Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLV n. 119 (46.957) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano giovedì 28 maggio 2015 . All’udienza generale il Papa parla del fidanzamento come tempo di conoscenza e di condivisione Varato il pacchetto legislativo Un bel lavoro L’Ue fa un altro passo per l’immigrazione E invita i ragazzi a non lasciare da parte e a leggere «I promessi sposi» Il fidanzamento è «il tempo nel quale i due sono chiamati a fare un bel lavoro sull’amore, un lavoro partecipe e condiviso, che va in profondità». Lo ha detto Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 27 maggio, proseguendo il ciclo di catechesi dedicate alla famiglia con una riflessione sull’esperienza di coloro che si preparano al matrimonio: «un cammino» in cui, ha spiegato, «ci si scopre man mano a vicenda» e si prende «confidenza con la vocazione che Dio dona». In proposito il Pontefice ha ricordato che «l’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna non si improvvisa» ma «si impara e si affina» attraverso un lavoro comune. «Non c’è il matrimonio express» ha avvertito, precisando che l’amore non si coltiva sulla pretesa di volere «tutto e subito» né va consumato «come una specie di “integratore” del benessere psico-fisico». Il fidanzamento, in realtà, è proprio il tempo per maturare «la volontà di custodire insieme qualcosa che mai dovrà essere comprato o venduto, tradito o abbandonato, per quanto allettante possa essere l’offerta». Non è un caso, del resto, che persino Dio, parlando dell’alleanza con il suo popolo, utilizzi spesso espressioni attinte dall’esperienza dei fidanzati: affetto, amore, fedeltà, benevolenza. Atteggiamenti familiari a chi si incammina sulla «lunga strada» che porta al matrimonio: lo ha ribadito Francesco facendo esplicito riferimento anche al racconto dei «Promessi sposi», definito un «capolavoro sul fidanzamento» che i ragazzi dovrebbero conoscere e leggere per scoprire «la bellezza, la sofferenza, ma anche la fedeltà dei fidanzati». Il Pontefice ha rimarcato poi «i mille ostacoli mentali e pratici» che la società e la cultura di oggi pongono ai giovani intenzionati a mettere in piedi una famiglia. E ha sottolineato l’importanza dei corsi prematrimoniali, che aiutano a riflettere «in termini non banali» sul percorso del fidanzamento: un «tempo di conoscenza reciproca e di condivisione di un progetto» le cui tappe — ha raccomandato il Papa — «non devono essere bruciate». I «fidanzatini» di Peynet PAGINA 8 In risposta al lancio di un ordigno palestinese Raid israeliani nella Striscia di Gaza y(7HA3J1*QSSKKM( +\!"!,!?!:! TEL AVIV, 27. Torna alta la tensione al confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Caccia israeliani hanno compiuto oggi, nelle prime ore del mattino, una serie di raid sul territorio palestinese controllato da Hamas, poco dopo il lancio di un razzo in direzione del sud di Israele. Come hanno riferito fonti militari, durante le operazioni sono state colpite e distrutte quattro postazioni legate ad Hamas. I gruppi palestinesi attivi a Gaza — ha commentato il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon — «pagheranno un prezzo pesante» se l’escalation della violenza dovesse aumentare. Israele «non ha intenzione di ignorare il lancio di razzi con- tro i suoi cittadini». Yaalon ha quindi invitato la leadership di Hamas a impedire nuovi lanci. Come detto, i raid sono scattati in risposta al precedente lancio di un ordigno da Gaza che ha colpito ieri sera, intorno alle 21, Gan Yavne, un piccolo centro a ridosso della città costiera di Ashdod. Poco prima in tutta la zona attorno alla Striscia erano risuonate le sirene di allarme antimissile: un evento accaduto l’ultima volta il 23 aprile scorso, in occasione dei festeggiamenti per l’indipendenza dello Stato ebraico, e al quale Israele rispose con colpi di artiglieria verso la postazione di lancio. Erano passati allora quattro mesi di tranquillità: dalla fine del conflitto della scorsa estate, poche altre volte — rompendo il cessate il fuoco faticosamente raggiunto tra le parti — i palestinesi hanno lanciato ordigni, cui l’esercito israeliano ha poi risposto in modo contenuto. Un portavoce militare ha confermato che il razzo di ieri è caduto in una zona aperta di Gan Yavne, non lontano dal porto di Ashdod, circa venti chilometri a nord della Striscia, e che non sono stati segnalati né danni né vittime, anche se un ragazzo di 15 anni si è presentato all’ospedale locale in stato di shock. Nessun gruppo palestinese attivo nella Striscia ha rivendicato il lancio, anche se l’esercito israeliano incolpa l’ala militare della Jihad islamica. L’azione sarebbe dovuta probabilmente — secondo le ricostruzioni dei responsabili militari — ai dissidi interni sorti nell’organizzazione riguardo la nomina di un nuovo comandante nella zona nord del territorio. Ciò nonostante — sottolineano gli analisti — il lancio fa anche capire che il controllo di Hamas sui gruppi satellite nella Striscia si sta indebolendo. Il razzo da Gaza e i raid israeliani arrivano in un momento particolarmente delicato anche sul piano politico, con il Governo di Benjamin Netanyahu intento a tracciare nuove linee diplomatiche. Netanyahu stesso, incontrando di recente l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, ha dichiarato che il Governo di Israele è disposto a tornare al tavolo negoziale e a discutere con i palestinesi dei confini delle colonie ebraiche in Cisgiordania. L’apertura è stata però bocciata dai palestinesi: l’Organizzazione per la liberazione della Palestina ha fatto sapere di non essere d’accordo e che la precondizione di qualsiasi trattativa è il blocco di tutti i progetti edilizi in Cisgiordania. Netanyahu — secondo la stampa — ha fatto la sua proposta durante una riunione ristretta con Mogherini: accanto a lui sedevano il consigliere della sicurezza nazionale, Yossi Cohen, e l’inviato del primo ministro per il processo di pace, Isaac Molho. Intervento del segretario di Stato Per un rinnovato impegno della Chiesa Santa Sede e profughi nel Novecento Le dichiarazioni di principio non bastano Agenti di Hamas sui luoghi colpiti (Reuters) ANTONIO MARIA VEGLIÒ A PAGINA 5 PAGINA 7 Migranti afghani appena sbarcati sull’isola greca di Kos (Reuters) BRUXELLES, 27. La Commissione europea, riunita oggi a Bruxelles, ha dato il via libera al pacchetto legislativo di attuazione dell’agenda sull’immigrazione, a quanto si apprende mentre la riunione del collegio è ancora in corso. Si tratta, comunque, solo di un passaggio del complesso iter legislativo per modificare le politiche europee in Tensione sul dossier greco ATENE, 27. Schiarita per la Grecia in un momento di altissima tensione. La Bce (Banca centrale europea) ha deciso questa mattina di lasciare invariata a 80,2 miliardi di euro la linea di liquidità d’emergenza concessa alle banche elleniche. Come scrive Bloomberg, che cita una fonte vicina all’istituto di Francoforte, la decisione fornisce un cuscinetto di liquidità di tre miliardi di euro. E intanto, proprio oggi si apre a Dresda il vertice dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche centrali del G7: il caso greco sarà sul tavolo delle discussioni. Tanto più che, sempre oggi, riprendono gli incontri tra i creditori internazionali, il cosiddetto Brussel Group, che comprende Bce, Ue e Fmi, e la squadra dei negoziatori ellenici. «La mia impressione dopo aver parlato con alcuni colleghi — ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker — è che stia crescendo la sensazione che il default della Grecia si possa evitare». Ma i tempi stringono: Atene deve rimborsare all’Fmi 312 milioni di euro entro il 5 giugno e 330 entro il 12 dello stesso mese. Una terza rata da 600 milioni dovrà poi essere sborsata entro il 16 giugno. Le trattative tra i tecnici si concentrano attualmente sulla lista di riforme che il Governo greco deve presentare per poter continuare a ricevere il sostegno economico internazionale. Il premier ellenico, Alexis Tsipras, ha convocato ieri il suo intero staff economico, da Dragosakis a Varoufakis passando per gli sherpa (i tecnici che seguono il negoziato passo passo): si è trattato — come ha detto Dimitrios Papadimoulis, europarlamentare di Syriza — di una riunione nella quale Tsipras «ha dato disposizione di lavorare giorno e notte per minimizzare le distanze con le istituzioni e trovare le misure che servono per chiudere un accordo in fretta, nell’interesse comune». A fine giugno la Grecia potrebbe non essere in grado di pagare i debiti e, al contempo, le spese di gestione dello Stato, «così dobbiamo costruire una soluzione buona per tutti». materia. L’agenda deve infatti ancora passare al vaglio del Parlamento di Strasburgo e del Consiglio europeo, al cui interno i disaccordi sono palesi. Tra i punti che hanno suscitato maggiori contrasti tra i Governi dell’Unione europea, ci sono le cosiddette quote, cioè le percentuali di richiedenti asilo che ciascun Paese deve accogliere (con alcune eccezioni, a partire dalla Gran Bretagna, esentata in base a precedenti accordi). La ridistribuzione obbligatoria delle persone sbarcate in Italia riguarda 24.000 siriani ed eritrei arrivati sulle coste a partire dal 15 aprile. La cifra complessiva di 40.000, che comprende anche i 16.000 giunti o in arrivo in Grecia, è stata fissata per i prossimi due anni e corrisponde a circa il 40 per cento del numero totale di richiedenti asilo entrati nei due Paesi nel 2014 e che hanno dichiaratamente diritto alla protezione internazionale. Nessun obbligo di accoglienza è invece previsto per quanti siano ritenuti privi di tale diritto, in pratica cioè per i migranti irregolari. Secondo le stime di Bruxelles, nel 2014 sono arrivate in Italia 170.000 persone e in Grecia 54.000, mentre nei primi tre mesi del 2015 gli arrivi sono stati 26.000 in Italia e 28.000 in Grecia. Il quaranta per cento sono appunto siriani ed eritrei. In salita i negoziati tra Londra e l’Unione Cameron e il rebus europeo PAGINA 2 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Santo André (Brasile), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Nelson Westrupp, S.C.I., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Santo André (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Pedro Carlos Cipolini, trasferendolo dalla Diocesi di Amparo. Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Janaúba (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Guerrino Riccardo Brusati, trasferendolo dalla Diocesi di Caetité. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 28 maggio 2015 In salita i negoziati tra Londra e l’Unione Cameron e il rebus europeo LONDRA, 27. Lo aveva detto David Cameron che i negoziati sul rimpatrio dei poteri da Bruxelles, prima del referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Ue, sarebbero stati difficili. Forse però nemmeno il premier britannico, dopo la vittoria elettorale di qualche settimana fa, immaginava che avrebbe incontrato un’opposizione tanto forte alle sue ambizioni, sia in patria che fra i partner europei. Mentre infatti la first minister scozzese Nicola Sturgeon afferma che la Scozia intende restare nell’Unione, si rafforza l’asse tra Parigi e Berlino per far fronte comune contro i progetti “secessionisti” di Londra. Nel suo primo intervento dopo la vittoria elettorale del suo Scottish National Party (Snp) alle politiche, Sturgeon ha proposto un meccanismo di salvaguardia per le quattro Nazioni che compongono il Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord) in base al quale l’ipotetica uscita del Regno dall’Ue sia possibile solo se tutte sono d’accordo. L’idea del leader scozzese è quella di proporre un emendamento con questo principio da inserire nella proposta di legge sul referendum che sarà presentata giovedì a Westminster. «Non penso che sia positivo fare un referendum sulla permanenza nell’Ue. Ma dato che un referendum è ora inevitabile la- Passi avanti sulla protezione del clima in Europa BRUXELLES, 27. Primo sì degli eurodeputati all’intesa sull’avvio dal 2019 di un nuovo meccanismo del mercato europeo delle emissioni di C02 (Ets). Il provvedimento, concordato con Commissione europea e Consiglio Ue, è stato approvato ieri con 49 voti a favore, otto contrari e due astensioni. Il sistema Ets è il principale strumento adottato dall’Unione europea in attuazione del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di gas a effetto serra nei settori industriali caratterizzati da maggiori emissioni. Il nuovo meccanismo «è uno strumento efficace, guidato dal mercato, che stabilizzerà il sistema Ets, un pilastro della politica di sostenibilità e per il clima dell’Europa» ha sostenuto Ivo Belet, il relatore belga del dossier. voreremo per proteggere gli interessi della Scozia» ha detto Sturgeon, sottolineando che nella campagna di avvicinamento alla votazione il Governo di Edimburgo si impegnerà con forza affinché il Regno Unito non esca dall’Ue. La questione europea è stata al centro del discorso che la regina Elisabetta II ha tenuto oggi, presentando il programma del Governo conservatore. La regina ha confermato che il Governo britannico varerà presto una legge per sottoporre al Paese, entro il 2017, il referendum sull’appartenenza all’Ue. E tuttavia, come detto, oltre alla sfida interna, per Cameron si sta per aprire un confronto internazionale non facile. Il premier britannico ha in programma un breve tour europeo che avrà come due tappe principali Parigi e Berlino. I presupposti non sono però dei migliori, stando a quello che si legge in un articolo di «Le Monde», ripreso dalla stampa del Regno Unito. Nell’articolo si parla infatti di un documento congiunto del cancelliere tedesco, Angela Merkel, e del presidente francese, François Hollande, che punterebbe a bloccare le proposte di Cameron per modificare i trattati costitutivi dell’Unione soprattutto sui temi dell’economia e dell’immigrazione. I due capi di Stato respingerebbero ogni modifica suggerendo, al contrario, di rafforzare — con alcuni ritocchi — l’integrazione europea. Francia e Germania, secondo «Le Monde», propongono che l’Europa venga dotata di un programma unico, organizzato «in quattro settori di attività che dovrebbero essere sviluppati nel quadro degli