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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLV n. 40 (46.878)
Città del Vaticano
giovedì 19 febbraio 2015
.
Papa Francesco prega per l’Ucraina e ricorda i copti egiziani uccisi
Appello dell’O xfam
Soluzioni pacifiche per la Libia
Piccola agricoltura
contro la fame
Apprezzamento per l’opera di soccorso ai profughi svolta dalla Guardia costiera italiana
Pace per l’Ucraina, il Medio oriente
e il Nord Africa, in particolare per la
Libia. Le aree di conflitto più calde
nel mondo sono state al centro delle
preoccupazioni espresse dal Papa
durante l’udienza generale di mercoledì 18 febbraio, in piazza San
Pietro.
Dopo aver svolto la catechesi dedicata alla famiglia e incentrata in
particolare sulla figura dei fratelli,
Francesco ha salutato il pellegrinaggio ucraino giunto a Roma con i vescovi in occasione della visita ad limina Apostolorum, assicurando di
portare nel cuore il desiderio di
«una pace duratura» per il Paese.
Quindi ha ricordato nuovamente i
ventuno copti egiziani assassinati tre
giorni fa «per il solo fatto di essere
cristiani» e ha invitato i fedeli a pregare per le vittime del conflitto, per
i feriti e per i profughi. «Possa la
comunità internazionale — ha auspi-
Messa al Cairo mentre cristiani e musulmani si uniscono nella preghiera a Ramallah
In suffragio dei cristiani assassinati
Era gremita di fedeli la cattedrale di San Marco al Cairo
dove nel pomeriggio di ieri, martedì 17, il patriarca della
Chiesa ortodossa copta, Tawadros II (nella foto), ha celebrato una messa in suffragio dei ventuno cristiani egiziani barbaramente assassinati in Libia dai terroristi dell’Is.
Anche a Ramallah, in Cisgiordania, un momento di preghiera in ricordo dei copti trucidati dai jihadisti ha visto
riuniti cristiani e musulmani palestinesi. Insieme per ribadire la volontà di respingere la violenza e continuare
sulla strada di una millenaria convivenza.
cato in particolare — trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione
in Libia».
Proprio il dramma delle popolazioni in fuga dalle violenze che dilaniano il Paese nordafricano era stato
al centro dell’incontro — svoltosi nella serata di martedì 17 febbraio, nella
residenza del Pontefice a Santa Marta — con una delegazione della
Guardia costiera italiana impegnata
nel Mediterraneo. Otto tra ufficiali e
sottufficiali hanno raccontato le loro
toccanti esperienze a Francesco, il
quale ha espresso apprezzamento e
incoraggiamento per il servizio svolto in mare e in particolare per le difficili operazioni di soccorso di profughi e migranti.
«Vi ringrazio per quello che voi
fate perché rischiate la vita» ha detto tra l’altro. «Questo — ha aggiunto
— onora voi, onora la vostra forza.
Io ho ammirazione per voi, davvero;
mi sento piccolo» davanti «al lavoro
che voi fate rischiando la vita, e vi
ringrazio di cuore per questo. Ma vi
sostengo come posso: con le preghiere e le buone parole e l’affetto».
PAGINE 7
E
8
A PAGINA
5
Alla radice il Vangelo
Un Papa radicale
WALTER KASPER
Una giovane contadina del Myanmar con il figlio (Reuters)
LONDRA, 18. Fame e povertà possono essere sradicate in tempi brevi
solo se la comunità internazionale
si impegnerà a sostenere seriamente
la piccola agricoltura, un settore da
cui dipendono due miliardi di
persone e che produce la maggior
parte del cibo nel mondo.
È questo l’appello lanciato ieri
dall’Oxfam, una confederazione di
17 organizzazioni non governative
che lavorano con tremila partner in
più di cento Paesi con lo scopo di
individuare una soluzione definiti-
Il Consiglio di sicurezza valuta le modalità di un intervento per fermare l’avanzata dell’Is
Incognita per l’O nu
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TRIPOLI, 18. Pressing diplomatico
per fermare l’avanzata dello Stato
islamico (Is) in Libia. È fissata per
oggi una riunione d’emergenza del
Consiglio di sicurezza dell’Onu nella quale interverrà il ministro degli
Esteri egiziano, Sameh Shoukry. Sul
tavolo, due opzioni: l’intensificazione dei raid aerei o il lancio di
un’operazione di terra. E intanto
questa mattina forze speciali egizia-
ne hanno compiuto un’incursione
terrestre a Derna, la città occupata
dall’Is nell’est del Paese.
I Governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Gran Bretagna e
Stati Uniti hanno espresso ieri ferma
condanna contro le azioni dell’Is, e
in particolare contro l’uccisione dei
copti egiziani. «L’efferata uccisione
di ventuno cittadini egiziani in Libia, da parte di terroristi affiliati
Soldati libici marciano nella capitale Tripoli (Ansa)
all’Is, sottolinea ancora una volta —
si legge in una nota congiunta —
l’impellente necessità di una soluzione politica del conflitto, la cui prosecuzione va a beneficio esclusivo
dei gruppi terroristici, Is compreso».
Il terrorismo, continua la dichiarazione, «colpisce tutti i libici e nessuna fazione può affrontare da sola le
sfide cui il Paese è chiamato a confrontarsi». L’unica via di uscita dalla
crisi è quella di portare avanti il dialogo, sostenuto dall’Onu, tra le diverse fazioni politiche libiche, in vista — prosegue il comunicato —
«della formazione di un Governo di
unità nazionale» e questo al fine di
contrastare «la minaccia terroristica
e far fronte alla violenza e all’instabilità che impediscono la transizione
politica e lo sviluppo della Libia».
Nel corso di una riunione a Palazzo Chigi con il ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni, degli Interni, Angelino Alfano, e della Difesa, Roberta Pinotti, assieme al sottosegretario Marco Minniti, il presidente del Consiglio italiano, Matteo
Renzi, ha frenato ieri sull’ipotesi di
un intervento militare. Nel pomeriggio, Renzi ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese,
François Hollande. Tra i due leader
— riferisce una nota di Palazzo Chigi — esiste una «piena identità di
vedute sulla centralità dell’iniziativa
diplomatica da mettere in campo in
ambito Onu per promuovere stabilità e pace in Libia». E di «situazione
grave» ha parlato oggi il ministro
Gentiloni, riferendo in Parlamento
sulla crisi libica. «Il tempo a disposizione non è infinito e rischia di
scadere presto, pregiudicando i risultati raggiunti».
Intanto, sul fronte militare, le brigate di Misurata, che sostengono il
Governo parallelo di Tripoli (quello
non riconosciuto dalla comunità internazionale), hanno ripreso il controllo di Sirte, caduta pochi giorni
fa nelle mani dell’Is. Prosegue, nel
frattempo, l’offensiva egiziana. Il
Governo del Cairo ha intensificato i
raid aerei dopo la notizia del rapimento di altri 35 egiziani (in prevalenza contadini) prelevati in diverse
aree della Libia da parte dell’Is.
Sull’uccisione dei ventuno copti —
il gesto dell’Is che ha scatenato la
reazione egiziana con i raid aerei di
queste ore — è intervenuto ieri il
presidente iraniano, Hassan Rohani,
che lo definito «un atto disumano e
selvaggio» che Teheran «condanna
con forza». Esprimendo le proprie
condoglianze alle famiglie delle vittime della strage, il presidente
Rohani ha quindi dichiarato: «Purtroppo queste azioni vengono compiute in nome dell'Islam e dei musulmani, mentre gli atti terroristici e
disumani compiuti da queste persone sono contro l'Islam».
Oltre trenta vittime
Nigeria di sangue
Giovane nigeriana parente di una delle ragazze rapite da Boko Haram (La Presse/Ap)
ABUYA, 18. Giornata di violenze
quella di ieri in Nigeria, dove sono
state uccise oltre trenta persone,
tra le quali molti bambini. L’attacco è avvenuto a un posto di controllo a Biu, nello Stato di Borno,
nel nord est. «La gran parte delle
vittime sono bambini che vendevano mercanzie e mendicanti» ha riferito una fonte medica. Gli assalitori, ha spiegato un agente, «sono
arrivati e hanno cominciato a far
deflagrare gli ordigni. Poi sono
stati respinti dai militari».
Cinque giorni fa, sempre a Biu,
sette persone erano state uccise da
una donna che si era fatta esplode-
re. Lo scorso mese, in un’incursione nella stessa area, Boko Haram
aveva perso quaranta uomini in
sanguinosi scontri con le forze di
sicurezza.
Altri tre morti per un attacco
suicida si sono avuti ieri in un ristorante nella città di Potiskum,
nel nord est del Paese. Tredici i feriti tra personale e clienti.
Un poliziotto, invece, è morto
per le ferite riportate durante una
manifestazione contro il Governo,
nel sud. Stando alle prime ricostruzioni, sarebbe stata una sparatoria a provocare l’uccisione dell’agente.
va alla povertà e all’ingiustizia nel
mondo.
La proposta di un rinnovato impegno a favore della piccola agricoltura
è
stata
presentata
dall’Oxfam in occasione del meeting annuale del Consiglio dei governatori del Fondo internazionale
per lo sviluppo agricolo dell’O nu
(Ifad), tenutosi a Roma in questi
giorni. Il Consiglio dei governatori
è il massimo organo decisionale
dell’Ifad, costituito da 176 Stati
membri.
Il direttore di Oxfam, Winnie
Byanyima, ha chiesto che Governi
e investitori privati s’impegnino «a
rimuovere tutti gli ostacoli che rendono difficile la sussistenza dei piccoli agricoltori, inclusi i cambiamenti climatici, la disuguaglianza,
le discriminazioni di genere e la totale assenza di peso politico, che
rende precario il loro futuro, quando non lo oscura addirittura».
D all’ultimo rapporto di Oxfam
emerge che il 48 per cento della
ricchezza mondiale è nelle mani
del solo un per cento della popolazione. I piccoli agricoltori producono fino all’ottanta per cento del
cibo nei Paesi in via di sviluppo,
ma sono proprio loro a soffrire la
fame e la povertà. Tre quarti delle
persone più povere del mondo vive
infatti nelle campagne dei Paesi in
via di sviluppo. Secondo l’O xfam,
inseguire unicamente gli obiettivi
di crescita economica in un settore
come quello agricolo, che vale
2.400 miliardi di dollari, può lasciare indietro le popolazioni più
povere. «Dobbiamo promuovere le
organizzazioni di piccoli produttori, il loro potere decisionale, la
commercializzazione dei loro prodotti — ha sottolineato Byanyima —
e per farlo sono necessari aiuti e
investimenti che diano slancio alle
piccole imprese agricole. Bisogna
rimuovere le distorsioni di sistema
che causano il fallimento dei piccoli agricoltori ed eliminare gli ostacoli che le donne si trovano a dover affrontare nel settore».
L’Ifad sta investendo sulle popolazioni rurali, consentendo loro di
ridurre la povertà, aumentare la sicurezza alimentare, migliorare i livelli nutrizionali e rafforzare la resilienza. Dal 1978 sono stati investiti oltre 16,3 miliardi di dollari in
donazioni e prestiti a tassi agevolati di cui hanno beneficiato circa
438 milioni di persone. E tuttavia,
c’è ancora molto da fare.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza, nello
Studio dell’Aula Paolo VI, il Signor Ricardo Lewandowski,
Presidente del Supremo Tribunale Federale del Brasile.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 2
giovedì 19 febbraio 2015
Intervento della Santa Sede
Mezzi per uno sviluppo
più condiviso
Pubblichiamo la traduzione italiana
di una dichiarazione pronunciata il 9
febbraio 2015 a New York dall’arcivescovo Bernardito Auza, Nunzio
Apostolico, Osservatore Permanente
della Santa Sede, in occasione della
69ª Sessione dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite.
Signor Presidente,
La mia Delegazione apprezza questo dibattito su «Mezzi di attuazione per un’agenda post 2015 trasformativa».
Le risorse finanziarie necessarie
per realizzare l’agenda post 2015
sono immense. Per le sole infrastrutture, gli investimenti annui sono stimati nell’ordine dei 5.0007.000 miliardi di dollari statunitensi. Uno studio recente della Banca
Mondiale stima che gli investimenti annui necessari per le infrastrutture in Africa ammonterebbero a
95 miliardi di dollari statunitensi.
Queste stime evidenziano le dimensioni della sfida che la maggior parte dei Paesi del mondo deve affrontare al fine di ottenere le
risorse necessarie per attuare con
successo l’agenda post 2015.
A Palazzo Borromeo il tradizionale incontro per l’anniversario dei Patti lateranensi
Identità di vedute
La Libia, le persecuzioni dei cristiani in Medio oriente e l’immigrazione sono stati i temi centrali dei colloqui di ieri pomeriggio, martedì 17
febbraio, tra la delegazione della
Repubblica italiana e quella della
Santa Sede in occasione dell’incontro a Palazzo Borromeo, sede della
rappresentanza diplomatica italiana,
per le celebrazioni degli anniversari
dei Patti lateranensi (11 febbraio
1929) e dell’accordo di modifica del
Concordato (18 febbraio 1984).
In Libia «la situazione è grave»,
occorre quindi «intervenire presto,
ma qualsiasi intervento armato deve
avvenire nel quadro del diritto internazionale» ha dichiarato, a conclusione del vertice, il cardinale Pietro
Parolin, segretario di Stato. Nei colloqui — ha aggiunto il segretario di
Stato — si è parlato della importanza di rilanciare un’iniziativa diplomatica. «Ci sono — ha sottolineato
— una minaccia e una situazione
grave che esigono una risposta concorde della comunità internazionale».
Sul tema dell’immigrazione, le
delegazioni si sono trovate d’accordo sulla necessità di rafforzare le
misure di assistenza ai profughi.
«C’è un dovere di carità, ma prima
di tutto un dovere di giustizia» ha
dichiarato a questo proposito il porporato. «Per le autorità italiane ci
sono convenzioni internazionali alle
quali sono obbligate; noi come
Chiesa sottolineiamo principalmente
l’aspetto religioso della carità e della
solidarietà». Il confronto si è inoltre
concentrato sull’importanza della famiglia nel tessuto sociale, sulla questione dei cappellani militari e sulle
scuole paritarie. «È stata sottolineata l’importanza di riconoscere il
contributo che la scuola cattolica
paritaria dà» ha dichiarato padre
Federico Lombardi, direttore della
Sala stampa della Santa Sede.
Accolti dall’ambasciatore Francesco Maria Greco, per la Santa Sede
erano presenti tra gli altri, oltre al
cardinale Parolin, gli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto, e Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con
gli Stati; i monsignori Peter Bryan
Wells, assessore, e Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti
con gli Stati. Erano presenti inoltre,
insieme a numerosi porporati e prelati, il presidente della Conferenza
episcopale italiana, cardinale Angelo
Bagnasco e il segretario, vescovo
Nunzio Galantino.
La delegazione italiana era invece
composta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal presidente del Consiglio dei ministri,
Matteo Renzi, dai presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e
Laura Boldrini, e da diversi ministri
e sotto-segretari.
