parole chiave per capire bene quello che Gesù vuole dai suoi discepoli» e «da tutti noi che seguiamo lui». Le tre parole sono: «cammino, servizio e gratuità». Innanzitutto Gesù invia «a un cammino». Un cammino «Gesù e i discepoli» che, beninteso, non è una semplice «passeggiata». Quello di Gesù, ha spiegato Francesco, «è un invio con un messaggio: annunciare il vangelo, uscire per portare la salvezza, il vangelo della salvezza». E questo è «il compito che Gesù dà ai suoi discepoli». Perciò chi «rimane fermo e non esce, non dà quello che ha ricevuto nel battesimo agli altri, non è un vero discepolo di Gesù». Infatti «gli manca la missionarietà», gli manca «l’uscire da se stesso per portare qualcosa di bene agli altri». C’è poi, ha approfondito il Papa, anche un altro «percorso del discepolo di Gesù», ovvero «il percorso interiore», quello del «discepolo che cerca il Signore tutti i giorni, nella preghiera, nella meditazione». E non è secondario, ha sottolineato Francesco: «Anche quel percorso il discepolo deve farlo perché se non cerca sempre Dio, il vangelo che porta agli altri sarà un vangelo debole, annacquato, senza forza». Quindi c’è un «doppio cammino che Gesù vuole dai suoi discepoli». Questo racchiude la «prima parola» messa in evidenza dal Vangelo di oggi: «camminare, cammino». C’è poi la seconda: «servizio». Ed è strettamente legata alla prima. Occorre infatti, ha detto il Papa, «camminare per servire gli altri». Si legge nel vangelo: «Strada facendo predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni». Qui si ritrova il «dovere del discepolo: servire». A tale riguardo il Pontefice è stato molto chiaro: «Un discepolo che non serve agli altri non è cristiano». Punto di riferimento di ogni discepolo deve essere ciò che «Gesù ha predicato in quelle due colonne del cristianesimo: le beatitudini e poi il “protocollo” sul quale noi saremo giudicati», cioè quello indicato da Matteo al capitolo 25. Questa deve essere la «cornice» del «servizio evangelico». Non ci sono scappatoie: «Se — ha detto il Papa — un discepolo non cammina per servire, non serve per camminare. Se la sua vita non è per il servizio, non serve per vivere, come cristiano». Proprio su questo aspetto si trova, in molti, la «tentazione dell’egoismo». C’è infatti chi dice: «Sì, io sono cristiano, per me sono in pace, mi confesso, vado a messa, compio i comandamenti». Ma, ha obiettato il Pontefice, il servizio agli altri dov’è? Dov’è «il servizio a Gesù nell’ammalato, nel carcerato, nell’affamato, nel nudo»? Eppure proprio questo è ciò «che Gesù ci ha detto che dobbiamo fare perché lui è lì». Ecco quindi la seconda parola chiave: il «servizio a Cristo negli altri». C’è conseguenzialità anche nella «terza parola di questo brano», che è «gratuità». Camminare, nel servizio, nella gratuità. Si legge infatti: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Un particolare fondamentale, tanto da spingere il Signore a chiarirlo bene, nel caso «i discepoli non avessero capito». Egli spiega loro: «Non procuratevi oro, né argento, né denaro nelle vostre cinture, né sacca di viaggio, né due tuniche». Vale a dire, ha puntualizzato Francesco, che «il cammino del servizio è gratuito perché noi abbiamo ricevuto la salvezza gratuitamente», Nessuno di noi «ha comprato la salvezza, nessuno di noi l’ha meritata»: l’abbiamo per «pura grazia del Padre in Gesù Cristo, nel sacrificio di Gesù Cristo». Perciò, ha detto il Papa, «è triste quando si trovano cristiani che dimenticano questa parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”». Ed è triste quando a dimenticarsi della gratuità sono «comunità cristiane», «parrocchie», «congregazioni religiose» o «diocesi». Quando ciò accade, ha messo in guardia il Pontefice, è perché dietro «c’è l’inganno» di presumere «che la salvezza viene dalle ricchezze, dal potere umano». Papa Francesco ha quindi riassunto così la sua riflessione: «Tre parole. Cammino, ma cammino come un invio per annunciare. Servizio: la vita del cristiano non è per se stesso, è per gli altri, come è stata la vita di Gesù». E in terzo luogo, «gratuità». Così, ha detto, potremo riporre la nostra speranza in Gesù, il quale «ci invia così una speranza che non delude mai». Invece, «quando la speranza è nella propria comodità nel cammino o la speranza è nell’egoismo di cercare le cose per sé» e non per servire gli altri, oppure «quando la speranza è nelle ricchezze o nelle piccole sicurezze mondane, tutto questo crolla. Il Signore stesso lo fa crollare». Da qui l’invito finale del Pontefice a proseguire la celebrazione eucaristica: «Facciamo questo cammino verso Dio con Gesù sull’altare, per poi camminare verso gli altri nel servizio e nella povertà, soltanto con la ricchezza dello Spirito Santo che lo stesso Gesù ci ha dato». concreti e di raccomandazioni da applicare alle politiche e agli investimenti, se tralasciamo l’obbligo di «debellare la fame e prevenire qualsiasi forma di malnutrizione, in tutto il mondo» (FAO-OMS, Dichiarazione di Roma sulla Nutrizione, 15.a). 