attuali trattati nei prossimi anni: la politica economica, la convergenza economica, fiscale e sociale, la stabilità finanziaria ed investimenti e governance dell’Unione monetaria». Un portavoce di Cameron ha affermato ieri che il futuro dei trattati dell’Ue non dovrebbe essere incluso nei colloqui del premier britannico in programma questa settimana. Di certo, in questa volontà di modificare i trattati, Cameron non è isolato. «L’Unione europea non è un progetto chiuso, ma un’istituzione che si deve sviluppare costantemente» ha detto il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, arrivando ieri al Consiglio dei ministri per lo sviluppo a Bruxelles. «Possiamo apertamente dire che ci sono aree in cui abbiamo problemi, cose di cui ci dobbiamo preoccupare e in cui servono cambiamenti» ha aggiunto il ministro austriaco, specificando che, ad esempio in fatto di scelta del welfare, «ci sono alcune proposte britanniche che sono buone idee» e che quindi «non dobbiamo respingere». Rapporto delle agenzie dell’Onu sulla fame nel mondo Raggiunto l’obiettivo minimo ROMA, 27. Il primo degli obiettivi del millennio a suo tempo indicati dall’Onu — quello di almeno dimezzare entro il 2015 la fame nel mondo rispetto ai dati del 1990 — è stato in gran parte raggiunto. Lo sostiene l’edizione 2015 dello State of Food Insecurity in the World (Sofi), il rapporto annuale delle agenzie dell’Onu del settore alimentare, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Programma alimentare mondiale (Pam) e il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad). Dal Sofi 2015, pub- blicato oggi a Roma, dove Fao, Pam e Ifad hanno sede, emerge che la fame nel mondo continua a diminuire, sebbene gradualmente. Il rapporto stima oggi in 795 milioni le persone denutrite nel mondo, con una riduzione di 167 milioni negli ultimi dieci anni. Diversi analisti, non solo tra i più convinti dell’insufficienza dell’azione di cooperazione allo sviluppo e di solidarietà internazionale, ricordano peraltro che i parametri di valutazione della fame non sono rimasti identici a quelli del 1990, in base ai quali il numero degli affamati sarebbe anche maggiore. Dai dati del Sofi 2015, comunque, il raggiungimento dell’obiettivo minimo sembra acquisito. Nel dettaglio, Fao, Pam e Ifad certificano che 72 Paesi in via di sviluppo su 129 hanno dimezzato la fame rispetto al 1990 e che altri nove sono a un passo dal farlo. In generale, nei Paesi in via di sviluppo i due indicatori ufficiali in merito alla lotta alla fame — ovvero il numero degli affamati e la proporzione dei bimbi sotto i cinque anni di età denutriti — sono calati in parallelo, dando un messaggio positivo. Tuttavia in molti Paesi dove la riduzione della malnutrizione infantile è stata lenta, bisogna ancora migliorare la qualità delle diete, le condizioni igieniche e l’accesso all’acqua potabile. I maggiori successi sono stati ottenuti in America latina, ma progressi significativi si sono registrati anche nell’est e nel sud-est asiatici, nel Caucaso e nell’Asia centrale, in alcune regioni settentrionali e occidentali dell’Africa. Secondo il rapporto, la maggior parte di questi risultati positivi si devono a condizioni politiche stabili, sviluppo economico e politiche di protezione sociale rivolte ai più vulnerabili. Il rapporto, peraltro, specifica che la crescita economica è un fattore di successo nella lotta alla fame solo quando è inclusiva, ovvero quando offre opportunità ai più deboli di migliorare le loro esistenze. Rafforzare la produttività delle famiglie rurali e potenziare i meccanismi di protezione sociale sono basilari per promuovere la crescita inclusiva — si legge nel Sofi 2015 — assieme a governance in cui sono ascoltate tutte le parti. Viceversa, i conflitti, l’instabilità politica o i disastri naturali hanno portato a crisi protratte che hanno aggravato la vulnerabilità e l’insicurezza alimentare. Contro gli abusi nuove regole per la polizia di Cleveland Obama assicura aiuti e soccorsi federali Devastanti inondazioni in Texas e Oklahoma WASHINGTON, 27. Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime dell’alluvione che dallo scorso fine settimana flagella il Texas e l’Oklahoma. L’eccezionale ondata di maltempo ha fatto scattare l’allarme per circa trenta milioni di residenti in sette Stati americani. I morti sono almeno 31 mentre 14 persone, di età compresa tra i 4 e gli 81 anni, risultano ancora disperse in Texas. Degli 11 membri di due famiglie che si erano riunite in una casa di vacanza nella zona di Wimberley, sul fiume Blanco, si sono quasi perse le speranze. «Il nostro pensiero e le nostre preghiere sono rivolte alle famiglie e alle comunità colpite da questi devastanti allagamenti, senza precedenti», ha detto il presidente Barack Obama assicurando aiuti e soccorsi federali al governatore del Texas, Greg Abbott, che ha dichiarato lo stato di calamità in oltre 40 contee e ha dispiegato la Guardia Nazionale. In Texas le vittime accertate sono 11, di cui quattro a Houston, secondo un comunicato diffuso dalle autorità cittadine. Nessuna zona di Houston è stata risparmiata dall’alluvione. Molte aree sono ancora paralizzate dall’acqua mentre 25.000 famiglie sono an- WASHINGTON, 27. Giro di vite antiabusi negli Stati Uniti. La polizia di Cleveland dovrà attenersi a una serie di regole rigide e seguire determinati standard stabiliti dal dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti in tema di condotta degli agenti, dopo che un’inchiesta delle autorità federali ha riconosciuto l’esistenza di un sistema ricorrente di abusi da parte di alcuni elementi delle forze dell’ordine nella città. Ad annunciare le norme, ieri, è stato il sindaco di Cleveland, Frank Jackson, mentre in città continuano sporadiche le proteste dopo che un poliziotto è stato assolto da tutte le accuse nel caso della morte di due afroamericani. «Questa giornata segna un muovo modo di agire da parte della polizia» ha detto Jackson. Devastazioni a Houston (Ap) cora al buio. Le case severamente danneggiate sono 4.000. I pompieri hanno tratto in salvo circa 500 persone mentre almeno 2.500 vetture sono state abbandonate dai guidatori per non rischiare di morire annegati. «Non ho mai visto una cosa del genere, in così poco tempo e con una forza così devastante», ha detto il responsabile delle emergenze di Houston, Rick Flanagan. Il servizio meteo nazionale non esclude la possibilità nelle prossime ore di una nuova tempesta nella zona sud orientale del Texas e quindi anche sulla città di Houston. Maxioperazione anticorruzione contro la Fifa Cartellino rosso WASHINGTON, 27. Accuse di corruzione dalle autorità statunitensi nei confronti dei vertici della Fifa, la federazione internazionale di calcio. Alle prime luci dell’alba a Zurigo, in Svizzera, è scattata una maxioperazione delle autorità elvetiche che — stando a quanto riferito dal «New York Times» — ha portato all’arresto di sei dirigenti dell’organo che governa il calcio mondiale. Ora i dirigenti saranno estradati negli Stati Uniti. Nel complesso, i dirigenti della Fifa accusati di corruzione sono quattordici, ma non tutti si trovavano a Zurigo al momento dell’operazione. I reati contestati sono corruzione, riciclaggio e frode. I fatti — secondo la stampa statunitense — riguardano gli ultimi vent’anni: al centro ci sono soprattutto le gare per aggiudicarsi i campionati mondiali così come gli accordi per il marketing e i diritti televisivi. Il logo dell’organizzazione nella sede di Zurigo (Ap) L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Un’altra inchiesta è stata aperta anche in Svizzera per sospetta gestione sleale e riciclaggio di denaro riguardante l’attribuzione dei Mondiali di calcio del 2018 e del 2022. I dirigenti arrestati si trovavano a Zurigo per il meeting annuale dell’organizzazione, durante il quale il presidente uscente, Sepp Blatter, spera di essere rieletto, venerdì, per il quinto mandato. Blatter è indagato dall’Fbi ma per ora non è tra coloro per i quali il dipartimento della Giustizia statunitense ha formalizzato l’accusa di corruzione. Stando ai media, gli agenti dell’Fbi indagano da circa tre anni sulla Fifa. Sempre i rappresentanti dell’organizzazione hanno negato qualsiasi responsabilità. «Abbiamo appreso la notizia e stiamo cercando di chiarire la situazione» ha dichiarato un portavoce della Fifa. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Brasile e Messico ampliano la cooperazione CITTÀ DEL MESSICO, 27. Il presidente del Messico, Enrique Peña Nieto, e la presidente del Brasile, Dilma Rousseff, hanno firmato oggi accordi commerciali, sul turismo e sull’ambiente per fortificare la cooperazione tra i loro Paesi. «Abbiamo l’esigenza di attualizzare e modernizzare la cooperazione» ha detto Nieto nel corso della conferenza stampa congiunta con la presidente brasiliana alla sua prima visita di Stato in Messico. Con questi accordi le prime due potenze economiche latinoamericane «compiono un salto di qualità» ha aggiunto il presidente messicano. Dal canto suo, Rousseff ha dichiarato: «Apriamo un nuovo capitolo nella nostra storia. Le relazioni tra Messico e Brasile presentano un alto grado di potenzialità e abbiamo l’obbligo e il desiderio di sfruttarlo». Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 28 maggio 2015 pagina 3 Le truppe del presidente Hadi entrano nella città di Dhale (Afp) La marina militare rafforzerà le capacità di deterrenza e di attacco Pechino aggiorna la strategia di difesa PECHINO, 27. La Cina inaugura una nuova strategia di difesa attiva. La nuova filosofia è stata illustrata ieri durante la presentazione di un libro bianco del Governo di Pechino sui problemi della difesa. La presentazione ha coinciso con l’inaugurazio- Quattro talebani uccisi in un assalto a Kabul KABUL, 27. Si è concluso alle prime ore del mattino con l’uccisione di quattro insorti talebani l’attacco sferrato a un albergo di Kabul, nella zona dell’aeroporto, appartenente alla famiglia del ministro degli Esteri afghano, Salahuddin Rabbani. I quattro assalitori hanno attaccato l’edificio con armi pesanti senza tuttavia ferire nessun civile né appartenenti alle forze di sicurezza, ha riferito un rappresentante delle autorità afghane. Il viceministro degli Interni, Mohammad Ayub Salangi, ha detto che le armi sono state sequestrate: tra queste, un lanciagranate, tre armi automatiche e una bomba a mano. L’assedio si è concluso alle 5 del mattino, dopo molte raffiche di mitra e una serie di violente esplosioni udite anche nel quartiere delle ambasciate di Kabul, Wazir Akbar Khan. Obiettivo dell’attacco — ha affermato Salangi — sarebbe stata la guesthouse Rabbani. L’azione è stata rivendicata dai talebani da un account Twitter verificato. Nel messaggio ci si riferisce all’obiettivo come una «casa degli invasori» confermando che gli stranieri restano per i guerriglieri un obiettivo privilegiato. Aumenta dunque la tensione in molte zone dell’Afghanistan dopo che i talebani hanno lanciato la nuova offensiva di primavera. All’inizio del mese un altro attacco a una guesthouse in un’altra zona della capitale aveva fatto 14 morti, tra cui nove stranieri. E un commando di origine sconosciuta ha attaccato e ucciso questa mattina a colpi d’arma da fuoco nella provincia nord-orientale di Takhar un magistrato e suo figlio. Lo riferisce il portale di notizie Khaama Press. Il portavoce della polizia provinciale, Khalilullah Asir, ha indicato che la vittima è Sayed Mohammad, procuratore del distretto di Ashmakash. ne da parte della Marina militare di due fari su altrettante isolette del Pacifico rivendicate anche da altri Paesi costieri. Il documento governativo sottolinea che la Cina rafforzerà la «protezione del mare aperto», passando da un atteggiamento semplicemente difensivo a uno che preveda sia la difesa che l’offesa, e invita i suoi vicini ad astenersi da «azioni provocatorie». Il libro bianco riafferma la tendenza già emersa negli ultimi anni per uno sviluppo della Marina militare, che appare in testa alle preoccupazioni degli strateghi cinesi insieme alla capacità di condurre un’eventuale guerra informatica. Il documento lascia quindi immaginare che Pechino aumenterà la sua presenza nel Mar Cinese Meridionale, dove rivendica alcuni territori, contesi anche da Giappone, Filippine, Vietnam e Taiwan. Gli Stati Uniti nei giorni scorsi si sono detti preoccupati per l’intensificarsi e l’ampliarsi delle rivendicazioni territoriali cinesi. Recentemente, il segretario di Stato, John Kerry, ha esortato Pechino a «intraprendere azioni, cui tutti gli altri parteciperanno, per ridurre le tensioni e aumentare le prospettive di una soluzione diplomatica». La scorsa settimana anche il vicepresidente statunitense, Joe Biden, ha criticato l’atteggiamento di Pechino, affermando che le attività di costruzione della Cina sulle isolette contese «aumentano la tensione e le possibilità di un conflitto nella regione». Il portavoce del ministero della Difesa cinese, Yang Yujun, ha risposto sostenendo che queste attività sono simili alla costruzione di abitazioni o di infrastrutture sulla terraferma. Alcuni Paesi — ha aggiunto il portavoce di Pechino — hanno «motivi nascosti per drammatizzare» il problema. Da parte sua, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha affermato che «la Cina deve far fronte a una serie di minacce e sfide complesse e deve dotarsi di una Marina che possa eseguire missioni di molti tipi diversi per difendere la propria sovranità». I ribelli sciiti huthi costretti ad abbandonare la città di Dhale Avanzata dei lealisti nello Yemen SANA’A, 27. L’esercito fedele al presidente yemenita, Abd Rabbo Mansour Hadi, esiliato in Arabia Saudita, ha conquistato nelle ultime ore la città di Dhale, sulla strada per Aden, nel sud del Paese. Lo riferiscono fonti ufficiali sottolineando che si tratta della prima vittoria militare significativa per i lealisti da quando una coalizione a guida saudita ha cominciato il 26 marzo i raid contro le postazioni dei ribelli sciiti huthi e i militari fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, loro alleati. Dhale, situata a 120 chilometri da Aden, è importante anche per essere la sede della più grande unità militare del Paese, fedele a Saleh. I miliziani che vi sono