Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 293 (47.131) Città del Vaticano mercoledì 23 dicembre 2015 . Gesto di coraggio in Kenya Hanno superato il milione i profughi e i migranti arrivati in Europa nel 2015 Quando i musulmani salvano i cristiani Non solo numeri y(7HA3J1*QSSKKM( +,!=!$!?!%! NAIROBI, 22. «Ammazzateci tutti musulmani e cristiani, oppure lasciateli andare». È stato un gesto nobile, di grande coraggio, quello compiuto lunedì scorso nel nordest del Kenya, non lontano dal confine con la Somalia, da un gruppo di musulmani che hanno protetto cristiani minacciati dai jihadisti di Al Shabaab. È appena passata l’alba quando i terroristi somali attaccano a colpi di mitra il pullman che stava percorrendo il tragitto Nairobi-Mandera. In quel momento a bordo si trovano almeno sessanta passeggeri. Nell’assalto tre persone sono ferite, una è uccisa. Fermato il mezzo, i passeggeri vengono fatti scendere. Poi la decisione: «I non cristiani possono risalire» dicono i jihadisti. Ai cristiani è quindi ordinato di sdraiarsi sul ciglio della strada: vogliono ucciderli uno a uno. L’ordine, tuttavia, non viene eseguito: i passeggeri musulmani si oppongono, chiedendo di lasciare andare anche i cristiani. Di fronte a tanta determinazione, terroristi fuggono e la strage è evitata. Il viaggio può continuare. Un testimone — secondo quanto riporta la stampa — ha raccontato che già sul pullman, quando si sono accorti dell’attacco, i musulmani avevano cercato un modo di proteggere i cristiani che stavano tornando a casa per il Natale. «Ad alcuni abbiamo dato i nostri vestiti per impedire che fossero individuati» ha detto il testimone. In prima linea l’Italia che ha soccorso oltre 150.000 persone nel Mediterraneo Il resoconto del fatto è stato diffuso ieri dai media locali. L’autista del pullman della compagnia Makkah ha confermato la storia alla britannica Bbc. Ulteriore conferma è stata data da un funzionario governativo. Non è la prima volta che gli Al Shabaab (letteralmente “i giovani”, gruppo affiliato ad Al Qaeda e radicato in Somalia) compie attacchi contro i cristiani nelle zone al confine tra Kenya e Somalia. Un episodio simile ma dall’esito tragicamente diverso era avvenuto circa un anno fa nella stessa zona: i terroristi presero d’assalto un pullman e uccisero 28 passeggeri non musulmani. Dopo l’attacco la polizia decise di dare scorte armate ai pullman in transito nell’area. Tuttavia, il portavoce delle forze dell’ordine kenyane, Charles Owino, ha spiegato che il pullman attaccato lunedì non era scortato perché non era passato per un posto di blocco predisposto alla fornitura della protezione. Più volte in passato Al Shabaab ha portato avanti la stessa tecnica di “selezione delle vittime”, dividendo cristiani e musulmani, e uccidendo i primi. L’episodio più tragico risale ad aprile scorso quando all'università di Garissa furono massacrate 147 persone definite “infedeli”. È invece di pochi giorni fa l’ultimo attentato rivendicato dal gruppo, compiuto contro un hotel nella capitale somala Mogadiscio. Cinque i morti. ROMA, 22. «Non è sufficiente contare il numero di coloro che arrivano, o dei quasi 4000 dati per dispersi o affogati. Dobbiamo anche agire. La migrazione deve essere legale, sicura e protetta per tutti, i migranti stessi e i Paesi che diventeranno la loro nuova casa». Le parole del direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), William Lacy Swing, arrivano a poche ore di distanza dalle ultime notizie di morti nel Mediterraneo. Questa mattina, a largo della Turchia, undici migranti, tra i quali tre bambini, sono morti nel naufragio di un’imbarcazione. Ieri, due persone sono annegate a largo delle coste libiche in un altro naufragio; dieci i dispersi e oltre cento i salvati. Come ampiamente previsto nei giorni scorsi, il numero dei migranti arrivati quest’anno in Europa ha superato il milione. Secondo i dati dif- Una donna greca in preghiera sul luogo di un naufragio a Lesbo (Ap) Ennesima strage in Nigeria Uccisi dai talebani sei soldati statunitensi Bambini usati come terroristi Nato sotto attacco in Afghanistan ABUJA, 22. Le efferatezze in Nigeria perpetrate dai jihadisti di Boko Haram non conoscono sosta. E ancora una volta i terroristi islamici hanno usato i più piccoli: ieri tre ragazzini tra i 10 e i 15 anni hanno compiuto un attentato suicida a Benisheikh nello Stato nordorientale di Borno. L’attacco, ha informato il portavoce dell’esercito nigeriano, il colonnello Sani Kukasheka, ha avuto luogo in un’area dove le truppe governative stanno conducendo una vasta operazione contro le basi di Boko Haram. Il bilancio parla di sei vittime e oltre trenta feriti, tutti ricoverati in ospedale, ma, secondo i medici, con mutilazioni e ferite talmente gravi da rendere in alcuni casi improbabile la loro sopravvivenza. Il portavoce ha anche fornito dettagli relativi all’attacco suicida. L’atteggiamento dei tre ragazzini era sembrato sospetto a un gruppo di civili del luogo, riuniti ormai da diversi mesi nei gruppi di autodifesa in molte località della Nigeria nordorientale. Qui infatti i soldati governativi non sono in grado di proteggere la popolazione da stupri, uccisioni, rapimenti, distruzioni di villaggi e terre coltivate. Molte cittadine si vanno spopolando, chi può fugge, ma chi è troppo debole non può far altro che restare, in balìa della furia omicida dei Boko Haram. Da ciò la formazione dei gruppi civili di autodifesa, che ieri non sono però riusciti a sventare l’attentato. Quando i tre ragazzini sono stati fermati a un checkpoint ed è iniziata la perquisizione, uno solo di loro si è fatto saltare in aria, uccidendo i suoi due compagni e le persone che stavano a loro più vicine. «Di solito i giovani attentatori suicidi, le bambine e le donne, hanno addosso l’esplosivo bloccato da catene e lucchetti — ha spiegato un componente del comitato di autodifesa — ed è quindi praticamente impossibile levarglielo senza provocare una deflagrazione». KABUL, 22. Un altro attacco suicida contro le truppe della Nato in cui sono morti sei soldati statunitensi, un lancio di razzi sul centro di Kabul, e anche l’assassinio nella capitale di una ex dipendente afghanoamericana del dipartimento alla difesa statunitense: in poche ore, è apparsa in ogni evidenza la nuova impennata della violenza e l’emergenza sicurezza che preoccupa fortemente il Governo del presidente afghano, Ashraf Ghani, e i membri della coalizione internazionale Resolute Support. L’attentatore suicida è entrato in azione a metà giornata nelle vicinanze della base aerea statunitense di Bagram, nella provincia centrale afghana di Parwan, schiantandosi con una moto su un gruppo di militari della missione Resolute Support. Lo scoppio, fortissimo, ha falciato la vita di sei militari della pattuglia, tutti americani, ferendone numerosi altri. L’attacco terroristico è stato rivendicato dagli insorti. Come spesso accade i talebani hanno esagerato nel fornire il bilancio delle vittime parlando di 19 soldati uccisi. Le cattive notizie per Washington erano giunte ore prima anche da Kabul, dove uno sconosciuto ha ucciso a colpi d’arma da fuoco Lisa Akbari, una ex dipendente del dipartimento alla difesa, impegnatasi successivamente in Afghanistan in opere prevalentemente sociali. Ieri sera infine, la calma nel centro della capitale è stata infranta da scoppi, uno vicino all’altro, di tre razzi che sono fragorosamente atterrati in due quartieri centrali di Kabul (Wazir Abkar Khan e Charah-e-Zambaq), non lontano dalla zona rossa dei principali uffici governativi, delle ambasciate, compresa quella statunitense, e del quartier generale della Nato. La preoccupazione per quanto accade, conseguenza in parte del ritiro delle truppe da combattimento della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza in Afghanistan (Isaf a guida Nato) in dicembre, è stata esplicitata dalla visita a sorpresa realizzata a Kabul dal segretario alla Difesa americano, Ash Carter. In uno dei suoi discorsi il capo del Pentagono ha ricordato che l’impegno per pacificare l’Afghanistan resta «una priorità massima degli Stati Uniti». Ma è chiaro ora che la decisione mesi fa del presidente Barack Obama di rallentare per il 2016 il ritiro del piccolo contingente rimasto delle truppe americane (9600 uomini) si basava su elementi concreti relativi al cedimento della sicurezza. Lo hanno provato, fra l’altro, l’offensiva degli insorti a Kunduz a fine settembre e ripetuti attentati come quello all’aeroporto di Kan- dahar o l’altro successivo alla guesthouse vicino all’ambasciata di Spagna a Kabul. E se non bastassero i problemi provenienti dall’aggressività dei talebani, Carter ha ricordato che esiste il problema che anche Al Qaeda cerca un rilancio in Afghanistan, e che adesso il cosiddetto Stato islamico (Is) prova a crearsi una base facendo proseliti nella provincia di Nangarhar. Al centro del problema c’è la debolezza strutturale delle forze di sicurezza afghane che non riescono a tenere testa alle offensive degli insorti. E non è un segreto che giorni fa unità speciali della Nato sono dovute intervenire direttamente, contrariamente alla loro funzione di semplice assistenza, nella provincia meridionale di Helmand per affrontare i talebani che hanno catturato lo strategico distretto di Sangin. fusi oggi dall’Oim e dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), sono esattamente 1.005.000 i profughi e i migranti arrivati fino al 21 dicembre in Grecia, Bulgaria, Italia, Spagna, Malta e Cipro. La maggior parte dei migranti, 816.752, è arrivata in Grecia. Sono invece 3600 quelli morti durante la traversata. Al secondo posto per numero di arrivi, dopo la Grecia, c’è l’Italia con 150.317. Seguono Bulgaria (29.959), Spagna (3845), Cipro (269) e Malta (106). La metà dei rifugiati è di nazionalità siriana, il venti per cento sono afghani, il sette per cento iracheni. Stando all’Unhcr, i numeri degli arrivi non cambieranno molto nel 2016, anche se non si azzardano previsioni. «Con i sentimenti xenofobi in rapida crescita in diversi ambienti, è importante riconoscere i contributi positivi che i rifugiati e i migranti apportano alla società in cui vivono e anche onorare i valori europei fondamentali: protezione della vita, difesa dei diritti umani e promozione della tolleranza e della diversità» ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, António Guterres. E se la Grecia è prima per quanto riguarda il numero degli arrivi, il primato per quanto riguarda le operazioni di salvataggio spetta all’Italia, che più di ogni altra Nazione ha fatto su questo fronte. Come ha comunicato oggi il ministro alle Infrastrutture e ai trasporti, Graziano Delrio, in visita a Lampedusa, sono circa 150.000 le persone tratte in salvo dalla Guardia costiera e dalla Marina italiane. «Abbiamo compiuto uno sforzo organizzativo di straordinaria importanza» ha detto Delrio che poi, rivolgendosi agli uomini impegnati nei soccorsi, ha aggiunto: «Avete tenuto vivi i valori e la cultura del rispetto della persona propri del nostro Paese». Ma l’impegno italiano sull’immigrazione non è diretto soltanto ai soccorsi in mare, ma anche a stroncare le organizzazioni dei trafficanti. Ieri sono stati arrestati tre immigrati dalla polizia di Palermo e Agrigento che sono accusati di aver organizzato una serie di viaggi a bordo di gommoni, provenienti da porti libici verso le coste siciliane. I trafficanti, dietro il pagamento di un corrispettivo di 2400 dollari per ciascun migrante, promettevano e garantivano il raggiungimento, attraverso la Sicilia, di mete nordeuropee. Uno di loro — secondo la polizia — sarebbe anche l’organizzatore di uno dei viaggi tra la Libia e Lampedusa nel corso del quale è avvenuto in alto mare il drammatico naufragio che ha causato la morte di circa 300 migranti e in ordine al quale soltanto 29 corpi sono stati recuperati. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Ponce (Porto Rico), presentata dall’Eccellentissimo Monsignor Félix Lázaro Martínez, SCH. P., in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Sua Eccellenza Monsignor Rubén Antonio González Medina, C.M.F., Vescovo di Ponce (Porto Rico), trasferendolo dalla Diocesi di Caguas. Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Kingstown (Saint Vincent and the Grenadines) il Reverendo Padre Gerard County, C.S.SP. già Superiore Provinciale dei Padri Spiritani in Messico. L’ultimo Natale a Sofia Nomina di Vescovo Ausiliare Sulle orme di Costantino Un soldato della Nato osservato da un militare afghano (Reuters) ANGELO RONCALLI A PAGINA 4 Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di Saint-Jean-Longueuil (Canada) il Reverendo Claude Hamelin, Vicario generale della medesima Diocesi, assegnandogli la Sede titolare vescovile di Apollonia. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 mercoledì 23 dicembre 2015 Rajoy al lavoro per formare il nuovo Governo Spagna a rischio paralisi Ma i socialisti si dividono sulle possibili alleanze MADRID, 22. Dopo le elezioni legislative di domenica scorsa in Spagna, che hanno cancellato le certezze di 40 anni di bipartitismo Pp-Psoe e determinato un Parlamento frammentato e senza maggioranza assoluta, spetta ora al presidente del Governo, Mariano Rajoy, leader del Richiamo di Mattarella Lealtà tra le istituzioni e riforme ROMA, 22. Lealtà tra le istituzioni e sostegno alle riforme. Sono questi i due punti cruciali del discorso tenuto ieri dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel suo saluto di fine anno al Quirinale. Il capo dello Stato ha voluto sottolineare soprattutto l’importanza di «collaborare lealmente per il bene comune» e non di affrontarsi in «competizioni e conflitti» che allontanano ancor più la gente dalla politica. In quello che diversi analisti hanno definito il richiamo più forte dall’inizio del settennato, Mattarella ha detto che «la Repubblica è doverosamente impegnata ad attuare i principi e le finalità della Costituzione, e a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al pieno sviluppo della persona e delle formazioni sociali. A questo scopo ai poteri e alle istituzioni dello Stato si chiede non soltanto di svolgere con impegno il proprio servizio ma anche di collaborare lealmente». Il presidente ha sottolineato la necessità di andare avanti nel processo delle riforme, soprattutto per far ripartire l’economia e calare la disoccupazione. Sul tema cruciale dell’immigrazione, ha detto Mattarella, «a fronte dei tanti bambini morti in mare, giorno dopo giorno, assume un sapore crudelmente beffardo ferire la dignità stessa dei migranti». Mattarella ha fatto riferimento anche alla delicata questione del risparmio e della gestione del sistema bancario, riferendosi ai recenti «gravi episodi» sui quali occorre «accertare le responsabilità» perché «il risparmio va tutelato». Partido popular, fare il primo tentativo per formare il nuovo Governo. Rajoy, arrivato primo al voto con 123 seggi su 350 (pur perdendone 63), ha detto ieri sera che avvierà un dialogo con gli altri partiti per tentare di formare un Esecutivo stabile. Una missione particolarmente ardua, con un Parlamento diviso, senza maggioranze chiare, sull’orlo della ingovernabilità, in un clima di veti incrociati fra i quattro principali partiti. «La Spagna non può permettersi un periodo di stallo politico» ha affermato Rajoy nel rivendicare la vittoria alle legislative, invitando i dirigenti degli altri partiti ad agire con «senso della responsabilità e lungimiranza politica». Ma dai socialisti è subito arrivato un secco rifiuto. «La Spagna ha votato per il cambiamento. Ora sta al Pp cercare di formare un Governo, ma i socialisti voteranno contro Rajoy e il Partito popolare», ha chiarito César Luena, segretario generale del Psoe. L’allarme ingovernabilità ha già fatto cadere del 3,6 per cento la bor- sa di Madrid. Nonostante tutto, Rajoy si è detto molto fiducioso. Cinque, al momento, le ipotesi più esplorate. La prima è quella di una coalizione a guida popolare fra Pp (123 seggi su 350) e Ciudadanos (40). Ma insieme i due partiti avrebbero solo 163 deputati. La maggioranza assoluta è a quota 176. Per raggiungerla sarebbe necessario l’appoggio, o quantomeno l’astensione al momento dell’investitura del Governo, di uno o più partiti nazionalisti catalani (17 seggi) e baschi (6) o di una parte del Psoe. Ma i problemi in partenza sembrano insormontabili. Ciudadanos si è detta pronto ad astenersi, ma non a entrare in un Governo a guida Pp. Il Psoe ha assicurato che voterà contro Rajoy. E i nazionalisti catalani, gli indipendentisti di Erc e Convergencia (9 e 8 seggi), imporrebbero un referendum sulla secessione, inaccettabile per Rajoy e Ciudadanos. Il piano B sarebbe una formula analoga, ma con un Governo minoritario di Rajoy, con appoggi esterni Partnership tra Unione europea e Kazakhstan ASTANA, 22. Kazakhstan e Unione europea hanno siglato ieri un accordo di partnership e cooperazione. Il documento è stato firmato ad Astana dal ministro degli Esteri kazako, Erlan Idrissov, e dall’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, Federica Mogherini. L’accordo riguarda 29 settori, tra cui economia, commercio, giustizia, sicurezza, rispetto dei diritti umani e protezione dei dati personali. Il Kazakhstan è il nono Paese al mondo per dimensioni, il più grande — Russia esclusa — tra quelli nati dopo la caduta dell’Unione sovietica. L’intesa è stata siglata nella capitale kazaka nel corso dell’undicesimo incontro tra Ue e Asia centrale. All’incontro hanno partecipato i ministri degli Esteri di Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tadjikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Nel vertice di Astana sono stati affrontati temi come le relazioni dell’Unione europea con i Paesi dell’Asia centrale e le questioni regionali e internazionali di interesse comune. al momento dell’investitura e poi patti puntuali durante la legislatura. La terza ipotesi è una coalizione alla tedesca fra Pp e Psoe. I popolari non l’escludono, mentre il Psoe per ora non la ritiene praticabile. La quarta alternativa è una coalizione “alla portoghese” fra Psoe (90 seggi) e Podemos (69), con l’astensione di Ciudadanos (40). Ma il partito di Albert Rivera ha detto che non favorirà mai un Governo con Podemos. In alternativa, Psoe e Podemos potrebbero negoziare l’appoggio degli indipendentisti catalani o dei nazionalisti baschi. Ma a caro prezzo. Diversi leader socialisti si sono infatti dichiarati contrari a un patto con Podemos, che esige un referendum sull’indipendenza della Catalogna. L’ultima opzione è un ritorno alle urne in primavera. Le elezioni anticipate diventerebbero automatiche se, entro due mesi dopo la costituzione del Parlamento di Madrid e il primo tentativo di investitura, il Paese fosse sempre senza presidente del Governo e senza Esecutivo. Scattano le ritorsioni di Mosca contro l’accordo di libero scambio Tensione con la Russia dopo l’intesa tra Ue e Ucraina BRUXELLES, 22. Nuove frizioni tra Ue, Russia e Ucraina. Il motivo è il fallimento dei colloqui sull’accordo di libero scambio tra Bruxelles e Kiev che entrerà in vigore dal primo gennaio, nonostante l’opposizione russa. Le misure di ritorsione sono intanto già scattate: dopo la sospensione, avvenuta cinque giorni fa, dell’intesa commerciale che finora aveva legato Russia e Ucraina, il premier russo Dmitri Medvedev ha annunciato ieri anche per Kiev lo stesso “embargo alimentare” applicato ai prodotti europei. E, intanto, l’Unione europea ha formalmente rinnovato le sanzioni a Mosca di altri sei mesi. «Eravamo quasi vicini a una soluzione e se ci fosse stata la volontà politica l’avremmo trovata, ma da parte della Russia non c’è stata abbastanza flessibilità per farlo», ha attaccato la commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmström, denunciando che le richieste di Mosca se accettate avrebbero snaturato «l’idea stessa» dell’accordo con Kiev. Era del resto difficile aspettarsi un esito positivo, dopo 18 mesi e 22 incontri di cui 15 a livello ministeriale senza risultati, e soprattutto la firma mercoledì scorso del decreto da parte del presidente russo, Vladimir Putin, che ha sospeso l’accordo di libero scambio che regolava il commercio tra Kiev e Mosca. Un gesto da cui «sono stata molto sorpresa», ha ammesso la commissaria euroepa al Commercio, perché «contro il mandato, lo spirito e l’obiettivo» delle discussioni a tre previste cinque giorni dopo a Bruxelles. E ancora quando ieri a Bruxelles erano in corso i negoziati tra la stessa Malmström, il ministro dello Sviluppo economico russo, Alexey Ulyukaev, e il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, sono arrivate come una tegola le mosse del premier russo Medvedev. Prima la dichiarazione del fallimento delle discussioni che erano Si cerca un altro jihadista organizzatore del massacro al teatro Bataclan Prosegue l’inchiesta sulle stragi di Parigi PARIGI, 22. Proseguono le indagini sulle stragi del 13 novembre. La polizia è sulle tracce di un altro jihadista: Charaffe El Mouadan detto “Suleyman”, 27 anni, amico d’infanzia di uno degli attentatori, considerato uno dei “cervelli” degli attacchi a Parigi. Il quotidiano «Le Parisien» pubblica il racconto di un testimone sopravvissuto al massacro del teatro Bataclan che si «ricorda di aver sentito il più grande dei due terroristi rivolgersi al complice per chiedergli se contava di chiamare Suleyman. Il più giovane ha risposto di no e che avrebbero gestito il tutto a modo suo». Parole pronunciate proprio nel momento in cui uno dei primi agenti penetrati all’interno della sala concerti abbatteva uno dei tre uominibomba. Quello di El Mouadan è un nome già noto agli inquirenti. Secondo la stampa transalpina potrebbe aver “coordinato”, se non proprio L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va L’esterno del teatro Bataclan luogo di uno degli attacchi a Parigi (Afp) GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Il presidente del Partito popolare spagnolo Mariano Rajoy (Ansa) Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va “elaborato”, gli attentati che hanno causato la morte di 130 persone. Intanto, le cinque persone fermate al termine delle perquisizioni che si sono svolte domenica sera a Bruxelles e ieri a Laeken, sempre in Belgio, sono state rilasciate ieri sera dopo essere state ascoltate dal giudice istruttore specializzato in terrorismo oltre che dalla polizia giudiziaria federale belga. L’inchiesta prosegue, secondo la procura federale. Nel frattempo, il Parlamento slovacco ha approvato il pacchetto delle leggi antiterroristiche superando cosi il veto del presidente Andrej Kiska. Le leggi, promosse dal Governo di sinistra del premier, Robert Fico, dopo gli attacchi terroristici a Parigi, rafforzano i poteri della polizia e dei servizi segreti in seguito alla crisi migratoria e alla minaccia del terrorismo. In favore del pacchetto hanno votato 79 parlamentari. Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale da poco cominciate, e subito dopo l’annuncio delle sanzioni a Kiev. Mosca, come detto, ha deciso infatti ulteriori «misure economiche di risposta», applicando all’Ucraina — sempre dal primo gennaio — il blocco dell’import degli stessi prodotti agroalimentari applicato ai Ventotto. Né Bruxelles né Kiev, però, sono sembrate impressionate dalle ritorsioni russe, né dalle preoccupazioni sollevate anche in Bielorussia. Da una parte, ha fatto notare la commissaria europea al Commercio, gli scambi commerciali tra i due Paesi erano già ridotti al lumicino dall’inizio del conflitto nel Donbass, e l’Ucraina «aveva già calcolato» questi «danni collaterali» ritenendo che l’intesa con l’Ue fosse comunque più conveniente. Dall’altra la Commissione europea ha già cominciato a pensare a «ulteriori modi per sostenere Kiev». Per rilanciare l’integrazione regionale Mercosur riunito in Paraguay ASUNCIÓN, 22. I rappresentanti degli Stati membri del Mercato comune dell’America meridionale (Mercosur) sono riuniti ad Asunción, capitale del Paraguay, con l’obiettivo di individuare nuove strade per fare ripartire il processo di integrazione regionale, ormai da mesi in fase di stallo. Diversi sono i nodi da sciogliere. Oltre alle varie questioni, Elezioni rinviate ad Haiti PORT-AU-PRINCE, 22. Il ballottaggio delle elezioni presidenziali ad Haiti, previsto per il 27 dicembre, è stato rinviato. L’ha annunciato ieri l’ufficio elettorale. Il primo turno, il 25 ottobre, era stato caratterizzato da polemiche e accuse di brogli. Al ballottaggio sono andati Jovenel Moïse, sostenuto dal presidente uscente e dal partito di maggioranza, e Jude Célestin. Al primo turno si erano presentati oltre 50 candidati. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 preoccupa la situazione economica e istituzionale del Venezuela e la grave crisi politica che sta attraversando il Brasile, culminata con la richiesta di impeachment a carico del presidente, Dilma Rousseff. Il quarantanovesimo vertice dell’organismo regionale servirà anche per valutare le eventuali misure da adottare al fine di rilanciare il Mercosur sul piano internazionale. A tal proposito, sul tavolo delle trattative ci sarà in primo piano l’accordo di libero scambio con l’Unione europea. Secondo quanto affermato dal ministro degli Esteri del Paraguay, Eladio Loizaga, il Mercosur (blocco economico di cui fanno parte Paraguay, Brasile, Argentina, Uruguay e Venezuela) avrebbe già presentato a Bruxelles la sua proposta. Adesso bisognerà attendere la replica. Nel corso del summit non sono mancate le tensioni. Il presidente argentino, Mauricio Macri, ha chiesto la «liberazione dei prigionieri politici» in Venezuela. La replica non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri di Caracas, Delcy Rodríguez, ha infatti accusato il capo di Stato argentino di «ingerenze nei fatti interni del Venezuela». Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. 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Un portavoce del ministero degli Esteri ha spiegato ieri che il titolare del dicastero, Wang Yi, ha fatto pubblicamente l’offerta sabato scorso a New York, dopo aver partecipato al Consiglio di Sicurezza dell’O nu dedicato proprio alla Siria. «Il Governo inviterà i rappresentanti dell’Esecutivo siriano e dell’opposizione a visitare la Cina come per cercare un’uscita politica al conflitto» ha dichiarato la fonte, senza precisare se questi negoziati siano quelli previsti nell’accordo approvato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu venerdì scorso. Secondo il portavoce cinese, inoltre, l’incontro tra l’Esecutivo siriano e gli oppositori avverrà «presto» e il Governo di Pechino informerà «a tempo debito» sull’esito della riunione. Stando ai risultati del vertice a New York, la transizione siriana dovrebbe durare almeno 18 Tensione tra Israele e Hezbollah Pechino si offre di ospitare negoziati per porre fine alla crisi Pista cinese alla pace in Siria mesi, includendo elezioni, nuova costituzione e un nuovo Governo di unità nazionale. Intanto, il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, si è recato ieri a Mosca per rafforzare il dialogo con il Cremlino sulla sicurezza e la lotta al sedicente Stato islamico (Is). Francia e Russia — ha reso noto il ministro — intensifiche- ranno ulteriormente la collaborazione nelle operazioni contro i jihadisti in Siria, in particolare nel settore dello scambio delle informazioni. «Abbiamo convenuto di rafforzare i nostri scambi riguardanti l’intelligence militare, tanto sul bilancio dei rispettivi bombardamenti quanto sulla localizzazione dei differenti gruppi terroristici» ha detto Le Drian. E sempre sul piano diplomatico, si segnala l’avvicinamento — di cruciale importanza per lo scenario siriano — tra l’Iran e l’Arabia Saudita. Un nuovo ambasciatore saudita arriverà a Teheran nel prossimo futuro, ha annunciato ieri il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Jaberi Ansari, nella sua settimanale conferenza stampa. BEIRUT, 22. Non si placa la tensione tra Hezbollah e Israele a meno di 48 ore dal raid in cui è stato ucciso Samir Kuntar, alla periferia di Damasco. Ieri sera il leader di Hezbollah, Seyed Hassan Nasrallah, durante i funerali di Kuntar a Beirut, ha annunciato «una rappresaglia contro Israele». E questa rappresaglia avverrà «al momento, nel posto e nel modo appropriato». Se gli israeliani «pensano di aver chiuso il conto con noi si sbagliano di grosso» ha detto Nasrallah, perché «sanno perfettamente, e se ne accorgeranno, che invece ne hanno aperti parecchi di più». Parole pesanti, soprattutto dopo il riaccendersi delle violenze al confine tra Israele e Libano, con lanci di razzi e scambi di artiglieria. Dopo la diffusione della notizia dell’uccisione di Kuntar, ieri, miliziani hanno sparato tre razzi dal sud del Libano verso la regione israeliana della Galilea settentrionale. Successivamente Israele ha risposto con colpi di mortaio L’accordo mediato dalle Nazioni Unite firmato da ventiquattro sindaci a Tunisi Nuovi combattimenti Si amplia il consenso sul Governo unitario libico Violata la tregua nello Yemen TUNISI, 22. I sindaci di 24 comuni libici hanno sottoscritto a Tunisi l’accordo per la formazione di un Governo di unità nazionale proposto dalle Nazioni Unite (quello di Skhirat, in Marocco). Particolarmente soddisfatto di questo risultato l’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Martin Kobler, che ha dichiarato dopo la riunione di Tunisi «sono molto felice che ci siano 24 firme dei sindaci sull’accordo di unità nazionale. È un buon segno». Tra le città firmatarie quelle di Sabratha, Zintan, Al-Baida, Misurata. «La gente vuole acqua potabile, elettricità e un Governo in grado di fornirgliele», ha affermato Kobler. «Questo è il motivo per cui ho chiesto ai sindaci di tornare nelle loro città e dire ai loro cittadini di so- Mandato di cattura per l’ex presidente del Burkina Faso OUAGAD OUGOU, 22. Sempre più grave la crisi politico-istituzionale nel Burkina Faso. Un tribunale militare del Paese dell’Africa occidentale ha infatti emesso ieri un mandato di cattura internazionale nei confronti dell’ex presidente, Blaise Compaoré. Lo ha riferito all’agenzia France Press una fonte giudiziaria dalla capitale, O uagadougou. L’accusa — informa la stampa locale — è di avere fatto assassinare, nel 1987, il leader rivoluzionario e allora presidente, Thomas Sankara, che venne ucciso con altri suoi dodici collaboratori durante il sanguinoso colpo di stato con il quale Compaoré andò, appunto, al potere. Costretto più di un anno fa alla fuga da una rivolta popolare, Compaoré vive ora in esilio in Costa D’Avorio. Thomas Sankara, salito al potere con un un colpo di Stato nel 1983, venne ucciso il 15 ottobre di trentadue anni fa. Il corpo è stato riesumato a fine maggio per svelare il mistero che circonda le circostanze della sua morte. I risultati dell'autopsia consegnati a metà dello scorso ottobre hanno indicato che il cadavere di Sankara e dei dodici collaboratori erano «crivellati di colpi» di arma da fuoco. stenere l’accordo», ha concluso Kobler, ricordando che la porta per chi volesse sottoscrivere l’intesa mediata dall’Onu rimane sempre aperta. E anche ieri la diplomazia è stata al lavoro a Tunisi, dove il presidente della Repubblica, Bèji Caĭd Essebsi, ha ricevuto il premier designato libico, Faez Sarraj. Durante i colloqui, Sarraj ha espresso la sua gratitudine alla Tunisia per il sostegno che ha presentato ai diversi protagonisti libici e per il suo ruolo nel raggiungimento di un accordo sul Governo unitario. Sarraj ha anche sottolineato al capo dello Stato tunisino l’importanza di costruire una solida cooperazione tra i due Paesi in vari settori. Nel frattempo, con la Russia che frena su tempi e linguaggio, è cominciato al Palazzo di Vetro a New York il negoziato su una risoluzione politica che faccia proprio l’accordo firmato a Skhirat tra le parti libiche: l’obiettivo è di arrivare al voto prima di Natale anche se Mosca procede con i piedi di piombo e ha invitato i colleghi del Consiglio di sicurezza a tener conto del fatto che da quegli accordi ancora in tanti si sono tenuti fuori. Tra chi, almeno per ora, non intende entrare è il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, che ha bocciato l’accordo sul Governo di unità nazionale invitando al dia- logo tutti i libici senza ingerenze straniere. Il lavoro all’Onu è su un testo che dia legittimità al patto di Skhirat: i tempi sono cruciali per «non perdere l’abbrivio», come ha detto a New York la scorsa settimana il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. L’obiettivo è permettere al nuovo Governo libico di insediarsi come previsto a Tripoli entro 40 giorni dalla firma e per questo, in parallelo, sta adoperandosi sul terreno il consigliere militare di Unsmil, il generale italiano Paolo Serra: su mandato di Kobler ha avviato negoziati con tutti i protagonisti della sicurezza, e dunque esercito e polizia regolari ma anche milizie. Sullo sfondo la minaccia del cosiddetto Stato islamico (Is) che ieri ha annunciato con un video la costituzione di una forza di polizia a Sirte, la città che diede i natali al defunto colonnello Muammar Gheddafi e oggi roccaforte jihadista. Secondo quanto riferito dal sito di «Libya Herald», lo Stato islamico ha diffuso un video che si apre con le immagini dei “poliziotti” dell’Is, tutti allineati nelle loro uniformi blu davanti a una fila di pick-up nuovi di zecca. La maggior parte — riferisce la fonte — imbraccia un kalashnikov, mentre i volti sono coperti da passamontagna. Soldato dell’esercito yemenita nella provincia di Marib (Reuters) SANA’A, 22. Ancora una giornata di sangue nello Yemen, teatro ieri di nuovi combattimenti e raid aerei, nonostante l’annunciata proroga del cessate il fuoco. Il ministro degli Esteri ha dichiarato ieri sera all’emittente Al Arabya che il presidente, Abd Rabbo Mansour Hadi, aveva «deciso di prolungare la tregua per dare una possibilità alla soluzione del conflitto». I combattimenti hanno già causato più di seimila morti secondo fonti delle Nazioni Unite. Ma, intanto, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita schierata contro i ribelli huthi ha reso noto che la difesa aerea di Riad ha intercettato diversi missili, lanciati dal territorio yemenita, verso la città di Jizan, vicino alla frontiera. Un comunicato della coalizione afferma che comunque non sono stati registrate vittime né danni di rilievo. Ma il Parlamento burundese denuncia la missione di pace dell’Unione africana Bujumbura nel caos BUJUMBURA, 22. Ancora tensione in Burundi. Le due Camere del Parlamento, riunito in seduta straordinaria, hanno rivolto ieri un appello al Governo per cercare di riportare la calma nel Paese sconvolto da una grave crisi politica. Il Parlamento si è espresso contro il dispiegamento di una missione dell’Unione africana, ipotesi avanzata negli ultimi giorni dall’Unione stessa. L’assemblea ha quindi invitato il Governo a «non ipotecare la sovranità» del Burundi, ricordando il principio di «non ingerenza di un Paese membro dell’Ua negli affari interni di un altro membro». Riferendosi ai recenti scontri, l’Assemblea ha infine «rassicurato l’Unione africana che non c’è un genocidio in preparazione o in corso». Il Burundi è «un Paese in pace, le violenze non toccano che alcuni nell’area da cui erano partiti i razzi. Non sono state registrate vittime. Sirene di allarme sono risuonate nei territori israeliani al confine con la Siria e il Libano. Secondo i media di Beirut, i cacciabombardieri israeliani hanno violato lo spazio aereo libanese e hanno effettuato passaggi a volo radente, simulando attacchi nell’area da dov’erano partiti i razzi. «Profonda preoccupazione» per questa improvvisa fiammata di violenza è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha chiesto a tutte le parti di mantenere la calma. Il segretario generale, ha indicato un portavoce, «condanna ogni violazione della risoluzione 1701 del 2006 e chiede a tutte le parti di esercitare il massimo della moderazione e a collaborare con la missione delle Nazioni Unite a guida italiana per prevenire una escalation». Nelle ultime ore comunque, l’Unifil (la missione Onu dispiegata al confine tra Israele e Libano) non ha segnalato nuovi casi di violenza. In un comunicato ufficiale, il comandante in capo della missione, generale Luciano Portolano, ha assicurato di «essere in stretto contatto con le parti e di averle invitate al massimo autocontrollo per evitare ogni escalation». Gli scambi di fuoco sono stati «un grave incidente in violazione della risoluzione Onu e che mira a minare la stabilità dell’area» ha spiegato Portolano. Kuntar in passato era stato detenuto in Israele e condannato a tre ergastoli per un attacco risalente al 1979 in cui erano stati uccisi un agente di polizia, un uomo e la figlia di questi, di quattro anni. Nel 2008 era stato rilasciato in cambio dei corpi di due soldati israeliani. Di lui si erano poi perse le tracce, fino alla sua morte in Siria, dove probabilmente — stando a fonti della stampa locale — partecipava alle operazioni delle milizie libanesi alleate del presidente Bashar Al Assad. E ieri un gruppo di ribelli siriani, affiliato all’Esercito libero siriano (Els), ha rivendicato con un video l’uccisione di Kuntar, affermando che Israele non ha nulla a che vedere con l’attacco. Poliziotto a Bujumbura durante un’operazione di controllo (Reuters) quartieri isolati di Bujumbura» ha assicurato Pascal Nyabenda, leader del partito al potere e dell’Assemblea nazionale. Pochi giorni fa, su sollecitazione delle Nazioni Unite, l’Unione africana ha deciso l’invio di una forza di pace di 5000 uomini in Burundi per «prevenire il deterioramento della situazione della sicurezza» e contribuire «alla protezione della popolazione civile di fonte a una minaccia imminente» si legge in una dichiarazione ufficiale. La crisi burundese è esplosa lo scorso aprile in seguito all'annuncio della candidatura a un terzo mandato da parte del presidente Pierre Nkurunziza, giudicata dall’opposizione contraria alla costituzione. Già 250.000 persone sono fuggite nei Paesi vicini a causa delle violenze a Bujumbura. Riad e Pretoria rilanciano la cooperazione PRETORIA, 22. Sud Africa e Arabia Saudita rilanciano le relazioni bilaterali, puntando in particolare sul settore turistico. I due Paesi hanno firmato un accordo in base al quale le autorità saudite forniranno assistenza per permettere al Sud Africa di sviluppare e valorizzare ulteriormente i propri siti culturali e le riserve naturali. «L’implementazione di questo accordo rafforza la cooperazione con l’Arabia Saudita e ci permetterà di incrementare i ricavi del comparto turistico nazionale», ha commentato ieri sera il ministro del Turismo del Sud Africa, Derek Hanekom, nel corso della conferenza stampa indetta dopo la firma dell’intesa con le autorità di Riad arrivata al termine di una serie di incontri e seminari con organizzazioni e società saudite attive nel settore del turismo. Attualmente sono circa 6000 i cittadini dell’Arabia Saudita che visitano ogni anno il Sud Africa per ragioni turistiche, un numero destinato a crescere dopo la firma di questo accordo bilaterale. L’economia del Sud Africa — dicono gli analisti internazionali — è la più importante del continente africano e le autorità di Pretoria hanno recentemente deciso di stanziare 600 milioni di rand (oltre 46 milioni di euro) per promuovere e sostenere il turismo e le aziende del settore. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 mercoledì 23 dicembre 2015 Beato Angelico, «Adorazione del Bambino» (1440-1441, Convento di San Marco, Firenze) dell’impero d’Oriente. Invece arrivato qui cambiò divisamento, e proseguì il suo cammino verso le rive del Bosforo, dove costruì l’immensa città che avrebbe portato per secoli il suo nome. A me accade di seguire ora, in forma più modesta, le orme di Costantino: da Sardica a Costantinopoli, da Sofia ad Istanbul. Ma anche nella mia missione io porterò carissimo il ricordo della Bulgaria. Ho chiesto in grazia al Santo Padre di poter cambiare il mio titolo arcivescovile in quello di una località che è una perla della Bulgaria: Mesembria. Da ora innanzi io non mi chiamerò più arcivescovo titolare di Areopoli, ma arcivescovo titolare di Mesembria. Per tal modo il ricordo della Bulgaria sarà di tutti i giorni; e tante volte mi tornerà gradito al cuore, quante volte la mia mano si alzerà nella solenne liturgia a benedire il popolo, o si stenderà sulla carta a firmare un documento. Ma anche voi, miei cari fratelli, conservate sempre vivo il ricordo di me, che intendo restare sempre amico vostro, sempre fervido amico della Bulgaria. Una tradizione, anche oggi rispettata fra i buoni cattolici d’Irlanda, dispone che la vigilia di Natale ogni casa abbia una finestra con una lampada accesa oltre i vetri, per indicare a Giuseppe e a Maria, che passassero di là nella notte santa, in cerca di rifugio, che là dentro c’è una famiglia che li attende intorno alla fiamma del focolare, intorno alla mensa bandita di ogni ben di Dio. Miei cari fratelli, chi sa le vie dell’avvenire? In qualunque luogo del mondo mi accada di vivere, se alcuno di Bulgaria avrà a passare presso casa mia, durante la notte, fra le difficoltà della vita troverà sempre la lampada accesa. Batta, batta non gli sarà chiesto se è cattolico o ortodosso: fratello di Bulgaria, basta, entri, due braccia fraterne, un cuore caldo di amico lo accoglieranno a festa. Poiché questa è la carità del Signore le cui effusioni resero gioconda la mia vita di dieci anni in Bulgaria. L’ultimo Natale a Sofia prima di raggiungere Istanbul Sulle orme di Costantino evento lieto o triste, il duplice amore nube mai, neppure in giornate di alla loro fede religiosa e alla loro qualche incertezza, sia venuta a turdiletta patria e alle istituzioni che la bare la serenità del mio soggiorno reggono. Ah! miei fratelli, con- fra voi. Ma insieme piacemi riconotinuate ad amare così il vostro Paese. scere qui innanzi al sacro altare, che Non lasciatevi sedurre giammai da io non mi ebbi mai dal popolo buldottrine contrarie a quella del garo, così dai suoi più alti rapprevangelo. sentanti come dalla più umile gente, Tutto ciò che turba la tranquillità che manifestazioni di rispetto, di dell’ordine domestico, civile, nazio- garbo, di benevolenza. Di ciò fui e nale — questa è appunto la pace — è sarò sempre lieto di rendere la più illusione ed amarezza. Potrà darvi elogiosa testimonianza dovunque io parvenze di prosperità e di benesse- vada e in faccia a chicchessia. Quel re; la vera ricchezza, il vero progres- poco bene che ho potuto fare del cristianesimo quale si apprende e il pastore, dovrà ben arrivare sulla so giammai. So bene che la vita del- nell’adempimento del mio apostolico dal vangelo, cioè l’unione di tutti i terra perché Gesù lo ha detto (cfr. le nazioni è inquieta dappertutto; le mandato sta ora chiuso nel libro del- figli della Chiesa di Cristo al succes- Giovanni 10, 16). Affrettiamo con le condizioni generali del mondo tristi la vita. Possa io nell’ultimo giorno sore del principe degli apostoli, ha nostre preghiere e con la nostra carie minacciose. Noi restiamo fedeli al- rivederlo e mi sia motivo di eterna imposto alcune riserve ai miei con- tà quel giorno benedetto. Via pacis, la pace di Betlemme, alla pace di consolazione. Delle mie deficienze, tatti e alle mie manifeCristo. Deh! non manchi la bona vo- dei miei difetti personali, del non stazioni personali nei luntas cantata dagli angeli. aver fatto di più, forse per negligen- rapporti con loro. Ciò Io parto da voi povero Ad essa Iddio tutto conce- za, se per avventura ho potuto riu- era ben naturale. de. Ognuno di noi si porta scire grave ad alcuno, vogliate perMa io spero di esser Povero e contento di aver dato tutto la sua croce. Dovesse il pe- donarmi, o fratelli. Sono uomo an- ben riuscito a farmi e di lasciar qui tutto so di questa sembrarci an- ch’io. comprendere anche da che più forte, lo spirito di All’avvenire penserà la Provvidenza In questi dieci anni le mie mani loro. Il rispetto che ho pace, di mitezza, di umiltà sempre tenuto a profesfurono spesso strumento della carità In occasione del Natale 2015, il cardinale che è sempre buona madre coltivato nel nostro spirito, del Santo Padre nel sollevare molte sare in pubblico e in Loris Francesco Capovilla, che fu segretario ci procurerà le vittorie più miserie pubbliche e nascoste, nel privato per ciascuno e di Giovanni XXIII, ha pubblicato un sicure, le consolazioni più per tutti, il mio silenzio contribuire a opere notevoli di culto, opuscolo che contiene alcune riflessioni di intime e più care. di elevazione spirituale, di carità. imperturbabile e senza fiele, il non via charitatis, via unitatis. E con l’indon Primo Mazzolari e il congedo da Sofia Quanto a me godo nel Ma di questo nulla restò mai attac- essermi mai chinato a raccogliere vito e col saluto della pace di Bedell’arcivescovo Roncalli, pronunciato il 25 dirvi al termine della mia cato alla mia persona. Io parto da qualche sasso gettato da qualcuno tlemme per tutti, io moverò, o frateldicembre 1934, che pubblichiamo in questa missione fra voi che io be- voi povero. Povero e contento di sul mio cammino, hanno dovuto di- li, i miei passi verso il nuovo campo pagina. nedirò sempre il Signore di aver dato tutto e di lasciar qui tutto. re a tutti la sincerità del mio cuore di lavoro che il Santo Padre mi ha avervi conosciuti, miei cari All’avvenire penserà la Provvidenza anche per loro, che sento di amare ora affidato. fratelli di Bulgaria, di avere del Signore. È sempre buona madre. nel Signore con la stessa cristiana e Una leggenda ci narra che Copotuto mettere l’anima mia Se sapessi che non sarà mal compre- fraterna carità che il vangelo ci inse- stantino, partendosi da Roma verso giorno ci ricongiungeremo e saremo a servizio delle anime vostre, di con- sa vorrei dire una parola anche per gna. l’Oriente avrebbe detto: «La mia eternamente felici. servare una gran stima di voi e del tutti i nostri fratelli ortodossi. La diPensiamo tutti seriamente a salva- Roma è Sardica», pensando di coPiacemi, miei amatissimi fratelli, vostro bel Paese. Il Signore mi con- versità delle nostre disposizioni in re l’anima nostra. Il giorno in cui struire qui nella odierna capitale delche la mia dipartita da questa cara cesse la grande grazia che nessuna faccia ad uno dei punti fondamentali unico sarà nella Chiesa santa l’ovile la Bulgaria la grande capitale terra Bulgara dove io ho trascorso dieci anni che furono pieni delle benedizioni più elette del Signore sopra l’anima mia, stia per avvenire durante questa festività del Natale, e io possa cogliere dalla sacra liturgia Il 23 dicembre 1815 usciva «Emma» di Jane Austen il saluto che lascio a voi e vorrei restasse come ricordo perenne del mio Nonostante la sua presunzione e il suo di ELENA BUIA RUTT passaggio: Pax hominibus bonae vonarcisismo, Emma è dotata di un’indiluntatis (Luca 2, 14). Io vi saluto «Ho scelto un’eroina che non piacerà pendenza di spirito che permette al letadunque dicendovi, fratelli, pace, molto a nessuno tranne me»: in questi tore di guardare oltre i suoi difetti. Oltre pace. Così annunziarono gli angeli termini, nel marzo 1814, Jane Austen dea essere bella, intelligente, in fondo di la venuta di Betlemme, così salutaroscrive Emma, la protagonista del romanbuon cuore, è una tipica eroina austeniano gli inizi della nuova storia zo eponimo a cui sta lavorando. Una vole e un carattere allegro», della giova- gnor Elton, il curato di Highbury, sia in- na che non si piega ad alcun principio di dell’umanità. Mandato a voi dal ne signorina di campagna il romanzo de- namorato di Harriet e, mentre plagia il presa di posizione singolare, quella Santo Padre che rappresenta sulla autorità maschile. Né del padre, né del dell’autrice, che sembrerebbe quasi prefi- scrive pensieri e propositi, apparente- cuore dell’amica affinché corrisponda taterra colui che giustamente nella cognato, né dei conoscenti che popolano gurare lo scarso successo riscosso dal li- mente spensierati e leggeri: a ben vedere, le sentimento, è lei a ricevere dal signor odierna liturgia viene chiamato PrinElton stesso una richiesta di matrimonio, la sua casa, né tantomeno del signor però, ne indica un’inquietante dimensiobro nei suoi primi anni di vita. ceps pacis, il principe della pace, il Pubblicato anonimo il 23 dicembre ne dello spirito, quella della separatezza. che anziché lusingarla la farà infuriare Knightley che, pur essendo segretamente Signore nostro Gesù Cristo, che alper aver rovinato i suoi piani. Le atten- innamorato di lei, la tratta in modo pa1815, in tre volumi al prezzo di una tro potevo io essere fra voi se non il zioni di Emma, infatti, sono tutte rivolte ternalistico. Il sentire di Emma è spontaghinea, con la sola indicazione bonus homo pacificus, il quale non a Frank Churchill, il figliastro della si- neo e senza schermi, come quando, ad «dall’autrice di Orgoglio e pregiudiuscendo per nulla dal quadro delle Il sentire della protagonista gnorina Taylor (divenuta signora We- esempio, esprime apertamente teorie pozio», il romanzo vende poco, nosue religiose attribuzioni, e al di fuoston), che la ragazza crede sia infatuato co lusinghiere su ciò che nostante un certo successo iniziale: è spontaneo e senza schermi ri di ogni competenza di carattere di lei. Ma anche questa sua supposizione muove il gusto maschile, dopo i primi quattro anni, le copie politico, al di fuori e al di sopra di Come quando critica il gusto maschile si rivela infondata, nonostante le sue attratto più da «leggiarimaste vengono svendute addiritinteressi terreni, non si preoccupa continue speculazioni sul comportamen- dri faccini» che da tura a due scellini. Ma quelle paattratto più da «leggiadri faccini» che di contribuire alla pace in tutti i to del giovane, sapientemente ritratte «menti piene di culrole che suonarono profetiche allosensi e in tutte le sue irradiazioni? che da «menti di cultura» nella narrazione dal discorso indiretto li- tura». ra, sono oggi del tutto smentite Tale mi sforzai, dunque, di essere bero. Per finire, le congetture di Emma Ma l’indipendal fatto che, a duecento anni dalfra di voi con la grazia del Signore: su un innamoramento da parte del si- denza di Emma è la sua pubblicazione, Emma si è soprattutto mite e pacifico, senza laaffermato come classico della letteratura Emma è orfana di madre, vive con il pa- gnor Knightley, amico di famiglia e fra- stata vergata dalsciarmi smuovere giammai dal mio dre ipocondriaco che accudisce con pa- tello del cognato, nei confronti di Har- la penna di Jane mondiale. proposito di grande discrezione e di Completamente incentrato sulla prota- zienza, rassicurandolo per le sue conti- riet, sono così fuori dalla realtà, da non Austen, un’autrifedeltà al senso della misura in ogni gonista, Emma Woodhouse, «bella, in- nue e futili paure: la sorella vive lontana, permetterle di accorgersi che egli è inve- ce libera, diretta, cosa; in ogni cosa fuorché nel trattasagace, ironica e re tutti con grande indulgenza e catelligente e ricca, con una casa conforte- assorbita da marito, figli e occupazioni ce innamorato di lei. All’intricata trama del romanzo, con- soprattutto autoidomestiche; la sua istitutrice, la signorina rità, memore dello spirito del vangeTaylor, si è oramai sposata; la sua amici- tribuiscono anche tutti gli altri personag- ronica. Uno dei lo dove è scritto: Ignem veni mittere zia con Harriet, una giovane e ingenua gi che popolano il ristretto, ma pettegolo suoi ammiratori era in