L`OSSERVATORE ROMANO

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GIORNALE QUOTIDIANO
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POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
giovedì 28 maggio 2015
.
All’udienza generale il Papa parla del fidanzamento come tempo di conoscenza e di condivisione
Varato il pacchetto legislativo
Un bel lavoro
L’Ue fa un altro passo
per l’immigrazione
E invita i ragazzi a non lasciare da parte e a leggere «I promessi sposi»
Il fidanzamento è «il tempo nel
quale i due sono chiamati a fare un
bel lavoro sull’amore, un lavoro partecipe e condiviso, che va in profondità». Lo ha detto Papa Francesco
all’udienza generale di mercoledì 27
maggio, proseguendo il ciclo di catechesi dedicate alla famiglia con una
riflessione sull’esperienza di coloro
che si preparano al matrimonio: «un
cammino» in cui, ha spiegato, «ci si
scopre man mano a vicenda» e si
prende «confidenza con la vocazione che Dio dona».
In proposito il Pontefice ha ricordato che «l’alleanza d’amore tra
l’uomo e la donna non si improvvisa» ma «si impara e si affina» attraverso un lavoro comune. «Non c’è il
matrimonio express» ha avvertito,
precisando che l’amore non si coltiva
sulla pretesa di volere «tutto e subito» né va consumato «come una
specie di “integratore” del benessere
psico-fisico». Il fidanzamento, in
realtà, è proprio il tempo per maturare «la volontà di custodire insieme
qualcosa che mai dovrà essere comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l’offerta».
Non è un caso, del resto, che persino Dio, parlando dell’alleanza con
il suo popolo, utilizzi spesso espressioni attinte dall’esperienza dei fidanzati: affetto, amore, fedeltà, benevolenza. Atteggiamenti familiari a
chi si incammina sulla «lunga strada» che porta al matrimonio: lo ha
ribadito Francesco facendo esplicito
riferimento anche al racconto dei
«Promessi sposi», definito un «capolavoro sul fidanzamento» che i ragazzi dovrebbero conoscere e leggere per scoprire «la bellezza, la sofferenza, ma anche la fedeltà dei fidanzati».
Il Pontefice ha rimarcato poi «i
mille ostacoli mentali e pratici» che
la società e la cultura di oggi pongono ai giovani intenzionati a mettere
in piedi una famiglia. E ha sottolineato l’importanza dei corsi prematrimoniali, che aiutano a riflettere
«in termini non banali» sul percorso
del fidanzamento: un «tempo di conoscenza reciproca e di condivisione
di un progetto» le cui tappe — ha
raccomandato il Papa — «non devono essere bruciate».
I «fidanzatini» di Peynet
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In risposta al lancio di un ordigno palestinese
Raid israeliani nella Striscia di Gaza
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TEL AVIV, 27. Torna alta la tensione
al confine tra Israele e la Striscia di
Gaza. Caccia israeliani hanno compiuto oggi, nelle prime ore del mattino, una serie di raid sul territorio
palestinese controllato da Hamas,
poco dopo il lancio di un razzo in
direzione del sud di Israele. Come
hanno riferito fonti militari, durante
le operazioni sono state colpite e distrutte quattro postazioni legate ad
Hamas.
I gruppi palestinesi attivi a Gaza
— ha commentato il ministro della
Difesa israeliano, Moshe Yaalon —
«pagheranno un prezzo pesante» se
l’escalation della violenza dovesse
aumentare. Israele «non ha intenzione di ignorare il lancio di razzi con-
tro i suoi cittadini». Yaalon ha quindi invitato la leadership di Hamas a
impedire nuovi lanci.
Come detto, i raid sono scattati in
risposta al precedente lancio di un
ordigno da Gaza che ha colpito ieri
sera, intorno alle 21, Gan Yavne, un
piccolo centro a ridosso della città
costiera di Ashdod.
Poco prima in tutta la zona attorno alla Striscia erano risuonate le sirene di allarme antimissile: un evento accaduto l’ultima volta il 23 aprile
scorso, in occasione dei festeggiamenti per l’indipendenza dello Stato
ebraico, e al quale Israele rispose
con colpi di artiglieria verso la postazione di lancio.
Erano passati allora quattro mesi
di tranquillità: dalla fine del conflitto della scorsa estate, poche altre
volte — rompendo il cessate il fuoco
faticosamente raggiunto tra le parti
— i palestinesi hanno lanciato ordigni, cui l’esercito israeliano ha poi
risposto in modo contenuto.
Un portavoce militare ha confermato che il razzo di ieri è caduto in
una zona aperta di Gan Yavne, non
lontano dal porto di Ashdod, circa
venti chilometri a nord della Striscia,
e che non sono stati segnalati né
danni né vittime, anche se un ragazzo di 15 anni si è presentato all’ospedale locale in stato di shock.
Nessun gruppo palestinese attivo
nella Striscia ha rivendicato il lancio,
anche se l’esercito israeliano incolpa
l’ala militare della Jihad islamica.
L’azione sarebbe dovuta probabilmente — secondo le ricostruzioni dei
responsabili militari — ai dissidi interni sorti nell’organizzazione riguardo la nomina di un nuovo comandante nella zona nord del territorio.
Ciò nonostante — sottolineano gli
analisti — il lancio fa anche capire
che il controllo di Hamas sui gruppi
satellite nella Striscia si sta indebolendo.
Il razzo da Gaza e i raid israeliani
arrivano in un momento particolarmente delicato anche sul piano politico, con il Governo di Benjamin
Netanyahu intento a tracciare nuove
linee diplomatiche. Netanyahu stesso, incontrando di recente l’Alto rappresentante Ue per la politica estera
e di sicurezza comune, Federica Mogherini, ha dichiarato che il Governo
di Israele è disposto a tornare al tavolo negoziale e a discutere con i
palestinesi dei confini delle colonie
ebraiche in Cisgiordania. L’apertura
è stata però bocciata dai palestinesi:
l’Organizzazione per la liberazione
della Palestina ha fatto sapere di
non essere d’accordo e che la precondizione di qualsiasi trattativa è il
blocco di tutti i progetti edilizi in
Cisgiordania. Netanyahu — secondo
la stampa — ha fatto la sua proposta
durante una riunione ristretta con
Mogherini: accanto a lui sedevano il
consigliere della sicurezza nazionale,
Yossi Cohen, e l’inviato del primo
ministro per il processo di pace,
Isaac Molho.
Intervento del segretario di Stato
Per un rinnovato impegno
della Chiesa
Santa Sede e profughi nel Novecento
Le dichiarazioni
di principio
non bastano
Agenti di Hamas sui luoghi colpiti (Reuters)
ANTONIO MARIA VEGLIÒ
A PAGINA
5
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Migranti afghani appena sbarcati sull’isola greca di Kos (Reuters)
BRUXELLES, 27. La Commissione
europea, riunita oggi a Bruxelles,
ha dato il via libera al pacchetto legislativo di attuazione dell’agenda
sull’immigrazione, a quanto si apprende mentre la riunione del collegio è ancora in corso. Si tratta,
comunque, solo di un passaggio
del complesso iter legislativo per
modificare le politiche europee in
Tensione
sul dossier
greco
ATENE, 27. Schiarita per la Grecia in un momento di altissima
tensione. La Bce (Banca centrale
europea) ha deciso questa mattina di lasciare invariata a 80,2
miliardi di euro la linea di liquidità d’emergenza concessa alle
banche elleniche. Come scrive
Bloomberg, che cita una fonte
vicina all’istituto di Francoforte,
la decisione fornisce un cuscinetto di liquidità di tre miliardi
di euro.
E intanto, proprio oggi si
apre a Dresda il vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche centrali del
G7: il caso greco sarà sul tavolo
delle discussioni. Tanto più che,
sempre oggi, riprendono gli incontri tra i creditori internazionali, il cosiddetto Brussel
Group, che comprende Bce, Ue
e Fmi, e la squadra dei negoziatori ellenici. «La mia impressione dopo aver parlato con alcuni
colleghi — ha detto il presidente
della
Commissione
Ue,
Jean-Claude Juncker — è che
stia crescendo la sensazione che
il default della Grecia si possa
evitare». Ma i tempi stringono:
Atene deve rimborsare all’Fmi
312 milioni di euro entro il 5
giugno e 330 entro il 12 dello
stesso mese. Una terza rata da
600 milioni dovrà poi essere
sborsata entro il 16 giugno.
Le trattative tra i tecnici si
concentrano attualmente sulla lista di riforme che il Governo
greco deve presentare per poter
continuare a ricevere il sostegno
economico internazionale. Il
premier ellenico, Alexis Tsipras,
ha convocato ieri il suo intero
staff economico, da Dragosakis
a Varoufakis passando per gli
sherpa (i tecnici che seguono il
negoziato passo passo): si è trattato — come ha detto Dimitrios
Papadimoulis, europarlamentare
di Syriza — di una riunione nella quale Tsipras «ha dato disposizione di lavorare giorno e notte per minimizzare le distanze
con le istituzioni e trovare le misure che servono per chiudere
un accordo in fretta, nell’interesse comune». A fine giugno la
Grecia potrebbe non essere in
grado di pagare i debiti e, al
contempo, le spese di gestione
dello Stato, «così dobbiamo costruire una soluzione buona per
tutti».
materia. L’agenda deve infatti ancora passare al vaglio del Parlamento di Strasburgo e del Consiglio europeo, al cui interno i disaccordi sono palesi.
Tra i punti che hanno suscitato
maggiori contrasti tra i Governi
dell’Unione europea, ci sono le cosiddette quote, cioè le percentuali
di richiedenti asilo che ciascun Paese deve accogliere (con alcune eccezioni, a partire dalla Gran Bretagna, esentata in base a precedenti
accordi). La ridistribuzione obbligatoria delle persone sbarcate in
Italia riguarda 24.000 siriani ed eritrei arrivati sulle coste a partire dal
15 aprile. La cifra complessiva di
40.000, che comprende anche i
16.000 giunti o in arrivo in Grecia,
è stata fissata per i prossimi due
anni e corrisponde a circa il 40 per
cento del numero totale di richiedenti asilo entrati nei due Paesi nel
2014 e che hanno dichiaratamente
diritto alla protezione internazionale. Nessun obbligo di accoglienza è
invece previsto per quanti siano ritenuti privi di tale diritto, in pratica cioè per i migranti irregolari.
Secondo le stime di Bruxelles,
nel 2014 sono arrivate in Italia
170.000 persone e in Grecia 54.000,
mentre nei primi tre mesi del 2015
gli arrivi sono stati 26.000 in Italia
e 28.000 in Grecia. Il quaranta per
cento sono appunto siriani ed eritrei.
In salita i negoziati
tra Londra e l’Unione
Cameron
e il rebus europeo
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NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale
della Diocesi di Santo André
(Brasile), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Nelson Westrupp, S.C.I.,
in conformità al canone 401 § 1
del Codice di Diritto Canonico.
Provviste di Chiese
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo della Diocesi di Santo
André (Brasile) Sua Eccellenza
Reverendissima Monsignor Pedro Carlos Cipolini, trasferendolo dalla Diocesi di Amparo.
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo della Diocesi di Janaúba (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Guerrino Riccardo Brusati, trasferendolo dalla Diocesi di Caetité.
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giovedì 28 maggio 2015
In salita i negoziati tra Londra e l’Unione
Cameron
e il rebus europeo
LONDRA, 27. Lo aveva detto David
Cameron che i negoziati sul rimpatrio dei poteri da Bruxelles, prima
del referendum sulla permanenza
della Gran Bretagna nell’Ue, sarebbero stati difficili. Forse però nemmeno il premier britannico, dopo la
vittoria elettorale di qualche settimana fa, immaginava che avrebbe
incontrato un’opposizione tanto
forte alle sue ambizioni, sia in patria che fra i partner europei. Mentre infatti la first minister scozzese
Nicola Sturgeon afferma che la
Scozia intende restare nell’Unione,
si rafforza l’asse tra Parigi e Berlino
per far fronte comune contro i progetti “secessionisti” di Londra.
Nel suo primo intervento dopo la
vittoria elettorale del suo Scottish
National Party (Snp) alle politiche,
Sturgeon ha proposto un meccanismo di salvaguardia per le quattro
Nazioni che compongono il Regno
Unito (Inghilterra, Galles, Scozia e
Irlanda del Nord) in base al quale
l’ipotetica uscita del Regno dall’Ue
sia possibile solo se tutte sono d’accordo.
L’idea del leader scozzese è quella di proporre un emendamento
con questo principio da inserire
nella proposta di legge sul referendum che sarà presentata giovedì a
Westminster. «Non penso che sia
positivo fare un referendum sulla
permanenza nell’Ue. Ma dato che
un referendum è ora inevitabile la-
Passi avanti
sulla protezione
del clima
in Europa
BRUXELLES, 27. Primo sì degli
eurodeputati all’intesa sull’avvio
dal 2019 di un nuovo meccanismo del mercato europeo delle
emissioni di C02 (Ets). Il provvedimento,
concordato
con
Commissione europea e Consiglio Ue, è stato approvato ieri
con 49 voti a favore, otto contrari e due astensioni. Il sistema Ets
è il principale strumento adottato dall’Unione europea in attuazione del Protocollo di Kyoto
per ridurre le emissioni di gas a
effetto serra nei settori industriali
caratterizzati da maggiori emissioni. Il nuovo meccanismo «è
uno strumento efficace, guidato
dal mercato, che stabilizzerà il
sistema Ets, un pilastro della politica di sostenibilità e per il clima dell’Europa» ha sostenuto
Ivo Belet, il relatore belga del
dossier.
voreremo per proteggere gli interessi della Scozia» ha detto Sturgeon,
sottolineando che nella campagna
di avvicinamento alla votazione il
Governo di Edimburgo si impegnerà con forza affinché il Regno Unito non esca dall’Ue.
La questione europea è stata al
centro del discorso che la regina
Elisabetta II ha tenuto oggi, presentando il programma del Governo
conservatore. La regina ha confermato che il Governo britannico varerà presto una legge per sottoporre
al Paese, entro il 2017, il referendum
sull’appartenenza all’Ue.
E tuttavia, come detto, oltre alla
sfida interna, per Cameron si sta
per aprire un confronto internazionale non facile. Il premier britannico ha in programma un breve tour
europeo che avrà come due tappe
principali Parigi e Berlino. I presupposti non sono però dei migliori, stando a quello che si legge in
un articolo di «Le Monde», ripreso
dalla stampa del Regno Unito.
Nell’articolo si parla infatti di un
documento congiunto del cancelliere tedesco, Angela Merkel, e del
presidente francese, François Hollande, che punterebbe a bloccare le
proposte di Cameron per modificare i trattati costitutivi dell’Unione
soprattutto sui temi dell’economia e
dell’immigrazione.
I due capi di Stato respingerebbero ogni modifica suggerendo, al
contrario, di rafforzare — con alcuni
ritocchi — l’integrazione europea.
Francia e Germania, secondo «Le
Monde», propongono che l’Europa
venga dotata di un programma unico, organizzato «in quattro settori
di attività che dovrebbero essere
sviluppati nel quadro degli attuali
trattati nei prossimi anni: la politica
economica, la convergenza economica, fiscale e sociale, la stabilità finanziaria ed investimenti e governance dell’Unione monetaria».