entrati ieri si sono impossessati di carri armati, lanciarazzi e depositi di munizioni. I jet della coalizione hanno intanto continuato i raid su diverse località del Paese, comprese la capitale Sana’a e la stessa Aden. Nel frattempo, i colloqui di pace per lo Yemen sotto l’egida dell’Onu che si sarebbero dovuti aprire domani sono stati rinviati e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sta lavorando per garantire che il dialogo tra tutte le parti in conflitto si tenga sempre a Ginevra «al più presto possibile». Migranti e profughi in ostaggio della criminalità transnazionale Trafficanti indisturbati nel sud-est asiatico KUALA LUMPUR, 27. C’è la conferma di un traffico di esseri umani che si protrae da anni — indisturbato e spesso con la connivenza di soggetti istituzionali — nella scoperta nell’area forestale di Perlis, in Malaysia, a poche centinaia di metri dal confine con la Thailandia, di 139 fosse comuni. «È arrivato il momento di riconoscere che nel sud-est asiatico la criminalità transnazionale è un problema enorme; anche persone in uniforme ne fanno parte», ha detto ieri Razali Ismail, ex inviato speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar, secondo quanto riportato dalla Misna, l’agenzia internazionale delle congregazioni missionarie. Tutto indica che i corpi trovati questa settimana in Malaysia, così come quelli scoperti all’inizio del mese in territorio thailandese, siano di profughi della minoranza rohingya del Myanmar e di migranti bengalesi. Secondo Ismail e altri esperti, lungo la frontiera tra i due Paesi il traffico di esseri umani è stato attivo per anni. Nonostante un avamposto di sicurezza a Wang Kelian, vicino all’area delle fosse comuni individuata, i migranti, tra cui donne e bambini, sono stati portati in Malaysia da trafficanti che hanno potuto agire senza ostacoli. Finora, due agenti di polizia sono stati arrestati, insieme ad altri 35 cittadini malaysiani, in relazione a que- Bambini rohingya riposano in un campo profughi in Indonesia (Afp) sto traffico di esseri umani. Il capo della polizia ha promesso un’indagine approfondita e trasparente. Il ministro dell’Interno, Ahmad Zahid Hamidi, ha detto da parte sua che il Governo di Kuala Lumpur sta lavorando in stretta collaborazione con il Corpo forestale alle frontiere per investigare sui fatti. In questa prima fase delle indagini sulle fosse comuni, sembrano emergere legami di esponenti della polizia con gruppi criminali attivi sia nel Paese sia in Thailandia e in Bangladesh. Come detto, le fosse comuni in territorio malaysiano sono nella stessa area del ritrovamento, a circa cinquecento metri dalla frontiera, fatto all’inizio di maggio dalle autorità thailandesi di altre fosse con almeno trenta corpi di rohingya e bengalesi morti per malattie o per fame mentre venivano tenuti in ostaggio dai trafficanti in questi campi in attesa di un riscatto dalle loro famiglie. Proprio questo ritrovamento aveva spinto le autorità di Bangkok a un giro di vite contro una pratica di fatto prima tollerata. Questo aveva però contribuito all’emergenza umanitaria delle ultime settimane, con migliaia di rohingya e bengalesi abbandonati in mare dagli scafisti per paura di essere arrestati. Migliaia di persone, secondo le stime dell’Onu, sono tuttora alla deriva nel mare delle Andamane. Altre millesettecento persone sono riuscite a sbarcare questo mese in Indonesia, altro Paese che di fronte a questa spaventosa emergenza ha in parte mutato la politica dei respingimenti finora praticata. Tra l’altro, secondo la stampa indonesiana, duecentotrenta bambini rohingya potrebbero essere ospitati in collegi islamici. «Tutti questi bambini sono musulmani e molti collegi islamici sull’isola di Java sono disposti ad accettarli se sono pronti a studiare», ha detto il ministro degli Affari Sociali, Khofifah Indar Parawansa, a un’emittente televisiva locale. Dopo la Libia l’Is rivendica azioni in Tunisia Scacchiere jihadista nordafricano TRIPOLI, 27. Dopo quelle in Libia, il cosiddetto Stato islamico (Is) rivendica azioni anche in Tunisia, in particolare la strage compiuta da un soldato nella caserma di Bouchoucha, strage che le autorità locali avevano definito il «gesto isolato di una persona con instabilità mentale». A giudizio di molti osservatori, si tratta di propaganda e non c’è un effettivo coordinamento dei gruppi jihadisti operanti in Africa settentrionale con le milizie dell’Is che hanno consolidato la loro presenza in Iraq e in Siria. Tuttavia, nella complessa vicenda legata all’Is lo scacchiere nordafricano sta assumendo un rilievo sempre maggiore. In tal senso vanno lette le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo il loro incontro di ieri alla Casa Bianca. Sulla lotta all’Is i due hanno fatto esplicito riferimento al «fronte sud», appunto a quello nordafricano, e Obama ha sottolineato la necessità di rafforzare la collaborazione con i Governi dell’area. «Dobbiamo pensare se stiamo impiegando il nostro sostegno in maniera efficace» ha detto. Sempre per quanto riguarda la Libia, sembra invece da escludere il coinvolgimento dei gruppi che dichiarano di aderire all’Is nell’agguato al quale è sfuggito ieri Abdullah Al Thani, il primo ministro del Go- verno di Tobruk, quello internazionalmente riconosciuto. Il convoglio del premier diretto all’aeroporto di Tobruk è stato preso di mira da colpi di arma da fuoco che hanno ferito tre sue guardie del corpo. Nel Paese nordafricano, intanto, la condizione delle popolazioni si fa sempre più drammatica. Ieri l’organizzazione Human Rights Watch ha lanciato un appello alle parti in conflitto a Bengasi, nell’est della Libia, affinché consentano a centinaia di civili di lasciare la città e permettano ai soccorritori di far arrivare generi alimentari e medicine. A Bengasi le truppe di Tobruk combattono da tempo contro le formazioni che fanno riferimento al Governo islamista di Tripoli, ma negli ultimi mesi è aumentata nell’area anche la presenza di milizie che dichiarano appartenenza all’Is. D all’Iraq, intanto, è giunta oggi notizia dell’uccisione di oltre cinquanta soldati governativi in un attacco compiuto da tre attentatori suicidi dell’Is a un convoglio militare nei pressi di Falluja, nella provincia di Al Anbar, cinquanta chilometri a ovest di Baghdad. Ondata di caldo in India provoca oltre 1200 vittime NEW DELHI, 27. Oltre 1200 persone sono morte negli ultimi dieci giorni per un’ondata di caldo record nell’India settentrionale e sud orientale, in particolare negli Stati dell’Andhra Pradesh e Telangana. Lo riferisce oggi la televisione Ndtv fornendo un nuovo bilancio delle vittime. È scattata l’emergenza in molti ospedali per i casi di disidratazione e collassi per l’eccessiva esposizione al sole cocente. In Andhra Pradesh, dove sono morte 800 persone, anche ieri la colonnina di mercurio ha toccato i 47 gradi e oggi si prevede un’altra giornata torrida. Salgono le vittime anche nel vicino Orissa con oltre 60 morti nelle ultime 48 ore. Anche negli Stati del Rajasthan, Uttar Pradesh e nella stessa New Delhi, dove continua l’alta pressione con sole e cielo sereno, le temperature massime oscilleranno intorno ai 45 gradi con gravi disagi per decine di milioni di persone. Soltanto verso la fine della settimana i meteorologi prevedono l’arrivo di perturbazioni che potrebbero finalmente portare un sollievo alla calura in attesa del monsone estivo previsto a giugno. Il Parlamento del Madagascar destituisce il presidente ANTANANARIVO, 27. Il Parlamento del Madagascar ha votato ieri sera per la destituzione del presidente, Hery Rajaonarimampianina. Contro di lui si sono espressi 121 deputati sui 125 presenti (in tutto sono 151). La decisione finale sulla destituzione spetta comunque alla Corte costituzionale. Il presidente è stato accusato di alto tradimento, per la violazione delle norme di funzionamento del Parlamento stesso e per la mancata nomina di una commissione elettorale. Secondo molti osservatori, sul piano politico Rajaonarimampianina — eletto diciotto mesi fa nelle presidenziali tenute dopo una crisi protrattasi per un decennio — avrebbe pagato la nuova inedita alleanza tra i due principali protagonisti dello scontro in Madagascar, cioè Marc Ravalomanana e Andry Rajoelina. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 28 maggio 2015 Bassorilievo raffigurante la corsa delle quadrighe nel Circo Massimo di Roma (II-III secolo, Palazzo Trinci, Foligno) Novaziano e la società dello spettacolo Il barocco nelle Riduzioni gesuitiche La responsabilità dello sguardo di LEONARD O LUGARESI ome si fa a vivere da cristiani in un mondo completamente non cristiano? Come si incarna e si rende visibile la fede nelle vicende dell’esistenza quotidiana, quando deve rapportarsi a un contesto sociale in cui il tempo e lo spazio e tutte le pratiche che vi si svolgono sono completamente estranei a qualsiasi forma di riferimento o anche di semplice apertura a Gesù Cristo? Se tutto, attorno a noi, rimanda ad altre credenze e ad altri valori, come si fa a restare fedeli alla memoria di Cristo come fattore determinante della vita? Queste domande — così attuali per noi che vediamo compiersi ogni giorno la “liquefazione postmoderna” di tutte le forme di cultura e di vita sociale generate nei secoli della cristianità e la loro repentina sostituzione con altri paradigmi ormai del tutto avulsi da qualsiasi nesso con la fede cristiana — sono state cruciali anche nell’esperienza delle prime generazioni cristiane, sia pure in una prospettiva diversa dalla nostra. Risulta perciò estremamente interessante per tutti, e non solo per chi si occupa di storia del cristianesimo antico, riflettere su come i cristiani dei primi secoli abbiano affrontato questo problema e su quali risposte abbiano elaborato per risolvere le tante situazioni di difficoltà e i conflitti in cui l’esigenza di andare controcorrente, per essere coerenti con la propria fede, continuamente li metteva. Sarebbe anzi molto proficuo riconsiderare sotto questo profilo — piuttosto che nell’ottica consueta della “conquista” — il cosiddetto processo di cristianizzazione della società pagana. Molto prima che il cristianesimo acquisisse una posizione di favore da parte del potere po- C Prospero Piatti, «Floralia» (1899, particolare) litico, quando ancora qualunque prospettiva di egemonia culturale e sociale era addirittura impensabile, i cristiani, per quanto pochi e marginali fossero, lungi dall’isolarsi in un mondo a parte, si ponevano il problema di un giudizio morale e di una risignificazione culturale delle forme di vita collettiva in cui, come abitanti della città terrena — da cui non hanno mai avuto la tentazione di fuggire — erano necessariamente implicati. In questo ambito, da un paio di decenni a questa parte la ricerca storiografica ha prestato maggiore attenzione, con argomenti e prospettive di ricerca nuove, al problema dell’atteggiamento assunto dalla Chiesa antica nei confronti degli spettacoli pubblici, riconoscendovi un nodo cruciale nella storia dei rapporti tra cristianesimo e cultura greco-romana e del processo di cristianizzazione del mondo tardoantico. I ludi, infatti, erano una componente fondamentale della vita della città tardoantica, di cui costituivano un momento di integrazione sociale imprescindibile: rifiutarli — come le gerarchie ecclesiastiche, decisamente e senza eccezione alcuna, sollecitavano costantemente il popolo cristiano a fare — significava, oltre che rinunciare a un piacere collettivo profondamente amato anche da molti tra i cristiani (spesso perciò riluttanti a obbedire a questa indicazione pastorale), compiere un grave atto di “diserzione” rispetto a una sorta di dovere civile, quasi una dichiarazione di non appartenenza alla pòlis. Approfondire le ragioni di questa scelta difficile e impopolare, perseguita però dalle autorità ecclesiastiche con estrema convinzione e mantenuta con tenacia per tutto il periodo che va dal II secolo fino alla fine del mondo romano (che segna anche la fine, almeno in Occidente, del sistema degli spettacoli pubblici) è dunque del massimo interesse. Una buona occasione ce la offre ora la recentissima pubblicazione, per i tipi delle Edizioni Dehoniane Bologna, di un piccolo trattato di Novaziano, dotto presbitero romano della metà del III secolo che fu protagonista di uno scisma, in opposizione a Papa Cornelio, negli anni turbolenti della cioso come pretendevano i vescovi. De mi- polosa fedeltà al testo biblico; poi sostepersecuzione di Decio. La sua operetta, Gli nimis non curat praetor, diceva un vecchio nendo che, proprio perché la Scrittura va spettacoli (Bologna, Dehoniane, 2015, pagi- brocardo, e per questo verso sembra pro- compresa nel suo significato unitario, in tane 56, euro 7,50) ci viene offerta nella lim- prio che gli avvocati difensori della compa- le prospettiva si vede bene che essa a volte pida traduzione e con un’utile introduzione tibilità degli spettacoli con una normale vi- parla anche con il suo silenzio. «La Scrittudi Alessandro Saggioro, docente di storia ta cristiana volessero suggerire che nemme- ra, infatti, ha proibito ancor più talune delle religioni alla Sapienza, il quale ne no l’episcopus se ne doveva curare troppo. azioni, con il fatto di non esprimerle per aveva già curato nel 2001 un’edizione mag- La Chiesa ha cose più importanti di cui oc- niente; per rispetto del pudore, più ha viegiore, con testo latino a fronte e commento, cuparsi, su queste minuzie della vita quoti- tato in quanto ha taciuto» (3, 3). Per chi pubblicata nella Biblioteca Patristica dello diana ciascuno si regoli come crede: questo, comprende questo fondamentale criterio erstesso editore. Sono poche pagine, tali da in sostanza, il messaggio che si voleva far meneutico, si può dire che «la ragione insegna dove la Scrittura tace» (3, 4). Non ocnon spaventare neppure il più parco e inap- passare. corre, quindi, andare a caccia del versetto petente dei lettori, ma ricche ad hoc, per poter dire di no a qualcosa che di molti spunti di riflessione è, nella sua essenza, antitetico alla verità validi anche per il presente. È uno dei pochi testi ad aprirci uno spiraglio che la Scrittura insegna. Ne accenniamo solo uno: il tePiuttosto, da essa si tratta di apprendere sto di