L`OSSERVATORE ROMANO

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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
Anno CLV n. 184 (47.022)
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
venerdì 14 agosto 2015
.
Decine di morti e centinaia di feriti tra la popolazione sciita
La corporeità nella luce dell’Assunta
Strage dell’Is
in un mercato di Baghdad
Un senso
oltre i sensi
di MAURIZIO GRONCHI
BAGHDAD, 13. Ancora sangue innocente nelle strade della capitale irachena Baghdad. È accaduto nelle
primissime ore del mattino nell’affollato mercato di Jameela nel quartiere
di Sadr City, abitato in maggioranza
da sciiti. L’esplosione di un camion
bomba ha ucciso decine di persone
— settantaquattro morti accertati nel
momento in cui andiamo in stampa,
ma il bilancio sembra purtroppo destinato a salire — e ne ha ferite più
di duecento. L’attentato è stato ri-
vendicato dal cosiddetto Stato islamico (Is). Le vittime nel mercato,
compresi donne e bambini, sono ovviamente civili, ma il comunicato di
rivendicazione diffuso dall’Is su internet afferma che l’attentato ha voluto colpire l’esercito iracheno e le
milizie sciite. Nei giorni scorsi, comunque, l’Is aveva ribadito di considerare le popolazioni sciite tra i suoi
principali obiettivi.
Nonostante l’inequivocabile condanna da parte di tutte le principali
autorità religiose sunnite, la confessione islamica alla quale il gruppo
terrorista pretenderebbe di appartenere, le divisioni confessionali continuano ad avere un peso nei conflitti
in Iraq e più in generale nel Vicino
oriente.
Diversi osservatori sottolineano
questa componente anche nella fase
di forti tensioni politiche registrate
in queste ore in Iraq. Qui il primo
ministro, Haider Al Abadi, che nei
giorni scorsi aveva annunciato un
Spaventose esplosioni devastano il sito industriale della città cinese di Tianjin
Inferno di fuoco
Le fiamme provocate dalle deflagrazioni nel porto di Tianjin (Reuters)
PECHINO, 13. Terrore, devastazione
e vittime a Tianjin, città portuale
del nord est della Cina, dopo una
serie di spaventose deflagrazioni,
potenti quanto un sisma, verificatesi
nel distretto industriale.
Il bilancio provvisorio parla di
almeno 50 morti e 700 feriti. Tra le
vittime ci sono 12 vigili del fuoco;
66 persone sono state ricoverate in
ospedale in gravissime condizioni.
Ancora non sono chiare le cause
delle esplosioni: la polizia ha fer-
mato il responsabile dell’azienda
che controlla il distretto industriale.
Dopo le esplosioni, in pochi minuti fiamme si sono rapidamente
diffuse in tutta la zona, devastando
container e magazzini. Vetri e detriti sono arrivati a chilometri di distanza, mentre una nube di fumo
nero ha ricoperto la città. «La palla
di fuoco era enorme, alta un centinaio di metri», ha raccontato il ventisettenne Huang Shiting, che vive
nei pressi del sito industriale. «Ho
sentito la prima esplosione: sono
usciti tutti dalle case, poi ce ne sono state altre, i vetri delle finestre
sono andati in frantumi e tante persone sono rimaste ferite e sono
uscite dalle case coperte di sangue»
ha aggiunto il testimone. Sul posto
sono state inviate squadre specializzate per il rischio che possano verificarsi nuove esplosioni nei depositi
di materiale chimico.
«Piena solidarietà» alla Cina per
quanto accaduto è stata espressa
dall’Unione europea, che si è detta
pronta a inviare aiuti.
piano di riforme anticorruzione per
fronteggiare il malcontento popolare, ha licenziato ieri il segretario generale del Consiglio dei ministri,
Hamid Khalaf Ahmed, considerato
un fedelissimo dell’ex premier Nuri
Al Maliki
Ma ci sono anche i contrasti confessionali, oltre che etnici, tra le cause, peraltro soprattutto politiche,
della mancata coesione tra tutti i
Governi, dell’area e non solo, che
dichiarano di voler combattere l’Is.
Ne offre una dimostrazione la vicenda siriana, dove il gruppo jihadista si è inserito da oltre un anno nello spaventoso conflitto civile che devasta il Paese dal 2011. Proprio ieri, i
cacciabombardieri F-16 statunitensi
hanno effettuato i primi raid contro
l’Is in territorio siriano partendo dalla base turca di Incirlik. Nel darne
notizia, il Pentagono ha specificato
che ai raid partecipa anche l’aviazione turca, che da giorni sta colpendo
soprattutto postazioni dei curdi nel
nord dell’Iraq. Come noto, la coalizione internazionale contro l’Is guidata dagli Stati Uniti opera in territorio siriano senza il consenso del
Governo di Damasaco, contrariamente a quanto accade in Iraq. Ma
nell’intricata interconnesione dei
contrasti tra le potenze dell’aerea e
dei loro rispettivi alleati, i rapporti
tra i soggetti coinvolti non rispondono a scelte di campo rigide. Sempre
ieri, Mohammad Javad Zarif, il ministro degli Esteri dell’Iran, cioè di
un Paese che sostiene la lotta
dell’Iraq contro l’Is, si è recato in visita a Damasco e ha nuovamente assicurato sostegno al Governo del
presidente Bashar Al Assad. Zarif ha
invitato gli attori regionali a combattere contro il terrorismo e l’estremismo. Non sono stati diffusi dettagli
sui colloqui tra Zafir e lo stesso Al
Assad, ma tanto l’agenzia di stampa
ufficiale iraniana Irna, quanto quella
siriana Sana hanno parlato di «positivi scambi di opinione».
Alla vigilia del viaggio di Zarif in
Libano e Siria, la portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Marzieh Afkham, aveva dichiarato che
Teheran avrebbe pronto un nuovo
piano di pace per la Siria basato
«sul rispetto del legittimo diritto del
popolo siriano a ottenere riforme e a
decidere del proprio futuro».
Passi in avanti nell’ultimo round di negoziati sotto l’egida dell’O nu
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Verso un Governo di unità nazionale in Libia
TRIPOLI, 13. Trovare un accordo politico entro tre settimane: questo
l’impegno preso dalle fazioni in conflitto in Libia nella dichiarazione finale dell’ultimo round di colloqui di
pace che si è tenuto ieri a Ginevra,
secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, sotto la cui egida si è tenuto l’incontro.
«Le parti hanno sottolineato la loro determinazione a concludere il
processo di dialogo al più presto,
fissando la data limite ad entro le
prossime tre settimane» si legge nella dichiarazione della missione
dell’Onu di Supporto in Libia (Unsmil), guidata dall’inviato speciale
Bernardino Léon. Questi, che ha
presieduto una sessione plenaria alla
quale hanno partecipato tutte le delegazioni (inclusa quella del Congresso di Tripoli), ha fatto appello
alle parti a trovare un accordo in vista della formazione di un Governo
di unità nazionale entro la fine di
agosto.
Resta però al momento senza
spiegazione la notizia, poi smentita,
delle dimissioni del premier Al Thani, alla guida del Governo di Tobruk. In realtà, spiegano fonti di
stampa, il premier avrebbe soltanto
dato la propria disponibilità a fare
un passo indietro per il bene del
Paese.
Dallo scorso anno la Libia è divisa in due entità separate. Da una
parte vi è un Parlamento eletto nel
giugno 2014 con sede a Tobruk e
che opera nell’area orientale del Paese, la Cirenaica; dall’altra un’amministrazione sostenuta da gruppi islamisti che governa la capitale, Tripoli, e che controlla gran parte delle
regioni occidentali. Nel mezzo vi so-
no le milizie di Misurata e di Zintan, che sostengono rispettivamente
Tripoli e Tobruk, e una miriade di
gruppi armati che seguono agende
locali e stringono alleanze mutevoli.
A complicare questo scenario ci
sono i militanti armati fedeli ad Al
Qaeda e i miliziani del cosiddetto
Stato islamico (Is), che controllano
importanti centri del Paese, e che sono attivi anche nella vicina Tunisia.
Ieri le autorità tunisine hanno arrestato, nel governatorato di Sidi Bouzid (197 chilometri a sud ovest di
Tunisi), quattro persone sospettate
di appartenere a cellule terroriste.
Fonti della sicurezza hanno riferito
che tre persone sono state arrestate
nell’area di Meknassi nella parte meridionale del governatorato di Sidi
Bouzid, mentre un altro arresto è avvenuto nella città di Sidi Bouzid.
el mezzo dell’estate, la celebrazione di Maria assunta,
innalzata alla gloria del cielo in corpo e anima, ci offre l’occasione per avanzare qualche riflessione sulla nostra corporeità, sulla
realtà che sperimentiamo, con lo
sguardo rivolto al destino eterno
che la Madre del Signore ha anticipato prendendo parte alla gloria
del Figlio.
Il corpo: niente di più concreto
e immediato, tanto da attrarre o respingere, da curare o disprezzare,
da cercare o fuggire, da amare o
odiare. Complesso equilibrio, difficile armonia, sia nella prassi che
nella teoria, quello tra esaltazione e
sottovalutazione della corporeità.
Non esiste un corpo uguale all’altro. Questa è la prima meraviglia,
che muove alla scoperta dell’altro e
di se stessi. Percepibile nel suo misterioso formarsi, continua e sorprendente nuova creazione, frammento e universo compiuto, il corpo è un mondo, la figura integrale
della persona, percepita dallo
sguardo e da tutti gli altri sensi,
che ne veicolano il contatto, la conoscenza, l’intimità. Tuttavia, ciò
che l’esperienza dice del corpo non
è tutto. C’è bisogno di senso oltre i
sensi, o meglio, si tratta di cercare
il senso dei sensi. Che cosa significa il corpo? Da dove viene? Cosa
farne? Quale sarà il suo ultimo destino? Sono domande che riguardano tutti i corpi, il proprio e quello altrui. Le risposte sono molteplici: il rispetto, la cura, la bellezza,
la salute, la forza, il piacere, la fatica, il dolore, lo sport, il riposo.
Il cristianesimo, lungo la sua
storia, spesso ne ha relativizzato
l’importanza, in favore della dimensione interiore, spirituale, ovvero dell’anima invisibile. In verità,
la fede cristiana trae origine da un
evento di estrema corporeità — l’incarnazione di Dio — e tutto nella
fede parla di corpo, dall’Eucaristia
alla Chiesa, fino alla carne di Cristo che sono i
poveri e gli ammalati. Il
corpo di Gesù, vissuto,
donato, crocifisso ed entrato nell’eternità di Dio
è il mistero su cui poggia
tutta l’esistenza credente.
«È in Cristo che abita
corporalmente tutta la
pienezza della divinità»,
scrive san Paolo (Colossesi, 2, 9). Prendere sul
serio la carne assunta e
salvata da Gesù significa
riabilitare
l’integralità
dell’essere umano, a partire dalla
sua fragilità e vulnerabilità, al di là
di ciò a cui talvolta si rischia di dare priorità, ovvero alla razionalità,
alla integrità fisica, alla salute men-
N
tale. Anche il corpo parla, ha il suo
linguaggio, specialmente quando la
persona manca della perfezione dei
sensi, è menomata, disabile, sia fisicamente che psichicamente. Dunque, il corpo, non solo nella sua
bellezza e salute, ma anche nella
sua sfigurazione dovuta all’imperfezione, alla malattia, al danno,
merita di essere amato. Perciò Gesù si è paragonato al medico di cui
hanno bisogno i malati (cfr. Matteo,
9, 12).
Così la stupefacente diversità di
donna e uomo, l’evoluzione naturale di bambino, giovane, adulto, anziano, dal nascere al morire, annunciano che qui, nel corpo, la vita
si compie. Questo è il luogo misterioso e stupendo dell’identità personale, schermo su cui si riflettono
anima e cuore, specchio dell’essere,
in cui ciò che siamo si esprime fino
al vertice estremo di sé: l’amore e il
dolore. Pertanto, ogni corpo esige
irrinunciabile rispetto, meravigliata
ammirazione, custodia premurosa,
perché un giorno, quando avrà
nuova vita oltre la morte, possa essere riconosciuto nella sua verità e
bellezza infinita. Fino a allora siamo creature incomplete, che non
nascono già fatte, ma bisognose di
storia, di relazioni, di amore, di
grazia e di perdono, per diventare
pienamente se stesse.
Il corpo del Figlio di Dio, nella
tenerezza della sua nascita nel tempo come nella sua vulnerabilità sulla croce, dischiude a ogni uomo
questa speranza. I racconti evangelici conservano mirabilmente la testimonianza che il risorto porta con
sé le ferite della passione, attestando così la permanenza trasfigurata
della nostra vulnerabilità, quale segno del dolore ingiusto sopportato
per amore di tutti. La fragilità,
dunque, da motivo di vergogna e
ostacolo da superare diviene sigillo
dell’umanità antica e rinnovata dalla Pasqua del Signore, di cui Maria
è partecipe in pienezza come prima
tra le creature.
Maria è piena di grazia
Ci offre un rifugio sicuro
nel momento della tentazione
(@Pontifex_it)
In occasione della solennità
dell’Assunzione
della Beata Vergine Maria
il nostro giornale non uscirà
La pubblicazione riprenderà
con la data 17-18 agosto
Dormizione di Maria
Oggi il cielo dei cieli
la professa sorella
Angelus del 15 agosto 1965
Il momento è propizio
per ascoltare
Le delegazioni riunite a Ginevra (Afp)
PAOLO
VI A PAGINA
Icona della dormizione della Madre di Dio (Tirana,
5
XVIII
secolo)
MANUEL NIN
A PAGINA
7
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
venerdì 14 agosto 2015
La giunta militare
di fatto al potere
in Myanmar (Ansa)
Terza svalutazione in 72 ore
Yuan
sempre più in basso
PECHINO, 13. Terzo giorno di svalutazione per lo yuan, mentre in Asia
cominciano a emergere segnali di
relativa stabilizzazione dei mercati
azionari e delle valute.
La Banca centrale cinese ha fissato la parità centrale della divisa a
6,4010, l’1,1 per cento sotto il limite
del giorno precedente (6,3306), che
a sua volta risultava più basso
dell’1,6 rispetto a quello di martedì
(meno 1,9 su lunedì). In tre giorni
dunque il deprezzamento dello
yuan ha raggiunto il 4,6 per cento.
La mossa ha incassato il plauso del
Fondo monetario internazionale
(Fmi). «Si tratta di una mossa benvenuta» secondo l’Fmi, perché dà
più spazio alle forze di mercato in
vista di un regime di cambio libero
auspicato «entro due o tre anni».
Secondo indiscrezioni riportate
dalla stampa, all’interno del Governo cinese ci sarebbero diverse personalità che spingono per un deprezzamento complessivo intorno al
dieci per cento, da realizzarsi gradualmente. Anche oggi, tuttavia, la
Banca centrale cinese ha sottolineato in un comunicato di essere in favore di «un cambio stabile a un livello ragionevole e di equilibrio»: i
fondamentali in crescita dell’economia, il surplus commerciale, la solida posizione fiscale e le ampie riserve valutarie offrono, ha evidenziato, «un forte sostegno» al tasso
di cambio. In un raro briefing, il
vicegovernatore
dell’istituto,
Yi
Gang, ha ripetuto questi concetti
sulla «mancanza di basi per un persistente trend di deprezzamento».