2. Preoccupano molto le statistiche sugli sprechi: sotto questa voce finisce un terzo degli alimenti prodotti. Come pure inquieta sapere che una buona quantità di prodotti agricoli viene usata per altre finalità, magari buone finalità, ma che non sono le necessità immediate degli affamati. Chiediamoci, allora, che cosa possiamo fare. Anzi, che cosa io sto già facendo. Ridurre gli sprechi è essenziale, come pure riflettere sull’uso non alimentare dei prodotti agricoli, impiegati in grandi quantità per l’alimentazione degli animali o per produrre biocarburanti. Certo, bisogna garantire condizioni ambientali sempre più sane, ma possiamo continuare a farlo escludendo qualcuno? Serve sensibilizzare tutti i Paesi sul tipo di nutrizione adottata, e questo varia a seconda delle latitudini. Nel Sud del mondo l’attenzione va posta sulla quantità sufficiente di alimenti da garantire ad una popolazione in crescita, nel Nord il punto centrale è la qualità della nutrizione e degli alimenti. Ma sia sulla qualità che sulla quantità pesa la situazione di insicurezza determinata dal clima, dall’aumento della domanda e dall’incertezza dei prezzi. Proviamo allora ad assumere con più decisione l’impegno di modificare gli stili di vita, e forse avremo bisogno di meno risorse. La sobrietà non si oppone allo sviluppo, anzi, è ormai evidente che è diventata una sua condizione. Per la FAO questo significa anche proseguire nella decentralizzazione, per stare in mezzo al mondo rurale e capire i bisogni della gente che l’Organizzazione è chiamata a servire. Inoltre domandiamoci: quanto incide il mercato con le sue regole sulla fame nel mondo? Dai vostri studi emerge che a partire dal 2008 il prezzo dei prodotti alimentari ha modificato il suo andamento: raddoppiato, poi stabilizzato, ma sempre con valori alti rispetto al periodo precedente. Prezzi così volatili impediscono ai più poveri di fare programmi o di contare su una nutrizione anche minima. E le cause sono tante. Ci preoccupano giustamente i cambiamenti climatici, ma non possiamo dimenticare la speculazione finanziaria: un esempio sono i prezzi di grano, riso, mais, soia che oscillano in borsa, magari vengono legati a fondi di rendimento e, quindi, più alto è il loro prezzo maggiormente ricava il fondo. Anche qui, proviamo a percorrere un’altra strada convincendoci che i prodotti della terra hanno un valore che possiamo dire “sacro”, perché sono frutto del lavoro quotidiano di persone, famiglie, comunità di contadini. Un lavoro spesso dominato da incertezze, preoccupazioni per le condizioni climatiche, ansie per le possibili distruzioni del raccolto. Nella finalità della FAO lo sviluppo agricolo riguarda il lavoro della terra, la pesca, l’allevamento, le foreste. Bisogna che questo sviluppo sia al centro dell’attività economica, distinguendo bene le diverse esigenze che hanno gli agricoltori, gli allevatori, i pescatori o quanti lavorano nelle foreste. Primato dello sviluppo agricolo: ecco il secondo obiettivo. Rispetto agli obiettivi della FAO questo significa sostenere un’efficace resilience, rafforzando in modo specifi- co le capacità delle popolazioni di fronteggiare le crisi — naturali o causate dall’azione umana — ponendo attenzione alle diverse esigenze. Così sarà possibile puntare a standard di vita dignitosi. 3. In questo impegno restano altri punti critici. Anzitutto sembra difficile accettare una generica rassegnazione, il disinteresse o finanche l’assenza di tanti, persino di Stati. A volte la sensazione è che la fame sia un argomento impopolare, un problema irrisolvibile, che non trova soluzioni nell’arco di un mandato legislativo o presidenziale e quindi non assicura consensi. Le ragioni che portano a limitare apporti di idee, tecnologia, expertise e finanziamenti risiedono nella mancata volontà di assumere impegni vincolanti, perché ci si trincera dietro la questione della crisi economica mondiale e nell’idea che la fame c’è in tutti i Paesi: «Se ho persone affamate sul mio territorio, come posso pensare a destinare fondi alla cooperazione internazionale?». Ma così si dimentica che se in un Paese la povertà è un problema sociale a cui è possibile dare soluzioni, in altri contesti è una questione strutturale e non bastano solo politiche sociali per fronteggiarla. Questo atteggiamento può cambiare se ricollochiamo nel cuore delle relazioni internazionali