Intensi combattimenti nella città di Debaltseve
Sempre fragile la tregua nell’est ucraino
KIEV, 18. Tregua sempre fragile
nell’est ucraino, anche se esercito
di Kiev e separatisti filorussi hanno
cominciato il previsto ritiro delle
armi pesanti, come stabilito dagli
accordi siglati la scorsa settimana a
Minsk. Dopo un lungo assedio con
colpi di artiglieria, i filorussi hanno
compiuto il primo attacco dentro la
cittadina di Debaltseve, strategico
snodo ferroviario a metà strada tra
Lugansk e Donetsk, dove si continua a combattere furiosamente sotto la neve, «per ogni quartiere, per
ogni strada», come riferiscono entrambi i fronti, aumentando la
preoccupazione di Ue e Stati
Uniti.
I separatisti sostengono di controllare ormai oltre l’80 per cento
della città, compresa la stazione
ferroviaria e quella della polizia, e
che centinaia dei circa cinquemila
soldati ucraini si sono arresi.
Atene
non accetta
ultimatum
ATENE, 18. «Non accetto ultimatum,
l’austerity è morta». Le parole del
premier greco, Alexis Tsipras, fanno
capire che i toni tra Atene e Bruxelles sono destinati a peggiorare: il
negoziato per la ristrutturazione del
debito ellenico si fa sempre più
complesso. In un discorso al Parlamento, ieri, Tsipras ha chiesto una
nuova riunione dell’Eurogruppo
perché «la soluzione all’impasse
non arriverà dai tecnocrati, ma dai
leader politici d’Europa». E sempre
ieri Tsipras ha avuto un colloquio
telefonico con il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, e con
il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Nelle ultime ore, dicono fonti di
agenzia, l’Esecutivo greco avrebbe
iniziato ad aprire all’ipotesi di
un’estensione del piano Ue auspicata dalla Germania. «Oggi il ministro delle Finanze Varoufakis invierà
la richiesta per l’estensione del programma di prestiti» ha fatto sapere
il portavoce del Governo di Atene.
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In particolare, il bisogno di finanziamento dei Paesi meno sviluppati
richiede un’attenzione speciale, non
solo a causa della scarsità delle loro
risorse interne, ma anche per la loro
incapacità di accedere ad altre fonti
di finanziamento. Per questa ragione, la mia Delegazione raccomanda
vivamente che all’imminente Terza
Conferenza sul Finanziamento per
lo Sviluppo ad Addis Abeba si dedichi particolare attenzione ai bisogni di finanziamento dei Paesi meno
sviluppati. La mia Delegazione incoraggia anche un’attenta analisi di
come alcuni Paesi in via di sviluppo
hanno mobilitato con successo risorse finanziarie per grandi investimenti infrastrutturali, in vista della possibilità di replicarne il successo in
altri Paesi.
Il trasferimento delle tecnologie,
mentre implica una complessa serie
di regolamentazioni, è centrale per
accelerare le capacità tecnologiche e
d’innovazione dei Paesi in via di
sviluppo. Da un lato, ciò esige che i
Paesi sviluppati condividano la loro
tecnologia. Dall’altro, i Paesi in via
di sviluppo devono dare priorità allo sviluppo delle tecnologie nei loro
Ribelli filorussi di stanza a Donetsk (Ansa)
Il gruppo terroristico Al Shabaab rivendica l’uccisione di quattro funzionari governativi
Agguato mortale a Mogadiscio
MO GADISCIO, 18. I miliziani fondamentalisti somali del
gruppo di Al Shabaab hanno rivendicato un agguato
avvenuto ieri nella capitale Mogadiscio, in cui sono
stati assassinati a sangue freddo quattro funzionari governativi. Tra le vittime si annovera anche Mohamed
Kediye Jimale, vice responsabile dell’aeroporto della
capitale somala.
L’attacco è avvenuto, secondo fonti di polizia riprese
dalle agenzie di stampa internazionali, nella serata di
ieri, quando, a un incrocio affollato, un veicolo ha
bloccato l’automobile sulla quale stavano viaggiando le
vittime. I miliziani hanno quindi aperto il fuoco, fuggendo poi dall’area in pochi minuti. Le forze dell’ordine hanno subito allestito numerosi posti di blocco, ma
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
al momento gli attentatori sono riusciti a fare perdere
le loro tracce.
Secondo un comunicato del gruppo terroristico Al
Shabaab, gli autori dell’azione sarebbero stati componenti dei loro “commando d’élite”. Due mesi fa, nella
stessa area e con modalità simili, era stato ucciso il responsabile dell’autorità somala per l’immigrazione.
L’avanzata dei jihadisti nella capitale è stata respinta
nel 2011, ma, da allora, il gruppo ha continuato a portare avanti sporadici attacchi contro il Governo e le
istituzioni del Paese africano. Il gruppo Al Shabaab è
la cellula somala di Al Qaeda. Nel giugno del 2012, il
dipartimento di Stato americano ha posto taglie su numerosi capi del movimento jihadista.
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Lo stato maggiore di Kiev ammette di avere perso alcuni settori
della città, sostenendo che i soldati
in mano ai rivali sono rimasti vittima di un’imboscata. Nonostante le
smentite di Kiev, Debaltseve è di
fatto accerchiata e l’unica via di
collegamento resta sotto il tiro delle milizie, tanto che neppure i rappresentanti delll’Osce sono potuti
entrare in città. La caduta di Debaltsevo sarebbe una sconfitta politicamente rischiosa, per il presidente ucraino Poroshenko, che ieri ha
telefonato a Merkel e Hollande e
ha lanciato l’ennesimo appello alla
comunità internazionale contro
l’azione dei ribelli. L’escalation del
conflitto nell’est ucraino, «minaccia
non solo l’integrità territoriale e la
sovranità dell’Ucraina ma anche la
sicurezza in Europa e in tutto il
mondo», ha ammonito.
Un piccolo spiraglio per un vero
cessate il fuoco potrebbe, però,
aprirsi. Stamane, i separatisti hanno cominciato a ritirare armi pesanti dalle aree più tranquille nel
Donbass, come prevedono gli accordi stipulati nella capitale bielorussa sulla soluzione del conflitto
ucraino. In serata ci sarà una nuova telefonata a quattro sulla crisi
tra i presidenti di Ucraina, Russia
e Francia, Petro Poroshenko, Vladimir Putin e François Hollande, e il
cancelliere tedesco, Angela Merkel.
Il Malawi dice
no
alle spose bambine
LILONGWE, 18. Una legge che
vieta di contrarre matrimonio
prima dei 18 anni di età è stata
approvata ieri dal Parlamento
del Malawi, Paese dove circa la
metà delle ragazze diventano
spose ancora minorenni. «È
fondamentale sostenere le donne e le donne non possono affermarsi se non sono istruite»
ha detto, subito dopo il voto a
favore della nuova legge, la deputata Jessie Kabwila.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
[email protected] [email protected]
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
programmi, nei budget e nelle collaborazioni con le aziende tecnologiche private.
Come per l’incanalamento delle risorse finanziarie, la mia Delegazione
incoraggia inoltre a compiere degli
studi su come alcuni Paesi in via di
sviluppo sono riusciti a ottenere progressi scientifici e tecnologici e a renderli accessibili ai cittadini, al fine di
individuare in che modo tali esperienze possano essere messe a frutto
per altri Paesi che ancora faticano a
costruire simili capacità.
Per quanto riguarda il rafforzamento delle capacità, sappiamo che istituzioni deboli hanno come conseguenza un’attuazione debole e, cosa ancor
più grave, uno spreco di risorse già
scarse e di capacità già limitate. Istituzioni forti possono massimizzare i
risultati prodotti anche da risorse e
capacità limitate, aumentando così le
risorse e le capacità, in breve: lo sviluppo. Sono lezioni fondamentali
che impariamo esaminando con attenzione perché alcuni Paesi riescono
e altri no. Istituzioni deboli, risorse
scarse e capacità limitate di solito
vanno di pari passo. Pertanto, la sfida è di trovare il modo di aiutare
con maggiore efficacia i Paesi meno
sviluppati e molti di quelli in via di
sviluppo a rafforzare le loro istituzioni, di modo che possano massimizzare le risorse e le capacità interne ed
esterne.
La mia Delegazione ritiene che le
«migliori pratiche» già esistono in
questi tre campi dell’incanalamento
delle risorse finanziarie, del trasferimento delle tecnologie e del rafforzamento delle capacità, che sono essenziali per l’attuazione dell’agenda post
2015. Dobbiamo identificarle e utilizzarle a vantaggio di quei Paesi che
ancora
stanno
faticando
a
svilupparsi.
Al fine di assicurare che nessun
Paese venga lasciato indietro e che
l’agenda di sviluppo post 2015 sia
davvero trasformativa, la mia Delegazione suggerisce con forza che questi
tre elementi vengano considerati con
serietà e in modo costante nei prossimi dibattiti e in quelli futuri.
Grazie, Signor Presidente.
Accordo sul gas
tra Russia
e Ungheria
BUDAPEST, 18. Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha annunciato ieri — al termine di un incontro di
oltre due ore a Budapest con il presidente russo, Vladimir Putin — la proroga del contratto attuale per la fornitura di gas dalla Russia per l’Ungheria. In questo modo, l’approvvigionamento del gas naturale in Ungheria sarà assicurato per alcuni anni
a «un prezzo ragionevole», ha detto
il capo dell’Esecutivo magiaro.
Il presidente russo e il premier ungherese, in piena sintonia, non hanno poi escluso la continuazione, con
qualche modifica, del progetto del
gasdotto South Stream. Da parte
sua, il presidente della Russia ha precisato che il gasdotto sarà comunque
costruito fino alla Turchia. «La sua
continuazione
era
impedita
dall’Unione europea», ha precisato il
leader del Cremlino durante una
conferenza stampa.
Secondo Orbán — considerato dagli analisti politici internazionali un
importante alleato di Putin — ci sono
progetti in preparazione per la costruzione di un gasdotto che attraversi Grecia, ex Repubblica jugoslava
di Macedonia e Serbia, fino all’Ungheria. «Non esiste una sicurezza
energetica in Europa senza una cooperazione con la Russia», ha concluso Orbán.
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giovedì 19 febbraio 2015
pagina 3
Bambina arruolata
nelle file delle Farc
Un giudice texano blocca la riforma di Obama
Scontro
sull’immigrazione
WASHINGTON, 18. Scontro sulla riforma dell’immigrazione negli Stati
Uniti. Il presidente Barack Obama
ha affermato ieri di ritenere che «la
legge e la storia sono dalla nostra
parte» dopo che un giudice del Texas ha temporaneamente bloccato
Progressi
nel disgelo
tra Cuba
e Stati Uniti
L’AVANA, 18. Continuano con
successo i negoziati all’Avana di
normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cuba.
Il disgelo va avanti, confermato dal fatto che il 27 febbraio è in
programma a Washington un
nuovo round sulle trattative bilaterali. A renderlo noto è stata
una delegazione di senatori democratici al termine di un incontro, ieri nella capitale, con il ministro degli Esteri cubano, Bruno
Rodríguez. La notizia è stata
confermata anche dal dipartimento di Stato americano, che ospiterà i nuovi colloqui.
I senatori Claire McCaskill
(dello Stato del Missouri), Amy
Klobuchar (del Minnesota) e
Mark Warner (della Virgina)
hanno tra l’altro riferito di non
escludere nei prossimi mesi anche
una visita a Cuba di un gruppo
di colleghi repubblicani.
Oltre ai colloqui con Rodríguez, stampa e radio locali riferiscono anche di un incontro dei
tre senatori con il direttore della
sezione del ministero degli Esteri
per i rapporti con degli Stati
Uniti, Josefina Vidal, che presiede per parte cubana ai colloqui
con Washington.
Commentando l’esito della visita durante un incontro con la
stampa in un hotel della capitale,
Klobuchar ha ricordato i punti
ancora aperti nelle trattative, precisando, però, che tali aspetti potranno essere risolti «molto presto». «Francamente sono ottimista», ha sottolineato McCaskill,
citata dai media dell’Avana, che
ricordano alcuni dei settori
dell’economia cubana, tra i quali
agricoltura e turismo, con maggiori potenzialità per il mondo
del business a stelle e strisce e al
centro delle trattative.
Dopo l’annuncio che ha messo
fine a oltre cinquant’anni anni di
isolamento reciproco, lo scambio
di prigionieri e la cancellazione
da parte americana delle restrizioni relative a viaggi, turismo e
commercio, i colloqui per la normalizzazione dei rapporti sono
stati avviati formalmente lo scorso 21 gennaio a L’Avana.
l’applicazione delle misure che prevedono la regolarizzazione di quasi
cinque milioni di immigrati. Tuttavia, ha detto Obama, deve esserci
«rispetto per la decisione» del giudice. L’applicazione dell’ordine esecutivo, che doveva partire da oggi, è
dunque sospesa, in attesa del ricorso
già annunciato dalla Casa Bianca.
Anche il segretario per la Sicurezza
interna, Jeh Johnson, ha affermato
di essere fortemente in disaccordo
con la decisione del giudice texano,
«ma intanto, dobbiamo attenerci alla sentenza».
Le misure bloccate dovevano ampliare il programma che protegge
dall’espulsione i giovani immigrati
giunti illegalmente negli Stati Uniti,
ossia circa 270.000 persone. Gli altri
capitoli dell’ordine di Obama —
questi prevedono, tra l’altro, la protezione dall’espulsione anche per i
genitori di immigrati ormai divenuti
cittadini statunitensi — dovrebbero
entrare in vigore il 19 maggio.
D’altronde, lo scontro frontale
sull’immigrazione era nell’aria sin
da novembre scorso, quando Oba-
Prosegue il dialogo all’Avana tra Governo colombiano e ribelli
Le Farc non recluteranno più bambini
BO GOTÁ, 18. Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono pronte a liberare dalla lotta armata
un gruppo di minori di quindici anni inseriti nelle
strutture della guerriglia. Lo hanno detto dall’Avana,
sede dei difficili negoziati di pace con il Governo di
Bogotá, i vertici dell’organizzazione guerrigliera comunista colombiana, una settimana dopo l’annuncio di
non reclutare i minori di diciassette anni.
Il capo negoziatore delle Forze armate rivoluzionarie
della Colombia nei colloqui a Cuba, Luciano Marín
Arango (conosciuto anche con lo pseudonimo Iván
Márquez), in un inedito dibattito ospitato dal programma di Caracol Radio ha precisato che nel movimento
armato ci sarebbero, al momento, “solo” tredici minori
di quindici anni. Non si tratterebbe però di ragazzi reclutati, ma di figli di guerriglieri o di minori entrati a
fare parte delle Farc in cerca di protezione, dopo avere
visto uccisi i propri genitori dai paramilitari.
Marín Arango ha preannunciato altri «gesti importanti» delle Farc per ridurre l’intensità del sanguinoso
conflitto armato, chiedendo al Governo colombiano di
fare altrettanto.