La Banca intende aprirsi comunque
al mercato valutario: «L’obiettivo è
quello di lasciare che sia il mercato
a decidere il tasso di cambio della
valuta cinese» ha detto Yi Gang.
L’agenzia Fitch, intanto, ha sottolineato che gli ultimi sviluppi sono
evidentemente legati a «più ampie
pressioni sull’economia» e d’altra
parte evidenziano che Pechino resta
orientata verso riforme orientate al
mercato.
Intanto gli investitori, incoraggiati dal recupero finale a Wall Street
di ieri sera dopo il flop delle piazze
europee, sembrano aver ridimensionato i timori di forte destabilizzazione dei mercati, nella speranza
che Pechino freni ulteriori svalutazioni. A Tokyo la Borsa ha oscillato
per lo più in territorio positivo,
ignorando i dati peggiori delle attese sugli ordini di macchinari industriali. L’indice Nikkei ha chiuso in
rialzo dello 0,99. La Borsa di Shanghai ha avuto un andamento volatile, tra un avvio positivo e un successivo ripiegamento, prima di
chiudere in rialzo dell’1,76 per cento. Il dollaro ha perso un po’ di
forza anche perché gli investitori
sono ormai meno convinti che la
Federal Reserve avvierà la manovra
di rialzo dei tassi americani già il
prossimo 17 settembre.
Tuttavia, come sottolineano gli
esperti, la svalutazione cinese s’inserisce intanto in un quadro più ampio: quello della generale difficoltà
per la regione asiatica. Anche la ter-
za economia mondiale, il Giappone, sta dando segnali di frenata. Il
prodotto interno lordo (pil) giapponese del secondo trimestre, che
sarà annunciato lunedì prossimo,
secondo la maggior parte delle previsioni degli analisti tornerà a manifestare una contrazione, dopo la
buona performance dei primi tre
mesi dell’anno. Un autorevole consigliere del Governo, Etsuro Honda, ha dichiarato che se i dati sul
pil saranno deludenti, occorrerà introdurre una nuova manovra di stimolo da circa tremila miliardi di
yen, equivalenti a circa 24 miliardi
di dollari.
Vari analisti — citati dalla stampa
internazionale — ritengono altresì
che la Banca del Giappone dovrà
procedere a ulteriori allentamenti
della già ultraespansiva politica monetaria se l’effetto Cina (svalutazione dello yuan, ulteriori pressioni al
ribasso sui prezzi delle materie prime) dovessero rafforzare le tendenze deflazionistiche che sono riemerse. La sensazione diffusa a Tokyo è
che sia necessario un riassetto della
politica economica decisa dal premier Abe.
Esplosione
in un gasdotto
messicano
CITTÀ DEL MESSICO, 13. Almeno
cinque persone sono morte a causa
di un’esplosione in un gasdotto nei
pressi di Monterrey, nello Stato di
Nuevo Léon, nel nord est, probabilmente dovuta a un tentativo di
furto. Le autorità di Nuevo Léon
hanno informato che i corpi non
sono ancora stati identificati. Il gasdotto colpito appartiene alla compagnia petrolifera pubblica Pemex,
che ha denunciato un aumento dei
furti nelle sue istallazioni.
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Non si allenta
la morsa
talebana
sull’Afghanistan
Rimosso il capo del partito al Governo
Stretta dei militari in Myanmar
NAYPYIDAW, 13. Ore di alta tensione
in Myanmar. Il quartier generale del
partito al potere nel Paese asiatico è
stato circondato questa mattina da
soldati dell’esercito e delle forze di
sicurezza. A riferirlo sono stati esponenti del Partito per la solidarietà e
lo sviluppo, ai quali è stato imposto
di non lasciare l’edificio nella capitale. Nei giorni scorsi si era aperto
uno scontro tra i vertici del Governo civile e la giunta militare ancora
di fatto al potere circa la selezione
dei candidati in vista delle elezioni
politiche del prossimo 8 novembre.
Poche ore dopo l’azione dei militari, è stata annunciata la rimozione
del segretario generale del partito.
«Mi hanno chiamato e detto che
non c’è più bisogno che mi rechi
nell’ufficio», ha affermato Maung
Maung Thein, alla guida della formazione politica, entrato di recente
in contrasto con il presidente Thein
Sein, sul tema della riforma elettorale. Al posto di Shwe Mann, che
manterrà comunque la carica di presidente della Camera, è stato nominato Htay Oo, vicino al presidente
Thein Sein.
La mossa della giunta — dicono
gli analisti — sarebbe tesa a impedire che Shwe Mann, considerato
molto vicino alla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, si candidi
alle presidenziali del prossimo 8 novembre. Il termine per la presentazione delle candidature è domani e,
a questo punto, per Shwe Mann sarà molto difficile riuscire a presentarsi. Già nell’aprile del 2012, si sono tenute elezioni politiche in
Myanmar: solo una piccola parte
dei seggi del Parlamento venne però
assegnata a candidati non strettamente legati alla giunta.
Il segretario di Stato John Kerry all’inaugurazione dell’ambasciata statunitense a Cuba
Stars and Stripes all’Avana
Auspici della Casa Bianca per l’approvazione della rimozione dell’embargo
L’AVANA, 13. È tutto pronto per la
cerimonia dell’alzabandiera, domani, nell’ambasciata statunitense a
Cuba, riaperta dopo decenni e che
rappresenta il segno più tangibile
dei risultati già raggiunti nel processo di pacificazione tra i due Paesi a
meno di un anno dall’annuncio che
ne avevano fatto il presidente statunitense, Barack Obama, e quello cubano, Raúl Castro. A issare la Stars
and Stripes (“stelle e striscie”)
all’Avana sarà il segretario di Stato
americano, John Kerry.
Questi è il primo segretario di
Stato in carica a recarsi nel Paese
caraibico dal 1945. E l’attesa conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez, sarà la prima dal 1959, ovvero da quando la rivoluzione cubana fece cadere il dittatore sostenuto
dagli Stati Uniti, Fulgencio Batista.
Qualche polemica, intanto, ha suscitato a Washington la decisione
governativa di non invitare alla cerimonia nessun rappresentante di
quei dissidenti cubani che per oltre
mezzo secolo sono stati l’unico canale di contatto fra gli Stati Uniti e
Cuba. Kerry li incontrerà comunque
a margine dell’evento.
La decisione dell’Amministrazione di Obama nasce sia dalla volontà
di non creare tensioni con le autorità cubane, e persino incidenti, in
una giornata storica, sia soprattutto
dalla convinzione che trattare direttamente con il Governo dell’Avana
si tradurrà nel lungo termine in
maggiori
riforme
democratiche
nell’isola. Tra l’altro, proprio ieri il
portavoce del dipartimento di Stato,
Mark Toner, ha ribadito che «gli
Stati Uniti non si tireranno indietro
sul tema dei diritti umani a Cuba».
Barack Obama si augura che il
Congresso approvi la rimozione
dell’embargo a Cuba e la chiusura
del carcere di Guantanamo, alla
quale sta lavorando con un piano
che dovrebbe essere presentato dopo la pausa estiva.
Il presidente statunitense ha finora fatto tutto quello che la sua auto-
Due morti, un disperso e migliaia di sfollati nella regione di Buenos Aires
Emergenza inondazioni in Argentina
Allagamenti a Luján (Reuters)
Obama scrive al «New York Times» a margine dei disordini di Ferguson
Orgoglio afroamericano
WASHINGTON, 13. Intervento del
presidente Obama sul «New York
Times». In un articolo il capo della
Casa Bianca ha voluto replicare ieri
a un testo pubblicato lo scorso 2
agosto sul magazine del quotidiano
e dedicato ai cinquant’anni del Voting Rights Act, la legge che ha concesso il voto agli afroamericani.
Nell’articolo veniva ripercorsa la
storia di Rosanell Eaton, uno degli
«eroi americani» che ha combattuto
per ottenere il diritto di voto. «Sono oggi dove sono solo grazie a uomini e donne come Rosanell Eaton
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
che hanno rifiutato di accettare
qualsiasi cosa che non fosse la piena uguaglianza. I loro sforzi hanno
reso questo Paese migliore. E ora
sta a noi continuare i loro sforzi»
ha scritto Obama. «Gli Sati devono
rendere più facile per gli americani
far sentire la loro voce. E noi dobbiamo esercitare il nostro diritto,
come cittadini, di votare».
L’intervento del presidente arriva
in un momento delicatissimo: sono
ancora aperte le ferite causate dalla
morte di Michael Brown, il diciottenne nero ucciso a Ferguson, in
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
rità gli consentiva per avviare il processo di distensione nei rapporti
con l’Avana. E dalla sua ha anche le
aziende che attendono indicazioni
precise e guardano con interesse a
Cuba e al suo mercato pieno di
nuove occasioni, pronte a sbarcarvi
non appena le norme sull’embargo
saranno chiarite.
KABUL, 13. Ancora una strage a
opera dei talebani in Afghanistan:
un commando di miliziani, camuffati con divise della polizia e alla
guida di veicoli identici a quelli
governativi, si è infiltrato ieri in
una caserma a Musa Qala, nella
provincia meridionale di Helmand, una delle zone più instabili
e pericolose del Paese.
Approfittando dell’effetto sorpresa, il commando ha quindi ucciso quattordici agenti sparando
all’impazzata e si è impadronito
delle loro armi di ordinanza. Come hanno riferito fonti riservate
delle forze di sicurezza, durante la
fuga i talebani hanno attaccato un
posto di blocco e causato la morte
di un altro poliziotto. L’azione è
poi stata rivendicata da un portavoce degli aggressori, Qari Yousuf
Ahmadi.
Intanto, fonti di stampa riferiscono che una delegazione guidata dal ministro degli Esteri afghano, Salahuddin Rabbani, arriverà
in Pakistan per chiedere «l’arresto
e l’espulsione di leader talebani
dal suo suolo nazionale». Secondo una fonte anonima, alla visita,
prenderà parte anche il ministro
della Difesa, Masoom Stanekzai.
Dopo i recenti attacchi terroristici
a Kabul che hanno causato oltre
cinquanta morti, il Governo afghano ha accusato la dirigenza
pachistana di non impegnarsi abbastanza contro il terrorismo islamico. In una conferenza stampa,
il presidente afghano, Ashraf Ghani, aveva detto che «gli organizzatori degli attacchi terroristici e i
centri di addestramento sono ancora in Pakistan». E oggi i vertici
dell’intelligence di Kabul hanno
confermato che «alcuni particolari
gruppi dell’esercito pakistano sono dietro gli attentati».
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Missouri, da un agente bianco (poi
assolto) mentre era disarmato.
Nei giorni scorsi, a un anno dal
tragico episodio, si sono tenute in
numerosi Stati manifestazioni per
protestare contro il comportamento
della polizia americana nei confronti dei cittadini afroamericani. E ci
sono stati anche nuovi casi di violenza. Pochi giorni fa un diciannovenne nero, Christian Taylor, è stato ucciso mentre era disarmato da
un agente bianco ad Arlington.
L’agente è stato licenziato.
Segreteria di redazione
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
BUENOS AIRES, 13. Non dà tregua il
maltempo che colpisce dalla scorsa
settimana la regione di Buenos Aires, la più estesa e popolosa
dell’Argentina, dove le piogge torrenziali hanno provocato inondazioni importanti, con un bilancio
provvisorio di due morti, un disperso e oltre undicimila persone fatte
sgomberare. Oltre quaranta i comuni coinvolti. L’emergenza — dicono
fonti di stampa — è altissima e i
soccorsi alla popolazione sempre
più necessari.
Secondo stime diffuse dalla stampa locale, nei due primi giorni della
settimana sono caduti circa 240 millimetri di pioggia sulla regione centrale e settentrionale dell’area di
Buenos Aires, che ha un’estensione
di oltre tremila chilometri quadrati,
il che rappresenta quasi il doppio
della media di precipitazioni registrate storicamente durante il mese
di agosto. Particolarmente grave la
situazione nella città di Luján, dove
si trova il principale santuario cattolico argentino. Altri territori piegati dalle inondazioni sono il comune di Salto e la provincia di
Santa Fe, a nord di Buenos Aires.
Molte altre località sono state quasi
sommerse. Nel 2013 le inondazioni
causarono almeno ottanta morti
nella regione di La Plata.
Alle piogge si sono aggiunte oggi
raffiche di vento che hanno raggiunto i settanta chilometri orari e
hanno reso ancora più difficile le
operazioni di soccorso per chi è rimasto intrappolato dalle inondazioni, che hanno coperto quartieri in-
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
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teri. Come detto, sono stati segnalati due morti: si tratta di un uomo
morto nell’incendio della sua casa,
dopo aver rifiutato di essere portato
via, nella località di Campana, e di
un residente a Quilmes, nella periferia della capitale argentina, trovato morto nella sua casa invasa
dall’acqua.
Il Governo, intanto, sta rafforzando le misure di sicurezza. Il ministro dell’Economia argentino,
Axel Kicillof, ha detto che saranno
a breve stanziati aiuti per le persone che hanno perso la casa. L’attuale governatore di Buenos Aires,
Daniel Scioli, candidato alle presidenziali, è tornato dalle ferie per
dirigere personalmente i soccorsi.
Le autorità hanno comunque fatto
sapere che i lavori di drenaggio delle acque stanno procedendo e che
sono già stati ridotti molti dei danni causati dalle piogge. Tuttavia, secondo la Reuters, proseguono le
proteste dei cittadini che lamentano
l’inefficacia degli interventi.
Preoccupazione per la situazione
causata dalle inondazioni è stata
espressa ieri dai vescovi argentini,
riuniti per la Commissione permanente della Conferenza episcopale.
I vescovi — si legge in una nota —
hanno pregato perché gli argentini
possano restare «uniti nell’assistenza». La Caritas, ha riferito il presidente Óscar Vicente Ojea, vescovo
di San Isidro, sta lavorando insieme
alle parrocchie e alle équipe di
emergenza nazionale e regionali
coinvolte nell’aiuto alle vittime.
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L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 14 agosto 2015
pagina 3
Profughi siriani su un gommone
arrivato nell’isola greca di Kos (Afp)
I creditori intendono revisionare il piano nonostante l’accordo con Tsipras
Bruxelles frena sul salvataggio greco
ATENE, 13. Bruxelles tiene la briglia
tirata sulla Grecia. In vista dell’Eurogruppo di domani, venerdì, fonti
europee fanno sapere che a ottobre i
creditori intendono revisionare il
previsto piano di salvataggio da 86
miliardi di euro. «Ci sarà una forte
revisione dell’implementazione delle
misure prevista dal piano a ottobre»
spiegano le fonti. Inoltre gli aiuti alle banche greche, circa dieci miliardi
di euro iniziali, verranno immessi in
un conto dell’Esm (il fondo salvaStati dell’Ue) e congelati in attesa di
conoscere i risultati degli stress test
attivati dalla Bce (Banca centrale eu-
ropea) e che si concluderanno a
ottobre.
