Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 43 (46.881) Città del Vaticano domenica 22 febbraio 2015 . Appello di Papa Francesco durante l’incontro con i fedeli della diocesi di Cassano all’Jonio Concessa ad Atene una proroga degli aiuti O Gesù o il male Accordo in extremis I gesti esteriori di religiosità non bastano per accreditare come credente chi vive di illegalità «A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose rinnovo il pressante invito alla conversione». Incontrando i fedeli della diocesi calabrese di Cassano all’Jonio — ricevuti in udienza nella mattina di sabato 21 febbraio, nell’Aula Paolo VI — il Papa ha lanciato un nuovo appello a coloro che «con la cattiveria e l’arroganza tipica dei malavitosi fanno dell’illegalità il loro stile di vita». La scelta, ha detto chiaramente, è: «o Gesù o il male». Non ci si può dire cristiani — ha incalzato — e «violare la dignità delle persone» o «programmare e consumare gesti di violenza contro gli altri e contro l’ambiente». Gli stessi «gesti esteriori di religiosità», se non sono accompagnati «da vera e pubblica conversione», non bastano «per considerarsi in comunione con Cristo e con la sua Chiesa». «Aprite il vostro cuore al Signore!» ha ripetuto il Pontefice rivolgendosi direttamente ai malavitosi. E ha assicurato: «Il Signore vi aspetta e la Chiesa vi accoglie se, come pubblica è stata la vostra scelta di servire il male, chiara e pubblica sarà anche la vostra volontà di servire il bene». Nel discorso ai pellegrini della diocesi — con i quali erano anche i rappresentanti della comunità Emmanuel, impegnata nel recupero umano e sociale dei giovani — Francesco ha richiamato «la bellezza» della terra calabra, ricordando che «è un dono di Dio e un patrimonio da conservare e tramandare in tutto il suo splendore alle future generazioni». Per questo ha invocato «l’impegno coraggioso di tutti, a iniziare dalle istituzioni, affinché essa non sia sfregiata in maniera irreparabile da interessi meschini». Alle comunità cristiane, in particolare, il Papa ha chiesto di «essere protagoniste di solidarietà» e le ha esortate «a non fermarsi di fronte a chi, per mero interesse personale, semina egoismo, violenza e ingiustizia» tra la gente. «Opponetevi — ha detto — alla cultura della morte e siate testimoni del Vangelo della vita! La luce della Parola di Dio e il sostegno dello Spirito Santo vi aiutino a guardare con occhi nuovi e disponibili alle tante nuove forme di povertà che gettano nella disperazione tanti giovani e tante famiglie». PAGINA 7 Mentre le Nazioni Unite chiedono di trovare una rapida soluzione alla crisi Strage jihadista nell’est della Libia TRIPOLI, 21. Attentati, decine di morti, stallo nei negoziati: la Libia sta attraversando una grave crisi e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha sottolineato ieri sera che «questi atti terroristici ci ricordano più che mai la necessità di trovare rapidamente una soluzione politica alla crisi attuale per ristabilire la pace e la stabilità nel Paese». Due attentatori suicidi del cosiddetto Stato islamico (Is) a bordo di un’autobomba hanno compiuto ieri un massacro con 47 vittime nell’est. Nell’attacco che ha interessato la città di Al Qubah, secondo varie fonti, sono state utilizzate tre autobombe per colpire un distributore di carburante, la sede del dipartimento della Sicurezza e l’abitazione di Aqila Saleh, presidente del Parlamento libico riconosciuto dalla comunità internazionale. Al Qubah ha circa venticinquemila abitanti e si trova quasi a metà strada fra Derna e Al Bayda, una delle due sedi del Governo libico. Nella rivendicazione l’Is parla di due attentatori che volevano vendicare i raid aerei egiziani sulla città di D erna. Nel frattempo, la missione dell’Onu in Libia, che con l’inviato speciale Bernardino León sta cercando di costituire un Governo di unità nazionale favorendo il dialogo tra il Governo di Tobruk (riconosciuto a livello internazionale) e i rivoluzionari di Tripoli, ha dichiarato che la «migliore risposta al terrorismo è quella di andare avanti nella ricerca di una soluzione politica». Ciò nonostante, questa strada sembra ancora in salita, stando almeno alle ultime indiscrezioni, con le diverse fazioni libiche che continuano a scambiarsi reciproche accuse. Il ministro degli Affari esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha parlato di «schermaglie della vigilia di un nuovo appuntamento negoziale». Sul fronte dei combattimenti, intanto, fonti ufficiali libiche hanno annunciato che l’Egitto sta realizzando un blocco navale per impedire traffici di armi in favore dei jihadisti. Prosegue inoltre l’assedio delle milizie islamiche di Misurata (sostenitrici del Governo di Tripoli) agli uomini dell’Is asserragliati a Sirte, peraltro bombardata da aerei libici di provenienza non chiara. L’offensiva ai miliziani dell’Is continua anche in Siria, mescolandosi anche alla guerra civile, in corso dal 2011, tra i ribelli siriani e l’esercito del presidente Assad. A questi Ban Ki-moon si è rivolto ieri chiedendo una tregua umanitaria per garantire assistenza ai profughi, «un passo necessario per arrivare a una Timori dell’Onu per il mancato rispetto della tregua y(7HA3J1*QSSKKM( +,!"!?!?!$! Ancora violenze in Ucraina PAGINA 2 Bergoglio e Paolo VI L’evangelizzazione al centro di tutto Familiari dei copti egiziani assassinati dai miliziani dell’Is in Libia (La Presse/Ap) PAUL POUPARD A PAGINA 4 soluzione politica» ha detto il segretario generale. La situazione è sempre più drammatica soprattutto in Libano, dove oltre un milione di profughi cercano di sopravvivere al gelo di un inverno particolarmente rigido. Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis (Afp) ATENE, 21. Via libera: l’Eurogruppo ha raggiunto ieri un accordo con Atene che smentisce, per ora, qualsiasi futuro scenario critico. La Grecia ha ottenuto lo sblocco dei prestiti europei con un’estensione di quattro mesi, ma gli aiuti saranno vincolati alle misure che realizzerà e che, per una prima parte, dovrà presentare già lunedì. Le istituzioni europee valuteranno se queste sono sufficienti. Solo dopo la verifica — si legge nel testo dell’accordo — ci sarà il rilascio del prestito. «Il prolungamento degli aiuti è un piccolo passo verso una nuova direzione» ha commentato il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis. «Siamo tutti vincitori: è un grande passo avanti per l’Europa» ha detto il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan. Per il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, il testo dell’accordo «è molto profondo, denso e dice cose importanti per ognuno, quindi è pienamente onnicomprensivo». Siamo molto lieti — ha aggiunto l’ex ministro francese — «che il lavoro possa ora realmente cominciare». E an- Udienza del Pontefice al cancelliere tedesco che il titolare delle Finanze francese, Pierre Moscovici, ha scritto su Twitter un messaggio positivo: «Si procede». L’intesa raggiunta si fonda su quattro punti: estensione dell’attuale programma di aiuti per quattro mesi, completamento con successo della valutazione delle misure prima dei nuovi aiuti, elenco delle riforme entro lunedì e rispetto degli impegni presi. In sostanza, la Grecia si è impegnata ad astenersi dal ritirare o modificare unilateralmente le misure concordate. I paletti del programma di salvataggio europeo per Atene dovrebbero dunque restare fissi. Resta tuttavia in sospeso il nodo delle trattative: se Atene presenterà un nuovo programma o continuerà a portare avanti anche dopo questi quattro mesi il piano internazionale. Già nel pomeriggio erano circolate voci sulla possibilità di un’intesa. Il premier greco, Alexis Tsipras, si era detto «certo» che la richiesta di un’estensione degli aiuti sarebbe stata accettata, nonostante l’opposizione tedesca. «La Grecia — ha dichiarato oggi Tsipras — ha fatto tutto il possibile per arrivare a una soluzione comune e positiva, basata sul principio di un doppio rispetto: quello delle regole europee e quello dei risultati elettorali degli Stati membri». Sullo sfondo, un grande lavoro delle diplomazie. Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha avuto ieri un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco, Angela Merkel. La Germania è sempre rimasta ferma sulle proprie posizioni: il rispetto degli impegni presi e della stabilità dell’eurozona. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Nella mattina di sabato, 21 febbraio, Papa Francesco ha ricevuto in udienza, nel Palazzo apostolico, il cancelliere federale di Germania, Angela Merkel, la quale si è successivamente incontrata con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Nel corso dei cordiali colloqui, e in vista del prossimo vertice del G7, che si terrà in Baviera, è stata dedicata speciale attenzione ad alcune questioni di carattere interna- zionale, con particolare riferimento alla lotta contro la povertà e la fame; lo sfruttamento degli esseri umani e i diritti della donna; le sfide della salute globale e la custodia del creato. Si è trattato anche del tema dei diritti umani e della libertà religiosa in alcune parti del mondo, accennando all’importanza dei valori spirituali per la coesione sociale. Infine, ci si è soffermati sulla situazione in Europa, e si è sottolineato, in particolare, l’impegno per giungere a una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza Sua Eccellenza la Signora Angela Merkel, Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, e Seguito. Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Mozambico Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Edgar Peña Parra, Arcivescovo titolare di Telepte, finora Nunzio Apostolico in Pakistan. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 domenica 22 febbraio 2015 Timori dell’Onu per il mancato rispetto della tregua Ancora violenze in Ucraina Washington accusa Mosca di sostenere i separatisti a Debaltseve KIEV, 21. Resta critica la situazione in Ucraina dove proseguono i combattimenti: i ribelli filorussi hanno bombardato la strategica città di Debaltseve nella quale le truppe di Kiev sono state costrette a ritirarsi. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha avuto ieri sera un col- Moody’s taglia il rating della Russia WASHINGTON, 21. L’agenzia internazionale Moody’s ha tagliato ieri sera il rating della Russia portandolo da Baa3 a Ba1, il livello che indica la presenza di significativi rischi per il credito. L’outlook, vale a dire la prospettiva economica, è negativo. In una nota Moody’s spiega la sua decisione di tagliare il rating alla Russia innanzitutto col persistere della crisi nell’est dell’Ucraina e con il netto calo del prezzo del petrolio, due elementi che «minano ulteriormente le prospettive di crescita di medio termine». In secondo luogo — spiega l’agenzia — la solidità delle finanze di Mosca «è destinata a diminuire come risultato delle pressioni sul bilancio e la persistente erosione degli scambi con l’estero, dovuti a un ristretto accesso sui mercati». Infine «aumentano i rischi, anche se sono ancora bassi, che la risposta internazionale al conflitto militare in Ucraina spinga le autorità russe a decidere di mettere in discussione, direttamente o indirettamente, il pagamento puntuale degli interessi sul debito estero». loquio telefonico con il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, elogiando la leadership mostrata dal presidente Petro Poroshenko negli sforzi per trovare una soluzione al conflitto in corso nell’est del Paese. Ban Ki-moon ha «espresso la sua preoccupazione per la situazione ancora pericolosa sul campo, e la speranza che il cessate il fuoco deciso il 12 febbraio a Minsk sia attuato in tutta la regione» ha detto un portavoce. Sulla possibilità di una missione di pace in Ucraina orientale, il segretario generale ha informato il capo della diplomazia di Kiev che le Nazioni Unite appoggeranno qualunque decisione verrà presa dal Consiglio di sicurezza. Anche il vicepresidente americano, Joe Biden, ha avuto ieri un colloquio telefonico con il premier e il presidente dell’Ucraina, Arseniy Yatsenyuk e Petro Poroshenko, e ha «condannato con forza l’offensiva delle forze separatiste nella città di Debaltseve». La Casa Bianca riferisce inoltre che Biden ha concordato con i due leader che «la Russia non può continuare a nascondersi dietro la falsa affermazione che le ultime operazioni militari sono solo il lavoro di separatisti locali». Il cessate il fuoco in Ucraina non viene dunque rispettato. Prendendo atto di almeno trecento violazioni da quando è stato dichiarato, Unione europea e Stati Uniti hanno accusato Mosca, avvertendo il Cremlino che sono pronte a «nuove sanzioni». Ad alzare il tiro per prima è Bruxelles: «Stiamo raggiungendo chiaramente il punto in cui ulteriori sforzi diplomatici diventeranno inutili a meno che non siano supportati in modo credibile da ulteriori azioni», ha affermato in una nota il presidente del Consiglio Ue, il polacco Donald Tusk. «Mi sto consultando con i leader europei sui prossimi passi» diretti verso «un ulteriore aumento dei costi da sostenere per l’aggressione all’Ucraina», ha continuato, ma anche caratterizzati da ulteriori contributi alla de-escalation, come la proposta del presidente ucraino su come l’Ue possa migliorare il monitoraggio del cessate il fuoco», ha A causa della guerra nel Sud Sudan Le centodieci ferite della Barcaccia Quattrocentomila bambini senza istruzione ROMA, 21. Scalfitture e scheggiature in diversi punti, in tutto ben centodieci “ferite”. Questo il bilancio delle devastazioni subìte dalla Barcaccia, la fontana del Bernini in piazza di Spagna a Roma, per mano dei teppisti olandesi. «Per fortuna molti frammenti della fontana sono stati ritrovati» ha spiegato l’assessore alla Cultura del Comune di Roma, Giovanna Marinelli, al ROMA, 21. Il Governo italiano ha varato ieri i decreti attuativi della legge delega sulla riforma del lavoro, il cosiddetto Jobs Act. Con questi provvedimenti si introduce il contratto a tutele crescenti, per i neoassunti, e si prevede una nuova tutela dei licenziamenti: per quelli ingiustificati non ci sarà il reintegro ma un indennizzo economico, a eccezione dei licenziamenti discriminatori o disciplinari. Si pone fine inoltre, a partire dal 2016, ai contratti a progetto, la cui disciplina sarà ridefinita successivamente mentre per i contratti a tempo determinato rimane la durata massima di tre anni. Con i decreti attuativi il Governo introduce anche un pacchetto di liberalizzazioni che riguarda diversi settori, dalle assicurazioni ai fondi pensione, dai prezzi di energia elettrica, gas e carburanti alle attività di avvocati e notai. A proposito di questi ultimi, viene eliminato l’obbligo dell’intervento notarile per le compravendite di immobili di valore inferiore ai centomila euro, i cui atti potranno essere stipulati con l’assistenza di avvocati. Per questi ultimi viene invece introdotto l’obbligo di presentare ai clienti un preventivo di spesa riguardante la loro consulenza. GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va Ribelli filorussi alle porte di Debaltseve (Afp) Dopo il passaggio dei teppisti olandesi termine dei rilievi. «Si tratta di un danno rilevante, oltre che di un oltraggio a un’opera d’arte straordinaria» ha spiegato Annamaria Cerioni, responsabile del servizio restauri della Soprintendenza capitolina ai Beni Culturali. L’Olanda non vuole pagare i danni, che ammontano a tre milioni di euro, ma sta collaborando per identificare i responsabili. Nuove norme in Italia su lavoro e concorrenza L’OSSERVATORE ROMANO scritto Tusk alludendo alla possibilità di una missione Ue in Ucraina. Francia e Germania sono più convinte che mai che nuove sanzioni sono un’opzione. «Con il cancelliere tedesco non abbiamo mai smesso di discutere dagli accordi di Minsk del settembre 2014 e siamo più convinti che mai che debbano essere applicati tutti gli accordi», ha affermato il presidente francese, François Hollande, in una conferenza stampa congiunta ieri a Parigi con il cancelliere Angela Merkel. Dello stesso avviso è Washington. Un gruppo di senatori, tra cui il democratico Richard Durbin e il repubblicano John McCain, ha chiesto in una lettera il rafforzamento immediato delle sanzioni a Mosca per il sostegno di quest’ultima ai separatisti. I parlamentari hanno sollecitato il segretario di Stato, John Kerry, a decidere l’invio di armi a Kiev. «Il nostro obiettivo rimane il sostegno all’applicazione di questi accordi, ma seguiamo gli sviluppi molto da vicino» ha sottolineato l’Amministrazione Obama. JUBA, 21. Sono oltre quattrocentomila i bambini che non possono andare a scuola nel Sud Sudan a causa del sanguinoso conflitto in corso. Molti bambini e ragazzi fra i tre e i diciotto anni sono infatti tuttora rifugiati presso i campi per sfollati interni o ospitati in altre comunità devastate dalla guerra, dove i servizi educativi non sono disponibili. Circa il settanta per cento delle 1200 scuole nelle principali zone di conflitto sudsudanese sono state chiuse, aumentando le preoccupazioni che un’intera generazione di bambini possa rimanere indietro a causa della guerra. «L’istruzione di qualità è uno elemento molto importante per lo sviluppo economico, sociale e culturale di un Paese ed è anche uno dei principali diritti umani», ha spiegato Jonathan Veitch, rappresentante dell’Unicef in Sud Sudan. Proprio per questo, l’organizzazione umanitaria delle Nazioni Unite ha avviato un programma — “Back to Learning” — per permettere ai bambini di ritornare a scuola nei prossimi dodici mesi in dieci Stati del Paese africano, comprese le aree interessate dai combattimenti. Il programma comprenderà l’istruzione pre-scolare e di base, la ripresa di programmi per gli adolescenti e il sostegno psicologico nelle classi. L’interruzione delle scuole a causa della guerra, spiega l’Unicef in un rapporto, ha aggravato un sistema scolastico già debole, che garantiva istruzione primaria soltanto al 42 per cento dei bambini in età scolare, con un tasso di completamento degli studi del dieci per cento. Come parte di una campagna di 42 milioni di dollari, il fondo dell’Onu per l’in- fanzia, in partnership con organizzazioni locali e internazionali non governative, intende raggiungere duecentomila bambini con scuole e spazi per l’istruzione nelle aree di conflitto. Altri duecentomila bambini saranno invece iscritti in mille scuole nelle aree non colpite dalla guerra. Mogadiscio nel terrore MO GADISCIO, 21. C’è anche il vicesindaco di Mogadiscio tra le oltre venticinque vittime dell’attacco di ieri a un noto hotel della capitale della Somalia. Lo riferiscono fonti della polizia. Nell’assalto — rivendicato dai terroristi del gruppo fondamentalista islamico Al Shabaab, legato ad Al Qaeda — sono rimasti feriti anche il vice premier e il ministro dei Trasporti. Secondo le forze dell’ordine, i miliziani hanno assaltato il Central hotel, poco distante dal palazzo presidenziale, dove erano riuniti ministri e funzionari di Governo. Dopo una doppia esplosione, seguita da numerose raffiche di armi Passata l’emergenza ebola la Liberia riapre i confini La fontana riaperta(Afp) GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va MONROVIA, 21. Sembra ormai finita l’emergenza ebola in Liberia. Il presidente del Paese dell’Africa occidentale, Ellen Johnson Sirleaf, ha infatti deciso di rimuovere il coprifuoco notturno, in vigore da sei mesi, e di riaprire tutti i valichi terrestri. La revoca delle misure prese durante il picco dell’epidemia di ebola — è stato annunciato da Monrovia — sarà attuata da domenica. Assieme alla Guinea e alla Sierra Leone, la Liberia è stata l’epicentro della peggiore epidemia di ebola nella storia, che ha registrato oltre Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale novemila casi di contagio e 3.900 decessi accertati. L’O rganizzazione mondiale della sanità ha riportato la scorsa settimana solo due casi di malattia nel Paese dell’Africa occidentale. Nei giorni scorsi, il Governo aveva deciso di riaprire le scuole. A causa dell’epidemia, le scuole erano rimaste chiuse dopo il termine delle vacanze estive, negando così a circa cinque milioni di bambini preziosi mesi di istruzione. In Guinea le scuole hanno riaperto il 19 gennaio 2015, mentre la Sierra Leone programma di farlo a fine marzo. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 automatiche, i terroristi sono riusciti a entrare nell’edificio blindato sparando. Si tratta di uno degli attacchi più gravi degli ultimi anni nel Paese africano. Fonti governative indicano che le conseguenze potrebbero essere molto più gravi. Molti dei feriti sono infatti stati ricoverati in ospedale in gravissime condizioni. L’inviato dell’Onu in Somalia, Nick Kay, ha condannato il brutale attacco terrorista. «Il mio cuore è con chi ha sofferto. Siamo vicini al popolo somalo» ha detto. Sulla drammatica vicenda è intervenuta anche l’Unione europea. L’attacco contro l’hotel a Mogadiscio — che offre alloggio a politici, forze dell’ordine, delegazioni di Paesi stranieri e autorità nazionali — «è un atto di terrorismo da parte di coloro che vogliono minare il progresso verso una Somalia stabile e sicura, non li lasceremo vincere» ha dichiarato ieri sera da Bruxelles un portavoce dell’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, ricordando che l’Europa «continuerà a sostenere gli sforzi delle istituzioni federali somale finalizzate a stabilire un ambiente sicuro, un prerequisito per andare verso la direzione positiva presa dal Paese per riprendersi dopo decenni di conflitto». I militanti di Al Shabaab hanno intensificato negli ultimi mesi la propria azione terroristica contro il Governo sostenuto dalle Nazioni Unite, che sta sottraendo loro il controllo della Somalia. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO domenica 22 febbraio 2015 pagina 3 Maduro lo accusa di cospirazione Arrestato il sindaco anti-chavista di Caracas CARACAS, 21. Cospirazione e associazione in attività sovversiva per il presunto coinvolgimento in un piano golpista sostenuto dagli Stati Uniti: questa l’accusa con la quale è stato convalidato oggi l’arresto del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma. Il cinquantanovenne oppositore del presidente Nicolás Maduro, rieletto nel 2013, è stato rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, nella periferia della capitale, dove da un anno è detenuto anche Leopoldo López, un altro leader del movimento anti-chavista. Ledezma è stato arrestato ieri, venerdì, con un blitz. Un gruppo di agenti dei servizi segreti (Sebin) ha fatto irruzione nella sede del municipio di Caracas. Stando alle ricostruzioni fornite dai media, gli agenti hanno forzato l’ingresso, bloccato tutte le uscite e poi sono saliti nell’ufficio del primo cittadino. Quindi, tra lo stupore dei funzionari presenti, lo hanno portato via. Il presidente venezuelano Maduro ha giustificato l’irruzione e l'arresto citando una presunta cospirazione dell’opposizione finalizzata a un colpo di Stato, con «il chiaro contributo degli Stati Uniti che — ha spiegato il leader venezuelano — coordinano una serie di azioni secondo un’asse formato da Madrid, Bogotá e Miami». Ora — ha aggiunto il capo dello Stato — Ledezma «sarà giudicato dalla magistratura affinché risponda di tutti i delitti commessi contro la pace del Paese, la sicurezza, la Costituzione». La Casa Bianca ha risposto alle accuse di Maduro definendole false e senza fondamento. «Stigmatizziamo l’atteggiamento del Governo venezuelano» si legge in una nota della Casa Bianca. Maduro — prosegue il documento — «continua a incolpare gli Stati Uniti e altri membri della comunità internazionale per quello che accade all’interno del Venezuela», un Paese pesantemente colpito dalla crisi economica. Il portavoce dell'opposizione venezuelana, Jesús Chuo Torrealba, ha chiesto di sapere dove è stato portato il sindaco di Caracas e ha preteso garanzie nei suoi confronti. Anche il direttore del Unione doganale in America centrale CITTÀ DEL GUATEMALA, 21. Un progetto che garantirà maggiore sviluppo economico e sociale: sarà realtà a partire dal prossimo 15 dicembre l’unione doganale fra Guatemala e Honduras, un obiettivo che il ministro degli Esteri guatemalteco, Carlos Raúl Morales — presidente di turno del Sica, il Sistema dell’integrazione centroamericana — non ha esitato a definire «ambizioso». La proposta del presidente del Guatemala, Otto Pérez, non ha infatti tardato a essere accolta con grande favore dal collega di Tegucigalpa, Juan Orlando Hernández, anch’egli motivato a cancellare i tre varchi frontalieri formali che persistono fra i due Paesi, in vista di un più ampio abbattimento delle dogane fra gli Stati dell’intera America centrale. Per Morales, «l’unione doganale è il motore dell’integrazione politica». Concetto ribadito anche in una recente conferenza stampa con il capo della diplomazia guatemalteco, Sergio de la Torre. Questi ha anche detto di attendersi che «tutto il Centroamerica si unisca a un progetto che migliorerà lo sviluppo economico e sociale». Con l’unione doganale, i due Paesi — che condividono duecentoquattordici chilometri di confine — auspicano di crescere almeno di un punto percentuale il loro prodotto interno lordo. Guatemala e Honduras rappresentano il 46 per cento dell’intero prodotto interno lordo dell’America centrale e il 42 per cento della popolazione dell’istmo. Un comizio dell’opposizione a Caracas (Reuters) gabinetto del sindaco, Sergio Contreras, si è detto molto allarmato. «Temiamo per la sua vita e per la sua sicurezza. Non sappiamo cosa gli può capitare. Non solo a lui ma a molti altri sindaci ed esponenti dell’opposizione» ha detto Contreras. La moglie di Ledezma, Mitzy Capriles, ha scritto un tweet di protesta sull'account del marito: «Lo hanno picchiato e lo hanno portato via senza alcun provvedimento giudiziario». Come riportano numerosi analisti internazionali, il sindaco di Caracas è stato l'autore, assieme alla deputata María Corina Machado e a Leopoldo López, di un manifesto pubblicato l'11 febbraio scorso su una pagina del quotidiano «El Nacional». Il documento proponeva un accordo nazionale per aprire una fase di transizione al Governo. Si è trattato dell’epilogo politico della serie di rivolte che scandirono i primi sei mesi del 2014, quando mezzo Venezuela fu sconvolto da sommosse, scontri, barricate e piccoli attentati organizzati da un’opposizione frammentata su posizioni diverse. Progressi nella normalizzazione dei rapporti Filo diretto tra Washington e L’Avana L’AVANA, 21. Un altro passo in avanti verso la completa normalizzazione dei rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti. L’azienda statale cubana delle telecomunicazioni, Etecsa, ha raggiunto ieri un accordo con la compagnia statunitense Idt Telecom Allarme globale Incendio nella Torch Tower di Dubai Sicurezza alimentare minacciata Trappola di fuoco MADRID, 21. L’accelerazione dei cambiamenti climatici e il loro grave impatto sulla produzione agricola globale comporteranno nei prossimi anni enormi sfide per nutrire una popolazione mondiale in crescita. È questo l’allarme lanciato dai ricercatori che nei giorni scorsi si sono riuniti a Madrid per la conferenza scientifica annuale della American Association for the Advancement of Science (Aaas). Durante i lavori del summit è emerso che nei prossimi trentacinque anni la produzione alimentare dovrà necessariamente raddoppiare per poter nutrire una popolazione mondiale che raggiungerà nel 2050 i nove miliardi di persone. Nutrire il mondo «comporterà alcune modifiche nella nostra considerazione dei cambiamenti climatici», ha detto, fra gli altri, il direttore del Laboratorio nazionale per l’Agricoltura e l’Ambiente statunitense, Jerry Hatfield. Le variazioni nelle formazioni delle piogge, la crescente siccità e l’aumento delle temperature stanno influenzando in modo rilevante i raccolti di cereali. Sarà, dunque, necessario in futuro adottare ulteriori misure. «Se si valuta la produzione dal 2000 al 2050, in pratica dovremmo produrre la stessa quantità di cibo prodotto negli ultimi cinquecento anni», ha aggiunto l’esperto statunitense. Come sottolineato dagli scienziati, i livelli e i sistemi di uso del suolo e la produttività continueranno a danneggiare le terre. Secondo il presidente del Centro per la conservazione biologica della Stanford University, Paul Ehrlich, il cambiamento climatico sta accelerando a un tasso talmente rapido che gli uomini si troveranno presto ad affrontare una situazione finora sconosciuta. Il problema, ha detto Ehrlich, andrebbe affrontato attraverso «un vero cambiamento sociale e culturale di tutto il pianeta. Se avessimo tempo mille anni per risolverlo — ha precisato — sarei molto tranquillo, ma non possiamo tardare oltre dieci-venti anni». E un appello urgente alla comunità internazionale a cambiare rotta per fermare l’aumento della temperatura terrestre dovuto all’azione umana è stato lanciato nei giorni scorsi anche dall’inviata speciale delle Nazioni Unite per i Cambiamenti climatici, Mary Robinson. «Occorre prendere decisioni che ci riportino verso un mondo più sicuro, in cui l’aumento della temperatura non superi i due gradi Celsius, perché ora non stiamo andando in questa direzione» ha dichiarato l’ex presidente irlandese, nominata a luglio dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in vista della decisiva conferenza sul clima che si terrà a Parigi nel dicembre del 2015. Dalla capitale francese dovrebbe uscire un nuovo accordo internazionale, che subentri al superato Protocollo di Kyoto, sulle misure per ridurre le emissioni nocive, dopo i sostanziali fallimenti di Copenaghen (2009) e Durban (2011). DUBAI, 21. Un vasto incendio è scoppiato ieri nella Torch Tower di Dubai, uno dei grattacieli residenziali più alti del mondo, ma per fortuna tutto si è risolto con una grande paura e con ingentissimi danni: le autorità hanno infatti riferito che, al momento, non si segnalano vittime. Le fiamme, sviluppatesi intorno al cinquantesimo piano, avrebbero divorato almeno Negoziati su acqua e confini tra India e Bangladesh Il segretario alla Difesa statunitense a Kabul per valutare il futuro della missione in Afghanistan KABUL, 21. Il nuovo segretario alla Difesa americano, Ashton Carter, è arrivato oggi a Kabul per la prima visita all’estero ad appena quattro giorni dal suo insediamento. «In Afghanistan cerchiamo un successo che sia duraturo e risultati duraturi per la nostra missione qui», ha spiegato il capo del Pentagono, aggiungendo che «come riuscirci e il modo migliore per farlo è proprio ciò che intendo valutare». Carter, succeduto a Chuck Hagel alla guida del Pentagono, è stato ricevuto dal comandante delle forze internazionali in Afghanistan, il generale statunitense, John Campbell, e avrà incontri con le autorità afghane. La missione degli Stati Uniti in Afghanistan sta per concludersi, dopo oltre 13 anni di conflitto. Ma c’è ancora un ampio dibattito interno sul fatto che il contingente residuo di addestratori militari e consiglieri americani sia sufficiente a proteggere gli obiettivi raggiunti dalla coalizione contro i talebani. Carter, nel discorso di investitura, ha detto ai senatori che avrebbe preso in considerazione anche un eventuale cambio dei piani di ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, previsto entro la fine del quindici piani dell’edificio, alimentate anche dai forti venti. Centinaia di persone sono state fatte sgomberare. Ancora ignote le cause. Non c’è stata una strage — raccontano i testimoni — «anche grazie al rapidissimo intervento dei vigili del fuoco che sono riusciti immediatamente a mettere in salvo le persone». L’edificio, inaugurato nel 2011, è alto 361 metri. per ristabilire contatti diretti con gli Stati Uniti. L’intesa, confermata dalle due parti, prevede il ripristino dei servizi telefonici diretti fra i due Paesi e riveste grande importanza soprattutto per la comunità dei cubani negli Stati Uniti, due milioni dei quali vivono in Florida. La commissione Federale delle Comunicazioni (Fcc) statunitense ha ora dieci giorni di tempo per dare il via libera all’accordo, reso possibile dalla svolta dello scorso dicembre, quando il capo della Casa Bianca, Barack Obama, e il presidente cubano, Raúl Castro, hanno annunciato con due discorsi in contemporanea la ripresa dei rapporti diplomatici. L’accordo sulle telecomunicazioni segue di pochi giorni la visita di un gruppo di senatori democratici statunitensi a L’Avana. Al centro dei colloqui, stando a quanto riportano i media, anche la revoca dell’embargo su cui tuttavia dovrà esprimersi il Congresso, a maggioranza repubblicana in entrambe le Camere. Nel frattempo, secondo alcune indiscrezioni, il dipartimento di Stato americano avrebbe deciso di ridurre drasticamente le restrizioni alle importazioni di beni e servizi da «imprenditori cubani indipendenti». Dovrebbe essere pubblicata molto presto una lista dei prodotti cubani di cui sarà consentita l’importazione negli Stati Uniti. 