Un portavoce di Cameron ha affermato ieri che il futuro dei trattati
dell’Ue non dovrebbe essere incluso
nei colloqui del premier britannico
in programma questa settimana. Di
certo, in questa volontà di modificare i trattati, Cameron non è isolato. «L’Unione europea non è un
progetto chiuso, ma un’istituzione
che si deve sviluppare costantemente» ha detto il ministro degli Esteri
austriaco, Sebastian Kurz, arrivando ieri al Consiglio dei ministri per
lo sviluppo a Bruxelles. «Possiamo
apertamente dire che ci sono aree
in cui abbiamo problemi, cose di
cui ci dobbiamo preoccupare e in
cui servono cambiamenti» ha aggiunto il ministro austriaco, specificando che, ad esempio in fatto di
scelta del welfare, «ci sono alcune
proposte britanniche che sono buone idee» e che quindi «non dobbiamo respingere».
Rapporto delle agenzie dell’Onu sulla fame nel mondo
Raggiunto l’obiettivo minimo
ROMA, 27. Il primo degli obiettivi
del millennio a suo tempo indicati
dall’Onu — quello di almeno dimezzare entro il 2015 la fame nel mondo
rispetto ai dati del 1990 — è stato in
gran parte raggiunto. Lo sostiene
l’edizione 2015 dello State of Food
Insecurity in the World (Sofi), il rapporto
annuale
delle
agenzie
dell’Onu del settore alimentare,
l’Organizzazione per l’alimentazione
e l’agricoltura (Fao), il Programma
alimentare mondiale (Pam) e il Fondo internazionale per lo sviluppo
agricolo (Ifad). Dal Sofi 2015, pub-
blicato oggi a Roma, dove Fao, Pam
e Ifad hanno sede, emerge che la fame nel mondo continua a diminuire,
sebbene gradualmente.
Il rapporto stima oggi in 795 milioni le persone denutrite nel mondo, con una riduzione di 167 milioni
negli ultimi dieci anni. Diversi analisti, non solo tra i più convinti
dell’insufficienza dell’azione di cooperazione allo sviluppo e di solidarietà internazionale, ricordano peraltro che i parametri di valutazione
della fame non sono rimasti identici
a quelli del 1990, in base ai quali il
numero degli affamati sarebbe anche
maggiore.
Dai dati del Sofi 2015, comunque,
il raggiungimento dell’obiettivo minimo sembra acquisito. Nel dettaglio, Fao, Pam e Ifad certificano che
72 Paesi in via di sviluppo su 129
hanno dimezzato la fame rispetto al
1990 e che altri nove sono a un passo dal farlo. In generale, nei Paesi in
via di sviluppo i due indicatori ufficiali in merito alla lotta alla fame —
ovvero il numero degli affamati e la
proporzione dei bimbi sotto i cinque
anni di età denutriti — sono calati in
parallelo, dando un messaggio positivo. Tuttavia in molti Paesi dove la
riduzione della malnutrizione infantile è stata lenta, bisogna ancora migliorare la qualità delle diete, le condizioni igieniche e l’accesso all’acqua potabile.
I maggiori successi sono stati ottenuti in America latina, ma progressi significativi si sono registrati
anche nell’est e nel sud-est asiatici,
nel Caucaso e nell’Asia centrale, in
alcune regioni settentrionali e occidentali dell’Africa. Secondo il rapporto, la maggior parte di questi risultati positivi si devono a condizioni politiche stabili, sviluppo economico e politiche di protezione sociale rivolte ai più vulnerabili.
Il rapporto, peraltro, specifica che
la crescita economica è un fattore di
successo nella lotta alla fame solo
quando è inclusiva, ovvero quando
offre opportunità ai più deboli di
migliorare le loro esistenze. Rafforzare la produttività delle famiglie
rurali e potenziare i meccanismi di
protezione sociale sono basilari per
promuovere la crescita inclusiva — si
legge nel Sofi 2015 — assieme a governance in cui sono ascoltate tutte
le parti. Viceversa, i conflitti, l’instabilità politica o i disastri naturali
hanno portato a crisi protratte che
hanno aggravato la vulnerabilità e
l’insicurezza alimentare.
Contro gli abusi
nuove regole
per la polizia
di Cleveland
Obama assicura aiuti e soccorsi federali
Devastanti inondazioni
in Texas e Oklahoma
WASHINGTON, 27. Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime
dell’alluvione che dallo scorso fine
settimana flagella il Texas e
l’Oklahoma. L’eccezionale ondata di
maltempo ha fatto scattare l’allarme
per circa trenta milioni di residenti
in sette Stati americani.
I morti sono almeno 31 mentre 14
persone, di età compresa tra i 4 e gli
81 anni, risultano ancora disperse in
Texas. Degli 11 membri di due famiglie che si erano riunite in una casa
di vacanza nella zona di Wimberley,
sul fiume Blanco, si sono quasi perse le speranze. «Il nostro pensiero e
le nostre preghiere sono rivolte alle
famiglie e alle comunità colpite da
questi devastanti allagamenti, senza
precedenti», ha detto il presidente
Barack Obama assicurando aiuti e
soccorsi federali al governatore del
Texas, Greg Abbott, che ha dichiarato lo stato di calamità in oltre 40
contee e ha dispiegato la Guardia
Nazionale. In Texas le vittime accertate sono 11, di cui quattro a Houston, secondo un comunicato diffuso dalle autorità cittadine.
Nessuna zona di Houston è stata
risparmiata dall’alluvione. Molte
aree sono ancora paralizzate dall’acqua mentre 25.000 famiglie sono an-
WASHINGTON, 27. Giro di vite
antiabusi negli Stati Uniti. La
polizia di Cleveland dovrà attenersi a una serie di regole rigide e
seguire determinati standard stabiliti dal dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti in tema di
condotta degli agenti, dopo che
un’inchiesta delle autorità federali
ha riconosciuto l’esistenza di un
sistema ricorrente di abusi da
parte di alcuni elementi delle forze dell’ordine nella città. Ad annunciare le norme, ieri, è stato il
sindaco di Cleveland, Frank Jackson, mentre in città continuano
sporadiche le proteste dopo che
un poliziotto è stato assolto da
tutte le accuse nel caso della morte di due afroamericani. «Questa
giornata segna un muovo modo
di agire da parte della polizia» ha
detto Jackson.
Devastazioni a Houston (Ap)
cora al buio. Le case severamente
danneggiate sono 4.000. I pompieri
hanno tratto in salvo circa 500 persone mentre almeno 2.500 vetture
sono state abbandonate dai guidatori per non rischiare di morire annegati. «Non ho mai visto una cosa
del genere, in così poco tempo e
con una forza così devastante», ha
detto il responsabile delle emergenze di Houston, Rick Flanagan.
Il servizio meteo nazionale non
esclude la possibilità nelle prossime
ore di una nuova tempesta nella zona sud orientale del Texas e quindi
anche sulla città di Houston.
Maxioperazione anticorruzione contro la Fifa
Cartellino rosso
WASHINGTON, 27. Accuse di corruzione dalle
autorità statunitensi nei confronti dei vertici
della Fifa, la federazione internazionale di calcio. Alle prime luci dell’alba a Zurigo, in
Svizzera, è scattata una maxioperazione delle
autorità elvetiche che — stando a quanto riferito dal «New York Times» — ha portato
all’arresto di sei dirigenti dell’organo che governa il calcio mondiale. Ora i dirigenti saranno estradati negli Stati Uniti. Nel complesso, i dirigenti della Fifa accusati di corruzione sono quattordici, ma non tutti si trovavano a Zurigo al momento dell’operazione. I
reati contestati sono corruzione, riciclaggio e
frode. I fatti — secondo la stampa statunitense
— riguardano gli ultimi vent’anni: al centro ci
sono soprattutto le gare per aggiudicarsi i
campionati mondiali così come gli accordi per
il marketing e i diritti televisivi.
Il logo dell’organizzazione nella sede di Zurigo (Ap)
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Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Un’altra inchiesta è stata aperta anche in
Svizzera per sospetta gestione sleale e riciclaggio di denaro riguardante l’attribuzione dei
Mondiali di calcio del 2018 e del 2022.
I dirigenti arrestati si trovavano a Zurigo
per il meeting annuale dell’organizzazione,
durante il quale il presidente uscente, Sepp
Blatter, spera di essere rieletto, venerdì, per il
quinto mandato. Blatter è indagato dall’Fbi
ma per ora non è tra coloro per i quali il dipartimento della Giustizia statunitense ha formalizzato l’accusa di corruzione. Stando ai
media, gli agenti dell’Fbi indagano da circa
tre anni sulla Fifa. Sempre i rappresentanti
dell’organizzazione hanno negato qualsiasi responsabilità. «Abbiamo appreso la notizia e
stiamo cercando di chiarire la situazione» ha
dichiarato un portavoce della Fifa.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
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Brasile e Messico
ampliano
la cooperazione
CITTÀ DEL MESSICO, 27. Il presidente del Messico, Enrique Peña
Nieto, e la presidente del Brasile,
Dilma Rousseff, hanno firmato
oggi accordi commerciali, sul turismo e sull’ambiente per fortificare la cooperazione tra i loro
Paesi. «Abbiamo l’esigenza di attualizzare e modernizzare la cooperazione» ha detto Nieto nel
corso della conferenza stampa
congiunta con la presidente brasiliana alla sua prima visita di Stato in Messico. Con questi accordi
le prime due potenze economiche
latinoamericane «compiono un
salto di qualità» ha aggiunto il
presidente messicano. Dal canto
suo, Rousseff ha dichiarato:
«Apriamo un nuovo capitolo nella nostra storia. Le relazioni tra
Messico e Brasile presentano un
alto grado di potenzialità e abbiamo l’obbligo e il desiderio di
sfruttarlo».
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pagina 3
Le truppe del presidente Hadi entrano
nella città di Dhale (Afp)
La marina militare rafforzerà le capacità di deterrenza e di attacco
Pechino aggiorna
la strategia di difesa
PECHINO, 27. La Cina inaugura una
nuova strategia di difesa attiva. La
nuova filosofia è stata illustrata ieri
durante la presentazione di un libro
bianco del Governo di Pechino sui
problemi della difesa. La presentazione ha coinciso con l’inaugurazio-
Quattro talebani
uccisi
in un assalto
a Kabul
KABUL, 27. Si è concluso alle prime ore del mattino con l’uccisione di quattro insorti talebani l’attacco sferrato a un albergo di
Kabul, nella zona dell’aeroporto,
appartenente alla famiglia del ministro degli Esteri afghano, Salahuddin Rabbani. I quattro assalitori hanno attaccato l’edificio
con armi pesanti senza tuttavia
ferire nessun civile né appartenenti alle forze di sicurezza, ha
riferito un rappresentante delle
autorità afghane.
Il viceministro degli Interni,
Mohammad Ayub Salangi, ha
detto che le armi sono state sequestrate: tra queste, un lanciagranate, tre armi automatiche e
una bomba a mano. L’assedio si
è concluso alle 5 del mattino, dopo molte raffiche di mitra e una
serie di violente esplosioni udite
anche nel quartiere delle ambasciate di Kabul, Wazir Akbar
Khan.
Obiettivo dell’attacco — ha affermato Salangi — sarebbe stata
la guesthouse Rabbani. L’azione
è stata rivendicata dai talebani da
un account Twitter verificato. Nel
messaggio ci si riferisce all’obiettivo come una «casa degli invasori» confermando che gli stranieri restano per i guerriglieri un
obiettivo privilegiato.
Aumenta dunque la tensione
in molte zone dell’Afghanistan
dopo che i talebani hanno lanciato la nuova offensiva di primavera. All’inizio del mese un altro
attacco a una guesthouse in
un’altra zona della capitale aveva
fatto 14 morti, tra cui nove stranieri.
E un commando di origine
sconosciuta ha attaccato e ucciso
questa mattina a colpi d’arma da
fuoco nella provincia nord-orientale di Takhar un magistrato e
suo figlio. Lo riferisce il portale
di notizie Khaama Press. Il portavoce della polizia provinciale,
Khalilullah Asir, ha indicato che
la vittima è Sayed Mohammad,
procuratore del distretto di
Ashmakash.
ne da parte della Marina militare di
due fari su altrettante isolette del
Pacifico rivendicate anche da altri
Paesi costieri.
Il documento governativo sottolinea che la Cina rafforzerà la «protezione del mare aperto», passando
da un atteggiamento semplicemente
difensivo a uno che preveda sia la
difesa che l’offesa, e invita i suoi vicini ad astenersi da «azioni provocatorie». Il libro bianco riafferma la
tendenza già emersa negli ultimi anni per uno sviluppo della Marina
militare, che appare in testa alle
preoccupazioni degli strateghi cinesi
insieme alla capacità di condurre
un’eventuale guerra informatica.
Il documento lascia quindi immaginare che Pechino aumenterà la sua
presenza nel Mar Cinese Meridionale, dove rivendica alcuni territori,
contesi anche da Giappone, Filippine, Vietnam e Taiwan.
Gli Stati Uniti nei giorni scorsi si
sono detti preoccupati per l’intensificarsi e l’ampliarsi delle rivendicazioni territoriali cinesi. Recentemente, il segretario di Stato, John Kerry,
ha esortato Pechino a «intraprendere azioni, cui tutti gli altri parteciperanno, per ridurre le tensioni e aumentare le prospettive di una soluzione diplomatica». La scorsa settimana anche il vicepresidente statunitense, Joe Biden, ha criticato l’atteggiamento di Pechino, affermando
che le attività di costruzione della
Cina sulle isolette contese «aumentano la tensione e le possibilità di
un conflitto nella regione».
Il portavoce del ministero della
Difesa cinese, Yang Yujun, ha risposto sostenendo che queste attività
sono simili alla costruzione di abitazioni o di infrastrutture sulla terraferma. Alcuni Paesi — ha aggiunto il
portavoce di Pechino — hanno «motivi nascosti per drammatizzare» il
problema. Da parte sua, il ministro
degli Esteri cinese, Wang Yi, ha affermato che «la Cina deve far fronte
a una serie di minacce e sfide complesse e deve dotarsi di una Marina
che possa eseguire missioni di molti
tipi diversi per difendere la propria
sovranità».
I ribelli sciiti huthi costretti ad abbandonare la città di Dhale
Avanzata dei lealisti nello Yemen
SANA’A, 27. L’esercito fedele al presidente yemenita,
Abd Rabbo Mansour Hadi, esiliato in Arabia Saudita,
ha conquistato nelle ultime ore la città di Dhale, sulla
strada per Aden, nel sud del Paese. Lo riferiscono fonti
ufficiali sottolineando che si tratta della prima vittoria
militare significativa per i lealisti da quando una coalizione a guida saudita ha cominciato il 26 marzo i raid
contro le postazioni dei ribelli sciiti huthi e i militari fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, loro alleati.
Dhale, situata a 120 chilometri da Aden, è importante
anche per essere la sede della più grande unità militare
del Paese, fedele a Saleh. I miliziani che vi sono entrati
ieri si sono impossessati di carri armati, lanciarazzi e
depositi di munizioni. I jet della coalizione hanno intanto continuato i raid su diverse località del Paese,
comprese la capitale Sana’a e la stessa Aden.
Nel frattempo, i colloqui di pace per lo Yemen sotto
l’egida dell’Onu che si sarebbero dovuti aprire domani
sono stati rinviati e il segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, sta lavorando per garantire che il
dialogo tra tutte le parti in conflitto si tenga sempre a
Ginevra «al più presto possibile».
