EphEmEridEs calasanctianaE commentarium officiale

Ephemerides calasanctianae
Commentarium officiale Ordinis Scholarum Piarum
Salutatio
Recuperar la profecía. La sabiduría de este mundo es necedad ante Dios
Recuperare la profezia. La sapienza di questo mondo è stoltezza dinanzi a Dio
Retrieving the prophecy. The wisdom of this world is foolishness with God
Récupérer la prophétie. La sagesse de ce monde est folie devant Dieu
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Vita Ordinis
África Central: ordenación sacerdotal de Jovino Obama, P. Javier Negro
Central Africa: ordination to diaconate of Obama Jovino, Fr. Javier Negro
Africa Centrale: ordinazione diaconale di Jovino Obama, P. Javier Negro
Afrique Centrale: ordination diaconale de Jovino Obama, P. Javier Negro
Bogotá, ordenación y primera Eucaristía de Javier Pérez
Bogotá, ordination and first Eucharist of Javier Perez
Bogotá, ordinazione e prima Eucaristia di Javier Pérez
Bogotá, ordination et première Eucharistie de Javier Perez
Llegan noticias desde la Viceprovincia de las Californias, Benito Huerta Ordoño
News from the Viceprovince of the Californias, Benito Huerta Ordoño
Arrivano notizie dalla Viceprovincia delle Californie, Benito Huerta Ordoño
Arrivano notizie dalla Viceprovincia delle Californie, Benito Huerta Ordoño
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Notitiae
Austria, 80 y 50: dos en uno, P. Ignasi Peguera SP
Austria, 80 and 50: two in one, Fr. Ignasi Peguera Austria, 80 e 50: due in uno, P. Ignasi Peguera SP
l’Autriche, 80 et 50: deux en un, P. Ignasi Peguera SP
Noticias de España – Granada y Salamanca News from Spain – Granada and Salamanca
Notizie della Spagna – Granada e Salamanca
Nouvelles d’Espagne – Grenade - Salamanque
Nos escriben desde las Escuelas Pías de Centroamérica y Caribe: Managua: Proyecto Ulises en León
We receive news from the Pious Schools of Central America and the Caribbean:
Managua: Ulysses Project in Leon
Ci scrivono dalle Scuole Pie del Centroamerica e Caraibi:
Managua: Progetto Ulisse a León
On nous écrit des Écoles Pies d’Amérique Centrale et les Caraïbes :
Managua : Projet Ulysse à Leon
Roma: Convegno al Vittoriano, Alessandra Merigliano -Dario Ceccuti
Rome: the Vittoriano Conference, Alessandra Merigliano -Dario Ceccuti
Roma: Congreso en el Vittoriano, Alessandra Merigliano -Dario Ceccuti
Rome, la Conférence du Vittoriano, Alessandra Merigliano -Dario Ceccuti
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Sectio Bibliographica
Catequesis del Papa Francisco del 20 de mayo de 2015. Audiencia general celebrada
en laPlaza de San Pedro. Algunos extractos.
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Catechesis of Pope Francis - 20 May 2015 - General Audience. Some excerpts.
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Catechesi di Papa Francesco del 20 maggio 2015, nell’Udienza Generale tenuta in
piazza San Pietro. Alcuni stralci. 514
Catéchèse du Pape Francis - 20 mai 2015 - l’Audience générale à la Place Saint-Pierre.
Quelques extraits.
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Sodales Defuncti
P. Iosephus Aloisius GALLO CEBALLOS Fr. Theodorus HERCZYŃSKI
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Consueta
P. Josephi Aloisii SAIZ MOZUELOS
P. Aemilii MARTÍNEZ DE LEÓN
P. Thomas URRUCHI GUERRA
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direzione, redazione e amministrazione
Piazza de’ Massimi, 4 - 00186 ROMA - Tel. 06 6840741 - Fax 06 68308858
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redactio Congregatio Generalis
Ephemeridum Calasanctianarum directio articulos admittendi ius sibi reservat, sed de auctorum opinionibus et
assertionibus responsabilitatem non assumit.
In prima pagina esteriore: Foto: 1)Primera Eucaristía celebrada por Javier Pérez.
2) Jóvenes de la Casa Escuela Santiago Uno (Salamanca), en una tarde de paseo y convivencia.
3) África Central: fiesta por la ordenación sacerdotal de Jovino Obama.
Ephemerides Calasanctianae
mensile associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Direttore responsabile: Luigi Capozzi
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 16735 del 22.03.1977
Finito di stampare nel mese di luglio 2015 dalla tipografia Città Nuova della P.A.M.O.M. - Via Pieve Torina, 55 - 00156 Roma
Salutatio Patris Generalis
carta a los hermanos • lettera ai fratelli
La sabiduría de este mundo
es necedad ante Dios
Recuperare la profezia
La sapienza di questo mondo è
stoltezza dinanzi a Dio
Pedro Aguado Padre General
Pedro Aguado Padre Generale
Queridos hermanos:
Estamos a las puertas de nuestro 47º
Capítulo General. Personalmente, estoy terminando el sexenio para el que
fui elegido como Padre General de la
Orden. Y quiero escribir esta Carta a
los Hermanos para expresar una íntima convicción que he ido alimentando
estos años vividos en intensa relación
de comunión y búsqueda con tantos
religiosos y laicos escolapios y también
con tantas otras personas que se afanan
por construir Iglesia y acercar el Reino
de Dios a nuestra vida, y que me gustaría compartir con vosotros en este
momento tan significativo. Se trata de
una convicción que es a la vez lo que en
el fondo yo estoy esperando de nuestro
Capítulo General. Lo sintetizaría así:
necesitamos recuperar la profecía.
Todos sabéis que este Año de la Vida
Consagrada está siendo vivido por todos nosotros desde un lema que marca
dirección: Evangelio, Profecía, Esperanza. He reflexionado mucho sobre
este lema, y me gusta pensar que la
Profecía es el nexo de unión entre el
Evangelio y la Esperanza. Cuando el
Evangelio es vivido y anunciado pro-
Cari Fratelli,
Siamo alle porte del nostro 47º Capitolo Generale. Personalmente, sto
terminando il sessennio per cui sono
stato eletto Padre Generale dell’Ordine. E desidero scrivere questa Lettera ai Fratelli per esprimere un’intima
convinzione che ho portato nel cuore
durante questi anni vissuti in una relazione intensa di comunione e di ricerca con tanti religiosi e laici scolopi
ed anche con tante altre persone che
si affannano per costruire la Chiesa e
avvicinare il Regno di Dio alla nostra
vita. Ora desidero condividere con voi
questa convinzione, in questo momento così significativo. Si tratta di una
convinzione che nel fondo costituisce
ciò che mi attendo dal nostro Capitolo
Generale. Vorrei sintetizzarla in queste
parole: Abbiamo bisogno di recuperare
la profezia.
Tutti sappiamo che quest’anno dedicato alla Vita Consacrata lo stiamo vivendo partendo dal lemma che indica
la direzione: Vangelo, Profezia, Speranza. Ho riflettuto molto su questo
lemma, e mi piace pensare che la Profezia costituisce il legame tra il Van-
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Recuperar la profecía
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féticamente – la única manera en la
que en verdad puede ser anunciado –
provoca, por sí mismo, una inagotable
esperanza. Creo que somos llamados,
por ser religiosos, a profundizar en este
dinamismo.
Recuerdo unas palabras del Papa
Francisco dirigidas a los religiosos, en
el encuentro que tuvo con los miembros de la Unión de Superiores Generales. Hablando del reto de vivir una
Vida Consagrada auténtica, nos dijo:
“Sean profetas. No tengan miedo a este
desafío. Pero, por favor, no jueguen a
ser profetas, y no consientan que sus
hermanos lo hagan; no jueguen, séanlo”. Creo que de alguna manera se trata de una llamada que nos tiene que
hacer pensar mucho.
¿Qué significa para nosotros recuperar la profecía? Sólo tengo algunas
intuiciones. Pero esto es lo que tengo,
y os lo ofrezco con el deseo de contribuir a que los Escolapios nos confrontemos, con la audacia de quien
ha decidido poner su vida detrás de
los pasos del Señor y ha recibido el
don de hacerlo al estilo de Calasanz,
con esta llamada que hoy nos dirige
la Iglesia: la profecía evangélica en la
Vida Consagrada. Nos basta con recordar un breve párrafo de la Carta
del Papa Francisco dirigida a todos
los religiosos y religiosas, con motivo
del Año de la Vida Consagrada: “Espero que despertéis al mundo, porque
la nota que caracteriza a la Vida Consagrada es la profecía”1.
gelo e la Speranza. Quando viviamo e
annunciamo il Vangelo profeticamente – l’unico modo in cui in realtà può
essere annunciato – provoca, di per sé,
una speranza inesauribile. Credo che
siamo chiamati ad approfondire questa
dinamica, proprio perché siamo religiosi.
Ricordo alcune parole del Papa Francesco rivolte ai religiosi, nell’incontro che
ha avuto luogo con i membri dell’Unione dei Superiori Generali. Parlando
della sfida di una Vita Consacrata autentica, il Papa ci disse: “Siate profeti.
Non abbiate paura di questa sfida. Ma,
per piacere, non giocate a esserlo, e non
permettete ai vostri confratelli di farlo.”.
Credo che in qualche modo si tratti di
una chiamata che deve farci pensare a
fondo.
Cosa significa per noi recuperare la
profezia? Ho solo alcune intuizioni.
Ma è ciò che ho e che desidero offrirvi spinto dal desiderio di contribuire a
confrontarci, noi Scolopi, con l’audacia
di chi ha deciso di vivere la propria vita
seguendo i passi di Gesù e ha ricevuto il dono di farlo secondo lo stile del
Calasanzio, con questa chiamata che
oggi la Chiesa ci rivolge: la profezia
evangelica nella Vita Consacrata. Ci
basti ricordare un breve paragrafo della
Lettera del Papa Francesco ai religiosi e
alle religiose, con occasione dell’Anno
della Vita Consacrata: “Spero che possiate svegliare il mondo, perché la nota
che caratterizza la Vita Consacrata è la
profezia”1.
Papa Francisco: Carta a todos los Consagrados con ocasión del Año de la Vida Consagrada, 21 de noviembre de 2014, nº 2.
Papa Francesco: Lettera a tutti i Consacrati in occasione dell’Anno della Vita Consacrata, 21 Novembre del 2014, nº 2.
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1) In primo luogo, penso che dobbiamo perdere la paura di dire che i
religiosi, anche gli Scolopi, siamo
chiamati alla profezia. A volte si ha
l’impressione che lasciamo questa
parola per essere usata nei libri o
articoli di Teologia della Vita Consacrata, o in riflessioni generiche,
senza chiederci cosa possa significare per noi approfondire questa
chiamata alla profezia evangelica.
Sono convinto che ci aiuterebbero
molto porre questa sfida tra i temi
di riflessione dei nostri capitoli e
della nostra vita quotidiana.
2) È anche importante dare alla profezia l’importanza che ha, e non usare
in vano questo termine. Credo che
il Papa si riferisce a questo, quando
dice “non giocate ad essere profeti”. Per esempio, ho avuto modo
di ascoltare persone che cercano di
presentare le loro convinzioni attribuendo ad esse l’aggettivo di ‘profetiche’ solo perché sono diverse
da quelle degli altri. Ho visto persone che confondono il profetismo
semplicemente con le loro idee, o
peggio ancora, che confondono il
profetismo con criticare ciò che fa
per esempio la Congregazione Provinciale. Ho incontrato persone incapaci di costruire con gli altri perché solamente ciò che fanno loro è
veramente ‘scolopico’. La tentazione
di “giocare ad essere profeti” è eterna; ci sono sempre stati falsi profeti.
3) La profezia è annunciare, nel nome
di Dio, ciò che deve essere annunciato, per dare impulso al Regno
di Dio. Il riferimento è il Regno, il
Vangelo. Per questo il Calasanzio è
stato un profeta, perché ha saputo
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1) En primer lugar, creo que tenemos
que perder el miedo a hablar de que
los religiosos, también los escolapios, somos llamados a la profecía.
En ocasiones da la impresión de
que dejamos esta palabra, y su contenido, para los libros o artículos de
Teología de la Vida Consagrada, o
para las reflexiones genéricas, sin
plantearnos qué puede significar
para nosotros profundizar en esta
llamada a la profecía evangélica. Estoy convencido de que nos ayudaría
mucho situar este desafío entre los
temas de reflexión de nuestros capítulos y de nuestra vida ordinaria.
2) Es importante también dar a la profecía la altura que tiene, no usar esta
palabra en vano. Creo que a esto se
refiere el Papa cuando dice “no jueguen a ser profetas”. Por ejemplo,
me ha tocado escuchar a personas
que tratan de presentar sus convicciones como proféticas simplemente porque son diferentes a las de los
otros. He visto personas que confunden el profetismo con decir simplemente sus ideas, o peor aún, que
confunden el profetismo con decir
cosas críticas con lo que hace, por
ejemplo, la Congregación Provincial. Me he encontrado con personas incapaces de construir con los
demás porque sólo lo que ellos hacen es lo auténticamente escolapio.
La tentación de “jugar a ser profetas” es eterna; siempre ha habido
falsos profetas.
3) La profecía es anunciar, en el nombre de Dios, aquello que debe ser
anunciado, para el impulso del Reino de Dios. La referencia es el Reino, el Evangelio. Por eso Calasanz
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fue un profeta. Porque supo anunciar que hay una manera de llevar a
plenitud lo mejor que Dios pone en
el corazón de un niño, y entregó su
vida a esta causa, sabiendo que sólo
así podría transformar la sociedad
según los valores del Evangelio. Por
eso la Vida Consagrada procede de
los profetas, y tiene en su núcleo,
una dimensión profética que debemos profundizar y desarrollar. La
Vida Consagrada no es la dueña de
la profecía, pero la comparte en el
seno de la Iglesia, la cuida, la potencia, la piensa, la reza, la coloca
en el centro de sus decisiones y la
anuncia. Vamos a tratar de entrar
en esa reflexión. Por eso, lo primero
que debemos pensar es que somos
llamados a vivir la genuinidad del
Evangelio. Sin esta aspiración, no
podremos recuperar la profecía. Y
con ella, vendrá dada de manera espontánea.
4) Creo que nos puede ayudar en esta
tarea de recuperar la profecía contemplar algunos signos que son evidentes en la Vida Consagrada y que
tienen una íntima conexión con la
profecía que hoy debe ser anunciada. Si abrimos un poco los ojos a lo
que estamos viviendo en la Iglesia,
creo que podemos decir que hay
pistas que nos ayudan. Voy a citar
unas cuantas, aportando una breve
reflexión sobre cada una de ellas.
a) El signo de la acogida. Es una
de las claves más significativas
que hoy vive la Vida Consagrada: la acogida de aquél que lo
necesita. Y no sólo en Europa,
donde la Vida Consagrada se
esfuerza en abrir sus casas y sus
annunciare che esiste un modo di
realizzare in pienezza ciò che Dio
ha posto nel cuore di un bambino, e ha dato la sua vita per questa
causa, sapendo che solo così poteva
trasformare la società secondo i valori del Vangelo. Per questo la Vita
Consacrata procede dai profeti, e
nel suo nucleo, racchiude una dimensione profetica che dobbiamo
approfondire e sviluppare. La Vita
consacrata non è la padrona della
profezia, ma la condivide nel seno
della Chiesa, la cura, la sviluppa, la
pensa, la prega, la colloca nel centro delle sue decisioni e l’annuncia.
Cerchiamo di entrare in questa riflessione. Per questo, la prima cosa
che dobbiamo pensare è che siamo
chiamati a vivere la genuinità del
Vangelo. Senza questa aspirazione,
non possiamo recuperare la profezia. Con questa aspirazione, ci sarà
data spontaneamente.
4) Credo che in questo compito di recupero della profezia ci possono aiutare alcuni segni che sono evidenti
nella Vita consacrata e che sono intimamente connessi alla profezia
che oggi deve essere annunciata. Se
apriamo un poco gli occhi a ciò che
stiamo vivendo nella Chiesa, credo
che possiamo dire che ci sono piste
che ci aiutano. Ne citerò alcune, riflettendo brevemente su ciascuna di
esse.
a) Il segno dell’accoglienza. È una
delle chiavi più significative che
oggi vive la Vita consacrata: l’accoglienza di chi ne ha bisogno.
E non solamente in Europa,
dove la Vita consacrata si sforza
di aprire le sue case e i suoi pro-
getti alle persone che giungono
rischiando la vita non solo nel
Mediterraneo, ma in tutti i luoghi del mondo. La Vita consacrata cerca di aprire scuole a tutti, e ne apre nuove dove nessuno
va; si creano costantemente progetti, case di accoglienza, centri
per l’infanzia, spazi di incontro
con Dioper coloro che lo cercano. Ogni piccolo segno di accoglienza ci avvicina al cuore del
Vangelo.
b) Costruire insieme tra diversi.
La Vita consacrata è sempre di
più uno straordinario laboratorio dell’ ‘inter’. L’inter-culturale,
l’inter-generazionale,
perfino
l’inter-congregazionale, cresce
tra noi. In alcuni luoghi facciamo fatica a renderci conto di
questo, perché ci sono comunità religiose in cui tutti i membri
vengono da città e paesi vicini e
hanno vissuto sempre insieme,
ma questa situazione sta per
terminare. La dinamica delle
Province che sono in vari paesi,
la crescita del dinamismo missionario, gli appelli alla disponibilità per costruire l’Ordine in
altri luoghi, ci sta avvicinando
a un nuovo paradigma. Forse
non è né meglio, né peggio, ma
sono sicuro che si tratta di un’opportunità evangelica: i religiosi
possiamo esprimere dinanzi al
mondo non solo che è possibile
essere fratelli, ma anche costruire insieme – tra persone diverse – qualcosa di buono per tutti.
Bisogna globalizzare questo: il
Regno di Dio.
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proyectos a las personas que llegan jugándose la vida desde el
sur del Mediterráneo, sino en
todos los lugares del mundo.
La Vida Consagrada trata de
abrir sus escuelas a todos, y abre
nuevas donde nadie va; constantemente se crean proyectos,
casas de acogida, hogares infantiles, espacios de encuentro con
Dios para quien lo busca. Cada
pequeño signo de acogida nos
acerca al corazón del Evangelio.
b) Construir juntos entre diferentes. La Vida Consagrada es, cada
vez más, un extraordinario laboratorio de “lo inter”. Lo inter-cultural, lo inter-generacional, incluso lo inter-congregacional,
crece entre nosotros. En algunos
lugares nos cuesta darnos cuenta, porque todavía hay comunidades religiosas en las que todos
los miembros son de ciudades o
pueblos cercanos y llevan toda la
vida juntos, pero eso se va terminando. La dinámica de Provincias que están en diversos países,
el crecimiento del dinamismo
misionero, las llamadas a la disponibilidad para construir la Orden en otros lugares, nos están
acercando a un nuevo paradigma. Quizá no es ni mejor ni peor,
pero de lo que estoy seguro es de
que se trata de una oportunidad
de Evangelio: los religiosos podemos expresar ante el mundo que
no sólo es posible ser hermanos,
sino construir juntos – entre distintos – algo bueno para todos.
Esto es lo que hay que globalizar:
el Reino de Dios.
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c) Ofrecer una alternativa de sentido a la vida. Sabemos que hay
muchas personas que buscan honestamente sentido y plenitud.
Sabemos que los testimonios de
vida plena ayudan a quienes la
buscamos. ¿Qué testimonio de
plenitud de vida reciben quienes
nos conocen? ¡Cuántas oportunidades perdemos de ofrecer
este sencillo y humilde testimonio de plenitud cuando nos confundimos con el paisaje o cuando nos preocupamos de cosas
demasiado pequeñas!
d) Dar la vida. El religioso que se
entrega, que no se preocupa de sí
mismo, que está siempre disponible, que dedica todo su tiempo
a los niños y jóvenes a los que se
dedica, que se da a la comunidad,
que escucha siempre, está dando
la vida. Esta dinámica está en la
base del Evangelio. Son los mártires los que explicitan de manera
privilegiada lo que significa dar
la vida, y por eso la Iglesia los
venera y propone como modelos
de vida evangélica. Vivir ese dinamismo de entrega nos ayudará
también a convocar a aquellos a
los que el Señor llame a la donación de la vida por el Evangelio.
Ya hay demasiadas alternativas
para quienes buscan seguridades o comodidades; la nuestra es
para quienes busquen darse por
completo. Y tienen derecho a recibir de nosotros ese testimonio.
e) El signo del empobrecimiento.
El testimonio de no tener nada
propio, de vivir sin necesidad de
ser el dueño de tu destino, de vi-
c) Offrire un’alternativa che dia
senso alla vita. Sappiamo che ci
sono molte persone che cercano sinceramente di dare senso e
pienezza alla vita. Sappiamo che
i testimoni di vita piena aiutano
coloro che la cercano. Qual è la
testimonianza di pienezza di vita
che ricevono da noi coloro che ci
conoscono? Quante occasioni
perdiamo di offrire questa testimonianza di pienezza, semplice
e umile, quando ci preoccupiamo di cose troppo piccole, o siamo insignificanti!
d) Dare la vita. Il religioso che si
dona, che non si preoccupa di
sé, che è sempre disponibile, che
dedica tutto il suo tempo ai bambini e ai giovani, che si dona alla
comunità, che ascolta sempre, sta
dando la vita. Questa dinamica
costituisce la base del Vangelo. I
martiri esprimono in modo privilegiato ciò che significa dare
la vita, e per questo la Chiesa li
venera e li propone come modelli di vita evangelica. Ci sono
troppe alternative per coloro che
cercano sicurezze o comodità;
la nostra è per coloro che
vogliono darsi completamente.