Dopo i pesanti bombardamenti nella zona di Aleppo
Assad disposto a un cessate il fuoco
DAMASCO, 18. Violenza senza fine in
Siria. La zona di Aleppo, in particolare, è sempre più dilaniata dai bombardamenti e dai combattimenti tra
esercito e ribelli, con decine di morti
solo nelle ultime ventiquattro ore.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha annunciato al Consiglio di sicurezza di aver
ricevuto un impegno dal regime di
Damasco a sospendere le operazioni
per sei settimane sulla città nella
prospettiva di rilanciare il dialogo.
Nominato in luglio inviato speciale del segretario generale, Ban Kimoon, de Mistura aveva incontrato
il presidente siriano, Bashar Al Assad, lo scorso 11 febbraio a Damasco. Ieri ha avuto un colloquio a
porte chiuse sia con Ban Ki-moon
che con i membri del Consiglio di
sicurezza. De Mistura ha detto che
tornerà presto a Damasco per discutere ulteriormente le opzioni di un
cessate il fuoco, ma non ha dato indicazioni di quando potrebbero cessare i bombardamenti. «Non mi faccio illusioni, sarà una missione difficile. Il prossimo passo — ha spiegato
il diplomatico — sarà di convincere
Ribelli siriani in azione nel centro di Aleppo (Reuters)
Distensione
tra Pakistan e India
ISLAMABAD, 18. Prove di distensione
tra Pakistan e India. Il Governo di
Islamabad ha infatti deciso ieri di
rilasciare centosettantadue pescatori
indiani. Lo ha fatto sapere
Muhammad Hassan Sehto, sovrintendente del carcere a Karachi, dove i pescatori erano detenuti (e dove ne restano, però, altri trecentocinquanta). «Il Pakistan ha sempre
sostenuto che la questione dei prigionieri tra i due Paesi è una vicenda umanitaria e dovrebbe essere affrontata sempre con questo spirito.
La nostra speranza è che anche il
Governo indiano possa rilasciare
tutti i prigionieri pakistani che hanno completato la loro pena», ha
detto un portavoce del ministero
degli Esteri di Islamabad.
Nel mare Arabico, dove la frontiera marittima tra India e Pakistan
non è sempre ben definita e molte
barche da pesca non hanno la tec-
ma è passato all’azione firmando gli
ordini esecutivi all’indomani della
sconfitta alle elezioni di metà mandato, che hanno consegnato il controllo del Congresso ai repubblicani.
Sin da allora, i repubblicani avevano promesso battaglia, tagliando i
fondi al dipartimento per la Sicurezza interna necessari per l’applicazione del piano del presidente.
Il giudice texano che ha bloccato
le norme, Andrew Hanen, è stato
nominato alla Corte federale dal
presidente George W. Bush nel
2002. Nella sentenza, il magistrato
non è di fatto entrato nel merito
della questione, ma ha affermato
soltanto che l’Amministrazione non
ha rispettato l’Administrative Procedure Act, la norma che prevede un
periodo di dibattito prima che la
Casa Bianca proceda con un’azione
esecutiva. In questo quadro, ha
quindi accolto l’istanza dei 26 Stati,
guidati dal Texas, secondo cui l’ordine esecutivo del presidente impone loro un notevole impegno economico per ciò che riguarda il rafforzamento della sicurezza.
nologia necessaria per accertare la
loro esatta posizione, gli arresti per
pesca illegale di gruppi di pescatori, da parte di entrambi i Paesi, sono regolari. E spesso queste persone rimangono in carcere anche dopo aver scontato la loro pena, a
causa di scarsi rapporti diplomatici
tra le due Nazioni vicine.
Il rilascio è venuto pochi giorni
dopo che i primi ministri dei due
Paesi hanno deciso di riprendere i
contatti diplomatici ad alto livello.
Nonostante il pessimismo sui rapporti tra India e Pakistan (Paesi entrambi dotati di arsenale nucleare),
alcuni analisti ritengono che la scarcerazione dei pescatori, insieme al
miglioramento degli scambi commerciali, possano contribuire a riparare alcuni dei danni causati da anni di crisi e creare, così, condizioni
preliminari per il miglioramento
delle relazioni diplomatiche.
l’opposizione a fare altrettanto: niente missili o mortai per sei settimane». Nessuna illusione dunque, circa
una possibile tregua bilaterale, soltanto «un barlume di speranza, ed è
nostro dovere continuare a proteggere i civili finché c’e la speranza di arrivare a un accordo politico».
Il briefing di De Mistura è avvenuto quasi in contemporanea con un
pesantissimo attacco lanciato dalle
forze del regime siriano contro alcuni villaggi vicino ad Aleppo: oltre
cento i morti. Secondo l’O sservatorio siriano dei diritti umani, tra le
vittime si contano almeno sessantacinque insorti e cinquanta tra soldati
e miliziani filo-governativi. «Ogni
volta che cerchiamo di raggiungere
un cessate il fuoco vediamo un’accelerazione degli scontri. Temo che sia
proprio questo il caso» ha commentato l’inviato dell’Onu, rispondendo
alla domanda dei giornalisti fuori
dall’aula del Consiglio di sicurezza.
Nel frattempo, accanto al conflitto
che oppone le forze di Assad ai ribelli, prosegue la brutale offensiva
del cosiddetto Stato islamico (Is).
Secondo testimoni citati dalla Bbc, i
jihadisti hanno bruciato vive quarantacinque persone ad Al Baghdadi,
nella provincia di Anbar. I miliziani
hanno inoltre lanciato, sempre ieri,
un massiccio attacco contro postazioni curde, a una cinquantina di
chilometri da Erbil, il capoluogo
della regione curda irachena, come
riferiscono fonti citate dalla Cnn.
Posticipata la presentazione all’Onu del rapporto sui crimini di guerra nello Sri Lanka
Rimandata a settembre
COLOMBO, 18. Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha
prorogato di sei mesi il termine ultimo per la pubblicazione del rapporto su possibili crimini di guerra nello Sri Lanka durante il periodo finale del sanguinoso conflitto civile,
che ha lacerato il Paese asiatico per
trent’anni. La decisione è stata presa
in seguito alla richiesta fatta dal
nuovo Governo dello Sri Lanka di
avere più tempo a disposizione per
avviare un processo interno di verità
e di riconciliazione, con l’assistenza
di organismi internazionali. Il rapporto avrebbe dovuto essere diffuso
il 25 marzo, durante la ventottesima
sessione del Consiglio. Ora, invece,
sarà presentato a settembre.
«Questa è stata una decisione difficile. Ci sono buone ragioni per attenersi al calendario originale e ci
sono anche forti argomenti per dif-
ferire la presentazione del rapporto,
considerando il cambiamento istituzionale avvenuto nello Sri Lanka e
la possibilità che nuove, importanti
informazioni possano emergere e
rafforzare il rapporto», ha detto
Zeid Ra’ad Al Hussein, Alto commissario delle Nazioni Unite per i
diritti umani. «Ho ricevuto _ ha
aggiunto — un chiaro impegno da
parte delle nuove autorità dello Sri
Lanka a collaborare su varie questioni relative alle indagini Onu».
Zeid ha sottolineato che il rinvio
varrà per una sola volta, assicurando che il rapporto sarà pubblicato
comunque entro settembre. Diverse
le reazioni sull’annuncio del rinvio.
Il ministro degli Esteri britannico,
Hugo Swire, ha detto che pur accettando la decisione del Consiglio per
il rinvio, Londra continua ad attenderne la diffusione.
Allo stesso tempo, l’organizzazione umanitaria Amnesty International ha fatto sapere che la decisione
del rinvio «non deve consentire ai
colpevoli di crimini orribili di sfuggire alla giustizia». «Nello Sri Lanka — ha infatti detto Richard
Bennett, direttore di Amnesty International per la regione Asia–Pacifico
— le vittime di violazioni dei diritti
umani meritano verità e giustizia e i
sopravvissuti alle torture, compresa
la violenza sessuale, e le persone i
cui familiari sono stati uccisi o
scomparsi forzatamente stanno attendendo a lungo questo rapporto».
Bennett ha poi sottolineato che il
Consiglio dei diritti umani deve essere vigile e garantire che tutti quelli
che si faranno avanti per dare testimonianza siano protetti da possibili
minacce da parte di coloro che non
vogliono giustizia.
In Afghanistan
i civili continuano
a morire
KABUL, 18. Lo scorso anno, i civili
morti nel sanguinoso conflitto in
Afghanistan sono aumentati del 25
per cento, mentre i feriti a loro
volta hanno visto un incremento
del 21 per cento. Il drammatico
dato è stato fornito ieri a Kabul
dalla missione delle Nazioni Unite
di
assistenza
all’Afghanistan
(Unama). Presentando alla stampa il suo rapporto annuale, l’Unama ha precisato che in totale le
vittime civili (morti e feriti) documentate nel 2014 sono state
10.548, il numero più alto dal
2009, con un aumento del 22 per
cento rispetto all’anno precedente.
Stigmatizzando questo aggravamento della situazione, il rappresentante speciale delle Nazioni
Unite in Afghanistan, Nicholas
Haysom, ha sottolineato «il poco
rispetto delle parti in conflitto per
gli impegni presi di protezione
della popolazione civile».
Si arma
la ribellione
yemenita
SAN’A, 18. I ribelli sciiti huthi, che
hanno preso il potere nella capitale dello Yemen, San’a, ed esteso il
proprio controllo su sette province
del Paese arabo, si sarebbero impadroniti di un carico di armi russe. Lo riferiscono fonti della città
di Hudeida, principale porto yemenita sul mar Rosso, precisando
che i ribelli si sono impossessati
del carico di una nave cargo attraccata che conteneva aerei da
caccia Sukhoi e missili di gittata
non precisata. I giornali precisano
che questo carico era destinato al
Governo yemenita, che aveva firmato con Mosca un contratto per
l’acquisto di armi prima del golpe
degli huthi avvenuto tra settembre
e gennaio scorsi, quando hanno
costretto agli arresti domiciliari il
presidente, Abed Rabbo Mansur
Hadi, e i ministri. Fonti dell’ambasciata russa a San’a smentiscono
che le armi siano state inviate da
Mosca ai ribelli sciiti.
Intanto, Jamal Benomar, inviato
dell’Onu, ha reso visita ieri al presidente Hadi. «Gli ho assicurato
che le Nazioni Unite proseguiranno gli sforzi per revocare gli arresti domiciliari imposti anche al
primo ministro, Khaled Bahah»
ha dichiarato Benomar in un comunicato dalla capitale.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
Agricoltura
biodinamica
Le regole volte a tutelare le persone
devono essere applicate
in modo flessibile
E proporzionale all’entità del rischio
A pochi mesi da Expo 2015,
l’agricoltura biodinamica rilancia
le sue proposte per una coltura
che azzera l’uso di sostanze
chimiche nei campi e nei cibi,
aumenta la tenuta e la fertilità dei
suoli e può rappresentare un
volano per il rilancio di settori
importanti per l’economia. Questi
i temi al centro del convegno
internazionale organizzato
dall’Associazione per l’agricoltura
biodinamica «Oltre Expo: alleanze
per nutrire il pianeta», che si terrà
all’università Bocconi dal 20 al 22
febbraio. Alle giornate
parteciperanno, fra gli altri, il
ministro italiano delle Politiche
Agricole Maurizio Martina,
Roberto Moncalvo, presidente di
Coldiretti e Giulia Maria Mozzoni
Crespi, presidente onorario del
Fondo Ambiente Italiano.
Per un’etica della ricerca sul materiale biologico umano
Se la mummia
non dà il consenso
di CARLO PETRINI
l materiale biologico umano (cellule
sangue, tessuti) conservato nelle
biobanche è di grande utilità per la
ricerca scientifica. Esso può consentire di ottenere nuove importanti conoscenze, anche per la cura delle malattie.
Ma, nel caso di raccolte storiche di materiale biologico, i ricercatori devono talvolta
fronteggiare difficoltà operative per quanto
riguarda il consenso informato e la riservatezza. Questo succede perché, all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, è cresciuta l’attenzione verso la tutela dei dati
personali, e specialmente verso i dati cosiddetti “sensibili”, come i dati sanitari. Una
crescita di attenzione verso i diritti della
persona che è sicuramente opportuna e positiva.
Qui di seguito si cercherà di sviluppare
alcune considerazioni in proposito prendendo spunto da ricerche recentemente effettuate sulla nota mummia Ötzi. Allo scopo è utile ricordare, molto brevemente, il
contesto del ritrovamento e le successive vicende.
Il 19 settembre 1991, durante un’escursione sul ghiacciaio di Similaun in Tirolo, al
confine tra l’Italia e l’Austria, i coniugi Erika e Helmut Simon trovarono casualmente
una mummia. La mummia fu portata con
I
giovedì 19 febbraio 2015
un elicottero a Vent, in Austria, e poi con
Una ricostruzione del corpo di Ötzi ottenuta grazie a studi sulla mummia
un carro funebre a Innsbruck. Alla mummia fu dato nome Ötzi. Con la datazione
tramite radiocarbonio si stabilì che Ötzi risale circa al 3300 prima dell’era cristiana. fosse abitato da individui di origine germa- pio, «Nature Communications» e «Journal
of The Royal Society Interface».
Sorse presto una disputa tra Italia e Austria nica oppure italica.
Se ora applicassimo con qualche pignoleÖtzi fu sottoposto ad analisi del Dna
per stabilire se il ritrovamento fosse avvenuto sul versante italiano oppure su quello mitocondriale, che risultò simile al tipo dif- ria i requisiti del consenso informato e della
austriaco del ghiacciaio. Si appurò che il ri- fuso tra popolazioni dell’Europa centrale. riservatezza, potremmo osservare che: Ötzi
trovamento avvenne in territorio italiano, a L’analisi fu però contestata, perché effet- non ha dato alcun consenso al trasporto e
alla conservazione del suo materiale biolo92 metri dal confine, e che
gico; non ha dato alcun consenso alle riceril corpo fu portato oltre
che; non avrebbe mai potuto immaginare
confine fraudolentemente.
Gli studi sul corpo di Ötzi
che il suo corpo diventasse oggetto di una
Si raggiunse poi un accordo
disputa tra ricercatori (e tra autorità pubtra il Governo austriaco e la
vissuto 3300 anni prima dell’era cristiana
bliche); non ha tratto alcun beneficio dalle
Provincia di Bolzano e Ötzi
cercarono di stabilire
ricerche; non ha discendenti ai quali chiefu trasferito al Museo Ardere se presumibilmente avrebbero dato il
cheologico dell’Alto Adige,
se anticamente il territorio fosse abitato
consenso (anzi, i due gruppi locali che poa Bolzano. Come è noto, il
da individui di origine germanica o italica
trebbero essere discendenti sono in rivaliterritorio del ritrovamento è
tà); non ha lasciato alcun elemento che
diventato italiano dopo la
permetta di ricostruire la sua volontà, né vi
prima guerra mondiale, ma
nella zona è viva una forte identità tirolese tuata senza la partecipazione di scienziati è alcuna possibilità di interpretare il suo
e vi sono esplicite rivalità sui confini geo- italiani. Si passò poi all’analisi completa del pensiero a causa della distanza temporale e
grafici.
genoma, da cui si ricavò una notevole mole culturale.