terram, sono venuto a portare il ragazza del posto, è asimmetrica per una mondo di Highbury, nessuno escluso: sua maestà Giorgio fuoco sulla terra (Luca 12, 49) e dodifferenza di ceto e di età, che rende la tutti equivocano e cadono in errore, IV, il principe reggente ve è scritto anche: Beati mites seconda completamente succube della fraintendendo una delle realtà più com- che, attraverso il suo biquoniam possidebunt terram, beati i prima. Insomma, Emma soffre per la plicate, quella del cuore, perché la inter- bliotecario, la invitò nella miti perché possederanno la terra mancanza di una figura di riferimento, pretano con le categorie della supposi- residenza londinese, (Matteo 5, 4). che possa orientare e insieme arginare il zione. Tutti evitando uno “sconveniente” Carlton House, Ebbene, lasciate che io vi dica, Confessava la scrittrice londinese Virginia suo ego volitivo, celato dietro un para- confronto diretto, un dialogo sincero, co- per comunicarle miei cari fratelli, che questa è la straWoolf: «Ho saccheggiato le biblioteche vento di composta formalità tipicamente me se ogni apertura reale nei confronti che le era concesda migliore e che io vi inviti anche pubbliche trovandole piene di tesori del prossimo scalfisse il proprio orgoglio so dedicargli Eminglese. oggi, nella luce di Betlemme, nella Ritratto della scrittrice (XIX secolo) affondati». Ora, nel Regno Unito, sono le La sua occupazione principale, nella e fosse prova di debolezza: è da tale ma, romanzo in dolce mestizia dell’addio, a seguirla biblioteche stesse ad affondare, a causa piccola comunità di Highbury, consiste mancanza di dialogo, che ogni opinione quel momento in sempre. Oh! la pace. La pace della crisi economica. Come rileva «The è destinata a trasformarsi in pregiudizio. nel gestire le vite degli altri, indirizzandell’anima con Dio innanzitutto neluscita. Jane AuGuardian», cresce il numero di biblioteche done i sentimenti, pianificandone gli in- Il signor Knightley e i Weston, ad esem- sten, anziché onorata, si mostrò talmente la fedeltà ai sacri doveri della fami(più di cento, al momento) costrette a contri, combinandone i matrimoni: ma pio, credono che Emma ami Frank riluttante, che uno dei suoi amici fu coglia cristiana, con il fuggire la colpa chiudere. A Londra la Kensal Rise e la Churchill, mentre quasi tutti equivocano spesso quell’opinione troppo alta che ha e i peccati, con la coltivazione della stretto ad avvertirla che quel permesso Breck Road; a Newcastle la High Heaton, di sé, la porta a interpretare la realtà se- il rapporto fra Churchill stesso e Jane doveva essere considerato un ordine. pietà, con l’uso dei sacramenti, con a Liverpool la Breck Road, tanto per condo i propri desideri, senza comunica- Fairfax, una riservata e distinta musicista lo studio della verità religiosa, con il E così la dedica — che recita «A sua citarne alcune. L’intellighenzia britannica è re con le persone a lei vicine, ridotte a orfana, con lui segretamente fidanzata. fervore dell’apostolato per il regno allora sugli scudi e denuncia «la barbarie in Il finale della storia è in un certo sen- Altezza Reale il principe Reggente, quetessere del puzzle immaginario di una vidi Nostro Signore Gesù Cristo. Poi atto». E pensare che la prima biblioteca, ziata ragazza di buona famiglia, arrocca- so “tradizionale”: la realtà dei diversi st’opera è con il permesso di sua altezza la pace nei vostri rapporti sociali, quella di Tebe, fondata nel XV secolo prima ta nei bastioni del proprio io. Gli errori sentimenti viene svelata, Emma si ritrova reale, col massimo rispetto dedicata, dalentro il santuario della famiglia, neldell’era cristiana, sfoggiava l’iscrizione «Qui di valutazione dell’irreprensibile Emma, a essere chiesta in moglie dall’«insospet- la devota e obbediente umile serva di le varie manifestazioni della vita priè la medicina per l’anima»: un memento frutto di una comunicazione viziata, rap- tabile» signor Knightley, che deciderà di sua altezza reale, l’autrice» — più che il vata e pubblica. che sollecita a prescrivere la giusta ricetta presentano infatti il sottotesto di una sposare, mentre Frank Churchill sposa compiacimento di un onore ricevuto A questo proposito vi dirò che mi per curare la malferma salute delle storia che oscilla tra il romanzo rosa, la Jane Fairfax e Harriet il signor Martin, esprime, per l’ironia implicita, l’insopprifu sempre motivo di edificazione e biblioteche britanniche evitando di minare commedia e il dramma, a seconda del li- un agricoltore che da tempo si era fatto mibile libertà di spirito di una donna di compiacenza il constatare come i quella dei sudditi di Sua Maestà. (gabriele vello di lettura (o ri-lettura) a cui la si avanti, ma che era stato rifiutato a causa che nel fare artistico ha radicato la sua cattolici di Bulgaria sappiano prontamente conciliare e fondere, in ogni nicolò) indipendenza. vuole approcciare. Emma crede che il si- delle pressioni di Emma sull’amica. di ANGELO GIUSEPPE RONCALLI iei cari fratelli. Questo Natale è il decimo che ho il piacere di celebrare con voi. Ed è l’ultimo. Se dicessi che partendo da voi e lasciandovi per sempre, il mio cuore è insensibile, mentirei davanti al Signore. Ma io debbo imporre la disciplina del mio spirito alle ragioni del cuore. Su questa terra siamo tutti pellegrini (1 Pietro 2, 11). Ci si incontra sulle varie vie del mondo. Ci si ama scambievolmente, ma poi bisogna distaccarci: ciascuno riprende il suo cammino verso il Paradiso, che è la nostra vera patria, dove un M L’opuscolo Romanzo dell’indipendenza Biblioteche e anima L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 23 dicembre 2015 pagina 5 Restaurato un rilievo frammentario in San Sebastiano Quel piccolo bastone ricurvo di FABRIZIO BISCONTI ra le centinaia di sarcofagi conservati nel complesso monumentale di San Sebastiano fuori le mura sulla via Appia Antica, che rappresenta una delle tappe ineliminabili del percorso giubilare, emerge un piccolo frammento, riferibile al III secolo e suscettibile di una lettura critica, che lo liberi dalla disattenzione degli studiosi e dei visitatori delle più antiche catacombe cristiane di Roma. Il marmo, proveniente dagli scavi del passato remoto del monumento paleocristiano dedicato alla memoria apostolorum, ovvero al ricordo dei santi Pietro e Paolo, T Il marmo proviene dagli scavi del monumento paleocristiano dedicato alla memoria di Pietro e Paolo Ed è stato ricollocato idealmente nell’ambito bucolico fissato al 29 giugno, si conserva nel Museo della biglietteria della catacomba ed è stato oggetto di un recentissimo restauro, che ne ha reso più agevole la lettura, tanto da ricollocarlo nella tematica iconografica di riferimento, che può essere riconosciuta nell’ambito del largo argomento bucolico. evangelico della Natività, proprio nel frangente cronologico in cui si incastona — negli anni Trenta e Quaranta del III secolo — la prima scena della Madonna con Bambino e il profeta Balaam, che indica la stella dell’evento messianico, in un affresco dell’arenario delle catacombe di Priscilla. Sarcofago con scena di Natività (complesso di San Sebastiano, Ebbene, il piccolo rilievo marmoreo di San Sebastiano mostra ancora un gruppo di tre figure intimamente legate e, per certi stiano, un pastore in tunica esomide acaspetti, vicine per tema, schema e tempe- clama verso il bambino nella mangiatoia, ratura artistica alla pittura priscilliana. mentre impugna il pedum. Nel frammento di sarcofago di San SebaQuesta iconografia, che attraverserà la stiano la generica atmosfera agropastorale stagione paleocristiana, specialmente con i è ancora molto viva, tanto che gli studiosi monumentali sarcofagi di Boville Ernica e non hanno concentrato l’attenzione sul ri- di Adelfia a Siracusa, approderà al pieno lievo, considerandolo semplicemente uno medioevo, con la megalografia di Castelstralcio di uno di quei sarcofagi prodotti seprio, e giungerà all’arte moderna, per — come si diceva in apertura — in un ate- trovare il suo culmine, la sua soluzione, lier romano e definiti convenzionalmente ma anche la sua memoria nel capolavoro “grandi pastorali”, per indicare una classe messinese di Caravaggio. La grande tela, di monumenti, che conta almeno una custodita nel Museo Regionale di Messitrentina di esemplari e che toccò il suo na, fu realizzata dal pittore in fuga da apex in un’arca marmorea dei Musei Vati- Malta, nel 1609, per incarico del Senato cani e in una del Museo delle Terme, che, della città, che la commissionò come pala tra l’altro, conservano interessanti tracce d’altare della chiesa di Santa Maria della di policromia. Concezione, per la considerevole cifra di Il recente restauro — promosso dalla mille scudi. Pontificia Commissione di Archeologia È sintomatico che nella rappresentazioSacra — permette ora di leggere con più ne della “Natività povera” tanto cara alla attenzione la scena e di sollevarla da quel- pittura del Seicento e del Settecento — le “tappezzerie bucoliche” che caratteriz- che si affranca dagli schemi più oleografizano i sarcofagi a “grandi pastorali”. Se, ci del Mantegna, del Ghirlandaio, del I versi di Manzoni sulla Natività La ferita del Natale 1833 III Coperchio di sarcofago con scena di presepe (IV secolo) Negli anni centrali del III secolo, infatti, nelle officine romane viene concepita una classe di sarcofagi che propongono rappresentazioni ispirate alla vita pastorale e alla pratica agricola, per alludere alla quiete e alla beatitudine del locus amoenus di virgiliana memoria. Mentre queste raffigurazioni, per la committenza cristiana, assumono una valenza propriamente salvifica, in quanto proprio da queste scenografie bucoliche viene estratta la figura simbolica del buon pastore, alcune “vignette” sono connotate da un esponente biblico, per evocare il grande filone pastorale veterotestamentario. Nel nostro caso, poi, la declinazione cristiana ci accompagna verso il luogo Un altro Paese «L’addio al Mezzogiorno prima che culturale è stato ideologico e politico» scrive Ernesto Galli della Loggia nell’editoriale del «Corriere della Sera» del 21 dicembre, denunciando che questo addio è cominciato a partire dalla metà degli anni Ottanta, «quando la centralità sempre maggiore del tema della legalità ha preso a fare del Sud, patria delle maggiori organizzazioni criminali europee, se non mondiali, il terreno del negativo e del male per antonomasia». Lo storico sottolinea, nel contempo, come l’attuale classe dirigente non sappia ormai che cosa sia il Sud, «anche perché sempre più spesso non vi mette piede». E ciò vale anche per la maggior parte dei giovani veneti o lombardi, per i quali Lecce o Siracusa molto probabilmente suonano «come nomi di località esotiche e remote». Non c’è allora da stupirsi — osserva l’editorialista — se nella «narrazione» di Matteo Renzi il Sud non ci sia. Un’omissione assai grave, poiché senza il Sud l’Italia non esiste. Esiste un’altra cosa, «un altro Paese». infatti, la rappresentazione è ambientata Correggio e che si avvicina, invece, ai caen plein air, come dimostra la capanna ve- polavori di Rubens e di El Greco — sfrutgetale, che si avvista sullo sfondo, la gio- ti ancora il pastore con la spalla scoperta vane madre, con il capo coperto da un che si appoggia al baculum, dimostrando breve velo e la tunica intima abbraccia te- una continuità schemica, che attraversa i neramente l’infante nudo, mentre alle secoli e che rende il pastore che adora il spalle sopraggiunge un villico, o meglio bambino, teneramente abbracciato da una un pastore, che impugna un baculum (pic- Madonna sfinita e sistemata in una stalla colo bastone ricurvo) e veste una tunica buia, appena schiarita da una lama di luce, un rappresentante simbolico e immanesigua fermata sulla spalla destra. La scena rimanda al luogo lucano (2, 8- cabile dell’umanità attratta, ipnotizzata, 20) che ricorda l’avviso, da parte di un emozionata davanti al mistero della Natiangelo, durante la notte santa, ai pastori, vità. che vegliavano sulle greggi nella regione di Betlemme, affinché si recassero a contemplare il prodigio della Natività. L’episodio, sconosciuto a Marco e Giovanni, si collega naturalmente all’adorazione dei Magi, così come viene riferita da Matteo (2, 112). I due avvenimenti, infatti, inserendosi nella scena della Natività, rivestono il ruolo dei due apici di un segmento simbolico, ovvero della società umana. Fulgenzio di Ruspe, nel sermone sull’Epifania (4, 2), riconosce nei pastori i rappresentanti dei giudei e nei Magi quelli dei pagani, intesi come due pietre per la costruzione di uno stesso edificio, cioè la Chiesa. Per questo motivo, le due scene spesso si fondono o vengono drasticamente abbreviate, talché talora appare un solo pastore, come nel tardo sarcofago di San Celso a Milano, che reca eloquentemente anche gli episodi dell’Adorazione dei Magi, l’incredulità di san Tommaso e le donne al Sepolcro, muovendosi