2016, se le condizioni di sicurezza dovessero peggiorare. Al momento sono 10.600 i soldati statunitensi in Afghanistan. Carter avrà nelle prossime ore colloqui con il presidente afghano, Ashraf Ghani, e con il capo dell’Esecutivo, Abdullah Abdullah. La visita del segretario alla Difesa americano a Kabul giunge alla vigilia della scelta che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, deve prendere sul calendario per il ritiro delle truppe dal Paese. La Casa Bianca ha modificato il ritmo del ritiro, permettendo a mille soldati statunitensi supplementari di restare quest’anno in Afghanistan. Colloqui sul nucleare iraniano GINEVRA, 21. Riprenderanno domani a Ginevra i negoziati sul programma nucleare iraniano fra Teheran e i Paesi del gruppo cinque più uno (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, più la Germania). Lo ha confermato ieri sera il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) spiegando che «i negoziati saranno preceduti da un incontro bilaterale tra Stati Uniti e Iran con la partecipazione del vicesegretario generale del Seae, la tedesca Helga Schmid», che poi presiederà la riunione a sei. DACCA, 21. Bangladesh e India hanno ripreso i colloqui su due tematiche molto importanti e ancora in sospeso: l’acqua e i confini. Nel 2011, i due Paesi prevedevano di firmare un accordo sulla regolamentazione delle acque del fiume Teesta, ma l’India si oppose perché la quantità del flusso di acqua concessa al Bangladesh avrebbe danneggiato lo Stato indiano del Bengala. L’intesa venne dunque accantonata. Il Teesta, che ha la sua origine nel Sikkim, prima di entrare in Bangladesh e confluire nel Brahmaputra, attraversa la parte settentrionale del Bengala occidentale. L’acqua del fiume è d’importanza cruciale per il Bangladesh nel periodo da dicembre a marzo, quando il flusso, con l’inizio della stagione secca, si assottiglia sempre di più, mettendo a rischio le principali colture di riso nei quattro distretti del nord-ovest, conosciuti come «il granaio del Bangladesh». Finora, New Delhi ha firmato soltanto un trattato sulla condivisione delle acque del Gange, nel 1996. Ora un’intesa sul Teesta sembra possibile. L’altra questione sulla quale il Governo indiano aveva espresso delle riserve riguarda la ratifica dell’accordo su alcune aree di confine. Anche in questo caso gli osservatori sono concordi nel ritenere possibile un’intesa. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 domenica 22 febbraio 2015 Amedeo Brogli, «Paolo VI» Per la Chiesa dell’America Latina dopo concilio Vaticano II non c’è documento del magistero pontificio che sia stato più rilevante della «Evangelii nuntiandi» Bergoglio e Paolo di PAUL POUPARD hi legge l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium del Santo Padre ai fedeli cristiani sulla gioia del Vangelo che riempie il cuore e la vita intera di coloro che s’incontrano con Gesù, «per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia», non è sorpreso di scoprire che la prima delle ben 217 note del testo si riferiscono all’Esortazione apostolica Gaudete in Domino, rallegratevi nel Signore, di Paolo VI (9 maggio del 1975). Ma poi stupisce che quasi a ogni pagina del testo di Papa Francesco, vi sia una citazione dell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di Paolo VI, dell’8 dicembre 1975. E la prima citazione ribadisce proprio il fervore, la dolce e confortante gioia di evangelizzare con l’appello accorato di Paolo VI: «Possa il mondo di nostro tempo (...) ricevere la buona Novella, non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiamo per prima ricevuto in loro la gioia del Cristo». E così prosegue Francesco, sulla scia del beato Paolo VI, maestro di evangelizzazione. Ci si può dunque chiedere come mai questo legame così forte, tra le due C VI L’evangelizzazione al centro di tutto re». E proprio il cardinale Bergoglio diceva di questo documento di Aparacida: «È l’Evangelii nuntiandi per l’America Latina». Come spiegare questo legame così forte al punto di essere divenuto un’identità partecipata tra i due Papi? Vi invito, per capire, a tornare al Colloquio internazionale di studio dell’Istituto Paolo VI di Brescia che ho avuto la gioia di presiedere dal 22 al 24 settembre 1995, tanti anni fa, e dedicato a «L’Esortazione apostolica di Paolo VI, Evangelii nuntiandi, storia, contenuti, ricezione» (Brescia, Istituto Paolo VI, 1998). Nel suo intervento, l’avvocato Guzmán Carriquiry Lecour, vicepresidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, si dedica a spiegare il significato e le ripercussioni dell’Evangelii nuntiandi in America Latina. E inizia il suo intervento affermando che non c’è documento del Magistero pontificio — durante gli anni del dopo concilio Vaticano II — che sia stato più rilevante e che abbia avuto una ripercussione più intensa ed estesa nella Chiesa dell’America Latina, della Evangelii nuntiandi. Si svolge sabato 21 febbraio presso Carriquiry chiarisce subito che l’Eremo dei Santi Pietro e Paolo, in questa asserzione non è un’opiLocalità San Pietro a Bienno, in nione soggettiva, ma un dato ogprovincia di Brescia, il convegno sul gettivo confermato dai principali tema «Dalla Evangelii nuntiandi alla protagonisti, che sono i vescovi Evangelii gaudium. Il beato Paolo VI latinoamericani. Egli fa altresì riferimento al documento conclusimaestro di Evangelizzazione». vo di Puebla, nel 1979, che — con Anticipiamo la relazione del un vero e proprio primato — concardinale presidente emerito del tiene ben 103 citazioni della Pontificio Consiglio della cultura e Evangelii nuntiandi contro — se si del Pontificio Consiglio per il può dire — 53 della Gaudium et dialogo interreligioso. spes, 44 della Lumen gentium e 43 del discorso di apertura della conferenza di Giovanni Paolo II. Carriquiry spiega che la Evanesortazioni apostoliche, e diciamo, tra i gelii nuntiandi di Paolo VI ha segnato — due Papi, Paolo e Francesco? proprio nel 1975, dopo gli anni febbrili del Mi propongo di chiarire con voi questo primo decennio post-conciliare, dopo stretto rapporto. Innanzitutto, il mio ri- dunque la prima fase, segnata dall’intensicordo delle congregazioni generali di car- tà e densità di critiche tumultuose e, insiedinali alle quali ho partecipato prima del me, da un aggiornamento fecondo e a tutconclave che ha eletto il cardinale Bergo- to campo e dai cambiamenti liturgici — un glio. Ne posso parlare senza tradire nes- passaggio decisivo della Chiesa agli espesun segreto perché Papa Francesco stesso rimenti della pastorale catechista, alla proha autorizzato la pubblicazione del suo va di nuove forme di vita comunitaria, alla intervento. Me ne ricordo bene, come fos- partecipazione dei laici alla vita della se ieri, nel succedersi degli interventi dei Chiesa, al ripensamento della pastorale confratelli, si alza la voce pacata del cardi- d’insieme. nale arcivescovo di Buenos Aires, che suIl tutto identificato come un duro pescita subito un ascolto molto attento e riodo transitorio di choc e di confusione, quasi riverente. Il suo intervento inizia una dinamica tumultuosa di cambiamenti proprio con una citazione dell’Evangelii nella Chiesa, fino a una crisi di identità, nuntiandi di Paolo VI: «L’evangelizzazione proprio nel momento nel quale, contrariaè la ragion d’essere della Chiesa, la dolce mente all’Europa del boom economico deconfortante gioia di evangelizzare». E do- gli anni opulenti, l’America Latina era in po l’appello, da allora tante volte ripreso, preda a una tormenta. E cito, in proposidi Papa Francesco a uscire verso le perife- to, i problemi dello sviluppo, della indurie e un ricordo del caro e venerato padre strializzazione, dell’integrazione dei popoHenri de Lubac, il cardinale Bergoglio conclude il suo intervento con l’auspicio di un Papa che aiuti la Chiesa a essere la madre feconda che vive — e di nuovo la stessa citazione dell’Evangelii nuntiandi — «della dolce e confortante gioia di evangelizzare». Qualche tempo dopo, concelebravo la Santa Eucaristia con Papa Francesco che, nella sua omelia a braccio, cita, quasi come un pensiero suo, Paolo VI. Dopo la messa, mi sono permesso di dire: «Santo Padre, sa che sono stato a lungo collaboratore di Paolo VI»; «Sì, lo so bene!». Rispondo: «La vorrei ringraziare di averlo citato nella sua omelia», risposta: «Caro mio, bisogna tornare sempre a Paolo VI!». E non mi ha sorpreso perché, dal 13 al 31 maggio 2007, avevo partecipato con il cardinale Bergoglio alla V Conferenza generale del Celam ad Aparecida e il documento finale, redatto, come si sa, sotto la sua direzione, cita proprio l’oramai classico numero 80 dell’Evangelii nuntiandi: «La dolce e confortante gioia di evangelizza- li con l’esplosione della crisi inaugurata dalla rivoluzione cubana, la Conferencia tricontinental, la Organizacion latinoamericana de la solidariedad a la Havana, la strategia della guerriglia, la morte di Che Guevara, la tentazione di creare un nuovo Vietnam, la morte della politica e la politica della morte, la tentazione della violenza negli ambienti religiosi e intellettuali con il nome simbolo di Camilo Torres. Insomma, un vero terremoto di cambiamenti istituzionali, segnati insieme dalla teologia della secolarizzazione e dalla teologia della liberazione, e caratterizzati dalle numerose diserzioni sacerdotali e religiose, dalle vocazioni in caduta, dai seminari quasi vuoti, dal movimento della Chiesa popolare e dei «cristiani per il socialismo». Anni turbolenti, diceva Paolo VI, nel suo discorso di apertura del Sinodo dei vescovi, con un gigantesco movimento di revisione e di cambiamento, a nome del concilio, e la necessità di un discernimento spirituale sotto l’impulso dello Spirito pale dell’evangelizzazione — di raccogliere e canalizzare tutta la ricchezza di questi apporti e anche di discernere e riassumere in un quadro illuminante di orientamenti, indicazioni e proposizioni capaci di convertirci in un programma di vita per tutta la Chiesa. Essa segna l’apertura a una nuova fase del post-concilio. Il suo stile di redazione, sintetico, chiaro, preciso, privo di ogni retorica ecclesiastica e di passaggi generici e astratti, con schemi organizzativi facilmente comprensibili e assimilabili, ha favorito la sua più ampia diffusione e assimilazione. Si può ben dire che la Evangelii nuntiandi estende e riassume il concilio Vaticano II e — allo stesso tempo — ci fornisce una chiave nuova per la sua lettura unificata e ci offre una visuale prospettica di se stesso che il concilio non aveva raggiunto, un filo conduttore, e infine un nucleo programmatico nell’affermazione centrale della Evangelii nuntiandi (n. 20) secondo la quale: «Si potrebbe esprimere tutto ciò, dosi affermare che tutto si riassume nell’evangelizzazione e nella cultura del pueblo, identificato primariamente con i semplici e i poveri, con la ricchezza di fede e di potenzialità di evangelizzazione della religiosità popolare. Altri temi della Evangelii nuntiandi hanno trovato risonanza particolare in America Latina: il discernimento delle autentiche comunità di base (n. 58), l’apertura e diversificazione dei ministeri ordinati (n. 73), le priorità ai giovani (n. 72) e alla famiglia (n. 71) come soggetti e destinatari dell’evangelizzazione. Accolta con entusiasmo, studiata fervidamente e messa in opera energicamente, la Evangelii nuntiandi ha ispirato in modo profondo e durevole l’azione pastorale in America Latina perché aveva accolto le inquietudini portate dai suoi pastori al Sinodo del 1974, e le aveva convertite in orientamenti corrispondenti “come l’anello al dito” delle sue necessità. L’identità di ogni popolo si genera nella sua storia e si esprime nella sua cultura. Se non si conoscono l’una e l’altra, non si possono evangelizzare in profondità tutte le dimensioni della vita personale e collettiva, generando una nuova umanità, con uomini nuovi, camminando in convivenza verso un nuovo modo di essere, di giudicare, di vivere e di convivere. Mi permetto, in conclusione, una piccola confidenza. Ho avuto la grazia di toccare