L`OSSERVATORE ROMANO

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L’OSSERVATORE ROMANO
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Anno CLV n. 293 (47.131)
Città del Vaticano
mercoledì 23 dicembre 2015
.
Gesto di coraggio in Kenya
Hanno superato il milione i profughi e i migranti arrivati in Europa nel 2015
Quando i musulmani
salvano i cristiani
Non solo numeri
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NAIROBI, 22. «Ammazzateci tutti
musulmani e cristiani, oppure lasciateli andare». È stato un gesto
nobile, di grande coraggio, quello
compiuto lunedì scorso nel nordest del Kenya, non lontano dal
confine con la Somalia, da un
gruppo di musulmani che hanno
protetto cristiani minacciati dai
jihadisti di Al Shabaab.
È appena passata l’alba quando i
terroristi somali attaccano a colpi
di mitra il pullman che stava percorrendo il tragitto Nairobi-Mandera. In quel momento a bordo si
trovano almeno sessanta passeggeri. Nell’assalto tre persone sono ferite, una è uccisa. Fermato il mezzo, i passeggeri vengono fatti scendere. Poi la decisione: «I non cristiani possono risalire» dicono i
jihadisti. Ai cristiani è quindi ordinato di sdraiarsi sul ciglio della
strada: vogliono ucciderli uno a
uno. L’ordine, tuttavia, non viene
eseguito: i passeggeri musulmani si
oppongono, chiedendo di lasciare
andare anche i cristiani. Di fronte a
tanta determinazione, terroristi fuggono e la strage è evitata. Il viaggio può continuare.
Un testimone — secondo quanto
riporta la stampa — ha raccontato
che già sul pullman, quando si sono accorti dell’attacco, i musulmani
avevano cercato un modo di proteggere i cristiani che stavano tornando a casa per il Natale. «Ad alcuni abbiamo dato i nostri vestiti
per impedire che fossero individuati» ha detto il testimone.
In prima linea l’Italia che ha soccorso oltre 150.000 persone nel Mediterraneo
Il resoconto del fatto è stato diffuso ieri dai media locali. L’autista
del pullman della compagnia
Makkah ha confermato la storia alla britannica Bbc. Ulteriore conferma è stata data da un funzionario
governativo.
Non è la prima volta che gli Al
Shabaab (letteralmente “i giovani”,
gruppo affiliato ad Al Qaeda e radicato in Somalia) compie attacchi
contro i cristiani nelle zone al confine tra Kenya e Somalia. Un episodio simile ma dall’esito tragicamente diverso era avvenuto circa
un anno fa nella stessa zona: i terroristi presero d’assalto un pullman
e uccisero 28 passeggeri non musulmani. Dopo l’attacco la polizia
decise di dare scorte armate ai pullman in transito nell’area. Tuttavia,
il portavoce delle forze dell’ordine
kenyane, Charles Owino, ha spiegato che il pullman attaccato lunedì non era scortato perché non era
passato per un posto di blocco predisposto alla fornitura della protezione.
Più volte in passato Al Shabaab
ha portato avanti la stessa tecnica
di “selezione delle vittime”, dividendo cristiani e musulmani, e uccidendo i primi. L’episodio più tragico risale ad aprile scorso quando
all'università di Garissa furono
massacrate 147 persone definite “infedeli”. È invece di pochi giorni fa
l’ultimo attentato rivendicato dal
gruppo, compiuto contro un hotel
nella capitale somala Mogadiscio.
Cinque i morti.
ROMA, 22. «Non è sufficiente contare il numero di coloro che arrivano,
o dei quasi 4000 dati per dispersi o
affogati. Dobbiamo anche agire. La
migrazione deve essere legale, sicura
e protetta per tutti, i migranti stessi
e i Paesi che diventeranno la loro
nuova casa». Le parole del direttore
generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim),
William Lacy Swing, arrivano a poche ore di distanza dalle ultime notizie di morti nel Mediterraneo. Questa mattina, a largo della Turchia,
undici migranti, tra i quali tre bambini, sono morti nel naufragio di
un’imbarcazione. Ieri, due persone
sono annegate a largo delle coste libiche in un altro naufragio; dieci i
dispersi e oltre cento i salvati.
Come ampiamente previsto nei
giorni scorsi, il numero dei migranti
arrivati quest’anno in Europa ha superato il milione. Secondo i dati dif-
Una donna greca in preghiera sul luogo di un naufragio a Lesbo (Ap)
Ennesima strage in Nigeria
Uccisi dai talebani sei soldati statunitensi
Bambini usati
come
terroristi
Nato sotto attacco in Afghanistan
ABUJA, 22. Le efferatezze in Nigeria perpetrate dai jihadisti di Boko
Haram non conoscono sosta. E ancora una volta i terroristi islamici
hanno usato i più piccoli: ieri tre
ragazzini tra i 10 e i 15 anni hanno
compiuto un attentato suicida a
Benisheikh nello Stato nordorientale di Borno.
L’attacco, ha informato il portavoce dell’esercito nigeriano, il colonnello Sani Kukasheka, ha avuto
luogo in un’area dove le truppe governative stanno conducendo una
vasta operazione contro le basi di
Boko Haram. Il bilancio parla di
sei vittime e oltre trenta feriti, tutti
ricoverati in ospedale, ma, secondo
i medici, con mutilazioni e ferite
talmente gravi da rendere in alcuni
casi improbabile la loro sopravvivenza. Il portavoce ha anche fornito dettagli relativi all’attacco suicida. L’atteggiamento dei tre ragazzini era sembrato sospetto a un gruppo di civili del luogo, riuniti ormai
da diversi mesi nei gruppi di autodifesa in molte località della Nigeria nordorientale.
Qui infatti i soldati governativi
non sono in grado di proteggere la
popolazione da stupri, uccisioni,
rapimenti, distruzioni di villaggi e
terre coltivate. Molte cittadine si
vanno spopolando, chi può fugge,
ma chi è troppo debole non può
far altro che restare, in balìa della
furia omicida dei Boko Haram. Da
ciò la formazione dei gruppi civili
di autodifesa, che ieri non sono però riusciti a sventare l’attentato.
Quando i tre ragazzini sono stati
fermati a un checkpoint ed è iniziata la perquisizione, uno solo di loro
si è fatto saltare in aria, uccidendo i
suoi due compagni e le persone che
stavano a loro più vicine. «Di solito i giovani attentatori suicidi, le
bambine e le donne, hanno addosso l’esplosivo bloccato da catene e
lucchetti — ha spiegato un componente del comitato di autodifesa —
ed è quindi praticamente impossibile levarglielo senza provocare una
deflagrazione».
KABUL, 22. Un altro attacco suicida
contro le truppe della Nato in cui
sono morti sei soldati statunitensi,
un lancio di razzi sul centro di Kabul, e anche l’assassinio nella capitale di una ex dipendente afghanoamericana del dipartimento alla difesa statunitense: in poche ore, è
apparsa in ogni evidenza la nuova
impennata della violenza e l’emergenza sicurezza che preoccupa fortemente il Governo del presidente
afghano, Ashraf Ghani, e i membri
della coalizione internazionale Resolute Support.
L’attentatore suicida è entrato in
azione a metà giornata nelle vicinanze della base aerea statunitense
di Bagram, nella provincia centrale
afghana di Parwan, schiantandosi
con una moto su un gruppo di militari della missione Resolute Support. Lo scoppio, fortissimo, ha falciato la vita di sei militari della pattuglia, tutti americani, ferendone
numerosi altri. L’attacco terroristico
è stato rivendicato dagli insorti.
Come spesso accade i talebani hanno esagerato nel fornire il bilancio
delle vittime parlando di 19 soldati
uccisi.
Le cattive notizie per Washington erano giunte ore prima anche
da Kabul, dove uno sconosciuto ha
ucciso a colpi d’arma da fuoco Lisa
Akbari, una ex dipendente del dipartimento alla difesa, impegnatasi
successivamente in Afghanistan in
opere prevalentemente sociali.
Ieri sera infine, la calma nel centro della capitale è stata infranta da
scoppi, uno vicino all’altro, di tre
razzi che sono fragorosamente atterrati in due quartieri centrali di
Kabul (Wazir Abkar Khan e Charah-e-Zambaq), non lontano dalla
zona rossa dei principali uffici governativi, delle ambasciate, compresa quella statunitense, e del quartier
generale della Nato.
La preoccupazione per quanto
accade, conseguenza in parte del ritiro delle truppe da combattimento
della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza in Afghanistan
(Isaf a guida Nato) in dicembre, è
stata esplicitata dalla visita a sorpresa realizzata a Kabul dal segretario alla Difesa americano, Ash
Carter. In uno dei suoi discorsi il
capo del Pentagono ha ricordato
che l’impegno per pacificare l’Afghanistan resta «una priorità massima degli Stati Uniti». Ma è chiaro
ora che la decisione mesi fa del presidente Barack Obama di rallentare
per il 2016 il ritiro del piccolo contingente rimasto delle truppe americane (9600 uomini) si basava su
elementi concreti relativi al cedimento della sicurezza.
Lo hanno provato, fra l’altro,
l’offensiva degli insorti a Kunduz a
fine settembre e ripetuti attentati
come quello all’aeroporto di Kan-
dahar o l’altro successivo alla guesthouse vicino all’ambasciata di Spagna a Kabul. E se non bastassero i
problemi provenienti dall’aggressività dei talebani, Carter ha ricordato che esiste il problema che anche
Al Qaeda cerca un rilancio in Afghanistan, e che adesso il cosiddetto Stato islamico (Is) prova a crearsi una base facendo proseliti nella
provincia di Nangarhar.
Al centro del problema c’è la debolezza strutturale delle forze di sicurezza afghane che non riescono a
tenere testa alle offensive degli insorti. E non è un segreto che giorni
fa unità speciali della Nato sono
dovute intervenire direttamente,
contrariamente alla loro funzione di
semplice assistenza, nella provincia
meridionale di Helmand per affrontare i talebani che hanno catturato
lo strategico distretto di Sangin.
fusi oggi dall’Oim e dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati
(Unhcr), sono esattamente 1.005.000
i profughi e i migranti arrivati fino
al 21 dicembre in Grecia, Bulgaria,
Italia, Spagna, Malta e Cipro. La
maggior parte dei migranti, 816.752,
è arrivata in Grecia. Sono invece
3600 quelli morti durante la traversata. Al secondo posto per numero
di arrivi, dopo la Grecia, c’è l’Italia
con 150.317. Seguono Bulgaria
(29.959), Spagna (3845), Cipro (269)
e Malta (106). La metà dei rifugiati
è di nazionalità siriana, il venti per
cento sono afghani, il sette per cento
iracheni. Stando all’Unhcr, i numeri
degli arrivi non cambieranno molto
nel 2016, anche se non si azzardano
previsioni. «Con i sentimenti xenofobi in rapida crescita in diversi ambienti, è importante riconoscere i
contributi positivi che i rifugiati e i
migranti apportano alla società in
cui vivono e anche onorare i valori
europei fondamentali: protezione
della vita, difesa dei diritti umani e
promozione della tolleranza e della
diversità» ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, António Guterres.
E se la Grecia è prima per quanto
riguarda il numero degli arrivi, il
primato per quanto riguarda le operazioni di salvataggio spetta all’Italia, che più di ogni altra Nazione ha
fatto su questo fronte. Come ha comunicato oggi il ministro alle Infrastrutture e ai trasporti, Graziano
Delrio, in visita a Lampedusa, sono
circa 150.000 le persone tratte in salvo dalla Guardia costiera e dalla
Marina italiane. «Abbiamo compiuto uno sforzo organizzativo di
straordinaria importanza» ha detto
Delrio che poi, rivolgendosi agli uomini impegnati nei soccorsi, ha aggiunto: «Avete tenuto vivi i valori e
la cultura del rispetto della persona
propri del nostro Paese».
Ma l’impegno italiano sull’immigrazione non è diretto soltanto ai
soccorsi in mare, ma anche a stroncare le organizzazioni dei trafficanti.
Ieri sono stati arrestati tre immigrati
dalla polizia di Palermo e Agrigento
che sono accusati di aver organizzato una serie di viaggi a bordo di
gommoni, provenienti da porti libici
verso le coste siciliane. I trafficanti,
dietro il pagamento di un corrispettivo di 2400 dollari per ciascun migrante, promettevano e garantivano
il raggiungimento, attraverso la Sicilia, di mete nordeuropee. Uno di loro — secondo la polizia — sarebbe
anche l’organizzatore di uno dei
viaggi tra la Libia e Lampedusa nel
corso del quale è avvenuto in alto
mare il drammatico naufragio che ha
causato la morte di circa 300 migranti e in ordine al quale soltanto
29 corpi sono stati recuperati.
NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
Diocesi di Ponce (Porto Rico), presentata dall’Eccellentissimo Monsignor Félix Lázaro Martínez, SCH. P., in conformità al canone 401
§ 1 del Codice di Diritto Canonico.
Provviste di Chiese
Il Santo Padre ha nominato Sua Eccellenza Monsignor Rubén
Antonio González Medina, C.M.F., Vescovo di Ponce (Porto Rico),
trasferendolo dalla Diocesi di Caguas.
Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Kingstown
(Saint Vincent and the Grenadines) il Reverendo Padre Gerard
County, C.S.SP. già Superiore Provinciale dei Padri Spiritani in
Messico.
L’ultimo Natale a Sofia
Nomina di Vescovo Ausiliare
Sulle orme
di Costantino
Un soldato della Nato osservato da un militare afghano (Reuters)
ANGELO RONCALLI
A PAGINA
4
Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di
Saint-Jean-Longueuil (Canada) il Reverendo Claude Hamelin, Vicario generale della medesima Diocesi, assegnandogli la Sede titolare
vescovile di Apollonia.