Certamente nessuno contesta l’eticità delÖtzi, che fu ucciso da una freccia, è sta- di informazioni. Per esempio: Ötzi aveva
to studiato, per esempio, per stabilire se, probabilmente occhi scuri, era di gruppo le ricerche effettuate su Ötzi. La lezione
quando fu colpito, camminasse da nord a sanguigno 0, era intollerante al lattosio, che se ne può trarre è che le regole volte a
sud o viceversa (e di conseguenza, se l’assa- aveva una predisposizione per malattie co- tutelare le persone da possibili rischi devolitore fosse nord-europeo o mediterraneo). ronariche che contribuirono alla calcifica- no essere concepite e applicate in modo
In altre parole, si cercò di utilizzare Ötzi zione dei vasi. Le ricerche sono state pub- flessibile e proporzionale all’entità del riper stabilire se anticamente il Sud Tirolo blicate in prestigiose riviste, quali, ad esem- schio.
Non sono
in vendita
i palazzi storici
italiani
La vendita dei palazzi storici
dell’Eur «non è praticabile». Il
ministro italiano della Cultura
Dario Franceschini, all’indomani
della decisione dell’assemblea dei
soci di Eur Spa, ha ribadito che
«sarebbe sbagliato vendere per
fare cassa edifici vincolati e di
grande valore storico e
architettonico che contengono al
proprio interno l’Archivio centrale
dello Stato e musei di grande
importanza come il Museo delle
Tradizioni Popolari, il Pigorini, il
museo dell’alto medioevo. Sono
certo che Mef ed ente Eur
troveranno altre strade».
Rischi e controindicazioni legati a un mondo dominato dalla tecnologia
di CRISTIAN MARTINI GRIMALDI
Che l’automazione totale dei mezzi di
trasporto sia sempre più una realtà è un
fatto evidente ora che Google ha annunciato il famoso prototipo dell’auto
che si guida da sola. Tutto ciò in nome
del progresso e forse anche di una maggiore sicurezza. Eppure c’è ancora qualche scettico, come Nicholas Carr, che
nel libro The Glass Cage, Automation and
Us (New York, W.W. Norton & Company, 2015, pagine 288, dollari 20), mette
in guardia da un mondo interamente
dominato da macchine autosufficienti.
E lo fa proprio a partire dall’auto di
Google che si presenta come il futuro
degli spostamenti.
Infatti, nota Carr, anche il software
più avanzato non riesce a distinguere
un rottame pericoloso sulla strada da un
semplice pezzo di cartone. Ma più ancora degli ostacoli fisici, saranno forse
quelli giuridici a ostruire la via della
E la macchina va da sola
diffusione su larga scala dell’auto intelligente: di chi sarà la colpa in caso di incidente mortale dove è l’auto a guidare
se stessa? Del padrone del mezzo o di
coloro che hanno installato il software
di guida? E perché non del programmatore stesso? Carr se lo domanda: siamo
davvero disposti a lasciarci trasformare
in passeggeri passivi della nostra auto?
Insomma il piacere della guida resta:
non è perché abbiamo la playstation
che abbiamo smesso di giocare a calcio.
Ma può succedere che stando troppo
davanti ai videogame, possiamo perdere
invece l’abitudine di giocare il gioco vero atrofizzando così le nostre naturali
attitudini al movimento. Ed è quello
che sta succedendo secondo Carr
all’aviazione.
Gli aerei sono arrivati a un grado di
automazione
talmente
elevato che i piloti sono
ormai quasi delle comparse che si limitano a
controllare i sistemi elettronici di bordo: grazie al
sistema fly-by-wire su un
volo di linea di diverse
ore, solo quattro minuti i
piloti sono realmente alla
guida del velivolo: due
per decollare e due per
atterrare.
Negli anni Cinquanta
in un aereo c’erano cinque piloti, oggi ne sono
rimasti solo due, man
mano sostituiti dai sistemi elettronici. Il concetto
stesso di controllo manuale del velivolo è ormai obsoleto per i voli di
linea: oggi il software si
può permettere il lusso di
riscrivere l’ordine di manovra di un pilota nel caso questa venga reputata
troppo «estrema». Secondo Carr, non sempre
questo ha portato a una maggiore sicurezza dei voli, e questo perché i piloti
stessi — abituati a fare da meri custodi
del sofisticato sistema di autopilotaggio
— stanno disimparando a reagire alle situazioni di emergenza, come è avvenuto
a un Airbus dell’Air France nel 2009
dove i tre piloti in cabina, su un aereo
perfettamente funzionante, non sono
riusciti a reagire a una situazione imprevista dopo che il pilota automatico si
era disattivato per via di alcuni segnali
contraddittori da parte del software ingannato da un malfunzionamento
dell’indicatore di velocità. Il tutto causò
un incidente nel quale morirono tutte le
228 persone a bordo.
Ma un’automazione totale delle macchine, secondo Carr, non è augurabile
anche per i risvolti negativi che avrebbe
nel campo occupazionale. Viene sfatato
il mito della capacità della tecnologia di
creare nuovi posti di lavoro che semplicemente prima non esistevano. L’autore
prende come esempio gli Stati Uniti,
dove negli ultimi dieci anni la produttività è aumentata di molto rispetto ai
trent’anni precedenti, sono aumentati i
profitti delle grandi aziende, come pure
gli investimenti in nuove strumentazioni. Tutto questo avrebbe dovuto portare
a una forte crescita dell’occupazione,
ma ciò non si è verificato. Il numero
degli occupati negli ultimi dieci anni è
sostanzialmente rimasto invariato.
Ed è un inganno pensare che ciò sia
dovuto al fatto che molti lavori siano
semplicemente emigrati nei Paesi con
un livello salariale inferiore. Perché il
numero totale dei lavoratori nel manifatturiero, anche in Paesi che della manifattura sono i campioni, come la Cina,
è in decrescita da anni e questo rispetto
a una produzione che al contrario è di
Libro e muratura, gli immortali
Già gli antichi affermavano che tornare al passato significa
progredire. A più forte ragione, dunque, tale monito va fatto
proprio dai contemporanei, corteggiati e spesso sedotti dalla
tecnologia. È questo il consiglio che dà Mario Tozzi, primo
ricercatore presso il Consiglio nazionale delle ricerche nel saggio
Tecnobarocco. Tecnologie inutili e altri disastri (Torino, Einaudi,
2015, pagine 192, euro 18). La domanda di fondo è: la tecnologia
aiuta a vivere meglio? Per l’autore la risposta è no, ovviamente
facendo salve le conquiste positive. Occorre ritrovare — scrive
Tozzi — il senso autentico del progresso, smascherando le
inefficienze che deturpano il volto di una presunta avanguardia.
Numerosi i confronti suggeriti dall’autore: libro contro web,
cemento contro muratura, denaro contro moneta elettronica,
nonché la Costa Concordia e la costruzione delle piramidi. E a
vincere, con gli opportuni distinguo, sono il libro e la muratura.
Un paese vicino all’Aquila, San Demetrio ne’ Vestini, ristrutturato
in muratura, ha resistito egregiamente al terremoto del 2009.
Limitrofe costruzioni in cemento sono crollate. (gabriele nicolò)
molto aumentata, grazie proprio alle
macchine: perché appunto «le macchine
rimpiazzano i lavoratori più velocemente della capacità dell’economia di creare
nuova occupazione».
Se le considerazioni di Carr hanno il
pregio di essere controcorrente rispetto
a una generale infatuazione per tutto
ciò che è tecnologico, a volte però le
Con una vettura autosufficiente
si chiede Nicholas Carr
di chi sarà la colpa in caso
di incidente mortale?
Del padrone del mezzo o di coloro
che hanno installato il software?
sue argomentazioni sanno di partito
preso: come quando cita un pilota della
United Airlines che afferma che i piloti
stanno davvero dimenticando il loro
mestiere, quasi a voler alludere che l’automazione totale potrebbe portare a un
reale abbassamento del livello di sicurezza dei voli, quando in realtà i dati
sugli incidenti aerei ci dicono esattamente il contrario.
Sono però apprezzabili le conclusioni
che vanno finalmente a sfatare un tabù
da tempo radicato. «È assurdo pensare
che un’invenzione per il solo fatto di essere nuova debba automaticamente essere preferibile a una vecchia». Al riguardo, l’autore fa l’esempio della guida con
il cambio automatico rispetto a quello
“vecchio” manuale che procura delle
emozioni al guidatore che il cambio “innovativo” non concede più.
«Chiunque preferisca la cosiddetta
maniera di fare all’antica o semplicemente uno strumento meno sofisticato,
meno tecnologico, viene oggi tacciato di
essere affetto da luddismo, colpevole di
essersi lasciato andare alla nostalgia, di
fare scelte sentimentali piuttosto che razionali».
giovedì 19 febbraio 2015
L’OSSERVATORE ROMANO
di WALTER KASPER
apa Francesco va al fondamento
delle cose. Egli parte radicalmente, vale a dire comincia dalla radice (radix), dal vangelo. La lettura
spirituale e lo studio della Sacra
Scrittura (Dei Verbum, 21-26), raccomandati
dal concilio Vaticano II, sono per lui di fondamentale importanza, come mostrano le
sue omelie e i suoi discorsi (Evangelii gaudium 174s.). Per vangelo, però, Francesco
non intende un libro o i quattro libri che noi
indichiamo come i quattro vangeli.
Con “vangelo”, infatti, non si intende originariamente uno scritto o un libro, ma un
messaggio, più precisamente la consegna di
un messaggio buono e liberante, che cambia
la situazione radicalmente, mette l’uditore a
confronto con una situazione nuova e lo
chiama alla decisione. Nell’Antico Testamento vangelo è il messaggio dell’imminente liberazione del popolo di Israele dalla prigionia babilonese, nel Nuovo Testamento è il
messaggio, specifico di Gesù, dell’avvento
del regno di Dio, il messaggio che Gesù è il
Cristo, il messaggio della sua morte e della
sua risurrezione e del Signore innalzato, efficacemente presente nella Chiesa e nel mondo con il suo Spirito, il messaggio della speranza nella sua venuta definitiva, dell’inizio
e del dono della nuova vita. Ecco, per Francesco si tratta del vangelo di Dio, nella
Chiesa vitalmente predicato, creduto, celebrato e vissuto. Per lui è un vangelo della
gioia, nel senso di una sovrabbondante pienezza di vita che solo Dio, il quale è tutto in
P
Alla radice il Vangelo
Un Papa radicale
pagina 5
so in evidenza che la fede non è una summa
esteriore di una serie di verità, ma che ogni
affermazione è parte di un tutto articolato
(articulus fidei). Egli sapeva che gli articoli
fondamentali della fede implicano la totalità
del vangelo.
Anche il concilio Vaticano I aveva richiesto di comprendere la fede in base al nesso
interiore dei misteri e tenendo presente il fine ultimo dell’uomo (Dignitatis humanae,
3016). Una gerarchia non c’è solo tra le verità, ma anche tra le virtù. La morale cattolica
non è un catalogo di peccati e di errori. Tutte le virtù sono al servizio della risposta
d’amore (Evangelii gaudium, 39). Gesù stesso
riassume legge e profeti nel comandamento
principale dell’amore di Dio e del prossimo
(Matteo, 22, 34-40; cfr. 5, 43; Romani, 13, 810; Galati, 5, 14).
Papa Francesco lo indica come il cuore
del vangelo: «In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore
salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo
morto e risorto» (Evangelii gaudium, 36). Da
questo modo di vedere egli trae conseguenze
pratiche per la predicazione. Dice che nella
predicazione non si dovrebbe ridurre la dottrina ad aspetti secondari, la si deve piuttosto comprendere dal nesso con il messaggio
di Gesù Cristo, o meglio, a partire dal cuore
del suo messaggio (Evangelii gaudium, 34-39;
246). Solo se si vedono le verità della fede
nella loro intima connessione, le si può di
nuovo far risplendere nella loro bellezza originaria e in tutta la loro forza di attrazione.
Solo così si può di nuovo diffondere il profumo del vangelo (Dignitatis humanae, 34;
39). Questo programma kerygmatico richiama il principio di Lutero «ciò che mette al
centro Cristo (was Christum treibet)» e tuttavia è da esso anche molto differente. Infatti,
per il concilio e per Papa Francesco non si
tratta di un principio esclusivo, in base al
quale si possono eliminare le cosiddette verità secondarie o scomode, oppure le si può
liquidare come meno vincolanti. Per Papa
Francesco si tratta di un principio ermeneutico inclusivo e, appunto, soprattutto di
un’esigenza pastorale della predicazione; con
l’aiuto di tale principio egli vuole compren-
moderno un mio predecessore sulla cattedra Scrittura». Il vangelo è parola viva della pre- dando inizio a un rinnovamento radicale.
episcopale di Rottenburg, il vescovo Paul- dicazione. A questo riguardo, per errori da Pertanto, egli non si adegua né a uno scheWilhelm Keppler (1852-1926), nel libro Mehr tutte le parti e a causa di irretimenti storici, ma tradizionalista né a uno progressista.
Freude (Più gioia), diffuso in molte edizioni sfortunatamente si è giunti, nel XVI secolo, Con il suo gettare ponti verso le origini egli
e traduzioni. La Evangelii gaudium affronta il alla spaccatura della cristianità. Il concilio di è costruttore di ponti (pontefice) verso il fuproblema della Chiesa e del mondo attuale Trento (1545-1563), che si è confrontato con turo.
alla radice. All’urgenza del momento e alla la dottrina della Riforma protestante, non è
Il vangelo è un messaggio buono, ma ancrisi nella Chiesa essa risponde con il vange- stato cieco riguardo all’esigenza evangelica che un messaggio di sfida. È un appello alla
lo. Il vangelo è l’origine, data una volta per (intesa nel senso originario).
conversione e a un nuovo orientamento. In
tutte, la base permanente e la fonte contiGià nel primo decreto dogmatico procla- tal modo esso suscita necessariamente delle
nuamente zampillante di ogni cristiana dot- mò che voleva conservare e
trina e disciplina morale (Dignitatis humanae, ripristinare la purezza del
1501). Solo a partire dal vangelo la fede e la vangelo, intendendo con
Il Pontefice non si adegua
vita cristiana possono riconquistare la loro ciò il vangelo predicato,
freschezza (Evangelii gaudium, 11). La gioia creduto e vissuto nella
né a uno schema tradizionalista
del vangelo può suscitare di nuovo gioia di Chiesa come sorgente viva
né a uno progressista
vivere, gioia per la creazione, di tutta la verità salvifica e
per la fede e per la Chiesa. di tutta la morale.