Ed hanno diritto a ricevere da
noi questa testimonianza.
e) Il segno dell’impoverimento.
La testimonianza di non avere
nulla di proprio, di vivere senza
il bisogno di essere padrone del
mio destino, di vivere con la capacità di amare che non cerca di
ricevere ricompense, è anch’essa
una necessità della Comunità
cristiana che i religiosi dobbia-
mo saper incarnare e offrire e,
per questo, è un segno profetico.
f) L’opzione a favore del bambino,
del giovane, del povero, la scelta di dedicare la vita cercando di
fare in modo che altri crescano
e dare loro la capacità di creare
un mondo diverso, in definitiva la decisione del Calasanzio è
certamente profetica. Dare alla
nostra educazione la ricchezza
della visione della novità, la capacità di sognare di esplorare
il futuro, di questo ha bisogno
la gente. Quando definiamo il
Calasanzio diciamo di lui che
è stato “sognatore del futuro”.
Non dobbiamo lasciare questa
espressione solo alle canzoni.
g) Intervenire pubblicamente e
dire una parola evangelica, tenendo presente il nostro carisma, dinanzi a situazioni, eventi
o sfide in rapporto diretto con
il nostro carisma. Per esempio,
penso al lavoro per la crescita
universale della consapevolezza
dell’importanza del diritto ad
una educazione di qualità, alla
denuncia di situazioni che colpiscono l’infanzia e la gioventù,
etc. Dobbiamo riflettere molto
su questa dimensione della nostra missione.
h) La Vita consacrata “non è
normale”. È un’eccezione. Ha
una componente anti- culturale. Il religioso non cerca di salire, cerca di scendere. Non cerca
sicurezze, ma cerca di darsi del
tutto. Non prende le decisioni
partendo da schemi chiusi, ma
parte dal discernimento. Non
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vir desde una capacidad de amar
que no busca recibir respuesta a
cambio, es también una necesidad de la Comunidad Cristiana
que los religiosos debemos saber
encarnar y ofrecer, y por eso es
un signo profético.
f) La apuesta por el niño, por el
joven, por el pobre, la opción
por dedicar la vida a tratar de que
otros crezcan y darles la capacidad de intentar hacer un mundo
diferente; en definitiva, la apuesta
de Calasanz, es ciertamente profética. Dotar a nuestra educación
de la riqueza de la visión de lo
nuevo, de la capacidad de soñar,
de explorar el futuro, es algo que
nuestra gente necesita. Cuando
definimos a Calasanz decimos de
él que fue un “soñador del futuro”. No debemos dejar esto sólo
para las canciones.
g) Intervenir públicamente y dar
una palabra evangélica, desde nuestro carisma, delante de
situaciones, acontecimientos o
desafíos que tienen directa relación con nuestro carisma. Pienso, por ejemplo, en el trabajo por
el crecimiento universal de la
conciencia de la importancia del
derecho a una educación de calidad, en la denuncia de situaciones que afectan a la niñez y juventud, etc. En relación con esta
dimensión de nuestra misión
tenemos mucho que reflexionar.
h) La Vida Consagrada “no es
normal”. Es una excepción. Tiene un componente contra-cultural. El religioso no busca subir,
sino bajar. No busca segurida-
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des, sino donación. No toma
las decisiones desde esquemas
cerrados, sino desde el discernimiento. No acoge un envío o un
destino desde la satisfacción de
que coincide con lo que yo deseo, sino desde la disponibilidad
de que desde ese destino yo puedo hacer algo por los demás. No
tiene miedo a enviar a los hermanos en misión, precisamente
porque eso es lo que se espera
de quien tiene que hacerlo. No
funciona desde los “criterios del
mundo”, sino desde las claridades del Evangelio. Esto, y no otra
cosa, es el profetismo.
5) Sabemos que la profecía suele estar
siempre acompañada de dinámicas
de soledad, de crítica, de persecución, de descalificación o simplemente de desprecio o intentos de
silenciarla. De una u otra manera
esto es inherente a lo profético. Lo
experimentó Calasanz desde el primer momento, porque lo que hacía
molestaba a muchos, y lo seguiremos experimentando. No podemos
esperar muchos aplausos, ni trabajamos para ello. Sí que podemos
esperar muchos compañeros que
querrán sumarse a un grupo que
coopera con la Verdad. Esto también lo tenemos que pensar.
6) ¿Cómo se puede combinar todo
esto con el trabajo por consolidar
una Orden, por estabilizar unos
procesos, por garantizar la sostenibilidad de unas Obras, con el desafío planificar una nueva misión?
Este será siempre un tema de fino
discernimiento. Si los oponemos,
no encontraremos salida. Si los su-
accoglie un’obbedienza soddisfatto perché coincide con il
suo desiderio, ma perché per
mezzo di essa può fare qualcosa per gli altri. Non ha paura di
mandare in missione i confratelli, proprio perché questo ci si
aspetta da chi deve farlo. Non
funziona a partire dai “criteri del
mondo”, ma a partire dalle chiarezze del Vangelo. Questo e non
altro è il profetismo.
5) Sappiamo che la profezia è accompagnata sempre da dinamiche di
solitudine, di critica, di persecuzione, di squalifica o semplicemente di
disprezzo o da tentativi di silenziarla. Ma ciò è inerente alla profezia.
Il Calasanzio lo ha sperimentato
fin dall’inizio, perché ciò che faceva
dava fastidio a molti, e continuerà
ad essere così. Non possiamo aspettarci molti applausi, e non facciamo
le cose per ottenerli. Ma possiamo
aspettarci che molti compagni si aggiungano a un gruppo che coopera
con la Verità. Dobbiamo pensare
anche questo.
6) Come unire tutto questo al lavoro
da fare per consolidare l’Ordine, per
stabilizzare processi, per garantire
la sostenibilità di alcune Opere, con
la sfida di programmare una nuova
missione? Ecco un tema che esige
sempre un discernimento a fondo.
Dobbiamo riflettere molto su tutto
questo, nelle Comunità, nelle Demarcazioni e nell’Ordine.
7) Alcuni mesi fa, parlando del Capitolo generale in una riunione di
scolopi, uno di loro espresse questo
desiderio: vorrei che il nostro Capitolo generale ci parli in modo profe-
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tico, ci disinstalli un poco, ci faccia
pensare all’essenziale. Magari! Noi
che abbiamo preparato questo 47º
Capitolo generale abbiamo voluto
che ci aiuti a cercare il centro della
nostra vita e che ci inviti ad approfondirlo. Forse può essere questo
il messaggio profetico di cui abbiamo bisogno: va bene orientare nel
miglior modo possibile tanti temi
e preoccupazioni che abbiamo, ma
forse una sola cosa è necessaria2.
Preghiamo affinché il nostro Capitolo Generale ci aiuti a cercare l’essenziale.
Desidero terminare questa Lettera ai
Fratelli con parole di ringraziamento,
al termine del sessennio. So’ che non
è bene fare riferimenti concreti, perché sempre lascerò da parte qualcuno.
Ma desidero condividere con voi il mio
ringraziamento al Signore per il dono
della vocazione scolopica che condividiamo e per la testimonianza di autenticità vocazionale che ho ricevuto
dai miei confratelli. Grazie per dare la
vostra vita e grazie per la vostra disponibilità.
Ricevete un abbraccio fraterno.
Pedro Aguado
Padre Generale
Pedro Aguado
Padre General
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mamos, avanzaremos en la buena
dirección. Hemos de reflexionar
mucho sobre todo esto, en las Comunidades, en las Demarcaciones
y en la Orden.
7) Hace unos meses, en una reunión
de escolapios, hablando del Capítulo General, uno expresó este deseo:
me gustaría que nuestro Capítulo
General nos hablara de manera profética, nos desinstalara un poco, nos
hiciera pensar en lo esencial. Ojalá
sea así. Los que lo hemos preparado
hemos querido que este 47º Capítulo General nos ayude a buscar el
centro de nuestra vida, y nos invite
a profundizar en ese centro. Quizá
pueda ser éste el mensaje profético
que necesitamos: está bien que tratemos de orientar lo mejor posible
tantos temas y preocupaciones que
tenemos, pero tal vez sólo uno sea
necesario2. Oremos por nuestro Capítulo General, para que nos ayude
a buscar lo esencial.
Quiero terminar esta Carta a los Hermanos con unas palabras de agradecimiento, al final del sexenio. Sé que no
es bueno hacer referencias concretas,
porque siempre me dejaré a alguien.
Pero quiero compartir con vosotros mi
agradecimiento al Señor por el don de
la vocación escolapia que compartimos
y por el testimonio de autenticidad vocacional que he recibido de mis hermanos. Gracias por vuestra entrega y por
vuestra disponibilidad.
Recibid un abrazo fraterno.
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Salutatio Patris Generalis
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Retrieving the prophecy
The wisdom of this world is
foolishness with God
Récupérer la prophétie
La sagesse de ce monde est
folie devant Dieu z
Pedro Aguado Father General
Pedro Aguado Père Général
Dear brothers:
We are at the gates of our 47th General Chapter. Personally, I’m finishing
the six years for which I was elected
as Father General of the Order. And I
want to write this Letter to the Brothers to express an intimate conviction
that I have been feeding these years
lived in intense relationship of communion and search with many religious and laity Piarist and also with
so many other people that are busy to
build the Church and bring the Kingdom of God to into our lives, and
that I would like to share with you
at this very significant moment. It is
a conviction that is at the same time
what I’m expecting from our General
Chapter in the background. I would
synthesize it thus: we need to retrieve
the prophecy.
You all know that this Year of the Consecrated Life is being lived by all of us
from a slogan that marks sense: Gospel,
Prophecy and Hope. I have thought
much about this motto, and I like to
think that the prophecy is the link between the Gospel and Hope. When
the Gospel is lived and announced
Chers frères :
Nous sommes aux portes de notre 47ème
Chapitre Général. Personnellement, je
termine les six années pour lesquelles
j›ai été élu comme le Père Général de
l’Ordre. Et j’ai envie d’écrire cette Lettre
aux Frères pour exprimer une conviction intime que j’ai nourri pendant ces
années vécues dans une relation intense
de communion et de recherche avec tant
de religieux et de laïcs piaristes et avec
tant d’autres personnes qui s’affairent
à construire l’Église et à approcher le
Royaume de Dieu de nos vies, et que je
voudrais partager avec vous en ce moment très important. C’est une conviction qui est à la fois ce que j’attends de
notre Chapitre Général en arrière-plan.
Je le synthétiserais ainsi : nous avons besoin de récupérer la prophétie.
Vous savez tous que cette Année de la
Vie Consacrée est vécue par chacun
d’entre nous à partir d’un slogan qui
marque le sens : Évangile, Prophétie et
Espoir. J’ai beaucoup pensé à cette devise, et j’aime penser que la Prophétie
est le lien entre l’Évangile et l’Espoir.
Lorsque l’Évangile est vécu et annoncé
prophétiquement - le seul moyen pour
vraiment pouvoir l’annoncer – il provoque, par lui-même, un espoir sans
fin. Je crois que nous sommes appelés,
du fait d’être religieux, à approfondir ce
dynamisme.
Je me souviens de quelques mots du
Pape François visant les religieux, à la
réunion avec les membres de l’Union
des Supérieurs Généraux. Parlant du
défi de vivre une Vie Consacrée authentique, il nous a dit: « Soyez des prophètes.
N’ayez pas peur de relever ce défi. Mais,
s’il vous plaît, ne jouez pas à être des prophètes, et ne consentez pas à vos frères de
le faire ; ne jouez pas ; soyez-le ». Je pense
que c›est en quelque sorte un appel qui
doit nous faire bien réfléchir.
Qu’est que récupérer la prophétie signifie
pour nous ? J’ai seulement des intuitions.
Mais c’est ce que j’ai, et je vous l’offre avec
le désir de contribuer à ce que nous les
Piaristes nous conformons, avec l’audace
de celui qui a décidé de mettre sa vie derrière les traces du Seigneur et a reçu le
don de le faire selon le style de Calasanz,
avec cet appel que l’Église nous adresse
aujourd’hui : la prophétie évangélique
dans la Vie Consacrée. Il nous suffit de
nous rappeler simplement un bref paragraphe de la lettre adressée par le Pape
François à tous les religieux et religieuses,
à l’occasion de l’Année de la Vie Consacrée: « J’espère que vous éveilliez le monde,
parce que la note qui caractérise la Vie
Consacrée est la prophétie »1.
1) Tout d’abord, je crois que nous devons perdre notre peur à dire que
les religieux, aussi nous les piaristes,
nous sommes appelés à la prophétie.
Parfois, il semblerait que nous lais-
1
Pope Francis: Letter to all Consecrated on the
occasion of the year of Consecrated Life, on November 21, 2014, n. 2.
1
Pape François : Lettre à tous les Consacrés à
l’occasion de l’Année de la Vie consacrée, le 21
novembre 2014, n. 2.
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Salutatio Patris Generalis
prophetically - the only way in which
it can truly be announced – causes, by
itself, an endless hope. I believe that we
are called, for being religious, to deepen this dynamism.
I remember a few words from Pope
Francis aimed at us religious, in the
meeting with the members of the Union
of General Superiors. Talking about the
challenge of living an authentic Consecrated Life, he told us: “Be prophets.
Don’t be afraid to this challenge. But,
please, do not play to be prophets, and
do not consent your brothers to do it; do
not to play, be such”. I think that somehow it is a call on which we have to do
much thinking.
What means for us to retrieve the
prophecy? I have only some intuitions.
But this is what I have, and I offer it to
you with the desire to contribute to the
Piarists to confront, with the boldness
of those who have decided to put their
life on the steps of the Lord and have
received the gift of doing it Calasanz
style, this call that today the Church
addresses us: Evangelical prophecy in
Consecrated Life. We simply remember a brief paragraph of the letter from
Pope Francis to all religious men and
women, on the occasion of the Year of
the Consecrated Life: “I hope that you
will arouse the world, because the note
that characterizes the Consecrated Life
is prophecy”1.
1) Firstly, I believe that we must lose
our fear to say that religious, and
also we Piarists, are called to prophecy. Sometimes I have the feeling
that we let this word, and its con-
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Salutatio Patris Generalis
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tents, for books or articles of theology of Consecrated Life, or for
generic reflections, without asking
ourselves what can mean for us to
delve into this call to Evangelical
prophecy. I believe that it would
help us very much putting this
challenge between the themes of
reflection of our Chapters and our
ordinary life.
2) It is important to also to give the
prophecy the height that it has, not
to use this word in vain. I believe
that this is what the Pope means
when he says “do not play to be
prophets”. For example, I’ve had to
listen to people who try to present
their convictions as prophetic simply because they are different from
the others. I’ve seen people who
confuse the prophetic with simply
saying their ideas, or worse still,
that confuse the prophetic with saying critical things about the action,
for example, of the Provincial Congregation. I have met people unable
to build with others because only
what they do is truly Piarist. The
temptation to “play to be prophets”
is eternal; there have always been
false prophets.
3) The prophecy is to announce, in
the name of God, what must be
announced, for the impulse of the
Kingdom of God. The reference is
the Kingdom, the Gospel. That is
why Calasanz was a prophet. Because he was able to announce that
there is a way to fulfill what God
puts in the heart of a child, and gave
his life to this cause, knowing that
only in this way he could transform
society according to the values of
sons ce mot et son contenu aux livres
ou articles de théologie de la Vie
Consacrée, ou pour des réflexions
génériques, sans nous demander ce
que peut signifier pour nous plonger
dans cet appel à la prophétie évangélique. Je crois que mettre ce défi
entre les thèmes de réflexion de nos
Chapitres et de notre vie ordinaire
nous aiderait beaucoup.
2) Il faut aussi donner à la prophétie la
hauteur qui lui correspond, ne pas
utiliser ce mot en vain. Je crois que
c’est ce que le Pape signifie quand
il dit « ne jouez pas à être des prophètes ». Par exemple, j’ai eu à écouter ceux qui tentent de présenter
comme prophétiques leurs convictions simplement parce qu’elles sont
différentes de celles des autres. J’ai
vu des gens qui confondent le prophétisme avec simplement dire leurs
idées, ou pire encore, qui confondent
le prophétisme avec dire des choses
critiques sur les faits, par exemple,
de la Congrégation Provinciale. J’ai
rencontré des gens incapables de
construire avec les autres, parce que
seulement ce qu’ils font est vraiment
piariste. La tentation de « jouer à être
des prophètes » est éternelle ; il y a
toujours eu de faux prophètes.
3) La prophétie consiste à annoncer, au
nom de Dieu, ce qui doit être annoncé, pour l’impulsion du Royaume de
Dieu. La référence est le Royaume,
l’Évangile. C’est pourquoi Calasanz
était un prophète. Parce qu’il était en
mesure d’annoncer qu’il y a un moyen
de mener à plénitude ce que Dieu met
dans le cœur d’un enfant et il a donné
sa vie à cette cause, sachant que seulement de cette façon il pourrait trans-
former la société selon les valeurs
de l’Évangile. C’est pourquoi la Vie
Consacrée vient des prophètes et elle
a à sa base une dimension prophétique que nous devons approfondir
et développer. La Vie Consacrée n’est
pas la propriétaire de la prophétie,
mais elle la partage au sein de l’Église,
la soigne, la renforce, la pense, la prie,
la place au centre de ses décisions et
l’annonce. Nous allons essayer d’entrer dans cette réflexion. Donc, la première chose que nous devons penser
c’est que nous sommes appelés à vivre
l’authenticité de l’Évangile. Sans cette
aspiration, nous ne pouvons pas récupérer la prophétie. Et avec elle, elle
nous sera donnée spontanément.
4) Je pense que le fait de voir quelques
signes qui sont manifestes dans la
Vie Consacrée et qui ont un lien intime avec la prophétie qui doit être
annoncé aujourd’hui peut nous aider dans cette tâche de récupérer la
prophétie. Si nous ouvrons un peu
les yeux sur ce que nous sommes en
train de vivre dans l’Église, je pense
que nous pouvons dire qu’il y a des
pistes qui nous aident. Je vais citer
quelques unes, en fournissant une
brève réflexion sur chacune d’elles.
a) Le signe de l’accueil. C’est l’une
des plus importantes clés que la
Vie Consacrée vit aujourd’hui:
l’accueil de ceux qui en ont besoin. Et pas seulement en Europe,
où la Vie Consacrée s’efforce d’ouvrir ses maisons et ses projets aux
gens qui risquent leur vie en arrivant depuis le sud de la Méditerranée, mais dans tous les endroits
du monde. La Vie Consacrée essaie d’ouvrir ses écoles à tous et
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Salutatio Patris Generalis
the Gospel. That is why Consecrated Life comes from the prophets,
and has at its core, a prophetic dimension that we must deepen and
develop. Consecrated Life is not the
owner of the prophecy, but it shares
it in the bosom of the Church, cares
for it, thinks of it, reads it, places it
in the center of its decisions and announces it. We are going to try to
enter this reflection. So, first thing
we think about is that we are called
to live the genuineness of the Gospel. Without this aspiration, we
cannot retrieve the prophecy. And
with it, it will come spontaneously
given.
4) I think that some signs that are evident in the Consecrated Life and
have an intimate connection with
the prophecy that must be announced today can help us in this
task of retrieving the prophecy. If
we slightly open our eyes to what
we are living in the Church, I think
that we can say that there are clues
that can help us. I am going to quote
a few, providing a brief reflection on
each of them.
a) The sign of welcoming. It is one
of the most significant keys that
today Consecrated Life is living: the reception of those who
need it. And not only in Europe,
where Consecrated Life strives
to open its homes and projects
to people who are risking their
lives coming from the South of
the Mediterranean, but in all
places of the world. Consecrated
Life tries to open its schools to
all, and opens new ones where
nobody goes. Projects, foster
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homes, children’s homes, places
of encounter with God for those
who seek it, are constantly created. Every small welcoming sign
bring us closer to the heart of the
Gospel.
b) Building together between
different. Consecrated Life is,
increasingly, an extraordinary
laboratory of “inter”. Intercultural, intergenerational, even intercongregational, grows among
us. In some places it is hard for
us to realize it, because there
are still religious communities
in which all members are from
neighboring cities or towns and
live together from the beginning, but that is ending. The dynamics of Provinces that are in
different countries, the growth
of missionary dynamism, the
calls to the availability to build
the Order in other places, are
bringing us closer to a new paradigm. Perhaps it is neither better
nor worse, but what I am sure is
that this is an opportunity for
the Gospel: the religious can express to the world that it is not
only possible to be brothers, but
also build together - between
different - something good for
everyone. This is what we need
to globalize: the Kingdom of
God.
c) Provide an alternative meaning to life. We know that there
are many people who honestly
seek meaning and fulfillment.
We know that the testimonies
of life help to those who seek it.
What a testimony of fullness of
ouvre des nouvelles où personne
ne va. Des projets, des foyers
d’accueil, des foyers pour enfants,
des lieux de rencontre avec Dieu
pour ceux qui le cherchent sont
constamment créés. Chaque petit signe d’accueil nous rapproche
du plein cœur de l’Évangile.
b) Construire ensemble entre différents. La Vie Consacrée est,
de plus en plus, un laboratoire
extraordinaire de « l’inter ». L’interculturel, l’intergénérationnel,
même
l’intercongrégationnel,
grandit parmi nous. Dans certains
endroits ce n’est pas facile à voir,
car il y a encore des communautés
religieuses dans lesquelles tous les
membres sont de villes ou villages
proches et vivent ensemble depuis
toujours, mais cela est en train de
finir. La dynamique des Provinces
qui se trouvent dans de différents
pays, la croissance du dynamisme
missionnaire, les appels à la disponibilité pour instaurer l’Ordre
dans d’autres endroits, nous rapproche d’un nouveau paradigme.