Novaziano è uno dei sul dibattito interno una norma morale fondamentale che si può pochi che ci apre uno spiraglio alle comunità cristiane enunciare così: «La Scrittura (...) ci ha sul dibattito interno alle comuproibito di essere spettatori di qualsiasi conità cristiane e ci permette di E ci fa capire quanto la discussione sa ci proibisca di fare» (4, 1). È il principio, avere un’idea di quanto potè fu vivace e complessa davvero rivoluzionario, di quella che poessere vivace e complessa la ditremmo chiamare la “responsabilità dello scussione sulla spinosa quesguardo”, un elemento di forte discontinuistione degli spettacoli. Si è L’altro argomento, ben più impegnativo, tà culturale rispetto all’orizzonte ideologico detto sopra che il giudizio di condanna dei ludi fu, nella Chiesa antica, costante, una- va a toccare un punto sensibile della que- comune che governa tutto il sistema ludico nime e senza eccezioni, ma questo è vero se stione, quello della mancanza di una base della società antica, imperniato sul concetto ci si riferisce alla linea assunta dalle autori- scritturistica per la condanna dei ludi. È un dell’irresponsabilità dello spettatore. Nel mondo romano, in particolare, tà ecclesiastiche e non significa affatto che tipo di critica che molte altre volte, nel corsia mancata un’opposizione interna. Sap- so della storia della Chiesa, è stata mossa a l’asimmetria tra la posizione dello spettatopiamo anzi che le incomprensioni e le resi- chi cerca di formulare un giudizio cristiano re che guarda — e non è per definizione stenze dovettero essere ampie e altrettanto su fatti che la Scrittura non contempla. I mai toccato, o contaminato, dall’immoralità tenaci quanto l’insistenza dei pastori (del difensori degli spettacoli, secondo Novazia- dello spettacolo — e quella dell’attore che resto, la reiterazione degli appelli e delle re- no, si chiedono polemicamente: «Dove so- viene guardato — ed è per definizione infaprimende testimonia già di per sé la persi- no scritte queste cose, dove sono proibite? mis — è fortissima. Rispetto a questo, quella compiuta dal stenza di un problema aperto). Di solito, Al contrario, non solo Elia è stato l'auriga però, le nostre fonti ci permettono di rico- d’Israele, ma perfino Davide ha danzato cristianesimo è una sorta di rivoluzione costruire solo una delle due posizioni, quella davanti all’arca (...). Perché, allora, non do- pernicana. Ma è davvero compiuta? Forse, della parte vincente: l’altra voce, quella dei vrebbe un cristiano esser libero di farsi pensandoci meglio, dovremmo dire soltanto avviata, e nella moderna società dello spetfautori di una linea più morbida, non ha spettatore di cose che le divine lettere sono tacolo, dove tutti siamo spettatori “a diavuto la capacità (o la possibilità) di espri- state libere di scrivere?» (2, 3). A questa stanza” (televisivi, in senso proprio), il speciosa obiezione, risponde prima criticanmersi in una pubblicistica di cui ci siano rido una modalità di esegesi biblica che par- principio che ciascuno è responsabile anche maste le tracce. cellizza ed estrapola arbitrariamente alcune nei confronti di ciò che vede abbiamo bisoÈ Novaziano che, sia pure solo indirettacitazioni dal loro contesto, falsandone così gno di impararlo di nuovo. Anche questo mente, ci fa conoscere qualcosa delle tesi di il significato sotto l’apparenza di una scru- piccolo libro può aiutarci. coloro che chiama polemicamente «suasivi difensori e compiacenti avvocati dei vizi» (1, 3). Quando scrive, infatti, che costoro «convertono la censura da parte delle celesti Scritture in difesa dei crimini: come se il piacere che si ricava dagli spettacoli fosse solo un innocente mezzo di riposo mentaTrafugati a Pompei negli anni Cinquanta le» (ibidem), egli sintetizza efficacemente due motivi portanti della polemica, ben distinti ma entrambi impiegati dai “lassisti“ per minare il giudizio di condanna degli spettacoli: da una parte la minimizzazione Gli affreschi recuperati I ludi erano una componente fondamentale della vita della città tardoantica Un imprescindibile momento di integrazione sociale della loro importanza e dall’altra la messa in questione del fondamento scritturistico del giudizio negativo. Per quanto riguarda il primo argomento, è la stessa inconsistenza ontologica degli spettacoli, cioè la loro natura di finzioni ludiche che non vanno per definizione prese sul serio — caratteristica che è una delle ragioni fondamentali, se non addirittura la vera matrice della condanna cristiana nel nome di quella ratio veritatis non a caso enunciata da Tertulliano all’inizio del suo trattato De spectaculis — a diventare, nell’ottica dei fautori dell’apertura, il motivo per derubricarli a passatempo irrilevante, forse non commendevole ma neppure così perni- D ell’affresco con la donna dal lungo mantello rosso e la piccola oinochòe in mano si erano perse le tracce il 26 giugno 1957, quando fu rubato dagli uffici della Soprintendenza di Pompei. Stessa sorte per la «Bella addormentata» in marmo bianco del II secolo, la cuspide del sarcofago di Paestum del IV—III secolo prima dell’era cristiana con l’auleta, e il suonatore di flauto di epoca macedone. Sono questi solo alcuni dei venticinque capolavori trafugati e illecitamente venduti negli anni che i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale hanno riportato in Italia dagli Stati Uniti dopo un lavoro di indagine in collaborazione con l’Homeland Security Investigations - Immigration and Customs Enforcement. Un tesoro valutato oltre trenta milioni di euro che ora, pezzo per pezzo, tornerà nei siti di provenienza. «Ma quella restituita — ha chiosato l’ambasciatore americano John R. Philips — è solo una piccola parte delle opere che circolano illegalmente sul mercato». «La magia della musica nelle riduzioni indo-gesuitiche del Sudamerica (1609-1767)» è il tema attorno al quale è stato costruito il programma di un concerto che si terrà il 2 giugno presso il Pontificio istituto di musica sacra. Promossa dalla Pontificia Commissione per l’America Latina in collaborazione con le ambasciate presso la Santa Sede di Bolivia, Ecuador e Paraguay alla vigilia del viaggio apostolico di Papa Francesco in quei Paesi, la serata prende le mosse dall’emozione suscitata dal film Mission, con la regia di Roland Joffe, incentrato proprio sulla storia delle Riduzioni. Una pellicola che ha posto l’attenzione, tra l’altro, sugli aspetti culturali e musicali del fenomeno. Il concerto si apre quindi con un brano tratto dalla colonna so- Un ritratto di Domenico Zipoli nora del film, il celebre Gabriel’s oboe di Ennio Morricone, per poi passare a delle partiture originali di Domenico Zipoli, vissuto tra il 1688 e il 1726. In particolare verranno eseguiti il Domine ad adjuvandum e il Laudate Dominum da Visperas Solemnes a San Ignacio, oltre all’inno Ad Mariam. Concluderanno il programma il Kyrie dalla Misa Palatina di Martin Schmid (1694-1772), l’Agnus Dei dalla Misa a San Francisco Xavier di Francisco Varayu (XVIII secolo) e il Minuetto di Julian Atirahù (XVIII secolo). A chiudere il Salve Regina di un anonimo dell’epoca. Questo e altri concerti sono resi possibili dal ritrovamento in Bolivia di circa 5000 manoscritti di brani musicali. Solo dopo quella scoperta si è potuti passare da una conoscenza teorica e generica all’ascolto di brani effettivamente scritti ed eseguiti nelle Riduzioni. Ora è quindi possibile indagare il livello di conoscenza della musica barocca europea che fu raggiunto dagli abitanti del Sud America grazie all’insegnamento dei missionari gesuiti arrivati dall’Europa. L’esecuzione è affidata al Domenico Zipoli Ensemble, nato nel 1990 proprio per studiare, trascrivere, eseguire e diffondere queste partiture. Le serate che coinvolgono il gruppo vengono solitamente presentate sotto la forma di conferenza–concerto con l’ausilio di immagini proiettate su uno schermo. Gli strumenti utilizzati sono quelli moderni, essendo andati tutti distrutti quelli dell’epoca, costruiti dai Guarany all’interno delle Riduzioni usando materiale reperibile sul posto. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 28 maggio 2015 pagina 5 Papa Pacelli nel 1950 visita un centro di distribuzione di aiuti umanitari offerti da associazioni cattoliche statunitensi Nel 1952 Pio XII riaffermò il diritto fondamentale della persona a emigrare di ANTONIO MARIA VEGLIÒ l XX secolo è stato chiamato “il secolo dei rifugiati”. Questo rivela una piaga aperta sul fianco dell’umanità, una piaga che non cessa di allargarsi. La sollecitudine della Chiesa per i rifugiati è stata, e rimane, da una parte un’affermazione del diritto alla vita, alla pace, alla protezione e all’assistenza, dall’altra, un’azione caritativa e pastorale. Nel 2014, il numero dei rifugiati ha superato i 50 milioni ed è stata la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale. Partendo da quel periodo storico, l’intervento vuole ripercorrere l’opera svolta dalla Santa Sede, con particolare riguardo all’azione dei Pontefici, a favore dei profughi e dei rifugiati, quindi, dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni. Durante il suo pontificato, Pio XII, in concomitanza con lo scoppio della seconda guerra mondiale, cercò di adoperarsi per porre fine all’orrore tentando anche di mantenere l’Italia fuori dal conflitto, ma purtroppo con vani sforzi. La minaccia del nazionalsocialismo tedesco e del comunismo, le persecuzioni naziste e fasciste, dal 1930 al 1945, posero la Chiesa davanti al delicato compito di offrire protezione e assistenza. Già nell’autunno 1944, nacque, per volontà di Pio XII, la Pontificia Commissione Assistenza per i rifugiati, per la distribuzione di aiuti ai reduci ed ex internati provenienti dalla Germania e dalla Russia. Con l’enciclica Communium interpretes dolorum, del 15 aprile 1945, Pio XII si espresse per la pace tra i popoli e anche per alleviare le sofferenze dei rifugiati. Dopo la guerra, Papa Pacelli sollecitò la solidarietà e la condivisione degli oneri, in particolare da parte dei Paesi meno colpiti economicamente, per il reinsediamento dei rifugiati di fronte al pericolo dei rimpatri forzati. Nel 1949, poi, nell’enciclica Redemptoris nostri, manifestò la sua preoccupazione per i rifugiati palestinesi. Il 1o agosto 1952, nella costituzione apostolica Exsul familia, considerata ancora oggi la magna charta della pastorale migratoria, il Pontefice riaffermò il diritto fondamentale della persona a emigrare e propose, sotto molti aspetti, l’Italia come modello di riferimento, di fronte a un fenomeno planetario, per l’assistenza spirituale ai migranti (nel 1952, circa 20 milioni di italiani sono emigrati all’estero). Fino agli anni Cinquanta, il problema dei rifugiati appariva come una realtà delimitata geograficamen- I Santa Sede e profughi nel Novecento Le dichiarazioni di principio non bastano grafo di Pio XII, del 28 febbraio precedente. La Convenzione di Ginevra del 1951 rappresentò il primo accordo firmato nella sede dell’Onu e la prima visita ufficiale di un suo rappresentante alle Nazioni Unite promosse il bene dei rifugiati e degli apolidi. Sempre nel 1951, per volontà della Santa Sede, venne creata la Commissione cattolica per le migraLa seconda guerra mondiale zioni (Icmc) che ancora oggi si distingue a livelaveva lasciato sullo scenario europeo lo internazionale per la milioni di rifugiati sua dedizione nel campo delle migrazioni. Da quella esperienza L’8 giugno 1967, la nasce la visione attuale della Chiesa Santa Sede fu il primo Stato a firmare il Protosu questo dramma planetario collo del 31 gennaio 1967, con il quale venne eliminato il limite temLa Santa Sede, partecipe attiva ai porale del 1° gennaio 1951, posto nellavori per la stesura della Conven- la Convenzione, e le limitazioni geozione, avanzò con successo diverse grafiche per la sua applicazione. proposte, tra cui la necessità di favoDopo Pio XII, Giovanni XXIII ririre l’unità delle famiglie e la solida- volse la sua attenzione alle sofferenrietà internazionale per un effettivo ze e ai diritti dei rifugiati nell’encidiritto d’asilo e lo fece anche con la clica Pacem in Terris, dell’11 aprile firma della Convenzione, del 21 1963, e sollecitò gli Stati a firmare la maggio 1952 a New York, e con la Convenzione del 1951. Il Vaticano II ratifica, il 15 marzo 1956 con Chiro- e successivi interventi del magistero affrontarono questo fenomeno con una serie di specifiche risposte pastorali. Il pontificato di Papa Roncalli fu breve ma Giovanni XXIII non perse occasione di levare la sua voce per la protezione dei rifugiati. Ricordiamo il radiomessaggio in cui espresse il pieno sostegno all’iniziativa delle Nazioni Unite di celebrare «l’Anno mondiale del rifugiato», dal Questi impiegati superarono i milleduecento, giugno 1959 a giugno 1960. e molti di loro — diversi appartenenti alla GioLa Santa Sede negli anni Sessanta ventù di Azione Cattolica — dal gennaio 1944 e Settanta, durante il pontificato di vennero impegnati a recapitare le corrispondenPaolo VI, partecipò a tutte le iniziatize per l’Italia settentrionale e centrale. Scorrenve che le organizzazioni internaziodo le pratiche del personale ricorrono personali promossero per la protezione naggi e cognomi poi piuttosto noti: Roberto dei rifugiati e la difesa del principio Ago, Giorgio e Vittorio Bachelet, aristocratici di non respingimento dei rifugiati. come Augusto e Urbano Barberini, Giuseppe Ad esempio, le conferenze che si soDe Gasperi, Raimondo D’Inzeo, Arturo Carlo no tenute ad Arusha (1979), Ginevra Jemolo, Egilberto Martire e Luigi Pintor, men(1984) e Oslo (1988). Ricordiamo la tre tra gli ecclesiastici spiccano Annibale Butavola rotonda degli esperti asiatici gnini e Mario Cagna. Le ricerche si estesero rasulla protezione internazionale dei pidamente dall’Italia a tutto il mondo, grazie rifugiati e degli sfollati, nel 1980, a alla rete fittissima delle istituzioni cattoliche e Manila, il Colloquio sulla protezione della diplomazia, con lettere, dispacci, teleinternazionale dei rifugiati in Amerigrammi ed emissioni della Radio Vaticana, che ca Centrale, Messico e Panama (Cardal 1940 al 1946 trasmise per dodicimila ore un tagena, 1984), la Conferenza sui rifumilione e duecentomila messaggi nelle lingue