Migranti e profughi in ostaggio della criminalità transnazionale
Trafficanti indisturbati nel sud-est asiatico
KUALA LUMPUR, 27. C’è la conferma
di un traffico di esseri umani che si
protrae da anni — indisturbato e
spesso con la connivenza di soggetti
istituzionali
—
nella
scoperta
nell’area forestale di Perlis, in Malaysia, a poche centinaia di metri dal
confine con la Thailandia, di 139 fosse comuni. «È arrivato il momento
di riconoscere che nel sud-est asiatico la criminalità transnazionale è un
problema enorme; anche persone in
uniforme ne fanno parte», ha detto
ieri Razali Ismail, ex inviato speciale
delle Nazioni Unite per il Myanmar,
secondo quanto riportato dalla Misna, l’agenzia internazionale delle
congregazioni missionarie.
Tutto indica che i corpi trovati
questa settimana in Malaysia, così
come quelli scoperti all’inizio del
mese in territorio thailandese, siano
di profughi della minoranza rohingya del Myanmar e di migranti bengalesi. Secondo Ismail e altri esperti,
lungo la frontiera tra i due Paesi il
traffico di esseri umani è stato attivo
per anni. Nonostante un avamposto
di sicurezza a Wang Kelian, vicino
all’area delle fosse comuni individuata, i migranti, tra cui donne e bambini, sono stati portati in Malaysia
da trafficanti che hanno potuto agire
senza ostacoli.
Finora, due agenti di polizia sono
stati arrestati, insieme ad altri 35 cittadini malaysiani, in relazione a que-
Bambini rohingya riposano in un campo profughi in Indonesia (Afp)
sto traffico di esseri umani. Il capo
della polizia ha promesso un’indagine approfondita e trasparente. Il ministro dell’Interno, Ahmad Zahid
Hamidi, ha detto da parte sua che il
Governo di Kuala Lumpur sta lavorando in stretta collaborazione con il
Corpo forestale alle frontiere per investigare sui fatti. In questa prima
fase delle indagini sulle fosse comuni, sembrano emergere legami di
esponenti della polizia con gruppi
criminali attivi sia nel Paese sia in
Thailandia e in Bangladesh.
Come detto, le fosse comuni in
territorio malaysiano sono nella stessa area del ritrovamento, a circa cinquecento metri dalla frontiera, fatto
all’inizio di maggio dalle autorità
thailandesi di altre fosse con almeno
trenta corpi di rohingya e bengalesi
morti per malattie o per fame mentre venivano tenuti in ostaggio dai
trafficanti in questi campi in attesa
di un riscatto dalle loro famiglie.
Proprio questo ritrovamento aveva
spinto le autorità di Bangkok a un
giro di vite contro una pratica di fatto prima tollerata.
Questo aveva però contribuito
all’emergenza umanitaria delle ultime settimane, con migliaia di rohingya e bengalesi abbandonati in mare
dagli scafisti per paura di essere arrestati. Migliaia di persone, secondo
le stime dell’Onu, sono tuttora alla
deriva nel mare delle Andamane.
Altre millesettecento persone sono
riuscite a sbarcare questo mese in
Indonesia, altro Paese che di fronte
a questa spaventosa emergenza ha in
parte mutato la politica dei respingimenti finora praticata.
Tra l’altro, secondo la stampa indonesiana, duecentotrenta bambini
rohingya potrebbero essere ospitati
in collegi islamici. «Tutti questi
bambini sono musulmani e molti
collegi islamici sull’isola di Java sono disposti ad accettarli se sono
pronti a studiare», ha detto il ministro degli Affari Sociali, Khofifah
Indar Parawansa, a un’emittente televisiva locale.
Dopo la Libia l’Is rivendica azioni in Tunisia
Scacchiere jihadista nordafricano
TRIPOLI, 27. Dopo quelle in Libia, il
cosiddetto Stato islamico (Is) rivendica azioni anche in Tunisia, in particolare la strage compiuta da un
soldato nella caserma di Bouchoucha, strage che le autorità locali avevano definito il «gesto isolato di una
persona con instabilità mentale». A
giudizio di molti osservatori, si tratta di propaganda e non c’è un effettivo coordinamento dei gruppi jihadisti operanti in Africa settentrionale
con le milizie dell’Is che hanno consolidato la loro presenza in Iraq e in
Siria. Tuttavia, nella complessa vicenda legata all’Is lo scacchiere nordafricano sta assumendo un rilievo
sempre maggiore.
In tal senso vanno lette le dichiarazioni del presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, e del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo il loro incontro di ieri
alla Casa Bianca. Sulla lotta all’Is i
due hanno fatto esplicito riferimento
al «fronte sud», appunto a quello
nordafricano, e Obama ha sottolineato la necessità di rafforzare la
collaborazione
con
i
Governi
dell’area. «Dobbiamo pensare se
stiamo impiegando il nostro sostegno in maniera efficace» ha detto.
Sempre per quanto riguarda la Libia, sembra invece da escludere il
coinvolgimento dei gruppi che dichiarano di aderire all’Is nell’agguato al quale è sfuggito ieri Abdullah
Al Thani, il primo ministro del Go-
verno di Tobruk, quello internazionalmente riconosciuto. Il convoglio
del premier diretto all’aeroporto di
Tobruk è stato preso di mira da colpi di arma da fuoco che hanno ferito tre sue guardie del corpo.
Nel Paese nordafricano, intanto,
la condizione delle popolazioni si fa
sempre più drammatica. Ieri l’organizzazione Human Rights Watch ha
lanciato un appello alle parti in conflitto a Bengasi, nell’est della Libia,
affinché consentano a centinaia di
civili di lasciare la città e permettano
ai soccorritori di far arrivare generi
alimentari e medicine. A Bengasi le
truppe di Tobruk combattono da
tempo contro le formazioni che fanno riferimento al Governo islamista
di Tripoli, ma negli ultimi mesi è
aumentata nell’area anche la presenza di milizie che dichiarano appartenenza all’Is.
D all’Iraq, intanto, è giunta oggi
notizia dell’uccisione di oltre cinquanta soldati governativi in un attacco compiuto da tre attentatori
suicidi dell’Is a un convoglio militare nei pressi di Falluja, nella provincia di Al Anbar, cinquanta chilometri a ovest di Baghdad.
Ondata di caldo
in India
provoca oltre
1200 vittime
NEW DELHI, 27. Oltre 1200 persone sono morte negli ultimi dieci
giorni per un’ondata di caldo record nell’India settentrionale e
sud orientale, in particolare negli
Stati dell’Andhra Pradesh e Telangana. Lo riferisce oggi la televisione Ndtv fornendo un nuovo bilancio delle vittime.
È scattata l’emergenza in molti
ospedali per i casi di disidratazione e collassi per l’eccessiva esposizione al sole cocente. In Andhra
Pradesh, dove sono morte 800
persone, anche ieri la colonnina di
mercurio ha toccato i 47 gradi e
oggi si prevede un’altra giornata
torrida. Salgono le vittime anche
nel vicino Orissa con oltre 60
morti nelle ultime 48 ore.
Anche negli Stati del Rajasthan,
Uttar Pradesh e nella stessa New
Delhi, dove continua l’alta pressione con sole e cielo sereno, le
temperature massime oscilleranno
intorno ai 45 gradi con gravi disagi per decine di milioni di persone. Soltanto verso la fine della
settimana i meteorologi prevedono
l’arrivo di perturbazioni che potrebbero finalmente portare un
sollievo alla calura in attesa del
monsone estivo previsto a giugno.
Il Parlamento
del Madagascar
destituisce
il presidente
ANTANANARIVO, 27. Il Parlamento
del Madagascar ha votato ieri sera
per la destituzione del presidente,
Hery Rajaonarimampianina. Contro di lui si sono espressi 121 deputati sui 125 presenti (in tutto sono
151). La decisione finale sulla destituzione spetta comunque alla Corte costituzionale. Il presidente è
stato accusato di alto tradimento,
per la violazione delle norme di
funzionamento del Parlamento
stesso e per la mancata nomina di
una commissione elettorale. Secondo molti osservatori, sul piano politico Rajaonarimampianina — eletto diciotto mesi fa nelle presidenziali tenute dopo una crisi protrattasi per un decennio — avrebbe pagato la nuova inedita alleanza tra i
due principali protagonisti dello
scontro in Madagascar, cioè Marc
Ravalomanana e Andry Rajoelina.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 28 maggio 2015
Bassorilievo raffigurante la corsa
delle quadrighe nel Circo Massimo di Roma
(II-III secolo, Palazzo Trinci, Foligno)
Novaziano e la società dello spettacolo
Il barocco
nelle Riduzioni
gesuitiche
La responsabilità
dello sguardo
di LEONARD O LUGARESI
ome si fa a vivere da cristiani
in un mondo completamente
non cristiano? Come si incarna
e si rende visibile la fede nelle
vicende dell’esistenza quotidiana, quando deve rapportarsi a un contesto
sociale in cui il tempo e lo spazio e tutte le
pratiche che vi si svolgono sono completamente estranei a qualsiasi forma di riferimento o anche di semplice apertura a Gesù
Cristo? Se tutto, attorno a noi, rimanda ad
altre credenze e ad altri valori, come si fa a
restare fedeli alla memoria di Cristo come
fattore determinante della vita?
Queste domande — così attuali per noi
che vediamo compiersi ogni giorno la “liquefazione postmoderna” di tutte le forme
di cultura e di vita sociale generate nei secoli della cristianità e la loro repentina sostituzione con altri paradigmi ormai del
tutto avulsi da qualsiasi nesso con la fede
cristiana — sono state cruciali anche
nell’esperienza delle prime generazioni cristiane, sia pure in una prospettiva diversa
dalla nostra.
Risulta perciò estremamente interessante
per tutti, e non solo per chi si occupa di
storia del cristianesimo antico, riflettere su
come i cristiani dei primi secoli abbiano affrontato questo problema e su quali risposte abbiano elaborato per risolvere le tante
situazioni di difficoltà e i conflitti in cui
l’esigenza di andare controcorrente, per essere coerenti con la propria fede, continuamente li metteva. Sarebbe anzi molto proficuo riconsiderare sotto questo profilo —
piuttosto che nell’ottica consueta della
“conquista” — il cosiddetto processo di cristianizzazione della società pagana. Molto
prima che il cristianesimo acquisisse una
posizione di favore da parte del potere po-
C
Prospero Piatti, «Floralia» (1899, particolare)
litico, quando ancora qualunque prospettiva di egemonia culturale e sociale era addirittura impensabile, i cristiani, per quanto
pochi e marginali fossero, lungi dall’isolarsi
in un mondo a parte, si ponevano il problema di un giudizio morale e di una risignificazione culturale delle forme di vita
collettiva in cui, come abitanti della città
terrena — da cui non hanno mai avuto la
tentazione di fuggire — erano necessariamente implicati.
In questo ambito, da un paio di decenni
a questa parte la ricerca storiografica ha
prestato maggiore attenzione, con argomenti e prospettive di ricerca nuove, al problema dell’atteggiamento assunto dalla Chiesa
antica nei confronti degli spettacoli pubblici, riconoscendovi un nodo cruciale nella
storia dei rapporti tra cristianesimo e cultura greco-romana e del processo di cristianizzazione del mondo tardoantico.
I ludi, infatti, erano una componente
fondamentale della vita della città tardoantica, di cui costituivano un momento di integrazione sociale imprescindibile: rifiutarli
— come le gerarchie ecclesiastiche, decisamente e senza eccezione alcuna, sollecitavano costantemente il popolo cristiano a fare
— significava, oltre che rinunciare a un piacere collettivo profondamente amato anche
da molti tra i cristiani (spesso perciò riluttanti a obbedire a questa indicazione pastorale), compiere un grave atto di “diserzione” rispetto a una sorta di dovere civile,
quasi una dichiarazione di non appartenenza alla pòlis. Approfondire le ragioni di
questa scelta difficile e impopolare, perseguita però dalle autorità ecclesiastiche con
estrema convinzione e mantenuta con tenacia per tutto il periodo che va dal II secolo
fino alla fine del mondo romano (che segna
anche la fine, almeno in Occidente, del sistema degli spettacoli pubblici) è dunque
del massimo interesse.
Una buona occasione ce la offre ora la
recentissima pubblicazione, per i tipi delle
Edizioni Dehoniane Bologna, di un piccolo
trattato di Novaziano, dotto presbitero romano della metà del III secolo che fu protagonista di uno scisma, in opposizione a Papa Cornelio, negli anni turbolenti della cioso come pretendevano i vescovi. De mi- polosa fedeltà al testo biblico; poi sostepersecuzione di Decio. La sua operetta, Gli nimis non curat praetor, diceva un vecchio nendo che, proprio perché la Scrittura va
spettacoli (Bologna, Dehoniane, 2015, pagi- brocardo, e per questo verso sembra pro- compresa nel suo significato unitario, in tane 56, euro 7,50) ci viene offerta nella lim- prio che gli avvocati difensori della compa- le prospettiva si vede bene che essa a volte
pida traduzione e con un’utile introduzione tibilità degli spettacoli con una normale vi- parla anche con il suo silenzio. «La Scrittudi Alessandro Saggioro, docente di storia ta cristiana volessero suggerire che nemme- ra, infatti, ha proibito ancor più talune
delle religioni alla Sapienza, il quale ne no l’episcopus se ne doveva curare troppo. azioni, con il fatto di non esprimerle per
aveva già curato nel 2001 un’edizione mag- La Chiesa ha cose più importanti di cui oc- niente; per rispetto del pudore, più ha viegiore, con testo latino a fronte e commento, cuparsi, su queste minuzie della vita quoti- tato in quanto ha taciuto» (3, 3). Per chi
pubblicata nella Biblioteca Patristica dello diana ciascuno si regoli come crede: questo, comprende questo fondamentale criterio erstesso editore. Sono poche pagine, tali da in sostanza, il messaggio che si voleva far meneutico, si può dire che «la ragione insegna dove la Scrittura tace» (3, 4). Non ocnon spaventare neppure il più parco e inap- passare.
corre, quindi, andare a caccia del versetto
petente dei lettori, ma ricche
ad hoc, per poter dire di no a qualcosa che
di molti spunti di riflessione
è, nella sua essenza, antitetico alla verità
validi anche per il presente.
È
uno
dei
pochi
testi
ad
aprirci
uno
spiraglio
che la Scrittura insegna.
Ne accenniamo solo uno: il tePiuttosto, da essa si tratta di apprendere
sto di Novaziano è uno dei
sul dibattito interno
una norma morale fondamentale che si può
pochi che ci apre uno spiraglio
alle
comunità
cristiane
enunciare così: «La Scrittura (...) ci ha
sul dibattito interno alle comuproibito di essere spettatori di qualsiasi conità cristiane e ci permette di
E ci fa capire quanto la discussione
sa ci proibisca di fare» (4, 1). È il principio,
avere un’idea di quanto potè
fu vivace e complessa
davvero rivoluzionario, di quella che poessere vivace e complessa la ditremmo chiamare la “responsabilità dello
scussione sulla spinosa quesguardo”, un elemento di forte discontinuistione degli spettacoli. Si è
L’altro argomento, ben più impegnativo, tà culturale rispetto all’orizzonte ideologico
detto sopra che il giudizio di condanna dei
ludi fu, nella Chiesa antica, costante, una- va a toccare un punto sensibile della que- comune che governa tutto il sistema ludico
nime e senza eccezioni, ma questo è vero se stione, quello della mancanza di una base della società antica, imperniato sul concetto
ci si riferisce alla linea assunta dalle autori- scritturistica per la condanna dei ludi. È un dell’irresponsabilità dello spettatore.