dall’infanzia all’anastasi. Già del secolo IV, anche in un coperchio di sarcofago, Michelangelo Merisi da Caravaggio, «Adorazione dei pastori» (1609) conservato al Museo Pio Cri- secolo) di MELO FRENI ortunata coincidenza il ritrovarsi fra le mani pagine che ben si attengono a questo periodo di avvento che prelude al Natale. Si tratta degli Inni sacri di Alessandro Manzoni, fra i quali spicca, appunto, quello dedicato al Natale, il terzo dei cinque inni, che risale all’estate del 1813 (gli altri sono La Resurrezione, Il nome di Maria, La Passione e La Pentecoste). Attingendo alle Sacre Scritture e ricorrendo alla fervida fantasia di F In un romanzo Pomilio rilegge la vicenda biografica dell’autore dei «Promessi sposi» alla luce delle meditazioni di Pascal sul mistero della Croce poté avvertire per quanto, a distanza di venti anni, avrebbe colpito lui stesso nella gioia di quel giorno gaudioso. Natale 1833: muore Enrichetta Blondel, la moglie di un addoloratissimo Manzoni che non si rassegna al silenzio di Dio di fronte alle preghiere inesaudite, e alla speranza di una guarigione dolorosamente invocata e negata. Un lutto che lo scrittore non riesce a elaborare, e il cui sfogo affida a una manciata di versi, Natale 1833, rimasti incompleti. Ma bastano per esprimere un sentimento diverso rispetto a quello espresso dall’inno sacro. Manzoni si ribella al dolore che ritiene di subire ingiustamente e il «fanciullo celeste» della natività diventa «severo». «Regna sopra i turbini ... sì che tu sei terribile / sì che in quei lini ascoso / in braccio a quella Vergine / sovra quel sen pietoso/... è legge il tuo vagir / vedi le nostre lagrime / intendi i nostri gridi / il voler nostro interroghi / e a tuo voler decidi». È il lamento di un innamorato deluso, privato dell’amore di quella donna che, fra l’altro, aveva avuto un ruolo fondamentale nella sua conversione. In quel Natale del 1833 Dio non rispose, si nascose nel silenzio. Ma bisognava capirne le motivazioni e un altro grande scrittore di fede cattolica, Mario Pomilio, a distanza di oltre un secolo, si assunse il compito di ricavare, scavando nel medesimo mondo manzoniano, le motivazioni per cui non bisognava disperare per il precipitare di quell’avventura umana. Natale 1833 diventò il titolo dell’originale e profondo romanzo investigativo di Pomilio, dove riecheggia tutto di Manzoni. Ma il filtro è quello di Pascal, lo scrittore francese che in pieno Seicento non scrittore e di credente, Manzoni vi celebra il mistero dell’incarnazione, significando la nascita di Gesù come l’avvio necessario del cammino verso la salvezza. Paragona il peccato originale a un grande masso che dalla montagna ha fatto precipitare l’uomo in fondo a un dirupo, fino all’avverarsi del meraviglioso evento da dove inizia il riscatto: la nascita di Gesù. «Ecco ci è nato un pargolo / Ci fu largito un figlio / Le avverse forze tremano / al mover del suo ciglio: / All’uom la mano ei porge / che si ravviva e sorge / (…) Dalle magioni eteree / Sgorga una fonte e scende / E nel burron de’ triboli / Vivida si distende». Non c’è trionfalismo, non ci sono esaltazioni dell’impossibile. Manzoni coglie il frutto di un messaggio la cui attualità è intramontabile e che anche noi stiamo cogliendo in parole e gesti dei nostri giorni: la povertà e l’umiltà. I versi descrivono una madre che com«Mio padre — spiega Alberto Guareschi — nel pone e adora, beata, il lager si era accorto che il suo compito non figliolo, avvolto nei era solo quello di divertire ma anche di farsi poveri panni di un carico dei problemi degli altri. E così, con un umile presepe, fra i colloquio immaginario con se stesso, col pastori devoti che senGiovannino magro, con gli occhi spiritati, za indugiare accorrono stracciato ma pieno di sogni, dice: “Questi a sentirlo vagire: è il poveretti hanno una grande nostalgia di casa: re del ciel che non alle perché non cerchi di rasserenarli scrivendo vegliate porte dei pouna favola di Natale”». La testimonianza del tenti si rivolge, ma figlio di Giovannino Guareschi è stata agli umili devoti «al raccolta da Nazareno Giusti, in un articolo duro mondo ignoti». uscito su «Avvenire» del 19 dicembre scorso Indubbia è la beldedicato a un’opera «le cui muse ispiratrici lezza descrittiva dei furono la fame, il freddo e la nostalgia». E versi, ma l’intensità domenica 27 a Busseto tornerà in scena la del significato va ben Favola di Natale scritta dal padre di Don oltre, fino alla parte Camillo e Peppone durante la sua prigionia conclusiva dove, nel campo di Sandbostel; il debutto avvenne all’improvviso, l’espeproprio nel lager, con i compagni di prigionia rienza storica dello come pubblico, nel dicembre del 1945. «Erano scrittore prende il so— spiega Giovanni Lugaresi, presidente pravvento. «Dormi onorario del Club dei Ventitré — pochi fogli. Fanciul non piangere Un gioiellino di poco respiro, ma delicato e / Dormi o Fanciul cetoccante». leste / Sovra il tuo capo stridere / non osin le tempeste». Non è il «dolce pianger di nulla» del fanciullino mancò di basare l’apologia della fepascoliano. Manzoni sa tutto del de cristiana sul mistero di Dio: ciadestino che da quella nascita porte- scuno ha da portare la croce del rà alla croce, destino che lo scritto- proprio dolore e il dolore di ciascure vorrebbe esorcizzare: «non osin no è la croce di Dio, che pertanto è sempre presente, non estraneo ma le tempeste». La tempesta, dunque, è avvertita, partecipe del dolore dell’uomo. c’è, ci sarà. Ci sovviene il quadro Condizione naturale che il cristiano del Giorgione dove, alle spalle di deve accettare per quello che signiuna dolcissima maternità, si adden- fica. Ne restiamo tutti coinvolti ed sano le nubi presagio della tempe- è per questo che sia quello degli Insta che verrà. Presentimento che in ni Sacri o quello del 1833 è un Naquel Natale del 1813 Manzoni non tale che ci appartiene. Guareschi e la fiaba scritta nel lager L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 mercoledì 23 dicembre 2015 La Basilica della Natività a Betlemme (Afp) Le nascite di Gesù e di Maometto celebrate nella stessa data Segni di Dio Per i cristiani di Terra santa Natale essenziale GERUSALEMME, 22. Pochi pellegrini, alberi e luminarie semispente: il Natale in Terra santa si profila anche come un’occasione per tornare all’essenziale di una festa che non raramente rischia di essere snaturata proprio dal suo mero aspetto esteriore. Lo aveva chiesto il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, che nel pomeriggio della vigilia, dopo una tappa al monastero di Mar Elias, giungerà in processione a Betlemme, dove prima della messa di mezzanotte presiederà il rito di apertura della porta santa nella basilica delle Natività. Rito che il 27 dicembre verrà poi ripetuto a Nazaret, nella basilica dell’Annunciazione. «La situazione attuale — ha scritto infatti Twal nel suo messaggio natalizio — ci suggerisce di limitare gli aspetti più appariscenti delle celebrazioni a favore di un approfondimento del loro significato spirituale». Da qui l’invito a ogni parroc- chia «a spegnere per 5 minuti le luci dell’albero di Natale, in segno di solidarietà con tutte le vittime della violenza e del terrorismo» e la decisione di celebrare la messa di Natale «per le vittime e i loro familiari, perché possano riprendere coraggio e aver parte della gioia e della pace del Natale». Un messaggio quello di Twal che è stato anche l’occasione per tornare a esprimere dolore per «la nostra amata Terra santa presa nel circolo infernale e sanguinoso della violenza. Siamo stanchi di questo conflitto e di vedere la Terra santa insanguinata». Il clima cupo della sofferenza per il conflitto israelo-palestinese ha fatto anche da inevitabile cornice alla visita che domenica scorsa, sempre il patriarca Twal ha compiuto nella Striscia di Gaza per l’apertura della porta santa nella parrocchia dedicata alla Sacra Famiglia. Qui la piccola comunità cristiana locale — circa Dopo oltre quattro anni di guerra Una nuova chiesa tra le rovine di Damasco 1300 persone — si prepara alle festività con la nostalgia di tempi non lontani, in cui ancora era permesso celebrare il Natale in pubblico. «Non è facile essere cristiani a Gaza», lamenta un esponente della comunità, Zuheir Michael Jawadat, per il quale «l’atmosfera non è gradevole. Hamas non autorizza più celebrazioni natalizie in spazi pubblici». In passato per Natale i cristiani della Striscia di Gaza si raccoglievano al suono di una banda in una delle piazze centrali, dove esponevano un grande albero addobbato. In questi giorni invece a Gaza non si avverte alcuna atmosfera di festa, fatta eccezione per i pupazzi di Babbo Natale reperibili nei negozi di giocattoli. Le relazioni con i dirigenti di Hamas vengono considerate buone, ma «il timore maggiore — aggiunge — riguarda i salafiti, che potrebbero compiere attacchi isolati». Per rincuorare la comunità, come ogni anno in occasione del Natale, si è svolta la visita del patriarca Twal, che insieme al vescovo vicario patriarcale per Israele, Giacinto-Boulos Marcuzzo, e ad alcuni sacerdoti di Gerusalemme e dei Territori Palestinesi, ha partecipato alla festa natalizia dei bambini che ha avuto luogo nei locali polifunzionali della parrocchia, inaugurati di recente. Twal — come riferisce l’agenzia Ansa — ha voluto incontrare anche gli anziani, quanti cioè sono rimasti soli dopo che i figli si sono visti costretti a cercare fortuna altrove. Tra gli argomenti affrontati anche quelli dei permessi — quest’anno saranno seicento — rilasciati ai cristiani residenti nella Striscia di Gaza per consentire loro di visitare i luoghi santi, a cominciare da quelli situati a Betlemme, in occasione delle festività natalizie. Tali permessi vengono spesso negati ai maschi di età compresa fra i 16 e i 35 anni. Di conseguenza le famiglie sono costrette a scegliere se separarsi e festeggiare in luoghi diversi, oppure restare riunite a Gaza. Il patriarca ha cercato comunque di indurre i fedeli alla speranza: «Sappiamo che l’anno che si conclude ha avuto molti aspetti negativi. Ci sono state violenza, fame, dolore. Speriamo però che l’anno che viene sia davvero nuovo, con giustizia ed eguaglianza». A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione per un sensibile calo dei pellegrinaggi in Terra santa, che, come è noto, spesso costituiscono un insostituibile sostegno, morale e anche economico, per la sopravvivenza della comunità cristiana locale. La Custodia di Terra santa ha proprio in questi giorni diffuso un rapporto, contenente i dati del 2015 provenienti dal Franciscan Pilgrim Office di Gerusalemme. Prendendo come riferimento il santuario di Cafarnao — l’unico che attualmente è in grado di calcolare con precisione il numero dei visitatori — si può desumere un sensibile calo: dai 674.000 del 2014, che pure non era stato un anno positivo, ai 481.000 del 2015. Tra gli spunti positivi, l’aumento definito «esponenziale» del “pellegrinaggio verde”, cioè di coloro che arrivano a piedi sull’onda dell’esperienza in Spagna del cammino di Santiago de Compostela. PARIGI, 22. Quest’anno la celebrazione della nascita di Gesù coincide con quella del profeta Maometto. Il Mawlid al-Nabī verrà ricordato la sera del 24 dicembre nella totalità del mondo arabo, il 25 nel resto del pianeta. Non accadeva da 457 anni. Bisogna infatti risalire al 1558 per trovare una configurazione simile (era il 12 del mese lunare di Rabi’ al-awwal dell’anno 966 dell’Egira), mentre nel 1852 il Mawlid coincise con il 25 dicembre. A spiegarlo, in un articolo diffuso sul sito in rete della Conferenza episcopale francese, è padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani, il quale sottolinea che la notizia ha avuto vasta eco in Francia e non solo: «Da giorni i media algerini e marocchini ne parlano. La trasmissione “Islam de France” del 27 dicembre sarà dedicata a questo tema. Alcune diocesi, come quelle di Metz, Angers e Lille, si sono mobilitate attorno all’avvenimento. Cristiani e musulmani, in Belgio come in Maghreb, se ne rallegrano». Con il Mawlid al-Nabī i musulmani esprimono il loro riconoscimento al profeta, ne rammentano le virtù, pregano e vivono un sereno momento in famiglia. «Comunità cristiane e musulmane — scrive padre Feroldi — avranno così il cuore in festa. Renderanno grazie a Dio, ciascuna nella propria tradizione, per questa buona novella che è la nascita di Gesù o di Maometto, nascite che saranno fonte di incontro tra uomini e donne credenti e Colui che è fonte di vita, fonte della vita. In tale unità di data rarissima, molti vogliono vedervi un segno di Dio, in questi tempi difficili in cui la pace annunciata dagli angeli, la notte di Natale, è maltrattata dalla follia degli uomini». Mawlid e Natale 2015: «Festeggiamo ciò che ci unisce senza ignorare ciò che ci differenzia», è il messaggio lanciato dal direttore dell’organismo episcopale: «Non si tratta