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mercoledì 23 dicembre 2015
Rajoy al lavoro per formare il nuovo Governo
Spagna a rischio paralisi
Ma i socialisti si dividono sulle possibili alleanze
MADRID, 22. Dopo le elezioni legislative di domenica scorsa in Spagna, che hanno cancellato le certezze
di 40 anni di bipartitismo Pp-Psoe e
determinato un Parlamento frammentato e senza maggioranza assoluta, spetta ora al presidente del Governo, Mariano Rajoy, leader del
Richiamo di Mattarella
Lealtà
tra le istituzioni
e riforme
ROMA, 22. Lealtà tra le istituzioni
e sostegno alle riforme. Sono
questi i due punti cruciali del discorso tenuto ieri dal presidente
della Repubblica italiana, Sergio
Mattarella, nel suo saluto di fine
anno al Quirinale. Il capo dello
Stato ha voluto sottolineare soprattutto l’importanza di «collaborare lealmente per il bene comune» e non di affrontarsi in
«competizioni e conflitti» che allontanano ancor più la gente dalla politica.
In quello che diversi analisti
hanno definito il richiamo più
forte dall’inizio del settennato,
Mattarella ha detto che «la Repubblica è doverosamente impegnata ad attuare i principi e le finalità della Costituzione, e a rimuovere gli ostacoli che si frappongono al pieno sviluppo della
persona e delle formazioni sociali.
A questo scopo ai poteri e alle
istituzioni dello Stato si chiede
non soltanto di svolgere con impegno il proprio servizio ma anche di collaborare lealmente». Il
presidente ha sottolineato la necessità di andare avanti nel processo delle riforme, soprattutto
per far ripartire l’economia e calare la disoccupazione. Sul tema
cruciale dell’immigrazione, ha
detto Mattarella, «a fronte dei
tanti bambini morti in mare, giorno dopo giorno, assume un sapore crudelmente beffardo ferire la
dignità stessa dei migranti».
Mattarella ha fatto riferimento
anche alla delicata questione del
risparmio e della gestione del sistema bancario, riferendosi ai recenti «gravi episodi» sui quali occorre «accertare le responsabilità»
perché «il risparmio va tutelato».
Partido popular, fare il primo tentativo per formare il nuovo Governo.
Rajoy, arrivato primo al voto con
123 seggi su 350 (pur perdendone
63), ha detto ieri sera che avvierà un
dialogo con gli altri partiti per tentare di formare un Esecutivo stabile.
Una missione particolarmente ardua, con un Parlamento diviso, senza maggioranze chiare, sull’orlo della ingovernabilità, in un clima di veti incrociati fra i quattro principali
partiti. «La Spagna non può permettersi un periodo di stallo politico» ha affermato Rajoy nel rivendicare la vittoria alle legislative, invitando i dirigenti degli altri partiti ad
agire con «senso della responsabilità
e lungimiranza politica».
Ma dai socialisti è subito arrivato
un secco rifiuto. «La Spagna ha votato per il cambiamento. Ora sta al
Pp cercare di formare un Governo,
ma i socialisti voteranno contro Rajoy e il Partito popolare», ha chiarito César Luena, segretario generale
del Psoe.
L’allarme ingovernabilità ha già
fatto cadere del 3,6 per cento la bor-
sa di Madrid. Nonostante tutto,
Rajoy si è detto molto fiducioso.
Cinque, al momento, le ipotesi
più esplorate. La prima è quella di
una coalizione a guida popolare fra
Pp (123 seggi su 350) e Ciudadanos
(40). Ma insieme i due partiti avrebbero solo 163 deputati.
La maggioranza assoluta è a quota 176. Per raggiungerla sarebbe necessario l’appoggio, o quantomeno
l’astensione al momento dell’investitura del Governo, di uno o più partiti nazionalisti catalani (17 seggi) e
baschi (6) o di una parte del Psoe.
Ma i problemi in partenza sembrano insormontabili. Ciudadanos si
è detta pronto ad astenersi, ma non
a entrare in un Governo a guida Pp.
Il Psoe ha assicurato che voterà contro Rajoy. E i nazionalisti catalani,
gli indipendentisti di Erc e Convergencia (9 e 8 seggi), imporrebbero
un referendum sulla secessione, inaccettabile per Rajoy e Ciudadanos.
Il piano B sarebbe una formula
analoga, ma con un Governo minoritario di Rajoy, con appoggi esterni
Partnership
tra Unione europea
e Kazakhstan
ASTANA, 22. Kazakhstan e Unione
europea hanno siglato ieri un accordo di partnership e cooperazione. Il
documento è stato firmato ad Astana dal ministro degli Esteri kazako,
Erlan Idrissov, e dall’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea,
Federica Mogherini.
L’accordo riguarda 29 settori, tra
cui economia, commercio, giustizia,
sicurezza, rispetto dei diritti umani e
protezione dei dati personali. Il Kazakhstan è il nono Paese al mondo
per dimensioni, il più grande — Russia esclusa — tra quelli nati dopo la
caduta dell’Unione sovietica.
L’intesa è stata siglata nella capitale kazaka nel corso dell’undicesimo
incontro tra Ue e Asia centrale.
All’incontro hanno partecipato i ministri degli Esteri di Kazakhstan,
Kyrgyzstan, Tadjikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Nel vertice di
Astana sono stati affrontati temi come le relazioni dell’Unione europea
con i Paesi dell’Asia centrale e le
questioni regionali e internazionali
di interesse comune.
al momento dell’investitura e poi
patti puntuali durante la legislatura.
La terza ipotesi è una coalizione
alla tedesca fra Pp e Psoe. I popolari non l’escludono, mentre il Psoe
per ora non la ritiene praticabile.
La quarta alternativa è una coalizione “alla portoghese” fra Psoe (90
seggi) e Podemos (69), con l’astensione di Ciudadanos (40). Ma il partito di Albert Rivera ha detto che
non favorirà mai un Governo con
Podemos. In alternativa, Psoe e
Podemos potrebbero negoziare l’appoggio degli indipendentisti catalani
o dei nazionalisti baschi. Ma a caro
prezzo. Diversi leader socialisti si sono infatti dichiarati contrari a un
patto con Podemos, che esige un referendum sull’indipendenza della
Catalogna.
L’ultima opzione è un ritorno alle
urne in primavera. Le elezioni anticipate diventerebbero automatiche se,
entro due mesi dopo la costituzione
del Parlamento di Madrid e il primo
tentativo di investitura, il Paese fosse
sempre senza presidente del Governo e senza Esecutivo.
Scattano le ritorsioni di Mosca contro l’accordo di libero scambio
Tensione con la Russia
dopo l’intesa tra Ue e Ucraina
BRUXELLES, 22. Nuove frizioni tra
Ue, Russia e Ucraina. Il motivo è il
fallimento dei colloqui sull’accordo
di libero scambio tra Bruxelles e
Kiev che entrerà in vigore dal primo gennaio, nonostante l’opposizione russa. Le misure di ritorsione
sono intanto già scattate: dopo la
sospensione, avvenuta cinque giorni
fa, dell’intesa commerciale che finora aveva legato Russia e Ucraina, il
premier russo Dmitri Medvedev ha
annunciato ieri anche per Kiev lo
stesso “embargo alimentare” applicato ai prodotti europei.
E, intanto, l’Unione europea ha
formalmente rinnovato le sanzioni a
Mosca di altri sei mesi. «Eravamo
quasi vicini a una soluzione e se ci
fosse stata la volontà politica
l’avremmo trovata, ma da parte della Russia non c’è stata abbastanza
flessibilità per farlo», ha attaccato la
commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmström, denunciando che
le richieste di Mosca se accettate
avrebbero snaturato «l’idea stessa»
dell’accordo con Kiev.
Era del resto difficile aspettarsi
un esito positivo, dopo 18 mesi e 22
incontri di cui 15 a livello ministeriale senza risultati, e soprattutto la
firma mercoledì scorso del decreto
da parte del presidente russo, Vladimir Putin, che ha sospeso l’accordo
di libero scambio che regolava il
commercio tra Kiev e Mosca.
Un gesto da cui «sono stata molto sorpresa», ha ammesso la commissaria euroepa al Commercio,
perché «contro il mandato, lo spirito e l’obiettivo» delle discussioni a
tre previste cinque giorni dopo a
Bruxelles. E ancora quando ieri a
Bruxelles erano in corso i negoziati
tra la stessa Malmström, il ministro
dello Sviluppo economico russo,
Alexey Ulyukaev, e il ministro degli
Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, sono
arrivate come una tegola le mosse
del premier russo Medvedev.
Prima la dichiarazione del fallimento delle discussioni che erano
Si cerca un altro jihadista organizzatore del massacro al teatro Bataclan
Prosegue l’inchiesta sulle stragi di Parigi
PARIGI, 22. Proseguono le indagini
sulle stragi del 13 novembre. La polizia è sulle tracce di un altro jihadista: Charaffe El Mouadan detto “Suleyman”, 27 anni, amico d’infanzia di
uno degli attentatori, considerato
uno dei “cervelli” degli attacchi a Parigi. Il quotidiano «Le Parisien»
pubblica il racconto di un testimone
sopravvissuto al massacro del teatro
Bataclan che si «ricorda di aver sentito il più grande dei due terroristi rivolgersi al complice per chiedergli se
contava di chiamare Suleyman. Il
più giovane ha risposto di no e che
avrebbero gestito il tutto a modo
suo». Parole pronunciate proprio nel
momento in cui uno dei primi agenti
penetrati all’interno della sala concerti abbatteva uno dei tre uominibomba. Quello di El Mouadan è un
nome già noto agli inquirenti. Secondo la stampa transalpina potrebbe aver “coordinato”, se non proprio
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L’esterno del teatro Bataclan luogo di uno degli attacchi a Parigi (Afp)
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
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vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Il presidente del Partito popolare spagnolo Mariano Rajoy (Ansa)
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“elaborato”, gli attentati che hanno
causato la morte di 130 persone.
Intanto, le cinque persone fermate
al termine delle perquisizioni che si
sono svolte domenica sera a Bruxelles e ieri a Laeken, sempre in Belgio,
sono state rilasciate ieri sera dopo essere state ascoltate dal giudice istruttore specializzato in terrorismo oltre
che dalla polizia giudiziaria federale
belga. L’inchiesta prosegue, secondo
la procura federale.
Nel frattempo, il Parlamento slovacco ha approvato il pacchetto delle
leggi antiterroristiche superando cosi
il veto del presidente Andrej Kiska.
Le leggi, promosse dal Governo di
sinistra del premier, Robert Fico, dopo gli attacchi terroristici a Parigi,
rafforzano i poteri della polizia e dei
servizi segreti in seguito alla crisi migratoria e alla minaccia del terrorismo. In favore del pacchetto hanno
votato 79 parlamentari.
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
da poco cominciate, e subito dopo
l’annuncio delle sanzioni a Kiev.
Mosca, come detto, ha deciso infatti
ulteriori «misure economiche di risposta», applicando all’Ucraina —
sempre dal primo gennaio — il blocco dell’import degli stessi prodotti
agroalimentari applicato ai Ventotto. Né Bruxelles né Kiev, però, sono sembrate impressionate dalle ritorsioni russe, né dalle preoccupazioni sollevate anche in Bielorussia.
Da una parte, ha fatto notare la
commissaria europea al Commercio,
gli scambi commerciali tra i due
Paesi erano già ridotti al lumicino
dall’inizio del conflitto nel Donbass, e l’Ucraina «aveva già calcolato» questi «danni collaterali» ritenendo che l’intesa con l’Ue fosse
comunque più conveniente. Dall’altra la Commissione europea ha già
cominciato a pensare a «ulteriori
modi per sostenere Kiev».
Per rilanciare l’integrazione regionale
Mercosur
riunito in Paraguay
ASUNCIÓN, 22. I rappresentanti
degli Stati membri del Mercato
comune dell’America meridionale
(Mercosur) sono riuniti ad Asunción, capitale del Paraguay, con
l’obiettivo di individuare nuove
strade per fare ripartire il processo
di integrazione regionale, ormai
da mesi in fase di stallo.
Diversi sono i nodi da sciogliere. Oltre alle varie questioni,
Elezioni
rinviate
ad Haiti
PORT-AU-PRINCE, 22. Il ballottaggio delle elezioni presidenziali ad Haiti, previsto per il 27
dicembre, è stato rinviato. L’ha
annunciato ieri l’ufficio elettorale. Il primo turno, il 25 ottobre, era stato caratterizzato da
polemiche e accuse di brogli.
Al ballottaggio sono andati Jovenel Moïse, sostenuto dal presidente uscente e dal partito di
maggioranza, e Jude Célestin.
Al primo turno si erano presentati oltre 50 candidati.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
preoccupa la situazione economica
e istituzionale del Venezuela e la
grave crisi politica che sta attraversando il Brasile, culminata
con la richiesta di impeachment a
carico del presidente, Dilma
Rousseff.
Il quarantanovesimo vertice
dell’organismo regionale servirà
anche per valutare le eventuali misure da adottare al fine di rilanciare il Mercosur sul piano internazionale. A tal proposito, sul tavolo
delle trattative ci sarà in primo
piano l’accordo di libero scambio
con l’Unione europea.
Secondo quanto affermato dal
ministro degli Esteri del Paraguay,
Eladio Loizaga, il Mercosur (blocco economico di cui fanno parte
Paraguay, Brasile, Argentina, Uruguay e Venezuela) avrebbe già
presentato a Bruxelles la sua proposta. Adesso bisognerà attendere
la replica.
Nel corso del summit non sono
mancate le tensioni. Il presidente
argentino, Mauricio Macri, ha
chiesto la «liberazione dei prigionieri politici» in Venezuela. La replica non si è fatta attendere. Il
ministro degli Esteri di Caracas,
Delcy Rodríguez, ha infatti accusato il capo di Stato argentino di
«ingerenze nei fatti interni del Venezuela».