Con il suo gettare ponti verso le origini
Solo la gioia come dono delSu questa base Trento ha
è costruttore del futuro
lo Spirito Santo (Romani, 14, introdotto un rinnovamento
17; 15, 13 e seguenti), la gioia della Chiesa e in uno dei
di una «evangelizzazione suoi primi decreti di riforcon Spirito» (Evangelii gau- ma ha indicato la predicadium, 259-261) può portare a zione come compito principale del vescovo. resistenze. Così, il discorso del Papa sul vanun nuovo inizio. Poiché Dio San Carlo Borromeo, considerato il modello gelo ha anche inquietato molti. Papa FranceAnticipiamo stralci dal libro del
è
il bene supremo, è tutto in del vescovo riformatore post-tridentino, è dipresidente emerito del Pontificio
sco parla molto del vangelo, ma sorprendentutti e tutto dona, secondo ventato in questo per Angelo Roncalli, il fuConsiglio per la promozione dell’unità
temente poco della dottrina della Chiesa.
Tommaso
la gioia nascerà turo Papa Giovanni XXIII, il modello certadei cristiani Papa Francesco. La
Perciò molti si chiedono: Che cosa pensa
come
pienezza
globale
rivoluzione della tenerezza e dell’amore.
mente anche della sua idea di concilio.
della dottrina della Chiesa? Vuole addirittudell’uomo dall’amore di Dio.
Radici teologiche e prospettive pastorali
Durante il concilio Vaticano II, a ogni sesCon questo approccio Papa
sione il libro dei vangeli veniva intronizzato
(Brescia, Editrice Queriniana, 2015,
Francesco si muove all’intersolennemente di fronte ai padri conciliari
pagine 134, euro 13) che esce il 19
no di una grande tradizione.
riuniti; il vangelo doveva avere il primo pofebbraio.
Nella storia della Chiesa il
sto. Il concilio ha poi rimesso la parola di
vangelo è stato sullo sfondo
Dio predicata e vissuta al centro della vita
di molti movimenti di rinnodella Chiesa (Dei Verbum 7; 21-26; Lumen
vamento, a partire dal monagentium, 23-25). Nella Evangelii nuntiandi
chesimo antico fino ai movi(1975), Paolo VI ha indicato l’evangelizzaziotutto, può donare (Evangelii gaudium, 4s.; menti di riforma del medioevo. Il più conone come la missione essenziale della Chiesa,
265).
sciuto è il movimento evangelico di san
anzi come la sua più profonda identità
Già i primi paragrafi della Evangelii gau- Francesco d’Assisi e di san Domenico. Fran(Evangelii nuntiandi, 14) e ha parlato della
dium mostrano che la gioia del vangelo non cesco, insieme ai suoi fratelli, ha voluto semnecessità dell’autoevangelizzazione della
consiste in primo luogo nel superamento di plicemente vivere il vangelo sine glossa, senza
Chiesa (Evangeli nuntiandi 15). Giovanni
un’ingiustizia sociale, per quanto ciò, come togliervi e senza aggiungervi nulla (cfr. Paolo II, in numerose allocuzioni e in modo
mostrano paragrafi successivi, stia a cuore a Evangelii gaudium, 271). Da questo movi- sintetico nell’enciclica missionaria RedemptoPapa Francesco.
mento evangelico di allora provengono i due ris missio (1990), ha sviluppato il programma
L’approccio va più in profondità. Si tratta più importanti teologi del medioevo, Tom- di una nuova evangelizzazione. Benedetto
della mancanza di gioia e di slancio, del maso d’Aquino (1225-1274) e Bonaventura XVI ha riproposto tale esigenza nella lettera
vuoto interiore e della solitudine della perso- (1221-1274).
apostolica Porta fidei (2011) e con quella per
na chiusa in se stessa e del suo cuore comoNella Summa della teologia di Tommaso il sinodo dei vescovi nel 2012. Il frutto di
do e avaro (Evangelii gaudium, 1s.). Il cuore d’Aquino si trova un articolo di sorprenden- questo sinodo è recepito in molti passi della
chiuso su se stesso (cor incurvatum) è, sia in te originalità sulla nuova legge del vangelo, esortazione apostolica Evangelii gaudium (1;
Agostino che in Martin Lutero, un noto mo- a cui Papa Francesco fa riferimento esplicito 14s.; 262-283). Così, l’evangelizzazione è ditivo per descrivere la situazione dell’uomo nella Evangelii gaudium (nn. 37; 43). In esso ventata il programma pastorale della Chiesa,
non ancora liberato. A questo si riallaccia Tommaso sostiene che il vangelo non è una anche e proprio con Papa Francesco. Papa
Francesco con il suo discorso sull’autorefe- legge scritta, non un codice di dottrine e Francesco si colloca in una tradizione che rirenzialità. In definitiva, il suo approccio alla precetti, bensì il dono interiore dello Spirito sale fino agli inizi, specialmente nella tradimancanza di gioia e di entusiasmo risale a Santo, che ci viene dato con la fede e che zione dei suoi immediati predecessori. Allo
ciò che, dai primi padri del deserto e fino a opera nell’amore.
stesso tempo egli è immerso nel presente del
Tommaso d’Aquino, è considerato il peccato
Solo secondariamente documenti e pre- nostro tempo. Nelle aporie del presente, inradicale e la tentazione originaria dell’essere scrizioni fanno parte di esso; essi devono in- fatti, la modernità rischia in Occidente di fiumano: l’acedia, l’inerzia del cuore, la forza dirizzarci al dono della grazia o portarla a nire postmodernamente nel nulla, mentre
di gravità che attira in basso, la pesantezza,
nel sud del mondo le conMarc Chagall, «La passeggiata» (1917-1918)
la nausea delle cose spirituali, che porta alla
seguenze economiche hantristezza di questo mondo (II Corinzi, 7, 10;
no effetti mortali per milioPer Francesco è la parola di Dio
cfr. Evangelii gaudium, 1s.; 81).
ni di persone. In questa siQuesta analisi del tempo presente non è,
tuazione
molti
cercano ra contrapporre vangelo e dottrina, come ha dere di nuovo il vangelo tutt’intero nella sua
nella Chiesa vitalmente
in realtà, un insieme di pensieri benintenzioun’alternativa, e la trovano
fatto la teologia liberale? Naturalmente Papa bellezza interiore, e far sì che torni a risplenpredicata e creduta, celebrata e vissuta
nati e pii, ma poco convincenti. Papa Fransempre di più nei movimenFrancesco non vuole fare propria questa dere (Evangelii gaudium, 237).
cesco non è solo in questo sforzo di analisi.
ti evangelicali. Alcuni osserÈ la parola della gioia
Papa Francesco non vuole rivoluzionare la
concezione liberale. Al contrario, il vangelo
Analisi analoghe si trovano in molti pensatovatori hanno individuato
nel senso di una sovrabbondante pienezza di vita
è, come aveva già detto il concilio di Trento, fede e la morale, vuole interpretare fede e
ri importanti e influenti dell’ultimo secolo.
questa tendenza evangelicaGià Søren Kierkegaard e poi, in modo dile anche nella Chiesa catto- la fonte da cui sono scaturite le dottrine. morale a partire dal vangelo. Conformemenche solo Dio, che è tutto in tutto, può donare
Ciò non è per Francesco soltanto una con- te al carattere kerygmatico del vangelo, egli
verso, Romano Guardini hanno parlato della
lica del XXI secolo.
malinconia, Martin Heidegger dell’angoscia
Papa Francesco ha com- statazione storica. Dalla constatazione stori- lo fa non in un linguaggio dottrinale astratcome stato d’animo di fondo, Jean-Paul Sarpreso questo battito del ca consegue piuttosto che si deve interpreta- to, ma in un linguaggio semplice, e però cotre della nausea dell’uomo d’oggi.
effetto; essi non hanno però alcun significa- cuore della Chiesa attuale. Egli non sostiene re la dottrina alla luce del vangelo. Papa municativo e dialogico non semplificante,
Friedrich Nietzsche ha descritto ironica- to autonomo in ordine alla comunicazione una posizione liberale, ma una posizione ra- Francesco trae questa conseguenza. Egli ri- che interpella le persone e le coinvolge. Comente “l’ultimo uomo”, che si accontenta della grazia, cioè nessun ruolo giustificante. dicale, nel senso originario della parola, os- chiama di nuovo alla coscienza il principio, sì, egli non rinuncia a nulla quanto a dottridella piccola banale felicità, per il quale pe- Con questa teologia del vangelo Tommaso sia che ritorna alle radici (radix). Il ritorno riaffermato dal concilio Vaticano II, della ge- na; in questo modo può piuttosto dire che la
rò non brilla più alcuna stella: «Che cos’è d’Aquino e Martin Lutero sono tra loro mol- all’origine non è tuttavia un ripiegamento rarchia delle verità. In tal modo chiede che fede è sempre una sorgente fresca e rinfrel’amore? E la creazione? E il desiderio? Che to più vicini di quanto sembri a prima vista. sullo ieri e sull’altro ieri, ma una forza per le molte e multiformi verità vadano interpre- scante (Evangelii gaudium, 11) e una verità
cos’è una stella? — così si chiede l’ultimo uo- Anche per Martin Lutero il cristianesimo un inizio coraggioso rivolto al domani. Con tate a partire dal loro fondamento e dal loro mai fuori moda (Evangelii gaudium, 265).
mo, e strizza l’occhio». Lucidamente, sulla non è una religione del libro, come invece si il suo programma evangelico egli si rifà al centro cristologico (Unitatis redintegratio, 11; Egli può convincere i credenti della bellezza
base di molte citazioni e osservazioni, ha è spesso inteso nella successiva storia del messaggio originario della Chiesa appunto Evangelii gaudium, 36). Questa dottrina non della fede e incoraggiarli a una vita gioiosa
evidenziato la mancanza di gioia dell’uomo protestantesimo appellandosi alla «sola come il bisogno fondamentale del presente, è nuova. Già Tommaso d’Aquino aveva mes- in virtù della fede.
Il libro
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 19 febbraio 2015
Lettera pastorale della Church of England in vista delle elezioni di maggio
Chi è
il mio prossimo?
LONDRA, 18. Un deciso rinnovamento della politica, con una «fresca visione morale del tipo di Paese che
vogliamo essere». È quanto chiede
la Church of England in vista delle
elezioni generali del 7 maggio prossimo. Un appello, che la stampa
britannica definisce senza precedenti, contenuto in una lettera pastorale
di 52 pagine, intitolata «Chi è il
mio prossimo?». Quasi un atto d’accusa che la House of Bishops rivolge non ai singoli partiti, ma alla
cultura politica del Paese, definita
quasi fallimentare, e formulato alla
vigilia di quelle che si presentano
come le elezioni più incerte della
storia del Regno Unito, anche per
la presenza accreditata nei sondaggi
di movimenti antieuropeisti e regionali che rivendicano autonomia.
«C’è una profonda contraddizione
— scrivono i presuli anglicani — negli atteggiamenti di una società che
celebra l’uguaglianza in linea di
principio, ma ancora tratta alcune
È morto a Parigi il padre domenicano Pedro Meca
Compagno della notte
PARIGI, 18. Il suo nome resterà
indissolubilmente legato all’associazione Les compagnons de la
nuit (I compagni della notte) e al
centro La Moquette, aperto nel
1992 a Parigi, in rue Gay-Lussac,
per ospitare, la sera fino a mezzanotte e mezza, clochard e senza fissa dimora, incontrandoli,
ascoltandoli. È morto ieri a Parigi, all’età di ottant’anni, padre
Pedro Meca Zuazu, domenicano,
uno dei “preti di strada” più conosciuti in Francia. A darne notizia lo stesso ordine domenicano:
«Con tristezza annunciamo la
morte di padre Pedro Meca,
compagno della notte per quelli
che non hanno niente. Un mendicante».
Nato a Pamplona, in Spagna,
Meca — ricorda il quotidiano «la
Croix» in un breve ritratto — entrò a 21 anni tra i Frati predicatori. Militò contro Franco a fianco
dei rifugiati baschi, poi fu barista-lavoratore sociale al «Cloître», locale aperto per iniziativa
dell’abbé Pierre. Conobbe la miseria, tra la gente. Decise di porsi
in prima linea per creare relazioni sociali più umane. Nacque così La Moquette, associazione dove i senzatetto trovarono non solo rifugio e ascolto ma vennero
coinvolti in dibattiti, conferenze,
presentazioni di libri, feste.
Nell’ottobre 2005 padre Pedro
prese la pensione di lavoratore
sociale ma, pur diradando le
“uscite”, non abbandonò mai i
suoi amici di strada. Capelli lunghi, berretto basco in testa, folta
barba bianca, Meca amava ripetere di non voler morire come
“padre fondatore”: «Dio ama tut-
Il Centro
Papa Francesco
per i giovani
a Betlemme
BETLEMME, 18. È stata benedetta
martedì, a Betlemme, la posa della prima pietra del Centro “Papa
Francesco” per i giovani. La
struttura sorgerà a Beit Jala, a 1,5
chilometri dalla basilica della Natività di Betlemme. Il progetto
prevede il ripristino di un edificio
storico un tempo chiamato «Casa
per studenti Santa Teresa», e la
costruzione di un’ala di tre piani.
Al suo interno sarà realizzato un
centro di accoglienza per i giovani, ai quali verrà garantito uno
spazio per attività e riunioni. È
prevista, inoltre, la costruzione di
56 camere per i giovani pellegrini, una sala da pranzo, una sala
per le riunioni, una cappella e altri spazi esterni.
La benedizione della prima
pietra è stata presieduta dal patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal. Alla cerimonia
erano presenti, tra gli altri, i vescovi ausiliari di Gerusalemme,
monsignor William Hanna Shomali e monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo.
ti perché vede in ognuno qualcosa di bello. Io cerco di vedere
qualcosa di bello in colui che è
distrutto dall’alcol, dalla droga,
dai fallimenti della vita».
persone, specialmente i poveri e i
vulnerabili, come indesiderati». Di
qui l’invito ad affrontare chiaramente nel dibattito preelettorale alcuni
temi cruciali come l’economia, il
welfare, l’immigrazione, la guerra, lo
sviluppo internazionale.
Nelle parole dei vescovi anche un
appello convinto per una partecipazione al voto, contrastando così
quei settori dell’opinione pubblica
che facendo gioco sul malcontento
popolare dipingono come «inutile»
il ricorso alle urne e spingono
sull’astensionismo. «Vogliamo incoraggiare le persone ad impegnarsi
più profondamente con la politica»,
ha spiegato alla Bbc il vescovo anglicano di Leicester, Tim Stevens.
La lettera pastorale, rivolta ai fedeli
e alle parrocchie, incoraggia dunque
i membri della Church of England a
impegnarsi nel processo politico prima delle elezioni generali, mettendo
da parte l’interesse personale e a votare per il «bene comune». Infatti,
«il privilegio di vivere in una democrazia significa dover usare il nostro
voto in maniera meditata per il bene degli altri». In questo senso, si
sottolinea che «siamo ormai così
abituati a credere che l’interesse personale debba guidare ogni nostra
decisione, da rendere necessario un
salto di fantasia per immaginare la
presenza di una istituzione che tuteli anche coloro che sono in disaccordo con noi». Proprio in questo contesto i vescovi stigmatizzano una
cultura politica ormai «quasi moribonda». Nel documento anche la
difesa del diritto della Church of
England di intervenire sulla scena
politica: «Non è possibile separare
il modo con cui una persona percepisce il suo posto nell’ordine del
creato dalle sue credenze religiose».