La frenata europea risente soprattutto dei dubbi tedeschi. Nonostante l’accordo tra i creditori e il Go-
verno greco del premier Alexis Tsipras sul nuovo memorandum (l’insieme delle condizioni che permettono il lancio del salvataggio), e la volontà dei greci di approvare già do-
In Ucraina
scontri tra esercito
e filorussi
KIEV, 13. Fiammata di violenze in
Ucraina. Intensi combattimenti
tra l’esercito di Kiev e i ribelli filorussi si sono verificati oggi a
Mariupol, nell’est dell’Ucraina.
Lo riferiscono fonti militari di
Kiev, aggiungendo che almeno
un soldato è morto e altri tre sono rimasti feriti. Secondo testimoni, i due schieramenti si contendono, a colpi di razzi e mortai, il controllo dell’autostrada
che collega la città a Donetsk.
Stando a fonti militari filorusse, i
combattimenti vanno avanti da
tre giorni e sono più intensi di
quelli avvenuti dallo scorso febbraio, quando le due parti concordarono una tregua a Minsk.
E nelle ultime ore anche
l’Unione europea ha denunciato
un’escalation di attacchi diretti
contro le aree sotto controllo del
Governo di Kiev nella parte
orientale dell’Ucraina, sottolineando come tali azioni costituiscano una violazione degli accordi di pace. «Gli accordi di Minsk
devono essere attuati in buona fede, a partire da un pieno rispetto
del cessate il fuoco e da un vero
ritiro delle armi pesanti» ha fatto
presente Bruxelles.
Due giorni fa Kiev ha apertamente accusato i ribelli di aver
sferrato pesanti attacchi, puntando il dito anche contro Mosca.
Quest’ultima, tuttavia, ha negato
più volte un suo diretto coinvolgimento. I ribelli filorussi hanno
comunque smentito di aver aperto il fuoco contro le postazioni
ucraine, mentre a loro volta hanno accusato le forze governative
di Kiev di essersi rese responsabili di una quarantina di violazioni
di cessate il fuoco in 24 ore. «Il
rinnovato intensificarsi del conflitto con un numero più alto di
feriti e vittime nelle aree sotto
controllo del Governo a Starohnativka viola lo spirito e la
lettera degli accordi di pace» riporta sempre l’Ue.
Bandiere sventolano ad Atene durante una manifestazione dei sostenitori dell’euro (Ap)
Incontro del commissario Ue con i ministri greci
Solidarietà
sulla questione migratoria
BRUXELLES, 13. Solidarietà agli Stati
membri dell’Unione europea per
aiutare quelli più direttamente investiti dai flussi di profughi e migranti è stata chiesta ieri dal commissario europeo per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Il commissario incontra oggi a Bruxelles i ministri greci per definire interventi sulla crisi in atto nell’isola di Kos,
nell’Egeo orientale. Già ieri Avra-
Attaccato un accampamento palestinese mentre la polizia israeliana intensifica le azioni contro i coloni
Ancora violenze in Cisgiordania
TEL AVIV, 13. Non accenna a diminuire la tensione in Cisgiordania.
Stando a fonti della stampa locale,
questa mattina un accampamento
palestinese è stato dato alle fiamme
nei pressi del villaggio di Ein Samia, vicino a Ramallah, e la parola
«vendetta» in ebraico è stata trovata
scritta su una pietra. La polizia ha
riferito che non ci sono state vittime
a seguito di quello che è definito
«un sospetto atto di estremisti
ebrei» vicini al movimento dei coloni. Il Governo del premier Benjamin Netanyahu ha deciso due settimane fa di lanciare una vasta operazione antiterrorismo per cercare di
fermare l’ondata di violenza da parte dei coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Due settimane fa in
un attacco incendiario a una casa
palestinese a Douma, vicino Nablus,
sono morti un bambino e suo padre. Alcuni bombe motolov erano
state lanciate nell’edificio da parte
di un gruppo di coloni estremisti.
E ieri, intanto, la polizia israeliana e lo Shin Bet (intelligence interna) hanno reso noto l’arresto di
Ibrahim Adel Shehadeh Shaer (21
anni) residente a Rafah, nella parte
sud della striscia di Gaza, considerato un «militante di Hamas con significativa conoscenza delle azioni
della fazione sul posto e della costruzione dei tunnel». Secondo
quanto riportano i media israeliani,
dall’interrogatorio dell’uomo si è appreso che «la recente costruzione da
parte di Hamas di una strada lungo
Difficoltà nel negoziato ad Addis Abeba
Si spacca il fronte ribelle sudsudanese
JUBA, 13. Si spacca il fronte ribelle
sudsudanese guidato dall’ex vicepresidente, Rijek Machar, e nuove
difficoltà si annunciano per il già
complicato negoziato che si protrae
da mesi ad Addis Abeba con la mediazione dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), per tentare di dare soluzione alla guerra civile che si protrae da venti mesi.
Peter Gadet, uno dei principali
comandanti militari dei ribelli, ha
detto di aver perso fiducia in Machar, al fianco del quale era schierato contro il presidente Salva Kiir
Mayardit, aggiungendo che altri comandanti condividono la sua posizione. Al tempo stesso ha annunciato che non riconoscerà alcuna intesa siglata da Salva Kiir Mayardit
e Rijek Machar, diventati a suo parere «simbolo d’odio e conflitto».
All’inizio della settimana, l’Igad
ha aperto una nuova tornata del
mani oltre cinquanta riforme, la
Germania è ancora reticente a dare
il suo via libera.
Certo, alcune parti del memorandum sono ancora poco definite, e
tra esse proprio quella che la Germania ha voluto con insistenza, cioè
il fondo per le privatizzazioni. Ancora non è chiaro chi lo gestirà e come, e quali titoli potranno finirci
dentro per essere ceduti. Quest’assenza pesa molto per Berlino, assieme alla mancanza di chiarezza sul
coinvolgimento del Fmi (Fondo monetario internazionale) che ancora
non ha deciso quando e in che parte
contribuirà al pacchetto di aiuti. Per
questo il cancelliere Merkel continua
a preferire, per ora, la strada di un
nuovo prestito ponte che consenta
ad Atene di onorare il debito con la
Bce in scadenza il 20 agosto, dando
più tempo all’Ue di chiarire questi
aspetti.
E proprio su questi nodi il premier Tsipras e il cancelliere Merkel
avrebbero avuto ieri — secondo fonti
di stampa — un durissimo confronto
telefonico. Tsipra intende far approvare oggi dal Parlamento greco un
massiccio piano di riforme da presentare all’Eurogruppo.
negoziato, sulle cui possibilità di
successo la maggioranza degli osservatori hanno espresso forte scetticismo già prima del nuovo sviluppo rappresentato dall’annuncio di
Gadet.
Questi fu artefice nelle fasi iniziali della guerra, nel dicembre del
2013, della presa di Bor, la capitale
dello Stato petrolifero dello Jonglei,
ed è nella lista dei protagonisti del
conflitto colpiti da sanzioni Onu.
Le sue milizie sono presenti anche
nell’altro Stato petrolifero di Unity,
cioè in entrambe le regioni che
hanno visto maggiormente infuriare
i combattimenti, a conferma del
fatto che proprio il controllo delle
risorse petrolifere è il principale
motivo del conflitto. Nello Jonglei
e nell’Unity finora non sono mai
stati rispettati i diversi impegni di
cessate il fuoco presi dai belligeranti.
la barriera protettiva con Israele
aveva lo scopo di un attacco a sorpresa con auto che avrebbero superato il confine». Questo dimostra —
dicono gli analisti — che anche al
confine con la striscia di Gaza la
tensione si sta facendo sempre più
alta, con possibili nuovi attacchi
nelle prossime ore.
Le recenti violenze in Cisgiordania e a Gerusalemme saranno sicu-
ramente al centro dell’incontro, oggi, tra Khaled Meshaal, capo
dell’ufficio politico di Hamas (il
movimento islamico che controlla la
striscia di Gaza dal giugno 2006), e
il presidente turco, Recep Tayyip
Erdoğan. La visita — dice la stampa
turca — rientra nel quadro di una
strategia di Hamas che punta al rafforzamento delle relazioni con diversi attori della comunità interna-
zionale. Il mese scorso, Meshaal ha
effettuato una visita in Arabia Saudita, dove ha incontrato le principali
cariche della monarchia, fra cui il
sovrano saudita Salman. Lo scorso 3
agosto inoltre, il leader di Hamas
ha incontrato il ministro degli Esteri
russo, Serghiei Lavrov, a margine
del vertice trilaterale tra i responsabili della politica estera di Stati
Uniti e Arabia Saudita.
mopoulos aveva parlato di «solidarietà operativa» chiedendo agli Stati più mezzi e più esperti per operazioni congiunte di Frontex,
l’agenzia europea per il controllo
delle frontiere, in particolare in
Grecia, il Paese dove arrivano la
maggior parte dei profughi e migranti, e in Ungheria, il cui Governo ha scelto di blindare la frontiera
esterna all’Unione europea, quella
con la Serbia.
A Kos, intanto, stamani all’alba
sono arrivati a bordo di sei gommoni altri duecento profughi, per lo
più curdi siriani provenienti dalla
città di Kobane, investita nei mesi
scorsi da un’offensiva del cosiddetto Stato islamico (Is) che aveva
spinto decine di migliaia di persone
a varcare la frontiera con la Turchia, prima che le milizie peshmerga curde respingessero gli aggressori. La situazione nell’isola, comunque, sembra oggi meno tesa rispetto ai giorni scorsi. Funzionari di
polizia hanno rilasciato ieri documenti di viaggio provvisori a un
migliaio di profughi, riducendo così
notevolmente il numero di quelli
bloccati in condizioni miserabili in
attesa di lasciare l’isola verso altre
destinazioni.
Le donne
saudite
si preparano
al voto
Militari israeliani di pattuglia nel deserto del Neghev (Afp)
Sparatoria
nella capitale
del Mali
BAMAKO, 13. Una sparatoria nel
centro della capitale maliana Bamako ha accresciuto le preoccupazioni per il persistere delle violenze nel Paese. Uomini armati hanno attaccato un posto di polizia
nei pressi dell’autostazione di Sogoniko, ferendo due poliziotti e
un civile. Secondo alcune fonti,
ancora prive di conferme ufficiali,
uno degli agenti sarebbe morto
dopo il ricovero in ospedale.
Nonostante i frequenti attacchi
armati nel centro e nel nord del
Paese, Bamako è stata raramente
interessata da episodi di violenza.
Il più grave, nel ristorante La Terrasse, a marzo scorso, aveva provocato cinque morti ed era stato
rivendicato dal gruppo jihadista
Al Murabitun guidato da Mokhtar Belmokhtar.
Pace lontana
per la Repubblica Centroafricana
BANGUI, 13. Non si consolida il
processo di pace nella Repubblica
Centroafricana, dove si segnalano
continue violenze delle milizie armate contrapposte e dove, inoltre,
si moltiplicano le accuse di abusi
rivolte ai caschi blu della Minusca,
la missione dell’Onu, oltre che ai
soldati del contingente inviato autonomamente dalla Francia.
Ieri la Comunità economica dei
Stati dell’Africa centrale (Ceeac)
ha comunicato un prolungamento
a fine anno della transizione che
avrebbe dovuto terminare lunedì
prossimo. Una nota della Ceeac afferma che la decisione è stata presa
«per permettere alle autorità della
transizione di organizzare elezioni
legislative e presidenziali credibili e
trasparenti», senza fare cenno a un
eventuale rinvio del voto, fissato
per il 18 ottobre con l’eventuale secondo turno il 22 novembre.
Sempre ieri, si è dimesso il responsabile della Minusca, il diplomatico senegalese Babacar Gaye,
dopo le accuse di abusi sessuali
compiuti dai caschi blu, alle quali
due giorni fa l’organizzazione
umanitaria Amnesty International
ha aggiunto una nuova denuncia,
affermando che i militari dell’O nu
avrebbero abusato di un dodicenne
e avrebbero ucciso un sedicenne e
suo padre.
La missione Minusca, nei mesi
scorsi aveva assicurato di prendere
la questione molto seriamente e di
aver aperto un’inchiesta. Anche la
magistratura francese sta indagando sulle accuse ai militari inviati
nella Repubblica Centroafricana
tra 2013 e 2014, avrebbero sottoposto bambini affamati nei campi
profughi ad abusi sessuali in cambio di cibo o di piccole somme di
denaro.
RIAD, 13. Per la prima volta nella
storia dell’Arabia Saudita le donne
potranno votare ed essere elette alle
elezioni municipali del 12 dicembre.
Per questo una ventina di loro ha
partecipato ieri a un seminario organizzato nella capitale Riad per
spiegare tecniche di campagna elettorale e di raccolta fondi. Secondo
gli esperti queste elezioni rappresentano uno spartiacque nella storia
del Paese, sottolineando la crescente importanza che viene riconosciuta alle donne nella società e
nell’economia. «Il mio messaggio
elettorale è semplice: cambiare» ha
dichiarato all’agenzia Bloomberg
Haifa Al-Hababi, candidata di 36
anni, una delle 21 partecipanti del
seminario. «Cambiare il sistema.
Cambiare è vita. Il Governo ci ha
dato questo strumento e io intendo
usarlo».
Uno dei cambiamenti più urgenti
su cui le candidate vogliono puntare — riferisce sempre Bloomberg —
è dare maggior spazio alla popolazione femminile nella società. Nel
2011 il sovrano saudita Abdullah
bin Abdul Aziz ha stabilito la possibilità per le donne di candidarsi
ed eleggere proprie rappresentanti,
dopo una protesta nata sui social
media in cui la popolazione femminile chiedeva di poter esprimere il
diritto di voto. Il sovrano è stato
poi il primo a nominare una donna
vice ministro, ha aperto la prima
università mista ed eliminato i commessi maschi dai negozi di intimo
da donna e nelle profumerie.
Il nuovo re Salman, succeduto
nel gennaio scorso, intende proseguire sulla stessa linea. Uno degli
effetti delle riforme di Abdullah bin
Abdul Aziz — sottolinea l’agenzia
Bloomberg — è stato un aumento
della manodopera femminile pari al
48 per cento.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
venerdì 14 agosto 2015
Edward Hopper, «Automat» (1927)
Diversamente da molti colleghi
per lei diventare analista finanziaria
non era stato solo un modo per sopravvivere
La donna vedeva infatti la sua professione
come una via per aiutare i clienti
— molti dei quali provenienti come lei
dall’America Latina —
a fare investimenti prudenti
di EYAL PRESS
Houston, in Texas, una donna di nome Leyla Wydler si
appuntava una piccola spilletta d’oro sul bavero della giacca prima di infilarsi sui tacchi
e avviarsi al lavoro. Sulla spilletta c’erano
un’aquila e uno scudo, il simbolo aziendale della Stanford Group Company, un
agente-intermediatore con sede a Houston
dove Leyla era appena stata assunta come
consulente finanziaria.