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mercoledì 23 dicembre 2015
pagina 3
Il presidente cinese Xi Jinping
nel corso di una cerimonia ufficiale
a Pechino (Ap)
Dopo l’uccisione di Samir Kuntar
PECHINO, 22. La Cina offre una mediazione nella crisi siriana. Pechino
ha detto ieri di essere disposta a
ospitare i rappresentanti del Governo siriano e dell’opposizione per
svolgere negoziati che offrano una
«soluzione politica» al conflitto iniziato ormai cinque anni fa. È la prima volta che la Repubblica popolare
interviene in maniera diretta nelle
trattative.
Un portavoce del ministero degli
Esteri ha spiegato ieri che il titolare
del dicastero, Wang Yi, ha fatto
pubblicamente l’offerta sabato scorso
a New York, dopo aver partecipato
al Consiglio di Sicurezza dell’O nu
dedicato proprio alla Siria. «Il Governo inviterà i rappresentanti
dell’Esecutivo siriano e dell’opposizione a visitare la Cina come per
cercare un’uscita politica al conflitto» ha dichiarato la fonte, senza precisare se questi negoziati siano quelli
previsti nell’accordo approvato dal
Consiglio di sicurezza dell’Onu venerdì scorso. Secondo il portavoce
cinese, inoltre, l’incontro tra l’Esecutivo siriano e gli oppositori avverrà
«presto» e il Governo di Pechino informerà «a tempo debito» sull’esito
della riunione. Stando ai risultati del
vertice a New York, la transizione siriana dovrebbe durare almeno 18
Tensione tra Israele
e Hezbollah
Pechino si offre di ospitare negoziati per porre fine alla crisi
Pista cinese alla pace in Siria
mesi, includendo elezioni, nuova costituzione e un nuovo Governo di
unità nazionale.
Intanto, il ministro della Difesa
francese, Jean-Yves Le Drian, si è recato ieri a Mosca per rafforzare il
dialogo con il Cremlino sulla sicurezza e la lotta al sedicente Stato
islamico (Is). Francia e Russia — ha
reso noto il ministro — intensifiche-
ranno ulteriormente la collaborazione nelle operazioni contro i jihadisti
in Siria, in particolare nel settore
dello scambio delle informazioni.
«Abbiamo convenuto di rafforzare i
nostri scambi riguardanti l’intelligence militare, tanto sul bilancio dei rispettivi bombardamenti quanto sulla
localizzazione dei differenti gruppi
terroristici» ha detto Le Drian.
E sempre sul piano diplomatico,
si segnala l’avvicinamento — di cruciale importanza per lo scenario siriano — tra l’Iran e l’Arabia Saudita.
Un nuovo ambasciatore saudita arriverà a Teheran nel prossimo futuro,
ha annunciato ieri il portavoce del
ministero degli Esteri iraniano, Jaberi Ansari, nella sua settimanale conferenza stampa.
BEIRUT, 22. Non si placa la tensione tra Hezbollah e Israele a meno
di 48 ore dal raid in cui è stato ucciso Samir Kuntar, alla periferia di
Damasco. Ieri sera il leader di
Hezbollah, Seyed Hassan Nasrallah, durante i funerali di Kuntar a
Beirut, ha annunciato «una rappresaglia contro Israele». E questa
rappresaglia avverrà «al momento,
nel posto e nel modo appropriato». Se gli israeliani «pensano di
aver chiuso il conto con noi si sbagliano di grosso» ha detto Nasrallah, perché «sanno perfettamente,
e se ne accorgeranno, che invece ne
hanno aperti parecchi di più».
Parole pesanti, soprattutto dopo
il riaccendersi delle violenze al confine tra Israele e Libano, con lanci
di razzi e scambi di artiglieria. Dopo la diffusione della notizia
dell’uccisione di Kuntar, ieri, miliziani hanno sparato tre razzi dal
sud del Libano verso la regione
israeliana della Galilea settentrionale. Successivamente Israele ha risposto con colpi di mortaio
L’accordo mediato dalle Nazioni Unite firmato da ventiquattro sindaci a Tunisi
Nuovi combattimenti
Si amplia il consenso
sul Governo unitario libico
Violata la tregua
nello Yemen
TUNISI, 22. I sindaci di 24 comuni
libici hanno sottoscritto a Tunisi
l’accordo per la formazione di un
Governo di unità nazionale proposto dalle Nazioni Unite (quello di
Skhirat, in Marocco). Particolarmente soddisfatto di questo risultato l’inviato speciale dell’Onu per la
Libia, Martin Kobler, che ha dichiarato dopo la riunione di Tunisi «sono molto felice che ci siano 24 firme
dei sindaci sull’accordo di unità nazionale. È un buon segno». Tra le
città firmatarie quelle di Sabratha,
Zintan, Al-Baida, Misurata.
«La gente vuole acqua potabile,
elettricità e un Governo in grado di
fornirgliele», ha affermato Kobler.
«Questo è il motivo per cui ho
chiesto ai sindaci di tornare nelle loro città e dire ai loro cittadini di so-
Mandato di cattura
per l’ex presidente
del Burkina Faso
OUAGAD OUGOU, 22. Sempre più
grave la crisi politico-istituzionale
nel Burkina Faso. Un tribunale
militare del Paese dell’Africa occidentale ha infatti emesso ieri un
mandato di cattura internazionale nei confronti dell’ex presidente, Blaise Compaoré. Lo ha riferito all’agenzia France Press una
fonte giudiziaria dalla capitale,
O uagadougou.
L’accusa — informa la stampa
locale — è di avere fatto assassinare, nel 1987, il leader rivoluzionario e allora presidente, Thomas
Sankara, che venne ucciso con altri suoi dodici collaboratori durante il sanguinoso colpo di stato
con il quale Compaoré andò, appunto, al potere. Costretto più di
un anno fa alla fuga da una rivolta popolare, Compaoré vive
ora in esilio in Costa D’Avorio.
Thomas Sankara, salito al potere con un un colpo di Stato nel
1983, venne ucciso il 15 ottobre di
trentadue anni fa. Il corpo è stato riesumato a fine maggio per
svelare il mistero che circonda le
circostanze della sua morte.
I risultati dell'autopsia consegnati a metà dello scorso ottobre
hanno indicato che il cadavere di
Sankara e dei dodici collaboratori erano «crivellati di colpi» di
arma da fuoco.
stenere l’accordo», ha concluso Kobler, ricordando che la porta per chi
volesse sottoscrivere l’intesa mediata
dall’Onu rimane sempre aperta.
E anche ieri la diplomazia è stata
al lavoro a Tunisi, dove il presidente
della Repubblica, Bèji Caĭd Essebsi,
ha ricevuto il premier designato libico, Faez Sarraj. Durante i colloqui,
Sarraj ha espresso la sua gratitudine
alla Tunisia per il sostegno che ha
presentato ai diversi protagonisti libici e per il suo ruolo nel raggiungimento di un accordo sul Governo
unitario. Sarraj ha anche sottolineato al capo dello Stato tunisino l’importanza di costruire una solida
cooperazione tra i due Paesi in vari
settori.
Nel frattempo, con la Russia che
frena su tempi e linguaggio, è cominciato al Palazzo di Vetro a New
York il negoziato su una risoluzione
politica che faccia proprio l’accordo
firmato a Skhirat tra le parti libiche:
l’obiettivo è di arrivare al voto prima di Natale anche se Mosca procede con i piedi di piombo e ha invitato i colleghi del Consiglio di sicurezza a tener conto del fatto che da
quegli accordi ancora in tanti si sono tenuti fuori. Tra chi, almeno per
ora, non intende entrare è il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, che
ha bocciato l’accordo sul Governo
di unità nazionale invitando al dia-
logo tutti i libici senza ingerenze
straniere.
Il lavoro all’Onu è su un testo
che dia legittimità al patto di Skhirat: i tempi sono cruciali per «non
perdere l’abbrivio», come ha detto a
New York la scorsa settimana il ministro degli Esteri italiano, Paolo
Gentiloni. L’obiettivo è permettere
al nuovo Governo libico di insediarsi come previsto a Tripoli entro 40
giorni dalla firma e per questo, in
parallelo, sta adoperandosi sul terreno il consigliere militare di Unsmil,
il generale italiano Paolo Serra: su
mandato di Kobler ha avviato negoziati con tutti i protagonisti della sicurezza, e dunque esercito e polizia
regolari ma anche milizie.
Sullo sfondo la minaccia del cosiddetto Stato islamico (Is) che ieri
ha annunciato con un video la costituzione di una forza di polizia a
Sirte, la città che diede i natali al
defunto
colonnello
Muammar
Gheddafi e oggi roccaforte jihadista.
Secondo quanto riferito dal sito di
«Libya Herald», lo Stato islamico
ha diffuso un video che si apre con
le immagini dei “poliziotti” dell’Is,
tutti allineati nelle loro uniformi blu
davanti a una fila di pick-up nuovi
di zecca. La maggior parte — riferisce la fonte — imbraccia un kalashnikov, mentre i volti sono coperti
da passamontagna.
Soldato dell’esercito yemenita nella provincia di Marib (Reuters)
SANA’A, 22. Ancora una giornata di
sangue nello Yemen, teatro ieri di
nuovi combattimenti e raid aerei,
nonostante l’annunciata proroga
del cessate il fuoco. Il ministro degli Esteri ha dichiarato ieri sera
all’emittente Al Arabya che il presidente, Abd Rabbo Mansour Hadi,
aveva «deciso di prolungare la tregua per dare una possibilità alla
soluzione del conflitto». I combattimenti hanno già causato più di
seimila morti secondo fonti delle
Nazioni Unite. Ma, intanto, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita
schierata contro i ribelli huthi ha
reso noto che la difesa aerea di
Riad ha intercettato diversi missili,
lanciati dal territorio yemenita, verso la città di Jizan, vicino alla frontiera. Un comunicato della coalizione afferma che comunque non
sono stati registrate vittime né danni di rilievo.
Ma il Parlamento burundese denuncia la missione di pace dell’Unione africana
Bujumbura nel caos
BUJUMBURA, 22. Ancora tensione in
Burundi. Le due Camere del Parlamento, riunito in seduta straordinaria, hanno rivolto ieri un appello al
Governo per cercare di riportare la
calma nel Paese sconvolto da una
grave crisi politica. Il Parlamento si
è espresso contro il dispiegamento
di una missione dell’Unione africana, ipotesi avanzata negli ultimi
giorni dall’Unione stessa. L’assemblea ha quindi invitato il Governo a
«non ipotecare la sovranità» del Burundi, ricordando il principio di
«non ingerenza di un Paese membro
dell’Ua negli affari interni di un altro membro».
Riferendosi ai recenti scontri,
l’Assemblea ha infine «rassicurato
l’Unione africana che non c’è un genocidio in preparazione o in corso».
Il Burundi è «un Paese in pace, le
violenze non toccano che alcuni
nell’area da cui erano partiti i razzi. Non sono state registrate vittime. Sirene di allarme sono risuonate nei territori israeliani al confine
con la Siria e il Libano. Secondo i
media di Beirut, i cacciabombardieri israeliani hanno violato lo
spazio aereo libanese e hanno effettuato passaggi a volo radente, simulando attacchi nell’area da
dov’erano partiti i razzi.
«Profonda preoccupazione» per
questa improvvisa fiammata di violenza è stata espressa dal segretario
generale dell’Onu, Ban Ki-moon,
che ha chiesto a tutte le parti di
mantenere la calma. Il segretario
generale, ha indicato un portavoce,
«condanna ogni violazione della risoluzione 1701 del 2006 e chiede a
tutte le parti di esercitare il massimo della moderazione e a collaborare con la missione delle Nazioni
Unite a guida italiana per prevenire una escalation». Nelle ultime
ore comunque, l’Unifil (la missione
Onu dispiegata al confine tra
Israele e Libano) non ha segnalato
nuovi casi di violenza. In un comunicato ufficiale, il comandante
in capo della missione, generale
Luciano Portolano, ha assicurato di
«essere in stretto contatto con le
parti e di averle invitate al massimo
autocontrollo per evitare ogni escalation». Gli scambi di fuoco sono
stati «un grave incidente in violazione della risoluzione Onu e che
mira a minare la stabilità dell’area»
ha spiegato Portolano.
Kuntar in passato era stato detenuto in Israele e condannato a tre
ergastoli per un attacco risalente al
1979 in cui erano stati uccisi un
agente di polizia, un uomo e la figlia di questi, di quattro anni. Nel
2008 era stato rilasciato in cambio
dei corpi di due soldati israeliani.
Di lui si erano poi perse le tracce,
fino alla sua morte in Siria, dove
probabilmente — stando a fonti
della stampa locale — partecipava
alle operazioni delle milizie libanesi alleate del presidente Bashar Al
Assad.
E ieri un gruppo di ribelli siriani, affiliato all’Esercito libero siriano (Els), ha rivendicato con un video l’uccisione di Kuntar, affermando che Israele non ha nulla a
che vedere con l’attacco.
Poliziotto a Bujumbura durante un’operazione di controllo (Reuters)
quartieri isolati di Bujumbura» ha
assicurato Pascal Nyabenda, leader
del partito al potere e dell’Assemblea nazionale.
Pochi giorni fa, su sollecitazione
delle Nazioni Unite, l’Unione africana ha deciso l’invio di una forza di
pace di 5000 uomini in Burundi per
«prevenire il deterioramento della situazione della sicurezza» e contribuire «alla protezione della popolazione civile di fonte a una minaccia
imminente» si legge in una dichiarazione ufficiale.
La crisi burundese è esplosa lo
scorso aprile in seguito all'annuncio
della candidatura a un terzo mandato da parte del presidente Pierre
Nkurunziza, giudicata dall’opposizione contraria alla costituzione. Già
250.000 persone sono fuggite nei
Paesi vicini a causa delle violenze a
Bujumbura.
Riad e Pretoria
rilanciano
la cooperazione
PRETORIA, 22. Sud Africa e Arabia
Saudita rilanciano le relazioni bilaterali, puntando in particolare sul
settore turistico. I due Paesi hanno
firmato un accordo in base al quale
le autorità saudite forniranno assistenza per permettere al Sud Africa
di sviluppare e valorizzare ulteriormente i propri siti culturali e le riserve naturali.