giati centroamericani (Città del Guapiù diverse. temala, 1989). Sull’attività dell’Ufficio informazioni scrisse I numerosi interventi di Paolo VI la rivista «Ecclesia», che già nel novembre 1943 ebbero a cuore, come quelli dei suoi previde quanto ora si verifica con l’apertura del predecessori, il dovere della Chiesa fondo archivistico: «Un giorno — speriamo di essere presente in qualsiasi luogo presto — le lunghe file dei volumi e delle caso situazione in cui gli esseri umani sette prenderanno la via degli Archivi Vaticani. soffrono; tali interventi sollecitarono E l’Archivio dei prigionieri (…) offrirà, senza pure una presa di posizione da parte ombre di eufemismi e di menzogne, la visione degli Stati atta ad attuare il reinseorrenda della realtà: la realtà della guerra». diamento e ad assicurare diritto di (g.m.v.) asilo ai rifugiati. te all’Europa. L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) fu creato nel 1950, con mandato simbolicamente rinnovato ogni cinque anni, quasi a sottolineare l’anomalia e l’urgenza del fenomeno dei rifugiati. Un anno dopo, la Santa Sede divenne membro del Comitato consultivo istituito presso l’Unhcr, ora Comitato esecutivo. La fine del secondo conflitto mondiale lasciò sullo scenario europeo, segnato da lutti e distruzioni, una moltitudine di persone, che nel corso della guerra erano state deportate o avevano dovuto abbandonare il loro Paese (circa sette milioni di persone nella sola Germania occidentale). Nel concreto da quell’esperienza umanitaria trovò origine l’approccio delle società contemporanee alla questione dei profughi e da lì vennero poste le basi del regime internazionale per i rifugiati ancora oggi vigente. Proprio allora si avvertì la necessità, non solo di rispondere alla ricostruzione materiale ed economica dell’Europa, ma di creare un’organizzazione internazionale per la protezione dei rifugiati, basata su principi di diritti umani e d’asilo. Si av- vertì l’urgenza di proteggere e di affermare la dignità umana, con la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, del 1948, con strumenti diretti alla protezione dei rifugiati e, particolarmente, con la Convenzione sullo statuto dei rifugiati, del 1951, e il Protocollo del 1967. Diplomazia senza colori Fu un organismo singolare l’Ufficio informazioni vaticano per i prigionieri di guerra, voluto da Pio XII nel settembre 1939, già nei primi giorni del conflitto e che era stato preceduto da un’analoga iniziativa della Santa Sede durante la grande guerra. Allora il Pontefice, come nunzio a Monaco (dal 1917), era stato protagonista di una vera e propria “diplomazia dell’assistenza”, e certo ricordando la sua esperienza volle alla guida del nuovo ufficio — dal quale passarono le ricerche di oltre due milioni di prigionieri e di dispersi — uno dei suoi più stretti collaboratori, il sostituto della Segreteria di Stato Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI), che seguì da vicino le attività crescenti dell’organismo. A dirigerne quotidianamente i lavori fu però l’arcivescovo Alexander Evreinoff (1877-1959), aristocratico di San Pietroburgo e diplomatico dello zar che nel 1905 a Costantinopoli (dov’era segretario dell’Ambasciata russa) si era convertito al cattolicesimo e nel 1913 era stato ordinato a Roma sacerdote. Suo braccio destro fu Emilio Rossi (1900-1964), nato a Capodimonte e da poco parroco nella capitale. Agli ordini di questa singolare coppia operarono sacerdoti, religiosi, suore e soprattutto laici, tra i quali molti giovani romani, che con l’aggravarsi del conflitto in questo modo «speravano anche di essere esonerati dalla chiamata obbligatoria alle armi da parte dei tedeschi». Papa Montini era sensibile al tema dei rifugiati per i quali si era adoperato anche in modo concreto negli anni della guerra, come sostituto della Segreteria di Stato. Fu lui il primo Papa a viaggiare in aereo, il primo ad attraversare i continenti. Gli anni del suo pontificato furono segnati da enormi spostamenti di persone, in tutti e cinque i continenti, di intere popolazioni, di singoli e famiglie. Si contavano milioni di rifugiati, dall’Africa al Medio oriente, Papa Montini, nell’enciclica Populorum progressio del 1967, si rivolse alla solidarietà internazionale per proteggere la dignità di tutti gli esseri umani. Numerosi i suoi appelli alle istituzioni ecclesiali e civili della Chiesa e agli Stati, per soluzioni di asilo sicure per i rifugiati, tra cui il reinsediamento in un terzo Paese. Con parole accorate ci tenne a specificare che «Non basta ricordare i principi, affermare le intenzioni, sottolineare le stridenti ingiustizie e proferire denunce profetiche: queste parole non avranno peso reale se non sono accompagnate in ciascuno da una presa di coscienza più viva della propria responsabilità e da un’azione effettiva» (Lettera Apostolica Octogesima Adveniens, 14 maggio 1971, n. 48: AAS LXIII, 1971, 437-438). Nel 1970, il Pontefice istituì la Pontificia Commissio de spirituali migratorum atque itinerantium cura, elevata poi a Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti nel 1988, con la promulgazione della Costituzione apostolica Pastor Bonus. Il Pontificio Consiglio è uno «strumento nelle mani del Papa», si legge nel proemio, a cui è affidata, tra l’altro, la cura pastorale di coloro «che sono stati costretti ad abbandonare la propria patria o non ne hanno affatto». Nel 1971, spinto «dal dovere della carità a incoraggiare l’universale famiglia umana lungo Archivio della carità Il Comitato Papa Pacelli Associazione Pio XII e il Centro Astalli Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jrs) in Italia organizzano il 29 maggio a Roma un convegno intitolato «La Santa Sede, i profughi e i prigionieri di guerra: l’opera di Papa Pacelli». A presiedere i lavori sarà il cardinale presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che li introdurrà con un intervento del quale anticipiamo una parte. Il programma prevede, tra le altre, le relazioni del francescano Giulio Cerchietti, della Congregazione per i vescovi, che si concentrerà sull’opera di Pio XII a favore dei profughi e dei prigionieri di guerra, e del gesuita Camillo Ripamonti, direttore del Jrs, che parlerà dell’impegno di Papa Francesco per i profughi. Massimiliano Valente parlerà poi dell’Ufficio informazioni vaticano per i prigionieri di guerra. L’organismo, voluto da Pio XII nel 1939, era stato preceduto da un’analoga iniziativa della Santa Sede durante la Grande guerra, quando Pacelli — dal 1917 nunzio apostolico a Monaco — era stato protagonista di quella che fu definita una vera e propria «diplomazia dell’assistenza». Sulla scorta di quell’esperienza Pio XII volle alla guida del nuovo ufficio il sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini. Fu dunque il futuro Paolo VI a seguire da vicino le attività crescenti dell’organismo, attivo fino al 1947, con alcune pratiche che arrivano fino al 1949. Di quella esperienza rimane un archivio la cui apertura totale — che fu anticipata sull’«Avvenire» dell’8 e del 29 giugno 2004, tra l’altro con un articolo che ripubblichiamo in questa pagina — consente agli studiosi di consultare oltre dieci milioni di documenti che rispondono alla ricorrente domanda: che cosa faceva il Papa mentre gli uomini uccidevano altri uomini? «La risposta più eloquente e più bella — scriveva già nel 1943 «Ecclesia» — sarà data da questo archivio della carità». Quella del silenzio operoso fu, dunque, una scelta. al sud-est asiatico. Ricordiamo ad esempio, i campi di rifugiati della Malesia, dell’Indonesia, della Thailandia (dove la situazione in molti casi rimane tuttora invariata e si protrae da circa trent’anni). Pensiamo ancora ai boat-people vietnamiti e cinesi, e a tanti altri. la via della reciproca e sincera solidarietà», Paolo VI istituì il Pontificio Consiglio Cor Unum, per testimoniare la carità di Cristo e promuovere iniziative di carità e di fraterno aiuto delle istituzioni cattoliche per situazioni di urgente necessità e finalizzate al progresso umano. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 28 maggio 2015 In Orissa la Chiesa al fianco dei popoli tribali Immigrati rohingya in fila in un centro di assistenza in Indonesia (Reuters) Sfollati in nome dello sviluppo Il cardinale Bo chiede solidarietà verso i rohingya Basta un gesto di umanità YANGON, 27. Nei mari del sud est asiatico si sta assistendo a un’agonia dalle proporzioni gigantesche: «una nuova ondata di “boat people”, fuggiti a causa di povertà e conflitti da Myanmar e Bangladesh, è alla deriva nei mari. Sfruttati da trafficanti senza scrupoli, uomini, donne e bambini sono ammassati in squallidi barconi e spesso muoiono in mare. Una nuova ferita si apre. Lasciamo che misericordia e compassione scorrano come un fiume nella terra di Buddha»: sono le parole del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, che è intervenuto a proposito delle condizioni drammatiche dei rifugiati rohingya, la minoranza musulmana del Myanmar perseguitata e privata del diritto di cittadinanza, che cerca asilo in nazioni come Thailandia, Malaysia e Indonesia. Facendo riferimento ai “boat people” che in passato provenivano dal Vietnam ma anche agli sbarchi nel Mediterraneo, il porporato ha ricordato che «i profughi fuggono per cercare dignità e sicurezza. Con un grande gesto di umanità, Malaysia, Filippine e Indonesia hanno aperto le loro porte. Il Governo del Myanmar ha salvato due barche alla deriva. Questo gesto, proveniente da una nazione devota al signore della compassione, Buddha, è altamente lodevole». Secondo il cardinale — riferisce Fides — nel Paese si sono diffusi, in tempi recenti, «odio e negazione del diritto». Il porporato si riferisce alla violenza perpetrata da frange buddiste nei confronti appunto dei rohingya e all’ostilità mostrata dalle autorità locali: «Sollecitiamo fortemente il Governo a non consen- Lutti nell’episcopato Monsignor Robert Lebel, vescovo emerito di Valleyfield, in Canada, è morto il 25 maggio a novant’anni. Il compianto presule era nato l’8 novembre 1924 a Trois-Pistoles, arcidiocesi di Rimouski, ed era stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1950. Eletto alla sede titolare di Alinda e nel contempo nominato ausiliare di Saint-Jean-deQuébec (oggi Saint Jean – Longueuil) l’11 marzo 1974, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 12 maggio. Trasferito alla sede residenziale di Valleyfield il 26 marzo 1976, aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi il 30 giugno 2000. Era stato tra l’altro presidente della Conferenza episcopale del Canada e dell’assemblea dei vescovi del Québec. Le esequie saranno celebrate mercoledì 3 giugno alle 14 nella cattedrale Sainte-Cécile de Salaberry-de-Valleyfield. Monsignor Peter Celestine Elampassery, vescovo emerito di Jammu-Srinagar, in India, è morto nelle prime ore del 27 maggio. Il compianto presule era nato il 28 giugno 1938 in Muttuchira, nell’eparchia di Palai dei siro-malabaresi, ed era stato ordinato sacerdote dei frati minori cappuccini il 3 ottobre 1966. Eletto a Jammu-Srinagar il 3 aprile 1998, aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 6 settembre. Il 3 dicembre 2014 aveva rinunciato al governo pastorale della diocesi. Le esequie saranno celebrate sabato 30 maggio presso l’Assisi capuchin Ashram a Bharananganam, Kerala, dove si era ritirato da qualche mese. tire che discorsi di odio sovvertano la gloriosa tradizione birmana di compassione. I cittadini del Myanmar — ha spiegato l’arcivescovo di Yangon — hanno l’obbligo morale di proteggere e promuovere la dignità di tutte le persone umane. Una comunità non può essere demonizzata e non le si possono negare i suoi diritti di base come l’identità, la cittadinanza e il diritto di essere comunità». Citando grandi monaci buddisti che sono “faro di compassione per il mondo”, il porporato ha ricordato che la religione buddista presenta la compassione come «la virtù più nobile rivolta a tutti gli esseri viventi, animati e inanimati. Compassione e misericordia sono due occhi di questa nazione, che permettono una visione di pace e dignità». Il cardinale, ha ricordato i grandi veggenti e monaci del prestigioso buddismo theravada che «sono un esempio di compassione per il mondo. Questa religione ha fra le proprie correnti principali la compassione come nobile virtù, una compassione riservata non solo agli oggetti inanimati, ma anche agli esseri viventi. La morte di una foglia — ha osservato il cardinale — dovrebbe spezzare il cuore di un discepolo del dhamma. E di sicuro lo stesso discepolo del dhamma non può permettere che un essere umano — in particolare una donna o un bambino — possano morire senza lacrime, senza essere uditi, negli abissi di un mare privo di misericordia». Da qui, dunque, l’invito affinché misericordia e compassione «scorrano come un fiume» nella terra birmana. Una terra che sta diventando teatro di eventi particolarmente drammatici. Tra l’11 e il 23 maggio scorso, le forze di sicurezza della Malaysia hanno scoperto 139 fosse comuni di migranti in una zona di confine con la Thailandia. Fra le vittime accertate vi sono in larga maggioranza i rohingya, oltre che lavoratori migranti del Bangladesh. E negli ultimi dieci giorni sono state oltre tremila le persone soccorse nel mare delle isole Andamane e al largo delle coste di Indonesia, Malaysia e Thailandia. Il giro di vite sul commercio delle persone, imposto da Bangkok, vero e proprio crocevia della tratta, avvenuto dopo la scoperta di una fossa comune nei pressi del confine con la Malaysia — nella quale erano sepolti decine di rohingya — non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Per trovare una risposta comune all’emergenza, il 29 maggio prossimo, proprio a Bangkok, si terrà un vertice straordinario dei Paesi dell’Asean (Associazione delle nazioni del sud est asiatico), allargato agli altri Stati coinvolti nel traffico di esseri umani. Fortunatamente, esistono anche esempi positivi. A seguito dell’intervento di salvataggio dei rohingya da parte delle Filippine, il cardinale Bo ha rivolto una particolare menzione «per la Chiesa che ha accolto questi fratelli e sorelle rifugiati, rispondendo all’invito deciso lanciato da Papa Francesco». Al Parlamento pakistano la