Nel mondo romano, in particolare,
tà ecclesiastiche e non significa affatto che tipo di critica che molte altre volte, nel corsia mancata un’opposizione interna. Sap- so della storia della Chiesa, è stata mossa a l’asimmetria tra la posizione dello spettatopiamo anzi che le incomprensioni e le resi- chi cerca di formulare un giudizio cristiano re che guarda — e non è per definizione
stenze dovettero essere ampie e altrettanto su fatti che la Scrittura non contempla. I mai toccato, o contaminato, dall’immoralità
tenaci quanto l’insistenza dei pastori (del difensori degli spettacoli, secondo Novazia- dello spettacolo — e quella dell’attore che
resto, la reiterazione degli appelli e delle re- no, si chiedono polemicamente: «Dove so- viene guardato — ed è per definizione infaprimende testimonia già di per sé la persi- no scritte queste cose, dove sono proibite? mis — è fortissima.
Rispetto a questo, quella compiuta dal
stenza di un problema aperto). Di solito, Al contrario, non solo Elia è stato l'auriga
però, le nostre fonti ci permettono di rico- d’Israele, ma perfino Davide ha danzato cristianesimo è una sorta di rivoluzione costruire solo una delle due posizioni, quella davanti all’arca (...). Perché, allora, non do- pernicana. Ma è davvero compiuta? Forse,
della parte vincente: l’altra voce, quella dei vrebbe un cristiano esser libero di farsi pensandoci meglio, dovremmo dire soltanto
avviata, e nella moderna società dello spetfautori di una linea più morbida, non ha spettatore di cose che le divine lettere sono
tacolo, dove tutti siamo spettatori “a diavuto la capacità (o la possibilità) di espri- state libere di scrivere?» (2, 3). A questa
stanza” (televisivi, in senso proprio), il
speciosa
obiezione,
risponde
prima
criticanmersi in una pubblicistica di cui ci siano rido una modalità di esegesi biblica che par- principio che ciascuno è responsabile anche
maste le tracce.
cellizza ed estrapola arbitrariamente alcune nei confronti di ciò che vede abbiamo bisoÈ Novaziano che, sia pure solo indirettacitazioni dal loro contesto, falsandone così gno di impararlo di nuovo. Anche questo
mente, ci fa conoscere qualcosa delle tesi di
il significato sotto l’apparenza di una scru- piccolo libro può aiutarci.
coloro che chiama polemicamente «suasivi
difensori e compiacenti avvocati dei vizi»
(1, 3). Quando scrive, infatti, che costoro
«convertono la censura da parte delle celesti Scritture in difesa dei crimini: come se il
piacere che si ricava dagli spettacoli fosse
solo un innocente mezzo di riposo mentaTrafugati a Pompei negli anni Cinquanta
le» (ibidem), egli sintetizza efficacemente
due motivi portanti della polemica, ben distinti ma entrambi impiegati dai “lassisti“
per minare il giudizio di condanna degli
spettacoli: da una parte la minimizzazione
Gli affreschi recuperati
I ludi erano
una componente fondamentale
della vita della città tardoantica
Un imprescindibile momento
di integrazione sociale
della loro importanza e dall’altra la messa
in questione del fondamento scritturistico
del giudizio negativo.
Per quanto riguarda il primo argomento,
è la stessa inconsistenza ontologica degli
spettacoli, cioè la loro natura di finzioni ludiche che non vanno per definizione prese
sul serio — caratteristica che è una delle ragioni fondamentali, se non addirittura la
vera matrice della condanna cristiana nel
nome di quella ratio veritatis non a caso
enunciata da Tertulliano all’inizio del suo
trattato De spectaculis — a diventare, nell’ottica dei fautori dell’apertura, il motivo per
derubricarli a passatempo irrilevante, forse
non commendevole ma neppure così perni-
D ell’affresco con la donna dal lungo
mantello rosso e la piccola oinochòe in
mano si erano perse le tracce il 26 giugno
1957, quando fu rubato dagli uffici della
Soprintendenza di Pompei. Stessa sorte
per la «Bella addormentata» in marmo
bianco del II secolo, la cuspide del
sarcofago di Paestum del IV—III secolo
prima dell’era cristiana con l’auleta, e il
suonatore di flauto di epoca macedone.
Sono questi solo alcuni dei venticinque
capolavori trafugati e illecitamente
venduti negli anni che i carabinieri del
Comando tutela patrimonio culturale
hanno riportato in Italia dagli Stati Uniti
dopo un lavoro di indagine in
collaborazione con l’Homeland Security
Investigations - Immigration and
Customs Enforcement. Un tesoro
valutato oltre trenta milioni di euro che
ora, pezzo per pezzo, tornerà nei siti di
provenienza. «Ma quella restituita — ha
chiosato l’ambasciatore americano John
R. Philips — è solo una piccola parte
delle opere che circolano illegalmente sul
mercato».
«La magia della musica nelle riduzioni indo-gesuitiche del Sudamerica (1609-1767)» è il tema attorno
al quale è stato costruito il programma di un concerto che si terrà
il 2 giugno presso il Pontificio istituto di musica sacra. Promossa
dalla Pontificia Commissione per
l’America Latina in collaborazione
con le ambasciate presso la Santa
Sede di Bolivia, Ecuador e Paraguay alla vigilia del viaggio apostolico di Papa Francesco in quei
Paesi, la serata prende le mosse
dall’emozione suscitata dal film
Mission, con la regia di Roland
Joffe, incentrato proprio sulla storia delle Riduzioni. Una pellicola
che ha posto l’attenzione, tra l’altro, sugli aspetti culturali e musicali del fenomeno.
Il concerto si apre quindi con
un brano tratto dalla colonna so-
Un ritratto di Domenico Zipoli
nora del film, il celebre Gabriel’s
oboe di Ennio Morricone, per poi
passare a delle partiture originali
di Domenico Zipoli, vissuto tra il
1688 e il 1726. In particolare verranno eseguiti il Domine ad adjuvandum e il Laudate Dominum da
Visperas Solemnes a San Ignacio, oltre all’inno Ad Mariam. Concluderanno il programma il Kyrie dalla
Misa Palatina di Martin Schmid
(1694-1772), l’Agnus Dei dalla Misa
a San Francisco Xavier di Francisco Varayu (XVIII secolo) e il Minuetto di Julian Atirahù (XVIII secolo). A chiudere il Salve Regina
di un anonimo dell’epoca.
Questo e altri concerti sono resi
possibili dal ritrovamento in Bolivia di circa 5000 manoscritti di
brani musicali. Solo dopo quella
scoperta si è potuti passare da una
conoscenza teorica e generica
all’ascolto di brani effettivamente
scritti ed eseguiti nelle Riduzioni.
Ora è quindi possibile indagare il
livello di conoscenza della musica
barocca europea che fu raggiunto
dagli abitanti del Sud America
grazie all’insegnamento dei missionari gesuiti arrivati dall’Europa.
L’esecuzione è affidata al Domenico Zipoli Ensemble, nato nel
1990 proprio per studiare, trascrivere, eseguire e diffondere queste
partiture. Le serate che coinvolgono il gruppo vengono solitamente
presentate sotto la forma di conferenza–concerto con l’ausilio di immagini proiettate su uno schermo.
Gli strumenti utilizzati sono quelli
moderni, essendo andati tutti distrutti quelli dell’epoca, costruiti
dai Guarany all’interno delle Riduzioni usando materiale reperibile sul posto.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 28 maggio 2015
pagina 5
Papa Pacelli nel 1950 visita un centro
di distribuzione di aiuti umanitari
offerti da associazioni cattoliche statunitensi
Nel 1952 Pio XII
riaffermò
il diritto fondamentale
della persona
a emigrare
di ANTONIO MARIA VEGLIÒ
l XX secolo è stato chiamato
“il secolo dei rifugiati”. Questo rivela una piaga aperta
sul fianco dell’umanità, una
piaga che non cessa di allargarsi. La sollecitudine della Chiesa
per i rifugiati è stata, e rimane, da
una parte un’affermazione del diritto
alla vita, alla pace, alla protezione e
all’assistenza, dall’altra, un’azione
caritativa e pastorale.
Nel 2014, il numero dei rifugiati
ha superato i 50 milioni ed è stata la
prima volta dalla fine della seconda
guerra mondiale. Partendo da quel
periodo storico, l’intervento vuole ripercorrere l’opera svolta dalla Santa
Sede, con particolare riguardo
all’azione dei Pontefici, a favore dei
profughi e dei rifugiati, quindi, dal
secondo dopoguerra fino ai nostri
giorni.
Durante il suo pontificato, Pio
XII, in concomitanza con lo scoppio
della seconda guerra mondiale, cercò
di adoperarsi per porre fine all’orrore tentando anche di mantenere
l’Italia fuori dal conflitto, ma purtroppo con vani sforzi. La minaccia
del nazionalsocialismo tedesco e del
comunismo, le persecuzioni naziste e
fasciste, dal 1930 al 1945, posero la
Chiesa davanti al delicato compito
di offrire protezione e assistenza.
Già nell’autunno 1944, nacque, per
volontà di Pio XII, la Pontificia
Commissione Assistenza per i rifugiati, per la distribuzione di aiuti ai
reduci ed ex internati provenienti
dalla Germania e dalla Russia.
Con l’enciclica Communium interpretes dolorum, del 15 aprile 1945, Pio
XII si espresse per la pace tra i popoli e anche per alleviare le sofferenze dei rifugiati. Dopo la guerra, Papa Pacelli sollecitò la solidarietà e la
condivisione degli oneri, in particolare da parte dei Paesi meno colpiti
economicamente, per il reinsediamento dei rifugiati di fronte al pericolo dei rimpatri forzati. Nel 1949,
poi, nell’enciclica Redemptoris nostri,
manifestò la sua preoccupazione per
i rifugiati palestinesi.
Il 1o agosto 1952, nella costituzione apostolica Exsul familia, considerata ancora oggi la magna charta
della pastorale migratoria, il Pontefice riaffermò il diritto fondamentale
della persona a emigrare e propose,
sotto molti aspetti, l’Italia come modello di riferimento, di fronte a un
fenomeno planetario, per l’assistenza
spirituale ai migranti (nel 1952, circa
20 milioni di italiani sono emigrati
all’estero).
Fino agli anni Cinquanta, il problema dei rifugiati appariva come
una realtà delimitata geograficamen-
I
Santa Sede e profughi nel Novecento
Le dichiarazioni di principio
non bastano
grafo di Pio XII, del 28 febbraio precedente. La Convenzione di Ginevra
del 1951 rappresentò il primo accordo firmato nella sede dell’Onu e la
prima visita ufficiale di un suo rappresentante alle Nazioni Unite promosse il bene dei rifugiati e degli
apolidi. Sempre nel 1951, per volontà
della Santa Sede, venne
creata la Commissione
cattolica per le migraLa seconda guerra mondiale
zioni (Icmc) che ancora
oggi si distingue a livelaveva lasciato sullo scenario europeo
lo internazionale per la
milioni di rifugiati
sua dedizione nel campo delle migrazioni.
Da quella esperienza
L’8 giugno 1967, la
nasce la visione attuale della Chiesa
Santa Sede fu il primo
Stato a firmare il Protosu questo dramma planetario
collo del 31 gennaio
1967, con il quale venne
eliminato il limite temLa Santa Sede, partecipe attiva ai porale del 1° gennaio 1951, posto nellavori per la stesura della Conven- la Convenzione, e le limitazioni geozione, avanzò con successo diverse grafiche per la sua applicazione.
proposte, tra cui la necessità di favoDopo Pio XII, Giovanni XXIII ririre l’unità delle famiglie e la solida- volse la sua attenzione alle sofferenrietà internazionale per un effettivo ze e ai diritti dei rifugiati nell’encidiritto d’asilo e lo fece anche con la clica Pacem in Terris, dell’11 aprile
firma della Convenzione, del 21 1963, e sollecitò gli Stati a firmare la
maggio 1952 a New York, e con la Convenzione del 1951. Il Vaticano II
ratifica, il 15 marzo 1956 con Chiro- e successivi interventi del magistero
affrontarono questo fenomeno con
una serie di specifiche risposte pastorali. Il pontificato di Papa Roncalli fu breve ma Giovanni XXIII non
perse occasione di levare la sua voce
per la protezione dei rifugiati. Ricordiamo il radiomessaggio in cui
espresse il pieno sostegno all’iniziativa delle Nazioni Unite di celebrare
«l’Anno mondiale del rifugiato», dal
Questi impiegati superarono i milleduecento,
giugno 1959 a giugno 1960.
e molti di loro — diversi appartenenti alla GioLa Santa Sede negli anni Sessanta
ventù di Azione Cattolica — dal gennaio 1944
e Settanta, durante il pontificato di
vennero impegnati a recapitare le corrispondenPaolo VI, partecipò a tutte le iniziatize per l’Italia settentrionale e centrale. Scorrenve che le organizzazioni internaziodo le pratiche del personale ricorrono personali promossero per la protezione
naggi e cognomi poi piuttosto noti: Roberto
dei rifugiati e la difesa del principio
Ago, Giorgio e Vittorio Bachelet, aristocratici
di non respingimento dei rifugiati.
come Augusto e Urbano Barberini, Giuseppe
Ad esempio, le conferenze che si soDe Gasperi, Raimondo D’Inzeo, Arturo Carlo
no tenute ad Arusha (1979), Ginevra
Jemolo, Egilberto Martire e Luigi Pintor, men(1984) e Oslo (1988). Ricordiamo la
tre tra gli ecclesiastici spiccano Annibale Butavola rotonda degli esperti asiatici
gnini e Mario Cagna. Le ricerche si estesero rasulla protezione internazionale dei
pidamente dall’Italia a tutto il mondo, grazie
rifugiati e degli sfollati, nel 1980, a
alla rete fittissima delle istituzioni cattoliche e
Manila, il Colloquio sulla protezione
della diplomazia, con lettere, dispacci, teleinternazionale dei rifugiati in Amerigrammi ed emissioni della Radio Vaticana, che
ca Centrale, Messico e Panama (Cardal 1940 al 1946 trasmise per dodicimila ore un
tagena, 1984), la Conferenza sui rifumilione e duecentomila messaggi nelle lingue
giati centroamericani (Città del Guapiù diverse.
temala, 1989).
Sull’attività dell’Ufficio informazioni scrisse
I numerosi interventi di Paolo VI
la rivista «Ecclesia», che già nel novembre 1943
ebbero a cuore, come quelli dei suoi
previde quanto ora si verifica con l’apertura del
predecessori, il dovere della Chiesa
fondo archivistico: «Un giorno — speriamo
di essere presente in qualsiasi luogo
presto — le lunghe file dei volumi e delle caso situazione in cui gli esseri umani
sette prenderanno la via degli Archivi Vaticani.
soffrono; tali interventi sollecitarono
E l’Archivio dei prigionieri (…) offrirà, senza
pure una presa di posizione da parte
ombre di eufemismi e di menzogne, la visione
degli Stati atta ad attuare il reinseorrenda della realtà: la realtà della guerra».
diamento e ad assicurare diritto di
(g.m.v.)
asilo ai rifugiati.
te all’Europa. L’Alto commissariato
delle Nazioni unite per i rifugiati
(Unhcr) fu creato nel 1950, con
mandato simbolicamente rinnovato
ogni cinque anni, quasi a sottolineare l’anomalia e l’urgenza del fenomeno dei rifugiati. Un anno dopo, la
Santa Sede divenne membro del Comitato consultivo istituito presso
l’Unhcr, ora Comitato esecutivo.