«L’implementazione di questo
accordo rafforza la cooperazione
con l’Arabia Saudita e ci permetterà di incrementare i ricavi del comparto turistico nazionale», ha commentato ieri sera il ministro del Turismo del Sud Africa, Derek Hanekom, nel corso della conferenza
stampa indetta dopo la firma
dell’intesa con le autorità di Riad
arrivata al termine di una serie di
incontri e seminari con organizzazioni e società saudite attive nel
settore del turismo.
Attualmente sono circa 6000 i
cittadini dell’Arabia Saudita che visitano ogni anno il Sud Africa per
ragioni turistiche, un numero destinato a crescere dopo la firma di
questo accordo bilaterale.
L’economia del Sud Africa — dicono gli analisti internazionali — è
la più importante del continente
africano e le autorità di Pretoria
hanno recentemente deciso di stanziare 600 milioni di rand (oltre 46
milioni di euro) per promuovere e
sostenere il turismo e le aziende
del settore.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
mercoledì 23 dicembre 2015
Beato Angelico, «Adorazione del Bambino»
(1440-1441, Convento di San Marco, Firenze)
dell’impero d’Oriente. Invece arrivato qui cambiò divisamento, e proseguì il suo cammino verso le rive del
Bosforo, dove costruì l’immensa città
che avrebbe portato per secoli il suo
nome. A me accade di seguire ora,
in forma più modesta, le orme di
Costantino: da Sardica a Costantinopoli, da Sofia ad Istanbul. Ma anche nella mia missione io porterò carissimo il ricordo della Bulgaria.
Ho chiesto in grazia al Santo Padre di poter cambiare il mio titolo
arcivescovile in quello di una località
che è una perla della Bulgaria: Mesembria. Da ora innanzi io non mi
chiamerò più arcivescovo titolare di
Areopoli, ma arcivescovo titolare di
Mesembria. Per tal modo il ricordo
della Bulgaria sarà di tutti i giorni; e
tante volte mi tornerà gradito al
cuore, quante volte la mia mano si
alzerà nella solenne liturgia a benedire il popolo, o si stenderà sulla
carta a firmare un documento.
Ma anche voi, miei cari fratelli,
conservate sempre vivo il ricordo di
me, che intendo restare sempre amico vostro, sempre fervido amico della Bulgaria. Una tradizione, anche
oggi rispettata fra i buoni cattolici
d’Irlanda, dispone che la vigilia di
Natale ogni casa abbia una finestra
con una lampada accesa oltre i vetri,
per indicare a Giuseppe e a Maria,
che passassero di là nella notte santa, in cerca di rifugio, che là dentro
c’è una famiglia che li attende
intorno alla fiamma del focolare, intorno alla mensa bandita di ogni
ben di Dio.
Miei cari fratelli, chi sa le vie
dell’avvenire? In qualunque luogo
del mondo mi accada di vivere, se
alcuno di Bulgaria avrà a passare
presso casa mia, durante la notte, fra
le difficoltà della vita troverà sempre
la lampada accesa. Batta, batta non
gli sarà chiesto se è cattolico o ortodosso: fratello di Bulgaria, basta, entri, due braccia fraterne, un cuore
caldo di amico lo accoglieranno a festa. Poiché questa è la carità del
Signore le cui effusioni resero gioconda la mia vita di dieci anni in
Bulgaria.
L’ultimo Natale a Sofia prima di raggiungere Istanbul
Sulle orme
di Costantino
evento lieto o triste, il duplice amore nube mai, neppure in giornate di
alla loro fede religiosa e alla loro qualche incertezza, sia venuta a turdiletta patria e alle istituzioni che la bare la serenità del mio soggiorno
reggono. Ah! miei fratelli, con- fra voi. Ma insieme piacemi riconotinuate ad amare così il vostro Paese. scere qui innanzi al sacro altare, che
Non lasciatevi sedurre giammai da io non mi ebbi mai dal popolo buldottrine contrarie a quella del garo, così dai suoi più alti rapprevangelo.
sentanti come dalla più umile gente,
Tutto ciò che turba la tranquillità che manifestazioni di rispetto, di
dell’ordine domestico, civile, nazio- garbo, di benevolenza. Di ciò fui e
nale — questa è appunto la pace — è sarò sempre lieto di rendere la più
illusione ed amarezza. Potrà darvi elogiosa testimonianza dovunque io
parvenze di prosperità e di benesse- vada e in faccia a chicchessia. Quel
re; la vera ricchezza, il vero progres- poco bene che ho potuto fare del cristianesimo quale si apprende e il pastore, dovrà ben arrivare sulla
so giammai. So bene che la vita del- nell’adempimento del mio apostolico dal vangelo, cioè l’unione di tutti i terra perché Gesù lo ha detto (cfr.
le nazioni è inquieta dappertutto; le mandato sta ora chiuso nel libro del- figli della Chiesa di Cristo al succes- Giovanni 10, 16). Affrettiamo con le
condizioni generali del mondo tristi la vita. Possa io nell’ultimo giorno sore del principe degli apostoli, ha nostre preghiere e con la nostra carie minacciose. Noi restiamo fedeli al- rivederlo e mi sia motivo di eterna imposto alcune riserve ai miei con- tà quel giorno benedetto. Via pacis,
la pace di Betlemme, alla pace di consolazione. Delle mie deficienze, tatti e alle mie manifeCristo. Deh! non manchi la bona vo- dei miei difetti personali, del non stazioni personali nei
luntas cantata dagli angeli. aver fatto di più, forse per negligen- rapporti con loro. Ciò
Io parto da voi povero
Ad essa Iddio tutto conce- za, se per avventura ho potuto riu- era ben naturale.
de. Ognuno di noi si porta scire grave ad alcuno, vogliate perMa io spero di esser
Povero e contento di aver dato tutto
la sua croce. Dovesse il pe- donarmi, o fratelli. Sono uomo an- ben riuscito a farmi
e di lasciar qui tutto
so di questa sembrarci an- ch’io.
comprendere anche da
che più forte, lo spirito di
All’avvenire penserà la Provvidenza
In questi dieci anni le mie mani loro. Il rispetto che ho
pace,
di
mitezza,
di
umiltà
sempre
tenuto
a
profesfurono
spesso
strumento
della
carità
In occasione del Natale 2015, il cardinale
che è sempre buona madre
coltivato nel nostro spirito, del Santo Padre nel sollevare molte sare in pubblico e in
Loris Francesco Capovilla, che fu segretario
ci procurerà le vittorie più miserie pubbliche e nascoste, nel privato per ciascuno e
di Giovanni XXIII, ha pubblicato un
sicure,
le
consolazioni
più
per
tutti,
il
mio
silenzio
contribuire
a
opere
notevoli
di
culto,
opuscolo che contiene alcune riflessioni di
intime e più care.
di elevazione spirituale, di carità. imperturbabile e senza fiele, il non via charitatis, via unitatis. E con l’indon Primo Mazzolari e il congedo da Sofia
Quanto a me godo nel Ma di questo nulla restò mai attac- essermi mai chinato a raccogliere vito e col saluto della pace di Bedell’arcivescovo Roncalli, pronunciato il 25
dirvi al termine della mia cato alla mia persona. Io parto da qualche sasso gettato da qualcuno tlemme per tutti, io moverò, o frateldicembre 1934, che pubblichiamo in questa
missione fra voi che io be- voi povero. Povero e contento di sul mio cammino, hanno dovuto di- li, i miei passi verso il nuovo campo
pagina.
nedirò sempre il Signore di aver dato tutto e di lasciar qui tutto. re a tutti la sincerità del mio cuore di lavoro che il Santo Padre mi ha
avervi conosciuti, miei cari All’avvenire penserà la Provvidenza anche per loro, che sento di amare ora affidato.
fratelli di Bulgaria, di avere del Signore. È sempre buona madre. nel Signore con la stessa cristiana e
Una leggenda ci narra che Copotuto mettere l’anima mia Se sapessi che non sarà mal compre- fraterna carità che il vangelo ci inse- stantino, partendosi da Roma verso
giorno ci ricongiungeremo e saremo a servizio delle anime vostre, di con- sa vorrei dire una parola anche per gna.
l’Oriente avrebbe detto: «La mia
eternamente felici.
servare una gran stima di voi e del tutti i nostri fratelli ortodossi. La diPensiamo tutti seriamente a salva- Roma è Sardica», pensando di coPiacemi, miei amatissimi fratelli, vostro bel Paese. Il Signore mi con- versità delle nostre disposizioni in re l’anima nostra. Il giorno in cui struire qui nella odierna capitale delche la mia dipartita da questa cara cesse la grande grazia che nessuna faccia ad uno dei punti fondamentali unico sarà nella Chiesa santa l’ovile la Bulgaria la grande capitale
terra Bulgara dove io ho trascorso
dieci anni che furono pieni delle benedizioni più elette del Signore sopra l’anima mia, stia per avvenire
durante questa festività del Natale, e
io possa cogliere dalla sacra liturgia
Il 23 dicembre 1815 usciva «Emma» di Jane Austen
il saluto che lascio a voi e vorrei restasse come ricordo perenne del mio
Nonostante la sua presunzione e il suo
di ELENA BUIA RUTT
passaggio: Pax hominibus bonae vonarcisismo, Emma è dotata di un’indiluntatis (Luca 2, 14). Io vi saluto
«Ho scelto un’eroina che non piacerà
pendenza di spirito che permette al letadunque dicendovi, fratelli, pace,
molto a nessuno tranne me»: in questi
tore di guardare oltre i suoi difetti. Oltre
pace. Così annunziarono gli angeli
termini, nel marzo 1814, Jane Austen dea essere bella, intelligente, in fondo di
la venuta di Betlemme, così salutaroscrive Emma, la protagonista del romanbuon cuore, è una tipica eroina austeniano gli inizi della nuova storia
zo eponimo a cui sta lavorando. Una vole e un carattere allegro», della giova- gnor Elton, il curato di Highbury, sia in- na che non si piega ad alcun principio di
dell’umanità. Mandato a voi dal
ne signorina di campagna il romanzo de- namorato di Harriet e, mentre plagia il
presa
di
posizione
singolare,
quella
Santo Padre che rappresenta sulla
autorità maschile. Né del padre, né del
dell’autrice, che sembrerebbe quasi prefi- scrive pensieri e propositi, apparente- cuore dell’amica affinché corrisponda taterra colui che giustamente nella
cognato, né dei conoscenti che popolano
gurare lo scarso successo riscosso dal li- mente spensierati e leggeri: a ben vedere, le sentimento, è lei a ricevere dal signor
odierna liturgia viene chiamato PrinElton stesso una richiesta di matrimonio, la sua casa, né tantomeno del signor
però,
ne
indica
un’inquietante
dimensiobro
nei
suoi
primi
anni
di
vita.
ceps pacis, il principe della pace, il
Pubblicato anonimo il 23 dicembre ne dello spirito, quella della separatezza. che anziché lusingarla la farà infuriare Knightley che, pur essendo segretamente
Signore nostro Gesù Cristo, che alper aver rovinato i suoi piani. Le atten- innamorato di lei, la tratta in modo pa1815, in tre volumi al prezzo di una
tro potevo io essere fra voi se non il
zioni di Emma, infatti, sono tutte rivolte ternalistico. Il sentire di Emma è spontaghinea,
con la sola indicazione
bonus homo pacificus, il quale non
a Frank Churchill, il figliastro della si- neo e senza schermi, come quando, ad
«dall’autrice di Orgoglio e pregiudiuscendo per nulla dal quadro delle
Il sentire della protagonista
gnorina Taylor (divenuta signora We- esempio, esprime apertamente teorie pozio»,
il
romanzo
vende
poco,
nosue religiose attribuzioni, e al di fuoston), che la ragazza crede sia infatuato co lusinghiere su ciò che
nostante
un
certo
successo
iniziale:
è spontaneo e senza schermi
ri di ogni competenza di carattere
di lei. Ma anche questa sua supposizione muove il gusto maschile,
dopo i primi quattro anni, le copie
politico, al di fuori e al di sopra di
Come quando critica il gusto maschile
si rivela infondata, nonostante le sue attratto più da «leggiarimaste
vengono
svendute
addiritinteressi terreni, non si preoccupa
continue speculazioni sul comportamen- dri faccini» che da
tura a due scellini. Ma quelle paattratto più da «leggiadri faccini»
che di contribuire alla pace in tutti i
to del giovane, sapientemente ritratte «menti piene di culrole che suonarono profetiche allosensi e in tutte le sue irradiazioni?
che
da
«menti
di
cultura»
nella narrazione dal discorso indiretto li- tura».
ra, sono oggi del tutto smentite
Tale mi sforzai, dunque, di essere
bero. Per finire, le congetture di Emma
Ma l’indipendal fatto che, a duecento anni dalfra di voi con la grazia del Signore:
su un innamoramento da parte del si- denza di Emma è
la sua pubblicazione, Emma si è
soprattutto mite e pacifico, senza laaffermato come classico della letteratura Emma è orfana di madre, vive con il pa- gnor Knightley, amico di famiglia e fra- stata vergata dalsciarmi smuovere giammai dal mio
dre ipocondriaco che accudisce con pa- tello del cognato, nei confronti di Har- la penna di Jane
mondiale.
proposito di grande discrezione e di
Completamente incentrato sulla prota- zienza, rassicurandolo per le sue conti- riet, sono così fuori dalla realtà, da non Austen, un’autrifedeltà al senso della misura in ogni
gonista, Emma Woodhouse, «bella, in- nue e futili paure: la sorella vive lontana, permetterle di accorgersi che egli è inve- ce libera, diretta,
cosa; in ogni cosa fuorché nel trattasagace, ironica e
re tutti con grande indulgenza e catelligente e ricca, con una casa conforte- assorbita da marito, figli e occupazioni ce innamorato di lei.