con mano l’importanza della Evangelii nuntiandi per l’America Latina e, singo- Convegno all’eremo L’incontro di Paolo Santo per l’impegno di tutta la Chiesa per l’evangelizzazione del mondo contemporaneo. Carriquiry ripercorre il cammino sinodale e sottolinea come gli interventi dei vescovi dell’America Latina, a iniziare dal cardinale Pironio, allora presidente del Celam, sono stati largamente ripresi dalla Evangelii nuntiandi, nella quale i pastori dell’America Latina hanno riconosciuto, ben approfondite, le proprie esperienze, inquietudini e necessità, e molto di più: il Papa Paolo VI ha avuto la saggezza — e non è potuta mancare una particolare assistenza dello Spirito Santo, agente princi- VI con i campesinos a Bogotá (23 agosto 1968) dicendo così: occorre evangelizzare — non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici — la cultura e le culture dell’uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella costituzione Gaudium et spes, partendo sempre dalla persona e tornando sempre ai rapporti delle persone tra loro e con D io». La Evangelii nuntiandi ha confermato, e portato al centro dell’attenzione, l’intenzionalità missionaria con la prospettiva stupenda della evangelizzazione della cultura e delle culture dell’uomo: «Evangelizzare, infatti, costituisce la vera e propria vocazione della Chiesa, la sua identità più profonda» (n. 74). Così, riportare al centro dell’attenzione della Chiesa l’evangelizzazione, presuppone un programma di sintesi che invita a coniugare la dimensione storica con quella ontologica, la praxis con la dottrina, la vita con le istituzioni, e a unificare gli aspetti concreti della vita della Chiesa che, nei primi anni del post-concilio, si presentavano in contrapposizione, come le pastorali dell’evangelizzazione e della sacramentalizzazzione, la fede e la religione popolare; passando così dall’aut aut all’attitudine cattolica del et et, chiarendo e articolando la relazione evangelizzazione-liberazione. Al riguardo, si deve sottolineare la rinnovata attenzione sulla cultura come concetto chiave inglobante tutte le realtà che debbono essere penetrate e trasfigurate dall’evangelizzazione, dando coerenza e unità interna all’azione pastorale, poten- larmente, per padre Bergoglio, dieci anni dopo la sua pubblicazione. Era allora rettore del Colegio Máximo de San José e mi invitò, nella sua qualità di presidente del Congresso internazionale di teologia per il IV Centenario de la llegada de los Jesuítas (1585-1985), al convegno dedicato all’evangelizzazione della cultura e all’acculturazione del Vangelo (2-6 settembre 1985). Papa Giovanni Paolo II mi aveva appena fatto creare il Pontifico Concilio della cultura e il padre Bergoglio mi chiese, L’esortazione apostolica segna l’apertura a una nuova fase con il suo stile di redazione chiaro e preciso Privo di ogni retorica ecclesiastica e di passaggi generici e astratti «vieni ad aiutarci per l’evangelizzazione della cultura e per inculturare il Vangelo». Nel suo discorso inaugurale del convegno, il padre rettore cita Giovanni Paolo II e la sua intuizione che lo ha portato a creare il Pontificio Consiglio della cultura: «La fede è sorgente di cultura e la cultura è espansione della fede». Nelle sue parole di chiusura al medesimo convegno, Bergoglio conclude «Hoy dia, en America Latina, hai necesidad de santos creatores de cultura en el seno de su pueblo y, por ello, evangelizadores de la cultura» («Stromata», 3-4, luglio — dicembre 1985). L’OSSERVATORE ROMANO domenica 22 febbraio 2015 pagina 5 Il monumento di santa Francesca Cabrini (fotografia della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano) Tra secolarizzazione e pubblicità Consigli per gli acquisti di LUCETTA SCARAFFIA elle nostre società secolarizzate, non è concepibile far rientrare il peccato nella categoria di reato. Ma le Associations familiales catholiques francesi ci stanno provando, appellandosi al codice civile, che enumera la fedeltà fra le caratteristiche costitutive del matrimonio. Proprio per questo hanno sporto denuncia contro un sito di incontri che si definisce, senza ipocrisie, come promotore di avventure sessuali per persone sposate. Le associazioni cattoliche ravvisano nella sua pubblicità un «incoraggiamento all’adulterio», e quindi alla menzogna e alla duplicità. In realtà questo tipo di proposte non sono nuove: in Italia già da anni arrivano nella posta elettronica N offerte di incontro «nella più assoluta segretezza» per chi — ironia involontaria — vuole «rinnovare la sua vita e il suo spento matrimonio». Sappiamo comunque che tutte queste precauzioni e questo tipo di pubblicità non sono necessarie: tutti si possono oggi muovere nella rete dei siti di incontri con una identità fittizia e, inventandosi un’altra vita, avviare relazioni parallele al matrimonio. Forse però qualche coniuge aveva bisogno di un incitamento specifico per scivolare nella trasgressione… o almeno è questo che pensano i creatori di siti di incontri che, come si sa, non sono dei filantropi, ma guadagnano dalla pubblicità che trasmettono. Così come non sono certo mosse dal desiderio di rendere finalmente felici le loro lettrici le riviste femminili patinate che, periodicamente, pubblicano articoli in cui si invitano le donne, anche se sposate, a «prendersi una pausa» dalla loro vita pesante, ritrovare la passione, naturalmente con qualcuno che non è loro marito. Accanto a questi “buoni” consigli — che ricordano molto Lucignolo ai lettori di Pinocchio — si dipanano poi molti altri consigli relativi alla necessità di preparare e affrontare questi incontri andando all’istituto di bellezza, comprando biancheria intima sexy e via dicendo. A leggere con attenzione, questi incoraggiamenti a tradire sembrano piuttosto “consigli per gli acquisti” e anziché far pensare ad Anna Karenina fanno pensare a una visita al grande magazzino di quartiere. Gli attacchi alla famiglia che vengono dalla nostra società sono molti, e alcuni veramente seducenti, almeno in apparenza: ma in questi casi, a proposito dei siti incitanti all’adulterio corredati da pubblicità di mutande e reggiseni, più che rivolgersi alla legge, sarebbe piuttosto il caso di affidarsi all’ironia! Le rime del cardinale Biffi per i bambini Quadretti sacri Dagli Stati Uniti un aiuto al Duomo di Milano È per Francesca L’aiuto viene da lontano e proprio per questo sta a significare che non c’è distanza geografica che possa ostacolare iniziative di valore. Da New York, infatti, è partita una raccolta di fondi per il restauro della statua di santa Francesca Cabrini, che svetta su una delle guglie del Duomo di Milano. Tale iniziativa è scattata nei giorni scorsi grazie a International Patrons of Duomo di Milano, organizzazione no profit che — dal decimo piano del numero 403 di Park Avenue — non perde mai di vista Milano, la sua storia, e quindi il suo monumento simbolo. La scelta di restaurare la statua di madre Cabrini — l’obiettivo è di raggiungere quota centocinquantamila dollari — è strettamente collegata alla storia della santa, la prima con cittadinanza americana, che proprio in questo continente diede vita al grande impegno di accogliere i tanti migranti dall’Italia. Questo legame si è trasformato, nel tempo, in profonda devozione: particolarmente sentita a New York, dove madre Cabrini arrivò nel 1889, fondando un orfanotrofio. E, a seguire, scuole e ospedali, come il Columbus Hospital e l’Italian Hospital, che negli anni Ottanta furono uniti nel Cabrini Medical Center. Sul suolo statunitense Francesca fondò settantasette istituzioni, da New York a Chicago, da New Orleans a Denver, da Los Angeles a Philadelphia. Alla gara di solidarietà in omaggio alla patrona dei migranti tutti possono partecipare: il mondo è invitato. Tramite la piattaforma di donazione on line Foritaly.org, con una donazione di cinquanta dollari. Il Lodigiano, e in particolari i comuni di Sant’Angelo e Codogno, dove madre Cabrini ha fondato l’istituto delle missionarie del Sacro Cuore di Gesù, plaude a tale iniziativa. Ma l’attenzione per madre Cabrini non si ferma qui. Nel 2017, infatti, ricorre il centenario della sua morte, e il Lodigiano si è già mosso chiedendo, tra l’altro, l’emissione di uno speciale francobollo dedicato alla patrona dei migranti. Intanto, il 25 febbraio, presso l’istituto italiano di cultura di Bruxelles, avrà luogo l’esposizione «La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano — una grande storia italiana». Nell’occasione la Fabbrica presenterà il proprio grande racconto lungo sei secoli nel cuore dell’Europa. Si tratta di un affresco che va alle sorgenti della storia di Milano, per «riaffermare l’energia» di un monumento che, nei secoli, è stato eletto come pilastro della città, centro di fede e di abbraccio tra il territorio e il resto del mondo. Tra le grandi mura del monumento, da Leonardo da Vinci a Napoleone, da Johann Christian Bach ai contemporanei, fino alle trasformazioni tecnologiche, la Veneranda Fabbrica è sempre stata al servizio del culto e della città, nel segno di una continua ricerca del bello e di nuovi linguaggi con cui misurarsi. E Mr Bean diventa Maigret Chissà che cosa penserebbe Georges Simenon se vedesse l’attore britannico Rowan Atkinson — noto al pubblico per aver incarnato il buffo personaggio di Mr Bean — vestire i panni del suo celeberrimo commissario Maigret: panni, in passato, appannaggio di attori del calibro di Jean Gabin e Gino Cervi. Nel settembre del 2015 l’emittente Itv trasmetterà due film — Maigret Sets a Trap e Maigret’s Dead Man — con Atkinson, armato ovviamente di pipa e impermeabile, che si aggira tra i nebbiosi vicoli di Parigi per far luce su misteri intriganti. «Sin da ragazzo — ha dichiarato l’attore — sono stato un fedele lettore di Simenon. Ho divorato i suoi gialli e ho sempre sognato di essere Maigret». Qualcuno, tra gli addetti ai lavori, ha già storto il naso, pensando alla differenza che corre tra Mr Bean e Maigret. Ma a pensarci bene, le premesse ci sono: il fare sornione del commissario, che indaga non solo il delitto, ma anche le debolezze e le miserie umane, non si addice forse alla dimensione disincantata, fiore all’occhiello di Mr Bean? (gabriele nicolò) «Il Signore Gesù ci ha detto che i misteri del Regno sono compresi soprattutto dai “piccoli”. I “piccoli” sono certo coloro che hanno il cuore semplice e l’animo umile. Ma prima ancora i “piccoli” sono piccoli, cioè bambini». È con questa persuasione che — scrive il cardinale Giacomo Biffi nella prefazione al libriccino I piccoli del Regno (Torino, Elledici, pagine 22, euro 2,90) — negli anni lontani in cui faceva il parroco, ha creduto fosse possibile e utile proporre agli alunni della scuola materna i «misteri del Regno», cioè la ricchezza della storia di salvezza, così come è rivissuta dalla Chiesa nell’anno liturgico: Avvento, Natale, Epifania, Quaresima, Domenica delle Palme, Giovedì Santo, Venerdì Santo, Pasqua, Ascensione, Pentecoste. A tale scopo il porporato si è servito di brevi poesie. Ciascuna di esse dipinge un quadretto sacro: il bambino, più che a farsi spettatore, è invitato a entrare in ogni scena e a diventare partecipe dell’avvenimento e della sua grazia. Così è nata questa tenue raccolta di rime infantili con l’obiettivo di «far capire e