La fine del secondo conflitto
mondiale lasciò sullo scenario europeo, segnato da lutti e distruzioni,
una moltitudine di persone, che nel
corso della guerra erano state deportate o avevano dovuto abbandonare
il loro Paese (circa sette milioni di
persone nella sola Germania occidentale). Nel concreto da quell’esperienza umanitaria trovò origine l’approccio delle società contemporanee
alla questione dei profughi e da lì
vennero poste le basi del regime internazionale per i rifugiati ancora
oggi vigente.
Proprio allora si avvertì la necessità, non solo di rispondere alla ricostruzione materiale ed economica
dell’Europa, ma di creare un’organizzazione internazionale per la protezione dei rifugiati, basata su principi di diritti umani e d’asilo. Si av-
vertì l’urgenza di proteggere e di affermare la dignità umana, con la Dichiarazione universale dei diritti
dell’Uomo, del 1948, con strumenti
diretti alla protezione dei rifugiati e,
particolarmente, con la Convenzione
sullo statuto dei rifugiati, del 1951, e
il Protocollo del 1967.
Diplomazia senza colori
Fu un organismo singolare l’Ufficio informazioni vaticano per i prigionieri di guerra, voluto da Pio XII nel settembre 1939, già nei primi
giorni del conflitto e che era stato preceduto da
un’analoga iniziativa della Santa Sede durante
la grande guerra. Allora il Pontefice, come
nunzio a Monaco (dal 1917), era stato protagonista di una vera e propria “diplomazia dell’assistenza”, e certo ricordando la sua esperienza
volle alla guida del nuovo ufficio — dal quale
passarono le ricerche di oltre due milioni di
prigionieri e di dispersi — uno dei suoi più
stretti collaboratori, il sostituto della Segreteria
di Stato Giovanni Battista Montini (il futuro
Paolo VI), che seguì da vicino le attività crescenti dell’organismo.
A dirigerne quotidianamente i lavori fu però
l’arcivescovo Alexander Evreinoff (1877-1959),
aristocratico di San Pietroburgo e diplomatico
dello zar che nel 1905 a Costantinopoli
(dov’era segretario dell’Ambasciata russa) si era
convertito al cattolicesimo e nel 1913 era stato
ordinato a Roma sacerdote. Suo braccio destro
fu Emilio Rossi (1900-1964), nato a Capodimonte e da poco parroco nella capitale. Agli
ordini di questa singolare coppia operarono sacerdoti, religiosi, suore e soprattutto laici, tra i
quali molti giovani romani, che con l’aggravarsi
del conflitto in questo modo «speravano anche
di essere esonerati dalla chiamata obbligatoria
alle armi da parte dei tedeschi».
Papa Montini era sensibile al tema
dei rifugiati per i quali si era adoperato anche in modo concreto negli
anni della guerra, come sostituto
della Segreteria di Stato. Fu lui il
primo Papa a viaggiare in aereo, il
primo ad attraversare i continenti.
Gli anni del suo pontificato furono segnati da enormi spostamenti di
persone, in tutti e cinque i continenti, di intere popolazioni, di singoli e
famiglie. Si contavano milioni di rifugiati, dall’Africa al Medio oriente,
Papa Montini, nell’enciclica Populorum progressio del 1967, si rivolse alla solidarietà internazionale per proteggere la dignità di tutti gli esseri
umani. Numerosi i suoi appelli alle
istituzioni ecclesiali e civili della
Chiesa e agli Stati, per soluzioni di
asilo sicure per i rifugiati, tra cui il
reinsediamento in un terzo Paese.
Con parole accorate ci tenne a specificare che «Non basta ricordare i
principi, affermare le intenzioni, sottolineare le stridenti ingiustizie e
proferire denunce profetiche: queste
parole non avranno peso reale se
non sono accompagnate in ciascuno
da una presa di coscienza più viva
della propria responsabilità e da
un’azione effettiva» (Lettera Apostolica Octogesima Adveniens, 14 maggio
1971, n. 48: AAS LXIII, 1971, 437-438).
Nel 1970, il Pontefice istituì la
Pontificia Commissio de spirituali
migratorum atque itinerantium cura,
elevata poi a Pontificio Consiglio
della pastorale per i migranti e gli
itineranti nel 1988, con la promulgazione della Costituzione apostolica
Pastor Bonus. Il Pontificio Consiglio
è uno «strumento nelle mani del Papa», si legge nel proemio, a cui è affidata, tra l’altro, la cura pastorale di
coloro «che sono stati costretti ad
abbandonare la propria patria o non
ne hanno affatto». Nel 1971, spinto
«dal dovere della carità a incoraggiare l’universale famiglia umana lungo
Archivio della carità
Il Comitato Papa Pacelli Associazione Pio XII e il Centro
Astalli Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) in Italia
organizzano il 29 maggio a Roma un convegno intitolato
«La Santa Sede, i profughi e i prigionieri di guerra: l’opera
di Papa Pacelli». A presiedere i lavori sarà il cardinale
presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i
migranti e gli itineranti, che li introdurrà con un intervento
del quale anticipiamo una parte. Il programma prevede, tra
le altre, le relazioni del francescano Giulio Cerchietti, della
Congregazione per i vescovi, che si concentrerà sull’opera
di Pio XII a favore dei profughi e dei prigionieri di guerra,
e del gesuita Camillo Ripamonti, direttore del Jrs, che
parlerà dell’impegno di Papa Francesco per i profughi.
Massimiliano Valente parlerà poi dell’Ufficio informazioni
vaticano per i prigionieri di guerra. L’organismo, voluto da
Pio XII nel 1939, era stato preceduto da un’analoga
iniziativa della Santa Sede durante la Grande guerra,
quando Pacelli — dal 1917 nunzio apostolico a Monaco —
era stato protagonista di quella che fu definita una vera e
propria «diplomazia dell’assistenza». Sulla scorta di
quell’esperienza Pio XII volle alla guida del nuovo ufficio il
sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista
Montini. Fu dunque il futuro Paolo VI a seguire da vicino
le attività crescenti dell’organismo, attivo fino al 1947, con
alcune pratiche che arrivano fino al 1949. Di quella
esperienza rimane un archivio la cui apertura totale — che
fu anticipata sull’«Avvenire» dell’8 e del 29 giugno 2004,
tra l’altro con un articolo che ripubblichiamo in questa
pagina — consente agli studiosi di consultare oltre dieci
milioni di documenti che rispondono alla ricorrente
domanda: che cosa faceva il Papa mentre gli uomini
uccidevano altri uomini? «La risposta più eloquente e più
bella — scriveva già nel 1943 «Ecclesia» — sarà data da
questo archivio della carità». Quella del silenzio operoso
fu, dunque, una scelta.
al sud-est asiatico. Ricordiamo ad
esempio, i campi di rifugiati della
Malesia, dell’Indonesia, della Thailandia (dove la situazione in molti
casi rimane tuttora invariata e si protrae da circa trent’anni). Pensiamo
ancora ai boat-people vietnamiti e cinesi, e a tanti altri.
la via della reciproca e sincera solidarietà», Paolo VI istituì il Pontificio
Consiglio Cor Unum, per testimoniare la carità di Cristo e promuovere iniziative di carità e di fraterno
aiuto delle istituzioni cattoliche per
situazioni di urgente necessità e finalizzate al progresso umano.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 28 maggio 2015
In Orissa la Chiesa al fianco dei popoli tribali
Immigrati rohingya in fila
in un centro di assistenza
in Indonesia (Reuters)
Sfollati
in nome dello sviluppo
Il cardinale Bo chiede solidarietà verso i rohingya
Basta un gesto di umanità
YANGON, 27. Nei mari del sud est
asiatico si sta assistendo a un’agonia
dalle proporzioni gigantesche: «una
nuova ondata di “boat people”, fuggiti a causa di povertà e conflitti da
Myanmar e Bangladesh, è alla deriva nei mari. Sfruttati da trafficanti
senza scrupoli, uomini, donne e
bambini sono ammassati in squallidi
barconi e spesso muoiono in mare.
Una nuova ferita si apre. Lasciamo
che misericordia e compassione scorrano come un fiume nella terra di
Buddha»: sono le parole del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo
di Yangon, che è intervenuto a proposito delle condizioni drammatiche
dei rifugiati rohingya, la minoranza
musulmana del Myanmar perseguitata e privata del diritto di cittadinanza, che cerca asilo in nazioni come Thailandia, Malaysia e Indonesia.
Facendo riferimento ai “boat people” che in passato provenivano dal
Vietnam ma anche agli sbarchi nel
Mediterraneo, il porporato ha ricordato che «i profughi fuggono per
cercare dignità e sicurezza. Con un
grande gesto di umanità, Malaysia,
Filippine e Indonesia hanno aperto
le loro porte. Il Governo del Myanmar ha salvato due barche alla deriva. Questo gesto, proveniente da
una nazione devota al signore della
compassione, Buddha, è altamente
lodevole». Secondo il cardinale — riferisce Fides — nel Paese si sono diffusi, in tempi recenti, «odio e negazione del diritto». Il porporato si riferisce alla violenza perpetrata da
frange buddiste nei confronti appunto dei rohingya e all’ostilità mostrata
dalle autorità locali: «Sollecitiamo
fortemente il Governo a non consen-
Lutti nell’episcopato
Monsignor Robert Lebel, vescovo
emerito di Valleyfield, in Canada,
è morto il 25 maggio a novant’anni. Il compianto presule era nato
l’8 novembre 1924 a Trois-Pistoles, arcidiocesi di Rimouski, ed
era stato ordinato sacerdote il 18
giugno 1950. Eletto alla sede titolare di Alinda e nel contempo nominato ausiliare di Saint-Jean-deQuébec (oggi Saint Jean – Longueuil) l’11 marzo 1974, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il
successivo 12 maggio. Trasferito
alla sede residenziale di Valleyfield il 26 marzo 1976, aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi il 30 giugno 2000. Era
stato tra l’altro presidente della
Conferenza episcopale del Canada e dell’assemblea dei vescovi
del Québec. Le esequie saranno
celebrate mercoledì 3 giugno alle
14 nella cattedrale Sainte-Cécile
de Salaberry-de-Valleyfield.
Monsignor
Peter
Celestine
Elampassery, vescovo emerito di
Jammu-Srinagar, in India, è morto nelle prime ore del 27 maggio.
Il compianto presule era nato il
28 giugno 1938 in Muttuchira,
nell’eparchia di Palai dei siro-malabaresi, ed era stato ordinato sacerdote dei frati minori cappuccini il 3 ottobre 1966. Eletto a Jammu-Srinagar il 3 aprile 1998, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 6 settembre. Il 3
dicembre 2014 aveva rinunciato al
governo pastorale della diocesi.
Le esequie saranno celebrate sabato 30 maggio presso l’Assisi capuchin Ashram a Bharananganam, Kerala, dove si era ritirato
da qualche mese.
tire che discorsi di odio sovvertano
la gloriosa tradizione birmana di
compassione. I cittadini del Myanmar — ha spiegato l’arcivescovo di
Yangon — hanno l’obbligo morale di
proteggere e promuovere la dignità
di tutte le persone umane. Una comunità non può essere demonizzata
e non le si possono negare i suoi diritti di base come l’identità, la cittadinanza e il diritto di essere comunità».
Citando grandi monaci buddisti
che sono “faro di compassione per il
mondo”, il porporato ha ricordato
che la religione buddista presenta la
compassione come «la virtù più nobile rivolta a tutti gli esseri viventi,
animati e inanimati. Compassione e
misericordia sono due occhi di questa nazione, che permettono una visione di pace e dignità». Il cardinale, ha ricordato i grandi veggenti e
monaci del prestigioso buddismo
theravada che «sono un esempio di
compassione per il mondo. Questa
religione ha fra le proprie correnti
principali la compassione come nobile virtù, una compassione riservata
non solo agli oggetti inanimati, ma
anche agli esseri viventi. La morte di
una foglia — ha osservato il cardinale — dovrebbe spezzare il cuore di
un discepolo del dhamma. E di sicuro lo stesso discepolo del dhamma
non può permettere che un essere
umano — in particolare una donna o
un bambino — possano morire senza
lacrime, senza essere uditi, negli
abissi di un mare privo di misericordia». Da qui, dunque, l’invito affinché misericordia e compassione
«scorrano come un fiume» nella terra birmana.
Una terra che sta diventando teatro di eventi particolarmente drammatici. Tra l’11 e il 23 maggio scorso,
le forze di sicurezza della Malaysia
hanno scoperto 139 fosse comuni di
migranti in una zona di confine con
la Thailandia. Fra le vittime accertate vi sono in larga maggioranza i
rohingya, oltre che lavoratori migranti del Bangladesh. E negli ultimi dieci giorni sono state oltre tremila le persone soccorse nel mare
delle isole Andamane e al largo delle
coste di Indonesia, Malaysia e Thailandia. Il giro di vite sul commercio
delle persone, imposto da Bangkok,
vero e proprio crocevia della tratta,
avvenuto dopo la scoperta di una
fossa comune nei pressi del confine
con la Malaysia — nella quale erano
sepolti decine di rohingya — non ha
fatto altro che peggiorare la situazione.
Per trovare una risposta comune
all’emergenza, il 29 maggio prossimo, proprio a Bangkok, si terrà un
vertice
straordinario
dei
Paesi
dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud est asiatico), allargato agli
altri Stati coinvolti nel traffico di esseri umani.
Fortunatamente, esistono anche
esempi positivi. A seguito dell’intervento di salvataggio dei rohingya da
parte delle Filippine, il cardinale Bo
ha rivolto una particolare menzione
«per la Chiesa che ha accolto questi
fratelli e sorelle rifugiati, rispondendo all’invito deciso lanciato da Papa
Francesco».
Al Parlamento pakistano
la riforma della legge sulla blasfemia
LAHORE, 27. Il Governo pakistano ha messo a punto un progetto di riforma della legge sulla blasfemia che verrà discusso in Parlamento. Il testo,
come riporta l’agenzia Fides, sarebbe orientato a rendere meno agevole la
strumentalizzazione delle norme esistenti, attraverso l’introduzione, in
particolare, del concetto di mens rea, ovvero della volontà consapevole di
effettuare un gesto blasfemo. «Si tratta di un passo avanti importante»,
ha commentato padre Saleh Diego, presidente della Commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Karachi. «Staremo a vedere come andrà il
dibattito in Parlamento. Sappiamo che diversi partiti sono favorevoli a
fermare gli abusi della legge di blasfemia. Ma i partiti estremisti sono tuttora molto forti». Come Chiesa e come comunità cristiana in Pakistan, ha
ricordato il religioso, «da anni chiediamo di implementare meccanismi
per fermare gli abusi. Abbiamo vissuto e affrontato casi gravi in cui questa legge è stata strumentalizzata. È una questione di giustizia, dato che
in carcere vi sono molti innocenti».