Peut-être il n’est ni meilleur ni
pire, mais je suis certain qu’il
s’agit d’une occasion d’Évangile :
nous les religieux pouvons exprimer face au monde qu’il n’est pas
seulement possible d’être frères,
mais aussi de construire ensemble - entre différents - quelque
chose de bon pour tout le monde.
C’est ce qu’il faut mondialiser : le
Royaume de Dieu.
c) Fournir un sens alternatif à la
vie. Nous savons qu’il y a beaucoup de gens qui cherchent
honnêtement le sens et l’épa-
nouissement. Nous savons que
les témoignages de vie aident à
ceux qui cherchent cela. Quel est
le témoignage de plénitude de
vie que reçoivent ceux qui nous
connaissent ? Combien d’occasions nous perdons pour offrir ce
témoignage simple et humble de
plénitude quand nous nous diluons dans le paysage ou nous inquiétons des choses trop petites !
d) Donne la vie. Le religieux qui se
donne, qui ne s’inquiète pas de
lui-même, qui est toujours disponible, qui consacre tout son temps
aux enfants et aux jeunes à qui il se
consacre, qui se donne à la Communauté, qui écoute toujours,
donne la vie. Cette dynamique est
à la base de l’Évangile. Les martyrs
sont ceux qui explicitent de façon
privilégiée ce qui signifie donner
la vie, et c’est pourquoi l’Église les
vénère et les propose comme des
modèles de vie évangélique. Vivre
ce dynamisme de don de soi nous
aidera aussi à convoquer ceux
que le Seigneur appelle à donner
la vie pour l’Évangile. Il y a déjà
trop d’alternatives pour ceux qui
cherchent la sécurité ou le confort
; notre alternative est pour ceux
qui cherchent à se donner complètement. Et ils ont le droit de
recevoir de notre part ce témoignage.
e) Le signe de l’appauvrissement.
Le témoignage de n’avoir rien à
soi-même, de vivre sans avoir
à être le maître de son destin,
de vivre à partir d’une capacité
d’aimer qui ne cherche pas à recevoir une réponse en échange,
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Salutatio Patris Generalis
life are we offering to those who
know us? How many opportunities we lose to offer this simple
and humble testimony of fullness when we are diluted in the
landscape or worry for too small
things!
d) Give our life. The religious who
gives himself, who does not
worry for himself, who is always
available, who dedicates all his
time to children and youth to
whom he is committed, who
gives himself to the community,
who always listens, is giving life.
This dynamic is at the base of the
Gospel. The martyrs are those
who show in a privileged way
which means giving their life,
and that is why the Church venerates them and proposes them
as models of Evangelical life.
Living the dynamism of giving
his life will help us also to summon those who the Lord calls
to give their life for the Gospel.
There are too many alternatives
for those seeking assurances
or amenities; ours is for those
seeking to be full. And they are
entitled to receive from us that
testimony.
e) The sign of impoverishment.
The testimony of having nothing for himself, to live without
the need to be the master of our
destiny, to live from a capacity to
love that does not seek to receive
response in exchange, is also a
necessity of the Christian Community that we religious must
incarnate and offer, and so it is a
prophetic sign.
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Salutatio Patris Generalis
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f) The commitment to the child,
to the young, to the poor, the
choice to dedicate his life to help
others to grow and give them the
ability to make a different world;
in short, the bet of Calasanz, is
certainly prophetic. Giving to
our education the richness of the
vision of the new, of the ability to
dream, to explore the future, is
something that our people need.
When we define Calasanz, we
tell of him that he was a “dreamer of the future”. We must not let
this only for the songs.
g) Publicly intervene and give
a Gospel Word, from our
charism, in front of situations,
events or challenges that have direct relation with our charism. I
am thinking, for example, of the
work for the universal growth
of awareness of the importance
of the right to a quality education; in denouncing situations
that affect children and youth,
etc. In relation to this aspect of
our mission, we have much to
reflect.
h) Consecrated Life “is not normal”. It is an exception. It has
a counter-cultural component.
The religious does not intended
to climb, but to lower himself.
He does not seek assurances,
but donation. He does not take
decisions from closed schemes,
but from discernment. He does
not welcome a change or a destination moved by the satisfaction that coincides with what he
wants, but by the availability to
do something for others from
est également une nécessité de
la Communauté Chrétienne que
nous les religieux devons savoir
incarner et offrir, et c’est donc un
signe prophétique.
f) L’engagement pour l’enfant, pour
les jeunes, pour les pauvres, le
choix de consacrer sa vie à essayer
que d’autres grandissent et leur
donner la possibilité de faire un
autre monde ; en bref, le pari de
Calasanz, est certainement prophétique. Donner à notre éducation la richesse de la vision de
ce qui est nouveau, de la capacité
de rêver, d’explorer l’avenir, est
quelque chose dont nos gens ont
besoin. Lorsque nous définissons
Calasanz, nous disons de lui qu’il
était un « rêveur de l’avenir ».
Nous ne devons pas laisser cela
seulement pour les chansons.
g) Intervenir publiquement et
donner un mot d’Évangile,
de notre charisme, face aux situations, événements ou défis qui ont une relation directe
avec notre charisme. Je pense,
par exemple, à l’effort pour la
croissance universelle de la
conscience de l’importance du
droit à une éducation de qualité,
à la dénonciation des situations
qui affectent les enfants et les
jeunes, etc. En ce qui concerne
cet aspect de notre mission,
nous avons beaucoup à réfléchir.
h) La Vie Consacrée « n’est pas normale ». Il s’agit d’une exception. Elle
a une composante contre-culturelle. Le religieux ne cherche pas
à grimper, mais à s’abaisser. Il ne
cherche pas de garanties, mais à
se donner. Il ne prend pas de décisions à partir de schémas fermées,
mais à partir du discernement. Il
n’accueille pas un changement de
place ou une destination à cause de
la satisfaction qui coïncide avec ce
qu’il veut, mais à partir de la disponibilité pour faire quelque chose de
bon au service des autres. Il n’a pas
peur d’envoyer les frères en mission, précisément parce que c’est
ce qu’on attend de celui qui doit
le faire. Il ne fonctionne pas selon
« les critères du monde », mais selon les lumières de l’Évangile. Ceci
et pas autre chose, c’est le prophétisme.
5) Nous savons que la prophétie est souvent accompagnée par la dynamique
de la solitude, la critique, la persécution, la disqualification ou tout simplement le mépris ou l’essai de la faire
passer sous silence. D’une manière ou
une autre cela est inhérent au prophétisme. Calasanz en a fait l’expérience
dès les premiers instants, parce que
ce qu’il faisait ennuyait à beaucoup,
et nous allons aussi en faire l’expérience. Nous ne pouvons pas attendre
beaucoup d’applaudissements, ni travaillons pour cela. Nous pouvons cependant attendre beaucoup de compagnons qui veulent se joindre à un
groupe qui coopère avec la Vérité. Il
nous faut aussi penser à cela.
6) Comment peut-on combiner tout
cela avec le travail à consolider une
Ordre, à stabiliser des processus,
à assurer la viabilité de certaines
Œuvres, avec le défi de planifier
une nouvelle mission ? Ce sera
toujours un sujet de discernement
fin. Si nous les opposons, nous ne
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Salutatio Patris Generalis
such new obedience. He is not
afraid to send the brothers on
mission, precisely because that
is what is expected from the
one who has to do it. He doesn’t
work from the “criteria of the
world”, but from the lights of the
Gospel. This, and not something
else, is the prophetic.
5) We know that the prophecy is
often accompanied by dynamics
of loneliness, criticism, persecution, disqualification or simply
contempt or attempts to silence
it. One way or another, this is
inherent to the prophetic. Calasanz experienced it from the
first moment, because what he
did annoyed many, and we will
continue experiencing it. We
cannot expect much applause,
nor work for it. We can however
expect many companions who
want to join a group that cooperates with the Truth. We also
have to think about.
6) How can we combine all this
with the work to consolidate
an Order, to stabilize processes,
to ensure the sustainability of
some works, with the challenge
to plan a new mission? This will
always be a fine discernment
topic. If we oppose them, we
will not find a way out. If we add
them, we will make progress in
the right direction. We have to
think much about all this, in the
communities, in the demarcations and in the Order.
7) Some months ago, at a meeting
of Piarists, speaking of the General Chapter, one expressed this
wish: I would like our General
Chapter talked us in a prophetic way, removed us a little, and
made us think about the essential. I hope so. We, who have
prepared it, wanted that this 47th
General Chapter should help us
to find the center of our life, and
should invite us to delve into
that center. Perhaps the prophetic message which we need
can be this: it is OK that we try
to guide as best as possible so
many issues and concerns that
we have, but perhaps only one
is necessary2. Let us pray for our
General Chapter, that it should
help us find what is essential.
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Salutatio Patris Generalis
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I want to finish this letter to the brothers with a word of thanks at the end of
the six-year term. I know that it is not
good to make specific references, because I’ll always forget someone. But I
want to share with you my gratitude to
the Lord for the gift of the Piarist vocation that we share and for the testimony of vocational authenticity that I
have received from my brothers. Thank
you for your dedication and your availability.
Receive my fraternal greetings.
Pedro Aguado
Father General
trouverons pas d’issue. Si nous les
ajoutons, nous allons faire des progrès dans la bonne direction. Nous
devons penser beaucoup à tout cela,
dans les communautés, dans les Démarcations et dans l’Ordre.
7) Quelques mois auparavant, lors d’une
réunion de piaristes, en parlant du
Chapitre Général, on a exprimé ce
souhait : J’aimerais que notre Chapitre
Général nous parlait de façon prophétique, nous secouait un peu, nous faisait penser à l’essentiel. Je l’espère. Nous
qui l’avons préparé, avons voulu que
ce 47ème Chapitre Général nous aide à
trouver le centre de notre vie et nous
invite à plonger dans ce centre. Peutêtre c’est le message prophétique dont
nous avons besoin: c’est bien que l’on
tente de guider le mieux possible tant
de questions et de préoccupations que
nous avons, mais peut-être il y a une
seule chose nécessaire2. Prions pour
notre Chapitre Général, afin qu’il nous
aide à trouver ce qui est essentiel.
Je voudrais terminer cette Lettre aux
Frères avec un mot de remerciement à la
fin du sexennat. Je sais qu’il n’est pas bon
de faire des références spécifiques, parce
que je vais toujours oublier quelqu’un.
Mais je veux partager avec vous ma gratitude envers le Seigneur pour le don de
la vocation piariste que nous partageons
et par le témoignage d’authenticité vocationnelle que j’ai reçu de mes frères. Je
vous remercie de votre dévouement et
votre disponibilité.
Recevez ma salutation fraternelle.
Pedro Aguado
Père Général
2
Lc 10, 42.
2
Lc 10,42.
Vita Ordinis
El 20 de junio, a las 10 h ha sido ordenado diácono en la Catedral de Bata, por
Mons. Juan Matogo, Obispo de Bata, nuestro hermano Jovino Obama, escolapio
guineano, perteneciente a la comunidad de Kinshasa. En la homilía Mons. Juan
Matogo ha felicitado a los Escolapios por su consolidación y expansión en África
Central.
Un día de gran gozo y alegría, anticipo de fechas próximas de Profesiones Solemnes y Ordenaciones diaconales y sacerdotales de ocho hermanos nuestros más.
Oramos por Jovino y por nuestras vocaciones con el deseo sincero de que la
fidelidad vocacional y la pertenencia viva a la Escuela Pías, de todos los Escolapios
de esta Provincia, sean causa de nuevas y vocaciones de calidad, siempre en la
voluntad de Dios.
P. Javier Negro
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Vita Ordinis
África Central: ordenación sacerdotal de Jovino Obama
Central Africa: ordination to diaconate of Obama Jovino
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Vita Ordinis
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On June 20, at 10 h, was ordained deacon in the Cathedral of Bata, by Bishop
Juan Matogo, Bishop of Bata, our brother Obama Jovino,
Piarist from Guinea, belonging to the community of Kinshasa. In the homily,
Bishop Juan Matogo has congratulated the Piarists on their consolidation and expansion in Central Africa. A day of great joy and gladness, advance of upcoming
dates for solemn professions and diaconal and priestly ordinations of eight more
brothers.
We pray for Jovino and our vocations, with the sincere desire that vocational
fidelity and live membership in the Pious Schools of all of the Piarists from this
Province, produce new quality vocations, always according to the will of God.
Fr. Javier Negro
Africa Centrale: ordinazione diaconale di Jovino Obama
Il 20 giugno alle ore 10 è stato ordinato diacono nella Cattedrale di Bata, da
Mons. Juan Matogo, Vescovo di Bata, il nostro fratello Jovino Obama, scolopio
guineano, appartenente alla Comunità di Kinshasa.
Nell’Omelia Mons. Juan Matogo si è congratulato con gli Scolopi per il loro
consolidamento ed espansione in Africa Centrale. Un giorno di grande gioia e
allegria, anticipazione delle prossime date di Professioni Solenni e Ordinazioni
diaconali e sacerdotali di altri otto nostri fratelli.
Preghiamo per Jovino e per le nostre vocazioni con il sincero desiderio che
la fedeltà vocazionale e l’appartenenza viva alle Scuole Pie di tutti gli Scolopi di
questa Provincia siano causa di vocazioni nuove e di qualità, sempre nella volontà
di Dio.
P. Javier Negro
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Le 20 juin, à 10 h, a été ordonné diacre à la cathédrale de Bata, par Mgr Juan
Matogo, Évêque de Bata, notre frère Jovino Obama, piariste de la Guinée, appartenant à la communauté de Kinshasa.
Dans son homélie, Mgr
Juan Matogo a félicité les
Piaristes de leur consolidation et expansion en
Afrique Centrale. Un jour
de grande joie et allégresse,
avance des dates à venir
pour les professions solennelles et les ordinations
diaconales et sacerdotales
de huit autres frères.
Nous prions pour Jovino et pour nos vocations
avec le souhait sincère que
la fidélité vocationnelle
et adhésion vivante aux
Écoles Pies de l’ensemble
des Piaristes de cette Province, suscitent de nouvelles vocations de qualité,
toujours selon la volonté
de Dieu.
P. Javier Negro
Vita Ordinis
Afrique Centrale: ordination diaconale de Jovino Obama
6 · 2015
Vita Ordinis
468
Bogotá, ordenación y primera Eucaristía de Javier Pérez
En la tarde del sábado 20 de junio en el Colegio Calasanz Bogotá, Javier Pérez
ha sido ordenado sacerdote por imposición de manos de monseñor Juan Vicente
Córdoba, obispo de Fontibón (Bogotá).
Ha sido una emotiva celebración acompañada por la presencia de nuestro P.
General, Pedro Aguado, quien se encontraba en la ciudad atendiendo el Congreso
de la Conferencia Latinoamericana de Religiosos en representación de la USG
(Unión de Superiores Generales)
El P. Pedro, ante la pregunta del obispo: “¿Sabes si es digno?”, ha expresado la
alegría de la Orden por recibir a un hermano nuestro para siempre en su casa. También le ha agradecido a sus papás por el don de la entrega de Javier a la Escuela Pía.
En la mañana del domingo siguiente, 21 de junio, Javier ha celebrado su primera
eucaristía en la misma capilla del colegio donde había vivido como estudiante.
En la homilía nos ha invitado a
confiar en la presencia-ausencia
de Jesús en la barca de nuestra
vida personal y comunitaria. Nos
recordó que también en esta misma capilla, el P. Fermín Abella,
fallecido el año anterior, les había
dicho a él y a su familia, siendo el
neo-sacerdote estudiante del colegio, que Javier nunca se iría de
allí. Ahora está haciendo realidad
estas palabras.
La celebración finalizó con el
almuerzo en el colegio, que contó
con la presencia de la familia de
Javier, de algunos de sus amigos,
estudiantes y egresados del CED
Calasanz, del San José de Calasanz, del Calasanz Bogotá y del
Calasanz Medellín, y de todos los
escolapios que lo acompañamos
en tan gran día.
Bogotá, ordination and first Eucharist of Javier Perez
6 · 2015
469
Vita Ordinis
On the afternoon of Saturday, June 20, at the Calasanz School of Bogota, Javier
Pérez has been ordained a priest by the laying on of hands of Monsignor Juan
Vicente Córdoba, Bishop of Fontibón (Bogotá).
It has been an emotional celebration accompanied by the presence of our Fr.
General, Pedro Aguado, who was in town attending the Congress of the Latin
American Conference of Religious in representation of the USG (Union of General Superiors).
Fr. Pedro, before the Bishop’s question: “do you know if he’s worth?” has expressed the joy of the Order in receiving our brother forever at our home. Also he
thanked his parents for the gift of Javier to the Pious Schools.
On the morning of the following Sunday, June 21, Javier has celebrated his first
Eucharist in the same chapel of the school where he had lived as a student. In the
homily he has invited us to rely on the presence-absence of Jesus in the boat of our
personal and community life. He reminded us that also in this same Chapel, Fr.
Fermin Abella, who died last year, had told to him and his family, being the newly
ordained priest still a student of the school, that Javier never would leave it. Now
these words are coming true.
The celebration ended with lunch at the school, with the presence of the family
of Javier, some of his friends, students and graduates of the Calasanz CED, of the
Saint Joseph Calasanz, of Calasanz of Bogota and from Calasanz of Medellin, and
all the Piarists who accompany him on this great day.
Bogotá, ordinazione e prima Eucaristia di Javier Pérez
6 · 2015
Vita Ordinis
470
Nel pomeriggio di sabato 20 giugno, nell’Istituto Calasanzio Bogotá, Javier
Pérez è stato ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani di Monsignor Juan
Vicente Córdoba, vescovo di Fontibón (Bogotá).
È stata una celebrazione emozionante accompagnata dalla presenza del nostro
P. Generale, Pedro Aguado, che si trovava in città per partecipare al Congresso
della Conferenza Latinoamericana dei Religiosi in rappresentazione dell’USG
(Unione dei Superiori Generali).
P. Pedro, di fronte alla domanda del vescovo: “Sai se è degno?”, ha espresso la
gioia dell’Ordine nel ricevere un fratello nostro per sempre nella sua casa. Ha anche ringraziato i suoi genitori per il dono della dedizione di Javier alla Scuola Pia.
La mattina della domenica seguente, il 21 giugno, Javier ha celebrato la sua
prima eucaristia nella stessa cappella della scuola dove aveva vissuto come studente. Nell’omelia ci ha invitato a fare affidamento sulla presenza-assenza di Gesù
nell’ambito della nostra vita personale e comunitaria. Ci ha ricordato anche che in
questa stessa cappella, P. Fermín Abella, deceduto lo scorso anno, aveva detto a lui
e alla sua famiglia, quando il neosacerdote era allievo della scuola, che Javier non
se ne sarebbe mai andato da lì. Ora si stanno realizzando queste parole.
La celebrazione si è conclusa con il pranzo nella scuola, che ha visto la partecipazione della famiglia di Javier, di alcuni dei suoi amici, studenti e diplomati
del CED Calasanzio, del San Giuseppe Calasanzio, del Calasanzio Bogotà e del
Calasanzio Medellín e di tutti gli scolopi che lo hanno accompagnato in questo
grande giorno.
Bogotá, ordination et première Eucharistie de Javier Perez
6 · 2015
471
Vita Ordinis
Dans l’après-midi du samedi 20 juin à l’École Calasanz Bogota, Javier Pérez a
été ordonné prêtre par imposition des mains de Monseigneur Juan Vicente Córdoba, évêque de Fontibón (Bogotá).
Ça a été une célébration émotionnelle accompagnée par la présence de notre P.
Général, Pedro Aguado, qui était sur place dans le Congrès de la Conférence des
Religieux de l’Amérique latine en représentation de l›USG (Union des Supérieurs
Généraux).
Le P. Pedro, face à la question de l’évêque : « Savez-vous s’il est digne? », a
exprimé la joie de l›Ordre de recevoir notre frère pour toujours chez nous. Il a
également remercié ses parents pour le don de Javier aux Écoles Pies.
Le matin suivant, le dimanche 21 juin, Javier a célébré sa première Eucharistie
dans la chapelle même de l’école où il avait vécu en tant qu’étudiant. Dans son homélie il nous a invités à dépendre de la présence-absence de Jésus dans la barque
de notre vie personnelle et
communautaire. Il a rappelé que, également dans
cette même chapelle, le P.
Fermin Abella, décédé l’année dernière, avait dit à lui
et sa famille, étant le nouvel ordonné prêtre encore
élève de l’école, que Javier
ne partirait jamais de là.
Maintenant ces mots deviennent vrais.
La fête s’est terminée
avec le déjeuner à l’école,
qui a compté avec la présence de la famille de Javier, certains de ses amis,
les étudiants et les diplômés du CED Calasanz, de
l’École Calasanz, du Calasanz de Bogota et du Calasanz Medellin, et tous les
piaristes qui l’avons accompagné dans cette grande
journée.
6 · 2015
Vita Ordinis
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Llegan noticias desde la Viceprovincia de las Californias
Convivencia anual 2015
A partir del lunes 22 de junio, los religiosos de la Viceprovincia escolapia de
las Californias hemos realizado nuestra convivencia anual, en el Rancho María
Teresa, ubicado en Km. 82.5 Carretera Ensenada - Tecate, Valle de Guadalupe,
Ensenada, BC, México.