All’intricata trama del romanzo, con- soprattutto autoidomestiche; la sua istitutrice, la signorina
rità, memore dello spirito del vangeTaylor, si è oramai sposata; la sua amici- tribuiscono anche tutti gli altri personag- ronica. Uno dei
lo dove è scritto: Ignem veni mittere
zia con Harriet, una giovane e ingenua gi che popolano il ristretto, ma pettegolo suoi ammiratori era
in terram, sono venuto a portare il
ragazza del posto, è asimmetrica per una mondo di Highbury, nessuno escluso: sua maestà Giorgio
fuoco sulla terra (Luca 12, 49) e dodifferenza di ceto e di età, che rende la tutti equivocano e cadono in errore, IV, il principe reggente
ve è scritto anche: Beati mites
seconda completamente succube della fraintendendo una delle realtà più com- che, attraverso il suo biquoniam possidebunt terram, beati i
prima. Insomma, Emma soffre per la plicate, quella del cuore, perché la inter- bliotecario, la invitò nella
miti perché possederanno la terra
mancanza di una figura di riferimento, pretano con le categorie della supposi- residenza
londinese,
(Matteo 5, 4).
che possa orientare e insieme arginare il zione. Tutti evitando uno “sconveniente” Carlton House,
Ebbene, lasciate che io vi dica,
Confessava la scrittrice londinese Virginia
suo ego volitivo, celato dietro un para- confronto diretto, un dialogo sincero, co- per comunicarle
miei cari fratelli, che questa è la straWoolf: «Ho saccheggiato le biblioteche
vento di composta formalità tipicamente me se ogni apertura reale nei confronti che le era concesda migliore e che io vi inviti anche
pubbliche trovandole piene di tesori
del prossimo scalfisse il proprio orgoglio so dedicargli Eminglese.
oggi, nella luce di Betlemme, nella
Ritratto della scrittrice (XIX secolo)
affondati». Ora, nel Regno Unito, sono le
La sua occupazione principale, nella e fosse prova di debolezza: è da tale ma, romanzo in
dolce mestizia dell’addio, a seguirla
biblioteche stesse ad affondare, a causa
piccola comunità di Highbury, consiste mancanza di dialogo, che ogni opinione quel momento in
sempre. Oh! la pace. La pace
della crisi economica. Come rileva «The
è
destinata
a
trasformarsi
in
pregiudizio.
nel
gestire
le
vite
degli
altri,
indirizzandell’anima con Dio innanzitutto neluscita. Jane AuGuardian», cresce il numero di biblioteche
done i sentimenti, pianificandone gli in- Il signor Knightley e i Weston, ad esem- sten, anziché onorata, si mostrò talmente
la fedeltà ai sacri doveri della fami(più di cento, al momento) costrette a
contri, combinandone i matrimoni: ma pio, credono che Emma ami Frank riluttante, che uno dei suoi amici fu coglia cristiana, con il fuggire la colpa
chiudere.
A
Londra
la
Kensal
Rise
e
la
Churchill,
mentre
quasi
tutti
equivocano
spesso
quell’opinione
troppo
alta
che
ha
e i peccati, con la coltivazione della
stretto ad avvertirla che quel permesso
Breck Road; a Newcastle la High Heaton,
di sé, la porta a interpretare la realtà se- il rapporto fra Churchill stesso e Jane doveva essere considerato un ordine.
pietà, con l’uso dei sacramenti, con
a Liverpool la Breck Road, tanto per
condo i propri desideri, senza comunica- Fairfax, una riservata e distinta musicista
lo studio della verità religiosa, con il
E così la dedica — che recita «A sua
citarne alcune. L’intellighenzia britannica è
re con le persone a lei vicine, ridotte a orfana, con lui segretamente fidanzata.
fervore dell’apostolato per il regno
allora sugli scudi e denuncia «la barbarie in
Il finale della storia è in un certo sen- Altezza Reale il principe Reggente, quetessere del puzzle immaginario di una vidi Nostro Signore Gesù Cristo. Poi
atto». E pensare che la prima biblioteca,
ziata ragazza di buona famiglia, arrocca- so “tradizionale”: la realtà dei diversi st’opera è con il permesso di sua altezza
la pace nei vostri rapporti sociali,
quella di Tebe, fondata nel XV secolo prima
ta nei bastioni del proprio io. Gli errori sentimenti viene svelata, Emma si ritrova reale, col massimo rispetto dedicata, dalentro il santuario della famiglia, neldell’era cristiana, sfoggiava l’iscrizione «Qui
di valutazione dell’irreprensibile Emma, a essere chiesta in moglie dall’«insospet- la devota e obbediente umile serva di
le varie manifestazioni della vita priè la medicina per l’anima»: un memento
frutto di una comunicazione viziata, rap- tabile» signor Knightley, che deciderà di sua altezza reale, l’autrice» — più che il
vata e pubblica.
che sollecita a prescrivere la giusta ricetta
presentano infatti il sottotesto di una sposare, mentre Frank Churchill sposa compiacimento di un onore ricevuto
A questo proposito vi dirò che mi
per curare la malferma salute delle
storia che oscilla tra il romanzo rosa, la Jane Fairfax e Harriet il signor Martin, esprime, per l’ironia implicita, l’insopprifu sempre motivo di edificazione e
biblioteche britanniche evitando di minare
commedia e il dramma, a seconda del li- un agricoltore che da tempo si era fatto mibile libertà di spirito di una donna
di compiacenza il constatare come i
quella dei sudditi di Sua Maestà. (gabriele
vello di lettura (o ri-lettura) a cui la si avanti, ma che era stato rifiutato a causa che nel fare artistico ha radicato la sua
cattolici di Bulgaria sappiano prontamente conciliare e fondere, in ogni
nicolò)
indipendenza.
vuole approcciare. Emma crede che il si- delle pressioni di Emma sull’amica.
di ANGELO GIUSEPPE RONCALLI
iei cari fratelli. Questo Natale è il decimo che ho il piacere
di celebrare con voi.
Ed è l’ultimo. Se dicessi che partendo da voi e lasciandovi per sempre, il mio cuore è insensibile, mentirei davanti al Signore. Ma io debbo imporre la disciplina del mio spirito alle ragioni del
cuore. Su questa terra siamo tutti
pellegrini (1 Pietro 2, 11). Ci si incontra sulle varie vie del mondo. Ci
si ama scambievolmente, ma poi bisogna distaccarci: ciascuno riprende
il suo cammino verso il Paradiso,
che è la nostra vera patria, dove un
M
L’opuscolo
Romanzo dell’indipendenza
Biblioteche e anima
L’OSSERVATORE ROMANO
mercoledì 23 dicembre 2015
pagina 5
Restaurato un rilievo frammentario in San Sebastiano
Quel piccolo
bastone ricurvo
di FABRIZIO BISCONTI
ra le centinaia di sarcofagi
conservati nel complesso monumentale di San Sebastiano
fuori le mura sulla via Appia
Antica, che rappresenta una
delle tappe ineliminabili del percorso giubilare, emerge un piccolo frammento, riferibile al III secolo e suscettibile di una lettura critica, che lo liberi dalla disattenzione degli studiosi e dei visitatori delle più
antiche catacombe cristiane di Roma.
Il marmo, proveniente dagli scavi del
passato remoto del monumento paleocristiano dedicato alla memoria apostolorum,
ovvero al ricordo dei santi Pietro e Paolo,
T
Il marmo proviene dagli scavi
del monumento paleocristiano
dedicato alla memoria di Pietro e Paolo
Ed è stato ricollocato idealmente
nell’ambito bucolico
fissato al 29 giugno, si conserva nel Museo della biglietteria della catacomba ed è
stato oggetto di un recentissimo restauro,
che ne ha reso più agevole la lettura, tanto da ricollocarlo nella tematica iconografica di riferimento, che può essere riconosciuta nell’ambito del largo argomento
bucolico.
evangelico della Natività, proprio nel frangente cronologico
in cui si incastona — negli anni
Trenta e Quaranta del III secolo
— la prima scena della Madonna
con Bambino e il profeta Balaam, che indica la stella
dell’evento messianico, in un affresco dell’arenario delle catacombe di Priscilla.
Sarcofago con scena di Natività (complesso di San Sebastiano,
Ebbene, il piccolo rilievo
marmoreo di San Sebastiano
mostra ancora un gruppo di tre
figure intimamente legate e, per certi stiano, un pastore in tunica esomide acaspetti, vicine per tema, schema e tempe- clama verso il bambino nella mangiatoia,
ratura artistica alla pittura priscilliana. mentre impugna il pedum.
Nel frammento di sarcofago di San SebaQuesta iconografia, che attraverserà la
stiano la generica atmosfera agropastorale stagione paleocristiana, specialmente con i
è ancora molto viva, tanto che gli studiosi monumentali sarcofagi di Boville Ernica e
non hanno concentrato l’attenzione sul ri- di Adelfia a Siracusa, approderà al pieno
lievo, considerandolo semplicemente uno medioevo, con la megalografia di Castelstralcio di uno di quei sarcofagi prodotti seprio, e giungerà all’arte moderna, per
— come si diceva in apertura — in un ate- trovare il suo culmine, la sua soluzione,
lier romano e definiti convenzionalmente ma anche la sua memoria nel capolavoro
“grandi pastorali”, per indicare una classe messinese di Caravaggio. La grande tela,
di monumenti, che conta almeno una custodita nel Museo Regionale di Messitrentina di esemplari e che toccò il suo na, fu realizzata dal pittore in fuga da
apex in un’arca marmorea dei Musei Vati- Malta, nel 1609, per incarico del Senato
cani e in una del Museo delle Terme, che, della città, che la commissionò come pala
tra l’altro, conservano interessanti tracce d’altare della chiesa di Santa Maria della
di policromia.
Concezione, per la considerevole cifra di
Il recente restauro — promosso dalla mille scudi.
Pontificia Commissione di Archeologia
È sintomatico che nella rappresentazioSacra — permette ora di leggere con più ne della “Natività povera” tanto cara alla
attenzione la scena e di sollevarla da quel- pittura del Seicento e del Settecento —
le “tappezzerie bucoliche” che caratteriz- che si affranca dagli schemi più oleografizano i sarcofagi a “grandi pastorali”. Se, ci del Mantegna, del Ghirlandaio, del
I versi di Manzoni sulla Natività
La ferita
del Natale 1833
III
Coperchio di sarcofago con scena di presepe (IV secolo)
Negli anni centrali del III secolo, infatti, nelle officine romane viene concepita
una classe di sarcofagi che propongono
rappresentazioni ispirate alla vita pastorale e alla pratica agricola, per alludere alla
quiete e alla beatitudine del locus amoenus
di virgiliana memoria. Mentre queste raffigurazioni, per la committenza cristiana,
assumono una valenza propriamente salvifica, in quanto proprio da queste scenografie bucoliche viene estratta la figura
simbolica del buon pastore, alcune “vignette” sono connotate da un esponente
biblico, per evocare il grande filone pastorale veterotestamentario.
Nel nostro caso, poi, la declinazione
cristiana ci accompagna verso il luogo
Un altro Paese
«L’addio al Mezzogiorno prima che culturale è
stato ideologico e politico» scrive Ernesto Galli
della Loggia nell’editoriale del «Corriere della
Sera» del 21 dicembre, denunciando che questo
addio è cominciato a partire dalla metà degli anni
Ottanta, «quando la centralità sempre maggiore
del tema della legalità ha preso a fare del Sud,
patria delle maggiori organizzazioni criminali
europee, se non mondiali, il terreno del negativo e
del male per antonomasia». Lo storico sottolinea,
nel contempo, come l’attuale classe dirigente non
sappia ormai che cosa sia il Sud, «anche perché
sempre più spesso non vi mette piede». E ciò vale
anche per la maggior parte dei giovani veneti o
lombardi, per i quali Lecce o Siracusa molto
probabilmente suonano «come nomi di località
esotiche e remote». Non c’è allora da stupirsi
— osserva l’editorialista — se nella «narrazione» di
Matteo Renzi il Sud non ci sia. Un’omissione
assai grave, poiché senza il Sud l’Italia non esiste.
Esiste un’altra cosa, «un altro Paese».
infatti, la rappresentazione è ambientata Correggio e che si avvicina, invece, ai caen plein air, come dimostra la capanna ve- polavori di Rubens e di El Greco — sfrutgetale, che si avvista sullo sfondo, la gio- ti ancora il pastore con la spalla scoperta
vane madre, con il capo coperto da un che si appoggia al baculum, dimostrando
breve velo e la tunica intima abbraccia te- una continuità schemica, che attraversa i
neramente l’infante nudo, mentre alle secoli e che rende il pastore che adora il
spalle sopraggiunge un villico, o meglio bambino, teneramente abbracciato da una
un pastore, che impugna un baculum (pic- Madonna sfinita e sistemata in una stalla
colo bastone ricurvo) e veste una tunica buia, appena schiarita da una lama di luce, un rappresentante simbolico e immanesigua fermata sulla spalla destra.