NEW DELHI, 27. «Una società può
avere buone strade, ferrovie, abitazioni, ma i poveri e gli oppressi devono ricevere una maggiore attenzione per il loro sviluppo integrale». Monsignor Niranjan Sual Singh, vescovo di Sambalpur, in Orissa, spiega così l’allarme della Chiesa locale per il fenomeno, sempre
più diffuso in India, dello sfruttamento minerario e delle conseguenze, spesso catastrofiche, soprattutto per le popolazioni indigene. «È estremamente importante
per noi conoscere la situazione attuale, al fine di portare la pace, la
giustizia e la dignità nella società.
Industrie e grandi compagnie minerarie si insediano nelle zone tribali. Questa è la causa di maggiore
preoccupazione per lo sviluppo
delle popolazioni indigene», ha
detto il presule, che nei giorni scorsi ha partecipato a un seminario
promosso dalla Commissione per
la Giustizia, la pace e lo sviluppo
della Catholic Bishops’ Conference
of India. All’incontro, dedicato al
tema «Sfruttamento minerario e
migrazione», hanno partecipato —
come riferisce l’agenzia Fides —
una sessantina di delegati provenienti dalle diocesi dell’O rissa.
Nel suo intervento, il presule ha
sottolineato come, sempre con
maggiore frequenza, lo sfruttamento minerario del territorio abbia
«un impatto rovinoso sulle popolazioni tribali, in quanto porta degrado ambientale e inquinamento»,
tanto più grave in quanto «le popolazioni tribali sono completamente dipendenti dalla loro terra
per il sostentamento». E, purtroppo, si tratta di un fenomeno che riguarda l’intero Paese. Dayamani
Barla, attivista per i diritti dei dalit
e dei tribali, ha ricordato che «i
popoli indigeni sono i coloni e gli
abitanti originari della terra. La loro vita, i comportamenti, il linguaggio e l’etica hanno un collegamento diretto con l’acqua, la terra
e la giungla». In questo senso, la
cultura adivasi, quella dei tribali indiani, «muore nel momento in cui
essi sono costretti a lasciare il loro
ambiente: i popoli indigeni sono
sfollati in nome dello sviluppo».
Tra i partecipanti al convegno
anche padre Charles Irudayam, segretario esecutivo della commissione episcopale per la Giustizia, la
pace e lo sviluppo, il quale ha spie-
Nella Repubblica Ceca i preparativi per il primo congresso eucaristico nazionale
Come lievito per la società
PRAGA, 27. La prima fase dei preparativi — caratterizzata da un “viaggio spirituale” intrapreso da
parrocchie, comunità religiose e movimenti laicali
— è in corso già da cinque mesi e si concluderà il
7 giugno prossimo, in occasione della festa del
Corpus Domini. Poi partirà la fase considerata più
operativa, con il via alle iscrizioni, che porterà alla
celebrazione vera e propria, in programma dal 15
al 17 ottobre prossimi. Si tratta del primo Congresso eucaristico nazionale promosso dalla Chiesa
cattolica nella Repubblica Ceca, che si annuncia
come uno degli appuntamenti pubblici ecclesiali
più importanti dopo la caduta del regime totalitario nel 1989.
Nel corso degli ultimi cinque mesi, la Conferenza episcopale ceca ha offerto vari temi e spunti di
riflessione per animare la vita spirituale dei fedeli,
nella convinzione che ravvivare la devozione eucaristica e rafforzare la convinzione di fede costituiscano anche un “lievito” per la vita personale e sociale. «Alle parrocchie è stato dato molto spazio
nella ricerca dei modi di presentare i temi e l’intero senso del Congresso alle diverse realtà delle nostre comunità cattoliche», spiegano gli organizzatori.
In questo senso, uno degli eventi regionali più
importanti è stato il Congresso eucaristico diocesano di Olomouc, che si è svolto il 15 e 16 maggio
scorsi, coinvolgendo più di seimila persone di tutte le fasce d’età. Oltre a celebrazioni e a momenti
di adorazione eucaristica, il programma prevedeva
manifestazioni culturali, conferenze e dibattiti su
vari argomenti storico-spirituali in relazione con
l’Eucaristia. L’arcivescovo di Olomouc, monsignor
Jan Graubner — secondo quanto riferisce l’agenzia
Sir — ha invitato soprattutto i giovani fedeli a imparare dalla comunità dei primi cristiani: «Non
sprecavano il loro tempo a fare pubblicità, e non
vi è alcun riferimento a conflitti o problemi tra loro. Al contrario, erano pieni di gioia ed è per questo che erano popolari e tanta gente voleva unirsi
a loro». Questa, secondo il presule, potrebbe esse-
re una ricetta valida anche per i cristiani del nostro tempo: «Anche la vostra comunità crescerà, se
irradia una gioia generosa». In tale prospettiva,
infatti, l’Eucaristia «aiuta a costruire la comunità e
io prego affinché questo Congresso eucaristico costituisca un forte impulso per le giovani comunità
nelle nostre parrocchie».
A coronamento di questa prima fase preparatoria, tutti i fedeli sono invitati a celebrare la Giornata dell’Eucaristia il 7 giugno prossimo, in occasione della solennità liturgica del Corpus Domini.
Le iscrizioni per il Congresso eucaristico nazionale
si apriranno, invece, il 14 giugno. L’evento avrà
come motto «L’Eucaristia. Un nuovo ed eterno testamento». Il logo preparato per l’occasione raffi-
gura delle mani come simbolo di unità e le mani
di un sacerdote durante la preghiera eucaristica.
Monsignor Jan Vokál, vescovo di Hradec Králové
e delegato della Conferenza episcopale per i congressi eucaristici, sottolinea come tutti i Pontefici
abbiano sempre fortemente appoggiato l’organizzazione di eventi di questo tipo e la devozione
all’Eucaristia. E aggiunge: «Lo scopo del Congresso eucaristico che si terrà a ottobre è di ispirare tutti i soggetti della Chiesa cattolica, che vuol
dire i singoli fedeli, le parrocchie, le diocesi, le comunità di ogni genere, ad approfondire l’amore
per l’Eucaristia e viverlo come un immenso dono
di Dio, poiché è il nutrimento necessario di cui
tutti abbiamo bisogno per la nostra vita eterna».
Rappresentazione della cena eucaristica (II secolo, Catacombe di Priscilla, Roma)
gato perché la Chiesa sia preoccupata per il mancato rispetto dei diritti umani e perché i cattolici si
coinvolgono in questioni sociali:
«Dio ha dato a ogni essere umano
una dignità intrinseca e inalienabile, che comporta diritti fondamentali. La Chiesa ha il compito di
proteggerli e di educare i suoi
membri alla dignità, libertà e uguaglianza di tutti gli esseri umani. Il
rispetto dei diritti umani è il requisito per la pace». Così come lo è
anche l’istruzione, un altro campo
nel quale la Chiesa in Orissa è particolarmente attiva, a dispetto dei
tentativi di intimidazione dei quali
è fatta oggetto.
Nomine
episcopali
in Brasile
Le nomine di oggi riguardano la
Chiesa in Brasile.
Pedro Carlos Cipolini
vescovo di Santo André
Nato il 4 maggio 1952 a Caconde, nella diocesi di São João
da Boa Vista, dopo gli studi
preparatori ha frequentato i corsi di filosofia presso le Faculdades associadas Ipiranga (Fai) a
São Paulo e quelli di teologia
alla Pontificia facoltà teologica
Nossa Senhora da Assunção a
São Paulo. Poi nelle stesse facoltà, ha conseguito le licenze in
filosofia e in teologia e, negli
anni 1991-1992, il dottorato in
teologia a Roma presso la Pontificia università Gregoriana.
Ordinato sacerdote il 25 febbraio 1978, nella diocesi di Franca è stato parroco di São Sebastião, professore nel seminario
propedeutico, coordinatore della
pastorale e vice-cancelliere. In
seguito si è incardinato nell’arcidiocesi di Campinas, nella quale
è stato parroco in varie comunità, direttore spirituale del seminario propedeutico, vicario episcopale, direttore di studi del seminario di teologia, vicario foraneo, professore di teologia presso la Pontificia università cattolica, parroco della basilica cattedrale. Inoltre, è stato membro
della commissione per la dottrina della fede in seno alla Conferenza
episcopale
brasiliana
(Cnbb). Il 14 luglio 2010 è stato
nominato vescovo di Amparo e
ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 12 ottobre.
Nella Cnbb è l’attuale presidente della commissione per la dottrina della fede.
Guerrino Riccardo
Brusati
vescovo di Janaúba
Nato l’11 aprile 1945 a Bellanzago Novarese, nella diocesi italiana di Novara, dopo un periodo di lavoro, è entrato nel seminario filosofico e teologico di
Novara, dove ha compiuto gli
studi ecclesiastici. Ha ricevuto
l’ordinazione sacerdotale il 23
giugno 1973 e nella diocesi di
Novara è stato vicario parrocchiale ad Arona (1973-1978) e a
Cameri (1978-1982). Nel 1982 è
andato in Brasile come prete fidei donum nella diocesi di Paulo Afonso, Stato di Bahia, dove
ha svolto gli incarichi di vicario
parrocchiale (1982-1984), economo e cancelliere (1984-1998); rettore del seminario minore e responsabile della pastorale vocazionale (1986-1989); parroco delle comunità di Pedro Alexandre
(1993-1998), amministratore diocesano (1998-2000); parroco di
Senhor do Bonfim (2001-2002) e
responsabile giuridico e amministrativo della diocesi (20012002). Il 13 novembre 2002 è
stato nominato vescovo di Caetité e ha ricevuto l’ordinazione
episcopale l’8 febbraio 2003.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 28 maggio 2015
pagina 7
Intervento del cardinale segretario di Stato
«Non solo una sconfitta dei principi
cristiani, ma una sconfitta dell’umanità». Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha commentato così l’esito del referendum che in Irlanda ha legalizzato i matrimoni tra
persone dello stesso sesso. «Sono rimasto molto triste di questo risultato» ha detto, aggiungendo — con riferimento alle dichiarazioni dell’arcivescovo di Dublino — che «la Chiesa deve tener conto di questa realtà,
ma deve farlo nel senso di rafforzare
tutto il suo impegno per evangelizzare anche la nostra cultura».
Sull’argomento il porporato è stato
interpellato dai giornalisti martedì
pomeriggio, 26 maggio, in margine
alla conferenza internazionale sul tema «Ripensare le caratteristiche
chiave della vita economica e sociale» promossa a Roma dalla fondazione Centesimus annus pro Pontifice.
Rispondendo a una domanda sul
prossimo Sinodo dei vescovi, il cardinale Parolin ha ribadito che «la famiglia rimane il centro, e dobbiamo
veramente fare di tutto» per difenderla, tutelarla e promuoverla «perché ogni futuro dell’umanità e della
Chiesa, anche di fronte a certi avvenimenti di questi giorni, dipende
In piazza San Pietro
Per un rinnovato impegno
della Chiesa
dalla famiglia». E ha chiarito: «Non
appoggiare la famiglia è come togliere la base di quello che dovrebbe
essere l’edificio del futuro».
Il porporato ha anche fatto riferimento all’imminente pubblicazione
dell’enciclica di Francesco dedicata
alla custodia del creato, ipotizzando
che «il Papa richiamerà i principi
morali che sono alla base anche di
un impegno nei confronti dell’ambiente e che potranno essere condivisi da tutti». Quindi ha proseguito
affermando che «l’idea di sempre
che la Chiesa propone e ripropone e
su cui tutte le encicliche sociali dei
Papi hanno fortemente insistito, è la
centralità della persona umana.
Questa è l’idea antropologica e morale: che al centro della finanza, al
centro del mercato di ogni sviluppo
ci deve essere la persona umana concreta». Del resto, ha chiarito, «tante
volte noi astraiamo troppo: quando
si parla di centralità della persona
umana pensiamo a un concetto, invece è la persona umana concreta.
Sono milioni, miliardi di uomini che
vivono in questo mondo e che devono essere l’oggetto e il soggetto di
uno sviluppo che permetta a tutti di
vivere in maniera degna e umana».
Quanto alla possibilità di introdurre la Tobin tax, una tassa sulle
transazioni finanziarie per aiutare i
bisognosi, il cardinale Parolin ha osservato che «si può discutere; è il
tempo di mettere in atto tutti quegli
strumenti che sono stati individuati
per aiutare i poveri a uscire dalla loro situazione e farli diventare protagonisti del loro sviluppo».
Infine il porporato si è detto
preoccupato per le difficoltà economiche della Grecia: «Penso che sia
una situazione che potrebbe portare
a una certa destabilizzazione, dunque ci auguriamo che al più presto
si possa chiudere l’accordo e si possa giungere a una soluzione».
Apertasi nel pomeriggio di lunedì
25 nell’aula nuova del Sinodo in Vaticano, la conferenza sulla dottrina
sociale della Chiesa e il mondo degli
affari ha affrontato in particolare
due domande che riguardano tanto
le economie ricche quanto quelle indigenti: se sia possibile cioè una crescita che non implichi necessariamente un consumo compulsivo e il
futuro dell’occupazione e l’economia
“informale”.
Prima di partecipare mercoledì
mattina, 27 maggio, all’udienza generale in piazza San Pietro, i convegnisti avevano assistito durante la
sessione di martedì 26 al palazzo
della Cancelleria alla cerimonia di
conferimento del premio internazionale «Economia e società», assegnato ad autori di tesi e pubblicazioni
sull’insegnamento sociale della Chiesa. Alla presenza, tra gli altri, dei
cardinali Reinhard Marx e Domenico Calcagno, presidenti rispettivamente del Consiglio per l’economia
e dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), il
segretario di Stato ha pronunciato
un intervento nel quale ha ricordato
che «le attività finanziarie sono rea-
lizzate con mezzi complessi e rischiano di far perdere la visione del
bene comune e della dignità umana». Citando l’Evangelii gaudium,
nella quale il Pontefice parla dell’attuale sistema economico al centro
del quale c’è “l’idolatria del denaro”,
il porporato ha quindi messo in luce
che il concetto di “strutture di peccato” è stato «utilizzato dai Papi ed
è entrato nella dottrina sociale e
dunque possiamo utilizzarlo per le
nostre analisi. Nel rapporto tra persona e struttura, la proposta cristiana insiste fortemente sulla conversione personale come strada e cammino
per giungere alla riforma delle strutture. Se l’uomo è convinto della
bontà di certe cose e della cattiverie
di certe altre, certamente lavorerà a
livello sociale e si metterà insieme
ad altri, perché è importante non essere soli, ma essere insieme per cambiare certe strutture che opprimono
l’uomo e non lo liberano». E poiché
«le gravi distorsioni economiche pesano sulla salute del pianeta e influenzano negativamente la vita e la
società umana», il segretario di Stato ha concluso rilanciando l’utilità
«della dottrina sociale della Chiesa
per rispondere a tali disfunzioni».