Como cada año, en esta época, nos encontraremos para descansar y compartir
la alegría de nuestras vivencias y la ilusión de nuestros proyectos. Es una bendición el poder reunirnos así y sentir cómo la fraternidad nos renueva, nos une y
nos fortalece.
Este año se aprovechó también para evaluar nuestras comunidades y juntos
reflexionar sobre el proyecto de futuro de la Viceprovincia. Retiro Vocacional en Apple Valley
Benito Huerta Ordoño
6 · 2015
473
Vita Ordinis
Los días 22, 23 y 24 de mayo, tuvimos nuestro último Retiro Vocacional en
Apple Valley, unos cuantos kilómetros alejados del disturbio de la ciudad, para
centrarnos a tomar una decisión que cambiará nuestras vidas, tanto para los ocho
postulantes como para los cinco pre novicios. En estos retiros se trató más que
nada seguir el llamado de Dios y a experimentarlo más cerca nuestro.
Nos acompañaron nuestro P. Viceprovincial Jaume Pallarolas, el P. Julián de
Mexicali, el P. Fernando y la hermana Dulce Escolapia.
Llegamos con muchas ganas de seguir aprendiendo y a seguir discerniendo nuestro
futuro en la Escuela Pía. El P. Fernando inició el programa con una pregunta para cada
uno: “¿Qué esperan de este Retiro?”. Y después de intercambiar ideas, nos propuso una
dinámica con otras preguntas: “¿Cómo se sienten ante esta situación de dejar todo por
Cristo? ¿Qué miedos tienen?” y dijo: “Busquen algún objeto, alguna cosa que les ayude a describir lo que sienten; puede ser una piedra, una hoja, lo que ustedes consideren
que les ayude”. Esta dinámica ayudó a que cada uno expresara los sentimientos y los
miedos que tenía. Acto seguido, el P. Julián continuó con un tema estupendo. Habló
sobre “el miedo” de seguir la vida consagrada, nos brindó algunas experiencias suyas;
creo que para cada, este tipo de testimonios, puede ser una gran ayuda. Una frase que
me gustaría recalcar, que me llegó mucho: “El miedo no es malo, malo es cuando te
quedas con él”. Antes de empezar el tema de la Hermana Dulce, ella nos dirigió hacia
la parte lateral de la casa, donde había un gran espacio, para realizar una dinámica; se
trataba de brincar sobre una cuerda a una cierta altura; los requisitos eran: no hablar
entre nosotros, no tocar la cuerda de ninguna manera, porque si lo hacíamos, los que
habían pasado ya al otro lado se regresarían y teníamos que empezar de nuevo. Fue
muy interesante las conclusiones a las que llegamos por cómo se desarrolló el juego.
Continuamos con el tema de la Hermana, que trató sobre el desprendimiento de las
cosas materiales para entregarnos a Dios; luego formó cuatro equipos para comentar
puntos de vista, opiniones y experiencias basándonos en una cita bíblica. Fue muy
interesante intercambiar opiniones.
Después de la comida continuamos con otro tema: “La vida ejemplar de Jesús”
dado por una integrante de la pastoral vocacional. Luego tuvimos un buen rato
de descanso para continuar después con nuestro último tema del día con el P.
Fernando. Habló sobre lo valioso que es aprovechar la vida entregándola a Cristo;
esto nos llevó a una dinámica preparada por algunos de nosotros los pre novicios.
El P. Jaume Pallarolas nos habló de su experiencia sobre la vida en comunidad
y lo que significaba ser religioso con su única y especial forma de explicar las cosas. Tanto los temas, las dinámicas y la oración tuvieron un buen desenlace muy
centrado en lo que se esperaba.
Se concluyó este encuentro especial con la Eucaristía en la capilla, presidida
por los PP. Pallarolas y Julián. Fue una gran experiencia poder participar y ayudar.
News from the Viceprovince of the Californias
Annual Meeting 2015
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Beginning Monday, June 22, the religious of the Piarist Vice-province of the
Californias have had our annual meetinge, at Rancho Maria Teresa, located at km.
82.5 Carretera Ensenada - Tecate, Valle de Guadalupe, Ensenada, BC, Mexico.
As every year, at this time, we have met to relax and share the joy of our experiences, dreams and projects. It is a blessing to gather and feel how the fraternity
renews us, unites us and strengthens us.
This year was also used to assess our communities and together to reflect on
the future project of the Vice-province.
Vita Ordinis
Vocational retreat in Apple Valley
On May 22, 23 and 24, we had our last vocational retreat in Apple Valley, a few
kilometers away from the noise of the city, to focus to make a decision that will
change our lives, together eight postulants and five pre-novices. In these retreats
it was mostly about following the call of God and to experience Him closer to us.
Benito Huerta Ordoño
6 · 2015
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Vita Ordinis
Our Fr. Vice-provincial Jaume Pallarolas, Fr. Julián of Mexicali, Fr. Fernando
and Sister Dulce, Piarist, accompanied us.
We arrived eager to continue learning and to continue to discern our future in
the Pious Schools. Fr. Fernando began the program with a question to each one:
“What do you expect this recollection?” And after exchanging ideas, he proposed
a dynamic with other questions: “How do you feel face to this possibility of leaving
all for Christ? What are your fears?” And he said:”Look for something, anything
that will help you to describe what you feel; it can be a stone, a leaf, anything you
consider that helps you.” This dynamic helped each to express the feelings and
fears he had. Afterwards Fr. Julián continued with a super theme. He talked about
“fear” to follow the consecrated life, and he offered us some of his own experiences; I think that for each of us this type of testimonies can be a great help. A phrase
that I would like to emphasize, because it touched me a lot: “Fear isn’t bad; bad is
when you keep it”.
Before starting her presentation, Sister Dulce led us to the side of the House,
where there was a large space, to make a dynamic; it was on jumping over a
rope to a certain height; the requirements were: not to speak with us, not to
touch the rope in any way, because if we did, those who had already passed to
the other side should return and we had to start all over again. The conclusions
we reached by how the game unfolded were very interesting. We continued the
theme of the Sister, which dealt with the detachment from material things for
surrendering to God; she then formed four teams to discuss points of view,
opinions and experiences based on a biblical quote. It was very interesting to
exchange views.
After lunch we continued with another issue: “The exemplary life of Jesus”
given by a member of the pastoral work for vocations. Then we had a good time to
rest, to then continue with our last topic of the day with Fr. Fernando. He talked
about how valuable is to use our life giving it to Christ; this led us to a dynamic
prepared by some of us pre-novices.
Fr. Jaume Pallarolas spoke of his experience of community life and what it
meant to be religious, with his unique and special way to explain things. Both
topics, the dynamics and the prayer had a good outcome very focused in what
was expected.
We concluded this special meeting with the Eucharist in the chapel, presided
over by FF. Pallarolas and Julian. It was a great experience to be able to participate
and help.
Arrivano notizie dalla Viceprovincia delle Californie
Convivenza annuale 2015
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A partire da lunedì 22 giugno, noi religiosi della Viceprovincia scolopica delle Californie abbiamo realizzato la nostra convivenza annuale nel Rancho Maria
Teresa, situato al Km. 82.5 Carretera Ensenada - Tecate, Valle de Guadalupe, Ensenada, BC, Messico.
Come ogni anno, in questo periodo, ci incontriamo per riposare e condividere la gioia delle nostre esperienze e l’entusiasmo dei nostri progetti. È una
benedizione poterci riunire così e sentire come la fraternità ci rinnova, ci unisce
e ci rafforza.
Quest’anno è stato anche utilizzato per valutare le nostre comunità e riflettere
insieme sul progetto futuro della Viceprovincia.
Vita Ordinis
Ritiro Vocazionale ad Apple Valley
Il 22, 23 e 24 maggio, abbiamo fatto il nostro ultimo Ritiro Vocazionale ad
Apple Valley, a molti chilometri dalla confusione della città, per concentrarci a
prendere una decisione che cambierà le nostre vite, sia degli otto postulanti che
dei cinque prenovizi. In questi ritiri si è trattato principalmente di seguire la chiamata di Dio e di sentirlo più vicino a noi.
Ci hanno accompagnati il nostro P. Viceprovinciale Jaume Pallarolas, P. Julián
di Mexicali, P. Fernando e suor Dulce Escolapia.
Siamo arrivati desiderosi di continuare a imparare e discernere il nostro futuro nella Scuola Pia. P. Fernando ha iniziato il programma con una domanda
per ciascuno: “Cosa vi aspettate da questo Ritiro?”. E dopo lo scambio di idee,
ci ha proposto una dinamica con altre domande: “Come vi sentite di fronte alla
prospettiva di lasciare tutto per Cristo? Quali paure avete?” e ha detto: “Cercate
qualche oggetto, qualcosa che vi aiuti a descrivere ciò che sentite; può essere una
pietra, una foglia, quello che ritenete vi possa aiutare”. Questa dinamica ha aiutato
ciascuno a esprimere i sentimenti e le paure che aveva. Successivamente, P. Julián
ha proseguito con un tema splendido. Ha parlato della “paura” di seguire la vita
consacrata, ci ha offerto alcune sue esperienze; credo che per ciascuno questo tipo
di testimonianza possa essere di grande aiuto. Una frase che vorrei sottolineare,
che mi è arrivata molto: “La paura non è male, è male quando ti rimane dentro”.
Prima di iniziare il suo tema, suor Dulce ci ha portato nella parte laterale della
casa, dove c’era un grande spazio, per realizzare una dinamica; si trattava di saltare
su una corda a una certa altezza; le regole erano: non parlare tra noi, non toccare
la corda in alcun modo, perché se lo avessimo fatto, quelli che erano già passati
Benito Huerta Ordoño
Des nouvelles de la Viceprovince des Californies
Rencontre annuelle 2015
À partir du lundi, 22 juin, les religieux de la province de Viceprovince piariste des
Californies avons fait notre rencontre annuelle, au Rancho Maria Teresa, situé au km
82,5 de la route Ensenada - Tecate, Vallée de Guadalupe, Ensenada, BC, Mexique.
Comme chaque année à cette époque, nous nous sommes réunis pour nous
détendre et partager la joie de nos expériences, rêves et projets. C’est une bénédiction de pouvoir nous recueillir ainsi et de sentir comment la fraternité nous
renouvelle, nous unit et nous fortifie.
Cette année était aussi utilisée pour évaluer nos communautés et, ensemble,
réfléchir sur le futur projet de la Viceprovince.
Retraite Vocationnelle à Apple Valley
Les 22, 23 et 24 mai, nous avons eu notre dernière retraite vocationnelle à
Apple Valley, quelques kilomètres loin de l’agitation de la ville, pour nous concen-
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Vita Ordinis
dall’altra parte sarebbero dovuti tornare indietro e avremmo dovuto ricominciare
da capo. Sono state molto interessanti le conclusioni cui siamo arrivati per come si
è sviluppato il gioco. Abbiamo proseguito con il tema della sorella, che trattava del
distacco dalle cose materiali per donarci a Dio; ha quindi formato quattro gruppi
per discutere i punti di vista, le opinioni e le esperienze sulla base di una citazione
biblica. È stato molto interessante scambiare le opinioni.
Dopo il pranzo abbiamo proseguito con un altro tema: “La vita esemplare di
Gesù”, sviluppato da un membro della pastorale vocazionale. Poi abbiamo avuto
un po’ di tempo per riposare e quindi continuare con il nostro ultimo tema del
giorno, con P. Fernando. Ha parlato dell’importanza di sfruttare la vita dedicandola a Cristo; questo ci ha portati a una dinamica preparata da alcuni di noi prenovizi.
P. Jaume Pallarolas ci ha parlato della sua esperienza di vita in comunità e di
ciò che significava essere religioso con il suo unico e speciale modo di spiegare le
cose. Sia i temi, che le dinamiche e la preghiera hanno avuto una buona conclusione molto incentrata su quello che ci si aspettava.
Questo speciale incontro si è concluso con l’Eucaristia nella cappella, presieduta dai PP. Pallarolas e Julián. È stata una grande esperienza poter partecipare e
aiutare.
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Vita Ordinis
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trer afin de prendre une décision qui va changer nos vies, aussi celle des huit postulants que celle des cinq prénovices. Dans ces retraites on a principalement parlé
de la suite à l’appel de Dieu et de l’expérimenter plus proche de nous.
Nous accompagnaient notre P. Viceprovincial Jaume Pallarolas, le P. Julián de
Mexicali, le P. Fernando et Sœur Dulce, Piariste.
Nous sommes arrivés désireux de continuer à apprendre et à discerner notre
avenir dans les Écoles Pies. Le P. Fernando a commencé le programme avec une
question à chacun : « Qu’attendez de cette retraite? ». Et après l’échange d’idées, il a
proposé une dynamique avec d’autres questions: « Qu’est-ce vous sentez face à cette
situation de tout laisser pour le Christ ? Quels sont vos peurs? » Et il a dit: « cherchez
quelque chose, un objet qui vous aidera à décrire ce que vous ressentez ; cela peut
être une pierre, une feuille, ce que vous considérez qui peut vous aider ». Cette dynamique a permis à chacun d’exprimer les sentiments et les peurs qu’il avait. Après,
le P. Julián a continué avec un super thème. Il a parlé de « la peur » de suivre la vie
consacrée, il nous a offert quelques expériences personnelles ; je pense que pour
chacun ce genre de témoignage peut être une grande aide. Une phrase que je tiens à
souligner, qui m’a profondément touché: « La peur n’est pas mauvaise : c’est mauvais
quand vous la gardez ». Avant la présentation de Sœur Dulce, elle nous a conduit
vers un côté de la maison, où il y avait un grand espace, pour faire une dynamique
; Il s’agissait de sauter par-dessus une corde à une certaine hauteur ; les exigences
étaient : ne pas parler entre nous, ne pas toucher la corde en aucune façon, parce
que si nous le faisions, ceux qui avaient déjà passé de l’autre côté devraient revenir et
nous devrions tout recommencer. Les conclusions auxquelles nous sommes arrivés
par la façon dont le jeu s’est déroulé ont été très intéressantes. Nous avons continué
avec le thème de la Sœur, qui traitait du détachement des choses matérielles pour
s’abandonner à Dieu ; elle a ensuite formé quatre équipes afin de discuter des points
de vue, des opinions et des expériences basées sur une citation biblique. C’était très
intéressant d’échanger des points de vue.
Après le déjeuner, nous avons continué avec un autre thème: « La vie exemplaire de Jésus » présentée par un membre de la pastorale des vocations. Puis nous
avons eu un bon moment de repos pour continuer après avec notre dernier sujet
de la journée avec le P. Fernando. Il a parlé comment il est précieux de profiter la
vie en la donnant au Christ ; cela nous a conduit à une dynamique préparés par
certains d’entre nous les prénovices.
Le P. Jaume Pallarolas nous a parlé de son expérience de vie communautaire et
ce que cela signifiait d’être religieux avec sa manière unique et spéciale pour expliquer les choses. Les deux thèmes, la dynamique et la prière ont eu un bon résultat
très centré dans ce qu’on attendait.
On a été conclu cette rencontre spéciale avec l’Eucharistie dans la chapelle,
présidée par les PP. Pallarolas et Julian. C’était une expérience formidable d’y pouvoir participer et aider.
Benito Huerta Ordoño
Notitiae
Noticias desde Austria: 80 y 50, DOS EN UNO
6 · 2015
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Notitiae
El domingo 21 de junio la parroquia vienesa de Sta Tecla celebró a su párroco, el P. Pius Platz, por haber cumplido, recientemente, sus 80 años y alcanzar en pocos días, el 25 de junio, sus bodas de oro sacerdotales.
La misa de las 9:30 estuvo colmada de parroquianos, unas 350 personas. Una
comunidad parroquial viva, agradecida con su párroco, en este doble aniversario.
Algunos datos del P. Pius Platz para quien no lo conociera. El Pius Platz i Carol
nació en Barcelona en 1935. Cuando sintió su vocación escolapia y habló de ella
al P. Joan Trenchs Sch P, éste le dijo: “Tú sabes alemán, vete a ayudar a la provincia escolapia de Austria”.
4 · 2015
Notitiae
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Padre Pius tuvo la gran fortuna de vivir el concilio desde muy cerca, desde
la casa de san Pantaleón en Roma. En 1965 se hallaba ya en Viena, con los estudios teológicos terminados, y allí recibió la ordenación sacerdotal. Después de
sus primeros años en la comunidad-escuela y parroquia de María Treu, en Viena,
fue transferido en 1973 a la también vienesa comunidad escolapia de Sta. Tecla. Aquí se desempeñó como maestro de religión en nuestra escuela y también fue
vicario parroquial. En 1987 fue nombrado párroco de Sta. Tecla, cargo que sigue
ostentando desde entonces con mucha dedicación y con el beneplácito y el afecto
de los feligreses.
El pueblo le hizo la fiesta que se merece. Después de la homilía se realizó la lectura de una carta del P. General, Pedro Aguado. Al final de la misa se le comunicó
al P. Pius que el Papa Francisco le concedía una especial bendición.
La fiesta popular terminó con un “ágape”, en el salón multiuso Calasanz de
la escuela. Allí se pudo también saludar y abrazar al querido P. Pius. Durante la
comida “oficial”, a la cual fueron invitados los escolapios, familiares del Padre,
representantes de la parroquia y de la escuela, consejo de los laicos , etc. Además
P. Pius tuvo la sorpresa de la llamada telefónica del cardenal arzobispo de Viena Christoph Schönborn, quien muchas veces ha manifestado, públicamente, su
gran afecto y admiración por el P. Pius.
Le deseamos desde estas líneas que Dios lo siga bendiciendo y le expresamos
en nombre de la Iglesia y de la Orden el agradecimiento por su entrega y dedicación.
P. Ignasi Peguera SP
Austria: 80 and 50, two in one
On Sunday June 21 the Viennese parish of Sta. Thekla made a feast for its pastor, Father Pius Platz, having met recently his 80 years and reaching in a few days,
on June 25, the golden anniversary of his priesthood.
9:30 Mass was full of parishioners, some 350 people. A parish community
alive, thankful to their pastor, in this double anniversary.
Some data of Fr. Pius Platz for those who do not know him. Fr. Pius Platz i
Carol was born in Barcelona in 1935. When he felt his Piarist vocation and spoke
of it to Fr. Joan Trenchs Sch P, this told him: “You know German, go to help the
Piarist province of Austria”.
Father Pius had the great fortune to live the Council from close by, from the
house of St. Pantaleo in Rome. In 1965 he was already in Vienna, with finished
theological studies and he was ordained a priest there. After his early years in the
community, school and church of Maria Treu in Vienna, he was transferred in
1973 to the Viennese also Piarist community of St. Thekla. Here he worked as a
religion teacher in our school and was also parish vicar. In 1987 he was appointed
parish priest of Sta. Thekla, a position he still holds since then, with great dedication and with the approval and affection of the parishioners.
The people offered him the party he deserves. After the homily, there was the
reading of a letter from Fr. General, Pedro Aguado. At the end of the Mass he was
reported to Fr. Pius that Pope Francis gave him a special blessing.
The festival ended with an “agape” in the Calasanz multipurpose room of the
School. There people could also greet and embrace the beloved Father Pius. During the “official” lunch, to which were invited the Piarists, Father’s family, representatives of the parish and school, lay council, etc. Fr. Pius had the surprise
of a phone call from the Archbishop of Vienna Cardinal Christoph Schoenborn,
who has often stated publicly his great affection and admiration for Fr. Pius.
We wish from these lines that God continue to bless him and we express him on behalf
of the Church and the Order’s our appreciation for his commitment and dedication.
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Austria: 80 e 50, due in uno
Domenica 21 giugno la parrocchia viennese di Santa Tecla ha celebrato il suo
parroco, P. Pius Platz, per aver compiuto recentemente i suoi 80 anni, e il 25 giugno le sue nozze d’oro sacerdotali.
La messa delle 9:30 era piena di parrocchiani, circa 350 persone. Una comunità
parrocchiale viva, grata al suo parroco, in questo doppio anniversario.
Alcuni dati di P. Pius Platz per chi non lo conosce. P. Pius Platz i Carol è nato
a Barcellona nel 1935. Quando sentì la sua vocazione scolopica ne parlò a P. Joan
Trenchs Sch P, che gli disse: “Tu sai il tedesco, vai ad aiutare la provincia scolopica
d’Austria”.
Padre Pius ha avuto la grande fortuna di vivere il Concilio molto da vicino,
dalla casa di San Pantaleo a Roma. Nel 1965 si trovava già a Vienna, terminati gli
studi teologici, e lì ricevette l’ordinazione sacerdotale. Dopo i suoi primi anni nella
comunità, scuola e parrocchia di Maria Treu a Vienna, fu trasferito nel 1973 alla
comunità scolopica di Santa Tecla, anch’essa viennese. Qui lavorò come maestro
di religione nella nostra scuola e fu anche vicario parrocchiale. Nel 1987 fu nominato parroco di Santa Tecla, incarico che detiene da allora con grande dedizione e
con il beneplacito e l’affetto dei parrocchiani.
La gente gli ha fatto la festa che merita. Dopo l’omelia c’è stata la lettura di una
lettera del P. Generale, Pedro Aguado. Alla fine della messa è stato comunicato a P.
Pius che Papa Francesco gli concedeva una speciale benedizione.