La scena rimanda al luogo lucano (2, 8- cabile dell’umanità attratta, ipnotizzata,
20) che ricorda l’avviso, da parte di un emozionata davanti al mistero della Natiangelo, durante la notte santa, ai pastori, vità.
che vegliavano sulle greggi
nella regione di Betlemme,
affinché si recassero a contemplare il prodigio della
Natività. L’episodio, sconosciuto a Marco e Giovanni, si
collega naturalmente all’adorazione dei Magi, così come
viene riferita da Matteo (2, 112). I due avvenimenti, infatti, inserendosi nella scena
della Natività, rivestono il
ruolo dei due apici di un segmento simbolico, ovvero della società umana. Fulgenzio
di Ruspe, nel sermone
sull’Epifania (4, 2), riconosce
nei pastori i rappresentanti
dei giudei e nei Magi quelli
dei pagani, intesi come due
pietre per la costruzione di
uno stesso edificio, cioè la
Chiesa. Per questo motivo, le
due scene spesso si fondono
o vengono drasticamente abbreviate, talché talora appare
un solo pastore, come nel
tardo sarcofago di San Celso
a Milano, che reca eloquentemente anche gli episodi
dell’Adorazione dei Magi,
l’incredulità di san Tommaso
e le donne al Sepolcro, muovendosi dall’infanzia all’anastasi. Già del secolo IV, anche
in un coperchio di sarcofago,
Michelangelo Merisi da Caravaggio, «Adorazione dei pastori» (1609)
conservato al Museo Pio Cri-
secolo)
di MELO FRENI
ortunata coincidenza il
ritrovarsi fra le mani pagine che ben si attengono a questo periodo di
avvento che prelude al
Natale. Si tratta degli Inni sacri di
Alessandro Manzoni, fra i quali
spicca, appunto, quello dedicato al
Natale, il terzo dei cinque inni, che
risale all’estate del 1813 (gli altri sono La Resurrezione, Il nome di Maria, La Passione e La Pentecoste).
Attingendo alle Sacre Scritture e
ricorrendo alla fervida fantasia di
F
In un romanzo
Pomilio rilegge la vicenda biografica
dell’autore dei «Promessi sposi»
alla luce delle meditazioni di Pascal
sul mistero della Croce
poté avvertire per quanto, a distanza di venti anni, avrebbe colpito lui
stesso nella gioia di quel giorno
gaudioso.
Natale 1833: muore Enrichetta
Blondel, la moglie di un addoloratissimo Manzoni che non si rassegna al silenzio di Dio di fronte alle
preghiere inesaudite, e alla speranza
di una guarigione dolorosamente
invocata e negata. Un lutto che lo
scrittore non riesce a elaborare, e il
cui sfogo affida a una manciata di
versi, Natale 1833, rimasti incompleti. Ma bastano per esprimere un
sentimento diverso rispetto a quello
espresso dall’inno sacro.
Manzoni si ribella al dolore che
ritiene di subire ingiustamente e il
«fanciullo celeste» della natività diventa «severo». «Regna sopra i turbini ... sì che tu sei terribile / sì che
in quei lini ascoso / in braccio a
quella Vergine / sovra quel sen pietoso/... è legge il tuo vagir / vedi le
nostre lagrime / intendi i nostri gridi / il voler nostro interroghi / e a
tuo voler decidi». È il lamento di
un innamorato deluso, privato
dell’amore di quella donna che, fra
l’altro, aveva avuto un ruolo fondamentale nella sua conversione.
In quel Natale del 1833 Dio non
rispose, si nascose nel silenzio. Ma
bisognava capirne le motivazioni e
un altro grande scrittore di fede
cattolica, Mario Pomilio, a distanza
di oltre un secolo, si assunse il
compito di ricavare, scavando nel
medesimo mondo manzoniano, le
motivazioni per cui non bisognava
disperare per il precipitare di
quell’avventura umana.
Natale 1833 diventò il titolo
dell’originale e profondo romanzo
investigativo di Pomilio, dove riecheggia tutto di Manzoni. Ma il filtro è quello di Pascal, lo scrittore
francese che in pieno Seicento non
scrittore e di credente, Manzoni vi
celebra il mistero dell’incarnazione,
significando la nascita di Gesù come l’avvio necessario del cammino
verso la salvezza. Paragona il peccato originale a un grande masso che
dalla montagna ha fatto precipitare
l’uomo in fondo a un dirupo, fino
all’avverarsi del meraviglioso evento
da dove inizia il riscatto: la nascita
di Gesù. «Ecco ci è nato un pargolo / Ci fu largito un figlio / Le avverse forze tremano / al mover del
suo ciglio: / All’uom la mano ei
porge / che si ravviva e sorge / (…)
Dalle magioni eteree / Sgorga una
fonte e scende / E nel burron de’
triboli / Vivida si distende».
Non c’è trionfalismo, non ci sono
esaltazioni dell’impossibile. Manzoni coglie il frutto di
un messaggio la cui
attualità è intramontabile e che anche noi
stiamo cogliendo in
parole e gesti dei nostri giorni: la povertà
e l’umiltà.
I versi descrivono
una madre che com«Mio padre — spiega Alberto Guareschi — nel
pone e adora, beata, il
lager si era accorto che il suo compito non
figliolo, avvolto nei
era solo quello di divertire ma anche di farsi
poveri panni di un
carico dei problemi degli altri. E così, con un
umile presepe, fra i
colloquio immaginario con se stesso, col
pastori devoti che senGiovannino magro, con gli occhi spiritati,
za indugiare accorrono
stracciato ma pieno di sogni, dice: “Questi
a sentirlo vagire: è il
poveretti hanno una grande nostalgia di casa:
re del ciel che non alle
perché non cerchi di rasserenarli scrivendo
vegliate porte dei pouna favola di Natale”». La testimonianza del
tenti si rivolge, ma
figlio di Giovannino Guareschi è stata
agli umili devoti «al
raccolta da Nazareno Giusti, in un articolo
duro mondo ignoti».
uscito su «Avvenire» del 19 dicembre scorso
Indubbia è la beldedicato a un’opera «le cui muse ispiratrici
lezza descrittiva dei
furono la fame, il freddo e la nostalgia». E
versi, ma l’intensità
domenica 27 a Busseto tornerà in scena la
del significato va ben
Favola di Natale scritta dal padre di Don
oltre, fino alla parte
Camillo e Peppone durante la sua prigionia
conclusiva
dove,
nel campo di Sandbostel; il debutto avvenne
all’improvviso, l’espeproprio nel lager, con i compagni di prigionia
rienza storica dello
come pubblico, nel dicembre del 1945. «Erano
scrittore prende il so— spiega Giovanni Lugaresi, presidente
pravvento.
«Dormi
onorario del Club dei Ventitré — pochi fogli.
Fanciul non piangere
Un gioiellino di poco respiro, ma delicato e
/ Dormi o Fanciul cetoccante».
leste / Sovra il tuo capo stridere / non osin
le tempeste».
Non è il «dolce
pianger di nulla» del fanciullino mancò di basare l’apologia della fepascoliano. Manzoni sa tutto del de cristiana sul mistero di Dio: ciadestino che da quella nascita porte- scuno ha da portare la croce del
rà alla croce, destino che lo scritto- proprio dolore e il dolore di ciascure vorrebbe esorcizzare: «non osin no è la croce di Dio, che pertanto è
sempre presente, non estraneo ma
le tempeste».
La tempesta, dunque, è avvertita, partecipe del dolore dell’uomo.
c’è, ci sarà. Ci sovviene il quadro Condizione naturale che il cristiano
del Giorgione dove, alle spalle di deve accettare per quello che signiuna dolcissima maternità, si adden- fica. Ne restiamo tutti coinvolti ed
sano le nubi presagio della tempe- è per questo che sia quello degli Insta che verrà. Presentimento che in ni Sacri o quello del 1833 è un Naquel Natale del 1813 Manzoni non tale che ci appartiene.
Guareschi
e la fiaba scritta nel lager
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
mercoledì 23 dicembre 2015
La Basilica della Natività
a Betlemme (Afp)
Le nascite di Gesù e di Maometto celebrate nella stessa data
Segni di Dio
Per i cristiani di Terra santa
Natale essenziale
GERUSALEMME, 22. Pochi pellegrini,
alberi e luminarie semispente: il Natale in Terra santa si profila anche
come un’occasione per tornare
all’essenziale di una festa che non
raramente rischia di essere snaturata
proprio dal suo mero aspetto esteriore. Lo aveva chiesto il patriarca di
Gerusalemme dei Latini, Fouad
Twal, che nel pomeriggio della vigilia, dopo una tappa al monastero di
Mar Elias, giungerà in processione a
Betlemme, dove prima della messa
di mezzanotte presiederà il rito di
apertura della porta santa nella basilica delle Natività. Rito che il 27 dicembre verrà poi ripetuto a Nazaret,
nella basilica dell’Annunciazione.
«La situazione attuale — ha scritto
infatti Twal nel suo messaggio natalizio — ci suggerisce di limitare gli
aspetti più appariscenti delle celebrazioni a favore di un approfondimento del loro significato spirituale». Da qui l’invito a ogni parroc-
chia «a spegnere per 5 minuti le luci
dell’albero di Natale, in segno di solidarietà con tutte le vittime della
violenza e del terrorismo» e la decisione di celebrare la messa di Natale
«per le vittime e i loro familiari,
perché possano riprendere coraggio
e aver parte della gioia e della pace
del Natale». Un messaggio quello di
Twal che è stato anche l’occasione
per tornare a esprimere dolore per
«la nostra amata Terra santa presa
nel circolo infernale e sanguinoso
della violenza. Siamo stanchi di
questo conflitto e di vedere la Terra
santa insanguinata».
Il clima cupo della sofferenza per
il conflitto israelo-palestinese ha fatto anche da inevitabile cornice alla
visita che domenica scorsa, sempre il
patriarca Twal ha compiuto nella
Striscia di Gaza per l’apertura della
porta santa nella parrocchia dedicata
alla Sacra Famiglia. Qui la piccola
comunità cristiana locale — circa
Dopo oltre quattro anni di guerra
Una nuova chiesa
tra le rovine di Damasco
1300 persone — si prepara alle festività con la nostalgia di tempi non
lontani, in cui ancora era permesso
celebrare il Natale in pubblico.
«Non è facile essere cristiani a Gaza», lamenta un esponente della comunità, Zuheir Michael Jawadat,
per il quale «l’atmosfera non è gradevole. Hamas non autorizza più
celebrazioni natalizie in spazi pubblici». In passato per Natale i cristiani della Striscia di Gaza si raccoglievano al suono di una banda in
una delle piazze centrali, dove esponevano un grande albero addobbato. In questi giorni invece a Gaza
non si avverte alcuna atmosfera di
festa, fatta eccezione per i pupazzi
di Babbo Natale reperibili nei negozi di giocattoli. Le relazioni con i
dirigenti di Hamas vengono considerate buone, ma «il timore maggiore — aggiunge — riguarda i salafiti,
che potrebbero compiere attacchi
isolati». Per rincuorare la comunità,
come ogni anno in occasione del
Natale, si è svolta la visita del patriarca Twal, che insieme al vescovo
vicario patriarcale per Israele, Giacinto-Boulos Marcuzzo, e ad alcuni
sacerdoti di Gerusalemme e dei Territori Palestinesi, ha partecipato alla
festa natalizia dei bambini che ha
avuto luogo nei locali polifunzionali
della parrocchia, inaugurati di recente. Twal — come riferisce l’agenzia Ansa — ha voluto incontrare anche gli anziani, quanti cioè sono rimasti soli dopo che i figli si sono visti costretti a cercare fortuna altrove.
Tra gli argomenti affrontati anche
quelli dei permessi — quest’anno saranno seicento — rilasciati ai cristiani
residenti nella Striscia di Gaza per
consentire loro di visitare i luoghi
santi, a cominciare da quelli situati a
Betlemme, in occasione delle festività natalizie. Tali permessi vengono
spesso negati ai maschi di età compresa fra i 16 e i 35 anni. Di conseguenza le famiglie sono costrette a
scegliere se separarsi e festeggiare in
luoghi diversi, oppure restare riunite
a Gaza. Il patriarca ha cercato comunque di indurre i fedeli alla speranza: «Sappiamo che l’anno che si
conclude ha avuto molti aspetti negativi. Ci sono state violenza, fame,
dolore. Speriamo però che l’anno
che viene sia davvero nuovo, con
giustizia ed eguaglianza».
A tutto ciò si aggiunge la preoccupazione per un sensibile calo dei
pellegrinaggi in Terra santa, che, come è noto, spesso costituiscono un
insostituibile sostegno, morale e anche economico, per la sopravvivenza
della comunità cristiana locale. La
Custodia di Terra santa ha proprio
in questi giorni diffuso un rapporto,
contenente i dati del 2015 provenienti dal Franciscan Pilgrim Office di
Gerusalemme. Prendendo come riferimento il santuario di Cafarnao —
l’unico che attualmente è in grado
di calcolare con precisione il numero
dei visitatori — si può desumere un
sensibile calo: dai 674.000 del 2014,
che pure non era stato un anno positivo, ai 481.000 del 2015. Tra gli
spunti positivi, l’aumento definito
«esponenziale» del “pellegrinaggio
verde”, cioè di coloro che arrivano a
piedi sull’onda dell’esperienza in
Spagna del cammino di Santiago de
Compostela.
PARIGI, 22. Quest’anno la celebrazione della nascita di Gesù coincide
con quella del profeta Maometto. Il
Mawlid al-Nabī verrà ricordato la
sera del 24 dicembre nella totalità
del mondo arabo, il 25 nel resto del
pianeta. Non accadeva da 457 anni.
Bisogna infatti risalire al 1558 per
trovare una configurazione simile
(era il 12 del mese lunare di Rabi’
al-awwal dell’anno 966 dell’Egira),
mentre nel 1852 il Mawlid coincise
con il 25 dicembre. A spiegarlo, in
un articolo diffuso sul sito in rete
della Conferenza episcopale francese, è padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani, il quale sottolinea che la notizia ha avuto vasta
eco in Francia e non solo: «Da
giorni i media algerini e marocchini
ne parlano. La trasmissione “Islam
de France” del 27 dicembre sarà dedicata a questo tema. Alcune diocesi, come quelle di Metz, Angers e
Lille, si sono mobilitate attorno
all’avvenimento. Cristiani e musulmani, in Belgio come in Maghreb,
se ne rallegrano».
Con il Mawlid al-Nabī i musulmani esprimono il loro riconoscimento al profeta, ne rammentano le
virtù, pregano e vivono un sereno
momento in famiglia. «Comunità
cristiane e musulmane — scrive padre Feroldi — avranno così il cuore
in festa. Renderanno grazie a Dio,
ciascuna nella propria tradizione,
per questa buona novella che è la
nascita di Gesù o di Maometto, nascite che saranno fonte di incontro
tra uomini e donne credenti e Colui
che è fonte di vita, fonte della vita.