gustare» ai bambini le cose di Dio. Così, ad esempio, il cardinale racconta la Quaresima ai “piccoli”: «Gesù nel deserto si va a rifugiare; / non mangia, non beve, vuol solo pregare. / Quaranta giornate, quaranta nottate! / Le belve si sono ai suoi piedi accucciate. / Con una parola, con un solo sguardo / tu cacci il demonio cattivo e bugiardo. / Con te nel deserto voglio essere anch’io, / con te voglio vincere, o Figlio di Dio. / Così, mio Signore, mi sentirò degno / di chiedere un posto nel tuo santo Regno». L’illustrazione di Gesù che prega nel deserto Il dubbio del poeta argentino Alejandro Guillermo Roemmers Cosa regalo al Papa? di MATTEO CO CO Città del Vaticano, 18 settembre 2013: Papa Francesco incontra Alejandro Guillermo Roemmers, poeta della sua terra. Costui non sa cosa regalare al Pontefice, vorrebbe offrirgli l’oggetto più meraviglioso della Terra, ma per quanto cerchi non riesce a trovare nulla, né un fiore, né una stella marina, né una farfalla, né il sibilo del vento. Anche perché il poeta sa che «a chi possiede Dio, non manca niente, solo Dio basta». Alla fine, però, spunta un’idea: «Allora potei capire… e sorrisero con me i campi, gli uccelli e i ruscelli», el amor de una sonrisa, l’amore di un sorriso. «Un omaggio umile ed effimero / che si può moltiplicare e condividere senza paura / come il pane e i pesci / finché tutti uniti in Gesù / abiteremo finalmente il Regno di Dio» e questo bel dono, incancellabile, Un regalo per Francesco chiude oggi la raccolta apparsa in Italia per i tipi di Raffaelli Editore. Esce, dunque, di Alejandro Guillermo Roemmers il libro di poesie Lo sguardo incomparabile (Rimini, Raffaelli Editore, 2014, pagine 128, euro 15) con testi a fronte, tradotto dall’ispanista Emilio Coco che ne firma anche l’introduzione. Il volume comprende quaranta testi del poeta nato a Buenos Aires nel 1958, oggi conosciuto internazionalmente e tradotto in sedici lingue soprattutto per il suo El regreso del Joven Principe, un libro da leggersi con attenzione poiché invita a fermarsi su ogni termine e considerare la parola che oscilla la mirada del corazón, fra tradizione e modernità, per cogliere l’intensità dei valori e dei concetti che propone all’uomo che ancora crede alla speranza di un mondo denso di bellezza. E proiettato in un futuro che può essere migliore. Tra dubbi e scelte, impegni e incertezze — sembra dirci Roemmers — s’impara quell’ars vitae a cui egli dedica più di una suggestione perché, in fondo, il dilemma dell’uomo, da sempre è quel ser o no ser, purché non ci sfugga il senso «tra il dubbio e lo stupore / il miracolo incerto dell’esistere». E l’essenza, poi, tra una lettura e un silenzio, tra uno scritto e una profonda e saggia analisi, è l’amore che sappiamo dispensare. Un alito che possiamo cogliere benissimo anche in un semplice profumo rimasto nella nostra memoria. In alcuni versi, alcuni momenti, alcuni luoghi, il poeta può apparire triste e sfiduciato, ma poi basta un rastro de amor en el silencio, una sola traccia per fargli scrivere parole di vita anche quando, nel solco della tradizione, da Foscolo al carme 101 del Liber catulliano, in memoriam del fratello Christian, poiché si sente parte di un universo che è al di sopra delle nostre miserie umane. «Sono appena / un universo che sente, / senza pensare che si espande e si arricchisce. / Sono l’unità che abbraccia le scissure, / il centro che attrae le periferie». El hombre sin tiempo, un uomo fuori del tempo (forse) che pure sa interrogarsi, attraverso i suoi versi, su cosa mai sia proprio il tempo che ci vede invischiati nella storia umana. E se lo chiede da Sydney e lo chiede a uno dei suoi amici più intimi, a un altro poeta argentino, Roberto Alifano: Che cos’è il tempo? Com’è il tempo che «oggi è breve e domani esteso / che spinge anche il più grande dei sapienti / a godere accettando il suo tormento». Alifano lo ricambia con un giudizio emozionante perché ritiene il poeta Roemmers un viaggiatore che «non viaggia per conoscere il mondo, ma per stringerlo tra le sue braccia» con la poesia. Gli fa eco un altro poeta, Antonio Requeni, anch’egli della Fondazione Argentina per la Poesia di cui Roemmers è presidente. Per Requeni, «Roemmers ci offre la testimonianza di una ricca realtà interiore (…). C’è in lui una soave o fervente religiosità che irrompe in alcuni dei suoi versi». Ed è vero poiché, anche in questa raccolta, proprio prima della poesia dedicata a Papa Francesco, ci soffermeremo a pregare: «Padre nostro / che ci hai insegnato ad amarci. / Il tuo nome rende buone tutte le cose». Allora la poesia si trasforma — per Roemmers e per noi — in un ringraziamento continuo. «Grazie per l’amore, che è morte e vita / mistero, fede, abisso consacrato, / per quest’alito: sogno e dipartita». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 domenica 22 febbraio 2015 Incontro ecumenico a Lovanio promosso da Kairos Europe and the Middle East Capaci di una missione Organizzata da un gruppo di giovani musulmani a Oslo Catena di solidarietà attorno alla sinagoga OSLO, 21. «Dopo gli attacchi terroristici a Copenaghen, per noi musulmani è il momento giusto per prendere le distanze» dagli atteggiamenti aggressivi nei confronti degli ebrei e, più in generale, per «cancellare i pregiudizi che molte persone hanno contro gli ebrei e contro i musulmani». Parla come un’adulta responsabile Hajrad Arshad, 17 anni, organizzatrice della “catena umana di pace” che dovrebbe oggi — sabato, giorno ebraico di Shabbat — circondare la sinagoga di Oslo, in segno di solidarietà con la comunità ebraica locale dopo gli ultimi tragici fatti avvenuti in Francia e in Danimarca. A darne notizia è stato il network radiotelevisivo Nrk. «Vogliamo mostrare che i giovani norvegesi condannano ciò che è accaduto a Copenaghen e che i musulmani non sostengono il terrorismo», ha affermato un altro degli organizzatori, Atif Jamil, per il quale «è importante demolire il pregiudizio secondo cui i musulmani detestano gli ebrei». Attraverso Facebook hanno già annunciato la loro partecipazione più di millecinquecento persone. Ervin Kohn, il capo della comunità ebraica di Oslo, ha accolto con favore l’iniziativa: «Quello che stanno dicendo è che se qualcuno vuole Iniziativa dei vescovi sudafricani Un mese contro la tratta fare qualcosa contro gli ebrei in Norvegia deve prima passare sopra di noi, e credo che questo sia molto positivo». Kohn inizialmente aveva dato il permesso di organizzare la catena umana attorno alla sinagoga a condizione che partecipassero almeno una trentina di musulmani. «Meno di trenta non sarebbe una cosa buona, sarebbe controproducente. Ma se si riempie Bergstien (la strada dove ha sede la sinagoga) sarà un’ottima cosa», aveva dichiarato. Timori infondati, visto il grande successo dell’iniziativa. Hajrad e gli altri sei co-organizzatori, che fanno parte di un forum di discussione su Facebook chiamato Urett Avsløres or Injustice Revealed, hanno ottenuto più di cinquecento «mi piace» solo sul social network. Islam — si legge sulla pagina dell’evento — «significa proteggere i nostri fratelli e le nostre sorelle, a prescindere dalla religione alla quale appartengono. Islam significa elevarsi al di sopra dell’odio e non scendere mai allo stesso livello di chi odia. Islam significa difendersi l’un l’altro». Come in altre nazioni europee, anche in Norvegia la protezione attorno ai luoghi di culto (in particolare le sinagoghe) è stata fortemente rafforzata. Si è svolto nei giorni scorsi a Lovanio, in Belgio, l’incontro ecumenico «Power for mission», organizzato dall’associazione Kairos Europe and the Middle East (Kairos-Eme). Kairos è una rete di gruppi e associazioni impegnati nella promozione del dialogo ecumenico, con una particolare attenzione alla formazione di giovani interessati a un impegno quotidiano nell’annuncio del Vangelo e nella costruzione della pace. Si tratta di un impegno che — come ha ricordato anche Paul Jordan, direttore di KairosEme — deve essere alimentato dalla Parola di Dio e dalla condivisione delle esperienze per vivere la missione nella luce di Cristo, speranza per ogni uomo e per ogni donna. Dopo l’esperienza del febbraio dell’anno scorso a Londra, dove si è riflettuto sulla dimensione profetica della missione, a Lovanio il confronto è partito dal modo di vivere la centralità di Cristo nella quotidianità della testimonianza della fede; un invito a condividere le speranze e le difficoltà della missione in un momento nel quale i cristiani sono chiamati ad annunciare il Vangelo in una società sempre più secolarizzata, nella quale si moltiplicano atti di violenza e di intolleranza che si richiamano alla religione. A introdurre il tema della necessità e della forza della missione cristiana nel ventunesimo secolo è stato chiamato Jean Barbara, presidente della Sword of the Spirit, una piccola ma attiva comunità ecumenica presente in varie parti del mondo. Barbara, che ha alle spalle una lunga esperienza nel campo della missione nel Vicino oriente, ha parlato dell’importanza di proclamare la buona novella in modo diretto, cercando forme che possano consentire una missione ecumenica nella quale far convivere le diverse tradizioni cristiane. Nel tempo presente è fondamentale che la missione dei cristiani favorisca la creazione di ponti in grado di far superare le differenze etniche, economiche e culturali che costituiscono un ostacolo alla realizzazione di una piena fraternità. Un’azione missionaria ecumenica aiuta anche un processo di continuo rinnovamento del cristianesimo e il cammino verso l’unità; insieme i cristiani possono testimoniare, con maggiore efficacia, la Parola di Dio che può dare la speranza a tutti, in particolare a coloro che hanno vissuto il dramma di veder distrutta la loro terra dalla violenza e dalla guerra. Le parole di Barbara, che ha costantemente richiamato la Parola di Dio come fonte privilegiata dell’esperienza cristiana e del cammino ecumenico, sono state solo una delle tante voci che hanno animato il “weekend di Kairos”, come viene chiamato l’incontro annuale. La condivisione delle esperienze dell’annuncio di Cristo nelle comunità locali, il di- battito sui progetti di Kairos-Eme, la lettura e l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera in comune, anche con canti e animazioni di singoli gruppi, hanno favorito la conoscenza diretta e la comunione spirituale tra i giovani che provenivano dall’Inghilterra, dall’Irlanda, dal Belgio, dalla Germania, dalla Polonia, dal Libano, solo per citare i Paesi maggiormente rappresentati a Lovanio. Il weekend nelle Fiandre fa parte di un programma di incontri, promossi da Kairos, che nel 2015 prevedono, tra l’altro, un’esperienza di “accoglienza degli ultimi” in India (dal 24 giugno all’8 luglio) e un pellegrinaggio per la riconciliazione a Londonderry (dal 4 al 13 luglio): con questi incontri Kairos - Europe and the Middle East vuole offrire ai giovani delle opportunità concrete di formazione evangelica in modo da riaffermare la necessità di una missione ecumenica per vincere la violenza. (riccardo burigana) In Lussemburgo durante la quaresima Digiuno dell’auto LUSSEMBURGO, 21. Si chiama «Digiuno dell’auto» ed è un’iniziativa ecumenica arrivata alla diciottesima edizione. Per quattro settimane, durante