Gruppi di fedeli all’udienza generale
All’udienza generale di mercoledì 27 maggio, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi:
Dall’Italia: Partecipanti al Convegno promosso
dalla Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice; Cresimandi della Diocesi di Teggiano-Policastro, con il Vescovo Antonio De Luca;
Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santo Stefano, in Ome; Santi Fermo e Rustico, in Caravaggio; San Lorenzo, in Ghisalba; Sacra Famiglia, in Magenta; San Lorenzo, in Cavour; San
Luigi Orione, in Copparo; Santissimo Salvatore, in Villalunga; San Martino, in Montecenere;
Santi Agostino e Domenico, in Recanati; Sacro
Cuore di Gesù, in Porto Sant’Elpidio; San Marone, in Civitanova Marche; San Frediano, in
Forcoli; Santa Teresa d’Avila, in San Giovanni
Valdarno; Santi Pietro e Ilario, in Castiglion Fibocchi; Santa Maria Assunta, in Stia; San Tommaso, in Lama; Maria Santissima Assunta, in
Bassano Romano; San Michele, in Capena;
Santa Maria delle Grazie, in Zagarolo; Assunzione della Beata Vergine Maria al Lido dei Pini, in Anzio; San Giorgio, in Chieuti; Natività
della Beata Vergine Maria, in Ascoli Satriano;
San Giovanni Battista, in San Paolo di Civitate;
Santissima Trinità, in Andria; Maria Santissima
del Carmine, in Putignano; San Michele, in
Terlizzi; San Nicola, in Toritto; San Giorgio, in
Matino; San Giuseppe Lavoratore, in Mottola;
Maria Santissima di Montevergine, in Avellino;
Santa Maria Assunta, in San Nazzaro; San Pio
da Pietrelcina, in Benevento; Sant’Antonio a
Brancaccio, in Torre del Greco; Santissimo Salvatore e San Michele, in Calvanico; Santi Pie-
scintille e lapilli, di Catania; Associazione nazionale volontari lotta contro i tumori; Associazione Oasi, di Cascia; e Associazione Tutti i colori del mondo, di Norcia, con l’Arcivescovo di
Spoleto Renato Boccardo; Associazione Sorrisiamo clown-dottori, di Palestrina; Associazione
Cuore amico, di Brescia; Associazione San Nicola, di Carbonara; Associazione Volare alto, di
Rocca Canavese; Associazione ANFFAS, dalle
Province di Pesaro e Urbino; Gruppo Sbandieratori Cavensi, di Casa de’ Tirreni; Partecipanti
al Simposio «L’arte, luce di Dio»; Gruppo
Amici di Falier; Gruppo medici e musica, di
Montecchio Castiglion Fiorentino; Gruppo della ASL, di Pescara Sud; Equipe Umbra di Misterogrande, di Orvieto; Cooperativa Solaris, di
Triuggio; Gruppi ACLI, di Casamarciano, e di
Padova; Ordine Francescano secolare, di Borgo
Valsugana; Gruppi dell’UNITALSI; Gruppo I diversamente abili, di Anagni; Gruppo dell’Università cattolica, di Piacenza; Gruppo Assimoco, di Roma; Gruppo Opera siciliana pellegrinaggi; Gruppo Croce Rossa, di Rovigo; Cral
Università di Basilicata, di Potenza; Gruppo
Federazione Arbitri, di Modena; Gruppo del
Villaggio Eugenio Litta, di Grottaferrata; Centro Elianto, di Monterotondo; Unità pastorale
Pila, Castel del Piano, Perugia; Unità pastorale
Campagna Centro e Quadrivio di Campagna;
Azienda Honda Palace, di Roma; Gruppi di
studenti: Liceo Guerrisi, di Cittanova; Istituto
Santa Maria, di Roma; Istituto Nicotera-Costabile, di Lamezia Terme; Istituto Pisacane, di
Sapri; Istituto Malala, di Giugliano in Campania; Istituto Santa Chiara, di Roma; Istituto
comprensivo di Gragnano-Staglie-Parcoimperiale; Istituto Pascal, di Roma; Scuola
San Francesco Saverio, di Ariano;
Irpino Scuola primaria, di Loiri
Porto San Paolo; Scuola Barilli, di
Monticelli Basilica Goiano; Scuola
Orsini, di Stroncone; Scuola Capuana, di Gaggi; Gruppi di fedeli
da Gualtieri, Rutigliano, Formia,
Vicenza, Rho, Iglesias, Sant’Arsenio, Mesagne, Campagna, Rapagnano.
Dalla Svizzera: Associazione
Giuseppe ha scelto la vita, di Lugano.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Polonia;
Repubblica Ceca; Croazia; Lituania; Ucraina.
I polacchi:Pielgrzymi z parafii św.
tro e Paolo, in Oppido Lucano; Maria Santissima delle Grazie, in Lamezia Terme; Santa Maria Immacolata, in Cardolo; Maria Santissima
di Porto Salvo, in Altarello di Giarre e Riposto;
Maria Santissima Annunziata, in Partinico;
Santa Anastasia, in Buddusò; Santa Maria della
Pace, in Campagna; Partecipanti al Convegno
promosso dal Movimento Apostolico; Scuola
Militare «Nunziatella», di Napoli; Reggimento
Cavalleggeri Guide 19°, di Salerno; Personale
della Marina Militare Italiana, di Buffolotto;
Associazione Meter; Associazione Il quadrifoglio, di Borbiago di Mira; Associazione AUSER
e AVIS, di Viggiano; Associazione ASMO, di San
Benedetto del Tronto; Associazione Progetto insieme, di Noventa Padovana; Associazione L’alba, di Boscoreale; Associazione Vigor Trani
Calcio, di Trani; Associazione La ginestra, di
Cassano delle Murge; Associazione ANEB, di
Lecce, e di Cagliari; Associazione ANTEAS, di
Massafra; Associazione donatori di sangue, di
Tirano; Associazione La ricerca, di Piacenza;
Associazione ARTHAI, di Ragusa; Associazione
Stanisława z Biskupic, Najświętszej
Maryi Panny Częstochowskiej z
Częstochowy, Miłosierdzia Bożego
z Rudnika, Najświętszego Serca Jezusowego z Radomia, św. Jana
Chrzciciela z Rzeszotar, Matki Bożej Różańcowej z Krakowa, Podwyższenia Krzyża Świętego
z Rudy Śląskiej; Wspólnota Akademicka waj
przy bazylice ojców jezuitów z Krakowa; Gimnazjum im. Janusza Korczaka ze Strzałkowa;
wychowawcy i uczniowie ze szkół katolickich z
Sikorza; uczniowie ze Szkoły Podstawowej im.
gen. Z. Berlinga z Częstochowy; pielgrzymka z
Torunia; grupa turystyczna z Poznania; pielgrzymi indywidualni.
De France: Groupes de pèlerins des diocèses
de Troyes, et du Puy-en-Velay; Association Aux
Captifs la Libération, de Paris; Lycée privé de
filles, de Chateauneuf-de-Galaure; groupe du
Mont-Blanc, de Domancy.
Du Liban: Groupe de pèlerins de Beyrouth,
avec S.Exc. Mgr Salim Bustros.
Du Cameroun: Groupe de pèlerins.
From Canada: pilgrims from St Aidan’s Parish, Archdiocese of Toronto, Ontario; Pilgrims
from St James Parish, Colgan, Ontario.
From the United States of America: pilgrims
from the following parishes: San Francisco de
Asis, Flagstaff, Arizona; St Steven, Sun Lakes,
Arizona; St Monica, Moraga, California; St
Catherine of Siena, Riverside, Connecticut;
Holy Name of Jesus, Indialantic, Florida; St
Anne, Ruskin, Florida; Saints Mary and Mathias, Davenport, Iowa; St Martin, Jefferson City,
Missouri; St Thomas Aquinas, Derry, New
Hampshire; St Anthony, Manchester, New
Hampshire; Our Lady of Mercy, Hicksville,
New York; St Ambrose, Latham, New York; St
Mary, Rensselaer, New York; St Paul the
Apostle, Columbus, Ohio; St Patrick, Erie,
Pennsylvania; St Mary of Mercy, Alexandria,
South Dakota; pilgrims from St Stephen’s
Malankara Orthodox Church, Midland Park,
New Jersey; Our Lady of the Lake Catholic
Church Choir, Mandeville, Louisiana; participants in the Sacred Heart Major Seminary,
Detroit, Michigan, Desert Formation Experience; Members and staff of the Vietnamese
Radio «Journey of Faith», Little Saigon, California; Students and faculty from: Catholic
University of America, Washington, D C; Loyola
University, Chicago, Illinois, Rome Center;
Caldwell University, New Jersey; Texas A&M
University; Assumption College, Worcester,
Massachusetts;
Carroll
College,
Helena,
Montana; St Vincent College, Latrobe,
Pennsylvania; McGill-Toolen High School,
Mobile, Alabama.
tersberg; St. Josef, Weiden; St. Christophorus,
Wolfsburg; St. Martin, Zusamaltheim; Seelsorgeeinheit Zocklerland; Pilgergruppen aus dem
Erzbistum München und Freising; Bistum Regensburg; Bistum Rottenburg-Stuttgart; Pilgergruppen aus: Bad Windsheim; Flensburg; Fridolfing; Grafenwöhr; Hafenlohr; RottenburgBieringen;
Vilsbiburg;
Familienbund
des
Bistums Würzburg in Begleitung von Bischof
Dr. Friedhelm Hofmann; Kolpingsfamilie Kronach; Kroatisch Katholische Mission, Ludwigsburg; Mitarbeiterinnen der Franziskanerinnen,
St. Antonius, Lüdinghausen; Familienkreis des
Franziskanerinnen-Klosters
Heiligenbronn,
Schramberg; Katholischer Frauenbund Oberviechtach und Pilger aus Oberviechtach; Studienreisegruppe Karlsruhe; Violinschülergruppe
aus München und Freising; durch den bayerischen Staat geförderte Stipendiaten, München;
From Great Britain: members of the Catholic Scout Advisory Councils of England, Wales
and Scotland.
From England: pilgrims from the following
parishes: Our Lady and All Saints, Basildon,
Diocese of Brentwood; St Theresa, London,
Diocese of Brentwood.
From Scotland: pilgrims from St Columbkille Parish, Rutherglen, Glasgow.
From Switzerland: members of the Korean
Catholic Community, Zürich.
From China: pilgrims from the Diocese of
Funing.
From India: pilgrims from the Diocese of
Ahmedabad; pilgrims from the Diocese of Vasai; A group of pilgrims from «Lourdes
Hospital», Kochi, Kerala.
From Indonesia: pilgrims from the Diocese
of Banjarmasin; A group of pilgrims from
Jakarta.
From Japan: a group of pilgrims from Seta
Catholic Church, Tokyo.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Barbara, Abensberg; St. Martin, Aulendorf; St. Andreas, Babenhausen; Herz-Jesu, Bad Kissingen;
St. Benedikt, Bayreuth; St. Maria, Ditzingen;
Dompfarrei Mariä Himmelfahrt, Eichstätt; St.
Nikolaus, Ettenheim; St. Goar, Flieden; St. Anna, Forchheim; Pilgergruppe aus Freiburg; Heiliges Herz Jesu, Grafenau; St. Laurentius, Hohenthann; Heiliges Kreuz und St. Pius, Kelheim; St. Vitus, Johannes der Täufer und St.
Peter und Paul, Kirchweidach; St. Martin,
Meßkirch; Zu unserer lieben Frau, Neumarkt
Oberpfalz; Liebfrauen, Niefern-Öschelbronn;
St. Heinrich, Nürnberg; St. Martin, Pfaffenhofen a.d. Roth; St. Maria Magdalena, Schiltberg; St. Peter und Paul, St. Gallus, St. Jakobus, Schömberg; Maria vom Siege, Schwarzhofen; Herz Jesu, Sulzbach-Rosenberg; Pfarreiengemeinschaft
Theuern-Ebermannsdorf-Pit-
Hohner Akkordeon-Orchester, Reilingen; Katholisches Jugendbüro Dekanat Kraichgau,
Sinsheim; Neugefirmte aus den Pfarreien St.
Hedwig und Ulrich, Stuttgart; Firmlinge und
Angehörige der Kroatisch Katholischen Gemeinde, Stuttgart, Sindelfingen, Leonberg und
Herrenberg; Ministranten aus folgenden Pfarreien: St. Michael, Altenmünster; Pfarrverband
Stiftsland Berchtesgaden; St. Martin, Miltach
und St. Elisabeth, Blaibach; St. Peter und Paul,
Ergoldsbach-Bayerbach; Seelsorgegemeinschaft
Luhe-Wildenau; Pfarreiengemeinschaft Offingen; St. Peter und Paul, Schömberg; Ministranten St. Magnus, Wernau.
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe
aus der Pfarre St. Martin, Dornbirn; Naturfreunde Rohrbach, Mattersburg.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft:
Katholische Koreanische Gemeinde, Zürich;
Pilgergruppe aus Zürich.
De España: Religiosas de Jesús-Maria; Parroquia Nuestra Señora del Socorro, de Aspe.
De México: Congregación del Oratorio de
San Felipe Neri, de Mérida grupo de peregrinos de Guadalajara.
De Panamá: Hijas María Reina de la Paz.
De El Salvador: Parroquia San Martín, de
San Salvador.
De Argentina: Hermanas del Instituto Servidoras del Señor y de la Virgen de Matará;
Scuola Dante Alighieri, de Santa Fe; Parroquia
San Vicente Pallotti, de Empalme Lobos.
Do Brasil: grupo de visitantes de São Paulo,
de Bragança Paulista, de Bacabal; Catedral
Nossa Senhora do Rosário, de Bragança do
Pará.
Il bambino
e l’ergastolano
Con un abbraccio Papa Francesco
ha accolto un bambino che ha
subito abusi e un ergastolano,
all’udienza generale di mercoledì
27 maggio in piazza San Pietro.
Particolarmente significativa,
infatti, la presenza di una
delegazione dell’associazione
Meter, fondata nel 1986 da don
Fortunato Di Noto per lottare
contro la pedofilia e lo
sfruttamento dei bambini. «Per
tutti noi l’accoglienza e la
benedizione del Papa sono un
incoraggiamento a proseguire nel
nostro servizio» dice il sacerdote,
che ricorda i 1300 bambini
sostenuti nei loro diritti e nella
loro dignità. La parola «meter»,
del resto, è di origine greca e
significa «accoglienza, grembo»
ma anche «protezione e
accompagnamento».
A ricevere il saluto di Francesco
anche Antonio Terracina,
ergastolano, in carcere da 26 anni,
il primo ad aver ottenuto la
libertà vigilata in Molise. Ad
accompagnarlo don Benito
Giorgetta, presidente
dell’associazione Iktus, venuto da
Termoli per far benedire al Papa
la prima pietra della cappella
della Vergine dell’accoglienza,
cuore della casa dove vengono
ospitati figli di detenuti, ragazze
madri e bambini abbandonati. Al
Pontefice è stata anche presentata
l’attività dell’associazione cattolica
parigina Aux captifs, la libération
che sostiene «le persone che
vivono in strada, senza fissa
dimora, ex detenuti e prostitute»
dice Juliette Denormandie. In
pratica, la stessa attività che in
Argentina porta avanti la
fondazione Pescar, come spiega
Piero Marietti.
Il Papa ha poi incoraggiato il
servizio dei quaranta giovani di
Palestrina che sono vicini ai
bambini ammalati attraverso la
clown-terapia. Il presidente
dell’associazione Sorrisiamo,
Maurizio Bernassola, spiega che i
clown dottori sono attivi nel
reparto ematologico del
Policlinico di Tor Vergata,
nell’ospedale di Palestrina e in
due strutture di Rocca
Priora. «Non facciamo
altro che provare a
mettere in pratica il
Vangelo — dice — e siamo
venuti a cercare il
sostegno del Papa che ci
contagia con il suo
sorriso, proprio come noi
cerchiamo di fare con i
bambini».