Era l’autunno del Duemila e Leyla, broker di quarantun anni, aveva ragione a
sentirsi orgogliosa della sua spilletta d’oro.
Nel suo bagaglio di ricordi non troppo
lontani c’era il tumultuoso periodo in cui
era una madre single divorziata, con due
bambini piccoli da crescere, nessun lavoro
e in pratica zero soldi sul conto. Ora veniva ricompensata per l’abilità con cui gestiva i soldi degli altri da una società finanziaria la cui sede faceva apparire misera al
confronto l’azienda di intermediazione
nella quale aveva lavorato fino a quel momento e, in realtà, quasi tutte le imprese
del settore.
Nonostante l’ambiente lussuoso, Leyla
non si sentiva fuori posto o non all’altezza
nel suo nuovo lavoro. Posata, di
bell’aspetto ed estremamente lavoratrice,
portava alla Stanford un ampio portafoglio di clienti, investitori di cui aveva conquistato fiducia e lealtà con un lavoro costante e paziente. Ciò nonostante, il passaggio si stava rivelando più difficile del
previsto, anche se per ragioni che in qualche modo andavano al di là del suo controllo. Leyla infatti aveva iniziato a lavora-
A
Da El Salvador al Texas
La scelta di Leyla
Perdere il lavoro pur di non vendere titoli tossici
zione all’interno della squadra dei consulenti finanziari di cui Leyla era entrata a
far parte, un’e-mail interna circolava ogni
tanto nella filiale di Houston con l’elenco
dei nomi di tutti i broker e della rispettiva
quantità di certificati di deposito che avevano venduto. I broker in cima alla lista
venivano invariabilmente e pubblicamente
elogiati.
Leyla non riceveva di questi elogi. Il
management aveva incrementato la pressione su di lei e sugli altri broker affinché
vendessero un numero superiore di certificati di deposito. Avrebbe potuto rispondere alla pressione mettendo da parte i suoi
timori. Invece pretese di avere maggiori
informazioni riguardo a come veniva gestito il portafoglio della
Stanford
International
Bank. La banca operava come un fondo di investimenti, le fu comunicato. Quando Leyla volle vedere una
valutazione del portafoglio
Pubblichiamo uno stralcio dal libro Anime
dei beni della banca, le fu
belle. Il coraggio e la coscienza di uomini
risposto che si trattava di
comuni in tempi difficili (Torino, Einaudi,
informazioni proprietarie,
2015, pagine 215, euro 19) in cui si
che non potevano essere
raccontano quattro storie — realmente
condivise. Leyla venne poi
accadute — di dissenso rispetto a ordini
a sapere che i Lloyd’s di
imposti dall’alto, tra il 1938 e oggi.
Londra assicuravano la
banca offshore. Dopo qualche indagine, scoprì tuttavia che l’assicurazione core alla Stanford poco tempo dopo che il priva la responsabilità dei direttori e dei
collasso della bolla della new economy nella funzionari della Stanford, non i depositi
primavera del 2000 aveva segnato la fine dei clienti della banca.
Le indagini di Leyla non passarono
del mercato rialzista degli anni Novanta.
E quando la mania delle azioni di internet inosservate. Il primo segnale di scontento
iniziò a calare e il valore del Nasdaq crol- da parte del management si manifestò
lò, l’umore dell’industria finanziaria si in- quando fu spostata dal suo nuovo ufficio
cupí e stimolare le transazioni divenne più a una scrivania più piccola. Qualche tempo dopo fu convocata a una riunione con
difficile.
O meglio: divenne più difficile stimola- il suo nuovo capo e ammonita perché inre gran parte delle transazioni. C’era un crementasse la propria produttività. Il priprodotto finanziario venduto dalla Stan- mo novembre 2002, due anni dopo la sua
ford che non sembrava toccato dalla fles- assunzione, fu convocata di nuovo dal
sione: i certificati di deposito presso la management. Questa volta le venne comuStanford International Bank, un’affiliata nicato che sarebbe stata licenziata. Non le
offshore con base ad Antigua che offriva diedero alcuna spiegazione, né la possibirendimenti a tasso fisso tra il 7 e il 10 per lità di discutere la decisione.
Rispetto agli altri racconti di resistenza,
cento. Questi certificati di deposito non
soltanto erano redditizi: erano sicuri, si di- le cose che Leyla Wydler fece per farsi liceva, o si pensava venisse detto, ai clienti cenziare — porre un paio di domande eledella Stanford. E per spingere la competi- mentari, astenersi dal vendere un prodotto
Quattro storie
finanziario che non le ispirava fiducia —
sembrano quasi ordinaria amministrazione. Leyla non falsificò documenti di rifugiati disperati in fuga dalla Gestapo, né
ingannò le guardie di un campo di prigionia negli spasimi di una guerra sanguinosa. È in tali situazioni, quando piovono
proiettili ed è in gioco la vita, che principii e convinzioni sono messi alla prova nel
modo più duro: quando dire no è difficilissimo e assolutamente necessario.
Ma esiste un altro genere di resistenza,
che probabilmente non è più facile né meno importante: quel genere che insorge
quando la posta in gioco è più torbida e
le circostanze più prosaiche. Quando ci
vuole un po’ di immaginazione per capire
che fare quel che fanno tutti potrebbe
portare a conseguenze disastrose. Quando
qualcuno penserà che sei pazzo o paranoico a uscire fuori dal coro; quando, in effetti, tu stesso potresti finire per chiederti
se non lo sei.
Leyla Wydler non pensò di essere stata
licenziata dalla Stanford perché era impazzita. Tuttavia una parte di lei non poté
fare a meno di chiedersi se aveva rilevato
un problema dove non ce n’erano. Nessun
regolamentatore sembrava avere problemi
con la Stanford. Nessuno degli altri broker interni all’azienda appariva particolarmente preoccupato dei certificati di deposito che lei era tanto riluttante a vendere.
Come quelli della Madoff Securities, i
crimini della Stanford avevano avuto luogo sotto gli occhi di tutti, mentre masse di
investitori, impiegati, regolamentatori e
giornalisti osservavano quel che stava accadendo nella compagnia senza nutrire sospetti, o, se li nutrivano, mettendoli da
parte. Perché Leyla Wydler non lo fece?
Ebbi un barlume di risposta al nostro primo incontro.
Aveva appena festeggiato il suo cinquantesimo compleanno, ma sembrava
dieci anni più giovane. Era una donna attraente, curata, con un sorriso smagliante.
Per individui intrappolati nella morsa di
un conflitto etnico o di una guerra civile,
uscire dal gruppo significa vedere al di là
degli interessi della comunità, del gruppo
appunto. Per un broker della Stanford significava andare al di là dei propri interessi, di una forma di apatia alimentata da
una struttura di incentivi che rendeva
estremamente razionale pensare ai propri
benefici personali e a
poco altro. Il difficile
alla Stanford non era
fare domande, ma farle
in un ambiente cosí
straripante di soldi, dove, se stavi al gioco, un
po’ di quel denaro poteva essere tuo.
Il rifiuto di Leyla di
University Press and Faber, con sede a
farsi intimidire dal maBaltimora. Uno dei capitoli del saggio è
nagement della Standedicato a Henry James. Eliot nota che
ford e l’iniziativa che
l’acclamato autore di Portrait of Lady quando
prese di scrivere una
parla di altri scrittori, consapevolmente o
lettera alla Securities
meno, finisce per parlare di se stesso. Come
and Exchange Commisnel caso di Hawthorne: di lui James mette in
sion fu un atto compiurilievo la
to nel più puro spirito
tendenza a porre
americano: un gesto di
il registro
ribellione che forse non
narrativo su un
avrebbe avuto luogo in
piano morale
una società più gerarattraverso
chica dove i lavoratori,
l’accurata
specialmente se donne,
introspezione
non fossero stati abituapsicologica dei
ti a sfidare i superiori,
personaggi. Lo
specialmente se uomini.
stesso processo,
Leyla sapeva per conota argutamente
noscenza diretta quanto
Eliot, seguito da
un atto del genere
James, e proprio
avrebbe potuto essere
grazie al quale è
considerato diversamenassurto alla fama
te in un’altra cultura,
letteraria.
perché non era nata a
Houston.
(gabriele nicolò)
Una primizia di Thomas Stearns Eliot
Anche la letteratura ha i suoi paradossi.
Uscirà a settembre nell’originale in lingua
inglese — dopo ottantotto anni dalla sua
composizione — il saggio del drammaturgo e
critico letterario statunitense (naturalizzato
britannico) Thomas Stearns Eliot The
Contemporary Novel. Ne dà notizia The Times
Literary Supplement ricordando che l’opera —
piena di guizzi e intuizioni «di gran classe»
— fu scritta da Eliot nel 1927 e subito tradotta
in francese per la Nouvelle revue française
nell’edizione del primo maggio di quello
stesso anno. Il mese dopo lo scrittore inviò
una lettera all’editore Edmund Wilson in cui
prometteva che gli avrebbe inviato la copia
originale del saggio: prima però tale copia
l’avrebbe consegnata a sua madre, in precarie
condizioni di salute, perché la leggesse. Ma
la mamma poi si aggravò e quella preziosa
copia rimase, inerte, nella sua collezione che
già comprendeva altre opere del figlio. Da
allora su quel saggio si è accumulata solo
polvere. Finalmente alcuni studiosi hanno
sentito il dovere di rispolverare il testo che
verrà pubblicato dalla Johns Hopkins
Era nata in El Salvador, ultima di cinque figli allevati in una società maschilista
e patriarcale e in una famiglia cattolica
tradizionale. In casa, mi avrebbe raccontato davanti a una tazza di caffè la mattina
dopo il nostro primo incontro vis-à-vis, la
voce dell’autorità era quella di suo padre,
un ingegnere diventato ministro dell’Agricoltura in El Salvador, che aveva cresciuto
le sue figlie a essere gentili e rispettose.
Educata in una scuola cattolica, da ragazza non aveva il permesso di uscire senza
essere accompagnata e certamente non ci
si aspettava che esprimesse con forza le
proprie opinioni.
Era stato soltanto dopo la scuola superiore, quando era andata in Gran Breta-
Quest’ultima convinzione era un mito,
avrebbero potuto avvertirla gli scettici, soprattutto perché le regole venivano continuamente rottamate e le restrizioni alla
speculazione rimosse.
Ma Leyla non pensava che lo fosse, in
parte perché il capitalismo americano le
appariva nella luce idealizzata in cui appariva a tanti immigrati da altri Paesi, desiderosi di risalire la scala sociale. Ben lontana dall’entrare nel settore finanziario in
stato di massima allerta nei confronti di
eventuali illeciti, vi si era accostata convinta che questi non dovessero preoccupare
né lei né i clienti di cui aveva conquistato
la fiducia. «Non credevo che si sarebbero
verificate truffe nel settore finanziario —
mi confessò — Pensavo
che fosse cosí ben regolamentato che non ce ne
potessero essere».
C’era qualcos’altro che
mi chiedevo e cioè se, dopo aver letto il rapporto
dell’Office of the Inspector General, dopo aver visto che tutto quanto le
era accaduto — essere licenziata, sentirsi tradita,
temere per la sua vita —
era stato accolto con poco più di un’alzata di
spalle burocratica, avrebbe fatto ancora la stessa
cosa.
Le posi questa domanda al telefono. Ci fu una
lunga pausa. «Probabilmente sí — disse alla fine
— Sí, lo farei di nuovo,
perché — fece un’altra
pausa — era la cosa giusta
da fare». Più la conoscevo, più sentivo che Leyla
non ricavava le sue maggiori soddisfazioni dalle
cose che le venivano faciUna scena di «Enron», pièce teatrale di Lucy Prebble
li. Le ricavava dal superasul tracollo del colosso dell’energia texano
re gli ostacoli inaspettati
che sembravano presentarsi continuamente sul
gna e aveva vissuto per un anno in una suo cammino.
camera davanti alla Manica per imparare
Era stato cosí quando era una madre
l’inglese e annusare il mondo da sola per single con due ragazzini, senza lavoro e
la prima volta, che aveva iniziato a respi- senza denaro, e con un tumore al seno. E
rare un’aria meno costrittiva. Le era pia- ancora a Baton Rouge, dove, guardando
ciuto, e in seguito aveva deciso di seguire al mare di ex investitori della Stanford tra
lo stesso percorso intrapreso da una sorel- il pubblico, molti dei quali anziani con i
la più grande che si era trasferita a capelli grigi e il bastone, aveva avvertito
Houston. Era stata una mossa audace, una fitta di indignazione. Aveva colto anbenché non totalmente inaspettata agli oc- che la rabbia dei regolamentatori presenti,
chi di sua madre, nata e cresciuta diverse
centinaia di chilometri a ovest, nella città
di El Paso. Aveva incontrato il padre di
Superare gli ostacoli fu da subito
Leyla in un country club di El Paso mentre lui era ancora studente di ingegneria in
la sua strada obbligata
Messico, l’aveva sposato e si era trasferita
Sin da quando si era ritrovata
in El Salvador prima della nascita di
Leyla.
negli Stati Uniti sola con due ragazzini
Ora ripercorreva i passi di sua madre al
senza denaro né occupazione
contrario e, benché esistessero posti più
facili in cui una giovane donna salvadoreE con un tumore al seno
gna avrebbe potuto stabilirsi, l’estraneità
del luogo l’attirava. Sin da piccola, mi disse, aveva avuto un lato irrequieto, avventuroso, un vago desiderio di essere strap- compreso un uomo della Financial Indupata al suo ambiente sicuro che Houston, stry Regulatory Authority che l’aveva fisuna metropoli tentacolare di grattacieli sata con sguardo di disprezzo. «Mi guarscintillanti e opportunità apparentemente dava dritto negli occhi, tipo: “Perché lo
infinite, solleticava.
fai? — ricordò — Ci stai tradendo. Come
Diversamente da alcuni suoi colleghi, osi”. Questo mi diceva con i suoi occhi».
per lei diventare analista finanziaria non
Poi Leyla aveva iniziato a parlare e, coera stato semplicemente un modo per ar- me spesso in passato quando aveva affronricchirsi. Questo perché vedeva la sua pro- tato le sue paure più grandi, aveva preso
fessione come una vocazione, un modo coraggio. «Mentre mi sedevo per leggere,
per aiutare i suoi clienti — molti dei quali, fu allora che la paura scomparve — mi discome lei stessa, venivano dall’America La- se — Fu come essere invasa da una luce.
tina — a fare investimenti prudenti, in un La mia voce si alzò di tono e parlai con
mercato al riparo da quella corruzione che grande chiarezza. Sentii che tutto era semimperversava in altre parti del mondo. plicemente perfetto, perfetto».