Dal cardinale Raï esortazione ai maroniti
Una Quaresima di solidarietà
con i cristiani perseguitati
BKERKÉ, 18. I cristiani sono invitati a dare prova di solidarietà, ricordando anche che, secondo la dottrina della Chiesa, «su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale».
Nel messaggio per la Quaresima
— del quale il quotidiano libanese
in lingua francese «L’O rient-Le
Jour» offre una sintesi — il patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Béchara Boutros Raï, esorta
i fedeli a dar prova di generosità e
a rispondere, secondo i propri
mezzi, agli immensi bisogni dei
«fratelli cacciati dalle loro case e
spinti all’esodo dalla guerra», e
che si trovano ora in Libano, in
Siria, in Iraq, in Egitto, in Terra
Santa. Il porporato sottolinea al
riguardo che Caritas Libano è un
organo ufficiale della pastorale sociale della Chiesa e che la sua
principale campagna di raccolta
fondi si tiene proprio durante il
periodo quaresimale.
Il patriarca cita il messaggio del
Papa per la Quaresima, sottolineando la necessità di scuotere
l’indifferenza di fronte ai mali del
mondo.
Alcune settimane fa, il cardinale
Raï aveva dichiarato che anche la
povertà e la privazione «stanno
destabilizzando» il Vicino oriente,
perché «non ci può essere pace
dove c’è sottosviluppo». E aveva
richiamato l’attenzione su fattori
fondamentali e spesso dimenticati
dei conflitti che destabilizzano
l’area, dove le fazioni jihadiste
guadagnano spazio anche in virtù
delle risorse finanziarie con cui riescono a stipendiare nuovi combattenti arruolati nelle proprie file.
A fine gennaio, i patriarchi e i
capi
delle
Chiese
cristiane
d’Oriente, riuniti a Bkerké nella
sede del Patriarcato maronita, avevano invece sottolineato che le
guerre che devastano l’area medioorientale, a partire da Siria e Iraq,
avranno termine solo quando verrà
interrotto il flusso di armi e denaro
indirizzato verso fazioni armate e
gruppi terroristici da parte di alleati e sponsor regionali e internazionali.
La diocesi di Cádiz y Ceuta chiede il rispetto dei diritti dei migranti
In nome della giustizia
con la Chiesa di Tangeri
CEUTA, 18. «Con la Chiesa di Tangeri uniamo la nostra voce a quella
di coloro che, in nome della giustizia, chiedono il rispetto dei diritti
di quanti, per mancanza di documenti, sono considerati irregolari,
illegali o clandestini. I migranti sono nati liberi e uguali a noi in dignità e diritti. Questi nostri fratelli
hanno diritto alla vita e le leggi li
costringono a rischiare di perderla
quando cercano l’opportunità di
un futuro migliore». Sono le prime
righe di un documento con cui la
diocesi spagnola di Cádiz y Ceuta
— che comprende la parte meridionale della provincia di Cadice, nel
sud della penisola iberica, e l’enclave spagnola di Ceuta in Marocco —
denuncia la gravità della situazione
Campagna di lotta alla povertà
Manos Unidas
per il sud del mondo
MADRID, 18. È dedicata alla lotta contro la povertà la campagna promossa nel 2015 da Manos Unidas, l’organizzazione caritativa della Chiesa cattolica in
Spagna, che nei giorni scorsi ha
celebrato la sua Giornata nazionale. Accompagnata dallo slogan «Lottiamo contro la povertà», la nuova campagna potrà
contare sulle collette delle diocesi spagnole, il cui ricavato verrà
devoluto in favore di oltre mille
progetti di sviluppo in più di
sessanta Paesi del mondo. Solo
nel corso del 2014, l’organizzazione ha approvato 608 nuovi
progetti destinando un importo
di quasi 47 milioni di euro a iniziative di cooperazione.
La nuova campagna intende
riassumere il lavoro compiuto
negli ultimi otto anni, nell’ambito degli Obiettivi di sviluppo
del millennio, e mira ad aprire
nuovi percorsi nella lotta alla
povertà. La presidente di Manos
Unidas, Soledad Suárez Miguélez, ricordando che «nel 2015 le
Nazioni Unite ratificheranno gli
Obiettivi di sviluppo sostenibile», evidenzia che la nuova campagna è un appello «alla società
spagnola di uno sforzo in più,
un impegno che realmente funzioni e permetta di offrire opportunità a milioni di persone
“invisibili”, private dei loro diritti ed escluse nel processo decisionale sempre a beneficio dei
potenti contro coloro che hanno
meno». La campagna potrà contare anche sulle esperienze di
due testimonial: Jorge Crisafulli,
missionario argentino, superiore
provinciale dei salesiani nella
provincia anglofona dell’Africa
occidentale, e madre Caridad
Paramundayil, missionaria in India.
alla frontiera, in particolare nelle
città autonome spagnole di Ceuta e
Melilla. «Denunciamo l’aberrazione giuridica» costituita dalla nuova
legge organica di pubblica sicurezza, approvata dal Congresso in
Spagna, che consente le cosiddette
espulsioni sommarie «degli stranieri che hanno attraversato illegalmente la frontiera di Ceuta e Melilla; la legge discrimina ed esclude
dalla protezione proprio quegli
stranieri che sono in pericolo».
La situazione nel sud della Spagna sta diventando di giorno in
giorno sempre più tesa a causa dei
continui tentativi di ingresso da
parte di gruppi di immigrati africani. Secondo l’Associazione pro-diritti umani Andalucia, attraverso la
frontiera sud, nel 2014 sono entrate
in Spagna 11.146 persone, cioè
3.596 in più rispetto all’anno precedente. Oltre 20.000 persone, sempre nel 2014, hanno tentato di superare in territorio africano l’alta
rete di separazione di Ceuta e Melilla, ma solo 2.300 sono riusciti
nell’impresa.
Per la diocesi spagnola, l’attuale
legislazione «nega l’uguaglianza
delle persone, nega ai migranti il
diritto di essere ascoltati pubblicamente da un tribunale, e li condanna a punizioni che consideriamo
crudeli per gli animali. Le leggi di
un popolo danno la misura della
sua umanizzazione. Il nostro modo
di trattare gli immigrati oggi, piaccia o no, lascerà il segno nella nostra storia».
Di qui l’appello: «a nome dei
migranti, chiediamo al popolo spagnolo di non permettere di sporcare la propria storia con l’iniquità
della sofferenza straziante causata a
migliaia di innocenti».
A Houston l’incontro annuale della Christian Churches Together in the Usa
Il dono dell’immigrazione
«La Chiesa deve valorizzare il ruolo dei migranti a sostegno del popolo di Dio nella trasformazione
della società contemporanea negli
Stati Uniti»: con queste parole il
reverendo presbiteriano Carlos Malavé ha sintetizzato il messaggio
conclusivo dell’incontro annuale
della Christian Churches Together
(Cct) negli Stati Uniti, dedicato al
tema Immigrant Faith Communities
and the Future of the Churches in the
Usa. Si tratta di un argomento in
questi giorni particolarmente caldo
nel Paese nordamericano, dove la
riforma dell’immigrazione alimenta
accesi dibattiti.
Commentando gli esiti della riunione conclusasi la settimana scorsa a Houston, in Texas, Malavé,
direttore esecutivo del ramo statunitense della Cct, ha posto l’accento su come la nuova immigrazione,
che per la maggior parte è di tradizione cristiana, stia cambiando radicalmente le comunità religiose
del Paese, con conseguenze immediate e profonde nella vita culturale e politica di tutta la società. Da
un punto di vista ecumenico, se-
condo il reverendo Malavé è centrale, per un ulteriore sviluppo del
dialogo ecumenico, che i cristiani
sappiano trovare delle strade per
affrontare insieme i temi della povertà, della fame, dell’immigrazione
e della riconciliazione, per contribuire non solo al superamento dello scandalo della divisione ma anche per favorire la costruzione di
una società fondata sui valori
cristiani.
Si tratta di un compito che, come è stato ricordato in vari interventi ascoltati a Houston, deve vedere la Christian Churches Together impegnata in prima persona
per rafforzare la missione della
Chiesa nella società statunitense in
uno spirito di fedeltà a quella «vocazione ecumenica» che ha caratterizzato la Cct fin dalla sua fondazione, nel 2001. I cristiani dovrebbero trovare delle forme per far
sentire la loro voce sul valore
dell’immigrazione nella società, anche in vista delle prossime elezioni
presidenziali, mostrando di quante
ricchezze spirituali siano portatori
coloro che giungono negli Stati
Uniti, spesso alla ricerca di un
lavoro.
La presenza degli immigrati nelle comunità cristiane costituisce un
elemento di rinnovamento e di arricchimento, come è stato sottolineato da Daniel Groody, sacerdote
cattolico, che ha citato Papa Francesco e le più recenti dichiarazioni
dei vescovi statunitensi. L’incontro
fra tradizioni spirituali e liturgiche
diverse, che si richiamano spesso
alla confessione cristiana, rappresenta una sfida e insieme contribuisce alla comprensione di cosa significhi per i cristiani partecipare alla
costruzione dell’unità visibile della
Chiesa (riccardo burigana).
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 19 febbraio 2015
pagina 7
Nei saluti all’udienza generale l’appello di Papa Francesco
Pace
per l’Ucraina
Pace per l’Ucraina, per il Medio
oriente e per il Nord Africa,
in particolare per la Libia. Le aree
di conflitto più calde nel mondo
sono state al centro delle preoccupazioni
espresse dal Papa nei saluti
ai gruppi di fedeli presenti all’udienza
generale di mercoledì 18 febbraio,
in piazza San Pietro.
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua francese, in particolare alla parrocchia caldea di Pantoise
e ai numerosi giovani. Siccome comincia il tempo della Quaresima, vi
invito a riscoprire di nuovo la bellezza della fraternità, a viverla e ad
espanderla intorno a voi. Che Dio vi
benedica!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Giappone e Stati Uniti
d’America. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace nel
Signore Gesù. Dio vi benedica!
Un sentito benvenuto ai pellegrini
di lingua tedesca e di lingua neerlandese. Saluto in particolare il
gruppo di studenti di diritto canonico provenienti da Monaco di Baviera e Augsburg, nonché la Confraternita della Beata Maria Vergine di
Maastricht accompagnata dal Vescovo Mons. Frans Wiertz. A tutti auguro una visita fruttuosa a Roma, la
città dei santi e dei fedeli di tutto il
mondo. Il Signore vi protegga sempre sul vostro cammino.
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los numerosos jóvenes, así como a los grupos provenientes de España, Chile, Argentina y otros países
latinoamericanos. Pidamos al Señor
que en esta Cuaresma, que hoy iniciamos, bendiga a las familias y su
generosa entrega. Que en ellas
aprendamos a ser siempre hermanos.
Muchas gracias.
Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi
tutti, specialmente i fedeli di Nogueiró e gli studenti e i professori
dell’«Agrupamento de Escolas de Vi-
Gruppi di fedeli in piazza San Pietro
All’udienza generale di mercoledì 18 febbraio, in piazza San Pietro, erano presenti i
seguenti gruppi.
Da diversi Paesi: Fratelli del Sacro
Cuore.
Dall’Italia: Seminaristi della Diocesi di Taranto; Gruppi di fedeli dalle
Parrocchie: San Pietro, in Zevio; Santissimo Nome di Maria, in Castel
d’Azzano; San Zeno in Santa Maria
Assunta, in Cerea; Santissimo Redentore, in Caselle di Sommacampagna;
Santa Margherita, in Schiavon; San
Giovanni Battista, in Longa; San Giorgio, in Poleo di Schio; San Martino, in
Sottomarina; Duomo di Monselice;
San Lorenzo, in Pozzolengo; Madonna
delle rose, in Torino; San Lorenzo, in
Cavour; San Giovanni Battista, in Magione; Santa Maria Assunta, in Poli-
rodzicami; grupy turystyczne z Tokarni
i Opola; pielgrzymi indywidualni.
De France: Groupe de pèlerins du
diocèse de Versailles; paroisse Immaculée Conception, de Paris; paroisse
Saint-Nicolas, de Montmerle-sur-Saône; paroisse chaldéenne Saint-Thomas,
de Pontoise; aumônerie des lycéens de
Périgueux et Bergerac; groupe de lycéens, de Créteil; groupe de jeunes
scouts d’Europe, de Triel-sur-Seine;
groupe Jubilate Deo, de Nancy.
From England: Pilgrims from the
following parishes: Immaculate Conception, London; St Augustine of Canterbury, Meir, Stoke on Trent; Students and staff from: Corpus Christi
Catholic College, Leeds; Magdalen
College School, Oxford; St Augustine
Catholic College, Trowbridge, Wilt-
School, New York; Mount St Charles
Academy, Woonsocket, Rhode Island.
Aus der Bundesrepublik Deutsch-
land: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Andreas, Babenhausen;
St. Lambertus, Düsseldorf; St. Anastasius, Erlach; Pfarreiengemeinschaft
Fremdingen; St. Birgitta, Gnadenberg;
St. Martin, Stuttgart; Mariä Himmelfahrt, Weildorf; Pilgergruppen aus Aalen; Bösingen und Umgebung; Donnersdorf und Traustadt; Emmendingen; Rottweil; Behindertenseelsorge
Bistum Mainz; Studierende des Kirchenrechts der Universitäten München
und Augsburg; Ehemalige Lehrer der
Hauptschule Oberroning, Mallersdorf;
Leserreise Traunsteiner Tagblatt; Ministranten aus dem Pfarrverband Perlesreut-Fürsteneck, St. Andreas / St. Johannes Baptist, Perlesreut; KPE-Pfadfinder aus der Pfarrei Hl. Maria Goretti, Mühldorf a. Inn;
seu», vi incoraggio a scommettere su
ideali grandi, ideali di servizio che
allargano il cuore e rendono fecondi
i vostri talenti. Fidatevi di Dio, come la Vergine Maria! Volentieri benedico voi e i vostri cari.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Terra
Santa, dall’Iraq e dal Medio Oriente. Gesù ha illuminato, con l’incarnazione, l’esperienza della fraternità
umana, aprendo i suoi orizzonti ad
accogliere ogni uomo, specialmente i
più bisognosi e poveri. Egli ha istituito la fraternità che oltrepassa ogni
ostacolo di colore, di lingua e di cultura per abbracciare tutti gli uomini
quando ci ha insegnato a rivolgerci
a Dio chiamandoLo “Padre nostro”!
Il Signore vi benedica e vi protegga
tutti dal maligno!
Do il mio benvenuto ai pellegrini
polacchi. Nello spirito dell’odierna
catechesi ancora una volta incoraggio voi tutti a ricordare che la famiglia, le comunità di persone unite
dall’amicizia, le parrocchie, gli ambienti di lavoro, sono importanti
luoghi per stringere legami fraterni.
La ricchezza delle vostre amicizie, le
buone relazioni reciproche, la sollecitudine per il prossimo s’irradino
sugli altri, affinché, grazie alla vostra
esperienza, crescano nello spirito di
carità evangelica, di dedizione e di
solidarietà con i fratelli. Sia lodato
Gesù Cristo.