riforma della legge sulla blasfemia LAHORE, 27. Il Governo pakistano ha messo a punto un progetto di riforma della legge sulla blasfemia che verrà discusso in Parlamento. Il testo, come riporta l’agenzia Fides, sarebbe orientato a rendere meno agevole la strumentalizzazione delle norme esistenti, attraverso l’introduzione, in particolare, del concetto di mens rea, ovvero della volontà consapevole di effettuare un gesto blasfemo. «Si tratta di un passo avanti importante», ha commentato padre Saleh Diego, presidente della Commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Karachi. «Staremo a vedere come andrà il dibattito in Parlamento. Sappiamo che diversi partiti sono favorevoli a fermare gli abusi della legge di blasfemia. Ma i partiti estremisti sono tuttora molto forti». Come Chiesa e come comunità cristiana in Pakistan, ha ricordato il religioso, «da anni chiediamo di implementare meccanismi per fermare gli abusi. Abbiamo vissuto e affrontato casi gravi in cui questa legge è stata strumentalizzata. È una questione di giustizia, dato che in carcere vi sono molti innocenti». NEW DELHI, 27. «Una società può avere buone strade, ferrovie, abitazioni, ma i poveri e gli oppressi devono ricevere una maggiore attenzione per il loro sviluppo integrale». Monsignor Niranjan Sual Singh, vescovo di Sambalpur, in Orissa, spiega così l’allarme della Chiesa locale per il fenomeno, sempre più diffuso in India, dello sfruttamento minerario e delle conseguenze, spesso catastrofiche, soprattutto per le popolazioni indigene. «È estremamente importante per noi conoscere la situazione attuale, al fine di portare la pace, la giustizia e la dignità nella società. Industrie e grandi compagnie minerarie si insediano nelle zone tribali. Questa è la causa di maggiore preoccupazione per lo sviluppo delle popolazioni indigene», ha detto il presule, che nei giorni scorsi ha partecipato a un seminario promosso dalla Commissione per la Giustizia, la pace e lo sviluppo della Catholic Bishops’ Conference of India. All’incontro, dedicato al tema «Sfruttamento minerario e migrazione», hanno partecipato — come riferisce l’agenzia Fides — una sessantina di delegati provenienti dalle diocesi dell’O rissa. Nel suo intervento, il presule ha sottolineato come, sempre con maggiore frequenza, lo sfruttamento minerario del territorio abbia «un impatto rovinoso sulle popolazioni tribali, in quanto porta degrado ambientale e inquinamento», tanto più grave in quanto «le popolazioni tribali sono completamente dipendenti dalla loro terra per il sostentamento». E, purtroppo, si tratta di un fenomeno che riguarda l’intero Paese. Dayamani Barla, attivista per i diritti dei dalit e dei tribali, ha ricordato che «i popoli indigeni sono i coloni e gli abitanti originari della terra. La loro vita, i comportamenti, il linguaggio e l’etica hanno un collegamento diretto con l’acqua, la terra e la giungla». In questo senso, la cultura adivasi, quella dei tribali indiani, «muore nel momento in cui essi sono costretti a lasciare il loro ambiente: i popoli indigeni sono sfollati in nome dello sviluppo». Tra i partecipanti al convegno anche padre Charles Irudayam, segretario esecutivo della commissione episcopale per la Giustizia, la pace e lo sviluppo, il quale ha spie- Nella Repubblica Ceca i preparativi per il primo congresso eucaristico nazionale Come lievito per la società PRAGA, 27. La prima fase dei preparativi — caratterizzata da un “viaggio spirituale” intrapreso da parrocchie, comunità religiose e movimenti laicali — è in corso già da cinque mesi e si concluderà il 7 giugno prossimo, in occasione della festa del Corpus Domini. Poi partirà la fase considerata più operativa, con il via alle iscrizioni, che porterà alla celebrazione vera e propria, in programma dal 15 al 17 ottobre prossimi. Si tratta del primo Congresso eucaristico nazionale promosso dalla Chiesa cattolica nella Repubblica Ceca, che si annuncia come uno degli appuntamenti pubblici ecclesiali più importanti dopo la caduta del regime totalitario nel 1989. Nel corso degli ultimi cinque mesi, la Conferenza episcopale ceca ha offerto vari temi e spunti di riflessione per animare la vita spirituale dei fedeli, nella convinzione che ravvivare la devozione eucaristica e rafforzare la convinzione di fede costituiscano anche un “lievito” per la vita personale e sociale. «Alle parrocchie è stato dato molto spazio nella ricerca dei modi di presentare i temi e l’intero senso del Congresso alle diverse realtà delle nostre comunità cattoliche», spiegano gli organizzatori. In questo senso, uno degli eventi regionali più importanti è stato il Congresso eucaristico diocesano di Olomouc, che si è svolto il 15 e 16 maggio scorsi, coinvolgendo più di seimila persone di tutte le fasce d’età. Oltre a celebrazioni e a momenti di adorazione eucaristica, il programma prevedeva manifestazioni culturali, conferenze e dibattiti su vari argomenti storico-spirituali in relazione con l’Eucaristia. L’arcivescovo di Olomouc, monsignor Jan Graubner — secondo quanto riferisce l’agenzia Sir — ha invitato soprattutto i giovani fedeli a imparare dalla comunità dei primi cristiani: «Non sprecavano il loro tempo a fare pubblicità, e non vi è alcun riferimento a conflitti o problemi tra loro. Al contrario, erano pieni di gioia ed è per questo che erano popolari e tanta gente voleva unirsi a loro». Questa, secondo il presule, potrebbe esse- re una ricetta valida anche per i cristiani del nostro tempo: «Anche la vostra comunità crescerà, se irradia una gioia generosa». In tale prospettiva, infatti, l’Eucaristia «aiuta a costruire la comunità e io prego affinché questo Congresso eucaristico costituisca un forte impulso per le giovani comunità nelle nostre parrocchie». A coronamento di questa prima fase preparatoria, tutti i fedeli sono invitati a celebrare la Giornata dell’Eucaristia il 7 giugno prossimo, in occasione della solennità liturgica del Corpus Domini. Le iscrizioni per il Congresso eucaristico nazionale si apriranno, invece, il 14 giugno. L’evento avrà come motto «L’Eucaristia. Un nuovo ed eterno testamento». Il logo preparato per l’occasione raffi- gura delle mani come simbolo di unità e le mani di un sacerdote durante la preghiera eucaristica. Monsignor Jan Vokál, vescovo di Hradec Králové e delegato della Conferenza episcopale per i congressi eucaristici, sottolinea come tutti i Pontefici abbiano sempre fortemente appoggiato l’organizzazione di eventi di questo tipo e la devozione all’Eucaristia. E aggiunge: «Lo scopo del Congresso eucaristico che si terrà a ottobre è di ispirare tutti i soggetti della Chiesa cattolica, che vuol dire i singoli fedeli, le parrocchie, le diocesi, le comunità di ogni genere, ad approfondire l’amore per l’Eucaristia e viverlo come un immenso dono di Dio, poiché è il nutrimento necessario di cui tutti abbiamo bisogno per la nostra vita eterna». Rappresentazione della cena eucaristica (II secolo, Catacombe di Priscilla, Roma) gato perché la Chiesa sia preoccupata per il mancato rispetto dei diritti umani e perché i cattolici si coinvolgono in questioni sociali: «Dio ha dato a ogni essere umano una dignità intrinseca e inalienabile, che comporta diritti fondamentali. La Chiesa ha il compito di proteggerli e di educare i suoi membri alla dignità, libertà e uguaglianza di tutti gli esseri umani. Il rispetto dei diritti umani è il requisito per la pace». Così come lo è anche l’istruzione, un altro campo nel quale la Chiesa in Orissa è particolarmente attiva, a dispetto dei tentativi di intimidazione dei quali è fatta oggetto. Nomine episcopali in Brasile Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Brasile. Pedro Carlos Cipolini vescovo di Santo André Nato il 4 maggio 1952 a Caconde, nella diocesi di São João da Boa Vista, dopo gli studi preparatori ha frequentato i corsi di filosofia presso le Faculdades associadas Ipiranga (Fai) a São Paulo e quelli di teologia alla Pontificia facoltà teologica Nossa Senhora da Assunção a São Paulo. Poi nelle stesse facoltà, ha conseguito le licenze in filosofia e in teologia e, negli anni 1991-1992, il dottorato in teologia a Roma presso la Pontificia università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 25 febbraio 1978, nella diocesi di Franca è stato parroco di São Sebastião, professore nel seminario propedeutico, coordinatore della pastorale e vice-cancelliere. In seguito si è incardinato nell’arcidiocesi di Campinas, nella quale è stato parroco in varie comunità, direttore spirituale del seminario propedeutico, vicario episcopale, direttore di studi del seminario di teologia, vicario foraneo, professore di teologia presso la Pontificia università cattolica, parroco della basilica cattedrale. Inoltre, è stato membro della commissione per la dottrina della fede in seno alla Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb). Il 14 luglio 2010 è stato nominato vescovo di Amparo e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 12 ottobre. Nella Cnbb è l’attuale presidente della commissione per la dottrina della fede. Guerrino Riccardo Brusati vescovo di Janaúba Nato l’11 aprile 1945 a Bellanzago Novarese, nella diocesi italiana di Novara, dopo un periodo di lavoro, è entrato nel seminario filosofico e teologico di Novara, dove ha compiuto gli studi ecclesiastici. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 23 giugno 1973 e nella diocesi di Novara è stato vicario parrocchiale ad Arona (1973-1978) e a Cameri (1978-1982). Nel 1982 è andato in Brasile come prete fidei donum nella diocesi di Paulo Afonso, Stato di Bahia, dove ha svolto gli incarichi di vicario parrocchiale (1982-1984), economo e cancelliere (1984-1998); rettore del seminario minore e responsabile della pastorale vocazionale (1986-1989); parroco delle comunità di Pedro Alexandre (1993-1998), amministratore diocesano (1998-2000); parroco di Senhor do Bonfim (2001-2002) e responsabile giuridico e amministrativo della diocesi (20012002). Il 13 novembre 2002 è stato nominato vescovo di Caetité e ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 febbraio 2003. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 28 maggio 2015 pagina 7 Intervento del cardinale segretario di Stato «Non solo una sconfitta dei principi cristiani, ma una sconfitta dell’umanità». Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha commentato così l’esito del referendum che in Irlanda ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. «Sono rimasto molto triste di questo risultato» ha detto, aggiungendo — con riferimento alle dichiarazioni dell’arcivescovo di Dublino — che «la Chiesa deve tener conto di questa realtà, ma deve farlo nel senso di rafforzare tutto il suo impegno per evangelizzare anche la nostra cultura». Sull’argomento il porporato è stato interpellato dai giornalisti martedì pomeriggio, 26 maggio, in margine alla conferenza internazionale sul tema «Ripensare le caratteristiche chiave della vita economica e sociale» promossa a Roma dalla fondazione Centesimus annus pro Pontifice. Rispondendo a una domanda sul prossimo Sinodo dei vescovi, il cardinale Parolin ha ribadito che «la famiglia rimane il centro, e dobbiamo veramente fare di tutto» per difenderla, tutelarla e promuoverla «perché ogni futuro dell’umanità e della Chiesa, anche di fronte a certi avvenimenti di questi giorni, dipende In piazza San Pietro Per un rinnovato impegno della Chiesa dalla famiglia». E ha chiarito: «Non appoggiare la famiglia è come togliere la base di quello che dovrebbe essere l’edificio del futuro». Il porporato ha anche fatto riferimento all’imminente pubblicazione dell’enciclica di Francesco dedicata alla custodia del creato, ipotizzando che «il Papa richiamerà i principi morali che sono alla base anche di un impegno nei confronti dell’ambiente e che potranno essere condivisi da tutti». Quindi ha proseguito affermando che «l’idea di sempre che la Chiesa propone e ripropone e su cui tutte le encicliche sociali dei Papi hanno fortemente insistito, è la centralità della persona umana. Questa è l’idea antropologica e morale: che al centro della finanza, al centro del mercato di ogni sviluppo ci deve essere la persona umana concreta». Del resto, ha chiarito, «tante volte noi astraiamo troppo: quando si parla di centralità della persona umana pensiamo a un concetto, invece è la persona umana concreta. Sono milioni, miliardi di uomini che vivono in questo mondo e che devono essere l’oggetto e il soggetto di uno sviluppo che permetta a tutti di vivere in maniera degna e umana». Quanto alla possibilità di introdurre la Tobin tax, una tassa sulle transazioni finanziarie per aiutare i bisognosi, il cardinale Parolin ha osservato che «si può discutere; è il tempo di mettere in atto tutti quegli strumenti che sono stati individuati per aiutare i poveri a uscire dalla loro situazione e farli diventare protagonisti del loro sviluppo». Infine il porporato si è detto preoccupato per le difficoltà economiche della Grecia: «Penso che sia una situazione che potrebbe portare a una certa destabilizzazione, dunque ci auguriamo che al più presto si possa chiudere l’accordo e si possa giungere a una soluzione». Apertasi nel pomeriggio di lunedì 25 nell’aula nuova del Sinodo in Vaticano, la conferenza sulla dottrina sociale della Chiesa e il mondo degli affari ha affrontato in particolare due domande che riguardano tanto le economie ricche quanto quelle indigenti: se sia possibile cioè una crescita che non implichi necessariamente un consumo compulsivo e il futuro dell’occupazione e l’economia “informale”. Prima di partecipare mercoledì mattina, 27 maggio, all’udienza generale in piazza San Pietro, i convegnisti avevano assistito durante la sessione di martedì 26 al palazzo della Cancelleria alla cerimonia di conferimento del premio internazionale «Economia e società», assegnato ad autori di tesi e pubblicazioni sull’insegnamento sociale della Chiesa. Alla presenza, tra gli altri, dei cardinali Reinhard Marx e Domenico Calcagno, presidenti rispettivamente del Consiglio per l’economia e dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), il segretario di Stato ha pronunciato un intervento nel quale ha ricordato che «le attività finanziarie sono rea- lizzate con mezzi complessi e rischiano