L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 14 agosto 2015
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Cinquant’anni fa all’Angelus dell’Assunta
Il momento è propizio per ascoltare
di PAOLO
VI
oi vorremmo che il Nostro invito
alla preghiera a Maria Santissima
non solo da voi fosse accolto, che
qui siete, ma anche da quanti Ci
ascoltano, in Piazza San Pietro e altrove,
dovunque questa giornata di riposo e di
ristoro è goduta con serenità di
sentimenti e con cordiale intimità di
familiari e amichevoli conversazioni. Il
momento è propizio per ascoltare. E
N
Paolo
VI
cammino nel tempo è quello di meritarci
quel Paradiso, dove Ella, Maria, già si
trova nell’integrità gloriosa del suo essere,
anima e corpo. Grande lezione per noi,
se fossimo dimentichi della sorte che ci
attende oltre la tomba; grande
consolazione per chi desidera il bene, per
chi lavora con animo forte ed alto, per
chi soffre, per chi spera e per chi prega.
La Madonna dall’alto ci guarda e ci
parla; e noi, con cuore fidente, Le
diciamo: Angelus...
durante l’Angelus del 15 agosto 1965 a Castel Gandolfo
Montini
e il concilio
In occasione del 73° corso di studi
cristiani sul tema «Noi responsabili
dell’immagine di Dio, per un mondo
più umano» che si svolgerà ad Assisi
dal 18 al 23 agosto, la galleria d’arte
contemporanea della Pro Civitate
Christiana presenta la seconda e
conclusiva parte della rassegna artistica
dedicata al cinquantesimo del concilio
Vaticano II e alle figure di Giovanni
XXIII e Paolo VI. La rassegna muove
dalla documentazione archivistica della
Pro Civitate Christiana e della sua
rivista «Rocca» per poi svilupparsi
attraverso gli artisti che, nella memoria
storica e nell’attualità, hanno dato la
loro testimonianza di bellezza.
Nell’ambito del corso di studi cristiani
del 2014 ci si era soffermati su Giovanni
XXIII e sulla prima fase del Vaticano II.
Quest’anno viene offerta invece
l’occasione di ripensare allo
svolgimento e alla conclusione del
concilio sulla base della testimonianza
del beato Paolo VI e tramite tre artisti,
Floriano Bodini, Enrico Manfrini e
George Rouault le cui culture e stili di
linguaggio hanno caratterizzato le
modalità espressive di quel particolare
contesto storico e religioso. Di questi
artisti la mostra presenta numerosi
bronzi, disegni e altre opere grafiche.
Omaggi d’autore
alla Madonnina
Un percorso tra arte e fede per offrire
ai milioni di visitatori della cattedrale
l’occasione di vivere l’emozione dell’arte
contemporanea nel segno della
Madonnina: è la nuova iniziativa della
Veneranda Fabbrica del Duomo di
Milano in occasione dell’Expo 2015. La
mostra — dal 10 agosto al 31 ottobre — è
allestita all’interno della sala Gian
Galeazzo Visconti del grande museo del
Duomo recentemente inaugurata. Essa
attinge ad alcune delle più significative
opere della galleria d’arte sacra dei
contemporanei dedicate alla Vergine:
dall’Assunta di Eugenio Scorzelli
all’Annunciazione di Enrico Manfrini,
dall’Assunta di Francesco Messina alla
Madonna con Bambino di Italo Peresson.
Una delle opere in mostra
sembra a Noi che la festa dell’Assunta
faccia calare dal cielo un messaggio assai
importante. È il messaggio della vita
futura alla vita presente; un messaggio
pieno di luce e di speranza, ma
ammonitore circa il fine ultraterreno della
umana esistenza. Noi raccoglieremo
questo messaggio e ringrazieremo la
Madonna che ce lo manda, e che ci
ricorda come il destino della vita non è
chiuso nel tempo, ma è “al di là”, e che il
senso, il dovere principale del nostro
La figura di Maria tra arte, architettura e topografia
Quel sospeso faccia a faccia
di FABRIZIO BISCONTI
i addensa attorno al santuario mariano, che si erge sulla
sommità dell’Esquilino, una
serie di segnali architettonici, topografici, storici e cultuali che si compongono e si stratificano, nel tempo, attorno alla figura di
Maria.
Il santuario fu commissionato da Sisto III (432-440), in sostituzione della
basilica liberiana, in perfetto asse con
la cattedrale Lateranense, quest’oggi
collegata dalla moderna via Merulana,
ancora solennemente percorsa dalla
processione del Corpus Domini, presieduta dal Papa. Ebbene, questo faccia a
faccia tra la cattedrale, già di impianto
costantiniano, e il santuario sistino
rappresenta una cifra topografica
estremamente rappresentativa della
Roma paleocristiana, che mette in intimo contatto la basilica del Salvatore e
il santuario della Theotokos. Tale suggestivo disegno teologico — che viene
puntualizzato dal concilio efesino del
431, secondo cui Maria è genitrice di
Dio, perché ha dato alla luce non un
uomo, ma Dio come uomo — sancisce
l’unione delle due nature del Cristo,
che si è compiuta proprio nel seno di
Maria.
Per questo, l’apparato decorativo
della basilica di Santa Maria Maggiore
propone, nel cuore dell’edificio di culto, ossia nell’area presbiteriale e, segnatamente, nell’attuale arco trionfale
un vero e proprio cortometraggio
dell’Infantia Salvatoris, per sottolinea-
S
Santa Maria Maggiore, abside
medievale (Roma, XVIII secolo)
re, al dettaglio e con l’ausilio degli
scritti canonici e apocrifi, il sottile mistero dell’incarnazione. Purtroppo è
andata perduta la calotta absidale
dell’edificio sistino, dove, comunque,
doveva essere rappresentata in mosaico
l’effigie della Theotokos, forse per la
prima volta e secondo uno schema che
alimenterà la genesi e la fortuna
dell’icona della Regina intronizzata
con il Bambino esposto sulle ginoc- un sospeso faccia a faccia, la madre e
il figlio, collegati e composti da una
chia.
La storia di quella macroicona ma- solenne gestualità, che vede Maria atriana si concluse con la completa obli- teggiarsi con le mani sollevate, come
terazione dell’organismo absidale com- per meraviglia o per recuperare l’antimissionata da Niccolò IV e attuata tra co gesto della pietas e il figlio posare
il 1280 e il 1295, in quella temperie solennemente la corona sul capo di lei,
culturale entro cui si consumano le mentre con la sinistra sostiene ed
esperienze costruttive che vedono il ri- espone il codice.
La rappresentazione trova repliche a
pristino degli arredi delle basiliche di
San Paolo fuori le mura e di Santa Santa Maria in Trastevere, all’Abbazia
Cecilia in Trastevere, nonché
la terminazione del lungo
cantiere dell’Ara Coeli e la riLeggenda vuole che l’icona marmorea
sistemazione della cattedrale
lateranense.
della Madonna greca
Il ricco programma restauconservata a Ravenna
rativo si inquadra in quel clima preparatorio al grande
fosse apparsa
giubileo del 1300. Nel quadro
al presbitero Pietro degli Onesti
dell’esperienza, tutta francescana, dei cantieri assisiati e
scampato a una tempesta
dei contatti eccellenti con le
famiglie romane più nobili,
prima fra tutte quella dei Colonna, il francescano Girolamo d’Asco- delle Tre Fontane e nella produzione
li, ossia Niccolò IV, si interessò, appun- figurativa d’oltralpe, facendo tesoro
to, immediatamente del restauro della della concezione iconografica animata
basilica mariana. In questo gesto ur- — nei cantieri romani — dalla grande
gente e devoto, dovette giocare un personalità di Arnolfo di Cambio. La
ruolo fondamentale il legame affettuo- Dormitio Virginis, che si apposta al
so che lo legava alle reliquie del centro della sequenza del ciclo mariapresepe, a cui, da buon francescano, no sottostante, vuole suggerire una
doveva essere particolarmente vicino, precisa scelta iconografica, dal momento che essa occupa una superficie
tanto che, di lì a poco, proprio nella
quasi doppia rispetto agli altri quadri,
basilica dell’Esquilino, Arnolfo di
creando una composizione assiale con
Cambio risistemò e concepì la cappell’incoronazione, per significare l’assunla del presepe.
zione e la glorificazione della Vergine.
La decorazione della nuova abside
Ebbene, questo collegamento semfu affidata a Jacopo Torriti, che conce- bra prefigurare, con molti secoli di anticipo, il dogma dell’Assunzione di
Maria in cielo, proclamato da Pio XII
il 1o novembre del 1950, con la costituzione Munificentissimus Deus. Il dogma
precisava che «l’Immacolata Maria,
Madre di Dio, sempre vergine, terminato il corso della sua vita terrena, fu
assunta alla gloria celeste in anima e
corpo».
Se il dogma ispirò una serie infinita
di rappresentazioni figurate e se la scena della Dormitio Virginis aveva già
vissuto una grande fortuna, a partire
dall’età bizantina, l’antefatto figurativo
più pertinente va forse cercato nell’icona della Deomene, ovvero nell’effigie
marmorea della Madonna greca, riferibile all’ultimo scorcio dell’XI secolo,
conservata nella basilica ravennate di
Santa Maria in Porto, il cui arrivo sulle coste dell’Adriatico è avvolto nella
leggenda. Secondo la tradizione, la
preziosa icona marmorea fu trasportata, in una nube di luce sfolgorante, da
due angeli che, l’8 aprile del 1100, la
deposero vicino al porto di Classe.
La sacra immagine, sempre secondo
il racconto leggendario di Pietro degli
pì due aree distinte: in alto viene raffi- Onesti, detto il Peccatore, presbitero
gurata una solenne incoronazione di ravennate scampato a una tempesta
Maria, in basso si sviluppò un ciclo, nel mare Adriatico, gli apparve mentre
che esordisce con l’Annunciazione, con- si recava proprio a Ravenna tornando
tinua con la Dormitio Virginis e prose- dalla Terra santa. Per lo scampato pegue con l’Adorazione dei Magi e la Pre- ricolo, il prelato fece costruire la basisentazione al tempio. La zona superiore, lica di Santa Maria in Porto dove, apcome si diceva, è invasa dall’enorme punto, l’icona sarà visitata da pontefiscudo stellato, con il sole e la luna, ci, imperatori, vescovi e persino Dancampito dal grande suppedaneo, che te, nella Divina Commedia, ricorda il
unisce l’unico trono dove siedono, in prezioso monumento: «In quel loco
Madonna greca (Santa Maria in Porto, Ravenna,
XI
secolo)
fu’ io Pietro Damiano, / e Pietro Peccator fu’ ne la casa / di Nostra Donna
in sul lito Adriano» (Paradiso, XXI,
121-123).
Il bassorilievo ravennate, di raffinatissimo marmo pario, rappresenta la
solenne figura della Vergine stante posata su un basso suppedaneo, con il
capo coperto, sin dall’ottobre del 1998,
da una fulgente corona aurea, per volontà di Giovanni Paolo II. La santa
madre veste una lunga tunica cinta in
vita e ha il capo coperto dalla mitella
L’apparato decorativo
della basilica di Santa Maria Maggiore
propone un vero e proprio cortometraggio
dell’infanzia di Gesù
Per sottolineare il sottile mistero
dell’incarnazione
e dal maphorium, che avvolge le spalle,
mentre la testa, incorniciata da un
nimbo discoide, è fiancheggiata da
due piccoli clipei, che includono, in
lettere greche, l’epiteto Madre di Dio.
Le braccia di Maria sono levate per
esprimere il profondo significato di
una preghiera continua, rivolta a Dio
per la salvezza dell’umanità e, per tale
motivo, la Vergine Assunta, in questo
documento iconografico concepito tra
Roma, Ravenna, Costantinopoli e il
Vicino oriente, vuole rivolgere un canto incessante a Dio, assurgendo a figura di mediazione fra mondo umano e
divino, a immagine garante, in senso
dogmatico, di quell’idea teologica della luminosità, sancita, appunto, in sequenza, dal concilio di Efeso (431), da
quello di Calcedonia (451) e, da ultimo, dal dogma Vaticano del 1950.
L’OSSERVATORE ROMANO
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venerdì 14 agosto 2015
In Francia il 15 agosto campane a distesa e preghiere per i cristiani d’Oriente perseguitati
Non sono soli
PARIGI, 13. Sabato 15 agosto, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, le campane di molte
chiese di Francia suoneranno a distesa, come segno di solidarietà dei
cattolici nei confronti dei cristiani
del Vicino oriente vittime di persecuzioni. L’iniziativa è stata lanciata
all’inizio del mese dal vescovo di
Fréjus-Toulon, Dominique Rey, attraverso un appello, En union avec
les chrétiens d’Orient, pubblicato sul
sito in rete della diocesi: «Che il
giorno dell’Assunzione, a mezzogiorno, in Francia, le campane di
tutte le nostre chiese suonino e i cristiani e tutti coloro che lo vogliono
si radunino sui sagrati per esprimere
il loro sostegno», per qualche minuto, attraverso la preghiera e il semplice raccoglimento.
Da allora, tante diocesi del Paese
hanno aderito alla proposta: prima
Gap et Embrun, poi Bayonne, Avignone, Ajaccio, Digne, Vannes,
Nancy, fino a Lione e Parigi. Si uniranno anche alcune diocesi di Belgio e Svizzera. I vescovi hanno invi-
tato i fedeli a incontrarsi all’ingresso
delle parrocchie per esprimere con
le parole e la preghiera la loro vicinanza ai popoli del Medio oriente.
«In Iraq — ha scritto monsignor
Marc Aillet, vescovo di Bayonne — i
rifugiati beneficiano senza dubbio
dell’aiuto umanitario ma vedono allontanare drammaticamente le chance di tornare nelle loro case, dalle
quali sono stati violentemente cacciati dallo Stato islamico un anno
fa. Scoraggiati, molti non possono
far altro che fuggire sotto cieli più
clementi, sperando in un avvenire
migliore per i loro figli». Si tratta,
afferma l’arcivescovo di Avignone,
Jean-Pierre
Cattenoz,
parlando
dell’iniziativa, di «un gesto di preghiera, di solidarietà, di pace e di fede» che «crediamo possa avere un
grande impatto». Come giorno è
stato scelto il 15 agosto perché —
spiega lo stesso monsignor Cattenoz
— «quando tutto va male, quando
non si ha più niente, è alla Vergine
In Siria
paura
e sconforto
DAMASCO, 13. «I cristiani hanno
paura, specie nell’area intorno a
Qaryatayn. E sempre più fedeli
pensano di lasciare le proprie case o addirittura il Paese»: così padre Jihad Youssef, monaco della
comunità Deir Mar Musa, racconta ad Aiuto alla Chiesa che
soffre lo stato d’animo dei cristiani dopo che, una settimana fa, il
cosiddetto Stato islamico ha preso possesso della cittadina vicino
a Homs, in Siria, e rapito almeno
duecentotrenta persone. «Non
sappiamo se l’Is ha intenzione di
uccidere gli ostaggi cristiani.
Normalmente ai nostri fratelli
nella fede i fondamentalisti offrono tre alternative: pagare la jizya,
convertirsi o fuggire».
Il religioso del Deir Mar Musa
(comunità monastica fondata da
padre Paolo Dall’Oglio) non conosce il numero dei cristiani in
mano all’Is. «Trenta sequestrati —
racconta padre Youssef — sono
riusciti a fuggire, perché sono dei
pastori e conoscono bene la zona.