Notitiae
Fr. Ignasi Peguera 6 · 2015
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La festa popolare si è conclusa con un “ágape”, nella sala multiuso Calasanzio
della scuola. Lì si è potuto anche salutare e abbracciare il beneamato P. Pius. Durante il pranzo “ufficiale”, cui sono stati invitati gli scolopi, i familiari del Padre,
i rappresentanti della parrocchia e della scuola, il consiglio dei laici, ecc. P. Pius
ha avuto la sorpresa della chiamata telefonica del cardinale arcivescovo di Vienna
Christoph Schönborn, che ha spesso manifestato pubblicamente il suo grande affetto e ammirazione per P. Pius.
Gli auguriamo con queste righe che Dio continui a benedirlo e gli esprimiamo
a nome della Chiesa e dell’Ordine il ringraziamento per il suo impegno e dedizione.
P. Ignasi Peguera
Notitiae
L’Autriche: 80 et 50, deux en un
Le dimanche 21 Juin la paroisse viennoise de Ste. Thekla a offert une fête à son
pasteur, le Père Pius Platz, après avoir atteint récemment ses 80 années et avant
célébrer dans quelques jours, le 25 Juin, le 50ème anniversaire de son sacerdoce.
La messe de 9h 30 était pleine de paroissiens, quelque 350 personnes. Une communauté de la paroisse vivante, reconnaissante à son pasteur, dans ce double anniversaire.
Certaines données du P. Pius Platz pour ceux qui ne le connaissent pas. Le P.
Pius Platz i Carol est né à Barcelone en 1935. Quand il sentit sa vocation piariste et
en parla au P. Joan Trenchs Sch P, celui-ci lui ditt: « Tu connais l’allemand, va aider
la province Piariste de l’Autriche ».
Le P. Pius a eu le grand bonheur de vivre le Concile à proximité, dans la maison de San Pantaleo à Rome. En 1965, il était déjà à Vienne, avec les études théologiques finies et ici il a été ordonné prêtre. Après ses premières années dans la
communauté, l’école et l’église de Maria Treu à Vienne, il a été transféré en 1973
à la viennoise aussi communauté piariste de Ste. Thekla. Ici, il a travaillé comme
professeur de religion dans notre école et a également été vicaire de la paroisse.
En 1987, il a été nommé curé de la paroisse de Ste. Thekla, un poste qu’il occupe
toujours depuis lors, avec un grand dévouement et avec l’approbation et l’affection
de ses paroissiens.
Les gens lui ont offert la fête qu’il mérite. Après l’homélie, il y a eu la lecture
d’une lettre du Père Général, Pedro Aguado. À la fin de la messe, il a été signalé au
P. Pius que le Pape François lui a donné une bénédiction spéciale.
Le festival a pris fin avec un «agapè» dans la salle polyvalente Calasanz de
l‘école. Là on a pu aussi saluer et embrasser le bien-aimé P. Pius. Pendant le repas
«officiel», auquel ont été invités les piaristes, la famille du père, des représentants
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Notitiae
de la paroisse et de l’école, le conseil des laïcs, etc. P. Pius a eu la surprise d’un appel téléphonique du Cardinal Archevêque de Vienne Christoph Schönborn, qui a
souvent déclaré publiquement sa grande affection et admiration pour le Père Pius.
Nous souhaitons dans ces lignes que Dieu continue à lui bénir et nous exprimons au
nom de l’Église et de l’Ordre l’appréciation pour son engagement et son dévouement.
P. Ignasi Peguera
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Notitiae
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Noticias de España - Granada
Semana de las Culturas
Ha finalizado la semana de las culturas en Granada. Una semana dedicada
por entero a promover la solidaridad y hacer campaña para conocer y apoyar los
proyectos escolapios de diversos lugares del mundo. En concreto, este año hemos
querido centrarnos más en conocer y apoyar los proyectos escolapios en Bolivia.
Para ello hemos utilizado también todos los recursos de la campaña “Ven y verás
la realidad que hay detrás”.
Ha sido una semana muy intensa con una amplia variedad de actividades. La
semana comenzó animada por un vídeo que hemos hecho entre toda la comunidad educativa y que pueden apreciar en youtube: https://www.youtube.com/
watch?v=uOxaq0k-3lA
El Faro
El contacto de la Fundación Itaka-Escolapios con grupos de inmigrantes de
diferentes nacionalidades, ha sido un factor constante en el tiempo. Éstas y otras
experiencias han ido creando la necesidad de establecer espacios comunes en los
que llevar a cabo de forma estable un intercambio cultural con otros colectivos.
El Proyecto “El Faro” surge de personas voluntarias de la Fundación Itaka
Escolapios que quieren promover ese intercambio mutuo: por un lado la sensibilización de la población española y por otro ofrecer un espacio para realizar
proyectos concretos de alfabetización y formación que permitan a la población
inmigrante la obtención de títulos que les ayude en su inserción laboral y social
en España o fuera de ella.
Objetivo General:
Crear un espacio de intercambio cultural y formativo entre distintas realidades.
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Notitiae
Además de esto, los alumnos han ido trabajando, en esos días, diversos recursos de sensibilización, han aportado donativos para la campaña y han hecho
diversos talleres para vender lo realizado en ellos en la fiesta de la solidaridad.
La fiesta de la solidaridad, actividad que culmina la semana, fue un momento especial de encuentro de familias, profesorado, voluntarios, catequistas, niños,
etc. Todo lo recaudado en la fiesta va destinado a la campaña de este año.
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Objetivos Específicos:
Alfabetizar a la población inmigrante adulta
Sensibilizar en nuestro entorno de la realidad en España y en sus países de
origen de la población inmigrante
Ofrecer un lugar de referencia para nuestro alumnado
Fomentar la lectura
Fomentar hábitos de higiene adecuados y de cuidado de la salud
Informar de los recursos disponibles a los que tiene acceso la población inmigrante.
Ofrecer un espacio de ocio y tiempo libre donde se dé un intercambio cultural que permita acabar con el aislamiento de algunas de las comunidades de
inmigrantes.
Salamanca - Casa Escuela Santiago Uno
La Casa Escuela Santiago Uno es una Entidad de Servicios Sociales de los Escolapios de la Provincia Betania, ubicada en Salamanca.
Está dedicada preferentemente a niños con alto riesgo de exclusión social por
problemas de conducta que externalizamos. Redefinimos sueños, intentamos recuperar la ternura y buscamos alternativas para construirnos como personas felices y solidarias.
Se trata de educar:
■ desde una convivencia intercultural con varias nacionalidades y expresiones
artísticas
■ en la espiritual desde nuestra ecuménica capilla-mezquita.
■ en la cognitiva y de conducta adquiriendo hábitos sanos de trabajo, para no
perder el rumbo.
■ un Centro Integrado de Formación Profesional en hostelería, mecánica y medio ambiente.
■ con una Escuela de Circo, con pasacalles de cuentos, “El Patito Feo” y “Don
Circote de la Carpa”.
■ una Comunidad Terapéutica, con Programa Drogas Cero, planificación familiar y la violencia no sirve ni para llamar la atención.
■ el Proyecto de Infractores a Misioneros en el Sur de Marruecos.
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Notitiae
Estos algunos de los ítems que nos inspiran a caminar en este proyecto educativo.
News from Spain – Granada
Week of Cultures
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The Week of Cultures in Granada has finished. A week devoted entirely to promote solidarity and campaigning to know and support the Piarist projects from
various parts of the world. In particular, this year we wanted to focus more on
knowing and supporting the Piarist projects in Bolivia. For this we have also used
all the resources of the campaign “Come and see the reality behind”.
It has been a very intense week with a wide variety of activities. The week began enlivened by a video that we the educational community made and that can
be seen on youtube: https://www.youtube.com/watch?v=uOxaq0k-3lA
In addition to this, the students have been working in those days, on some resources for awareness, they have made donations to the campaign and have made
various workshops to sell what has been done on them at the festival of solidarity.
The festival of solidarity, activity that culminated the week, was a special moment of meeting of families, teachers, volunteers, catechists, children, etc. All the
money from the Festival went to this year’s campaign.
The Lighthouse
General objective:
■ Create a space for cultural and educational exchange between different realities.
Specific objectives:
■ Offer literacy to adult immigrant population
■ Raise awareness in our environment of the reality in Spain and in the countries
of origin of the immigrant population
■ Provide a place of reference for our students
■ Promote reading
■ Promote health care and proper hygiene habits
■ Inform about available resources to which the immigrant population has access.
■ Provide a space of leisure and free time where a cultural exchange that allows
to put an end to the isolation of some communities of immigrants.
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Notitiae
The contact of the Foundation Itaka-Piarists with groups of immigrants of different nationalities, has been a constant during this past time. These and other
experiences have established the need to establish common areas that carry out of
a stable cultural exchange with other groups.
The project “El Faro” (The Lighthouse) arises from the Foundation Itaka-Piarists volunteers who want to promote this mutual exchange: on the one side,
awareness of the Spanish population, and on the other hand to offer a space to
carry out specific projects of literacy and training that enable immigrant people
obtaining qualifications that will help them in their labor and social insertion in
Spain or outside it.
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Notitiae
Salamanca - Home School Santiago One
Home School Santiago One is an entity of social services of the Piarists of the
Province Betania, located in Salamanca.
It is preferably dedicated to children at high risk of social exclusion for behavior problems that we outsource. We redefine dreams, try to recover the tenderness
and seek alternatives to build us as a happy and supportive people.
It’s about educating:
■ from an intercultural coexistence with various nationalities and artistic expressions
■ in the spiritual from our ecumenical chapel – mosque.
■ in the cognitive and behavioral acquiring healthy habits of work, not to lose
direction.
■ an integrated Center of professional training in hostelry, mechanics and environment.
■ with a circus school, with counting of tales, “The ugly duckling” and “Don
Circote of the Tent”.
■ a therapeutic community, with zero drug program, family planning and violence does not serve or to draw attention.
■ the project “From offenders to Missionaries” in the South of Morocco.
These are some of the items that inspire us to walk in this educational project
Notizie della Spagna - Granada
Settimana delle Culture
El Faro
Il contatto della Fondazione Itaka-Scolopi con gruppi di immigrati di diverse
nazionalità è stato un fattore costante nel tempo. Queste ed altre esperienze hanno
creato la necessità di istituire spazi comuni in cui portare avanti in maniera stabile
uno scambio culturale con altri gruppi.
Il Progetto “El Faro” nasce dai volontari della Fondazione Itaka Escolapios che
vogliono promuovere questo scambio reciproco: da una parte la sensibilizzazione
della popolazione spagnola e dall’altra offrire uno spazio per realizzare progetti
concreti di alfabetizzazione e formazione che permettano alla popolazione immigrata di ottenere dei titoli che li aiutino nel loro inserimento lavorativo e sociale
in Spagna o al di fuori.
Obiettivo Generale:
Creare uno spazio di scambio culturale e formativo tra diverse realtà.
Obiettivi Specifici:
Alfabetizzare la popolazione immigrata adulta
Sensibilizzare sulla realtà della Spagna e dei paesi di origine della popolazione
immigrata
Offrire un luogo di riferimento per i nostri studenti
Promuovere la lettura
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Notitiae
È terminata la settimana delle culture a Granada. Una settimana interamente
dedicata a promuovere la solidarietà e fare una campagna per conoscere e sostenere i progetti scolopici di diversi luoghi del mondo. In particolare, quest’anno
abbiamo voluto concentrarci sul conoscere e sostenere i progetti scolopici in Bolivia. Per questo abbiamo utilizzato anche tutte le risorse della campagna “Vieni e
vedrai la realtà che c’è dietro”.
È stata una settimana molto intensa con una vasta gamma di attività. È iniziata
con un video che ha fatto tutta la comunità educativa e che potete apprezzare su
youtube: https://www.youtube.com/watch?v=uOxaq0k-3lA
Oltre a questo, in quei giorni gli studenti hanno elaborato diverse risorse di
sensibilizzazione, hanno fatto donazioni per la campagna e diversi laboratori per
vendere quanto realizzato da loro nella festa della solidarietà.
La festa della solidarietà, attività che corona la settimana, è stata un momento speciale di incontro di famiglie, insegnanti, volontari, catechisti, bambini, ecc.
Tutto il ricavato nella festa viene destinato alla campagna di quest’anno.
Promuovere le abitudini di igiene adeguate e di
cura alla salute
Informare sulle risorse disponibili, cui ha ac-
cesso la popolazione immigrata.
Offrire uno spazio di svago e tempo libero dove
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ci sia uno scambio culturale che consenta di
porre fine all’isolamento di alcune comunità di
immigrati.
Notitiae
Salamanca - Casa Scuola Santiago Uno
La Casa Scuola Santiago Uno è un’Entità di
Servizi Sociali degli Scolopi della Provincia Betania, che si trova a Salamanca.
È dedicata soprattutto ai bambini ad alto
rischio di esclusione sociale per problemi
comportamentali che esterniamo. Ridefiniamo
sogni, cerchiamo di recuperare la tenerezza e cerchiamo alternative per diventare
persone felici e solidali.
Si tratta di educare:
■ da una convivenza interculturale con varie nazionalità ed espressioni artistiche
■ nell’ambito spirituale dalla nostra ecumenica cappella-moschea.
■ nell’ambito cognitivo e comportamentale, acquisendo sane abitudini di lavoro,
per non perdere la direzione.
■ un Centro Integrato di Formazione Professionale in industria alberghiera,
meccanica e ambiente.
■ con una Scuola di Circo, con passacaglie di racconti, “Il Brutto Anatroccolo” e
“Don Circote de la Carpa”.
■ una Comunità Terapeutica, con un Programma Droghe Zero, pianificazione
familiare e la violenza non serve nemmeno per attirare l’attenzione.
■ il Progetto da Trasgressori a Missionari nel Sud del Marocco.
Questi sono alcuni degli elementi che ci ispirano a camminare in questo progetto educativo.
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À Grenade est finie la semaine des cultures. Une semaine entièrement consacrée à promouvoir la solidarité et faire campagne pour connaître et soutenir les
projets piaristes de diverses parties du monde. En particulier, cette année nous
avons voulu mettre l’accent sur une meilleure connaissance pour soutenir les projets des piaristes en Bolivie. Pour cela, nous avons également utilisé toutes les ressources de la campagne « Venez et voyez la réalité de derrière ».
Ça a été une semaine très intense avec une grande variété d›activités. La semaine
a commencé égayé par une vidéo qui nous, la communauté éducative, avons fait
et qui est visible sur youtube : https://www.youtube.com/watch?v=uOxaq0k-3lA
Notitiae
Nouvelles d’Espagne - Grenade
Semaine des cultures
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En outre, les élèves ont préparé pendant ces jours
des ressources de sensibilisation, ont apporté des dons
à la campagne et ont fait divers ateliers pour vendre ce
qu’ils ont fait dans la fête de la solidarité.
La fête de la solidarité, activité qui culmine la semaine, a été un moment privilégié de rencontre des
familles, enseignants, bénévoles, catéchistes, enfants,
etc.. Tout l’argent obtenu dans la fête ira à la campagne de cette année.
Notitiae
El Faro
Le contact de la Fondation Itaka-Piaristes avec des groupes d’immigrants de
toutes nationalités a été une constante dans ces derniers temps. Celle-ci et d’autres
expériences ont établi la nécessité d’établir des espaces commun pour favorir sur
un échange culturel demanière stable avec d’autres groupes.
Le projet « El Faro » (le phare) a été créé par des volontaires de la Fondation
Itaka-Piaristes qui veulent promouvoir cet échange mutuel : d’un côté, la sensibilisation de la population espagnole et d’autre part offrir un espace pour réaliser
des projets spécifiques d’alphabétisation et de formation qui permettent immigrés
d’obtenir les qualifications qui leur aideront dans leur insertion sociale et du travail en Espagne ou en dehors d’elle.
Objectif général :
■ Créer un espace d’échanges culturels et éducatifs entre des réalités différentes.
Objectifs spécifiques :
■ Alphabétiser la population immigrante adulte
■ Sensibiliser dans notre environnement de la réalité en Espagne et dans leur
pays d’origine de la population immigrée
■ Offrir un lieu de référence pour nos étudiants
■ Promouvoir la lecture
■ Promouvoir des habitudes d’hygiène et de soins de la santé
■ Informer sur les ressources disponibles auxquelles la population immigrée a accès.
■ Fournir un espace de loisirs et temps libre où l’on produise un échange culturel
qui permette de mettre un terme à l’isolement de certaines communautés
d’immigrants.
Salamanque - Maison École Santiago Un
La Maison École Santiago Un est une entité de services sociaux des Piarists de
la Province de Betania, située à Salamanque.
Il s’agit d’éduquer :
• À partir d›une coexistence interculturelle avec diverses nationalités et des
expressions artistiques
• dans le spirituel à partir de notre chapelle - mosquée œcuménique.
• dans l’aspect cognitif et comportemental, en acquérant de saines habitudes de
travail, pour ne pas perdre la direction.
• un centre intégré de formation professionnelle en hôtellerie, mécanique et environnement.
• avec une école de cirque, avec des contes, « Le vilain petit canard » et « Don
Circote de la Tente ».
• une communauté thérapeutique, avec un programme de zéro drogues, la planification familiale et la violence ne sert pas ou d’attirer l’attention.
• le projet « Délinquants avant, maintenant Missionnaires » dans le sud du Maroc.
Ce sont quelques-uns des éléments qui nous inspirent pour avancer dans ce
projet éducatif.
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Notitiae
De préférence, elle est dédiée
aux enfants à haut risque d’exclusion sociale pour des problèmes
de comportement qui nous montrons. Nous redéfinissons des
rêves, essayons de récupérer la
tendresse et cherchons des solutions de rechange pour nous
construire comme des personnes
heureuses et solidaires.
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Nos escriben desde las Escuelas Pías de Centroamérica y Caribe:
Managua: Proyecto Ulises en León
Notitiae
El día 27 de junio llegaron a Managua tres jóvenes laicos escolapios con una
mochila cargada de ilusiones, esperanzas, preguntas y con la vida abierta de par
en par para vivir la alegría que da el darse con absoluta disponibilidad y entrega a
lo que la Orden les pida ahí donde la necesidad les aclame.
Los hermanos se presentan, conozcamos algo de sus vidas:
Soy Irene Estanga, tengo 23 años, de
Tolosa, exalumna escolapia. Este año he comenzado la etapa de discernimiento. Es mi
6º año como monitora de los grupos del Movimiento Calasanz. ..He estudiado Trabajo
Social. Hice mis prácticas en los servicios
sociales del ayuntamiento de Tolosa. Trabajo
para una asociación de sordomudos y este
año trabajo también algunas horas a la semana en la secretaría del colegio de los PP.
Escolapios de Tolosa.
Soy Adrián Vaquerizo, tengo
25 años, de Alcalá de Henares (Madrid), exalumno escolapio, catequista de Movimiento Calasanz…Soy
Licenciado en Ciencias de la Actividad Física y del Deporte. Master en
Formación del Profesorado (especialidad en Educación Física). He vivido prácticamente todo el proceso
catecumenal propuesto por la provincia escolapia de Betania, en grupos desde que era adolescente hasta
terminar la etapa de discernimiento el curso pasado, actualmente en busca de
inserción comunitaria.
Han pasado ya casi dos semanas de su llegada y la presencia escolapia de León
los ha acogido como verdaderos hermanos. Los han hecho sentir en casa. Su servicio en la primera semana ha sido compartido junto 22 voluntarios escolapios
provenientes de Costa Rica. Esta segunda semana les ha tocado llevar las riendas
de la segunda semana de Campamento con los niños, niñas y jóvenes del Centro
Cultural y del Colegio. Las actividades han sido con los más pequeños juegos
dirigidos y para los más grandes, elaboración de manualidades. Se ha organizado también un campeonato de futbol sala. Otros trabajos han sido las clases de
informáticas para las docentes del Centro Cultural.
Una experiencia que nos ha marcado a todos, sobre todo para acercarnos más
a la realidad de necesidad de nuestro pueblo de León, han sido las visitas a las
casas de varios niños y niñas del Centro Cultural.
Una experiencia que pone los cimientos de este mes de encuentro con Jesús en
León, es la vivencia comunitaria, donde se comparte la fe y la vida con los hermanos escolapios religiosos, ya que los tres viven en la Comunidad. Esta experiencia
enriquece nuestras vidas, nuestra presencia escolapia y nuestra Provincia en el
intercambio de testimonios y experiencias. ¡Dios nos regala el don de la fraternidad y la alegría vivida!
We receive news from the Pious Schools of Central America and the Caribbean:
Managua: Ulysses Project in Leon
On June 27 arrived in Managua three young laymen Piarist with a backpack
full of dreams, hopes, questions and their life wide open to live the joy of giving
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Notitiae
Soy Pedro Velasco, tengo 25 años, exalumno del Colegio Calasanz-Escolapios
de Pamplona, participo en los grupos de
catecumenado de Pamplona-Iruña (Lurberri) desde los 18 años. Actualmente
formo parte del grupo de discernimiento,
última etapa previa a la entrada en comunidades de la Fraternidad Escolapia.
Acabo de obtener el grado en Ingeniería
Informática por la Universidad Pública
de Navarra. Soy profesor voluntario de la
Escuela de Tiempo Libre de Itaka-Escolapios de Pamplona, en el área de comunicación y expresión, verbal y no verbal.
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themselves with absolute availability and generosity to the tasks that the Order
will offer them where the need will require it.
The brothers introduce themselves, so that we know something of their lives:
I am Irene Estanga, I am 23 years old, Piarist alumna from Tolosa. This year I
have started the stage of discernment. This is my 6th year as an instructor of the
Calasanz Movement groups. I have studied Social Work. I did my internship at
the Tolosa City Council social services. I work for a deafs Association and this
year I work also a few hours a week in the Secretariat of Tolosa Pious Schools.