In tale unità di data rarissima, molti vogliono vedervi un segno di
Dio, in questi tempi difficili in cui
la pace annunciata dagli angeli, la
notte di Natale, è maltrattata dalla
follia degli uomini».
Mawlid e Natale 2015: «Festeggiamo ciò che ci unisce senza ignorare ciò che ci differenzia», è il
messaggio lanciato dal direttore
dell’organismo episcopale: «Non si
tratta di incorrere in un banale sincretismo, comparando Gesù e Maometto. Siamo coscienti di quello
che ci unisce e di ciò che ci differenzia. Ma questa simultaneità di
feste è una bellissima opportunità
di incontro e di scambio. Offre la
possibilità di dirsi che siamo felici
di stare insieme, credenti, in uno
L’accoglienza dei profughi al centro del messaggio natalizio del patriarca di Costantinopoli
Il regalo più prezioso
DAMASCO, 22. Un dono di Natale
dopo oltre quattro anni di guerra.
Nel mezzo delle rovine e della distruzione, a Damasco sorgerà una
nuova chiesa maronita. Sarà inaugurata l’8 gennaio nel quartiere di
Kachkoul, alla periferia orientale
della capitale e sarà intitolata ai
beati Francesco, Abdel-Mooti e
Raffaele Massabki, tre fratelli maroniti martirizzati a Damasco nel
1860. Ad annunciarlo — riferisce
l’agenzia Fides — è stato l’arcivescovo di Damasco dei Maroniti,
Samir Nassar, definendo l’evento
«un autentico dono del Natale: sarà un’oasi di preghiera e un segno
di gioia e di speranza in mezzo a
un mondo di violenza, di intolleranza e di paura». Infatti, «in
mezzo alle rovine, questa nuova
cappella si presenta come la stella
dei Magi, che conduce al Bambino
divino». Per il presule, «costruire
una chiesa in tempi di guerra e di
desolazione esprime il desiderio di
vincere la morte e il coraggio di vi-
vere la fede. I nostri coraggiosi fedeli hanno scelto di restare in città,
di andare contro corrente e di riporre la loro fiducia in Gesù Cristo, in questa notte oscura. Quest’anno Natale a Damasco sarà anche una festa di risurrezione».
È tempo infatti di infondere fiducia nella popolazione provata da
una sofferenza che appare senza fine. «Nonostante la guerra, nonostante i gravi problemi sociali ed
economici — racconta l’arcivescovo
— i nostri sacerdoti insieme ai fedeli hanno avviato tre progetti per
realizzare tre cappelle in altrettanti
quartieri di Damasco. Ora sorge la
prima. Le altre due saranno nei
quartieri di Douwaylaa e Jaramana. Questi luoghi servono a rinsaldare le comunità dei fedeli, a organizzare catechesi e incontri sulla
Bibbia e serate di preghiera e fraternità. In questo tempo difficile,
di precarietà e violenza, Cristo
continua ad attrarre sempre di
più».
ISTANBUL, 22. «Nella nostra epoca
molti bambini sono costretti a diventare profughi, seguendo i propri genitori, per salvare la propria vita, vita
che i loro molteplici nemici guardano
con sospetto. Tale fatto costituisce
una ignominia per il genere umano».
A sottolinearlo è il patriarca ecumenico, Bartolomeo, nel messaggio di
Natale, quest’anno dedicato ai milioni di profughi costretti ad abbandonare le proprie terre a causa delle
persecuzioni e delle violenze. La
Chiesa ortodossa segue giorno per
giorno la fuga di massa di gente disperata alla ricerca di un tetto sotto
cui dormire. «È vero — ricorda nel
messaggio l’arcivescovo ortodosso di
Costantinopoli — che lungo la storia
dell’uomo, i popoli hanno effettuato
molte migrazioni». Tuttavia, continua, «speravamo che dopo le due
guerre mondiali e le dichiarazioni
sulla pace di leader religiosi e politici, le società odierne avrebbero potuto assicurare la convivenza pacifica
degli uomini nei propri Paesi. I fatti,
purtroppo, deludono la speranza, in
quanto grandi masse di esseri umani,
di fronte alla minaccia del loro annientamento, sono obbligati a prendere la via della migrazione».
Tale situazione «accresce la nostra
responsabilità». Secondo Bartolomeo, non si può rimanere «insensibili di fronte al dramma quotidiano di
migliaia di nostri fratelli». Vanno invece espresse loro «solidarietà e amore, con la certezza che ogni beneficenza verso di loro giunge al volto
del Figlio di Dio che è nato e ha
preso carne, il quale non è venuto al
mondo come un re, o come un dominatore, un potente o un ricco, ma
è stato generato come un bimbo
ignudo e inerme, in una piccola stalla, senza un focolare, così come vivono in questo momento migliaia di
nostri fratelli. Ed è stato obbligato
nei primi anni della sua vita terrena a
espatriare in una terra lontana, per
salvarsi dall’odio di Erode. Potremmo dire — conclude il patriarca di
Costantinopoli — che la terra e il mare bevono il sangue innocente dei
bambini e dei profughi di oggi, mentre l’anima insicura di Erode ha ricevuto il giudizio». Il «divino fanciullo
— scrive ancora Bartolomeo — nato e
portato in Egitto è il reale difensore
dei profughi di oggi, dei perseguitati
dagli Erode di oggi. L’assistenza e il
nostro aiuto verso i perseguitati e i
nostri fratelli deportati, indipendentemente dalla razza, stirpe e religione, saranno per il Signore che nasce
doni assai più preziosi dei doni dei
magi».
stesso atteggiamento spirituale e
umano in cui, da una parte, ci rivolgiamo a Dio nella preghiera e,
dall’altra, viviamo momenti di fratellanza e amicizia, in famiglia e
con i nostri vicini e amici», osserva
il responsabile.
L’invito dunque è a essere felici
di «poter accoglierci vicendevolmente tra cristiani e musulmani»,
in questo periodo di Natale, di
«poter esprimere in questo fine anno, attraverso la parola, un augurio,
dei dolci offerti, il rispetto e il riconoscimento reciproci delle due tradizioni religiose». Felici di «poter
dare ai nostri contemporanei un
grande segnale del “vivere insieme”
in quest’epoca dove, in nome della
religione e di Dio, alcuni predicano
odio o commettono attentati».
Vincent Feroldi esorta inoltre i
cristiani ad approfittare di questo
momento per scoprire il posto dato
a Gesù e a Maria nel Corano.
Un’intera sura infatti, la diciannovesima (Maryam), è dedicata alla
Vergine Maria. Al versetto 16 vi si
legge: «Ricorda Maria nel Libro,
Maria, quando si allontanò dalla
sua famiglia, in un luogo a Oriente». E il versetto 21 parla di suo figlio: «Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: Ciò è facile per me
[...]. Faremo di lui un segno per le
genti e una misericordia da parte
nostra. È cosa stabilita”».
Nel 2015 — conclude il direttore
del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani — «Gesù il
Salvatore è più che mai segno, grazia e misericordia per tutti gli uomini. È il principe della pace».
D all’islam doni ai cattolici
Per testimoniare
il rispetto
verso le altre fedi
ROMA, 22. Dare testimonianza
del rispetto che i veri musulmani
nutrono verso le altre religioni e
le loro espressioni. È stata questa
la motivazione che, in Italia ha
spinto alcune comunità islamiche
locali a compiere gesti significativi nei confronti dei cattolici.
A Taranto, i fedeli musulmani
hanno donato all’arcivescovo Filippo Santoro una statuetta di
Gesù Bambino in segno di rispetto per il Natale. La consegna
— riferisce l’agenzia Ansa — è avvenuta a margine dell’apertura
della porta santa avvenuta nella
basilica di San Martino, a Martina Franca, a opera dell’arcivescovo di Taranto. Durante la cerimonia di consegna della statuetta, la comunità cattolica e quella
musulmana hanno «condannato
insieme le guerre di religione,
dove il nome di Dio è utilizzato
per uccidere e distruggere, non
rispettando — è stato osservato —
il messaggio di pace che invece
entrambe le religioni trasmettono». Ad Annone Veneto, invece,
il sindaco Ada Toffolon, riceverà
in regalo, mercoledì 23 dicembre,
un presepio dalla comunità islamica. «È un gesto simbolico —
spiega in una nota Bouchaib
Tanji, presidente dell’associazione culturale islamica Assalam —
con il quale vogliamo testimoniare il rispetto dei musulmani e
dell’islam verso le altre religioni». Tanji, che è anche presidente della Federazione islamica del
Veneto, rileva come da alcuni
anni in Italia, nell’approssimarsi
delle festività natalizie, vengano
costruite «campagne di disinformazione che attribuiscono ai
musulmani la richiesta che nelle
scuole non vengano allestiti i
presepi perché urterebbero la loro sensibilità. Non è assolutamente vero — conclude — e, anche se per la nostra fede Gesù
non è Dio, il Corano lo considera uno dei grandi profeti da venerare e sua madre, Maria è una
delle donne più rispettate».
L’OSSERVATORE ROMANO
mercoledì 23 dicembre 2015
pagina 7
Maximino Cerezo Barredo
«Natività»
Nomine episcopali
Le nomine di oggi riguardano la
Chiesa nelle Americhe.
Il segretario di Stato al Centro italiano di solidarietà don Mario Picchi
Recupero e prevenzione
contro la droga
In materia di dipendenze «non ci si
può limitare al recupero. Bisogna lavorare sulla prevenzione». Anche
perché negli ultimi anni purtroppo il
loro «ventaglio si è andato notevolmente espandendo»: come dimostrano «la dipendenza compulsiva verso
la navigazione in internet, lo shopping, il gioco d’azzardo, il cibo e il
sesso». Lo sottolinea il cardinale
Pietro Parolin, segretario di Stato, il
quale celebra martedì pomeriggio,
22 dicembre, la messa di Natale del
giubileo della misericordia con i tossicodipendenti e le loro famiglie
ospiti del Centro italiano di solidarietà (Ceis) don Mario Picchi di Roma. Al rito, che si svolge nel presidio Paolo VI in via Attilio Ambrosini, partecipano anche alcuni profughi accolti nella struttura.
All’omelia il porporato evidenzia
come in particolare occorra «pensare
a un’azione di prevenzione, che si
traduca in un intervento sulla comunità nella sua interezza, affinché
l’azione educativa, culturale e formativa coinvolga il più ampio numero
di ragazze e ragazzi, e non soltanto
gruppi a rischio». Del resto, chiarisce, «la Chiesa, fedele all’insegnamento di Gesù, non può abbando-
nare quanti sono coinvolti nella spirale della droga: essa li prende per
mano, attraverso l’opera di tanti
operatori e volontari, perché riscoprano la propria dignità e facciano
riemergere quelle risorse, quei talenti
personali che la droga ha sepolto in
loro, ma che non poteva cancellare,
dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di
D io».
Parlando dell’occasione liturgica
della celebrazione il cardinale Parolin rimarca quindi come nel tempo
d’Avvento il cuore di ciascuno debba trasformarsi «in una culla dove,
come nella capanna di Betlemme,
nasce Gesù Bambino, il Figlio di
Dio fatto uomo. Questa — commenta il segretario di Stato — è la condizione perché davvero sia Natale».
E in modo particolare Gesù «rinasce nei cuori di voi — dice il porporato rivolgendosi agli ospiti della
struttura — che state vivendo un
programma di disintossicazione dalla droga». Lo stesso vale, aggiunge
«per le vostre famiglie che vi sostengono, pregano, soffrono e sperano
con ciascuno di voi».
Quindi il cardinale Parolin indirizza il proprio pensiero a «quanti
Rubén Antonio
González Medina
vescovo di Ponce
(Porto Rico)
hanno terminato il programma di
riabilitazione mediante un lungo
cammino, non certo facile, fatto anche di cadute, in cui però, come
c’insegna il Santo Padre Francesco,
“quello che importa non è di non
cadere, ma di non ‘rimanere caduti’”». E in proposito elogia l’esempio
positivo «di tanti giovani che, desiderosi di sottrarsi alla dipendenza
dalla droga, si impegnano a ricostruire la loro vita», perché — spiega
— il loro «è uno stimolo a guardare
in avanti con fiducia».
Infine non può mancare un incoraggiamento agli educatori, ai volontari e ai dirigenti del Ceis — in particolare al presidente Roberto Mineo
e alla vicepresidente Patrizia Saraceno — «che portano avanti con abnegazione e amore il progetto di don
Mario Picchi, tanto stimato da Paolo VI e da Giovanni Paolo II». Ricordandolo a cinque anni dalla morte, il cardinale paragona il fondatore
del Ceis al «buon samaritano della
parabola di Gesù. Lo è stato ieri,
salvando tante vite precipitate nella
spirale della droga e lo è anche oggi,
dopo la sua morte, per quanti vivono in questa struttura dove tutto
parla di lui e del bene che ha fatto e
che oggi continua a compiere» attraverso le mani di chi ne continua
l’opera.
Basti pensare a come, in oltre
quarantacinque anni di attività, il
Centro italiano di solidarietà si è sviluppato con numerose strutture sia a
Roma sia nella sua provincia: dalla
comunità terapeutica per i tossicodipendenti alla cura dei giovani in
doppia diagnosi (tossicodipendenza
e problemi psichiatrici); dall’assistenza domiciliare per i malati di
Aids e gli anziani, alle iniziative in
favore di senza fissa dimora, immigrati, rifugiati e richiedenti asilo politico, fino alla prossima apertura
della comunità La Casa per pazienti
psichiatrici dimessi dagli ospedali.