Ora si trovano ad Homs, dove i
vescovi siro-cattolico e siro-ortodosso cercano di trovare una soluzione anche per gli altri ostaggi». A Qaryatayn la comunità ha
un monastero, il Mar Elia, dove
viveva padre Jacques Mourad, rapito a maggio assieme al diacono
Boutros Hanna Dekermenjian.
Dalla Svizzera
aiuti alle vittime
delle inondazioni
in Asia
GINEVRA, 13. Ammontano a
200.000 franchi svizzeri, pari a
circa 185.000 euro, gli aiuti che la
Caritas Svizzera ha devoluto alle
vittime delle recenti inondazioni
nell’Asia sudorientale. Myanmar,
India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Vietnam i Paesi più colpiti
dalle piogge monsoniche che
hanno provocato centinaia di vittime e migliaia di sfollati, oltre
alla distruzione di numerose infrastrutture e di vaste coltivazioni
agricole. La rete internazionale
della Caritas si è attivata subito
per portare aiuti a questi Paesi,
distribuendo beni di prima necessità, quali viveri, acqua potabile,
kit per l’igiene personale. Contestualmente, l’organismo di aiuti
della Chiesa cattolica ha fornito
anche degli alloggi provvisori,
rispondendo così ai drammatici
appelli diffusi dai responsabili
delle comunità locali, in particolare nel Myanmar dove le persone colpite dalle inondazioni sfiorano il milione.
Maria che ci si rivolge». La preghiera, più vasta, è a «far cadere tutti i
muri, quelli che separano le nazioni
e i popoli come quelli che dividono
le comunità fra loro, anche in Francia». La preghiera è dunque a «far
nascere in noi e nel mondo la civiltà
dell’amore sgorgata dalla croce e alla risurrezione di tuo figlio, Gesù
Cristo».
Nella diocesi di Fréjus-Toulon
l’iniziativa darà il via a una novena
di preghiera (fino al 23 agosto) a sostegno dei cristiani perseguitati:
«Non aspettiamo — scrive monsignor Rey — di essere a nostra volta
toccati da questo fanatismo religioso
per prendere coscienza della gravità
della situazione. Usciamo dai nostri
egoismi, apriamo le porte dei nostri
cuori per accogliere e sostenere queste sofferenze umane inaccettabili.
Che in questa Assunzione 2015 sappiamo essere veri testimoni di Cristo, portatori del suo messaggio di
pace e di amore in unione con la
Chiesa perseguitata». Una solidarietà “fraterna” che si manifesta anche
in modo concreto: per sostenere i
cristiani d’Oriente, a esempio, il
gruppo musicale «Les Prêtres» di
Gap ha versato all’Œuvre d’O rient
la somma di 200.000 euro, frutto di
quanto raccolto durante due concerti all’Olympia di Parigi.
In un video pubblicato sul sito in
rete dell’arcidiocesi di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, in compagnia dell’arcivescovo di Alep dei
Greco-Melkiti, Jean-Clément Jeanbart, ha rinnovato l’appello a suonare le campane di tutte le chiese di
Francia il 15 agosto, affinché i cristiani d’Oriente «sappiano che non
li dimenticate e che voi volete aiutarli». E il cardinale arcivescovo di
Parigi, André-Vingt Trois, ha scritto
ai rettori, ai parroci e ai responsabili
delle cappelle, affinché propongano
per quel giorno un’intenzione particolare durante la preghiera universale. Il porporato ha scritto inoltre
una lettera al patriarca di Babilonia
dei Caldei, Louis Raphaël I Sako, e
al patriarca di Antiochia dei Siri,
Ignace Youssif III Younan, nella
quale esprime vicinanza ai cristiani
di Iraq e Siria e illustra le iniziative
che avranno luogo nella sua diocesi.
Monsignor Marcuzzo rinnova l’invito a non abbandonare la Terra santa
Chiesa locale forte
quando è parte di un corpo più grande
GERUSALEMME, 13. «Volete abbandonare la Terra santa
al suo destino? Pellegrini, continuate a venire in Terra
santa. Liberatevi dalla paura che vi imprigiona e venite»: è l’accorato appello che, attraverso il sito in rete
Terrasanta.net, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo,
vescovo ausiliare e vicario per Israele del patriarcato di
Gerusalemme dei Latini, rivolge in favore della comunità cristiana locale, la cui presenza in termini numerici rischia di scomparire.
Parole che si aggiungono a quelle, dello stesso tenore,
espresse recentemente dal custode di Terra santa, padre
Pierbattista Pizzaballa, e da altri rappresentanti ecclesiali. «Non abbiate paura di venire pellegrini in Terra
santa — afferma il presule — e di visitare tutta la Terra
santa, Nazareth, Gerusalemme, Betlemme, Amman. In
questi mesi, grazie a Dio, c’è una totale sicurezza e una
generale tranquillità. Una paura ragionevolmente fondata sarebbe segno di prudenza, buon senso e saggezza.
Ma quella paura è assolutamente infondata, non solo
non produce niente di bene ma paralizza le persone e
blocca qualsiasi iniziativa e intraprendenza di crescita e
di progresso».
In tal senso, aggiunge monsignor Marcuzzo, il pellegrinaggio è «il mezzo più “facile” e più efficace per aiutare la Terra santa». Infatti, «un pellegrinaggio fa bene
sia al pellegrino come al cristiano locale, e non comporta aggravi supplementari per nessuno. I pellegrinaggi
aiutano i cristiani locali innanzitutto economicamente,
poiché si sa che una buona percentuale di cristiani (a
Betlemme e a Gerusalemme si stima una media del 30
per cento) ricava il suo mezzo di sostentamento dal lavoro» in questo settore.
Tuttavia il sostegno principale e più importante che i
pellegrini possono offrire ai cristiani locali è «morale,
sociale e ecclesiale. Sempre a causa del fatto di essere
una piccola minoranza, la Chiesa locale si scopre forte e
incoraggiata dalla Chiesa universale quando si sente
parte di un corpo più grande».
Nuovo appello del South Sudan Council of Churches
La guerra
deve finire subito
JUBA, 13. «La guerra deve finire»:
lo chiedono a gran voce i membri
del South Sudan Council of Churches che in questi giorni hanno lanciato una nuova campagna per la
pace nel Paese africano dilaniato
dalla guerra civile. L’iniziativa è
stata presentata nel corso di una
manifestazione svoltasi nella capitale, Juba, a cui hanno partecipato
anche varie organizzazioni non governative, il Consiglio islamico locale e rappresentanti del Governo.
L’iniziativa arriva a pochi giorni
dalla conclusione, prevista per il 17
agosto, dei negoziati promossi
dall’Autorità intergovernativa per lo
sviluppo.
I vescovi
dello Zambia
per la libertà
di espressione
LUSAKA, 13. La Chiesa cattolica
in Zambia ha avviato, assieme a
un cartello di oltre venti organizzazioni della società civile, una
campagna di sensibilizzazione
per la libertà di espressione e di
stampa in vista di una revisione
dell’attuale normativa, giudicata
anacronistica. In particolare, viene sollecitato il riesame di alcune
leggi che ostacolano la libera
diffusione dell’informazione a livello mediatico, assieme alla cancellazione di alcuni elementi del
Codice penale e del Codice di
procedura
penale,
risalenti
all’epoca coloniale britannica.
«La Chiesa cattolica — spiega
a Radio Vaticana padre Freeborn
Kibombwe, a nome dell’episcopato zambiano — vuole vedere
un Paese in cui la popolazione
possa essere libera di esprimersi». E, per non penalizzare la libertà di parola, «è necessario avviare una campagna di sensibilizzazione per cercare di sollecitare
il Governo su questo punto».
Già nel 2013 i vescovi zambiani
avevano lanciato un appello
all’esecutivo per l’approvazione
di una nuova Costituzione in cui
venisse garantita «la libertà di
espressione, di associazione e di
coscienza».
Già alla fine del mese di luglio, il
Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (che riunisce una decina di comunità ecclesiali di differenti confessioni) aveva divulgato un documento intitolato «Firmate l’accordo!» nel quale affermava che «la
guerra deve finire immediatamente.
Non c’è giustificazione morale per
questo conflitto assurdo». E si denunciava che «la gente continua a
uccidere e a essere uccisa mentre i
leader discutono di potere».
La guerra civile scoppiata nel dicembre 2013, come è noto, vede
contrapposti le forze governative fedeli al presidente della Repubblica,
Salva Kiir Mayardit, e gruppi ribelli aggregati attorno all’ex vicepresidente Riek Machar. «Solo le Chiese
sono così vicine alla gente da poter
coinvolgere molte persone in un’iniziativa di pace, anche nelle zone di
conflitto», ha affermato il segretario
generale del Consiglio delle Chiese
del Sud Sudan, James Oyet. Parole
di condanna da parte dell’arcivescovo di Juba, Paulino Lukudu Loro,
per il quale «la guerra ha reso gli
uomini insensibili alla vita; la gente
muore e nessuno se ne interessa».
Per questo, «la guerra deve finire»
e «l’accordo di pace deve essere firmato al più presto».
L’OSSERVATORE ROMANO
venerdì 14 agosto 2015
pagina 7
La dormizione di Maria nell’iconografia siro-orientale
Oggi il cielo dei cieli
la professa sorella
di MANUEL NIN
La tradizione siro-orientale, a cui
appartengono la Chiesa assira e la
Chiesa caldea, ha dei testi innografici notevoli per le feste della santissima Vergine Maria. Molti di questi
testi, in forma innografica, sono entrati nei libri liturgici per le diverse
festività, e specialmente gli inni di
Giorgio Warda, autore vissuto tra la
fine del XII e l’inizio del XIII secolo
ad Arbela, nell’attuale Iraq.
Il nome Warda — che significa rosa in siriaco — è un soprannome legato alla raccolta delle sue composizioni poetiche nei libri liturgici siroorientali. Si tratta di poemi teologici
e omelie metriche per le feste del
Signore, della Vergine Maria e dei
santi. In due dei suoi inni dedicati a
Maria, troviamo approfondito il tema del suo transito in cielo. Sono
dei testi in cui l’autore medita il mistero di Maria, vergine e madre di
Cristo redentore dell’uomo. Queste
righe, ispirate ai testi di una delle
tradizioni teologiche e liturgiche del
Vicino oriente cristiano, vogliono essere anche una forma di preghiera e
di vicinanza ai tanti cristiani della
tradizione siro-orientale e delle altre
tradizioni cristiane che oggi sono
sofferenti e perseguitati.
Warda inizia entrambi i suoi inni
applicando a Maria tutta una serie
di titoli cristologici — e quindi mariologici — presi dai testi e dai fatti
veterotestamentari: «Se io la chiamassi (Maria) terra, sarei un insensato, perché so che lei non ha chi le
somigli sulla terra. La potrei paragonare al giardino i cui quattro fiumi, ai quattro angoli, si dividevano?
Ma la sorgente che scorreva dal paradiso non ha salvato nessuno. Da
Maria invece è zampillata una fonte,
che quattro bocche hanno sparso, la
quale inebriò tutta la terra». E quindi Warda prosegue il suo paragone
esegetico trattenendosi su alcune figure e personaggi presi dal libro
della Genesi, cioè l’albero, l’arca, la
roccia, il roveto: «Lei è l’albero stupendo che produsse il frutto meraviglioso. Lei è l’arca fatta di carne in
cui si riposò il vero Noè. Lei è la figlia di Abramo che Adamo prevedeva in figura; portò il figlio e Signore
di Abramo. Lei è la roccia donde
sorse una fonte. Lei è il roveto prodigioso arso dal fuoco, in cui abitò
per nove mesi il fuoco incandescente».
Nella parte centrale di ambedue
gli inni, il poeta canta il mistero
della morte di Maria. Seguendo la
tradizione degli apocrifi, Giorgio
Warda descrive, si potrebbe dire,
G. Dimov, «Dormizione della Madre di Dio» (Roma,
XXI
secolo)
A Bari la Settimana liturgica nazionale
Eucaristia
matrimonio e famiglia
BARI, 13. «Eucaristia, matrimonio,
famiglia» è il tema della sessantaseiesima Settimana liturgica nazionale italiana, in programma a Bari
dal 27 al 30 agosto. Organizzato
dal Centro di azione liturgica
(Cal), l’appuntamento di formazione e di spiritualità vedrà riuniti
operatori pastorali e rappresentanti
delle diocesi e degli istituti religiosi di tutta Italia. Il tema scelto per
l’edizione 2015 — spiega in una nota monsignor Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato e presidente del Cal — «intende continuare ad approfondire l’aspetto liturgico-sacramentale sia dell’Eucaristia, culmine dell’iniziazione cristiana e fonte della nuzialità, sia
della domenica, giorno memoriale
delle nozze di Cristo-sposo con la
Chiesa-sposa».
Centrale, poi, il richiamo al «valore della celebrazione eucaristica
domenicale da cui la famiglia può
continuamente attingere la forza
dello spirito, per essere se stessa in
tutta la sua verità e bellezza».
L’appuntamento si inserisce, così,
in un contesto di avvenimenti ecclesiali incentrati sui temi della famiglia e del matrimonio. Basti
pensare all’incontro mondiale delle
famiglie, in programma negli Stati
Uniti, a Filadelfia, dal 22 al 27 settembre, alla presenza di Papa
Francesco, e al sinodo dei vescovi
sul tema «La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e
nel mondo contemporaneo», che
avrà luogo in Vaticano dal 4 al 25
ottobre.
Tra gli interventi in programma
al convegno pugliese quello
dell’arcivescovo di Chieti-Vasto,
Bruno Forte, segretario speciale
del prossimo sinodo, sul tema «La
dimensione eucaristica della vita
degli sposi e della famiglia», e di
Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, su «L’Eucaristia della
famiglia nel giorno del Signore».
Previsto, inoltre, l’intervento dei
coniugi Franco e Giuseppina Miano che hanno partecipato, in qualità di esperti, al precedente sinodo straordinario sulla famiglia,
svoltosi nell’ottobre 2014.
tutta la liturgia celebrata nella piena
comunione tra il cielo e la terra. In
primo luogo descrive — quasi vedendo e contemplando la rappresentazione iconografica della festa —
la presenza di tutti i personaggi venuti dal cielo per celebrare Maria
nel suo transito: «Nel giorno della
separazione del corpo dalla gloriosa
anima, gli angeli solennemente si
precipitarono dal cielo per rendere
omaggio a lei, dal seno della quale
zampillava la vita per tutto il genere
umano. Gli angeli vennero dall’alto,
i profeti risuscitarono, gli apostoli
vennero dai quattro venti per celebrare la sua gloria». Quasi facendo
un parallelo tra la morte e risurrezione di Cristo, e quella di sua madre, Warda canta la pasqua di Maria facendovi presente anche la figura di Adamo e della sua discendenza: «Venne Adamo, che era stato ucciso dalla moglie, per vedere l’esaltazione di sua figlia. Vennero Israele
e gli antenati, Isaia e i suoi compagni. I profeti assieme ai patriarchi,
gli apostoli con i pastori. Durante la
sua vita visse morta al mondo e,
morendo, richiamò i morti alla vita.
I profeti sono usciti dai loro sepolcri, e i patriarchi dalle loro tombe».