la solidarietà, trasportandola dal vocabolario alle scelte della politica: la politica dell’altro. Se tutti gli Stati Membri operano per l’altro, i consensi all’azione della FAO non tarderanno ad arrivare e anzi se ne riscoprirà la funzione originaria, quel “Fiat panis” che è inserito nel suo emblema. Penso, poi, all’educazione delle persone ad una corretta alimentazione. Nei miei quotidiani incontri con i Vescovi di tante parti del mondo, con esponenti politici, responsabili economici, accademici, colgo sempre di più che oggi anche l’educazione alimentare ha diverse declinazioni. Sappiamo che in occidente il problema sono gli alti consumi e gli sprechi. Nel Sud, invece, per garantire alimenti è necessario incentivare la produzione locale che in tanti Paesi con “fame cronica” è sostituita da derrate provenienti dall’esterno e magari inizialmente mediante gli aiuti. Gli aiuti di emergenza, però, non bastano e non sempre finiscono nelle mani giuste. Così si crea dipendenza verso i grandi produttori, e se il Paese manca della necessaria disponibilità economica, ecco che la popolazione finisce per non alimentarsi e la fame cresce. I cambiamenti climatici, poi, ci riportano ai forzati spostamenti di popolazione e ai tanti drammi umani- tari per mancanza di risorse, ad iniziare dall’acqua già oggetto di conflitti che in prospettiva aumenteranno. Non basta affermare che esiste un diritto all’acqua senza agire per rendere sostenibile il consumo di questo bene-risorsa e per eliminare ogni spreco. L’acqua resta un simbolo che i riti di molte religioni e culture usano per indicare appartenenza, purificazione e conversione interiori. Partendo da questo valore simbolico la FAO può contribuire a rivedere modelli di comportamento per garantire, oggi e in futuro, che tutti possano accedere all’acqua indispensabile alle loro necessità e alle attività agricole. Viene in mente quel passaggio della Scrittura che invita a non abbandonare la «sorgente di acqua viva per scavarsi cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua» (Ger 2, 13): un monito per dire che le soluzioni tecniche non sono utili se dimenticano la centralità della persona umana che è la misura di ogni diritto. Oltre all’acqua anche l’utilizzo dei terreni rimane un serio problema. Preoccupa sempre più l’accaparramento delle terre coltivabili da parte di imprese transnazionali e di Stati che non solo priva gli agricoltori di un bene essenziale, ma intacca direttamente la sovranità dei Paesi. Sono molte ormai le Regioni in cui gli alimenti prodotti vanno verso l’estero e la popolazione locale si impoverisce doppiamente perché non ha né alimenti, né terra. E che dire poi delle donne che in molte zone non possono possedere i terreni che lavorano, con una disparità di diritti che impedisce la serenità della vita familiare perché si rischia da un momento all’altro di perdere il campo? Eppure sappiamo che nel mondo la produzione mondiale di alimenti è in massima parte opera di aziende familiari. È perciò importante che la FAO rafforzi il partenariato e i progetti a favore delle aziende familiari, e stimoli gli Stati a regolare equamente l’uso e la proprietà della terra. Questo potrà concorrere a eliminare le disuguaglianze, oggi al centro dell’attenzione internazionale. 4. La sicurezza alimentare va raggiunta anche se i popoli sono diversi per collocazione geografica, situazioni economiche o culture alimentari. Lavoriamo per armonizzare le differenze e uniamo gli sforzi, così non leggeremo più che la sicurezza alimentare per il Nord significa eliminare grassi e favorire il movimento e per il Sud procurarsi almeno un pasto al giorno. Dobbiamo cominciare dalla nostra quotidianità se vogliamo cambiare gli stili di vita, coscienti che i nostri piccoli gesti possono garantire la sostenibilità e il futuro della famiglia umana. E poi continuiamo la lotta alla fame senza secondi fini! Le proiezioni della FAO dicono che entro il 2050, con 9 miliardi di abitanti sul pianeta, la produzione deve aumentare e addirittura raddoppiare. Invece di impressionarci di fronte ai dati, modifichiamo il nostro rapporto con le risorse naturali, l’uso dei terreni; modifichiamo i consumi, senza cadere nella schiavitù del consumismo; eliminiamo lo sperpero e così sconfiggeremo la fame. La Chiesa con le sue istituzioni e le sue iniziative cammina con voi, consapevole che le risorse della terra sono limitate e un loro uso sostenibile è assolutamente urgente per lo sviluppo agricolo e alimentare. Per questo si impegna a favorire quel cambio di atteggiamento necessario al bene delle generazioni future. Che l’Onnipotente benedica il vostro lavoro!
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