Uit het Koninkrijk der Nederlan-
Saluto cordialmente i Vescovi
dell’Ucraina, Слава Ісусу Христу!
(Sia lodato Gesù Cristo!) venuti in
visita “ad limina”, come pure i pellegrini delle diocesi che li accompagnano. Fratelli e sorelle, so che tra
le tante altre intenzioni che portate
alle Tombe degli Apostoli c’è la richiesta della pace in Ucraina. Porto
nel cuore lo stesso desiderio e mi
unisco alla vostra preghiera, perché
al più presto venga la pace duratura
nella vostra patria. Dio vi benedica!
Uit het Koninkrijk België: Heiliger
Do un cordiale benvenuto ai pellegrini provenienti dalla Slovacchia.
I bravi difensori della famiglia! Particolarmente ai delegati dei movi-
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus den Pfarren: Maria am
Berg, Hallstatt; Maria zu den drei
Feichten, Hitzendorf; Mariä Himmelfahrt, Linz; Pilger aus Neumarkt in der
Steiermark; St. Oswald bei Haslach.
Aus der Provinz Bozen - Republik
Italien: Jugendgruppe aus der Pfarre
Maria Himmelfahrt, Meran; Kulturreisegruppe aus Südtirol.
den: Pelgrimsgroep uit het Broederschap van Onze Lieve Vrouw Basiliek
uit Maastricht in begleidung van bisshop Franz Wiertz.
menti e delle associazioni di fedeli
laici.
Fratelli e sorelle, l’Apostolo Paolo
invita: «Vi supplichiamo in nome di
Cristo: lasciatevi riconciliare con
Dio». Sentiamo all’inizio del Tempo
di Quaresima questo richiamo rivolto personalmente a ciascuno di noi e
mettiamolo in pratica con generosità. Con affetto vi benedico.
Sia lodato Gesù Cristo!
Vorrei invitare ancora a pregare
per i nostri fratelli egiziani che tre
giorni fa sono stati uccisi in Libia
per il solo fatto di essere cristiani. Il
Signore li accolga nella sua casa e
dia conforto alle loro famiglie e alle
loro comunità.
Preghiamo anche per la pace in
Medio Oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti e i
profughi. Possa la Comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche
alla difficile situazione in Libia.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto le Suore Catechiste
Rurali del Sacro Cuore con l’Associazione “Zambia per la Vita” e il
Presidio riabilitativo “Villa Maria” di
Monticello Conte Otto. Il mio pensiero va ai giovani del Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale, che oggi, in diverse parti del
mondo, si raccolgono in preghiera
per l’ora di adorazione eucaristica.
Mi unisco spiritualmente a loro
nell’esprimere apprezzamento per
questa iniziativa ed auspico che le
nuove generazioni possano andare
sempre più incontro a Cristo.
Saluto i giovani, gli ammalati e
gli sposi novelli. La Quaresima è un
tempo favorevole per intensificare la
vostra vita spirituale: la pratica del
digiuno vi sia di aiuto, cari giovani,
per acquisire padronanza su voi stessi; la preghiera sia per voi, cari ammalati, il mezzo per affidare a Dio
le vostre sofferenze e sentirne la sua
presenza amorevole; le opere di misericordia, infine, aiutino voi, cari
sposi novelli, a vivere la vostra esistenza coniugale aprendola alle necessità dei fratelli.
Buona Quaresima a tutti!
Lutti nell’episcopato
Monsignor Antonio Lanfranchi,
arcivescovo di Modena-Nonantola, in Italia, è morto alle 13.30 di
martedì 17 febbraio, all’età di 68
anni, a seguito di una grave malattia che lo aveva colpito nel
maggio scorso.
Il compianto presule era nato
in Grondone di Ferriere, diocesi
di Piacenza-Bobbio, il 17 maggio
1946 ed era stato ordinato sacerdote il 4 novembre 1971. Eletto alla sede residenziale di CesenaSarsina il 3 dicembre 2003, aveva
ricevuto l’ordinazione episcopale
l’11 gennaio 2004. Promosso a
Modena-Nonantola il 27 gennaio
2010, era stato membro della
Commissione episcopale della
Cei per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le
Chiese e vicepresidente dei vescovi dell’Emilia-Romagna. Le esequie saranno celebrate giovedì 19
febbraio alle ore 15 nella cattedrale modenese dal cardinale Carlo
Caffarra, arcivescovo di Bologna.
Monsignor Joseph Devellerez
Thaung Shwe, vescovo emerito di
Pyay, è morto in Myanmar martedì 17 febbraio, verso le 6 del mattino, dopo un periodo di ricovero
ospedaliero a Yangon.
Il compianto presule era nato
il 10 ottobre 1935 a Pike Kyone,
nell’arcidiocesi di Mandalay, ed
era stato ordinato sacerdote il 10
gennaio 1961. Eletto alla sede residenziale di Prome il 2 ottobre
1975, aveva ricevuto l’ordinazione
episcopale il 2 febbraio 1976. Il 3
dicembre 2010 aveva rinunciato al
governo pastorale della diocesi
che dall’8 ottobre 1991 aveva mutato nome in Pyay. Le esequie saranno celebrate giovedì 19 febbraio nella cattedrale dedicata a
Saint Paul dal cardinale Charles
Maung
Bo,
arcivescovo
di
Yangon.
Josef, Arendonk.
gnano a Mare; San Tammaro, in Grumo Nevano; Soci dei Lions Club di
Pistoia; Soci del Rotary Club di Roma
Mediterraneo; Associazione Gruppo
Zambia per la vita; Associazione europea per i diritti dell’uomo; Associazione italiana assistenza spastici, di Novi
Ligure; Associazione Noi del Tosi, di
Busto Arsizio; Associazione volontari
Serostuni, di Ostuni; Associazione la
carovana del sorriso, di Lecco; Sindacato Fioristi della Provincia di Ragusa;
Presidio riabilitativo «Villa Maria», di
Monticello Conte Otto; Gruppi Scout
da Gorizia, e da Celico; Gruppi di studenti: Istituto Verga, di Gela; Istituto
Prealpi, di Saronno; Istituto Taddeo
da Sessa, di Sessa Aurunca; Istituto
Fermi, di Catanzaro; Istituto alberghiero, di Margherita di Savoia; Scuola
media, di Rovereto in Piano; Scuola
Palmieri - San Giovanni Bosco, di San
Severo; Scuola L’Arca, di Legnano;
Scuola Don Luigi Monza, di Cislago;
Scuola Santa Dorotea, di Thiene;
Scuola Cesare Baronio, di Roma;
Scuola elementare, di Pedrengo; Circolo didattico, di Mondragone; Gruppi
di fedeli da Sant’Antimo; Roveredo in
Piano.
Dalla Svizzera: Zona pastorale Valle
Verzasca e Piano.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Slovacchia;
Croazia; Ungheria; Fedeli dall’Ucraina,
in occasione della Visita “ad Limina”
della Conferenza Episcopale Ucraina.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii Narodzenia Najświętszej Maryi Panny z
Ponieca; pielgrzymka Zgromadzenia
Sióstr Franciszkanek Rodziny Maryi;
drużyna Rugby na Wózkach Flying
Wings z Rzeszowa; nauczyciele z Alwerni; dzieci z Polskiej Szkoły im. św.
Jana Pawła II z Arcueil koło Paryża z
shire; St Robert of Newminster High
School, Washington, Tyne and Wear.
From Japan: Pilgrims from the
Province of Tokushima.
From the United States of America:
Pilgrims from the following parishes:
St Bernadette, Fall River, Massachusetts; Visitation of the Blessed Virgin,
Vienna, Missouri; Pilgrims from the
U.S. Naval Base, Naples, Italy; A
group of lay people accompanied by a
Sister of Loretto; Students and faculty
from: Duquesne University, Pittsburgh,
Pennsylvania; Paramus Catholic High
School, New Jersey; St Anthony High
De España: Parroquia San Pío X,
de Orense; Parroquia San Martín,
Moana; Parroquia Santa María del
Puerto de Marín, Pontevedra; Unidad
pastoral Ensanche, Ferrol; Colegio de
la Inmaculada Concepción, de Gijón;
Colegio Nuestra Madre del buen consejo, de León; Instituto Gaspar Lax,
de Sariñena; Instituto Máximo Laguna, Santa Cruz de Mudela; Instituto
Eladio Cabañero, Tomelloso; Instituto
Peñacorada, de León; Instituto Maestro Juan Rubio, de La Roda.
Presa di possesso
del cardinale De Magistris
La Chiesa di Modena–Nonantola, unitamente ai familiari, affida al Signore
Risorto l’anima del suo amato Arcivescovo
De Argentina: grupos de peregrinos.
De Chile: Students of St. George’s
College, de Santiago.
S.E. Mons.
Do Portugal: Agrupamento de escolas zona urbana de Viseu; Paroquia de
Nogueiro.
ANTONIO LANFRANCHI
di anni 68
deceduto martedì 17 febbraio 2015.
Mentre ringrazia il Padre per il dono
di questo Pastore buono e fedele, invita alla celebrazione di commiato che si
terrà nella Basilica Metropolitana di
Modena giovedì 19 febbraio 2015 alle
ore 15.
Messa per i dipendenti vaticani
Liberi dal male
Viviamo in tempi di guerra a causa del male che è presente nel
mondo. E questa presenza è frutto
di una vita senza Dio, perché chi
si allontana da Dio non prega,
mentre i cristiani devono pregare
come Gesù ha insegnato. Lo ha
raccomandato il cardinale Angelo
Comastri ai dipendenti della Città
del Vaticano che nella basilica di
San Pietro hanno partecipato alla
consueta concelebrazione eucaristica del mercoledì delle Ceneri.
Nella mattina del 18 febbraio,
all’altare della Cattedra, con il
porporato hanno concelebrato, tra
gli altri, l’arcivescovo Rizzato, già
elemosiniere di Sua Santità, i ve-
scovi Vérgez Alzaga, segretario generale del Governatorato, Lanzani, presidente della Fabbrica di
San Pietro, e Corbellini, presidente dell’Ufficio del lavoro della Sede Apostolica, con sacerdoti che
svolgono il loro ministero in Vaticano.
All’omelia il cardinale ha proposto una riflessione sul Padre
Nostro, soffermandosi in particolare sulla richiesta di liberazione
dalla tentazione e dal male. Lo
spunto è stato tratto dai libri di
preghiera scritti da Alexis Carrel
(1873-1944), medico e biologo
francese, premio Nobel nel 1912,
convertitosi a Lourdes.
†
“Beato l’uomo
che trova in te il suo rifugio
E ha le tue vie nel suo cuore”
(Sal. 84,6)
Modena 18 febbraio 2015
†
Nel pomeriggio di martedì 17 febbraio, il cardinale Luigi De Magistris, propenitenziere maggiore emerito, ha solennemente preso possesso della diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in Via Lata. Nella chiesa romana di
via del Corso 45 il porporato è stato accolto dal rettore Adelcio Vultuoso,
degli agostiniani scalzi, che gli ha presentato il crocifisso per il bacio e la venerazione. Successivamente ha assistito alla messa celebrata dall’arcivescovo
di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio. Tra i presenti anche l’arcivescovo Pier
Giacomo De Nicolò, nunzio apostolico, monsignor Winfried König, prelato
della Camera apostolica, che ha letto la bolla, e il priore generale degli agostiniani scalzi Gabriele Ferlisi. Ha diretto il rito monsignor Marco Agostini,
cerimoniere pontificio.
Il Segretario Generale del Sinodo dei
Vescovi, Sua Em.za Rev.ma Card. Lorenzo Baldisseri, con il Sotto-Segretario, Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Fabio
Fabene, insieme a tutti i Collaboratori,
partecipano al profondo dolore del
Rev. Mons. Etienne Brocard per la
scomparsa della sua amata sorella
FABIENNE BRO CARD
IN CASTANIER
avvenuta a Parigi (Francia) il 10 febbraio 2015.
Si uniscono alla preghiera della famiglia affinché il Signore Risorto doni
alla sua anima gioia e pace eterna.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 19 febbraio 2015
Pablo Picasso
«I due fratelli» (1906)
All’udienza generale il Papa parla dei fratelli
Dalla stessa carne
È necessario «riportare la fraternità al
centro della nostra società tecnocratica e
burocratica»: lo ha detto Papa
Francesco durante l’udienza generale di
mercoledì 18 febbraio, in piazza San
Pietro. Proseguendo nel ciclo di
catechesi dedicate alla famiglia, il
Pontefice ha parlato dei fratelli.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Nel nostro cammino di catechesi sulla famiglia, dopo aver considerato il
ruolo della madre, del padre, dei figli, oggi è la volta dei fratelli. “Fratello” e “sorella” sono parole che il
cristianesimo ama molto. E, grazie
all’esperienza familiare, sono parole
che tutte le culture e tutte le epoche
comprendono.
Il legame fraterno ha un posto
speciale nella storia del popolo di Dio,
che riceve la sua rivelazione nel vivo
dell’esperienza umana. Il salmista
canta la bellezza del legame fraterno: «Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!» (Sal
132, 1). E questo è vero, la fratellanza è bella! Gesù Cristo ha portato
alla sua pienezza anche questa esperienza umana dell’essere fratelli e sorelle, assumendola nell’amore trinitario e potenziandola così che vada
ben oltre i legami di parentela e
possa superare ogni muro di estraneità.
Sappiamo che quando il rapporto
fraterno si rovina, quando si rovina il
rapporto tra fratelli, si apre la strada
ad esperienze dolorose di conflitto,
di tradimento, di odio. Il racconto
biblico di Caino e Abele costituisce
l’esempio di questo esito negativo.
Dopo l’uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: «Dov’è Abele, tuo
fratello?» (Gen 4, 9a). È una doman-
In preghiera per la pace
La preghiera del Papa per la
pace in Medio oriente, nel nord
Africa e in Ucraina ha segnato
l’udienza generale del mercoledì
delle Ceneri in piazza San
Pietro. Francesco ha ricordato in
particolare le vittime e i
profughi e ha rivolto un nuovo
appello alla comunità
internazionale perché si trovino
soluzioni pacifiche
ai conflitti in atto.
Accompagnati dai vescovi, a
Roma per la visita ad limina,
hanno subito fatto sentire la
loro voce i cento ucraini venuti
in pellegrinaggio espressamente
«per pregare per la pace in
Ucraina». E proprio
rivolgendosi direttamente a loro
il Pontefice ha confidato di
portare «nel cuore lo stesso
desiderio» e si è unito alla loro
preghiera «perché al più presto
venga la pace duratura nella
vostra patria».
Nel segno «della memoria e
della giustizia», Francesco ha
quindi salutato i rappresentanti
dell’associazione che riunisce i
sopravvissuti e i familiari delle
vittime dell’attentato del 18
luglio 1994 al centro ebraico
Amia di Buenos Aires, nel quale
persero la vita ottantacinque
persone e i feriti
furono oltre trecento.