E seguendo la descrizione quasi
iconografica prosegue: «Lei fu portata sulle nubi ed esaltata fra gli spiriti, per ricevere la lode immortale
per tutta l’eternità». L’autore si trattiene quasi in ogni dettaglio a descrivere la liturgia che è celeste e
terrestre allo stesso tempo, attorno
al transito di Maria; liturgia celebrata dagli angeli e dagli uomini, dai
profeti e dagli apostoli, dalla creazione intera, a lode di Maria e di
Cristo stesso; sono delle strofe in
cui Giorgio Warda adopera delle
immagini molto belle e toccanti come quella della pioggia che invidia
il grembo di Maria: «Il firmamento
e le nubi piegarono le ginocchia, e i
fulmini si unirono ai tuoni per irradiare il suo splendore e diffondere
la gloria di suo Figlio. La pioggia e
la rugiada invidiarono il suo grembo perché, mentre loro nutrono solo
semi della terra, esso ebbe l’onore di
nutrire il Creatore dei semi. Le stelle la adorarono, il sole e la luna si
inchinarono davanti a lei. Il cielo la
proclamò beata, il cielo dei cieli la
professò sorella».
Quindi a partire dalla descrizione
fatta nella tradizione apocrifa della
festa, il poeta, accanto alla liturgia
celeste colloca anche quella terrestre, con la presenza dei Dodici accanto al letto funebre di Maria:
«Fra gli apostoli alcuni erano già
morti, gli altri erano in vita ma lontani. I morti sono risuscitati, e quelli lontani si assembrarono, alla sua
morte». Liturgia celeste e terrestre
celebrata dagli angeli e dagli apostoli che diventano, con Maria, intercessori per tutti gli uomini: «Gli
apostoli, in processione, portarono
il suo corpo, i profeti e i sacerdoti
scortarono la sua bara. Gli angeli
intrecciarono corone e le bocche
ignee le resero omaggio. E nel momento del suo transito, la sua intercessione venne in aiuto agli afflitti.
I malati e le anime sofferenti furono
esauditi all’invocazione del suo
grande nome».
E Giorgio Warda conclude il secondo dei suoi inni con una lunga
serie di beatitudini a Maria, che sono un canto all’incarnazione in lei
del Verbo di Dio: «Beata sei, o Vergine fidanzata, o donna che hai generato un figlio. Beata sei, o madre
senza padre, il cui Figlio non ebbe
padre tra i mortali. Beata sei, o terra, nella quale si formò e in cui abitò, incarnandosi, il Dio di Adamo.
Beata sei, o città dell’Altissimo e tabernacolo del Figlio del Creatore.
Beata sei, o cielo terrestre che hanno invidiato le acque di sopra i cieli. Beata sei, tu, per la quale fu ristabilita per Adamo e la sua discendenza la salvezza eterna». E come
troviamo spesso tra gli innografi cristiani, anche Warda chiede alla fine
dei suoi inni l’intercessione e la preghiera di Maria: «Per me, che sono
di tutti gli uomini il più peccatore,
e per tutto il popolo che celebra la
tua festa, chiedi il perdono e la remissione dei peccati, o tu, il cui Figlio regna nella gloria eterna.
Amen».
Progetto della Caritas di Ragusa per la formazione lavorativa di italiani e immigrati
L’integrazione
è a Contrada Magnì
RAGUSA, 13. «Il nostro obiettivo è
far lavorare assieme immigrati e popolazione locale»: Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa, spiega così il significato del progetto che vede impegnata la diocesi
siciliana, insieme a una serie di organizzazioni locali, per la selezione
di cinquanta persone (comunitari ed
extracomunitari) «da avviare a percorsi di orientamento, work experience, accompagnamento all’autoimprenditorialità» in vista della costituzione di due cooperative-aziende
nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’artigianato. Un modo per
avviare all’autoimprenditorialità cittadini non italiani, ma soprattutto
per sviluppare potenzialità occupazionali a vantaggio di italiani e stranieri che vivono in un contesto
drammaticamente colpito dalla crisi.
Il progetto si rivolge soprattutto
agli stranieri ed è reso possibile —
riferisce l’agenzia Sir — grazie ai
fondi (300.000 euro) del bando
Nell’arcidiocesi di Genova
Accoglienza
in seminario
per 50 profughi
GENOVA, 13. Da ieri cinquanta
profughi hanno trovato accoglienza presso il seminario arcivescovile di Genova. Lo rende noto
un comunicato diffuso dalla stessa arcidiocesi in cui si evidenzia
come la Chiesa di Genova, che
già fornisce ospitalità a quattrocento profughi, abbia ampliato la
propria opera di assistenza rispondendo positivamente alla richiesta pervenuta dalle autorità
italiane. «Nello spirito del Vangelo, in comunione con gli appelli di Papa Francesco e in continuità con lo spirito di solidarietà che storicamente ha segnato il
cammino della Chiesa diocesana
genovese — si legge nel comunicato — il cardinale Angelo Bagnasco ha accolto la richiesta di
aiuto proveniente dalla prefettura
di Genova per l’ospitalità, da oggi, a cinquanta profughi, rendendo temporaneamente disponibile
allo scopo anche il seminario arcivescovile del Righi».
Si tratta, come accennato, soltanto dell’ultima concreta iniziativa di solidarietà promossa dalla
Chiesa locale. Attraverso la Caritas e l’Ufficio diocesano Migrantes, cura infatti già l’accoglienza
di cinquanta profughi in una
struttura di San Martino. Altri
quarantadue li ospita in una
struttura diocesana in via del
Campo. Presso il monastero nel
quartiere di San Fruttuoso ne accoglie quindici, a Di Negro ottantacinque. Altri migranti sono
ospitati dalle suore gianelline che
hanno accolto nella loro casa in
Salita del Monte 23 profughe. Il
rettore del santuario delle Tre
Fontane a Montaggio ospita stabilmente 30 giovani provenienti
da Paesi africani e asiatici. Il Ceis
infine ne accoglie 16 a Fassolo, 33
a Campo Ligure e a Genova.
«Iniziativa immigrazione» della
Fondazione con il Sud, a cui si aggiungono un cofinanziamento di
70.000 euro della diocesi di Ragusa
e uno di 10.000 euro degli altri partner. «Ma in parallelo — aggiunge il
responsabile della Caritas diocesana
— vi è il coinvolgimento della comunità locale: dai volontari agli operatori per la riuscita del bando, dalle
maestranze a quanti lavoreranno
fianco a fianco con gli stranieri, come pure la creazione delle cooperative vedrà insieme persone immigrate e altre autoctone».
Il cuore dell’iniziativa sarà a Contrada Magnì, una masseria con diversi edifici per oltre mille metri
quadrati circondati da dieci ettari di
terreno di proprietà della diocesi,
che, nelle intenzioni dei promotori,
diverrà «polo di economia civile e
integrazione lavorativa e culturale».
Qui i vincitori del bando (il termine
per presentare la domanda è il 18
settembre) verranno coinvolti in
«percorsi formativi specializzanti,
valorizzando i loro saperi e le loro
capacità artigianali, incentivando
l’integrazione delle culture di origine con quelle locali», al fine di promuovere l’inserimento lavorativo
professionalizzato dei migranti in
imprese edili o agricole già esistenti.
«La Chiesa — sottolinea il vescovo
di Ragusa, Paolo Urso — ha il compito di annunciare il Vangelo in maniera concreta e vitale. In questo
contesto si comprende la decisione
di avviare un progetto per offrire
esperienze di lavoro e segni di speranza. E lo fa insieme con altre realtà che vogliono abbattere qualunque
barriera».
Proprio in questa prospettiva,
Leggio sottolinea come oggi ci sia
«bisogno di luoghi in cui si costruisce. Da una parte, costruzione di
competenze professionali: saperi, capacità che si vanno perdendo, coltivazioni autoctone di nicchia che
non si fanno più. Dall’altra parte,
costruzione di percorsi per un’economia “altra”, che non sia basata
esclusivamente sul profitto, ma che
possa generare ulteriore occasione
di lavoro e di sviluppo». Così, nei
terreni di Contrada Magnì alcuni
migranti impareranno le tecniche
agricole; altri invece opereranno nella falegnameria o nell’artigianato;
altri ancora saranno impegnati nei
lavori di ristrutturazione di Villa
Magnì e per costoro «stiamo cercando imprese che possano mettere
a disposizione maestranze capaci
non solo di fare il loro lavoro, ma
pure di insegnare il mestiere», afferma il direttore della Caritas diocesana. Inoltre, operando nella ristrutturazione degli immobili storici, i destinatari finali del bando acquisiranno competenze specifiche. Per esempio sarà loro chiesto di rifare i muri
“a pietra a secco”, una tecnica antichissima ma che «sta scomparendo», osserva Leggio. Ecco dunque
che la Caritas diocesana è alla ricerca di “mastri” in grado di affiancare
alcuni ragazzi nell’apprendimento
della tecnica, in modo da far acquisire loro un know-how particolarmente ricercato nella zona.
Lo scambio e l’integrazione con
la popolazione locale si realizzeranno, infine, nei due locali messi a disposizione dalla diocesi nel centro
storico di Ragusa, come pure nella
fattoria didattica. I primi avranno
uno scopo culturale ma anche commerciale, ossia serviranno per vendere i prodotti dell’agricoltura e
dell’artigianato. Grazie a un contributo di Caritas Italiana, invece, andranno a integrare le attività di
Contrada Magnì la fattoria didattica
e un’attività di onoterapia, uno speciale percorso terapeutico che utilizza gli asini. Iniziative rivolte a giovani che, anziché perdere le ore “sul
muretto”, potranno trovare in Magnì un modo per impiegare il loro
tempo con attività educative e di
orientamento. Fianco a fianco con
gli stranieri in quello che — spiegano i promotori — vuol essere un laboratorio di economia civile, di crescita lavorativa, ma pure di convivenza e integrazione.
Solidarietà della Chiesa in Irlanda
Come ai tempi
delle «coffin ships»
CLOYNE, 13. «La perdita in mare di
un così elevato numero di vite innocenti ricorda fortemente l’esperienza
delle coffin ships (le “navi-bara”) durante il periodo della grande carestia irlandese». Con queste parole,
richiamando la drammatica stagione
della migrazione irlandese, monsignor William Crean, vescovo di
Cloyne e presidente di Trocaire,
l’agenzia di aiuti esteri della Chiesa
cattolica in Irlanda, ha invitato tutte
le parrocchie della diocesi a elevare
una speciale preghiera per le vittime
e le persone coinvolte nell’eccezionale ondata migratoria che interessa
le sponde del Mediterraneo.
«Quasi ogni giorno — ha detto il
presule — vediamo immagini strazianti di rifugiati in fuga dalla fame,
dalla guerra e da altri gravi pericoli,
alla ricerca di sicurezza e di una vita
dignitosa per loro e per le loro famiglie in Europa». Monsignor
Crean ha quindi ricordato l’importanza di «tutelare i diritti, la religione e le tradizioni dei migranti in fuga dalle persecuzioni». E, in tal senso, ha sottolineato che Papa Francesco, «aperto sostenitore di una maggiore partecipazione a livello europeo nelle operazioni di soccorso»,
ha più volte ribadito l’appello lanciato nel 2013 durante la sua visita a
Lampedusa. Il Pontefice esortò la
comunità internazionale a reagire
con decisione e rapidamente per
evitare che simili tragedie si ripetano.
«Ciò che occorre — ha aggiunto il
vescovo presidente di Trocaire — è
una soluzione globale a questa crisi,
al fine di affrontare le cause delle
migrazioni forzate».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
venerdì 14 agosto 2015
La gioia dei giovani coreani
al passaggio
della papamobile
Un anno fa la visita di Francesco in Corea
Il cardinale segretario di Stato ai seminaristi di Timor Est
Memoria
speranza e testimonianza
Sacerdoti
tutti i giorni
di ANDREW YEOM SO O-JUNG*
È già passato un anno dalla visita al nostro
Paese di Papa Francesco, che ha recato un
messaggio di amore e di pace durante i suoi
cinque giorni di permanenza. Vorrei estendere
la mia più profonda gratitudine al Pontefice
per essere venuto a trovarci durante le vacanze estive.
La visita di Francesco — figura simbolica di
povertà e amore per il prossimo — non è stata
Targa ricordo a Seoul
Una targa di pietra alta un metro e larga 1,7 sarà
collocata in piazza Gwanghwamun, a Seoul, per
ricordare la visita di cento ore compiuta dal Pontefice
in Corea dal 14 al 18 agosto 2014. La cerimonia di
scoprimento avverrà il prossimo 23 agosto da parte del
cardinale arcivescovo Andrew Yeom Soo-jung. In tal
modo, spiega un comunicato dell’arcidiocesi, il luogo
in cui Francesco celebrò la messa per la beatificazione
di Paul Yun Ji-chung e dei suoi 123 compagni martiri,
lo stesso in cui molti cattolici coreani furono
assassinati per la loro fede, diventerà un luogo di
pellegrinaggio, che simboleggia la libertà e
l’uguaglianza. La targa sarà collocata al margine
settentrionale della piazza.
solo una grande opportunità per la Corea, ma
per tutta l’Asia nordorientale. Per il popolo
coreano, che soffre veramente per varie difficoltà, è stata una festa di gioia e condivisione.
Il messaggio di gioia che ci ha portato ha dato frutti preziosi in tutta la Corea. In questo
anno il numero dei battesimi ha raggiunto la
cifra di 124.748, con un aumento di circa il
cinque per cento. Una tale ripresa, dopo il
calo continuo dal 2010, è stata generalmente
interpretata come “effetto Francesco”.
La Chiesa di Corea ricorda l’emozione,
l’ottimismo e la speranza suscitati nei cuori
dei tanti che hanno assistito o preso parte a
quelle giornate. Ora dobbiamo capire il vero
significato e la spiritualità che si trovano racchiusi negli insegnamenti del Pontefice. Una
parte significativa della nostra riflessione sulla
visita è stata messa in pratica in ogni diocesi
e parrocchia.
Il Papa ha sottolineato tre parole chiave
durante il suo viaggio: memoria, speranza, testimonianza. Quanto alla “memoria”, abbiamo cominciato a ipotizzare come il martirio
dei nostri antenati nella fede possa essere ricordato nella nostra vita presente. Per noi gli
avvenimenti per commemorare il primo anniversario della visita di Francesco, più che celebrazioni esteriori, sono uno sforzo di rinnovamento interiore. Il ricordo non dovrebbe
essere fugace o un’esperienza isolata. In questo anniversario è tempo di vedere se i semi
del magistero sono cresciuti e hanno dato
frutto. Lo sforzo pastorale dell’arcidiocesi di
Seoul è quello di divenire «una Chiesa povera per i poveri», «che vive della gioia del
Vangelo» e «realizza la giustizia e la pace del
Signore».