Notitiae
I am Adrian Vaquerizo, I ame 25 years old, from Alcalá de Henares (Madrid),
Piarist alumnus, catechist of Calasanz Movement... I have a degree in Sciences of
the Physical Activity and Sport. Master in teacher training (specialty in Physical
Education). I have lived practically the entire Catechumenal proposed by the Piarist Province of Bethany, in groups since I was a teenager until I finished the stage
of discernment he past school year, and currently I am in search of community
inclusion.
I’m Pedro Velasco, I’m 25 years old, alumnus of the Calasanz Piarists school
in Pamplona, I participate in the catechumenate of Pamplona-Iruña (Lurberri)
groups from the age of 18. I am currently part of the group of discernment, last
stage prior to the entry into communities of the Piarist Fraternity. I have just obtained the degree in Computer Engineering at the public University of Navarra. I
am professor volunteer of the School of Free Ttime of Itaka-Piarists of Pamplona,
in the area of communication and expression, verbal and non-verbal.
It’s been almost two weeks from their arrival and the Piarist presence of Leon
has welcomed them as true brothers. They have made them feel at home. Their
service in the first week has been shared together with 22 Piarist volunteers from
Costa Rica. This second week they had to take the reins of the second week of
camp with the children and youth of the Cultural Center and the school. The
activities have been games with children, and for the older, development of crafts.
It has also been organized a soccer championship. Other works have been the
courses of Informatics for the teachers in the Cultural Center.
An experience that has marked us all, especially to bring us closer to the reality of the needs of our people in Leon, has been the visits to the homes of several
children from the Cultural Center.
An experience that lays the foundations of this month’s encounter with Jesus in
Leon, is the community experience, where we share faith and life with the Piarist
religious brothers, since all three live in the community. This experience enriches
our lives, our Piarist presence and our Province in testimonies and experiences
exchange. God gives us the gift of fraternity and lived joy!
Ci scrivono dalle Scuole Pie del Centroamerica e Caraibi:
Managua: Progetto Ulisse a León
Il 27 giugno sono arrivati a Managua tre giovani laici scolopi pieni di illusioni,
speranze, domande e con la vita aperta per vivere la gioia che deriva dall’assoluta
disponibilità e dedizione a ciò che l’Ordine chiede loro dove il bisogno li chiama.
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Sono Adrián Vaquerizo, ho 25 anni, vengo da Alcalá de Henares (Madrid),
exalunno scolopio, catechista del Movimento Calasanziano... Ho una laurea in
Scienze dell’Attività Fisica e dello Sport. Master in Formazione Pedagogica (specializzato in Educazione Fisica). Ho vissuto praticamente tutto il processo catecumenale proposto dalla provincia scolopica di Betania in gruppi da quando ero
adolescente fino al termine, lo scorso anno, della fase di discernimento, attualmente in cerca di inclusione comunitaria.
Sono Pedro Velasco, ho 25 anni, exalunno dell’Istituto Calasanzio-Scolopi di
Pamplona, partecipo ai gruppi di catecumenato di Pamplona-Iruña (Lurberri)
dall’età di 18 anni. Attualmente faccio parte del gruppo di discernimento, ultima
tappa precedente l’entrata in comunità della Fraternità Scolopica. Ho recentemente ottenuto la laurea in Ingegneria Informatica all’Università Pubblica di Navarra. Sono professore volontario del Doposcuola di Itaka-Escolapios di Pamplona,
nell’area della comunicazione ed espressione, verbale e non verbale.
Notitiae
I fratelli si presentano, conosciamo qualcosa delle loro vite:
Sono Irene Estanga, ho 23 anni, vengo da Tolosa, sono exalunna scolopia.
Quest’anno ho iniziato la fase del discernimento. Questo è il mio 6º anno come
monitrice dei gruppi del Movimento Calasanziano… Ho studiato Lavoro Sociale.
Ho fatto pratica nei servizi sociali del municipio di Tolosa. Lavoro per un’associazione di sordomuti e quest’anno lavoro anche nella segreteria della scuola dei PP.
Scolopi di Tolosa, per alcune ore alla settimana.
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Sono già passate quasi due settimane dal loro arrivo e la presenza scolopica
di León li ha accolti come veri fratelli. Li hanno fatti sentire a casa. Il loro servizio durante la prima settimana è stato condiviso insieme a 22 volontari scolopi
provenienti dalla Costa Rica. Questa seconda settimana hanno dovuto prendere
le redini della seconda settimana di Campeggio con bambini, bambine e giovani
del Centro Culturale e della scuola. Le attività sono state per i più piccoli giochi
guidati e per i più grandi lavori manuali. È stato anche organizzato un campionato
di calcetto. Altri lavori sono stati le lezioni di informatica per i docenti del Centro
Culturale.
Un’esperienza che ha segnato tutti noi, soprattutto per avvicinarci di più ai bisogni del nostro popolo di León, sono state le visite alle case dei diversi bambini e
bambine del Centro Culturale.
Un’esperienza che getta le basi di questo mese d’incontro con Gesù a León è
l’esperienza comunitaria, dove si condivide la fede e la vita con i fratelli scolopi religiosi, poiché tutti e tre vivono nella Comunità. Questa esperienza arricchisce le
nostre vite, la nostra presenza scolopica e la nostra Provincia nello scambio di testimonianze e di esperienze. Dio ci dà il dono della fraternità e della gioia vissuta!
On nous écrit des Écoles Pies d’Amérique Centrale et les
Caraïbes
Managua : Projet Ulysse à Leon
Le 27 juin sont arrivés à Managua trois jeunes laïcs Piaristes avec un sac à dos
plein de rêves, espoirs, questions et avec la vie ouverte large pour vivre la joie de
se donner avec une disponibilité absolue et générosité pour servir là l’Ordre leur
demandera ou à l’endroit ou la nécessité se fera sentir.
Les frères se présentent, pour que nous sachions quelque chose de leur vies :
Je suis Irene Estanga, âgée de 23 ans, ancienne élève des piaristes de Tolosa.
Cette année j’ai commencé l’étape de discernement. Il s’agit de ma 6e année en tant
qu’instructrice des groupes du Mouvement Calasanz. J’ai étudié Travail Social. J’ai
fait mon stage dans les services sociaux de la Mairie de Tolosa. Je travaille pour
une Association de déficients auditifs et cette année je travaille aussi quelques
heures par semaine au Secrétariat de l’école des PP. Piaristes de Tolosa.
Je suis Adrian Vaquerizo, j’ai 25 ans, né à Alcalá de Henares (Madrid), ancien
élève piariste, catéchiste du Mouvement Calasanz. J’ai une licence en Sciences de
l’Activité Physique et du Sport. Master en Formation des Enseignants (spécialisés
en Éducation Physique). J’ai vécu pratiquement tout le processus Catéchuménal
proposé par la province piariste de Béthanie, dans des groupes depuis que j’étais
un adolescent jusqu’à finir le stage de discernement l’année passée. Actuellement
je suis à la recherche d’inclusion communautaire.
Il a y près de deux semaines de leur arrivée et la présence piariste de Leon les
a accueillis comme de véritables frères. Ils leur ont fait sentir comme chez eux.
Leur service dans la première semaine a été partagé avec 22 bénévoles piaristes du
Costa Rica. Cette deuxième semaine ils ont dû prendre les rênes de la deuxième
semaine du camp avec les enfants et les jeunes du Centre Culturel et l’École . Les
activités avec les enfants étaient des jeux, et pour les plus âgés, développement de
l’artisanat. Il a également été organisé un championnat de football salle. Autres
activités ont été des cours d’informatique pour les enseignants dans le Centre
Culturel.
Une expérience qui nous a marqué tous, surtout pour nous rapprocher de la
réalité des besoins de nos gens de Leon, a été les visites aux domiciles de plusieurs
enfants du Centre Culturel.
Une expérience qui met les fondements ce mois de rencontres avec Jésus à
Leon, c’est l’expérience de la Communauté, où l’on partage la foi et la vie avec les
frères religieux piaristes, car nous trois vivons dans la communauté. Cette expérience enrichit nos vies, notre présence piariste et notre Province avec l’échange de
témoignages et expériences. Dieu nous fait le don de la fraternité et la joie vécue !
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Notitiae
Je suis Pedro Velasco, de 25 ans, ancien élève de l’école Calasanz-Piaristes à
Pampelune, je participe aux groupes de catéchuménat de Pamplona-Iruña (Lurberri) dès l’âge de 18. Je fais actuellement partie du groupe de discernement, dernière étape avant l’entrée dans les communautés de la Fraternité Piariste. Je viens
d’obtenir mon diplôme en Génie Informatique à l’Université Publique de Navarre.
Je suis professeur bénévole de l’École de Temps Libre de Itaka-Piaristes de Pampelune, dans le domaine de la communication et de l’expression verbale et non
verbale.
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Roma, Congreso en el Vittoriano
Notitiae
El archivo histórico de la Curia General de la Orden se ha hecho presente en el
Congreso celebrado en Roma como “La fotografía en los archivos eclesiásticos. Jornada de estudio”.
El 5 de junio de 2015 se llevó a cabo en las instalaciones del complejo Vittoriano el Congreso “La fotografía en los archivos eclesiásticos. Jornada de estudio” en
el cual han participado el Archivo de la Congregación para la Doctrina de la Fe,
el Instituto Central para el Catálogo y Documentación, el Archivo General de la
Casa Generali de los Carmelitas Descalzos, el Archivo de la Provincia Romana de
los Frailes Menores, el Archivo de la Curia General de los Jesuitas, el Archivo de
la Provincia Agustiniana de Italia, el Centro de Televisión del Vaticano, la Biblio-
teca Apostólica del Vaticano y numerosas otras instituciones prestigiosas. La Dtra.
Alessandra Merigliano ha representando al Archivo Histórico de la Curia General
General de los Padres Escolapios el Congreso del Vittoriano.
La reunión incluía una presentación sobre las fuentes fotográficas conservadas
en el archivo histórico de la Casa General de los Padres Escolapios, con la presentación de cerca de 30 fotografías acompañadas de un breve comentario.
Los archiveros tuvimos la oportunidad de ver las fotografías de unas 55 carpetas y hacer una estimación cuantitativa y cualitativa de fondo archivístico.
El archivo fotográfico se compone de dos series archivísticas el “fondo fotográfico Calasanctianum”, adquirido recientemente, y el “Fondo fotográfico de S.
Pantaleo”, con un total de aproximadamente 18.000 fotografías en blanco y negro
y en color, guardado en álbumes o sueltas.
La elección del material a exponer y presentar en el Congreso se hizo siguiendo un simple criterio archivístico: el criterio temático, que consiste en clasificar las
fotografías según los temas representados en las fotos individuales.
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Los temas presentes fueron divididos siguiendo este orden:
- fotografías relacionadas al Santo Fundador (pinturas, reliquias del Santo, objetos que pertenecieron a él);
- fotografías de Padres Generales;
- fotografías de los colegios en Italia y en el extranjero con especial atención
dedicada a los espacios interiores, aulas, comedores, gimnasios, habitaciones
de profesores y alumnos; están también ampliamente atestiguadas las fases de
construcción de cada colegio;
- fotografías relativas a las actividades escolares, dentro de los colegios pero
también en el exterior, como salidas pedagógicas, competiciones deportivas,
campamentos de verano;
- fotografías de los Padres Escolapios en varias instantáneas de la vida diaria,
reuniones, visitas oficiales, aniversarios y fiestas religiosas, ordenaciones sacerdotales;
- fotografías que representan obras de arte incluyendo especialmente pinturas,
esculturas, objetos litúrgicos y ornamentos;
- fotografías de las misiones, fotografías relacionadas con la construcción de
colegios y a la enseñanza en Europa, Asia, África y América Central.
Alessandra Merigliano - Dario Ceccuti
Notitiae
Nos dimos cuenta de que desde el principio de los años 1900 los Padres Escolapios tomaron fotografías de una manera sistemática, dejando un testimonio de
360 grados de su actividad y vida comunitaria a lo largo de un siglo.
Roma, Convegno al Vittoriano
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Notitiae
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L’archivio storico della Curia Generalizia del nostro Ordine si è fatto presente nel
Convegno realizzato a Roma su «La fotografia negli archivi ecclesiastici. Giornata
di studio».
Il giorno 5 giugno 2015 si è svolto presso i locali del complesso del Vittoriano
il convegno «La fotografia negli archivi ecclesiastici. Giornata di studio» al quale
hanno partecipato l’Archivio della Congregazione della Dottrina per la Fede, l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, l’Archivio Generale della
Casa Generalizia dei Carmelitani Scalzi, l’Archivio della Provincia Romana dei
Frati Minori, l’Archivio della Curia Generale dei Gesuiti, l’Archivio della Provincia
Agostiniana d’Italia, il Centro Televisivo Vaticano, la Biblioteca Apostolica Vaticana e altre numerose prestigiose istituzioni. La relazione al convengno al Vittoriano è stata tenuta dalla Dott.ssa Alessandra Merigliano in rappresentanza dell’Archivio storico della Curia Generalizia dei Padri Scolopi.
L’incontro prevedeva un intervento relativo alle fonti fotografiche conservate
nell’archivio storico della Casa Generalizia dei Padri Scolopi con la presentazione
di circa 30 fotografie accompagnate da un breve commento.
Abbiamo avuto in tal modo, noi archivisti, l’occasione di visionare le fotografie
all’interno dei 55 faldoni e di fare una stima quantitativa e qualitativa del fondo
archivistico.
L’archivio fotografico è composto da due serie archivistice: «Fondo Fotografico
del Calasanctianum» di recente acquisizione e «Fondo Fotografico di S. Pantaleo»,
per un totale di circa 18.000 fotografie in bianco e nero e a colori, conservate in
album fotografici o sciolte.
La scelta del materiale da esporre ed illustrare in occasione dell’incontro è stata
fatta seguendo un semplice criterio archivistico: la soggettazione o criterio tematico, che consiste nel suddividere le fotografie secondo i soggetti rappresentati nei
singoli scatti.
Ci siamo resi conto infatti che fin dai primi anni del 1900 i Padri Scolopi hanno
scattato fotografie in maniera sistematica, lasciando in tal modo una testimonianza a 360 gradi dell’attività e della vita della comunità lungo l’arco di un secolo.
I soggetti rappresentati sono stati suddivisi seguendo questo ordine:
- fotografie relative al Santo Fondatore (dipinti, reliquie del Santo, oggetti a Lui
appartenuti);
- fotografie dei Padri Generali;
- fotografie dei Collegi in Italia e all’estero con particolare attenzione dedicata
agli spazi interni, alle aule, ai refettori, alle palestre, alle stanze degli alunni e
dei docenti, inoltre sono ampiamente testimoniate anche le fasi di costruzione dei singoli collegi;
- fotografie relative alle attività scolastiche, all’interno dei Collegi ma anche e
soprattutto all’esterno come gite didattiche, gare sportive, campeggi estivi;
- fotografie dei Padri Scolopi ritratti in varie istantanee di vita quotidiana, incontri, visite ufficiali, ricorrenze e festività religiose, ordinazioni sacerdotali;
- fotografie ritraenti opere d’arte tra cui soprattuto dipinti, sculture, oggetti liturgici e paramenti sacri;
- fotografie delle Missioni ossia fotografie relative alla costruzione di collegi e
all’insegnamento in Europa, Asia, Africa e Centro America.
Alessandra Merigliano -Dario Ceccuti
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Rome, the Vittoriano Conference
On June 5, 2015, was held at the premises of the Victorian complex the Conference “The Picture in the Church archives. Study day” attended by the Archive
of the Congregation for the Doctrine of the Faith, the Central Institute for Catalogue and Documentation, the General Archives of the Generalate of Discalced
Carmelites, the Archive of the Roman Province of the Friars Minor, the Archive
of the General Curia of the Jesuits, the Archive of the Augustinian Province of
Italy, the Vatican Television Center, the Vatican Library and numerous other prestigious institutions. The report to the Victorian Conference has been held by Dr.
Alessandra Merigliano representing the historical Archive of the General Curia of
the Piarist Fathers.
The meeting included a presentation on the photographic sources preserved in
the historical archives of the General House of the Piarist Fathers with the presentation of about 30 photographs accompanied by a brief comment.
We archivists had the opportunity to view the photographs inside the 55 folders and make a quantitative and qualitative estimation of archival Fund.
The photo archive is composed of two archive series “Calasanctianum Photographic Fund” recently acquired and “ St. Pantaleo Photographic Fund”, for a
total of about 18,000 photographs in black and white and color, kept in albums
or loose.
The choice of material to expose and discuss at the meeting was made by following a simple archival criterion: thematic policy, which consists on dividing the
photographs according to the subjects represented in the individual shots.
We realized that since the early 1900’s the Piarist Fathers took photographs in
a systematic way, thus leaving a testimony to 360 degrees of activity and community life throughout a century.
Notitiae
The historical archive of the General Curia of the Order was present in the Conference made in Rome on “The Picture in the Church archives. Study day”.
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The subjects were divided following this order:
- photographs relating to the Holy Founder (paintings, relics of the Saint, objects that belonged to him);
- photographs of General Fathers;
- photographs of the schools in Italy and abroad with special attention to inner spaces, classrooms, dining halls, gyms, teachers and pupils rooms; are also
widely witnessed the construction phases of the individual schools;
- photographs relating to school activities, within schools but also outside as
educational outings, sports competitions, summer camps;
- photographs of the Piarist Fathers portrayed in various snapshots of daily life,
meetings, official visits, anniversaries and religious holidays, priestly ordinations;
- photographs depicting works of art including especially paintings, sculptures,
liturgical objects and vestments;
- photographs of missions or photographs related to the construction of schools
and teaching in Europe, Asia, Africa and Central America.
Notitiae
Alessandra Merigliano - Dario Ceccuti
Rome, la Conférence du Vittoriano
Le 5 juin 2015 s’est tenue dans les locaux de l’immeuble Vittoriano, la Conférence « La photographie dans les Archives Ecclésiaux. Journée d’étude », assistée
par les Archives de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, l’Institut Central
pour le Catalogue et Documentation, les Archives Générales de la Maison Généralice des Carmes Déchaux, les Archives de la Province Romaine des Frères
Mineurs, les Archives de la Curie Généralice des Jésuites, les Archives de la Province Augustinienne de l’Italie, le Centre de Télévision du Vatican, la Bibliothèque
Apostolique Vaticane et nombreuses autres institutions prestigieuses. La Dr. Alessandra Merigliano a représenté les Archives Historiques de la Curie Généralice
des Pères Piaristes à la Conférence du Vittoriano.
La réunion comprenait un exposé sur les sources photographiques conservées
dans les archives historiques de la Maison Généralice des Pères Piaristes avec la
présentation d’environ 30 photographies accompagnées d’un bref commentaire.
Nous archivistes avons eu la possibilité d’afficher les photographies dans les 55
dossiers et d’effectuer une estimation quantitative et qualitative du fonds d’archives.
Les photos des Archives est composé de deux séries d’archives « les fonds photographiques Calasanctianum » récemment acquis et les « Fonds photographique
de St. Pantaleo », pour un total d’environ 18 000 photographies en noir et blanc et
couleur, conservés dans des albums ou en vrac.
Le choix du matériel à exposer et discuter lors de la réunion a été effectué en
suivant un simple critère d’archives : le critère thématique, qui consiste à clasifier
les photographies selon les sujets représentés dans les chaque photo.
Nous avons réalisé que depuis le début des années 1900’s les Pères Piaristes ont
pris des photos d’une manière systématique, laissant ainsi un témoignage à 360
degrés de l’activité et la vie communautaire tout au long d’un siècle.
Les sujets ont été répartis suivant cet ordre :
- photos concernant le Saint Fondateur (peintures, reliques du Saint, objets lui
ayant appartenu) ;
- photographies de Pères Généraux ;
- photographies des écoles en Italie et à l’étranger et plus particulièrement dédiées aux espaces intérieurs, salles de classe, salles à manger, salles de sport,
chambres des enseignants et des élèves ; sont également largement témoignées
les phases de construction des écoles individuelles ;
- photographies relatives aux activités, au sein des activités de l’école, mais aussi
à l’extérieur comme des sorties pédagogiques, compétitions sportives, camps
d’été ;
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Notitiae
Les Archives historiques de la Curie Généralice de l’Ordre se sont rendus présents
à la Conférence faite à Rome sur « La photographie dans les Archives Ecclésiaux.
Journée d’étude ».
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Notitiae
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- photographies des Pères Piaristes dépeints dans différents instantanés de la vie
quotidienne, réunions, visites officielles, anniversaires et fêtes religieuses, les
ordinations sacerdotales ;
- photographies représentant des œuvres d’art, y compris en particulier des
peintures, des sculptures, objets liturgiques et des vêtements sacrés ;
- photographies des missions, liées à la construction des écoles et l’enseignement
en Europe, Asie, Afrique et Amérique centrale.
Alessandra Merigliano - Dario Ceccuti
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Catequesis del Papa Francisco del 20 de mayo de 2015.
Audiencia general celebrada en la Plaza de San Pedro.
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“..Pero, sobre todo, la pregunta: ¿cómo educar? ¿Qué tradición tenemos
hoy para transmitir a nuestros hijos?
Intelectuales «críticos» de todo tipo han acallado a los padres de mil formas,
para defender a las jóvenes generaciones de los daños – verdaderos o presuntos— de la educación familiar. La familia ha sido acusada, entre otras cosas, de
autoritarismo, favoritismo, conformismo y represión afectiva que genera conflictos.