di incorrere in un banale sincretismo, comparando Gesù e Maometto. Siamo coscienti di quello che ci unisce e di ciò che ci differenzia. Ma questa simultaneità di feste è una bellissima opportunità di incontro e di scambio. Offre la possibilità di dirsi che siamo felici di stare insieme, credenti, in uno L’accoglienza dei profughi al centro del messaggio natalizio del patriarca di Costantinopoli Il regalo più prezioso DAMASCO, 22. Un dono di Natale dopo oltre quattro anni di guerra. Nel mezzo delle rovine e della distruzione, a Damasco sorgerà una nuova chiesa maronita. Sarà inaugurata l’8 gennaio nel quartiere di Kachkoul, alla periferia orientale della capitale e sarà intitolata ai beati Francesco, Abdel-Mooti e Raffaele Massabki, tre fratelli maroniti martirizzati a Damasco nel 1860. Ad annunciarlo — riferisce l’agenzia Fides — è stato l’arcivescovo di Damasco dei Maroniti, Samir Nassar, definendo l’evento «un autentico dono del Natale: sarà un’oasi di preghiera e un segno di gioia e di speranza in mezzo a un mondo di violenza, di intolleranza e di paura». Infatti, «in mezzo alle rovine, questa nuova cappella si presenta come la stella dei Magi, che conduce al Bambino divino». Per il presule, «costruire una chiesa in tempi di guerra e di desolazione esprime il desiderio di vincere la morte e il coraggio di vi- vere la fede. I nostri coraggiosi fedeli hanno scelto di restare in città, di andare contro corrente e di riporre la loro fiducia in Gesù Cristo, in questa notte oscura. Quest’anno Natale a Damasco sarà anche una festa di risurrezione». È tempo infatti di infondere fiducia nella popolazione provata da una sofferenza che appare senza fine. «Nonostante la guerra, nonostante i gravi problemi sociali ed economici — racconta l’arcivescovo — i nostri sacerdoti insieme ai fedeli hanno avviato tre progetti per realizzare tre cappelle in altrettanti quartieri di Damasco. Ora sorge la prima. Le altre due saranno nei quartieri di Douwaylaa e Jaramana. Questi luoghi servono a rinsaldare le comunità dei fedeli, a organizzare catechesi e incontri sulla Bibbia e serate di preghiera e fraternità. In questo tempo difficile, di precarietà e violenza, Cristo continua ad attrarre sempre di più». ISTANBUL, 22. «Nella nostra epoca molti bambini sono costretti a diventare profughi, seguendo i propri genitori, per salvare la propria vita, vita che i loro molteplici nemici guardano con sospetto. Tale fatto costituisce una ignominia per il genere umano». A sottolinearlo è il patriarca ecumenico, Bartolomeo, nel messaggio di Natale, quest’anno dedicato ai milioni di profughi costretti ad abbandonare le proprie terre a causa delle persecuzioni e delle violenze. La Chiesa ortodossa segue giorno per giorno la fuga di massa di gente disperata alla ricerca di un tetto sotto cui dormire. «È vero — ricorda nel messaggio l’arcivescovo ortodosso di Costantinopoli — che lungo la storia dell’uomo, i popoli hanno effettuato molte migrazioni». Tuttavia, continua, «speravamo che dopo le due guerre mondiali e le dichiarazioni sulla pace di leader religiosi e politici, le società odierne avrebbero potuto assicurare la convivenza pacifica degli uomini nei propri Paesi. I fatti, purtroppo, deludono la speranza, in quanto grandi masse di esseri umani, di fronte alla minaccia del loro annientamento, sono obbligati a prendere la via della migrazione». Tale situazione «accresce la nostra responsabilità». Secondo Bartolomeo, non si può rimanere «insensibili di fronte al dramma quotidiano di migliaia di nostri fratelli». Vanno invece espresse loro «solidarietà e amore, con la certezza che ogni beneficenza verso di loro giunge al volto del Figlio di Dio che è nato e ha preso carne, il quale non è venuto al mondo come un re, o come un dominatore, un potente o un ricco, ma è stato generato come un bimbo ignudo e inerme, in una piccola stalla, senza un focolare, così come vivono in questo momento migliaia di nostri fratelli. Ed è stato obbligato nei primi anni della sua vita terrena a espatriare in una terra lontana, per salvarsi dall’odio di Erode. Potremmo dire — conclude il patriarca di Costantinopoli — che la terra e il mare bevono il sangue innocente dei bambini e dei profughi di oggi, mentre l’anima insicura di Erode ha ricevuto il giudizio». Il «divino fanciullo — scrive ancora Bartolomeo — nato e portato in Egitto è il reale difensore dei profughi di oggi, dei perseguitati dagli Erode di oggi. L’assistenza e il nostro aiuto verso i perseguitati e i nostri fratelli deportati, indipendentemente dalla razza, stirpe e religione, saranno per il Signore che nasce doni assai più preziosi dei doni dei magi». stesso atteggiamento spirituale e umano in cui, da una parte, ci rivolgiamo a Dio nella preghiera e, dall’altra, viviamo momenti di fratellanza e amicizia, in famiglia e con i nostri vicini e amici», osserva il responsabile. L’invito dunque è a essere felici di «poter accoglierci vicendevolmente tra cristiani e musulmani», in questo periodo di Natale, di «poter esprimere in questo fine anno, attraverso la parola, un augurio, dei dolci offerti, il rispetto e il riconoscimento reciproci delle due tradizioni religiose». Felici di «poter dare ai nostri contemporanei un grande segnale del “vivere insieme” in quest’epoca dove, in nome della religione e di Dio, alcuni predicano odio o commettono attentati». Vincent Feroldi esorta inoltre i cristiani ad approfittare di questo momento per scoprire il posto dato a Gesù e a Maria nel Corano. Un’intera sura infatti, la diciannovesima (Maryam), è dedicata alla Vergine Maria. Al versetto 16 vi si legge: «Ricorda Maria nel Libro, Maria, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo a Oriente». E il versetto 21 parla di suo figlio: «Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: Ciò è facile per me [...]. Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte nostra. È cosa stabilita”». Nel 2015 — conclude il direttore del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani — «Gesù il Salvatore è più che mai segno, grazia e misericordia per tutti gli uomini. È il principe della pace». D all’islam doni ai cattolici Per testimoniare il rispetto verso le altre fedi ROMA, 22. Dare testimonianza del rispetto che i veri musulmani nutrono verso le altre religioni e le loro espressioni. È stata questa la motivazione che, in Italia ha spinto alcune comunità islamiche locali a compiere gesti significativi nei confronti dei cattolici. A Taranto, i fedeli musulmani hanno donato all’arcivescovo Filippo Santoro una statuetta di Gesù Bambino in segno di rispetto per il Natale. La consegna — riferisce l’agenzia Ansa — è avvenuta a margine dell’apertura della porta santa avvenuta nella basilica di San Martino, a Martina Franca, a opera dell’arcivescovo di Taranto. Durante la cerimonia di consegna della statuetta, la comunità cattolica e quella musulmana hanno «condannato insieme le guerre di religione, dove il nome di Dio è utilizzato per uccidere e distruggere, non rispettando — è stato osservato — il messaggio di pace che invece entrambe le religioni trasmettono». Ad Annone Veneto, invece, il sindaco Ada Toffolon, riceverà in regalo, mercoledì 23 dicembre, un presepio dalla comunità islamica. «È un gesto simbolico — spiega in una nota Bouchaib Tanji, presidente dell’associazione culturale islamica Assalam — con il quale vogliamo testimoniare il rispetto dei musulmani e dell’islam verso le altre religioni». Tanji, che è anche presidente della Federazione islamica del Veneto, rileva come da alcuni anni in Italia, nell’approssimarsi delle festività natalizie, vengano costruite «campagne di disinformazione che attribuiscono ai musulmani la richiesta che nelle scuole non vengano allestiti i presepi perché urterebbero la loro sensibilità. Non è assolutamente vero — conclude — e, anche se per la nostra fede Gesù non è Dio, il Corano lo considera uno dei grandi profeti da venerare e sua madre, Maria è una delle donne più rispettate». L’OSSERVATORE ROMANO mercoledì 23 dicembre 2015 pagina 7 Maximino Cerezo Barredo «Natività» Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la Chiesa nelle Americhe. Il segretario di Stato al Centro italiano di solidarietà don Mario Picchi Recupero e prevenzione contro la droga In materia di dipendenze «non ci si può limitare al recupero. Bisogna lavorare sulla prevenzione». Anche perché negli ultimi anni purtroppo il loro «ventaglio si è andato notevolmente espandendo»: come dimostrano «la dipendenza compulsiva verso la navigazione in internet, lo shopping, il gioco d’azzardo, il cibo e il sesso». Lo sottolinea il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, il quale celebra martedì pomeriggio, 22 dicembre, la messa di Natale del giubileo della misericordia con i tossicodipendenti e le loro famiglie ospiti del Centro italiano di solidarietà (Ceis) don Mario Picchi di Roma. Al rito, che si svolge nel presidio Paolo VI in via Attilio Ambrosini, partecipano anche alcuni profughi accolti nella struttura. All’omelia il porporato evidenzia come in particolare occorra «pensare a un’azione di prevenzione, che si traduca in un intervento sulla comunità nella sua interezza, affinché l’azione educativa, culturale e formativa coinvolga il più ampio numero di ragazze e ragazzi, e non soltanto gruppi a rischio». Del resto, chiarisce, «la Chiesa, fedele all’insegnamento di Gesù, non può abbando- nare quanti sono coinvolti nella spirale della droga: essa li prende per mano, attraverso l’opera di tanti operatori e volontari, perché riscoprano la propria dignità e facciano riemergere quelle risorse, quei talenti personali che la droga ha sepolto in loro, ma che non poteva cancellare, dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di D io». Parlando dell’occasione liturgica della celebrazione il cardinale Parolin rimarca quindi come nel tempo d’Avvento il cuore di ciascuno debba trasformarsi «in una culla dove, come nella capanna di Betlemme, nasce Gesù Bambino, il Figlio di Dio fatto uomo. Questa — commenta il segretario di Stato — è la condizione perché davvero sia Natale». E in modo particolare Gesù «rinasce nei cuori di voi — dice il porporato rivolgendosi agli ospiti della struttura — che state vivendo un programma di disintossicazione dalla droga». Lo stesso vale, aggiunge «per le vostre famiglie che vi sostengono, pregano, soffrono e sperano con ciascuno di voi». Quindi il cardinale Parolin indirizza il proprio pensiero a «quanti Rubén Antonio González Medina vescovo di Ponce (Porto Rico) hanno terminato il programma di riabilitazione mediante un lungo cammino, non certo facile, fatto anche di cadute, in cui però, come c’insegna il Santo Padre Francesco, “quello che importa non è di non cadere, ma di non ‘rimanere caduti’”». E in proposito elogia l’esempio positivo «di tanti giovani che, desiderosi di sottrarsi alla dipendenza dalla droga, si impegnano a ricostruire la loro vita», perché — spiega — il loro «è uno stimolo a guardare in avanti con fiducia». Infine non può mancare un incoraggiamento agli educatori, ai volontari e ai dirigenti del Ceis — in particolare al presidente Roberto Mineo e alla vicepresidente Patrizia Saraceno — «che portano avanti con abnegazione e amore il progetto di don Mario Picchi, tanto stimato da Paolo VI e da Giovanni Paolo II». Ricordandolo a cinque anni dalla morte, il cardinale paragona il fondatore del Ceis al «buon samaritano della parabola di Gesù. Lo è stato ieri, salvando tante vite precipitate nella spirale della droga e lo è anche oggi, dopo la sua morte, per quanti vivono in questa struttura dove tutto parla di lui e del bene che ha fatto e che oggi continua a compiere» attraverso le mani di chi ne continua l’opera. Basti pensare a come, in oltre quarantacinque anni di attività, il Centro italiano di solidarietà si è sviluppato con numerose strutture sia a Roma sia nella sua provincia: dalla comunità terapeutica per i tossicodipendenti alla cura dei giovani in doppia diagnosi (tossicodipendenza e problemi psichiatrici); dall’assistenza domiciliare per i malati di Aids e gli anziani, alle iniziative in favore di senza fissa dimora, immigrati, rifugiati e richiedenti asilo politico, fino alla prossima apertura della comunità La Casa per pazienti psichiatrici dimessi dagli ospedali. E proprio per finanziare le tante attività del Ceis, dal 18 dicembre, nella sede del centro, si svolge la mostra «Internazionale arte contemporanea». Raccoglie opere di oltre 96 artisti di fama mondiale ed è visibile fino a tutto il mese di gennaio 2016, dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 19. Presentata la terza lettera della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica Alla scoperta della bellezza Non è più tempo di una spiritualità individuale, ma di una spiritualità di comunione, perché la Chiesa non è un cammino che si fa da soli, ma insieme. È un vero e proprio sussulto quello che il