Come arcivescovo, credo che debba essere
prima di tutti io ad agire. Andare incontro ai
poveri ha una dimensione sia spirituale sia
pratica. Non è uno slogan, ma determinazio-
Messa conclusiva della giornata della gioventù asiatica (17 agosto 2014)
ne a una pastorale più attenta agli ultimi e alle loro necessità. Sono felice di dire che l’arcidiocesi di Seoul ha un ruolo attivo nel ministero sociale anche nei confronti di altre diocesi e Paesi stranieri. Concentriamo in special
modo i nostri sforzi sui Paesi vicini dell’Asia
orientale e della Corea del Nord.
Da noi il cattolicesimo non è stato introdotto da missionari stranieri, ma attraverso
l’iniziativa dei laici coreani. Questa della nostra Chiesa è una passione di fede davvero
unica. La testimonianza si trova nelle vite de-
gli oltre diecimila martiri uccisi per la loro fede. Ecco perché abbiamo celebrato la canonizzazione di 103 martiri santi e, durante la
visita di Papa Francesco, la beatificazione di
altri 124 martiri. La messa di beatificazione a
Gwanghwamun è stata un luogo di riconciliazione tra martiri e persecutori. I persecutori
sono stati perdonati e l’umanità originaria,
che è immagine di Dio, si è ricostituita.
L’area della beatificazione è divenuta uno
spazio che riflette il significato del suo nome:
un luogo che risplende della luce della lode.
Ecco perché l’arcidiocesi di Seoul si sta concentrando sull’esaltazione dei martiri, in modo che la gente venga ispirata dalle loro vite e
guardi a loro come a dei modelli.
In collaborazione con il Governo, stiamo
formulando una serie di progetti e di avvenimenti che si possono associare al turismo: individuazione di percorsi di pellegrinaggio intorno alla città di Seoul e costruzione del
Museo del martirio. La fede dei santi martiri
è la nostra eredità più grande.
La ragione principale della visita del Papa
è stata la partecipazione alla Giornata della
gioventù asiatica, cosa che ci fa capire quanto
Francesco tenga ai giovani. Essa è una riunione continentale iniziata nel 1999. Lo scorso
anno in Corea ha avuto luogo la sesta edizione, che ha attirato più di duemila partecipanti
da ventidue Paesi dell’Asia. Sebbene fosse un
evento su piccola scala rispetto alla Giornata
mondiale della gioventù 2013 in Brasile, la
Giornata continentale rappresenta la fede dinamica e appassionata della Chiesa cattolica
asiatica. Rivivificare il ministero della gioventù può considerarsi la sfida più grande per
l’arcidiocesi di Seoul. Credo che il futuro della Chiesa stia nelle mani delle nuove generazioni e dare nuovo impulso al ministero della
gioventù rappresenta uno standard importante dello sviluppo della Chiesa.
Il mondo affronta la triste realtà dell’allontanamento dei giovani dalla fede cristiana.
Mentre l’arcidiocesi di Seoul si concentra
sull’educazione cattolica, che ha inizio nella
prima infanzia, la Chiesa coreana sta profondendo molti sforzi per cambiare la situazione,
incoraggiando una serie di attività giovanili
quali lo studio della Bibbia, la Legio Mariae
e il movimento dei Cursillos.
Dopo avere considerato con attenzione il
problema del rinnovamento del ministero della gioventù, il 12 giugno a Seoul, durante la
messa nella Giornata di preghiera per la santificazione sacerdotale, celebrata nella cattedrale di Myeongdong, ho espresso il desiderio di poter ospitare la Giornata mondiale
della gioventù. È un auspicio, perché credo
che questi appuntamenti infiammino l’entusiasmo assopito dei giovani, riconducendoli
alla fede. Secondo un sondaggio del 2014, solo il 5-6 per cento dei 1.200.000 giovani cattolici (tra i 20 e i 35 anni) in Corea vive veramente una vita di fede. Va allora ricercata la
possibilità di coinvolgere quanti si stanno allontanando. Sebbene la percentuale della popolazione cattolica in Corea sia solo del dieci
per cento, la visita di Papa Francesco nel 2014
si è conclusa con successo con il sostegno del
Governo e la comprensione della gente. E sia
la Chiesa cattolica sia il Pontefice hanno ricavato un’impressione altamente favorevole.
*Cardinale arcivescovo di Seoul
Il segreto del sacerdote, come di
ogni cristiano, è quello di esserlo
davvero «tutti i giorni», con la consapevolezza che è Dio a chiamare
per primo. Lo ha detto il cardinale
segretario di Stato Pietro Parolin
che, da giovedì 13 agosto è a Dili
come legato pontificio per celebrare
i cinquecento anni di evangelizzazione di Timor Est.
Il suo primo incontro è stato con
la comunità del seminario. Il cardinale non ha mancato di esprimere
subito la gioia di «celebrare la messa per la prima volta a Timor Est»
proprio «con i seminaristi che rappresentano il futuro della Chiesa
che li attende come pastori e guide
spirituali per indicare alla gente la
strada verso Dio fonte della nostra
vita, della nostra fede e della nostra
vocazione».
Insieme, ha affermato il porporato, «rimaniamo saldi su questa importante verità: è Dio a sceglierci e,
come Papa Francesco ha detto ai
sacerdoti dell’Ecuador poco più di
un mese fa: tutti i giorni rinnoviamo il sentimento che tutto è gratis». Proprio prendendo spunto dal
«fraterno consiglio» del Papa, il
cardinale Parolin ha proposto una
semplice espressione, di tre parole,
per la vita in seminario: «Tutti i
giorni!» Per questo ha chiesto ai seminaristi «di vivere gli aspetti della
vostra vita in seminario tutti i giorni con responsabilità e diligenza».
Ma «che cosa vi si chiede di fare
tutti i giorni? Prima di tutto di entrare profondamente nel processo di
formazione, con impegno e sincerità. Sì, Dio vi ha chiamato e con coraggio e fede voi avete risposto.
Siete venuti in seminario per vedere, capire e discernere la validità di
L’inviato speciale del Papa in Romania per il restauro del complesso conventuale del santuario di Timisoara
Con Maria alla ricerca dei lontani
Terminata l’ultima guerra mondiale la
Croce rossa e la Chiesa hanno promosso un servizio di ricerca dei dispersi e dei lontani dalla Patria. Oggi
nella Chiesa «abbiamo bisogno di un
servizio di ricerca simile, per aiutare le
persone che si sono smarrite: affinché
dalla lontananza da Dio possano
giungere alla sua vicinanza». Lo ha
detto il cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo emerito di Köln, inviato
speciale di Papa Francesco alle celebrazioni per l’inaugurazione del complesso conventuale del santuario di
Maria-Radna a Timisoara, restaurato
di recente.
In Romania il porporato ha sottolineato come le comunità cristiane «dovrebbero costruire questi servizi di ricerca intorno a Maria. Ella è maestra
nel cercare e nel trovare». Infatti, in
nessuna comunità «dovrebbe mancare
questo servizio di ricerca mariana, affinché le molte persone smarrite della
civiltà dell’egoismo possano essere
trovate». Maria, poi, ha aggiunto il
cardinale, ha accettato nella sua vita il
nuovo ordine di Dio. Al contrario,
«l’anarchia è il declino, e più precisamente il declino della morale e
dell’etica nel peccato; e il declino della verità nella menzogna; e il declino
del coraggio nella codardia». A questo proposito, ha fatto notare l’inviato
papale, «è sorprendente come in Europa le aspettative di vita euforiche
degli ultimi decenni si siano trasformate in un pessimismo paralizzante».
Anzi, si è addirittura «trovato piacere
nel declino». Questa è un’impressione
che «si fa largo leggendo le notizie
degli ultimi mesi. Cresce il numero
dei bambini abortiti, delle persone anziane abbandonate. Un piacere autentico nel declino sembra essere diventato di moda anche nella Chiesa». Purtroppo, ha messo in evidenza il porporato, «l’ominismo ha scacciato il
teismo», anzi, al centro «della Chiesa
e della teologia non c’è più Dio, bensì
l’uomo. La croce è stata spianata a
formare una linea orizzontale, quindi
abbassata dal più al meno». In questa
situazione, il ruolo di Maria con il
suo ordine della vita è quanto mai necessario. In effetti, «nulla deve avere
la precedenza sulla volontà di Dio».
Anche se oggi Maria «non facesse altro che gridare questa parola nell’Europa corrotta, avrebbe già fatto una
cosa grande, forse ci avrebbe salvati».
questa chiamata. Quindi, la domanda fondamentale è: il Signore mi
sta chiamando veramente?».
Per il cardinale la risposta a questa domanda «può soltanto arrivare» se ci si dedica «tutti i giorni
all’intero processo di formazione
che offre il seminario. A livello
umano — ha raccomandato loro —
dovreste poter sviluppare le vostre
qualità sociali, specialmente nell’interazione con la gente. A livello intellettuale, sviluppare la vostra capacità di abbracciare le conoscenze,
specialmente per acquisire la capacità di capire e risolvere le sfide. A
livello spirituale, sviluppare il vostro rapporto con Dio, specialmente
nell’approfondire il vostro dialogo
con lui e nell’ascoltarlo».
Inoltre, ha fatto notare, «la formazione ha come obiettivo la trasformazione dei cuori». In altre parole «tutti i giorni dobbiamo purificare i nostri cuori, sbarazzarci da
tutti quei difetti che ci ostacolano
nel raggiungimento di due obiettivi
essenziali: amare Dio ed essere
pronti ad amare senza esitazioni il
popolo di Dio che sarà affidato a
noi sacerdoti». Essenzialmente «la
formazione al sacerdozio è imparare
a essere discepoli del Signore, il che
richiede un rapporto intimo con
Gesù stesso e un desiderio ardente
di essere inviati a servire». Proprio
questa, ha rimarcato il porporato,
«deve essere la nostra preghiera e il
nostro lavoro tutti i giorni»: diventare quelli che Papa Francesco chiama “discepoli missionari”.
«Essere un discepolo missionario
— ha spiegato ai seminaristi — inizia
con la scoperta della presenza di
Cristo nelle nostre vite. La vostra
formazione deve incentrarsi su
quella relazione con il Signore che
non delude mai “chi rischia” (Evangelii gaudium, 3) di seguirlo. Questo
rapporto ci conduce alla scoperta di
chi è veramente Gesù, perché egli
“è il volto della misericordia del Padre” (Misericordiae vultus, 1)».
Del resto «il discepolato non è
semplicemente una relazione privata» ha affermato. «Al contrario, più
profonda è la nostra relazione con
Cristo, più siamo spinti ad andare
avanti, a essere missionari, a portare
ciò che abbiamo ricevuto e cioè
l’amore e la misericordia di Dio agli
altri, specialmente a coloro che vivono ai confini della società, agli
emarginati, a coloro che sono dimenticati». E «questo è il primo e
fondamentale obiettivo del nostro
ministero e della nostra attività sacerdotale: sì, andare ai margini da
coloro che vivono nelle periferie,
come ha detto il Papa, fisicamente,
socialmente, psicologicamente e
spiritualmente, in altre parole, coloro che la società espelle, per farli
rientrare nella famiglia di Dio e
nella società cui appartengono».
Inizio della missione del nunzio apostolico a Malta
Arrivato all’aeroporto internazionale di Luqa il 4 luglio,
monsignor Mario Roberto
Cassari, arcivescovo titolare di
Tronto, ha ricevuto una calorosa accoglienza da parte di
monsignor Mario Grech, vescovo di Gozo e presidente
della Conferenza episcopale,
dell’arcivescovo domenicano
Paul Cremona, emerito di
Malta, e del vicario generale
dell’arcidiocesi
di
Malta,
monsignor Joseph Galea Curmi, in rappresentanza dell’arcivescovo Charles J. Scicluna
che si trovava a Roma a causa
di un lutto che aveva colpito
la sua famiglia. Erano presenti all’aeroporto il direttore del
Protocollo e dei servizi consolari del ministero degli Affari
esteri, Peter Paul Mallia,
monsignor Simón Bolívar
Sánchez Carrión, consigliere
di nunziatura, e numerosi sacerdoti delle due diocesi
dell’arcipelago.
Lunedì 6 luglio, il rappresentante pontificio si è recato
al ministero degli Affari esteri
a La Valetta per un primo incontro ufficiale con il ministro George Vella, a cui ha
presentato copie delle lettere
credenziali. In detto incontro,
svoltosi in un clima molto
cordiale, sono stati evidenziati
gli ottimi rapporti che intercorrono tra Malta e la Santa
Sede e trattati temi di valenza
nazionale, regionale e internazionale. Al primo responsabile della diplomazia maltese
monsignor Cassari ha promesso, anche come decano
del Corpo diplomatico, la sua
piena disponibilità. Mercoledì
8 luglio, ha avuto luogo la
presentazione delle lettere
credenziali a Marie Louise
Coleiro Preca, presidente della Repubblica.
Accompagnato da monsignor Sánchez Carrión e dal
sacerdote Hector Scerri, capo
del dipartimento di dogma
nella facoltà di teologia
dell’università di Malta e collaboratore della nunziatura
apostolica, il rappresentante
pontificio ha raggiunto il Palazzo presidenziale, dove il
capo dello Stato lo ha accolto
con squisita affabilità e si è
intrattenuta con lui per un
fruttuoso colloquio.
Il presidente, dopo aver ricordato il suo incontro del 29
settembre scorso con il Pontefice e con il cardinale segretario di Stato e dopo aver aggiornato il nuovo nunzio
apostolico sulle diverse attività sociali che svolge in favore
dei più bisognosi, ha sottolineato
l’importanza
della
Chiesa cattolica nella storia e
nell’attuale contesto della Nazione maltese, esprimendo
gratitudine per l’opera che essa mette in atto in tanti ambiti, in special modo, in quelli
educativi e sociali. Monsignor
Cassari ha ringraziato il capo
dello Stato per le significative
parole di devoto apprezzamento nei confronti del Pontefice e per l’accoglienza riservatagli fin dal suo arrivo, che
si è concretizzata anche in un
pranzo ufficiale in onore suo
e dell’ambasciatore delle Filippine che aveva presentato
le credenziali subito dopo di
lui.
Nei giorni successivi, il
rappresentante pontificio ha
fatto visita al presidente della
Camera, Angelo Farrugia, e al
primo Ministro, Joseph Mu-
scat. Il presidente del Governo, evidenziando a sua volta
il lavoro encomiabile della
Chiesa maltese, ha rilevato
vari punti di collaborazione e
di convergenza fra le istituzioni civili ed ecclesiastiche
per il bene comune del Paese.
Il 10 luglio, l’arcivescovo
Cassari si è recato al santuario della Madonna di Ta’ Pinu nella diocesi di Gozo, dove ha incontrato i sacerdoti, i
religiosi e le religiose della
diocesi, annunciando loro la
nomina del francescano George Bugeja, nativo di tale circoscrizione ecclesiastica, a vescovo coadiutore del vicariato
apostolico di Tripoli. L’indomani, nel corso di una solenne
concelebrazione
nella
splendida co-cattedrale di La
Valletta, il nunzio apostolico
ha avuto l’onore di imporre il
pallio all’arcivescovo di Malta, monsignor Scicluna, alla
presenza del presidente della
Repubblica, di numerose autorità parlamentari e diplomatiche e di un centinaio di sacerdoti.