Nella prospettiva del dialogo
con il mondo ebraico,
particolarmente significativa è
stata anche la presenza di undici
giovani studenti della Jewish
high school di New York, a
Roma per una settimana di
incontri con la comunità ebraica
italiana. A promuovere
l’iniziativa è stato il rabbino
Jay H. Rosenbaum, presidente
del North American Board of
Rabbis. Accanto a questo
gruppo, la pittrice israeliana
Rachel Timor, che ha donato a
Francesco un dipinto del Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
Sempre dall’Argentina, la realtà
della Casa del Niño, che il
movimento di Schoenstatt porta
avanti nella periferia di Buenos
Aires, è stata illustrata al Papa
da Silvia Iglesias che spiega:
«L’obiettivo è assistere i
bambini per toglierli dai pericoli
della strada». Significativa, poi,
la presenza del campione
argentino di basket in
carrozzella Adolfo Damián
Berdún, con la famiglia. «La
disabilità — spiega l’atleta — non
può e non deve mai essere un
impedimento per vivere una vita
dignitosa e neppure per
praticare lo sport».
Le tante iniziative per l’Africa
sono state presentate al
Pontefice dal Gruppo Zambia
per la vita che, da Frascati,
organizza fin dal 1999 la
spedizione di cinque container
all’anno soprattutto con
materiale sanitario e scolastico.
«Stiamo cercando di rendere
autonomi sei villaggi sostenendo
iniziative agricole e di
allevamento con progetti di
microcredito. E promuoviamo
condizioni migliori di vita in
case dignitose e adozioni a
distanza» spiega il presidente
Mario Orlando. Tutto questo
con il sostegno delle suore
catechiste rurali del Sacro Cuore
che, sulla scia del carisma della
fondatrice, la calabrese madre
Elisa Miceli, stanno accanto ai
contadini e promuovono
iniziative soprattutto per le
giovani donne, come spiega la
superiora generale suor Rita
Salerno.
Una «lettera di principi» per
testimoniare i valori che contano
veramente e per cui vale la pena
lavorare, è stata consegnata al
Papa dagli studenti portoghesi
venuti da Viseu, accompagnati
dalla loro insegnante di
religione Lúcia Margarida
Morgado Lopes. Molti gli
studenti presenti oggi in piazza:
due di loro sono anche saliti
sulla jeep per dare la mano al
Papa, proprio al termine del
giro compiuto per salutare i
pellegrini.
Particolarmente numerosi anche
gli ammalati che Francesco ha
personalmente abbracciato:
tra loro, i componenti
dell’Associazione italiana
spastici venuti da Novi Ligure e
i bambini disabili assistiti nel
presidio Villa Maria
a Monticello Conte Otto, nel
vicentino.
Tra i presenti Emanuela
Marinelli, la studiosa della
Sindone che ha consegnato al
Pontefice il volume Luce dal
Sepolcro, scritto con Marco Fasol
e pubblicato da Fede & Cultura.
Inoltre è stato donato al Papa il
libro I Vangeli, edito da Ancora,
con la prima traduzione italiana
dei testi evangelici realizzata
da donne: Rosanna Virgili,
Rosalba Manes, Annalisa Guida
e Marida Nicolaci.
Prima dell’udienza, nei locali
dell’aula Paolo VI, il Papa ha
benedetto la croce ecumenica
che sarà ora portata
in Argentina per le celebrazioni
della Settimana santa. A guidare
la delegazione il cardinale
Walter Kasper.
da che il Signore continua a ripetere
in ogni generazione. E purtroppo, in
ogni generazione, non cessa di ripetersi anche la drammatica risposta di
Caino: «Non lo so. Sono forse io il
custode di mio fratello?» (Gen 4,
9b). La rottura del legame tra fratelli
è una cosa brutta e cattiva per
l’umanità. Anche in famiglia, quanti
fratelli litigano per piccole cose, o
per un’eredità, e poi non si parlano
più, non si salutano più. Questo è
brutto! La fratellanza è una cosa
grande, quando si pensa che tutti i
fratelli hanno abitato il grembo della
stessa mamma durante nove mesi,
vengono dalla carne della mamma!
E non si può rompere la fratellanza.
Pensiamo un po’: tutti conosciamo
famiglie che hanno i fratelli divisi,
che hanno litigato; chiediamo al Signore per queste famiglie — forse
nella nostra famiglia ci sono alcuni
casi — che le aiuti a riunire i fratelli,
a ricostituire la famiglia. La fratellanza non si deve rompere e quando
si rompe succede quanto è accaduto
con Caino e Abele. Quando il Signore domanda a Caino dov’era suo
fratello, egli risponde: “Ma, io non
so, a me non importa di mio fratello”. Questo è brutto, è una cosa
molto, molto dolorosa da sentire.
Nelle nostre preghiere sempre preghiamo per i fratelli che si sono divisi.
Il legame di fraternità che si forma
in famiglia tra i figli, se avviene in
un clima di educazione all’apertura
agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, tra fratelli
si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. Forse non sempre ne siamo consapevoli,
ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo! A partire da questa prima esperienza di
fraternità, nutrita dagli affetti e
dall’educazione familiare, lo stile
della fraternità si irradia come una
promessa sull’intera società e sui
rapporti tra i popoli.
La benedizione che Dio, in Gesù
Cristo, riversa su questo legame di
fraternità lo dilata in un modo inimmaginabile, rendendolo capace di oltrepassare ogni differenza di nazione, di lingua, di cultura e persino di
religione.
Pensate che cosa diventa il legame
fra gli uomini, anche diversissimi fra
loro, quando possono dire di un altro: “Questo è proprio come un fratello, questa è proprio come una sorella per me”! È bello questo! La
storia ha mostrato a sufficienza, del
resto, che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità, possono
riempirsi di individualismo e di conformismo, anche di interesse personale.
La fraternità in famiglia risplende
in modo speciale quando vediamo la
premura, la pazienza, l’affetto di cui
vengono circondati il fratellino o la
sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap. I fratelli e le sorelle
che fanno questo sono moltissimi, in
tutto il mondo, e forse non apprezziamo abbastanza la loro generosità.
E quando i fratelli sono tanti in famiglia — oggi, ho salutato una famiglia, che ha nove figli?: il più grande, o la più grande, aiuta il papà, la
mamma, a curare i più piccoli. Ed è
bello questo lavoro di aiuto tra i fratelli.
Avere un fratello, una sorella che
ti vuole bene è un’esperienza forte,
impagabile, insostituibile. Nello stesso modo accade per la fraternità cristiana. I più piccoli, i più deboli, i
più poveri debbono intenerirci: hanno “diritto” di prenderci l’anima e il
cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e
come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i
poveri sono come di casa, la nostra
stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro
ai poveri e deboli non per obbedire
ad un programma ideologico, ma
perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che tutti siamo fratelli. Questo è il principio dell’amore
di Dio e di ogni giustizia fra gli uomini. Vi suggerisco una cosa: prima
di finire, mi mancano poche righe,
in silenzio ognuno di noi, pensiamo
ai nostri fratelli, alle nostre sorelle, e
in silenzio dal cuore preghiamo per
loro. Un istante di silenzio.
Ecco, con questa preghiera li abbiamo portati tutti, fratelli e sorelle,
con il pensiero, con il cuore, qui in
piazza per ricevere la benedizione.
Oggi più che mai è necessario riportare la fraternità al centro della
nostra società tecnocratica e burocratica: allora anche la libertà e
l’uguaglianza prenderanno la loro
giusta intonazione. Perciò, non priviamo a cuor leggero le nostre famiglie, per soggezione o per paura,
della bellezza di un’ampia esperienza fraterna di figli e figlie. E non
perdiamo la nostra fiducia nell’ampiezza di orizzonte che la fede è capace di trarre da questa esperienza,
illuminata dalla benedizione di Dio.
Il Pontefice riceve una delegazione della Guardia costiera italiana
Con coraggio e dedizione
Un incoraggiamento per il servizio svolto in mare e in
particolare per le difficili operazioni di soccorso di profughi e migranti è stato rivolto da Papa Francesco alla
Guardia Costiera italiana impegnata nel Mediterraneo.
Nella sera di martedì 17 febbraio, tra le 19 e le 19.45,
il Pontefice ha ricevuto nella residenza di Santa Marta
una delegazione composta da otto tra ufficiali e sottufficiali — una donna e sette uomini — che hanno raccontato le loro esperienze concrete, toccanti e impressionanti. Al termine Francesco si è rivolto loro, manifestando la sua partecipazione e il suo apprezzamento
per la missione svolta con coraggio e dedizione a favore dei più poveri, spesso in situazioni «ai limiti della
vita e della morte, della speranza, della disperazione»,
perché, ha aggiunto, «prima di tutto» viene la «vita di
quella gente». In particolare il suo pensiero è andato
alla generosità della popolazione e delle autorità di
Lampedusa, che hanno pagato un «prezzo molto costoso»: hanno perso turismo ed entrate, «ma hanno
salvato vite». Francesco ha ricordato il suo incontro
con un ragazzo eritreo durante la sua visita nell’isola
l’8 luglio 2013: per ben cinque volte preso e venduto,
fatto schiavo e torturato.
In molti non capiscono ciò che voi fate, ha proseguito Francesco rivolgendosi ai militari, ma quando c’è un
ferito, occorre «fasciare le ferite, curarle, guarire quello
che si può». Infine il Pontefice ha sottolineato che «alcuni Paesi d’Europa hanno risposto bene», ma la situazione è complessa, perché quello delle migrazioni «non
è un problema morale che si può risolvere da un giorno all’altro: è lavorare fra la vita e la morte». Da qui il
ringraziamento conclusivo: «Vi ringrazio per quello che
voi fate, davvero; perché rischiate la vita, lasciate la famiglia, un giorno, un capodanno, un giorno di festa,
senza sapere se si possono salvare questi. E poi, quando tornate, l’accusa di tanta gente: “Perché perdere
tempo? Finiamola!”. Questo onora voi, onora la vostra
forza. Io ho ammirazione per voi, davvero; mi sento
piccolo» davanti «al lavoro che voi fate rischiando la
vita, e vi ringrazio di cuore per questo. Ma vi sostengo
come posso: con le preghiere e le buone parole e l’affetto».
Hanno partecipato all’incontro gli ammiragli Felicio
Angrisano, comandante della Guardia Costiera, e Giovanni Pettorino, capo del reparto operativo, che ha
guidato tutte le più difficili operazioni di soccorso in
mare degli ultimi tempi; i tenenti di vascello Ciro Petrunelli, impegnato nel salvataggio della motonave
Ezadeen, e Antonello Fava, attivo nel salvataggio della
motonave Blue Sky, entrambe abbandonate con centinaia di migranti a bordo; i marescialli Marco Ancora,
anch’egli tra quanti hanno recuperato la motonave
Ezadeen, e Roberto Mangione, che ha eseguito diversi
interventi con la sua motovedetta; e i sottocapi Salvatore Finocchiaro, elicotterista, e Marianna Mari, che ha
dato assistenza ai migranti per lo sbarco anche dopo i
turni di servizio. La delegazione era accompagnata dal
ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del Governo italiano, Maurizio Lupi, e da Giacomo Aiello, capo
di gabinetto del ministro.
Messaggio per la campagna di fraternità brasiliana 2015
«Gesù ci insegna ciò che riassume l’identità
del cristiano: amare servendo». Lo scrive il Papa in
occasione della cinquantaduesima Campagna
di fraternità in Brasile, apertasi il 18 febbraio,
mercoledì delle Ceneri. Tema di quest’anno
è «Fraternità: Chiesa e società» e il versetto
evangelico di riferimento è «Sono venuto per servire»,
tratto da Marco 10, 45.
Cari fratelli e sorelle del Brasile!
Si avvicina la Quaresima, tempo di preparazione alla Pasqua: tempo di penitenza, preghiera e
carità, tempo di rinnovare la nostra vita, identificandoci con Gesù attraverso la sua generosa dedizione ai fratelli, soprattutto ai più bisognosi. Quest’anno, la Conferenza Nazionale dei Vescovi del
Brasile, ispirandosi alle Sue parole, «Il Figlio
dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto per molti»
(Mc 10, 45), propone come tema della sua consueta Campagna: «Fraternità: Chiesa e Società».
Di fatto la Chiesa, come comunità riunita di
coloro che, credendo, volgono il proprio sguardo
a «Gesù, autore della salvezza e principio di unità» (Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 3),
non può essere indifferente ai bisogni di quanti le
stanno attorno, poiché «le gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo» (Costituzione pa-
Amare servendo
storale Gaudium et spes, n. 1). Ma cosa fare? Nei
quaranta giorni in cui Dio chiama il suo popolo
alla conversione, la Campagna della Fraternità
vuole aiutare ad approfondire, alla luce del Vangelo, il dialogo e la collaborazione tra la Chiesa e
la Società — proposti dal Concilio Ecumenico Vaticano II — come servizio di edificazione del Regno di Dio, nel cuore e nella vita del popolo brasiliano.
Il contributo della Chiesa, nel rispetto della laicità dello Stato (cfr. ibidem n. 76), e senza dimenticare l’autonomia delle realtà terrene (cfr. ibidem
n. 36), trova forma concreta nella sua Dottrina
Sociale, con la quale vuole «assumere evangelicamente e a partire dalla prospettiva del Regno i
compiti prioritari che contribuiscono a dare dignità all’essere umano e a lavorare insieme agli altri
cittadini e istituzioni per il bene dell’essere umano» (Documento di Aparecida, n. 384). Questo non
è un compito riservato alle istituzioni: ognuno deve fare la sua parte, a cominciare da casa mia, dal
mio lavoro, insieme alle persone con cui mi relaziono. Più concretamente, è necessario aiutare
quanti sono più poveri e bisognosi. Ricordiamoci
che «ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e
la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo
suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il
grido del povero e soccorrerlo» (Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 187), soprattutto sapendo accogliere, perché «quando siamo generosi
nell’accogliere una persona e condividiamo qualcosa con lei — un po’ di cibo, un posto nella nostra casa, il nostro tempo — non solo non rimaniamo più poveri, ma ci arricchiamo» (Discorso
alla Comunità di Varginha, 25.7.2013). Così interrogheremo la coscienza sull’impegno concreto ed effettivo di ognuno nella costruzione di una società
più giusta, fraterna e pacifica.
Cari fratelli e sorelle, quando Gesù ci dice: «sono venuto per servire» (cfr. Mc 10, 45), ci insegna
ciò che riassume l’identità del cristiano: amare
servendo. Per questo formulo voti affinché il cammino quaresimale di quest’anno, alla luce delle
proposte della Campagna della Fraternità, predisponga i cuori alla vita nuova che Cristo ci offre,
e affinché la forza trasformatrice che nasce dalla
sua Resurrezione raggiunga tutti nella loro dimensione personale, familiare, sociale e culturale
e rafforzi in ogni cuore sentimenti di fraternità e
di viva cooperazione. A ognuno di voi, per intercessione di Nossa Senhora Aparecida, invio di
tutto cuore la Benedizione Apostolica, chiedendovi di non smettere mai di pregare per me.
Dal Vaticano, 2 febbraio 2015
FRANCESCO
PP.