cardinale João Braz de Aviz ha chiesto a tutti i consacrati. L’occasione è stata la presentazione della terza lettera del dicastero dal titolo Contemplate. Ai consacrati e alle consacrate sulle tracce della Bellezza, edita dalla Libreria Editrice Vaticana. Durante l’incontro, svoltosi nei giorni scorsi alla Pontificia università Urbaniana, , il prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha fatto riferimento alla Trinità per far comprendere che in questa ottica deve essere rivista ogni relazione, compreso anche il rapporto tra autorità e obbedienza negli istituti. Questo infatti dovrebbe essere un rapporto in cui si cerca insieme la volontà di Dio. Il cardinale ha poi ricordato che entrare nella contemplazione significa sempre più ricreare la relazione con Dio e tra di noi. E considerando Dio come Trinità, è necessario fare esperienza di lui sperimentando la relazione d’amore nella profondità della solitudine e del silenzio. Da qui l’invito a riconoscere che nell’altro c’è qualcosa di importante per arrivare a Dio: un atteggiamento non sempre facile, che tuttavia va riscoperto imparando l’umiltà da Gesù, il quale si fa bambino nel mistero del Natale. Il porporato ha infine an- Sulle tracce di una storia d’amore di NICLA SPEZZATI La terza lettera della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica — datata 15 ottobre, memoria liturgica di santa Teresa d’Ávila, dottore della Chiesa — fa seguito ai testi Rallegratevi e Scrutate nel tempo prezioso in cui il cammino dell’anno della vita consacrata incontra il tempo giubilare nel mistero della misericordia. Fissare lo sguardo su Gesù Cristo volto della misericordia del Padre, contemplare la misericordia fatta parola, gesti, stile e santità ospitale, conduce al cuore del nostro vivere nella forma del Vangelo. Risuona l’invito Contemplate a chiedere ragione della nostra ricerca di Dio, a interrogare la misura vitale dei nostri giorni, a riconoscere il mistero di grazia che ci sostanzia, ci appassiona, ci trasfigura. La parola del Cantico dei Cantici accompagna come cantus firmus la riflessione che il testo offre sulle tracce di una storia d’amore che pur svolgendosi in contesti precisi, agresti e cittadini, non è mai compiuta, come metafora che chiama a nuova ricerca, a nuovi incontri, a nuovo mistero. Si narra di un amore orientato alla relazione interpersonale, decentrato, intento a contemplarne il volto amato e a udirne la voce: estasi dinanzi alla terra sacra dell’altro. Per permanere in tale epifania bisogna allenare occhi e cuore ad assaporare la Bellezza come mistero che avvolge e coinvolge. Un particolare invito viene espresso dal testo: riconoscere la bellezza nella propria identità che è eternamente ricevuta, data per grazia e custodire l’originaria umana bellezza nei contesti sociali contemporanei. Stendhal guarda alla bellezza come promessa di felicità, donandoci il carattere intuitivo della bellezza, mentre Rilke riflette sul quid della bellezza che per essere rivelato attraversa l’angoscia e il dolore. La Bellezza ha il sapore della passione. La lettera ricorda che l’attitudine contemplativa si alimenta alla bellezza velata della croce. Il Verbo che era presso Dio, appeso ai rami dell’albero posto a legare i cieli e la terra, di- nunciato che la prossima lettera, la quarta e ultima, sarà dedicata alla missione. Da parte sua, l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario del dicastero, ha parlato della formazione alla dimensione contemplativa della vita consacrata. «Le varie forme di vita consacrata eremitica e verginale, monastica e canonicale, conventuale e apostolica, secolare e di nuova fraternità — ha detto — bevono alla fonte della contemplazione, vi si ristorano e prendono vigore». In essa incontrano il mistero che «le abita e trovano pienezza per vivere la cifra evangelica della consacrazione, della comunione e della missione». Per questo il momento formativo non può prescindere dall’educare alla vita di contemplazione. Il presule ha poi fatto notare come non si faccia fatica a scoprire tra i nostri contemporanei, soprattutto tra i giovani, la domanda di spazi di silenzio, di autenticità, di ascolto della parola di Dio, di ricerca di esperienza mistica. «A questi germi — ha detto — non sempre corrisponde una risposta concreta». Spesso, infatti, tali richieste non sono accompagnate dal «desiderio di attendere i tempi lunghi che occorrono per fare esperienza di Dio e diventare nella città degli uomini parabola di sapienza evangelica». La lettera del dicastero, ha spiegato l’arcivescovo, dedica un intero capitolo, l’ultimo, al «Formare»: un «impegno richiesto venta lo scandalo per eccellenza, davanti al quale ci si vela il volto. Dalle croci del mondo, oggi altre vittime della violenza, quasi altri “cristi”, pendono umiliati, mentre il sole si oscura, il mare diventa amaro e i frutti della terra maturati per la fame di tutti si spartiscono per l’avidità di pochi. Risuona per i consacrati e le consacrate l’invito a purificare lo sguardo per contemplare l’enigma pasquale della salvezza vivo e operante, oggi. Nelle fraternità e nelle comunità che vivono immerse nelle culture contemporanee, spesso rese mercato dell’effimero, può accadere che anche il nostro sguardo perda la capacità di riconoscere la bellezza della Pasqua: la compostezza disarmata e inerme che si profila nel volto dei fratelli e delle sorelle che ci sono familiari come su quello dei cristi rifiutati dalla storia che incontriamo nelle nostre diaconie di carità. Volti senza apparenza né bellezza per attiraElio Ciol, «La densità del silenzio. Assisi» re i nostri sguardi, e provarne diletto. Ogni giorno lo spettacolo della sofferenza ai singoli e alle comunità per varcare la umana si mostra nella sua crudezza. Esso è tale soglia del mistero e immergersi nel Volto che nessuna redenzione può essere cercata senza del più bello tra i figli dell’uomo, e impaaffrontare lo scandalo del dolore. Questo misterare a riconoscerlo nei volti sfigurati dei ro attraversa come un’onda immane la storia fratelli». Un invito, ha sottolineato, che umana e invita a riflessione. Siamo chiamati a «si dipana nello stile della bellezza, nella ricomporre nella città umana i frammenti smarprossimità della misericordia, nella danza riti della Bellezza, nella misericordia di un abdel creato». Proprio bellezza, misericordia braccio che ricompone e risana. e cura della casa comune sono «i concreti cammini formativi suggeriti per aiutare a vivere la dimensione contemplativa di ogni vita consacrata». La Bellezza in particolare, filo conduttore insieme al racconto biblico del Cantico dei Cantici, è anche il sottotitolo della lettera: Bellezza intesa quale «stile di formazione, quale binario che conduce alla contemplazione». Nel cammino di cristiani e consacrati, infatti, c’è bisogno «di riconoscere le tracce della Bellezza: una via verso il trascendente, verso il mistero ultimo, verso Dio». In poche parole, ha aggiunto il presule, siamo chiamati «a percorrere la via pulchritudinis, che costituisce un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica». Infatti, i nostri cammini formativi «devono aiutarci e abilitarci a leggere dentro le cose, a percorrere la strada per giungere dalle forme della bellezza penultima all’armonia della Bellezza suprema». Si tratta di cammini formativi che conducono, anche attraverso le forme dell’arte, della musica, della letteratura, a scoprire «l’Autore di ogni bellezza». Anche suor Nicla Spezzati, sottosegretario del dicastero, ha ricordato come la parola bellezza ricorra nel testo della lettera ben novantasette volte. La dedica lega poi l’invito-tema di fondo Contemplate «alla capacità di essere, come attitudine d’intelligenza, di cuore, di sensi, cioè con tutto il proprio essere in relazione con la Bellezza». Suor Spezzati ha invitato a leggere la lettera per trovare indicazioni per uno stile di vita che ha racchiuso in un simbolo: «Una composizione musicale per quattro mani, eseguiti da due pianisti sul medesimo strumento». In una composizione del genere, ha detto, è presente «la melodia composta in genere con note acute le più penetranti, quelle che risultano più facilmente riconoscibili dall’ascolto e che l’ascoltatore memorizza nasce dall’ispirazione del compositore». La partitura armonica, poi, «viene costruita per sostenere e arricchire la melodia con tecniche e regole ben precise». La melodia corre veloce, «creativa in un continuum che sembra inarrestabile. L’armonia invece si sussegue con accordi, suoni che danno un senso di moto calmo e forte, di compiutezza». Padre Sebastiano Paciolla, sottosegretario del dicastero, ha spiegato infine come il testo della lettera si colleghi, in una linea di continuità, alla produzione magisteriale del Pontefice. Ha poi sottolineato che la dimensione contemplativa è «radicalmente una realtà di grazia, vissuta dal credente come un dono di Dio, che lo abilita a conoscere il Padre nel mistero della comunione trinitaria, sì da poter gustare “le profondità di Dio”». Questa dimensione contemplativa viene descritta «fondamentalmente come la risposta teologale di fede, speranza e amore con cui il credente si apre alla rivelazione e alla comunione del Dio vivente per Cristo nello Spirito Santo». Nato il 9 febbraio 1949 a Santurce, arcidiocesi di San Juan de Puerto Rico, nel 1966 è entrato nel noviziato dei missionari figli del Cuore immacolato di Maria. Compiuti gli studi filosofici nel seminario claretiano di «Colmenar Viejo» a Madrid, in Spagna, e quelli teologici nel seminario diocesano di Paso Ancho in Costa Rica, nel 1972 ha emesso la professione perpetua e il 9 febbraio 1975 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Fino al 1978 è stato educatore nel seminario claretiano della Repubblica Dominicana. Rientrato in patria, è stato vicario cooperatore della parrocchia San Antonio María Claret, nell’arcidiocesi di San Juan de Puerto Rico, e ha fatto parte della commissione di pastorale giovanile dell’arcidiocesi. Nel 1980 è tornato nella Repubblica Dominicana, come collaboratore della parrocchia Nuestra Señora de la Altagracia, nell’arcidiocesi di Santo Domingo e, poi, nel 1982 è divenuto parroco di San Felipe Apóstol, nell’arcidiocesi di Santiago de los Caballeros. Nel 1987 è stato nominato parroco di San José, in diocesi di San Francisco de Macorís, poi è divenuto vicario episcopale nella diocesi. Nel 1989, è di nuovo rientrato in Porto Rico, come vicario cooperatore della parrocchia San Antonio María Claret, nell’arcidiocesi di San Juan de Puerto Rico. Nel 1991 è divenuto parroco di San José Obrero, nella medesima arcidiocesi. Dal 1994 al 1999 è stato consigliere provinciale dei claretiani e dal 1999 è stato provinciale nelle Antille. Eletto vescovo della diocesi portoricana di Caguas il 12 dicembre 2000, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 4 febbraio 2001. In seno alla Conferenza episcopale è stato presidente nel quinquennio 2007-2012. Gerard County vescovo di Kingstown (San Vincenzo e Grenadine) Nato in Trinidad e Tobago, nelle Antille, il 15 dicembre 1960, ha frequentato le scuole primarie e secondarie a Woodbrook, nell’arcidiocesi di Port of Spain. Ha lavorato nel settore bancario, ricoprendo ruoli dirigenziali, poi è entrato nel noviziato dei padri spiritani in Port of Spain e ha emesso i voti temporanei il 9 settembre 1991. Ha completato gli studi filosofici e teologici nel seminario regionale Saint John Maria Vianney in Trinidad e Tobago. Il 9 settembre 1994 ha emesso la professione perpetua ed è stato ordinato sacerdote il 21 gennaio 1996. Inviato nella provincia dei padri spiritani in Messico, fino al 2009 vi ha ricoperto diversi uffici, tra cui quelli di economo, di direttore della pastorale giovanile e, a partire dal 2002, di parroco di San David Roldan Lara, nella diocesi di Tampico. Dal 2009 al 2015 è superiore provinciale in Messico. Attualmente era membro della comunità dei padri spiritani in Port of Spain, a Trinidad e Tobago. Claude Hamelin, ausiliare di Saint-Jean-Longueuil (Canada) Nato a Sherington, diocesi di Saint-Jean-Longueuil, il 10 luglio 1952, ha c0mpiuto gli studi teologici all’università di Montréal, conseguendo il baccellierato in teologia e il master in teologia pastorale. Ordinato sacerdote il 3 dicembre 1977, fino al 1980 è stato cappellano di scuole secondarie e vicario cooperatore a tempo parziale. Successivamente ha conseguito a Roma la licenza in teologia morale presso la Pontificia università Alfonsiana. Ritornato in diocesi è stato cappellano in una scuola privata e vicario cooperatore fino al 1990. Dal 1991 al 2000 è stato parroco di San Marco a Candiac e dal 2000 al 2010 vicario episcopale per la regione centrale, settentrionale e occidentale della diocesi, nonché responsabile dell’ufficio diocesano per il clero. Infine, nel 2010 è divenuto vicario generale.
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