di far perdere la visione del bene comune e della dignità umana». Citando l’Evangelii gaudium, nella quale il Pontefice parla dell’attuale sistema economico al centro del quale c’è “l’idolatria del denaro”, il porporato ha quindi messo in luce che il concetto di “strutture di peccato” è stato «utilizzato dai Papi ed è entrato nella dottrina sociale e dunque possiamo utilizzarlo per le nostre analisi. Nel rapporto tra persona e struttura, la proposta cristiana insiste fortemente sulla conversione personale come strada e cammino per giungere alla riforma delle strutture. Se l’uomo è convinto della bontà di certe cose e della cattiverie di certe altre, certamente lavorerà a livello sociale e si metterà insieme ad altri, perché è importante non essere soli, ma essere insieme per cambiare certe strutture che opprimono l’uomo e non lo liberano». E poiché «le gravi distorsioni economiche pesano sulla salute del pianeta e influenzano negativamente la vita e la società umana», il segretario di Stato ha concluso rilanciando l’utilità «della dottrina sociale della Chiesa per rispondere a tali disfunzioni». Gruppi di fedeli all’udienza generale All’udienza generale di mercoledì 27 maggio, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Dall’Italia: Partecipanti al Convegno promosso dalla Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice; Cresimandi della Diocesi di Teggiano-Policastro, con il Vescovo Antonio De Luca; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Santo Stefano, in Ome; Santi Fermo e Rustico, in Caravaggio; San Lorenzo, in Ghisalba; Sacra Famiglia, in Magenta; San Lorenzo, in Cavour; San Luigi Orione, in Copparo; Santissimo Salvatore, in Villalunga; San Martino, in Montecenere; Santi Agostino e Domenico, in Recanati; Sacro Cuore di Gesù, in Porto Sant’Elpidio; San Marone, in Civitanova Marche; San Frediano, in Forcoli; Santa Teresa d’Avila, in San Giovanni Valdarno; Santi Pietro e Ilario, in Castiglion Fibocchi; Santa Maria Assunta, in Stia; San Tommaso, in Lama; Maria Santissima Assunta, in Bassano Romano; San Michele, in Capena; Santa Maria delle Grazie, in Zagarolo; Assunzione della Beata Vergine Maria al Lido dei Pini, in Anzio; San Giorgio, in Chieuti; Natività della Beata Vergine Maria, in Ascoli Satriano; San Giovanni Battista, in San Paolo di Civitate; Santissima Trinità, in Andria; Maria Santissima del Carmine, in Putignano; San Michele, in Terlizzi; San Nicola, in Toritto; San Giorgio, in Matino; San Giuseppe Lavoratore, in Mottola; Maria Santissima di Montevergine, in Avellino; Santa Maria Assunta, in San Nazzaro; San Pio da Pietrelcina, in Benevento; Sant’Antonio a Brancaccio, in Torre del Greco; Santissimo Salvatore e San Michele, in Calvanico; Santi Pie- scintille e lapilli, di Catania; Associazione nazionale volontari lotta contro i tumori; Associazione Oasi, di Cascia; e Associazione Tutti i colori del mondo, di Norcia, con l’Arcivescovo di Spoleto Renato Boccardo; Associazione Sorrisiamo clown-dottori, di Palestrina; Associazione Cuore amico, di Brescia; Associazione San Nicola, di Carbonara; Associazione Volare alto, di Rocca Canavese; Associazione ANFFAS, dalle Province di Pesaro e Urbino; Gruppo Sbandieratori Cavensi, di Casa de’ Tirreni; Partecipanti al Simposio «L’arte, luce di Dio»; Gruppo Amici di Falier; Gruppo medici e musica, di Montecchio Castiglion Fiorentino; Gruppo della ASL, di Pescara Sud; Equipe Umbra di Misterogrande, di Orvieto; Cooperativa Solaris, di Triuggio; Gruppi ACLI, di Casamarciano, e di Padova; Ordine Francescano secolare, di Borgo Valsugana; Gruppi dell’UNITALSI; Gruppo I diversamente abili, di Anagni; Gruppo dell’Università cattolica, di Piacenza; Gruppo Assimoco, di Roma; Gruppo Opera siciliana pellegrinaggi; Gruppo Croce Rossa, di Rovigo; Cral Università di Basilicata, di Potenza; Gruppo Federazione Arbitri, di Modena; Gruppo del Villaggio Eugenio Litta, di Grottaferrata; Centro Elianto, di Monterotondo; Unità pastorale Pila, Castel del Piano, Perugia; Unità pastorale Campagna Centro e Quadrivio di Campagna; Azienda Honda Palace, di Roma; Gruppi di studenti: Liceo Guerrisi, di Cittanova; Istituto Santa Maria, di Roma; Istituto Nicotera-Costabile, di Lamezia Terme; Istituto Pisacane, di Sapri; Istituto Malala, di Giugliano in Campania; Istituto Santa Chiara, di Roma; Istituto comprensivo di Gragnano-Staglie-Parcoimperiale; Istituto Pascal, di Roma; Scuola San Francesco Saverio, di Ariano; Irpino Scuola primaria, di Loiri Porto San Paolo; Scuola Barilli, di Monticelli Basilica Goiano; Scuola Orsini, di Stroncone; Scuola Capuana, di Gaggi; Gruppi di fedeli da Gualtieri, Rutigliano, Formia, Vicenza, Rho, Iglesias, Sant’Arsenio, Mesagne, Campagna, Rapagnano. Dalla Svizzera: Associazione Giuseppe ha scelto la vita, di Lugano. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Polonia; Repubblica Ceca; Croazia; Lituania; Ucraina. I polacchi:Pielgrzymi z parafii św. tro e Paolo, in Oppido Lucano; Maria Santissima delle Grazie, in Lamezia Terme; Santa Maria Immacolata, in Cardolo; Maria Santissima di Porto Salvo, in Altarello di Giarre e Riposto; Maria Santissima Annunziata, in Partinico; Santa Anastasia, in Buddusò; Santa Maria della Pace, in Campagna; Partecipanti al Convegno promosso dal Movimento Apostolico; Scuola Militare «Nunziatella», di Napoli; Reggimento Cavalleggeri Guide 19°, di Salerno; Personale della Marina Militare Italiana, di Buffolotto; Associazione Meter; Associazione Il quadrifoglio, di Borbiago di Mira; Associazione AUSER e AVIS, di Viggiano; Associazione ASMO, di San Benedetto del Tronto; Associazione Progetto insieme, di Noventa Padovana; Associazione L’alba, di Boscoreale; Associazione Vigor Trani Calcio, di Trani; Associazione La ginestra, di Cassano delle Murge; Associazione ANEB, di Lecce, e di Cagliari; Associazione ANTEAS, di Massafra; Associazione donatori di sangue, di Tirano; Associazione La ricerca, di Piacenza; Associazione ARTHAI, di Ragusa; Associazione Stanisława z Biskupic, Najświętszej Maryi Panny Częstochowskiej z Częstochowy, Miłosierdzia Bożego z Rudnika, Najświętszego Serca Jezusowego z Radomia, św. Jana Chrzciciela z Rzeszotar, Matki Bożej Różańcowej z Krakowa, Podwyższenia Krzyża Świętego z Rudy Śląskiej; Wspólnota Akademicka waj przy bazylice ojców jezuitów z Krakowa; Gimnazjum im. Janusza Korczaka ze Strzałkowa; wychowawcy i uczniowie ze szkół katolickich z Sikorza; uczniowie ze Szkoły Podstawowej im. gen. Z. Berlinga z Częstochowy; pielgrzymka z Torunia; grupa turystyczna z Poznania; pielgrzymi indywidualni. De France: Groupes de pèlerins des diocèses de Troyes, et du Puy-en-Velay; Association Aux Captifs la Libération, de Paris; Lycée privé de filles, de Chateauneuf-de-Galaure; groupe du Mont-Blanc, de Domancy. Du Liban: Groupe de pèlerins de Beyrouth, avec S.Exc. Mgr Salim Bustros. Du Cameroun: Groupe de pèlerins. From Canada: pilgrims from St Aidan’s Parish, Archdiocese of Toronto, Ontario; Pilgrims from St James Parish, Colgan, Ontario. From the United States of America: pilgrims from the following parishes: San Francisco de Asis, Flagstaff, Arizona; St Steven, Sun Lakes, Arizona; St Monica, Moraga, California; St Catherine of Siena, Riverside, Connecticut; Holy Name of Jesus, Indialantic, Florida; St Anne, Ruskin, Florida; Saints Mary and Mathias, Davenport, Iowa; St Martin, Jefferson City, Missouri; St Thomas Aquinas, Derry, New Hampshire; St Anthony, Manchester, New Hampshire; Our Lady of Mercy, Hicksville, New York; St Ambrose, Latham, New York; St Mary, Rensselaer, New York; St Paul the Apostle, Columbus, Ohio; St Patrick, Erie, Pennsylvania; St Mary of Mercy, Alexandria, South Dakota; pilgrims from St Stephen’s Malankara Orthodox Church, Midland Park, New Jersey; Our Lady of the Lake Catholic Church Choir, Mandeville, Louisiana; participants in the Sacred Heart Major Seminary, Detroit, Michigan, Desert Formation Experience; Members and staff of the Vietnamese Radio «Journey of Faith», Little Saigon, California; Students and faculty from: Catholic University of America, Washington, D C; Loyola University, Chicago, Illinois, Rome Center; Caldwell University, New Jersey; Texas A&M University; Assumption College, Worcester, Massachusetts; Carroll College, Helena, Montana; St Vincent College, Latrobe, Pennsylvania; McGill-Toolen High School, Mobile, Alabama. tersberg; St. Josef, Weiden; St. Christophorus, Wolfsburg; St. Martin, Zusamaltheim; Seelsorgeeinheit Zocklerland; Pilgergruppen aus dem Erzbistum München und Freising; Bistum Regensburg; Bistum Rottenburg-Stuttgart; Pilgergruppen aus: Bad Windsheim; Flensburg; Fridolfing; Grafenwöhr; Hafenlohr; RottenburgBieringen; Vilsbiburg; Familienbund des Bistums Würzburg in Begleitung von Bischof Dr. Friedhelm Hofmann; Kolpingsfamilie Kronach; Kroatisch Katholische Mission, Ludwigsburg; Mitarbeiterinnen der Franziskanerinnen, St. Antonius, Lüdinghausen; Familienkreis des Franziskanerinnen-Klosters Heiligenbronn, Schramberg; Katholischer Frauenbund Oberviechtach und Pilger aus Oberviechtach; Studienreisegruppe Karlsruhe; Violinschülergruppe aus München und Freising; durch den bayerischen Staat geförderte Stipendiaten, München; From Great Britain: members of the Catholic Scout Advisory Councils of England, Wales and Scotland. From England: pilgrims from the following parishes: Our Lady and All Saints, Basildon, Diocese of Brentwood; St Theresa, London, Diocese of Brentwood. From Scotland: pilgrims from St Columbkille Parish, Rutherglen, Glasgow. From Switzerland: members of the Korean Catholic Community, Zürich. From China: pilgrims from the Diocese of Funing. From India: pilgrims from the Diocese of Ahmedabad; pilgrims from the Diocese of Vasai; A group of pilgrims from «Lourdes Hospital», Kochi, Kerala. From Indonesia: pilgrims from the Diocese of Banjarmasin; A group of pilgrims from Jakarta. From Japan: a group of pilgrims from Seta Catholic Church, Tokyo. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Barbara, Abensberg; St. Martin, Aulendorf; St. Andreas, Babenhausen; Herz-Jesu, Bad Kissingen; St. Benedikt, Bayreuth; St. Maria, Ditzingen; Dompfarrei Mariä Himmelfahrt, Eichstätt; St. Nikolaus, Ettenheim; St. Goar, Flieden; St. Anna, Forchheim; Pilgergruppe aus Freiburg; Heiliges Herz Jesu, Grafenau; St. Laurentius, Hohenthann; Heiliges Kreuz und St. Pius, Kelheim; St. Vitus, Johannes der Täufer und St. Peter und Paul, Kirchweidach; St. Martin, Meßkirch; Zu unserer lieben Frau, Neumarkt Oberpfalz; Liebfrauen, Niefern-Öschelbronn; St. Heinrich, Nürnberg; St. Martin, Pfaffenhofen a.d. Roth; St. Maria Magdalena, Schiltberg; St. Peter und Paul, St. Gallus, St. Jakobus, Schömberg; Maria vom Siege, Schwarzhofen; Herz Jesu, Sulzbach-Rosenberg; Pfarreiengemeinschaft Theuern-Ebermannsdorf-Pit- Hohner Akkordeon-Orchester, Reilingen; Katholisches Jugendbüro Dekanat Kraichgau, Sinsheim; Neugefirmte aus den Pfarreien St. Hedwig und Ulrich, Stuttgart; Firmlinge und Angehörige der Kroatisch Katholischen Gemeinde, Stuttgart, Sindelfingen, Leonberg und Herrenberg; Ministranten aus folgenden Pfarreien: St. Michael, Altenmünster; Pfarrverband Stiftsland Berchtesgaden; St. Martin, Miltach und St. Elisabeth, Blaibach; St. Peter und Paul, Ergoldsbach-Bayerbach; Seelsorgegemeinschaft Luhe-Wildenau; Pfarreiengemeinschaft Offingen; St. Peter und Paul, Schömberg; Ministranten St. Magnus, Wernau. Aus der Republik Österreich: Pilgergruppe aus der Pfarre St. Martin, Dornbirn; Naturfreunde Rohrbach, Mattersburg. Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft: Katholische Koreanische Gemeinde, Zürich; Pilgergruppe aus Zürich. De España: Religiosas de Jesús-Maria; Parroquia Nuestra Señora del Socorro, de Aspe. De México: Congregación del Oratorio de San Felipe Neri, de Mérida grupo de peregrinos de Guadalajara. De Panamá: Hijas María Reina de la Paz. De El Salvador: Parroquia San Martín, de San Salvador. De Argentina: Hermanas del Instituto Servidoras del Señor y de la Virgen de Matará; Scuola Dante Alighieri, de Santa Fe; Parroquia San Vicente Pallotti, de Empalme Lobos. Do Brasil: grupo de visitantes de São Paulo, de Bragança Paulista, de Bacabal; Catedral Nossa Senhora do Rosário, de Bragança do Pará. Il bambino e l’ergastolano Con un abbraccio Papa Francesco ha accolto un bambino che ha subito abusi e un ergastolano, all’udienza generale di mercoledì 27 maggio in piazza San Pietro. Particolarmente significativa, infatti, la presenza di una delegazione dell’associazione Meter, fondata nel 1986 da don Fortunato Di Noto per lottare contro la pedofilia e lo sfruttamento dei bambini. «Per tutti noi l’accoglienza e la benedizione del Papa sono un incoraggiamento a proseguire nel nostro servizio» dice il sacerdote, che ricorda i 1300 bambini sostenuti nei loro diritti e nella loro dignità. La parola «meter», del resto, è di origine greca e significa «accoglienza, grembo» ma anche «protezione e accompagnamento». A ricevere il saluto di Francesco anche Antonio Terracina, ergastolano, in carcere da 26 anni, il primo ad aver ottenuto la libertà vigilata in Molise. Ad accompagnarlo don Benito Giorgetta, presidente dell’associazione Iktus, venuto da Termoli per far benedire al Papa la prima pietra della cappella della Vergine dell’accoglienza, cuore della casa dove vengono ospitati figli di detenuti, ragazze madri e bambini abbandonati. Al Pontefice è stata anche presentata l’attività dell’associazione cattolica parigina Aux captifs, la libération che sostiene «le persone che vivono in strada, senza fissa dimora, ex detenuti e prostitute» dice Juliette Denormandie. In pratica, la stessa attività che in Argentina porta avanti la fondazione Pescar, come spiega Piero Marietti. Il Papa ha poi incoraggiato il servizio dei quaranta giovani di Palestrina che sono vicini ai bambini ammalati attraverso la clown-terapia. Il presidente dell’associazione Sorrisiamo, Maurizio Bernassola, spiega che i clown dottori sono attivi nel reparto ematologico del Policlinico di Tor Vergata, nell’ospedale di Palestrina e in due strutture di Rocca Priora. «Non facciamo altro che provare a mettere in pratica il Vangelo — dice — e siamo venuti a cercare il sostegno del Papa che ci contagia con il suo sorriso, proprio come noi cerchiamo di fare con i bambini». Francesco ha anche benedetto la nuova lampada che subito dopo l’udienza è stata collocata sulla tomba di Paolo VI nelle Grotte vaticane, in sostituzione della precedente in terracotta. La lampada, in ferro della Val Trompia — la zona dove sorge Concesio, paese natale di Montini — è opera dello scultore Lino Sanzeni e rappresenta due cuori intrecciati. A donarla è l’associazione bresciana Cuore amico-fraternità onlus. «È un omaggio semplice, ma pensato con l’intelligenza e con il cuore» spiega il presidente don Armando Nolli. Proprio sulle orme di Paolo VI, «Papa missionario», l’associazione dal 1980 sostiene con tante iniziative concrete l’opera dei missionari, promuovendo tra l’altro una pubblicazione specifica e un premio annuale intitolato a Montini. Francesco ha anche benedetto una statua raffigurante san Michele arcangelo, portata da un gruppo di duecento fedeli dalla parrocchia del Santissimo Salvatore e San Michele di Calvanico accompagnati dal parroco don Vincenzo Pierri. Infine il Papa ha accolto una delegazione di storici dell’arte di diciassette Paesi, a Roma per una conferenza internazionale che vuole rilanciare «il ruolo dei beni culturali come strumento di dialogo per la pace». A Francesco hanno consegnato il “manifesto delle nazioni” che vuole, appunto, rimarcare «la centralità della cultura come linguaggio universale fra i popoli». A organizzare la conferenza è la fondazione Foedus. Tra i presenti anche rappresentanti dell’Ermitage di San Pietroburgo e dei musei viennesi e statunitensi. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 28 maggio 2015 All’udienza generale il Papa parla del fidanzamento come tempo di conoscenza e di condivisione Un bel lavoro E invita i ragazzi a non lasciare da parte e a leggere «I promessi sposi» Il fidanzamento è «il tempo nel quale i due sono chiamati a fare un bel lavoro sull’amore, un lavoro partecipe e condiviso, che va in profondità». Lo ha detto Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 27 maggio, in piazza San Pietro. Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Proseguendo queste catechesi sulla famiglia, oggi vorrei parlare del fidanzamento. Il fidanzamento — lo si sente nella parola — ha a che fare con la fiducia, la confidenza, l’affidabilità. Confidenza con la vocazione che Dio dona, perché il matrimonio è anzitutto la scoperta di una chiamata di Dio. Certamente è una cosa bella che oggi i giovani possano scegliere di sposarsi sulla base di un amore reciproco. Ma proprio la libertà del legame richiede una consapevole armonia della decisione, non solo una semplice intesa dell’attrazione o del sentimento, di un momento, di un tempo breve... richiede un cammino. Il fidanzamento, in altri termini, è il tempo nel quale i due sono chiamati a fare un bel lavoro sull’amore, un lavoro partecipe e condiviso, che va in profondità. Ci si scopre man mano a vicenda cioè, l’uomo “impara” la donna imparando questa donna, la sua fidanzata; e la donna “impara” l’uomo imparando questo uomo, il suo fidanzato. Non sottovalutiamo l’importanza di questo apprendimento: è un impegno bello, e l’amore stesso lo richiede, perché non è soltanto una felicità spensierata, un’emozione incantata... Il racconto biblico parla dell’intera creazione come di un bel lavoro dell’amore di Dio; il libro della Genesi dice che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1, 31). Soltanto alla fine, Dio “si riposò”. Da questa im- magine capiamo che l’amore di Dio, che diede origine al mondo, non fu una decisione estemporanea. No! Fu un lavoro bello. L’amore di Dio creò le condizioni concrete di un’alleanza irrevocabile, solida, destinata a durare. L’alleanza d’amore tra l’uomo e la donna, alleanza per la vita, non si improvvisa, non si fa da un giorno all’altro. Non c’è il matrimonio express: bisogna lavorare sull’amore, bisogna camminare. L’alleanza dell’amore dell’uomo e della donna si impara e si affina. Mi permetto di dire che è un’alleanza artigianaGiorgio De Chirico, «Renzo e Lucia» (1964) le. Fare di due vite una vita sola, è anche quasi un miracolo, un miracolo della lo fa alcune volte in termini di filibertà e del cuore, affidato alla fede. danzamento. Nel Libro di Geremia, Dovremo forse impegnarci di più su parlando al popolo che si era allonquesto punto, perché le nostre tanato da Lui, gli ricorda quando il “coordinate sentimentali” sono anda- popolo era la “fidanzata” di Dio e te un po’ in confusione. Chi preten- dice così: «Mi ricordo di te, dell’afde di volere tutto e subito, poi cede fetto della tua giovinezza, dell’amore anche su tutto — e subito — alla pri- al tempo del tuo fidanzamento» (2, ma difficoltà (o alla prima occasio- 2). E Dio ha fatto questo percorso ne). Non c’è speranza per la fiducia di fidanzamento; poi fa anche una e la fedeltà del dono di sé, se preva- promessa: lo abbiamo sentito all’inile l’abitudine a consumare l’amore zio dell’udienza, nel Libro di Osea: come una specie di “integratore” del «Ti farò mia sposa per sempre, ti fabenessere psico-fisico. L’amore non rò mia sposa nella giustizia e nel diè questo! Il fidanzamento mette a ritto, nell’amore e nella benevolenza. fuoco la volontà di custodire insieme Ti farò mia sposa nella fedeltà e tu qualcosa che mai dovrà essere com- conoscerai il Signore» (2, 21-22). È prato o venduto, tradito o abbando- una lunga strada quella che il Signonato, per quanto allettante possa es- re fa con il suo popolo in questo sere l’offerta. Ma anche Dio, quando cammino di fidanzamento. Alla fine parla dell’alleanza con il suo popolo, Dio sposa il suo popolo in Gesù I saluti ai fedeli in piazza San Pietro Con la gioia di Filippo zonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione. Nel salutare i diversi gruppi di fedeli presenti in piazza San Pietro, il Pontefice ha ricordato il quinto centenario della nascita di san Filippo Neri e ha invitato i giovani a seguire il suo esempio nel «testimoniare con gioia la fede». Di cuore saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente i gruppi parrocchiali, come pure i sacerdoti dell’Arcidiocesi di Košice che celebrano il decimo anniversario della loro ordinazione sacerdotale. Cari fratelli e sorelle, domenica scorsa abbiamo celebrato la Solennità della Pentecoste. Vi esorto ad essere sempre docili all’azione dello Spirito Santo. Con affetto benedico voi ed i vostri cari. Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli di Beirut, accompagnati da Mons. Salim Bustros, e quelli del Cameroun, come pure i gruppi venuti dalla Francia. Prego specialmente per tutti coloro che si preparano al matrimonio, e invito le comunità cristiane a incoraggiarli ed aiutarli nel compimento del loro generoso progetto. Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Gran Bretagna, Svizzera, Cina, India, Indonesia, Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore. Dio vi benedica! Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Saluto l’associazione delle famiglie della Diocesi di Würzburg accompagnata dal Vescovo Mons. Friedhelm Hofmann, nonché i numerosi gruppi di giovani, in particolare i cresimandi provenienti dalla Diocesi di Rottemburgo-Stoccarda e i ministranti di Berchtesgaden. Lo Spirito Santo vi renda sempre di più testimoni gioiosi del Vangelo e dell’amore di Cristo. Con affetto vi benedico tutti. Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España y de América Latina. Invito a todos, especialmente a los esposos cristianos, a acompañar con la oración y el testimonio de amor y fidelidad, a los jóvenes novios que se preparan para el matrimonio. Muchas gracias. Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, in parti- Simone Cantarini, «San Filippo Neri con due angeli» (XVII secolo) colare i fedeli della Cattedrale di Bragança do Pará e gli altri gruppi del Brasile, augurando a voi tutti di rendervi sempre conto di quanto la vita sia un dono meraviglioso. Vegli sul vostro cammino la Vergine Maria e vi aiuti ad essere segno di fiducia e di speranza in mezzo ai vostri fratelli. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione di Dio. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, la Vergine Maria, che veneriamo in questo mese di maggio, sia maestra di tenerezza e di amore per tutti voi e sia il vostro esempio per vivere nell’unità e nell’armonia familiare. Il Signore vi benedica! Saluto i pellegrini polacchi. Cari amici, oggi in modo particolare rivolgiamo il pensiero ai fidanzati e preghiamo per loro, affinché il periodo di preparazione al matrimonio sia per loro scuola di amore e di responsabilità, nonché di apertura ai doni spirituali con i quali il Signore, tramite la Chiesa, arricchisce l’oriz- Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i cresimandi della Diocesi di Teggiano-Policastro, con il Vescovo Mons. Antonio De Luca; i partecipanti al Convegno del Movimento Apostolico e al simposio L’arte: luce di Dio; e i fedeli di Cascia e Norcia, accompagnati dall’Arcivescovo di Spoleto Mons. Renato Boccardo. Saluto l’Associazione Meter di Avola; gli studenti dell’Istituto Santa Maria di Roma, che ricordano i 125 anni di attività didattica; la Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice; e i militari di Napoli e Salerno. La visita alla Città Eterna in questo mese mariano vi aiuti a riscoprire il senso cristiano della festa come momento di incontro con Dio e di comunione con i fratelli. Un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri ricorreva la memoria di San Filippo Neri, di cui celebriamo il quinto centenario della nascita. La sua attenzione per l’oratorio stimoli voi, cari giovani, a testimoniare con gioia la fede nella vostra vita; il suo abbandono in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore sconforto; e il suo apostolato nelle periferie inviti voi, cari sposi novelli, a sostenere i più deboli e bisognosi della vostra famiglia. Cristo: sposa in Gesù la Chiesa. Il Popolo di Dio è la sposa di Gesù. Ma quanta strada! E voi italiani, nella vostra letteratura avete un capolavoro sul fidanzamento [I Promessi Sposi]. È necessario che i ragazzi lo conoscano, che lo leggano; è un capolavoro dove si racconta la storia dei fidanzati che hanno subito tanto dolore, hanno fatto una strada piena di tante difficoltà fino ad arrivare alla fine, al matrimonio. Non lasciate da parte questo capolavoro sul fidanzamento che la letteratura italiana ha proprio offerto a voi. Andate avanti, leggetelo e vedrete la bellezza, la sofferenza, ma anche la fedeltà dei fidanzati. La Chiesa, nella sua saggezza, custodisce la distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi — non è lo stesso — proprio in vista della delicatezza e della profondità di questa verifica. Stiamo attenti a non disprezzare a cuor leggero questo saggio insegnamento, che si nutre anche dell’esperienza dell’amore coniugale felicemente vissuto. I simboli forti del corpo detengono le chiavi dell’anima: non possiamo trattare i legami della carne con leggerezza, senza aprire qualche durevole ferita nello spirito (1 Cor 6, 15-20). Certo, la cultura e la società odierna sono diventate piuttosto indifferenti alla delicatezza e alla serietà di questo passaggio. E d’altra parte, non si può dire che siano generose con i giovani che sono seriamente intenzionati a metter su casa e met- tere al mondo figli! Anzi, spesso pongono mille ostacoli, mentali e pratici. Il fidanzamento è un percorso di vita che deve maturare come la frutta, è una strada di maturazione nell’amore, fino al momento che diventa matrimonio. I corsi prematrimoniali sono un’espressione speciale della preparazione. E noi vediamo tante coppie, che magari arrivano al corso un po’ controvoglia, “Ma questi preti ci fanno fare un corso! Ma perché? Noi sappiamo!” ... e vanno controvoglia. Ma dopo sono contente e ringraziano, perché in effetti hanno trovato lì l’occasione — spesso l’unica! — per riflettere sulla loro esperienza in termini non banali. Sì, molte coppie stanno insieme tanto tempo, magari anche nell’intimità, a volte convivendo, ma non si conoscono veramente. Sembra strano, ma l’esperienza dimostra che è così. Per questo va rivalutato il fidanzamento come tempo di conoscenza reciproca e di condivisione di un progetto. Il cammino di preparazione al matrimonio va impostato in questa prospettiva, avvalendosi anche della testimonianza semplice ma intensa di coniugi cristiani. E puntando anche qui sull’essenziale: la Bibbia, da riscoprire insieme, in maniera consapevole; la preghiera, nella sua dimensione liturgica, ma anche in quella “preghiera domestica”, da vivere in famiglia, i sacramenti, la vita sacramentale, la Confessione, ... in cui il Signore viene a dimorare nei fidanzati e li prepara ad accogliersi veramente l’un l’altro “con la grazia di Cristo”; e la fraternità con i poveri, e con i bisognosi, che ci provocano alla sobrietà e alla condivisione. I fidanzati che si impegnano in questo crescono ambedue e tutto questo porta a preparare una bella celebrazione del Matrimonio in modo diverso, non mondano ma in modo cristiano! Pensiamo a queste parole di Dio che abbiamo sentito quando Lui parla al suo popolo come il fidanzato alla fidanzata: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza. Ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 21-22). Ogni coppia di fidanzati pensi a questo e dica l’un l’altro: «Ti farò mia sposa, ti farò mio sposo». Aspettare quel momento; è un momento, è un percorso che va lentamente avanti, ma è un percorso di maturazione. Le tappe del cammino non devono essere bruciate. La maturazione si fa così, passo a passo. Il tempo del fidanzamento può diventare davvero un tempo di iniziazione, a cosa? Alla sorpresa! Alla sorpresa dei doni spirituali con i quali il Signore, tramite la Chiesa, arricchisce l’orizzonte della nuova famiglia che si dispone a vivere nella sua benedizione. Adesso io vi invito a pregare la Santa Famiglia di Nazareth: Gesù, Giuseppe e Maria. Pregare perché la famiglia faccia questo cammino di preparazione; a pregare per i fidanzati. Preghiamo la Madonna tutti insieme, un’Ave Maria per tutti i fidanzati, perché possano capire la bellezza di questo cammino verso il Matrimonio. [Ave Maria...]. E ai fidanzati che sono in piazza: «Buona strada di fidanzamento!».
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