la quaresima (1-29 marzo) i cristiani sono invitati a rinunciare alla comodità dell’auto, come forma di piccolo digiuno e anche come atto di responsabilità nell’impegno per arginare il cambiamento climatico. Nata nel 1989 nella diocesi tedesca di Trier, l’iniziativa — riferisce il Sir — si è diffusa in altre città della Germania e poi in Austria e in Lussemburgo. Inoltre, nel granducato, durante il periodo quaresimale è attiva la fondazione cattolica Bridderlech Deelen che dedica la campagna al tema della sicurezza alimentare, raccogliendo fondi per tre progetti che sostengono scuole di agraria e di agro-ecologia e percorsi di formazione sulla sicurezza alimentare in Guatemala, Repubblica Democratica del Congo e Kenya. Dai presuli l’appello alla conclusione del conflitto in Sud Sudan La pace adesso JOHANNESBURG, 21. «Si stima che il traffico di esseri umani sia uno dei tre commerci più redditizi al mondo, insieme a quelli di droga e armi. Il fenomeno è in crescita in Africa e il Sud Africa è diventato un punto particolarmente caldo. La nostra gente viene rapita sulla porta di casa, in un mondo che ha perso il timore di Dio e ogni percezione della sacralità della vita umana». È netta la denuncia contenuta nella lettera pastorale che i presuli della Southern Africa Catholic Bishops’ Conference hanno dedicato al traffico degli esseri umani. Il documento, che porta la firma del presidente dell’episcopato, l’arcivescovo di Cape Town, Stephen Brislin, è stato diffuso nei giorni scorsi in tutte le parrocchie cattoliche del Paese. Prendendo spunto dalla celebrazione della prima Giornata di preghiera e riflessione sulla tratta delle persone, avvenuta nella ricorrenza di santa Josephine Bakhita, la religiosa sudanese, canonizzata nel 2000, che in tenera età era stata rapita dai mercanti di schiavi, i presuli sudafricani hanno annunciato che d’ora in poi il mese di febbraio verrà sempre dedicato alla sensibilizzazione e al contrasto di un fenomeno così abominevole e che Papa Francesco ha definito come un vero e proprio crimine contro l’umanità. Nel loro messaggio, i vescovi ricordano a questo proposito anche il dramma delle 200 ragazze rapite in Nigeria da Boko Haram e invitano a seguire l’esempio di coloro che operano per l’assistenza e il recupero delle vittime di questa piaga, definita «uno scandalo terribile, un male abominevole, fonte di tante sofferenze». Nel sobborgo di Soweto, dove nel mese scorso si erano registrati gravi incidenti tra sudafricani e immigrati, la giornata contro la tratta — informa il sito in rete della Southern Africa Catholic Bishop’s Conference — è stata celebrata con una processione, alla quale hanno partecipato più di mille persone. Partita dalla parrocchia Regina Mundi la processione ha raggiunto la locale stazione di polizia, dove è stato consegnato un documento nel quale si esprime la condanna della comunità cattolica locale nei confronti del traffico di esseri umani. La processione era guidata da madre Melanie O’Connor, responsabile dell’ufficio contro il traffico di esseri umani dell’episcopato. JUBA, 21. «Se questa guerra non finisce è la nostra nazione a essere finita». È l’appello che l’arcivescovo di Juba, Paulino Lukudu Loro, ha lanciato in occasione della ripresa dei negoziati per la pace in Sud Sudan, avviati ad Addis Abeba, in Etiopia. Il presule ha affrontato l’argomento nel corso di una conferenza che ha visto riuniti i rappresentanti di 64 tribù sud-sudanesi per discutere proprio delle possibili vie di uscita dalla crisi che, secondo dati diffusi a fine gennaio dalle Nazioni Unite, ha causato quasi un milione e mezzo di sfollati interni e circa 500.ooo profughi verso i Paesi confinanti. A ciò si aggiungono le enormi distruzioni, soprattutto per quel che concerne la produzione agricola, al punto che si teme, se il conflitto non verrà a cessare al più presto, il serio rischio di una carestia. Tema dell’incontro, al quale — come riferisce Radio Vaticana — sono intervenuti anche i tre governatori delle regioni dell’Alto Nilo, di Bahr al Ghazal e di Equatoria, era appunto «Pace adesso per le tribù del Sud Sudan unite contro la guerra». L’arcivescovo di Juba — citato dalle emittenti locali Radio Bakhita e Radio Tamazuj — ha chiesto a tutti i sud-sudanesi un impegno maggiore per porre fine alla situazione di violenza, lamentando anche il fatto che gli appelli alla riconciliazione lanciati dei leader religiosi siano rimasti sinora inascoltati. «Il conflitto va risolto: questa è la parola dei vostri leader religiosi, ma la guerra non è ancora finita». Nei giorni scorsi, come si ricorderà, i leader cattolici, episcopali, presbiteriani ed evangelici del Paese si erano riuniti per un incontro ecumenico di preghiera che si è tenuto nella città di Leer, nello Stato di Unity, uno degli Stati che ha subito maggiormente le drammatiche conseguenze della guerra civile. In quella occasione era stato auspicato che «il 2015 diventi l’anno della pace in Sud Sudan». Quanto alla decisione del Governo del Sud Sudan di sospendere le elezioni generali previste a giugno, tale scelta viene interpretata dal vescovo di Tombura-Yambio, Edward Hiiboro Kusala, come uno sviluppo positivo nell’interesse della pace nel Paese. In una intervista a Radio Anisa, ripresa dall’agenzia Fides, il presule riferisce che nel corso della recente assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Sud Sudan, era emersa la preoccupazione dei vescovi sui problemi che si sarebbero potuti riscontrare se il Governo di Juba avesse insistito nel tenere le elezioni l’estate prossima. Il vescovo di Tombura-Yambio ha quindi definito una scelta «saggia» la sospensione delle elezioni che permetterà di organizzare il censimento della popolazione, di scrivere la Costituzione definitiva e di affrontare le problematiche del periodo di transizione, in modo da effettuare le elezioni in condizioni più stabili. Monsignor Kusala ha anche invitato i fedeli a pregare per la pace nel Paese durante la Quaresima e a contribuire alla pacificazione nazionale metten- do al primo posto l’interesse collettivo sui meri interessi personali. La guerra civile, come è noto, è scoppiata nel dicembre 2013, quando la fazione legata al presidente Salva Kiir ha accusato gli uomini fedeli all’ex vicepresidente Rijek Machar di un tentativo di golpe. Il 2 febbraio scorso le due parti hanno firmato un’intesa per il cessate il fuoco, ma non è stato ancora raggiunto un accordo di pace definitivo. † Il Decano, il Collegio dei Prelati Uditori e gli Officiali del Tribunale della Rota Romana, uniti nella preghiera di suffragio ed in spirito di cristiana speranza, annunciano, partecipando al dolore dei Familiari, il ritorno alla casa del Padre di Mons. FRANCESCO BRUNO Prelato Uditore emerito del Tribunale Apostolico della Rota Romana. † Il Collegio dei Protonotari Apostolici di Numero Partecipanti eleva al Signore preghiere di suffragio per il confratello Mons. FRANCESCO BRUNO grato per il lungo e generoso servizio da lui svolto. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 22 febbraio 2015 pagina 7 Appello di Papa Francesco durante l’udienza ai fedeli della diocesi di Cassano all’Jonio O Gesù o il male I gesti esteriori di religiosità non bastano per accreditare come credente chi vive di illegalità Un nuovo appello alla conversione è stato rivolto da Francesco a «quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose». Il «pressante invito» è risuonato durante l’udienza ai fedeli della diocesi calabrese di Cassano all’Jonio, ricevuti nella mattina di sabato 21 febbraio, nell’aula Paolo VI. Cari fratelli e sorelle, saluto anzitutto voi, fedeli della Diocesi di Cassano all’Jonio, accompagnati dal vostro Pastore Mons. Nunzio Galantino, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto. E ringrazio voi per averlo lasciato a disposizione I saluti del vescovo e del fondatore della comunità Emmanuel Da una terra maltrattata ma bella Un contributo per le opere di carità del Papa — soprattutto per l’accoglienza degli emarginati assistiti nelle strutture allestite accanto al colonnato del Bernini — è stato presentato a Francesco dalla comunità di Cassano all’Jonio. «Queste realizzazioni sono luoghi — ha detto il vescovo Nunzio Galantino all’inizio dell’udienza — dove viene accolto Cristo che soffre nelle membra doloranti dei senza fissa dimora». E sono «un monito perché le nostre chiese diventino luoghi nei quali non solo si celebra Cristo ma in cui quello stesso Cristo viene accolto e accudito» e «luoghi nei quali il culto diventa vita e la vita diventa culto». A Francesco monsignor Galantino ha espresso anzitutto gratitudine per la visita del 21 giugno scorso, assicurando la «disponibilità a lasciarci raggiungere dal suo magistero, fatto di gesti oltre che di parole». Il vescovo, riproponendo il messaggio lasciato dal Papa nella «bella ma anche maltrattata terra di Calabria», ha ripetuto «quanto lontano dal Vangelo e quanto inconciliabili con un’autentica vita cristiana siano i comportamenti mafiosi, da quelli esplicitamente tali a quelli che ne trasferiscono lo stile nelle relazioni più ordinarie». Il 21 giugno, ha ricordato il presule, Francesco «ha usato parole di condanna senza riserve per comportamenti di sopraffazione e per scelte sistematiche di illegalità che umiliano l’uomo e uccidono ogni speranza, soprattutto quella dei nostri giovani». «La chiarezza di quella condanna — ha affermato — non ha attraversato solo la nostra terra. Non sappiamo quanto quelle parole abbiano toccato il cuore di chi ha scelto di seguire in maniera sistematica la strada del malaffare; sappiamo però che quelle parole hanno contribuito a fare chiarezza anche al nostro interno». E infatti, ha spiegato, «hanno contribuito a purificare sempre di più le nostre scelte pastorali e ci hanno spinto a intensificare la nostra vigilanza sulle manifestazioni popolari della nostra fede, vero tesoro al quale non vogliamo rinunciare», come conferma anche la nota pastorale sulla ’ndrangheta dei vescovi calabresi. Ha preso quindi la parola padre Mario Marafioti, che ha presentato i trentacinque anni di servizio evangelico della comunità Emmanuel accanto alle persone che soffrono per ogni tipo di droga come anche agli immigrati. E ha chiesto a Francesco la sua benedizione, per rinnovare «il miracolo da cui siamo nati: quello dei primi volontari che venivano per dare la vita, dei tanti accolti diventati accoglienti, delle vocazioni che, dalla fecondità del seme nella terra, hanno generato altre vocazioni. In particolare il sacerdote ha ricordato Enrica, una giovane che ha offerto la sua vita per i ragazzi da cui ha contratto la sieropositività. «A noi — ha detto — spetta di amare, non di riuscire». E la strada giusta, ha aggiunto, è quella del «semplice e autentico eroismo di tutti i giorni». della Conferenza episcopale l’anno scorso. Grazie tante! Grazie tante, di cuore. Ma povero uomo, durante quest’anno andava e veniva, andava e veniva... Credo che sia il momento di pensare a darvi un altro Pastore... [i pellegrini rispondono: “No!”]