Francesco ha anche
benedetto la nuova
lampada che subito dopo
l’udienza è stata collocata
sulla tomba di Paolo VI
nelle Grotte vaticane, in
sostituzione della
precedente in terracotta.
La lampada, in ferro della
Val Trompia — la zona
dove sorge Concesio,
paese natale di Montini — è opera
dello scultore Lino Sanzeni e
rappresenta due cuori intrecciati.
A donarla è l’associazione
bresciana Cuore amico-fraternità
onlus. «È un omaggio semplice,
ma pensato con l’intelligenza e
con il cuore» spiega il presidente
don Armando Nolli. Proprio sulle
orme di Paolo VI, «Papa
missionario», l’associazione dal
1980 sostiene con tante iniziative
concrete l’opera dei missionari,
promuovendo tra l’altro una
pubblicazione specifica e un
premio annuale intitolato a
Montini. Francesco ha anche
benedetto una statua raffigurante
san Michele arcangelo, portata da
un gruppo di duecento fedeli
dalla parrocchia del Santissimo
Salvatore e San Michele di
Calvanico accompagnati dal
parroco don Vincenzo Pierri.
Infine il Papa ha accolto una
delegazione di storici dell’arte di
diciassette Paesi, a Roma per una
conferenza internazionale che
vuole rilanciare «il ruolo dei beni
culturali come strumento di
dialogo per la pace». A Francesco
hanno consegnato il “manifesto
delle nazioni” che vuole, appunto,
rimarcare «la centralità della
cultura come linguaggio
universale fra i popoli». A
organizzare la conferenza è la
fondazione Foedus. Tra i presenti
anche rappresentanti
dell’Ermitage di San Pietroburgo
e dei musei viennesi e statunitensi.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 28 maggio 2015
All’udienza generale il Papa parla del fidanzamento come tempo di conoscenza e di condivisione
Un bel lavoro
E invita i ragazzi a non lasciare da parte e a leggere «I promessi sposi»
Il fidanzamento è «il tempo nel quale i
due sono chiamati a fare un bel lavoro
sull’amore, un lavoro partecipe e
condiviso, che va in profondità». Lo ha
detto Papa Francesco all’udienza
generale di mercoledì 27 maggio, in
piazza San Pietro.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Proseguendo queste catechesi sulla
famiglia, oggi vorrei parlare del fidanzamento. Il fidanzamento — lo si
sente nella parola — ha a che fare
con la fiducia, la confidenza, l’affidabilità. Confidenza con la vocazione che Dio dona, perché il matrimonio è anzitutto la scoperta di una
chiamata di Dio. Certamente è una
cosa bella che oggi i giovani possano scegliere di sposarsi sulla base di
un amore reciproco. Ma proprio la
libertà del legame richiede una consapevole armonia della decisione,
non solo una semplice intesa dell’attrazione o del sentimento, di un momento, di un tempo breve... richiede
un cammino.
Il fidanzamento, in altri termini, è
il tempo nel quale i due sono chiamati a fare un bel lavoro sull’amore,
un lavoro partecipe e condiviso, che
va in profondità. Ci si scopre man
mano a vicenda cioè, l’uomo “impara” la donna imparando questa donna, la sua fidanzata; e la donna “impara” l’uomo imparando questo uomo, il suo fidanzato. Non sottovalutiamo l’importanza di questo apprendimento: è un impegno bello, e
l’amore stesso lo richiede, perché
non è soltanto una felicità spensierata, un’emozione incantata... Il racconto biblico parla dell’intera creazione come di un bel lavoro
dell’amore di Dio; il libro della Genesi dice che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto
buona» (Gen 1, 31). Soltanto alla fine, Dio “si riposò”. Da questa im-
magine capiamo che
l’amore di Dio, che
diede origine al mondo, non fu una decisione
estemporanea.
No! Fu un lavoro bello. L’amore di Dio
creò le condizioni
concrete di un’alleanza irrevocabile, solida,
destinata a durare.
L’alleanza d’amore
tra l’uomo e la donna,
alleanza per la vita,
non si improvvisa, non
si fa da un giorno
all’altro. Non c’è il
matrimonio
express:
bisogna
lavorare
sull’amore,
bisogna
camminare. L’alleanza
dell’amore dell’uomo
e della donna si impara e si affina. Mi permetto di dire che è
un’alleanza artigianaGiorgio De Chirico, «Renzo e Lucia» (1964)
le. Fare di due vite
una vita sola, è anche
quasi un miracolo, un miracolo della lo fa alcune volte in termini di filibertà e del cuore, affidato alla fede. danzamento. Nel Libro di Geremia,
Dovremo forse impegnarci di più su parlando al popolo che si era allonquesto punto, perché le nostre tanato da Lui, gli ricorda quando il
“coordinate sentimentali” sono anda- popolo era la “fidanzata” di Dio e
te un po’ in confusione. Chi preten- dice così: «Mi ricordo di te, dell’afde di volere tutto e subito, poi cede fetto della tua giovinezza, dell’amore
anche su tutto — e subito — alla pri- al tempo del tuo fidanzamento» (2,
ma difficoltà (o alla prima occasio- 2). E Dio ha fatto questo percorso
ne). Non c’è speranza per la fiducia di fidanzamento; poi fa anche una
e la fedeltà del dono di sé, se preva- promessa: lo abbiamo sentito all’inile l’abitudine a consumare l’amore zio dell’udienza, nel Libro di Osea:
come una specie di “integratore” del «Ti farò mia sposa per sempre, ti fabenessere psico-fisico. L’amore non rò mia sposa nella giustizia e nel diè questo! Il fidanzamento mette a ritto, nell’amore e nella benevolenza.
fuoco la volontà di custodire insieme Ti farò mia sposa nella fedeltà e tu
qualcosa che mai dovrà essere com- conoscerai il Signore» (2, 21-22). È
prato o venduto, tradito o abbando- una lunga strada quella che il Signonato, per quanto allettante possa es- re fa con il suo popolo in questo
sere l’offerta. Ma anche Dio, quando cammino di fidanzamento. Alla fine
parla dell’alleanza con il suo popolo, Dio sposa il suo popolo in Gesù
I saluti ai fedeli in piazza San Pietro
Con la gioia di Filippo
zonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione.
Nel salutare i diversi gruppi di fedeli
presenti in piazza San Pietro, il
Pontefice ha ricordato il quinto
centenario della nascita di san Filippo
Neri e ha invitato i giovani a seguire il
suo esempio nel «testimoniare con gioia
la fede».
Di cuore saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente i gruppi parrocchiali, come pure i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Košice che celebrano il
decimo anniversario della loro ordinazione sacerdotale.
Cari fratelli e sorelle, domenica
scorsa abbiamo celebrato la Solennità della Pentecoste. Vi esorto ad essere sempre docili all’azione dello
Spirito Santo. Con affetto benedico
voi ed i vostri cari.
Saluto cordialmente i pellegrini di
lingua francese, in particolare i fedeli
di Beirut, accompagnati da Mons.
Salim Bustros, e quelli del Cameroun, come pure i gruppi venuti dalla Francia.
Prego specialmente per tutti coloro che si preparano al matrimonio, e
invito le comunità cristiane a incoraggiarli ed aiutarli nel compimento
del loro generoso progetto.
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Gran
Bretagna, Svizzera, Cina, India, Indonesia, Giappone, Canada e Stati
Uniti d’America. Su tutti voi e sulle
vostre famiglie, invoco la gioia e la
pace nel Signore. Dio vi benedica!
Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Saluto l’associazione delle famiglie della Diocesi di
Würzburg accompagnata dal Vescovo Mons. Friedhelm Hofmann, nonché i numerosi gruppi di giovani, in
particolare i cresimandi provenienti
dalla Diocesi di Rottemburgo-Stoccarda e i ministranti di Berchtesgaden. Lo Spirito Santo vi renda sempre di più testimoni gioiosi del Vangelo e dell’amore di Cristo. Con affetto vi benedico tutti.
Saludo a los peregrinos de lengua
española, en particular a los grupos
provenientes de España y de América Latina. Invito a todos, especialmente a los esposos cristianos, a
acompañar con la oración y el testimonio de amor y fidelidad, a los jóvenes novios que se preparan para el
matrimonio. Muchas gracias.
Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, in parti-
Simone Cantarini, «San Filippo Neri
con due angeli» (XVII secolo)
colare i fedeli della Cattedrale di
Bragança do Pará e gli altri gruppi
del Brasile, augurando a voi tutti di
rendervi sempre conto di quanto la
vita sia un dono meraviglioso. Vegli
sul vostro cammino la Vergine Maria
e vi aiuti ad essere segno di fiducia e
di speranza in mezzo ai vostri fratelli. Su di voi e sulle vostre famiglie
scenda la Benedizione di Dio.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio
Oriente! Cari fratelli e sorelle, la
Vergine Maria, che veneriamo in
questo mese di maggio, sia maestra
di tenerezza e di amore per tutti voi
e sia il vostro esempio per vivere
nell’unità e nell’armonia familiare. Il
Signore vi benedica!
Saluto i pellegrini polacchi. Cari
amici, oggi in modo particolare rivolgiamo il pensiero ai fidanzati e
preghiamo per loro, affinché il periodo di preparazione al matrimonio
sia per loro scuola di amore e di responsabilità, nonché di apertura ai
doni spirituali con i quali il Signore,
tramite la Chiesa, arricchisce l’oriz-
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua italiana. Sono
lieto di accogliere i cresimandi della
Diocesi di Teggiano-Policastro, con
il Vescovo Mons. Antonio De Luca;
i partecipanti al Convegno del Movimento Apostolico e al simposio
L’arte: luce di Dio; e i fedeli di Cascia e Norcia, accompagnati dall’Arcivescovo di Spoleto Mons. Renato
Boccardo. Saluto l’Associazione Meter di Avola; gli studenti dell’Istituto
Santa Maria di Roma, che ricordano
i 125 anni di attività didattica; la
Fondazione Centesimus Annus pro
Pontifice; e i militari di Napoli e Salerno. La visita alla Città Eterna in
questo mese mariano vi aiuti a riscoprire il senso cristiano della festa come momento di incontro con Dio e
di comunione con i fratelli.
Un pensiero speciale ai giovani,
agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri ricorreva la memoria di San Filippo Neri, di cui celebriamo il quinto
centenario della nascita. La sua attenzione per l’oratorio stimoli voi,
cari giovani, a testimoniare con gioia
la fede nella vostra vita; il suo abbandono in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti
di maggiore sconforto; e il suo apostolato nelle periferie inviti voi, cari
sposi novelli, a sostenere i più deboli
e bisognosi della vostra famiglia.
Cristo: sposa in Gesù la Chiesa. Il
Popolo di Dio è la sposa di Gesù.
Ma quanta strada! E voi italiani,
nella vostra letteratura avete un capolavoro sul fidanzamento [I Promessi Sposi]. È necessario che i ragazzi lo conoscano, che lo leggano;
è un capolavoro dove si racconta la
storia dei fidanzati che hanno subito
tanto dolore, hanno fatto una strada
piena di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio. Non
lasciate da parte questo capolavoro
sul fidanzamento che la letteratura
italiana ha proprio offerto a voi. Andate avanti, leggetelo e vedrete la
bellezza, la sofferenza, ma anche la
fedeltà dei fidanzati.
La Chiesa, nella sua saggezza, custodisce la distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi — non è lo
stesso — proprio in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica. Stiamo attenti a non disprezzare a cuor leggero questo saggio insegnamento, che si nutre anche
dell’esperienza dell’amore coniugale
felicemente vissuto. I simboli forti
del corpo detengono le chiavi
dell’anima: non possiamo trattare i
legami della carne con leggerezza,
senza aprire qualche durevole ferita
nello spirito (1 Cor 6, 15-20).
Certo, la cultura e la società
odierna sono diventate piuttosto indifferenti alla delicatezza e alla serietà di questo passaggio. E d’altra parte, non si può dire che siano generose con i giovani che sono seriamente
intenzionati a metter su casa e met-
tere al mondo figli! Anzi, spesso
pongono mille ostacoli, mentali e
pratici. Il fidanzamento è un percorso di vita che deve maturare come la
frutta, è una strada di maturazione
nell’amore, fino al momento che diventa matrimonio.
I
corsi
prematrimoniali
sono
un’espressione speciale della preparazione. E noi vediamo tante coppie,
che magari arrivano al corso un po’
controvoglia, “Ma questi preti ci fanno fare un corso! Ma perché? Noi
sappiamo!” ... e vanno controvoglia.
Ma dopo sono contente e ringraziano, perché in effetti hanno trovato lì
l’occasione — spesso l’unica! — per
riflettere sulla loro esperienza in termini non banali. Sì, molte coppie
stanno insieme tanto tempo, magari
anche nell’intimità, a volte convivendo, ma non si conoscono veramente.
Sembra strano, ma l’esperienza dimostra che è così. Per questo va rivalutato il fidanzamento come tempo di conoscenza reciproca e di condivisione di un progetto. Il cammino
di preparazione al matrimonio va
impostato in questa prospettiva, avvalendosi anche della testimonianza
semplice ma intensa di coniugi cristiani. E puntando anche qui sull’essenziale: la Bibbia, da riscoprire insieme, in maniera consapevole; la
preghiera, nella sua dimensione liturgica, ma anche in quella “preghiera domestica”, da vivere in famiglia,
i sacramenti, la vita sacramentale, la
Confessione, ... in cui il Signore viene a dimorare nei fidanzati e li prepara ad accogliersi veramente l’un
l’altro “con la grazia di Cristo”; e la
fraternità con i poveri, e con i bisognosi, che ci provocano alla sobrietà
e alla condivisione. I fidanzati che si
impegnano in questo crescono ambedue e tutto questo porta a preparare una bella celebrazione del Matrimonio in modo diverso, non mondano ma in modo cristiano! Pensiamo a queste parole di Dio che abbiamo sentito quando Lui parla al
suo popolo come il fidanzato alla fidanzata: «Ti farò mia sposa per
sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella
benevolenza. Ti farò mia sposa nella
fedeltà e tu conoscerai il Signore»
(Os 2, 21-22). Ogni coppia di fidanzati pensi a questo e dica l’un l’altro:
«Ti farò mia sposa, ti farò mio sposo». Aspettare quel momento; è un
momento, è un percorso che va lentamente avanti, ma è un percorso di
maturazione. Le tappe del cammino
non devono essere bruciate. La maturazione si fa così, passo a passo.
Il tempo del fidanzamento può
diventare davvero un tempo di iniziazione, a cosa? Alla sorpresa! Alla
sorpresa dei doni spirituali con i
quali il Signore, tramite la Chiesa,
arricchisce l’orizzonte della nuova
famiglia che si dispone a vivere nella
sua benedizione. Adesso io vi invito
a pregare la Santa Famiglia di Nazareth: Gesù, Giuseppe e Maria. Pregare perché la famiglia faccia questo
cammino di preparazione; a pregare
per i fidanzati. Preghiamo la Madonna tutti insieme, un’Ave Maria
per tutti i fidanzati, perché possano
capire la bellezza di questo cammino
verso il Matrimonio. [Ave Maria...].
E ai fidanzati che sono in piazza:
«Buona strada di fidanzamento!».