E proprio per finanziare le tante
attività del Ceis, dal 18 dicembre,
nella sede del centro, si svolge la
mostra «Internazionale arte contemporanea». Raccoglie opere di oltre
96 artisti di fama mondiale ed è visibile fino a tutto il mese di gennaio
2016, dal lunedì al venerdì, dalle 15
alle 19.
Presentata la terza lettera della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica
Alla scoperta della bellezza
Non è più tempo di una spiritualità individuale, ma di una spiritualità di comunione, perché la Chiesa non è un cammino che si fa da soli, ma insieme. È un vero e proprio sussulto quello che il cardinale João Braz de Aviz ha chiesto a tutti i
consacrati. L’occasione è stata la presentazione della terza lettera del dicastero dal
titolo Contemplate. Ai consacrati e alle consacrate sulle tracce della Bellezza, edita dalla
Libreria Editrice Vaticana.
Durante l’incontro, svoltosi nei giorni
scorsi alla Pontificia università Urbaniana,
, il prefetto della Congregazione per gli
istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica ha fatto riferimento alla Trinità per far comprendere che in questa ottica deve essere rivista ogni relazione,
compreso anche il rapporto tra autorità e
obbedienza negli istituti. Questo infatti
dovrebbe essere un rapporto in cui si cerca insieme la volontà di Dio.
Il cardinale ha poi ricordato che entrare
nella contemplazione significa sempre più
ricreare la relazione con Dio e tra di noi.
E considerando Dio come Trinità, è necessario fare esperienza di lui sperimentando la relazione d’amore nella profondità della solitudine e del silenzio. Da qui
l’invito a riconoscere che nell’altro c’è
qualcosa di importante per arrivare a Dio:
un atteggiamento non sempre facile, che
tuttavia va riscoperto imparando l’umiltà
da Gesù, il quale si fa bambino nel mistero del Natale. Il porporato ha infine an-
Sulle tracce di una storia d’amore
di NICLA SPEZZATI
La terza lettera della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica — datata 15 ottobre, memoria liturgica di
santa Teresa d’Ávila, dottore della Chiesa — fa
seguito ai testi Rallegratevi e Scrutate nel tempo
prezioso in cui il cammino dell’anno della vita
consacrata incontra il tempo giubilare nel mistero della misericordia. Fissare lo sguardo su Gesù Cristo volto della misericordia del Padre,
contemplare la misericordia fatta parola, gesti,
stile e santità ospitale, conduce al cuore del nostro vivere nella forma del Vangelo. Risuona
l’invito Contemplate a chiedere ragione della nostra ricerca di Dio, a interrogare la misura vitale
dei nostri giorni, a riconoscere il mistero di grazia che ci sostanzia, ci appassiona, ci trasfigura.
La parola del Cantico dei Cantici accompagna
come cantus firmus la riflessione che il testo offre sulle tracce di una storia d’amore che pur
svolgendosi in contesti precisi, agresti e cittadini, non è mai compiuta, come metafora che
chiama a nuova ricerca, a nuovi incontri, a nuovo mistero. Si narra di un amore orientato alla
relazione interpersonale, decentrato, intento a
contemplarne il volto amato e a udirne la voce:
estasi dinanzi alla terra sacra dell’altro. Per permanere in tale epifania bisogna allenare occhi e
cuore ad assaporare la Bellezza come mistero
che avvolge e coinvolge. Un particolare invito
viene espresso dal testo: riconoscere la bellezza
nella propria identità che è eternamente ricevuta, data per grazia e custodire l’originaria umana bellezza nei contesti sociali contemporanei.
Stendhal guarda alla bellezza come promessa
di felicità, donandoci il carattere intuitivo della
bellezza, mentre Rilke riflette sul quid della
bellezza che per essere rivelato attraversa l’angoscia e il dolore. La Bellezza ha il sapore della
passione. La lettera ricorda che l’attitudine contemplativa si alimenta alla bellezza velata della
croce.
Il Verbo che era presso Dio, appeso ai rami
dell’albero posto a legare i cieli e la terra, di-
nunciato che la prossima lettera, la quarta
e ultima, sarà dedicata alla missione.
Da parte sua, l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario del dicastero, ha
parlato della formazione alla dimensione
contemplativa della vita consacrata. «Le
varie forme di vita consacrata eremitica e
verginale, monastica e canonicale, conventuale e apostolica, secolare e di nuova fraternità — ha detto — bevono alla fonte
della contemplazione, vi si ristorano e
prendono vigore». In essa incontrano il
mistero che «le abita e trovano pienezza
per vivere la cifra evangelica della consacrazione, della comunione e della missione». Per questo il momento formativo
non può prescindere dall’educare alla vita
di contemplazione.
Il presule ha poi fatto notare come non
si faccia fatica a scoprire tra i nostri contemporanei, soprattutto tra i giovani, la
domanda di spazi di silenzio, di autenticità, di ascolto della parola di Dio, di ricerca di esperienza mistica. «A questi germi
— ha detto — non sempre corrisponde una
risposta concreta». Spesso, infatti, tali richieste non sono accompagnate dal «desiderio di attendere i tempi lunghi che occorrono per fare esperienza di Dio e diventare nella città degli uomini parabola
di sapienza evangelica».
La lettera del dicastero, ha spiegato l’arcivescovo, dedica un intero capitolo, l’ultimo, al «Formare»: un «impegno richiesto
venta lo scandalo per eccellenza, davanti al quale ci si vela il volto. Dalle croci del mondo, oggi altre vittime della violenza, quasi altri “cristi”, pendono umiliati, mentre il sole si oscura,
il mare diventa amaro e i frutti della terra maturati per la fame di tutti si spartiscono per l’avidità di pochi. Risuona per i consacrati e le consacrate l’invito a purificare lo sguardo per
contemplare l’enigma
pasquale della salvezza vivo e operante,
oggi. Nelle fraternità
e nelle comunità che
vivono immerse nelle
culture contemporanee, spesso rese mercato
dell’effimero,
può accadere che anche il nostro sguardo
perda la capacità di
riconoscere la bellezza
della Pasqua: la compostezza disarmata e
inerme che si profila
nel volto dei fratelli e
delle sorelle che ci sono familiari come su
quello dei cristi rifiutati dalla storia che
incontriamo nelle nostre diaconie di carità.
Volti senza apparenza
né bellezza per attiraElio Ciol, «La densità del silenzio. Assisi»
re i nostri sguardi, e
provarne diletto.
Ogni giorno lo spettacolo della sofferenza
ai singoli e alle comunità per varcare la
umana si mostra nella sua crudezza. Esso è tale
soglia del mistero e immergersi nel Volto
che nessuna redenzione può essere cercata senza
del più bello tra i figli dell’uomo, e impaaffrontare lo scandalo del dolore. Questo misterare a riconoscerlo nei volti sfigurati dei
ro attraversa come un’onda immane la storia
fratelli». Un invito, ha sottolineato, che
umana e invita a riflessione. Siamo chiamati a
«si dipana nello stile della bellezza, nella
ricomporre nella città umana i frammenti smarprossimità della misericordia, nella danza
riti della Bellezza, nella misericordia di un abdel creato». Proprio bellezza, misericordia
braccio che ricompone e risana.
e cura della casa comune sono «i concreti
cammini formativi suggeriti per aiutare a
vivere la dimensione contemplativa di
ogni vita consacrata». La Bellezza in particolare, filo conduttore insieme al racconto biblico del Cantico dei Cantici, è anche
il sottotitolo della lettera: Bellezza intesa
quale «stile di formazione, quale binario
che conduce alla contemplazione». Nel
cammino di cristiani e consacrati, infatti,
c’è bisogno «di riconoscere le tracce della
Bellezza: una via verso il trascendente,
verso il mistero ultimo, verso Dio».
In poche parole, ha aggiunto il presule,
siamo chiamati «a percorrere la via pulchritudinis, che costituisce un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di
ricerca teologica». Infatti, i nostri cammini formativi «devono aiutarci e abilitarci a
leggere dentro le cose, a percorrere la strada per giungere dalle forme della bellezza
penultima all’armonia della Bellezza suprema». Si tratta di cammini formativi
che conducono, anche attraverso le forme
dell’arte, della musica, della letteratura, a
scoprire «l’Autore di ogni bellezza».
Anche suor Nicla Spezzati, sottosegretario del dicastero, ha ricordato come la
parola bellezza ricorra nel testo della lettera ben novantasette volte. La dedica lega
poi l’invito-tema di fondo Contemplate «alla capacità di essere, come attitudine d’intelligenza, di cuore, di sensi, cioè con tutto il proprio essere in relazione con la Bellezza».
Suor Spezzati ha invitato a leggere la
lettera per trovare indicazioni per uno stile di vita che ha racchiuso in un simbolo:
«Una composizione musicale per quattro
mani, eseguiti da due pianisti sul medesimo strumento». In una composizione del
genere, ha detto, è presente «la melodia
composta in genere con note acute le più
penetranti, quelle che risultano più facilmente riconoscibili dall’ascolto e che
l’ascoltatore memorizza nasce dall’ispirazione del compositore». La partitura armonica, poi, «viene costruita per sostenere
e arricchire la melodia con tecniche e regole ben precise». La melodia corre veloce, «creativa in un continuum che sembra
inarrestabile. L’armonia invece si sussegue
con accordi, suoni che danno un senso di
moto calmo e forte, di compiutezza».
Padre Sebastiano Paciolla, sottosegretario del dicastero, ha spiegato infine come
il testo della lettera si colleghi, in una linea di continuità, alla produzione magisteriale del Pontefice. Ha poi sottolineato
che la dimensione contemplativa è «radicalmente una realtà di grazia, vissuta dal
credente come un dono di Dio, che lo
abilita a conoscere il Padre nel mistero
della comunione trinitaria, sì da poter gustare “le profondità di Dio”». Questa dimensione contemplativa viene descritta
«fondamentalmente come la risposta teologale di fede, speranza e amore con cui il
credente si apre alla rivelazione e alla comunione del Dio vivente per Cristo nello
Spirito Santo».
Nato il 9 febbraio 1949 a Santurce, arcidiocesi di San Juan de
Puerto Rico, nel 1966 è entrato
nel noviziato dei missionari figli
del Cuore immacolato di Maria.
Compiuti gli studi filosofici nel
seminario claretiano di «Colmenar
Viejo» a Madrid, in Spagna, e
quelli teologici nel seminario diocesano di Paso Ancho in Costa
Rica, nel 1972 ha emesso la professione perpetua e il 9 febbraio 1975
ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Fino al 1978 è stato educatore
nel seminario claretiano della Repubblica Dominicana. Rientrato
in patria, è stato vicario cooperatore della parrocchia San Antonio
María Claret, nell’arcidiocesi di
San Juan de Puerto Rico, e ha
fatto parte della commissione di
pastorale giovanile dell’arcidiocesi.
Nel 1980 è tornato nella Repubblica Dominicana, come collaboratore della parrocchia Nuestra
Señora de la Altagracia, nell’arcidiocesi di Santo Domingo e, poi,
nel 1982 è divenuto parroco di
San Felipe Apóstol, nell’arcidiocesi di Santiago de los Caballeros.
Nel 1987 è stato nominato parroco
di San José, in diocesi di San
Francisco de Macorís, poi è divenuto vicario episcopale nella diocesi. Nel 1989, è di nuovo rientrato in Porto Rico, come vicario
cooperatore della parrocchia San
Antonio María Claret, nell’arcidiocesi di San Juan de Puerto Rico.
Nel 1991 è divenuto parroco di
San José Obrero, nella medesima
arcidiocesi. Dal 1994 al 1999 è stato consigliere provinciale dei claretiani e dal 1999 è stato provinciale nelle Antille. Eletto vescovo
della diocesi portoricana di Caguas il 12 dicembre 2000, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 4
febbraio 2001. In seno alla Conferenza episcopale è stato presidente
nel quinquennio 2007-2012.
Gerard County
vescovo di Kingstown
(San Vincenzo
e Grenadine)
Nato in Trinidad e Tobago, nelle Antille, il 15 dicembre 1960, ha
frequentato le scuole primarie e
secondarie a Woodbrook, nell’arcidiocesi di Port of Spain. Ha lavorato nel settore bancario, ricoprendo ruoli dirigenziali, poi è entrato nel noviziato dei padri spiritani in Port of Spain e ha emesso
i voti temporanei il 9 settembre
1991. Ha completato gli studi filosofici e teologici nel seminario regionale Saint John Maria Vianney
in Trinidad e Tobago. Il 9 settembre 1994 ha emesso la professione
perpetua ed è stato ordinato sacerdote il 21 gennaio 1996. Inviato
nella provincia dei padri spiritani
in Messico, fino al 2009 vi ha ricoperto diversi uffici, tra cui quelli
di economo, di direttore della pastorale giovanile e, a partire dal
2002, di parroco di San David
Roldan Lara, nella diocesi di
Tampico. Dal 2009 al 2015 è superiore provinciale in Messico. Attualmente era membro della comunità dei padri spiritani in Port
of Spain, a Trinidad e Tobago.
Claude Hamelin, ausiliare
di Saint-Jean-Longueuil
(Canada)
Nato a Sherington, diocesi di
Saint-Jean-Longueuil, il 10 luglio
1952, ha c0mpiuto gli studi teologici all’università di Montréal,
conseguendo il baccellierato in
teologia e il master in teologia pastorale. Ordinato sacerdote il 3 dicembre 1977, fino al 1980 è stato
cappellano di scuole secondarie e
vicario cooperatore a tempo parziale. Successivamente ha conseguito a Roma la licenza in teologia morale presso la Pontificia
università Alfonsiana. Ritornato in
diocesi è stato cappellano in una
scuola privata e vicario cooperatore fino al 1990. Dal 1991 al 2000 è
stato parroco di San Marco a
Candiac e dal 2000 al 2010 vicario
episcopale per la regione centrale,
settentrionale e occidentale della
diocesi,
nonché
responsabile
dell’ufficio diocesano per il clero.
Infine, nel 2010 è divenuto vicario
generale.