De hecho, se ha abierto una brecha entre familia y sociedad, entre familia y escuela, el pacto educativo hoy se ha roto; y así, la alianza educativa de
la sociedad con la familia ha entrado en crisis porque se ha visto socavada la
confianza mutua. Los síntomas son muchos. Por ejemplo, en la escuela se han
fracturado las relaciones entre los padres y los profesores. A veces hay tensiones
y desconfianza mutua; y las consecuencias naturalmente recaen en los hijos. Por
otra parte, se han multiplicado los así llamados «expertos», que han ocupado
el papel de los padres, incluso en los aspectos más íntimos de la educación. En
relación a la vida afectiva, la personalidad y el desarrollo, los derechos y los
deberes, los «expertos» lo saben todo: objetivos, motivaciones, técnicas. Y los
padres sólo deben escuchar, aprender y adaptarse. Privados de su papel, a menudo llegan a ser excesivamente aprensivos y posesivos con sus hijos, hasta no
corregirlos nunca: «Tú no puedes corregir al hijo». Tienden a confiarlos cada
vez más a los «expertos», incluso en los aspectos más delicados y personales de
su vida, ubicándose ellos mismos en un rincón; y así los padres hoy corren el
riesgo de autoexcluirse de la vida de sus hijos. Y esto es gravísimo. Hoy existen
casos de este tipo. No digo que suceda siempre, pero se da. La maestra en la
escuela reprende al niño y escribe una nota a los padres. Recuerdo una anécdota personal. Una vez, cuando estaba en cuarto grado dije una mala palabra a
la maestra y la maestra, una buena mujer, mandó llamar a mi mamá. Ella fue al
día siguiente, hablaron entre ellas y luego me llamaron. Y mi mamá delante de
la maestra me explicó que lo que yo había hecho era algo malo, que no se debe
hacer; pero mi madre lo hizo con mucha dulzura y me dijo que pidiese perdón a
la maestra delante de ella. Lo hice y me quedé contento porque dije: acabó bien
Sectio Bibliographica
Algunos extractos.
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Sectio Bibliographica
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la historia. Pero ese era el primer capítulo. Cuando regresé a casa, comenzó el
segundo capítulo... Imaginad vosotros, hoy, si la maestra hace algo por el estilo,
al día siguiente se encuentra con los dos padres o uno de los dos para reprenderla, porque los «expertos» dicen que a los niños no se les debe regañar así.
Han cambiado las cosas. Por lo tanto, los padres no tienen que autoexcluirse de
la educación de los hijos.
Es evidente que este planteamiento no es bueno: no es armónico, no es
dialógico, y en lugar de favorecer la colaboración entre la familia y las demás
entidades educativas, las escuelas, los gimnasios... las enfrenta.
¿Cómo hemos llegado a esto? No cabe duda de que los padres, o más bien,
ciertos modelos educativos del pasado tenían algunas limitaciones, no hay duda.
Pero también es verdad que hay errores que sólo los padres están autorizados a
cometer, porque pueden compensarlos de un modo que es imposible a cualquier
otra persona. Por otra parte, como bien sabemos, la vida se ha vuelto tacaña con
el tiempo para hablar, reflexionar, discutir. Muchos padres se ven «secuestrados»
por el trabajo —papá y mamá deben trabajar— y otras preocupaciones, molestos
por las nuevas exigencias de los hijos y por la complejidad de la vida actual
—es así y debemos aceptarla como es—, y se encuentran como paralizados
por el temor a equivocarse. El problema, sin embargo, no está sólo en hablar.
Es más, un «dialoguismo» superficial no conduce a un verdadero encuentro
de la mente y el corazón. Más bien preguntémonos: ¿Intentamos comprender
«dónde» están los hijos realmente en su camino? ¿Dónde está realmente su
alma, lo sabemos? Y, sobre todo, ¿queremos saberlo? ¿Estamos convencidos
de que ellos, en realidad, no esperan otra cosa?
Las comunidades cristianas están llamadas a ofrecer su apoyo a la misión
educativa de las familias, y lo hacen ante todo con la luz de la Palabra de Dios.
El apóstol Pablo recuerda la reciprocidad de los deberes entre padres e hijos:
«Hijos, obedeced a vuestros padres en todo, que eso agrada al Señor. Padres,
no exasperéis a vuestros hijos, no sea que pierdan el ánimo» (Col 3, 20-21). En
la base de todo está el amor, el amor que Dios nos da, que «no es indecoroso
ni egoísta; no se irrita; no lleva cuentas del mal... Todo lo excusa, todo lo cree,
todo lo espera, todo lo soporta» (1 Cor 13, 5-7). Incluso en las mejores familias
hay que soportarse, y se necesita mucha paciencia para soportarse. Pero la vida
es así. La vida no se construye en un laboratorio, se hace en la realidad. Jesús
mismo pasó por la educación familiar.
También en este caso, la gracia del amor de Cristo conduce a su realización
lo que está escrito en la naturaleza humana. ¡Cuántos ejemplos estupendos tenemos de padres cristianos llenos de sabiduría humana! Ellos muestran que
la buena educación familiar es la columna vertebral del humanismo. Su irradiación social es el recurso que permite compensar las lagunas, las heridas, los
vacíos de paternidad y maternidad que tocan a los hijos menos afortunados.
Esta irradiación puede obrar auténticos milagros. Y en la Iglesia suceden cada
día estos milagros.
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Sectio Bibliographica
Deseo que el Señor done a las familias cristianas la fe, la libertad y la valentía necesarias para su misión. Si la educación familiar vuelve a encontrar
el orgullo de su protagonismo, muchas cosas cambiarán para mejor, para los
padres inciertos y para los hijos decepcionados. Es hora de que los padres y las
madres vuelvan de su exilio —porque se han autoexiliado de la educación de
los hijos— y vuelvan a asumir plenamente su función educativa. Esperamos que
el Señor done a los padres esta gracia: de no autoexiliarse de la educación de los
hijos. Y esto sólo puede hacerlo el amor, la ternura y la paciencia.
Catechesis of Pope Francis - 20 May 2015
General Audience
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Sectio Bibliographica
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Some excerpts.
Above all, the question is: how should we educate? What tradition do we have
today to pass on to our children?
Intellectual “critics” of every kind have silenced parents in countless ways, in
order to protect the younger generations from the damage – real or presumed – of
family education. The family stands accused, among other things, of being authoritarian, of favoritism, of conformism, of the emotional repression that generates
conflict.
In fact, a rift has opened up between the family and society, between the
family and school, the educational pact today has been broken; and thus, the
educational alliance between society and the family is in crisis because mutual
trust has been undermined. There are many symptoms. For example, at school
relationships between parents and teachers have been compromised. At times
there is tension and mutual distrust; and naturally, the consequences fall on the
children. On the other hand, the number of so-called “experts” has multiplied,
and they have assumed the role of parents in even the most intimate aspects of
education. With regard to emotional life, personality and development, rights
and duties, these “experts” know everything: objectives, motivations, techniques.
And parents must simply listen, learn and adapt. Deprived of their role, they
often become overly apprehensive and possessive of their children, to the point
of never correcting them: “You cannot correct the child”. They tend to entrust
them more and more to the “experts”, even in the most delicate and personal
aspects of their lives, putting themselves alone in a corner; and thus parents
today run the risk of excluding themselves from the lives of their children. And
this is very grave! Today there are cases like this. I am not saying that it always
happens, but there are cases. The teacher will admonish the child at school and
send a note to the parents. I remember a personal anecdote. Once, when I was in
the fourth grade, I said a bad word to the teacher and the teacher, being a good
woman, called my mom. She came the next day, they spoke together, and then
I was called. And my mother explained to me in front of the teacher that what I
had done was bad, that I shouldn’t have done it; but my mother did it with such
sweetness and she asked me to apologize to the teacher in front of her. I did it
and then I was glad that I did: the story had a happy ending. But that was only
the first chapter! When I got home, the second chapter began... Imagine today
if a teacher were to do something of the kind, the next day the parents, or one
of the two, would seek to admonish her, because the “experts” say that children
should not be reproached like this. Things have changed! That is why parents
should not exclude themselves from their children’s education.
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Sectio Bibliographica
It is clear that this approach is not good: it is not harmony, it is not dialogue,
and rather than fostering cooperation between the family and other educational
agencies, schools, gymnasiums... it counteracts it.
How did we get to this point? There is no doubt that parents or, better yet, certain past educational models had their limitations, there is no doubt. But it is also
true that there are mistakes that only parents are allowed to make, because they
can compensate for them in a way that is impossible for anyone else. On the other
hand, as we well know, life has become stingy with the time for talking, reflecting
and facing oneself. Many parents are “sequestered” by work — mom and dad have
to work — and by worries, uncomfortable with the new needs of their children
and with the complexity of modern life — which is the way it is and we must accept it as it is — and they find themselves as if paralyzed by the fear of making a
mistake. The problem, however, is not just talking. Superficial “dialogue” does not
lead to a true meeting of mind and heart. Let us ask instead: do we seek to understand “where” our children really are in their journey? Where is their soul, do we
really know? And above all: do we want to know? Are we convinced that they, in
reality, aren’t waiting for something else?
Christian communities are called to offer support to the educational mission of
families, and they do this first of all with the light of the Word of God. The Apostle Paul recalls the reciprocity of duties between parents and children: “Children,
obey your parents in everything, for this pleases the Lord. Fathers, do not provoke
your children, lest they become discouraged” (Col 3:20-21). At the foundation of
everything is love, that which God gives us, which “is not arrogant or rude. Love
does not insist on its own way; it is not irritable or resentful; it does not rejoice
at wrong, but ... bears all things, believes all things, hopes all things, endures all
things” (1 Cor 13:5-7). Even the best families need support, and it takes a lot of
patience to support one another! But such is life. Life is not lived in a laboratory,
but in reality. Jesus himself experienced a family upbringing.
Also in this case, the grace of the love of Christ leads to the fulfillment of what
is inscribed in human nature. How many astounding examples we have of Christian parents filled with human wisdom! They show that a good family upbringing
is the backbone of humanity. Its radiance in society is the source that allows us to
fill in the gaps, wounds and voids in parenthood that affect less fortunate children.
This radiance can work real miracles. And in the Church these miracles happen
every day!
I hope that the Lord bestows on Christian families the faith, freedom and courage necessary for their mission. If family education rediscovers the pride of its
leadership, many things will change for the better, for uncertain parents and for
disappointed children. It is time for fathers and mothers to return from their exile
— for they have exiled themselves from their children’s upbringing — and to fully
resume their educational role. We hope that the Lord gives this grace to parents:
to not exile themselves from the education of their children. And this can only be
done with love, tenderness and patience.
Catechesi di Papa Francesco del 20 maggio 2015,
nell’Udienza Generale tenuta in piazza San Pietro.
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Sectio Bibliographica
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Alcuni stralci.
Ma, soprattutto, la domanda è: come educare? Quale tradizione abbiamo oggi
da trasmettere ai nostri figli?
Intellettuali “critici” di ogni genere hanno zittito i genitori in mille modi, per
difendere le giovani generazioni dai danni – veri o presunti – dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di
conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti.
Di fatto, si è aperta una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola, il
patto educativo oggi si è rotto, e così l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca. I sintomi sono
molti. Per esempio, nella scuola si sono intaccati i rapporti tra i genitori e gli insegnanti. A volte ci sono tensioni e sfiducia reciproca; e le conseguenze naturalmente ricadono sui figli. D’altro canto, si sono moltiplicati i cosiddetti “esperti”, che
hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione.
Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli “esperti” sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare,
imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente
apprensivi e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli mai. “Tu
non puoi correggere il figlio”. Tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche
per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli;
e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli e
questo è gravissimo! Oggi, pensiamo, ci sono casi come questo: la maetsra nella
scuola rimprovera il bambino e fa uno scritto ai genitori; io ricordo un aneddoto
personale: una volta quando ero in quarta elementare ho detto una parola brutta
alla maestra, e la maestra, una buona donna, ha fatto chiamare mia mamma; mia
mamma è venuta il giorno dopo, hanno parlato fra loro e poi sono stato chiamato;
mia mamma davanti alla maestra mi ha spiegato che quello che io ho fatto era una
cosa brutta che non si doveva fare; ma con tanta dolcezza l’ha fatto la mamma e
mi ha chiesto di chiedere perdono davanti a lei, alla maestra; io l’ho fatto e poi
sono rimasto contento, era finita bene la storia; ma quello era il primo capitolo!
Quando sono tornato a casa incominciò il secondo capitolo! Immaginatevi voi!
Se oggi la maestra fa una cosa del genere, il giorno dopo ha i genitori o uno dei
due a rimproverare la maestra perché i tecnici dicono che ai bambini non si deve
rimproverare così. Sono cambiate le cose. I genitori non devono autoescludersi
dall’educazione dei figli.
È evidente che questa impostazione non è buona: non è armonica, non è dialogica, e invece di favorire la collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative, scuole, ma anche le palestre … tante agenzie educative, le contrappone.
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Sectio Bibliographica
Come siamo arrivati a questo punto? Non c’è dubbio che i genitori, o meglio,
certi modelli educativi del passato avevano alcuni limiti, non c’è dubbio. Ma è
anche vero che ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare, perché
possono compensarli in un modo che è impossibile a chiunque altro. D’altra parte,
lo sappiamo bene, la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi. Molti genitori sono “sequestrati” dal lavoro – papà e mamma devono
lavorare – e da altre preoccupazioni, imbarazzati dalle nuove esigenze dei figli e
dalla complessità della vita attuale, che è così e dobbiamo accettarla per come è, e
si trovano come paralizzati dal timore di sbagliare. Il problema, però, non è solo
parlare. Anzi, un “dialoghismo” superficiale non porta a un vero incontro della
mente e del cuore. Chiediamoci piuttosto: cerchiamo di capire “dove” i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima? Lo sappiamo? E
soprattutto: lo vogliamo sapere? Siamo convinti che essi, in realtà, non aspettano
altro? Sono domande.
Le comunità cristiane sono chiamate ad offrire sostegno alla missione educativa delle famiglie, e lo fanno anzitutto con la luce della Parola di Dio. L’apostolo
Paolo ricorda la reciprocità dei doveri tra genitori e figli: «Voi, figli, obbedite ai
genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli,
perché non si scoraggino» (Col 3,20-21). Alla base di tutto c’è l’amore, quello che
Dio ci dona, che «non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si
adira, non tiene conto del male ricevuto, … tutto scusa, tutto crede, tutto spera,
tutto sopporta» (1 Cor 13,5-6). Anche nelle migliori famiglie bisogna sopportarsi,
e ci vuole tanta pazienza! Tanta pazienza per sopportarsi, ma è così la vita! La
vita non si fa in laboratorio, si fa nella realtà. Lo stesso Gesù è passato attraverso
l’educazione familiare.
Anche in questo caso, la grazia dell’amore di Cristo porta a compimento ciò
che è inscritto nella natura umana. Quanti esempi stupendi abbiamo di genitori
cristiani pieni di saggezza umana! Essi mostrano che la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo. La sua irradiazione sociale è la risorsa
che consente di compensare le lacune, le ferite, i vuoti di paternità e maternità che
toccano i figli meno fortunati. Questa irradiazione può fare autentici miracoli. E
nella Chiesa succedono ogni giorno questi miracoli!
Mi auguro che il Signore doni alle famiglie cristiane la fede, la libertà e il coraggio necessari per la loro missione. Se l’educazione familiare ritrova la fierezza
del suo protagonismo, molte cose cambieranno, cambieranno in meglio, per i genitori incerti e i figli delusi. E’ ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio,
perché si sono autoesiliati dall’educazione dei figli – e riassumano pienamente il
loro ruolo educativo. Speriamo che il Signore ci dia questa grazia di non autoesiliarci nell’educazione dei figli e questo soltanto lo può fare l’amore, la tenerezza e
la pazienza.
Grazie.
Catéchèse du Pape Francis - 20 mai 2015 - l’Audience
générale à la Place Saint-Pierre.
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Quelques extraits.
Mais la question est surtout comment éduquer ? Quelle tradition avons-nous à
transmettre aujourd’hui à nos enfants ?
Des intellectuels « critiques » ont de mille manières fait taire les parents, pour
défendre les jeunes générations des dommages — véritables ou présumés — de
l’éducation familiale. La famille a été accusée, entre autres, d’autoritarisme, de favoritisme, de conformisme, de répression affective qui engendre des conflits.
De fait, une fracture s’est ouverte entre famille et société, entre famille et école, le
pacte éducatif s’est aujourd’hui rompu et ainsi, l’alliance éducative de la société avec la
famille est entrée en crise, car la confiance réciproque a été minée. Les symptômes sont
nombreux. À l’école, par exemple, à l’école les relations entre parents et enseignants se
sont dégradées. Il y a parfois des tensions et une méfiance réciproque ; et naturellement, les conséquences retombent sur les enfants. D’autre part, se sont multipliés les
soi-disant experts, qui ont repris le rôle des parents également dans les aspects les plus
intimes de l’éducation. Les experts savent tout sur la vie affective, sur la personnalité
et le développement, sur les droits et les devoirs : objectifs, motivations, techniques. Et
les parents doivent seulement écouter, apprendre et s’adapter. Privés de leur rôle, ils deviennent souvent excessivement anxieux et possessifs à l’égard de leurs enfants, jusqu’à
ne jamais les corriger : « Tu ne peux pas corriger un enfant ». Ils tendent à les confier
toujours davantage aux « experts », également en ce qui concerne les aspects les plus
délicats et personnels de leur vie, se mettant tout seuls sur la touche. Ainsi les parents
courent aujourd’hui le risque de s’auto-exclure de la vie de leurs enfants. Et cela est très
grave ! Aujourd’hui, il existe des cas de ce genre. Je ne dis pas que cela arrive toujours,
mais il y en a. La maîtresse à l’école gronde un enfant et écrit une note à ses parents.
Je me souviens d’une anecdote personnelle. Une fois, quand j’étais à l’école primaire,
j’ai dit un vilain mot à la maîtresse et la maîtresse, une brave femme, a fait appeler ma
mère. Elle est venue le jour suivant, elles ont parlé entre elles et ensuite j’ai été appelé.
Et ma maman m’a expliqué devant la maîtresse que ce que j’avais fait était une vilaine
chose, que l’on ne devait pas faire ; mais ma mère l’a fait avec beaucoup de douceur et
elle m’a demandé de demander pardon devant elle à la maîtresse. Je l’ai fait et ensuite
j’étais content parce que j’ai dit : cette histoire a bien fini. Mais c’était le premier chapitre
! Quand je suis revenu à la maison, le deuxième chapitre a commencé... Imaginez-vous
aujourd’hui, si la maîtresse fait quelque chose de ce genre, le lendemain elle retrouve
les deux parents ou l’un des deux qui lui fait des reproches, car les « experts » disent
que les enfants ne doivent pas être ainsi grondés. Les choses ont changé ! C’est pourquoi les parents ne doivent pas s’auto-exclure de l’éducation des enfants.
Il est évident que cette approche n’est pas la bonne : elle n’est pas harmonieuse,
elle ne relève pas du dialogue, et au lieu de favoriser la collaboration entre la famille
et les autres structures éducatives, les écoles, les salles de sport... elle les oppose.
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Sectio Bibliographica
Comment en sommes-nous arrivés là ? Il ne fait pas de doute que les parents,
ou mieux, certains modèles éducatifs du passé avaient certaines limites, il n’y a pas
de doute. Mais il est aussi vrai qu’il y a des erreurs que seuls les parents sont autorisés à faire, car ils peuvent les compenser d’une manière impossible pour qui que
ce soit d’autre. D’autre part, nous le savons bien, la vie est devenues avare de temps
pour parler, réfléchir, se confronter. De nombreux parents sont « séquestrés » par
le travail — papa et maman doivent travailler — et par d’autres préoccupations,
embarrassés par les nouvelles exigences des enfants et par la complexité de la vie
actuelle, — qui est ainsi faite, nous devons l’accepter telle qu’elle est — et ils se
trouvent comme paralysés par la crainte de commettre une erreur. Le problème,
cependant, ne se résout pas uniquement en parlant. Au contraire, un « dialogue »
superficiel ne mène pas à une véritable rencontre de l’esprit et du cœur. Demandons-nous plutôt : essayons-nous de comprendre « où » en sont réellement les
enfants sur leur chemin ? Où est réellement leur âme, le savons-nous ? Et surtout,
cela nous intéresse-t-il de le savoir ? Sommes-nous convaincus que ceux-ci en
réalité, n’attendent rien d’autre ?
Les communautés chrétiennes sont appelées à offrir leur soutien à la mission
éducative des familles, et elles le font en premier lieu à la lumière de la Parole de
Dieu. L’apôtre Paul rappelle la réciprocité des devoirs entre parents et enfants : «
Vous les enfants, en toutes choses écoutez vos parents ; dans le Seigneur, c’est cela
qui est beau. Et vous les parents n’exaspérez pas vos enfants ; vous risquez de les décourager » (Col 3, 20-21). À la base de tout cela, il y a l’amour, celui que Dieu nous
donne, qui « ne fait rien d’inconvenant, ne cherche pas son intérêt, ne s’irrite pas,
ne tient pas compte du mal... excuse tout, croit tout, espère tout, supporte tout »
(1 Co 13, 5-6). Même dans les meilleures familles, il faut se supporter, et il faut beaucoup de patience pour se supporter ! Mais ainsi va la vie. La vie ne se fait pas en laboratoire, elle se fait dans la réalité. Jésus lui-même est passé par l’éducation familiale.