... Ma forse voi gli farete una statua grande, lo ricorderete... Saluto anche gli altri Vescovi presenti, tra i quali vi è anche l’Eparca di Lungro: infatti, la Chiesa in Calabria accoglie tradizioni e riti diversi, che esprimono la varietà dei doni che arricchiscono la Chiesa di Cristo. Saluto i rappresentanti della Comunità Emmanuel, nata dal desiderio di “mettere vita con vita” con quanti bussano alla sua porta. E ringrazio per le parole che Lei [Padre Mario Marafioti] mi ha rivolto, e incoraggio il vostro impegno nell’accoglienza del “Cristo sofferente”. Questa accoglienza è frutto di uno stile di apostolato fondato sulla preghiera fervorosa e su una vita comunitaria intensa. Da qui sono scaturiti i Centri di accoglienza e di ascolto, le case-famiglia, in Italia e all’estero, e le Associazioni, tra cui saluto i Volontari Emmanuel di Cerignola. Il ricordo della visita alla vostra Comunità diocesana è ancora vivo nel mio cuore: gli incontri con i carcerati, con i malati, con i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi... quanti sono adesso i seminaristi? [“O tto”] Otto? Questo non va! Dobbiamo pregare di più per le vocazioni. D’accordo? D’accordo! Il Signore ci ha detto di pregare perché Lui mandi sacerdoti. Confido nella vostra preghiera: bussare al cuore di Gesù, perché mandi sacerdoti. Ricordo anche l’incontro con gli anziani; la visita alla Cattedrale e al Seminario; e poi la straordinaria presenza della gente nella piana di Sibari: c’era tutta la Calabria! Ho toccato con mano la vostra fede e la vostra carità. Il Signore vi aiuti a camminare sempre uniti, nelle parrocchie e nelle associazioni, guidati dal Vescovo e dai sacerdoti. Vi aiuti ad essere comunità accoglienti, per accompagnare verso Cristo quanti fanno fatica a scorgere la sua presenza che salva. Vorrei riaffermare un pensiero che vi ho suggerito durante la mia visita: chi ama Gesù, chi ne ascolta e accoglie la Parola e chi vive in maniera sincera la risposta alla chiamata del Signore non può in nessun modo darsi alle opere del male. O Gesù o il male! Gesù non invitava a pranzo i demoni: li cacciava via, perché erano il male. O Gesù o il male! Non si può dirsi cristiani e violare la dignità delle persone; quanti appartengono alla comunità cristiana non possono programmare e consumare gesti di violenza contro gli altri e contro l’ambiente. I gesti esteriori di religiosità non accompagnati da vera e Nel documento conclusivo del settimo congresso mondiale di pastorale Le migrazioni tra cooperazione e sviluppo di ANTONIO MARIA VEGLIÒ In cammino con i migranti e i rifugiati. «La Chiesa si impegna a comprendere le cause che sono alle origini delle migrazioni, ma anche a lavorare per superare gli effetti negativi e a valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori». Queste parole, pronunciate dal Papa in occasione dell’ultima giornata mondiale del migrante e del rifugiato, sono alla base del documento finale del settimo congresso mondiale della pastorale dei migranti. Reso pubblico questa settimana dal Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, il testo è nato dalla collaborazione dei trecento partecipanti, arrivati a Roma da più di novanta Paesi lo scorso novembre per riflettere sul tema: «Cooperazione e sviluppo nella pastorale delle migrazioni». Tre le sezioni in cui è suddiviso il documento, il cui testo è consultabile anche sul sito internet del dicastero (www.pcmigrants.org). Nella prima è descritto il congresso nei minimi dettagli; la seconda è dedicata ai risultati emersi dai lavori; la terza racchiude una serie di considerazioni sollevate dai partecipanti. Il cuore del testo presenta una serie di valutazioni con cui è stata analizzata la contemporaneità delle migrazioni. Nonostante gli sviluppi avvenuti negli ultimi anni e le situazioni attuali, a volte penose e persino drammatiche, oggi l’emigrazione resta ancora un’aspirazione alla speranza, un segno dei tempi, un fenomeno in cui la dignità e la centralità della persona umana acquisiscono un’importanza sempre maggiore. Lo sviluppo rappresenta un processo dinamico che implica crescita, re- sponsabilizzazione e progresso; l’obiettivo finale è quello di aumentare le capacità umane per ampliare l’ambito delle decisioni e creare un ambiente sicuro e stabile in cui tutti possano vivere, lavorare e professare il proprio credo con dignità e uguaglianza tanto nel contesto civile, quanto in quello ecclesiale. Ma la riflessione non si rivolge solo alle difficoltà sperimentate e ai benefici ricevuti dai Paesi di destinazione dei migranti. Viene analizzata anche la relazione esistente tra Paese di origine e quello di arrivo, nonché quella con i Paesi di transito, i quali ricoprono un ruolo particolare e vanno ben oltre il semplice collegamento tra partenza e traguardo dei migranti. In questo contesto, di fronte a una situazione di politiche moderne la cui tendenza è di sottolineare la dimensione individuale della decisione di una persona di migrare, la Chiesa deve tutelare in particolare la famiglia migrante: il fenomeno della separazione familiare è di estrema importanza per la pastorale a loro favore. Inoltre, il documento sottolinea quanto la migrazione possa essere considerata uno strumento di responsabilizzazione per le donne, riconosciute non solo come dipendenti o parte del processo di ricongiungimento familiare, bensì come agenti autonomi che provvedono al sostentamento della famiglia e artefici del proprio progetto migratorio. Un altro capitolo importante è dedicato alle nuove generazioni migranti, costruttrici, forse inconsapevoli, di ponti tra le diverse società. Infatti, attraverso il lavoro e le relazioni, esse creano una rete di rapporti carica di culture e conoscenze differenti. «I programmi pastorali diocesani e le iniziative riguardanti i giovani migranti — si legge nel testo — devono concentrarsi sulla loro formazione integrale, che includa la preparazione per diventare collaboratori attivi tra la loro cultura di origine e quella del Paese in cui vivono attualmente». La riflessione non si ferma alla semplice analisi della realtà, ma si spinge oltre, approfondendo le implicazioni della sollecitudine pastorale della Chiesa nell’incontro tra cooperazione, sviluppo e migrazioni: «La formazione del clero e dei laici, pertanto, richiede formazione interculturale, conoscenza, formazione al dialogo e valorizzazione del potenziale dei migranti, che includa il loro ruolo nella nuova evangelizzazione». Inoltre, continua il documento, devono «essere rafforzati e intensificati la presenza e il ruolo dei movimenti ecclesiali e delle associazioni». Dalle conclusioni finali emerge il desiderio di creare una collaborazio- ne in rete tra le comunità ecclesiali per adottare un approccio comune al fenomeno migratorio e seguire le linee di una pastorale universale, con l’augurio di portare abbondanti frutti nel servizio a Cristo presente nei fratelli e nelle sorelle migranti. Un ruolo primario per raggiungere questo scopo ricoprono i mezzi di comunicazione, che diventano uno strumento utile, se ben utilizzato, per ampliare la conoscenza e la comprensione del magistero della Chiesa riguardo la migrazione. L’opinione pubblica deve essere adeguatamente informata in merito alla vera situazione dei migranti non solo nel Paese di arrivo, ma anche nel Paese di origine e in quello di transito. «I pastori della Chiesa devono parlare con una sola voce in materia di migrazione»: questa è una condizione indispensabile, evidenziata nel documento, per la corretta integra- Sulla banchina di Pozzallo (Reuters) zione dei migranti nelle comunità di accoglienza, nel pieno rispetto dell’universalità della comunità cattolica ecclesiale e, «insistendo sul lavoro all’interno delle reti sociali (che inizia dal semplice scambio di contatti, come indirizzi e-mail, numeri di telefono, dettagli Skype e indirizzi degli operatori pastorali per i migranti)» in modo da «rafforzare una pastorale più generalizzata». Il documento nasce con il desiderio di accompagnare nei prossimi anni il lavoro pastorale con i migranti, facendo eco a ciò che Papa Francesco ha detto nell’udienza ai partecipanti al congresso: «La Chiesa cerca di essere luogo di speranza: elabora programmi di formazione e di sensibilizzazione; alza la voce in difesa dei diritti dei migranti; offre assistenza, anche materiale, senza esclusioni, affinché ognuno sia trattato come figlio di Dio». pubblica conversione non bastano per considerarsi in comunione con Cristo e con la sua Chiesa. I gesti esteriori di religiosità non accompagnati da vera e pubblica conversione non bastano per considerarsi in comunione con Cristo e con la sua Chiesa. I gesti esteriori di religiosità non bastano per accreditare come credenti quanti, con la cattiveria e l’arroganza tipica dei malavitosi, fanno dell’illegalità il loro stile di vita. A quanti hanno scelto la via del male e sono affiliati a organizzazioni malavitose rinnovo il pressante invito alla conversione. Aprite il vostro cuore al Signore! Aprite il vostro cuore al Signore! Il Signore vi aspetta e la Chiesa vi accoglie se, come pubblica è stata la vostra scelta di servire il male, chiara e pubblica sarà anche la vostra volontà di servire il bene. Cari fratelli e sorelle di Cassano, la bellezza della vostra terra è un dono di Dio e un patrimonio da conservare e tramandare in tutto il suo splendore alle future generazioni. Pertanto occorre l’impegno coraggioso di tutti, ad iniziare dalle Istituzioni, affinché essa non sia sfregiata in maniera irreparabile da interessi meschini. Tra le “bellezze” della vostra terra vi è la Comunità Emmanuel, esempio di accoglienza e di condivisione con i più deboli. Giovani devastati dalla droga hanno trovato in voi e nelle vostre strutture il “buon samaritano” che ha saputo chinarsi sulle loro ferite e ha saputo ungerle con il balsamo della vicinanza e dell’affetto. Quante famiglie hanno trovato in voi l’aiuto necessario per tornare a sperare per la sorte dei propri figli! La Chiesa vi è riconoscente per questo servizio. Mettendovi al fianco di giovani e adulti soggiogati dalle dipendenze, voi avete abbracciato Gesù sofferente e avete seminato la speranza. Il nostro tempo ha un grande bisogno di speranza! Ai giovani non può essere impedito di sperare. I giovani hanno bisogno di sperare! A quanti vivono l’esperienza del dolore e della sofferenza occorre offrire segni concreti di speranza. Le realtà sociali e associative, come pure i singoli che si adoperano nell’accoglienza e nella condivisione, sono generatori di speranza. Pertanto esorto le vostre comunità cristiane ad essere protagoniste di solidarietà, a non fermarsi di fronte a chi, per mero interesse personale, semina egoismo, violenza e ingiustizia. Opponetevi alla cultura della morte e siate testimoni del Vangelo della vita! La luce della Parola di Dio e il sostegno dello Spirito Santo vi aiutino a guardare con occhi nuovi e disponibili alle tante nuove forme di povertà che gettano nella disperazione tanti giovani e tante famiglie. Su tutti voi qui presenti e sull’intera Diocesi di Cassano all’Jonio invoco la protezione di Maria Santissima, che voi venerate con i titoli di Madonna della Catena e Madonna del Castello. Vi accompagni anche la mia Benedizione. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. E adesso, tutti insieme, ci rivolgiamo alla Madonna, pregandola: Ave Maria... Grazie tante della vostra visita. Vi benedico!
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