Dans ce cas aussi, la grâce de l’amour du Christ accomplit ce qui est inscrit
dans la nature humaine. Combien d’exemples magnifiques avons-nous de parents
chrétiens pétris de sagesse humaine ! Ceux-ci démontrent que la bonne éducation
familiale est la colonne vertébrale de l’humanisme. Son irradiation sociale est la
ressource qui permet de compenser les lacunes, les blessures, les vides de paternité
et de maternité qui touchent les enfants les moins chanceux. Cette irradiation peut
faire d’authentiques miracles. Et dans l’Église, ces miracles ont lieu tous les jours !
Je souhaite que le Seigneur donne aux familles chrétiennes la foi, la liberté et
le courage nécessaires pour leur mission. Si l’éducation familiale retrouve la fierté
de son rôle, beaucoup de choses vont s’améliorer, pour les parents incertains et
pour les enfants déçus. Et à présent, que les pères et les mères rentrent de leur exil
— parce qu’ils se sont auto-exclus de l’éducation de leurs enfants —, et assument
à nouveau pleinement leur rôle éducatif. Espérons que le Seigneur donne aux parents cette grâce de ne pas s’auto-exclure de l’éducation de leurs enfants. Et seuls
l’amour, la tendresse et la patience peuvent faire cela.
Sodales Defuncti
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11. In Provincia Bethania – Madrid – die 3 m. giunii a. 2015: P. Iosephus Aloisius GALLO CEBALLOS a V. de Rosario, aet. 78, rel. 61.
12. In Provincia Poloniae – Jelenia Góra-Cieplice – die 11 m. giunii a. 2015: Fr.
Theodorus HERCZYŃSKI a Matre Dei Claramontana, aet. 82, rel. 61.
Sodales Defuncti
Sodales Defuncti
Consueta memoria
José Luis nació en el lugar burgalés de Nela, el día
22 de noviembre de 1929. Sus padres, Juan y Francisca,
tuvieron ocho hijos. A cuatro de ellos los llevaron sucesivamente a nuestro Colegio de Villacarriedo, al floreciente Aspirantado, que dirigían los Padres Urbano Peña
y Jesús Fernández. El P. José Luis y el P. Tomás perseveraron hasta el final en las Escuelas Pías. De las cuatro
hermanas, dos se hicieron religiosas salesianas y las otras
dos formaron sus respectivas familias en el matrimonio. También tuvo un primo
carnal escolapio, el P. José Mozuelos Baranda, recientemente fallecido.
En Carriedo, pues, el año 1942, comenzó y terminó un curso de estudios primarios y de contacto con las Escuelas Pías, bajo la dirección del venerable escolapio, P. Saturnino Sádaba. Al curso siguiente, fue al Aspirantado que había en el
Colegio de Getafe, a continuar los estudios primarios e iniciar las Humanidades;
fueron los años 1943-1946. Los directores de aquel Aspirantado fueron los PP.
Marcelino Rodríguez, Fidel Gutiérrez y Salvador López. Durante el curso 19451946, allí mismo, hizo el Noviciado, recibiendo el hábito escolapio de manos del
Provincial, P. Juan Pérez San Miguel, el día 14 de agosto de 1945, siendo su Maestro de Novicios el bondadoso y campechano P. Manuel Pinilla; y profesó de votos
simples el día 15 de agosto de 1946.
Pasó luego, con sus compañeros de curso, al Monasterio de Irache (Navarra),
donde cursó el ciclo de estudios filosóficos, y otros estudios eclesiásticos y civiles,
durante los años 1946-1949. Fueron sus Maestros de Juniores los Padres Laureano Suárez y Rafael Pérez. Al finalizar el último curso de Irache, nuevo cambio
de lugar, y nuevos estudios: los de Teología, en el Juniorato de Albelda de Iregua
(Logroño), donde, además de la preparación teológica para el sacerdocio, fue recibiendo las órdenes menores y mayores, hasta ordenarse sacerdote, el día 14 de
junio de 1953.
El primer destino, donde comenzó a ejercitar el ministerio escolapio, fue el
mismo Colegio de Villacarriedo. Los 17 años que allí permaneció, 1953-1970,
fueron, decía él, “los mejores de mi vida”; de tal forma los vivió en casa y entre
las gentes de aquellos valles, que, cuando fue enviado, mucho más tarde, al Cole-
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Patris Josephi Aloisii SAIZ MOZUELOS
a Virgine de Carmelo (1929-2014)
ex Provincia Bethaniae
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gio de Santander, al enterarse los que lo habían conocido en Carriedo, ya que no
podían tenerlo de nuevo entre ellos, le pidieron les echara una mano en el servicio
pastoral, muy deficitario por la carencia de sacerdotes. Aceptó gustoso desde el
principio; y, con la autorización y el beneplácito del Sr. Obispo, comenzó sus correrías pastorales de sábados y domingos, por los pueblos de Santibáñez, Aloños y
Vega de Carriedo, lo que en lo sucesivo fue para él una cuasi obligación sacerdotal,
que mantuvo hasta el final de su vida. Pero volvamos al principio.
Aquellos primeros años en el Colegio-Internado de Villacarriedo, coincidieron
con el primer y tímido desahogo económico de las familias españolas, y la mayor
posibilidad de dar estudios a sus hijos. Y el famoso internado tomó nuevo vigor,
gracias a las mayores solicitudes de ingreso de niños internos año tras año. A
esto se añadió que los Padres Provinciales tenían en aquel momento escolapios
jóvenes, como el P. José Luis, que animados sobre todo por el Rector, P. Maximiliano Díez, formaron un equipo que logró levantar el internado a cotas desconocidas
de número de alumnos, de calidad de atenciones, de entrega a sus estudios y a su
formación religiosa, fruto también del buen ambiente que se vivía en la Comunidad Religiosa.
El año 1970 fue nombrado Rector del Colegio e Internado de Monforte de
Lemos. Aparte de la tarea escolapia escolar de cada día, varios años estuvo yendo
a París, a sustituir a un Párroco durante el verano; supo aprovechar bien el tiempo que le quedaba libre, para asistir a la Alliance Française y sacar el Diploma de
Lengua Francesa, que era la finalidad por la que fueron también otros escolapios
de la Provincia en las mismas circunstancias. Con aquel Diploma, pudo enseñar
Francés legalmente en Monforte y en otros Colegios. Al terminar el Rectorado de
Monforte, fue destinado al Colegio de Oviedo, como Director del internado. Daba
clases de Lengua Francesa y Religión; y buena parte del tiempo que le quedaba
libre, lo aprovechaba generosamente fuera del Colegio, ayudando pastoralmente
a alguna Comunidad de Religiosas. A los cuatro años de estar en Oviedo, se acogió a la oportunidad de un Año Sabático, ofrecida por el P. Provincial, Laureano
Suárez, y la aprovechó para actualizar su formación y disfrutar de un corto descanso en la Residencia Calasanz de Madrid.
Gracias a aquel refuerzo y preparación, aceptó generosamente una tarea que le
pedía el P. Provincial al servicio de la Provincia: la de Formador de nuestros jóvenes, Aspirantes, Novicios y Juniores. En efecto, desde 1978 a 1982, estuvo destinado en el Seminario Escolapio de Salamanca, como Rector y Maestro de Novicios
y Juniores. Y desde 1982 a 1985, otros cuatro años, como Maestro de Novicios, en
la Casa Noviciado de Madrid, c/Antonio Cavero, 15. Al mismo tiempo, era Asistente Provincial, lo que le obligaba a asistir a las reuniones de la Congregación
Provincial.
Después de este paréntesis de formador de nuestros jóvenes, volvió a la actividad habitual de los Colegios; primero, en el Colegio Calasancio de MontequintoDos Hermanas, Sevilla, donde fue Secretario de Estudios, e impartió clases de
Lengua Española y Religión durante seis años, hasta terminar el curso 1990-1991,
P.Valeriano Rodríguez Saiz
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cuando fue destinado a nuestro Colegio de Santander, donde estuvo de Rector
el cuatrienio 1991-1995. Pero ya no dejó aquel Colegio, sino que continuó en él
hasta su muerte. Era profesor de Religión, Lengua Española, Ciencias Sociales, y
Lengua Francesa, y Ecónomo de la Comunidad. Supo atender tan bien a aquella
Comunidad, y con tanto cariño a los enfermos, que siempre lo recordarán y se lo
agradecerán.
Fuera del ámbito de la Casa y del Colegio, fue Capellán de las Siervas de María.
Pero su atención pastoral a religiosas se extendía a otras muchas comunidades de
Cantabria, y aún de más lejos. Padeció casi toda su vida de dolores en una pierna,
que le obligaban a cojear, y hasta tener que estar algunos días hospitalizado en
una clínica, en el pueblo de Pedrosa, cerca de Santander. Añadimos este detalle
de su vida, más que nada porque, en la misma clínica hacía su afable apostolado
con los enfermos, a los que continuó visitando habitualmente, desde el Colegio.
El último año, aconsejado por el P. Rector, se vio dolorosamente obligado a dejar
aquel apostolado fuera de la capital, porque su enfermedad, la de Alzheimer se lo
impedía cada vez más. Sin embargo, no murió de esta enfermedad, sino de un infarto cerebral agudo, el día 21 de diciembre de 2014. Ocurrió de forma inesperada
y repentina, cuando se encontraba en casa de su familia de Maliaño.
La asistencia masiva a su funeral, fue fiel reflejo de lo que hemos dicho, del cariño y agradecimiento que quisieron demostrarle los que de cerca lo conocieron.
Dios nuestro Señor, lo habrá acogido, bien seguro, en su regazo de Padre, como
premio a su vida de servicio en las Escuelas Pías. Que en su Paz descanse.
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Patris Aemilii MARTÍNEZ DE LEÓN,
a Sanctissimo Sacramento (1940-2015)
ex Provincia Bethaniae
Emilio, nació en Madrid, el 8 de septiembre de
1940, en plena posguerra. Era hijo de una familia cristiana compuesta por cuatro miembros, sus padres
Emilio y Julia, nuestro Emilio y otro hermano, también fallecido. Estudió desde muy pequeño en el Real
Colegio de las Escuelas Pías de San Fernando. Su vocación educativa, y la orientación religiosa de alguno
de sus Profesores, le animaron a vivirla en las Escuelas Pías, y pasó al noviciado
de Getafe con quince años. Recibió el hábito escolapio de manos del P. Provincial
Juan Pérez, el día 2 de octubre de 1955, siendo su Maestro de Novicios el P. Ángel
Navarro. Profesó de votos simples al terminar el Noviciado, el día 4 de octubre de
1956. Al poco tiempo, fue enviado con sus compañeros de curso al Monasterio de
Irache en Navarra. Allí cursó tres años de Filosofía, y sacó el Título de Magisterio.
Fueron años de ilusión y grandes aspiraciones, a la par que duros por la escasez del
momento, y por las aún severas condiciones de vida, lo que no supuso obstáculo
para un espíritu fuerte como el de Emilio. Tuvo como Maestros de Juniores a los
Padres Rafael Pérez y Francisco Cubells. En Irache permaneció desde 1956 a 1959.
Completó sus estudios sacerdotales en Albelda de Iregua, y en el Colegio “P.
Felipe Scío” de Salamanca. En Albelda permaneció entre los años 1959-1961,
siendo sus maestros el P. Samuel García y el P. Francisco Cubells. En Salamanca
completó su formación teológica desde 1961 a 1964, bajo la dirección del Maestro
de Juniores, P. Francisco Cubells. Allí profesó de votos Solemnes, en manos del P.
Vicente Tomek, Prepósito General, el día 8 de noviembre de 1962,
Fue ordenado sacerdote en Madrid, por el Sr. Arzobispo de Madrid, D. Casimiro Morcillo, el día 19 de diciembre de 1964. Al terminar sus estudios de Teología, obtuvo la Licenciatura en Teología, el año 1965.
El primer Colegio donde desarrolló su ministerio escolapio fue el de Getafe,
durante los cursos 1964-67, donde se estrenó en el Aspirantado que allí había
entonces, como orientador de los jóvenes Aspirantes. Impartía además clases de
Matemáticas, Química y Filosofía a los alumnos de Bachillerato del Colegio. Luego fue destinado a los Colegios de Oviedo (1967-68), Salamanca (1968-1971) y
Granada (1971-17-974). Durante estos años, aunque cooperó en otras tareas esco-
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lares, se dedicó sobre todo a los estudios universitarios. En Oviedo trabajó con los
alumnos internos; con ellos tenía teoría y prácticas de cine-forum, en cuya disciplina obtuvo el Diploma de Cinematografía en la Universidad de Valladolid. En
Salamanca explicó Religión y Matemáticas en Bachillerato. En Granada enseñó
Biología en el Curso de Orientación Universitaria (COU); y, en 1973, terminó la
Licenciatura en Ciencias Biológicas.
Luego fue destinado al Colegio de Tenerife como Director intercolegial, pues
presidía a la vez el Colegio Quisisana y el de Las Ramblas.
A su regreso a la Península, los años de 1977 a 2011, casi la mitad de su vida,
los pasó en Madrid, en distintas residencias, con distintos cargos importantes,
encomendados por los Superiores. Fue tanta su actividad, y sus cambios de residencia, que resulta difícil relatarlos y compaginarlos con precisión.
- 1977-78. Colegio Mayor Calasanz, Superior de la Comunidad y Director del
Colegio, que, por cierto, se cerró al acabar aquel mismo Curso escolar. Durante el
trienio 1976 a 1979, es nombrado Rector de la Residencia Calasanz, desde donde
empieza ya a trabajar en la Secretaría General de la F.E.R.E, donde, en 1980, sería
nombrado Secretario General.
- 1978-79. Curia Provincial, como Asistente Provincial, por fallecimiento del
P. Ángel Nevado.
- 1979-80. Residencia Calasanz. A petición de la F.E.R.E., el P. Provincial, Nicolás Díaz, lo propuso para Secretario General de la Federación Española de Religiosos de la Enseñanza.
- 1980-88. Colegio Calasancio, Director del Colegio. Ahora fue elegido Delegado Provincial de la F.E.R.E de Madrid, y luego miembro de la Junta de Gobierno
a nivel nacional.
- 1983-86. Residencia Calasancia.
- 1986-88. Colegio Calasancio.
- 1988-92. Curia Provincial, como Asistente Provincial, desde donde trabajó
en el Colegio de Pozuelo (curso 1982-83) y en el Calasancio (1986-88).
- 1992-2012. Casa “Madre de Dios”. ICCE -en el Departamento de Formaciónde la Delegación General. Mientras estuvo en la Delegación General, asistió repetidas veces a los Encuentros Europeos de la OIEC, fue representante por España
de La FERE y de la OIEC (Organización Internacional de la Escuela Católica).
Trabajó con tesón en la FEC, “Fundación de la Escuela Católica”, para ayuda
de Centros con dificultades, o abandonados y recuperados. A la muerte del P. José
Luis Peña, estuvo de Archivero del Archivo de la Vicaría General de España, designado por el Delegado General.
- 2013-2015. Es nombrado Rector del Colegio Calasanz de Salamanca.
Convocado como capitular para este primer Capitulo de la Provincia de Betania,
fue, con ilusión y esperanza a la Casa de Santa María de Los Negrales (Alpedrete,
Madrid), Centro de la Institución Teresiana. Apenas comenzado el Capítulo, la
noche del 7 al 8 de enero, inesperadamente, entregó su vida al Señor en la intimidad de su habitación. En la misma Iglesia de la Institución se celebró a la mañana
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siguiente la Misa Funeral. Desde allí, la empresa funeraria llevó su cuerpo a reposar en nuestro panteón del Cementerio de San Isidro. Durante el resto del Capítulo Provincial, en el puesto que él ocupó, lució una vela en su recuerdo.
Emilio era una persona educada, fina en el trato, benevolente y sensible. Buen
religioso: amante de las Constituciones y Reglas –que tenía en gran estima-; en las
relaciones fraternas, que valoraba mucho en positivo, o sufriendo; y sabiendo que
su vida no era suya, ya la había dado. De ahí su disponibilidad a lo largo de ella.
Y un humor muy particular, del que hacía gala cuando comentaba películas o las
noticias de la prensa a sus alumnos. Descanse en la Paz de Nuestro Señor.
Valeriano Rodríguez Saiz
El día 23 de noviembre de 1922, nacía en Pamplona, el P. Tomás, en la calle Santo Domingo, próxima
al Ayuntamiento de Pamplona, en el hogar de una familia cristiana, formada por el matrimonio Valentín
Urruchi y Margarita Guerra.
Recibe el Bautismo, al poco de nacer, en la parroquia de San Juan Bautista,
siendo ministro don Juan Martín y la confirmación en abril del 1925, en la parroquia de San Saturnino por el Obispo Mateo Múgica.
Vivió sus primeros años en un ambiente familiar en el que se respiraba un
clima de amor y piedad, donde fue aprendiendo sus primeras oraciones. Pronto, a
los cuatro años, empezó a asistir a las clases del centro público, en las proximidades de su vivienda, en la parte vieja de Pamplona.
Solía contar, al salir de paseo en los últimos años, al ir por la calle Estafeta dónde unos primos suyos tenían una tienda, las veces que recorría todos esos lugares
en torno a Estafeta, plaza del Ayuntamiento y alrededores, y cómo los domingos
iba por la mañana a Misa a los Padres Salesianos. Y al decirle por qué no iba a
otras iglesias más cercanas, me contestaba que así por la tarde tenía la entrada
segura para ver la película de cine.
En esos paseos, en los que solía acompañarle, me llevó hasta la misma puerta donde vivió de pequeño y me contó, cómo un día tuvieron un accidente, un
incendio dentro del mismo piso, donde perdió a su querida madre y él todavía
tenía algunas señales en uno de sus pies, y que tuvo que estar hospitalizado varios
meses. Esto ocurrió cuando Tomás tenía unos 10 años.
A principios del año 1937, Tomás ingresa en el postulantado de Orendáin. El
29 de agosto del 39 inicia el noviciado y profesó de simples en Orendáin el 29 de
agosto del 1940.
El 23 de septiembre del 1940 empieza el juniorato en Albelda hasta el 1946,
realizando los estudios correspondientes a la carrera sacerdotal (Filosofía y Teología). El día 8 de diciembre de 1945 hace su profesión solemne. Es ordenado
primero de diácono, en Vitoria, y luego de Presbítero, en Pamplona, el 26 de junio
del 1947 por el Obispo Enrique Delgado.
Comienza a ejercer la docencia en el colegio de Bilbao, el curso 1946, ayudan-
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P. Thomas URRUCHI GUERRA
a Sancto Ioseph (1922-2014)
ex Provincia Emmaus
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do en el internado y acompañando a los niños en la oración continua. Permanece
en este colegio hasta el año 1954, impartiendo las clases de ingreso y clases de
Francés en Bachillerato.
El año 1955 pasa al colegio de Tolosa, llevando clases de Lengua Española y
Mecanografía con los papeleros. Fue ecónomo también.
El 4 de noviembre del año 1957 recibe obediencia para YOKOHAMA, donde
lo primero que hace es prepararse en el estudio del japonés, durante dos o tres
años.
De Japón recibió obediencia, en 1960, a Santiago de Chile, al colegio HispanoAmericano. Será en Chile donde pasará la etapa más prolongada de su vida (27
años). Primero en el Hispano; estuvo en el internado, y llevando las clases de
Inglés, jefe y responsable del departamento de idiomas. Después pasó al Colegio
Calasanz, en Santiago. Los domingos y días de fiesta solía ir a celebrar a la parroquia del Carmen, ubicada en un barrio pobre.
Después de esta etapa de Chile vuelve a Pamplona, en septiembre de 1987,
como profesor, a esta “comunidad Calasanz” donde se jubiló.
En 1992 empieza la jubilación, y siguió celebrando la Eucaristía los domingos
y días de fiesta, para los fieles que asistían a nuestra iglesia, mientras le acompañó
la salud, en una de las misas que se tenían por la mañana.
Perfil: Tomás ha sido un hombre un tanto inquieto, le gustaba estar al corriente de los acontecimientos y adelantos técnicos. Muy preocupado por el dominio
del inglés, para perfeccionarse y ser un buen profesor. Estando en Bilbao fue a
Inglaterra acompañando a algún alumno con la misma finalidad: el aprendizaje
del idioma.
De carácter un tanto retraído con sus compañeros, no era muy comunicativo,
seguía su camino y lo que se proponía se esforzaba en conseguirlo.
Durante los últimos años (4-5), al ir perdiendo movilidad física y claridad
mental, y al ir apareciendo cierta demencia senil, le iba costando bastante aceptar
ese cambio o ritmo de vida, como nos pasa a todos. Y es que en el dolor, en la
enfermedad, perdemos independencia. Cuando estamos sanos vamos donde queremos y se nos antoja. Enfermos dependemos de otras personas. Tenemos que
practicar una virtud que, quizá no la ejercitamos demasiado: la obediencia. Nos
mandan los médicos, las enfermeras, los compañeros, los familiares. Tenemos que
tomar medicinas, dietas insípidas, descansar más, aceptar los consejos que nos
dan las personas que nos quieren…
Su vida, sus fuerzas se han ido debilitando gradualmente, sin hacer ruido y
sin mayores sufrimientos. El 22 de diciembre, hacia las 16,30 hs., su corazón dejó
de latir, pasando de esta comunidad de Pamplona a esa otra ciudad, la Jerusalén
celestial, ya que somos ciudadanos del cielo, como nos dice Pablo. DESCANSE
EN PAZ.